La bacchetta di Richard era nascosta sotto la maglietta, infilata sul fianco nella cintura, un punto da cui avrebbe potuto recuperarla in un lampo. Sentiva il rassicurante legno contro la pelle e conosceva un paio di incantesimi rapidi che gli avrebbero permesso di distrarre il brutto ceffo tanto bastava per dileguarsi insieme a Memory nel dedalo di vicoli. L’unico motivo per cui Richard non aveva ancora fatto tutto ciò era che tirare fuori una bacchetta a Nocturn Alley, soprattutto in una situazione simile, significava attirarsi addosso più guai del previsto. Il giovane fece una rapida considerazione dell’ambiente circostante, valutando quanto avrebbe dovuto scattare veloce per seminare il tizio. E poi c’era la questione Memory: sarebbe riuscita a stargli dietro?
I suoi pensieri furono interrotti dal rumore di starnuto più finto che avesse mai udito. Si voltò di scatto verso la fonte, trovandosi faccia a faccia con lo spettacolo di Memory che fingeva un poderoso raffreddore in una prestazione da Oscar. Gli angoli della bocca di Richard ebbero un sussulto verso l’alto. La ragazzina era più sveglia del previsto.
“Già, deve scusarci. Mia cugina si è presa una brutta allergia. Polvere di pelle di rospo, sa?”Richard attaccò con la sua parlantina, una mano già stretta attorno al polso di Memory. Passò vicino al ceffo, inchinandosi in un inchino esagerato e profondendosi in salamecchi vari su quanto l’uomo dovesse essere comprensivo e su quanto apprezzassero la sua pazienza. In caso ci sarebbe sempre stata la bacchetta che Richard teneva nascosta.
La fronte dell’uomo si corrugò, come se stesse facendo fatica a mettere in fila due pensieri in croce.“Le persone malate non dovrebbero appestare l’aria,” borbottò, sputando a terra.
“Certo, certo, ha ragione,” continuò Richard. Mise un piede in fallo e per un attimo parve sul punto di cadere. Il braccio libero si allungò, andando ad afferrare il mantello del tizio come sostegno.
“Ma che sbadato!”si scusò, affrettando il passo. Nella mano libera ora stringeva un sacchetto.
Inutile rimuginare sul passato, no? Il pericolo era scampato e Richard aveva già messo una notevole distanza tra sé e il losco e permaloso figuro. Con un movimento fluido fece scivolare il sacchetto sotto al mantello. “Per di qua, signorina,” invitò Memory, accennando con la testa all’ennesimo vicolo umido e scuro. C’era un forte odore di erbe nell’aria e non quello piacevole di boscaglia in un giorno di primavera. Piuttosto era l’odore di un ripostiglio dove qualcosa era rimasto ad ammuffire per anni.
Richard camminava vicino alle bancarelle, le mani che quasi sfioravano la merce. E, ogni tanto, le dita si chiudevano su una coda di rospo o una manciata di foglie secche, che prontamente venivano fatte sparire.
“Ehi, voi. Volete comprare qualcosa!”<u> una strega quasi senza denti sbarrò loro la strada. Puzzava di pesce marcio e nella cesta che portava c’erano palline fin troppo simili a tanti occhi. “Mi offendo se non comprate niente!”
“Almeno un occhio di rospo. Non ha bisogno di un occhi di rospo, signorina? Sono freschissimi!” e nel mentre che parlava la strega continuava a sbarrare il passo a Memory. Tra un po’ le avrebbe persino sputacchiato in faccia da tanto era vicina. Si diceva che la pazienza fosse una virtù comune agli adepti di Tosca, ma anche a quella c’era un limite. Forse lo avrebbe trovato nel tanfo di occhi di rospo che non parevano affatto freschi e nelle maniere brusche di una strega brutta a sporca.
Richard dal canto suo, se ne stava lì con le mani infilate nelle tasche. Aveva infatti adocchiato un braccialetto d’argento che la strega portava al polso e meditava quale fosse la maniera migliore per levarglielo senza che ella se ne accorgesse.
“Ottima scelta, ottima scelta!” esclamò la venditrice, afferrando le mani di Memory con una presa umidiccia e cacciandole nel pugno una manciata di occhi di rospo che al San Mungo sarebbero stato forse classificati come sostanza pericolosa senza pensarci troppo. “Con questi, vedrai che ottime pozioni!” – un ciuffo di una strana erba ammuffita.
“Ehi, hai finito di fare acquisti?” Finalmente Richard sembrava aver ritrovato la voglia di aiutare Memory. “Pare di sì e ora siamo tutti contenti,” continuò, lanciando un galeone alla donna con uno schiocco delle dita. Del resto, era ben poca perdita quando, nel mentre che la venditrice era distratta dalla parlantina di Memory, Richard aveva sgraffignato il suo braccialetto.
“Gran lavoro di squadra!” esclamò non appena ebbero voltato l’angolo.
Ottieni cinque occhi di rospo ammuffiti e un ciuffo di un'erba sconosciuta. Non ha un buon odore. Ma, chissà, forse ne se può fare qualcosa
Probabilmente gli ingredienti che la venditrice aveva rifilato a Memory erano scaduti da decenni, conservati in chissà quale umida cantina, e la Tassina avrebbe fatto meglio a gettarli via non appena svoltato l’angolo; prima di avere una reazione allergica. E infatti l’intelligente ragazza fece proprio quello, buttando a terra occhi di rospo ed erbe ammuffite. Si infransero sull’acciottolato sporco con uno “splash”. D’altro canto, la ragazza non sembrava interessata al fatto che Richard avesse appena rubato un braccialetto. Difficile dire se non se fosse accorta o se avesse deciso di tacere per non perdere l’aiuto della sua guida. Eppure era già la seconda volta che Richard si appropriava di quanto non gli apparteneva, sorridendo scaltro come un gatto. Richard si voltò a guardare Memory. Pareva preoccupata, cosa che non avrebbe assolutamente dovuto essere quando era accompagnata da una perfetta guida come lui! Non avrebbe potuto essere in mani migliori. “Infatti, siamo proprio vicino a Magie Sinister. Hai occhio,”Richard si complimentò. Certo, ma Memory non avrebbe potuto dirgli fin da subito dove aveva intenzione di andare? Non che gli dispiacesse scorrazzare una ragazzina di vicolo in vicolo, ma forse avrebbero risparmiato del tempo. Oh, be’, almeno lui ci aveva guadagnato qualcosa. “Perché non mi dici chi è questo qualcuno?”
Richard giocherellava col braccialetto mentre Memory parlava, facendolo girare attorno al polso in un gesto distratto. Avrebbe potuto rivenderlo per una bella sommetta … o forse tenerlo. Era un gioiello carino dopotutto. Doveva ancora decidere - certo, considerando dove lo aveva rubato c’era anche il rischio che portasse una maledizione, ma come si dice, chi non risica non rosica. “Il caro vecchio Perkin! Certo, siamo amici!” Richard esclamò con sicurezza. Ora, amici era una parola grossa. Diciamo più che lui amava rubacchiare dal negozio di Perkin e Perkin adorava tirargli dietro incantesimi non appena ne scorgeva l’ombra. Dettagli. “Da questa parte.” Fece segno a Memory di seguirlo nel vicolo, stretto e umido, pieno dell’odore di erbe marce. Memory era davanti a lui e Richard la sospingeva con amichevoli pacche sulla spalla. Giù per il vicolo. Gira a destra, sinistra, ancora dritto … ecco finalmente l’ingresso della bottega di Perkin, un poco nascosta.
L’interno era così polveroso che Memory avrebbe avuto di certo un attacco di tosse. Doveva sperare di non essere allergica. Il locale, mal illuminato, portava l’odore di qualcosa di indefinito, ma di certo marcio e umido, come di cibo un tempo fresco lasciato per troppo tempo in dispensa. Scaffali coprivano le pareti, traboccanti di barattoli, alcuni dei quali impilati in maniera così precaria che sarebbe bastato uno starnuto per farli crollare. Ciuffi di erbe pendevano dal soffitto. Alcuni di essi fecero il solletico a Memory mentre passava. “Chi è là?” giunse una voce, vecchia. Perkin? Probabilmente, visto che Richard penso bene di squagliarsela. Se Memory si fosse voltata, non l’avrebbe più visto. Il malandrino comunque le aveva sottratto un paio di Galeoni. Dopotutto, la ragazza gli aveva detto che gli avrebbe comprato una fetta di torta … be’, si stava solo portando avanti.
“Buongiorno un cavolo!” borbottò di nuovo la voce, vecchia e secca, del genere di chi ha aspirato troppe particelle e pulviscolo per troppi anni. Il negozio non pareva infatti un esempio eccellente di areazione e salute. Quasi a confermare tale pensiero, il mago fu scosso da un lungo attacco di tosse. “Dannazione! E comunque, vieni più avanti! Qui non si vede un accidente!”
Se Memory si fosse concentrata avrebbe potuto sentire il suono frusciante di un’ampia manica che veniva tirata indietro e il sibilo di una bacchetta agitata per aria. Pochi istanti dopo fiamme bluastre scoppiettavano in una lanterna poggiata sul bancone. Altre andarono poi ad accendere una lampada che penzolava dal soffitto. Oh, ora poteva vedere meglio. E anche Memory, una volta che i suoi occhi si fossero abituati alla scarsa illuminazione e ai riflessi azzurognoli creati dalle fiamme. Il vecchio aveva un aspetto asciutto e segaligno, occhi piccoli in un intrico di rughe e labbra tirate su un ghigno a cui mancava qualche dente. Per uno che passava tanto tempo al buio, la sua faccia insolitamente abbronzata, quasi bruciata.
Se quello che conta è la prima impressione, Memory aveva già sprecato la sua. Nel vederla infatti gettarsi a terra per un paio di innocue fiamme, infatti, il vecchio si chiese cosa cavolo ci facesse lì una ragazzina tanto fifona. Persone del genere dovevano starsene a casa da mammina, non certo andarsene a zonzo per Nocturn Alley. “Ehi, mica è scoppiata una bomba!” borbottò, sfregandosi il naso, seguito da un altro attacco di tosse. Certo che quella ragazzina era proprio lenta e gli stava facendo perdere una montagna di tempo. Ma, forse, poteva essere divertente. “No, sono Babbo Natale!”rispose. Poi, siccome non era sicuro che la ragazza cogliesse il sarcasmo, si affrettò ad aggiungere. “Certo che sono Perkins. Che vuoi, ragazzina?”
Ultimamente il suo negozio era stato un via vai di ragazzini tutti con lo stesso obiettivo. “Ti prego, non dirmi che sei anche tu qui per quella dannata pentola!”