I convenevoli si protraggono come un turbine di parole, tutti parlano con tutti e i discorsi si sovrappongono, si confondono, si disturbano a vicenda, come nella più indisciplinata classe di bambini. Mi sembra di essere l’unico a considerare la torta la priorità assoluta del momento, e potrei quasi vergognarmene se non fossi vagamente infastidito per l’attesa. Colgo pochi sprazzi delle conversazioni che prendono luogo simultaneamente, e mi premuro di rispondere e prestare attenzione solo a chi si rivolge direttamente a me.
Aiden ricambia a distanza il mio saluto ed io non aggiungo altro, vedendolo impegnato ad intrattenersi con gli ospiti, pagando l’inevitabile pegno del nuovo arrivato.
Non mi sfuggono lo sguardo sbigottito e l’insofferenza malcelata di D. quando la nuova recluta gli mette in mano la bottiglia di Whiskey: conosco il suo carattere e so quanto faccia caso ai significati impliciti di questi piccoli gesti. Colgo il suo sorriso accigliato alla vista del pulcino e l’impercettibile ironia nella sua voce: «Quante inaspettate delizie!». Per un momento i nostri sguardi si incrociano: ho il riso negli occhi.
«Dorian, il piacere è tutto mio».
«Piacere mio, professor Dorian. Se non ho sentito male dal corridoio, e di solito non accade, saresti anche un professore. Affascinante! Di quale cattedra? Ah, comunque, mi spiace averti rifilato la bottiglia a tradimento prima, ma con le mani occupate mi era impossibile presentarmi a dovere».
Tendo un orecchio in attesa della risposta: so bene quanto per molte persone sia difficile fare la conoscenza di Dorian, quanto il suo carattere possa apparire moralista e distaccato prima di rivelarsi ammiccante, e, a modo mio, mi diverto a vedere le persone andare in difficoltà prima di intervenire per sollevare i toni della conversazione.
Non mi sfugge, ovviamente, il baciamano, né tantomeno il sussulto imbarazzato di Rue: anche in questo caso conosco i retroscena e le idiosincrasie della persona interessata. Lei non ama particolarmente il contatto fisico, né le manifestazioni pubbliche di affetto, né le maniere sdolcinate. Noto però che sopporta con benevolenza, forse per non mettere in difficoltà il ragazzo già torchiato dal Professor Midnight.
«Piacere mio, Rue. Un soprannome delizioso quanto il nome completo!»
Giunge poi l’attesa spiegazione: come immaginavo il pulcino proviene dal banchetto in cui avevo comprato la Scarcella prima di Pasqua.
«Era in un dolcetto fatto dai ragazzi del C.R.E.P.A. ad Hogsmaede e appena l’ho visto con quei due baffetti me lo sono immaginato con tanto di capello da cowboy e stellina da sceriffo puntata sul petto. Da qui, appunto, il nome Sceriffo. Ma non lasciarti ingannare, è un furfante in realtà! Per questo è con me, lo tengo d'occhio altrimenti mia sorella se lo cucina con le patate!»
Continuo ad essere stupito della presenza del pulcino all’interno del Quartier Generale.
Nel frattempo anche Atena, elegante come sempre, entra nel mio ufficio con due bicchieri di tè in mano.
«Davvero lieto di fare la tua conoscenza, Atena».
Il baciamano si ripete e non posso fare a meno di pensare che Aiden abbia dei modi un po’ particolari… assumendo che quello sia il suo saluto standard, mi riesce difficile credere che non abbia mai ricevuto uno schiaffo in risposta, ma questo non lo rende meno simpatico.
Atena si guarda attorno senza parlare e si accomoda spensieratamente su una delle sedie, come un’Audrey Hepburn a colazione da Tiffany. Un sorriso tradisce i suoi pensieri.
L’ultimo a entrare è Killian.
«Buonasera Urania. K, stai per caso dando un festino e non mi hai invitato?»
«Kill, sai bene che, se organizzassi un party, saresti il primo sulla lista. Ma ormai non devo più preoccuparmi né di organizzarli, né di andarci, sono le feste che vengono da me».
In effetti a molte persone avrebbe potuto dare fastidio una simile invasione degli spazi privati, ma non a K-workhard-partyhard; l’unica cosa che amo più di predisporre una festa è essere invitato a mangiare e bere a sbafo. Mi dispiace un poco che l’organizzazione sia stata così improvvisata e mi preoccupo che la mia reputazione di ospite possa risentirne. All’ultimo mi sovviene un’idea.
«Atena, sbaglio o nel tuo ufficio hai un grammofono?».
Non sbaglio, ne sono certo, così come sono certo di averle promesso che un giorno avrei “suonato il suo grammofono”, ma voglio lasciarle una facile via di uscita nel caso non abbia voglia di prestarcelo.
È Dorian a richiamare la mia attenzione sul dolce.
«Il tuo pragmatismo ha qualcosa di cosmico. Adesso la tagliamo. Permettete? Sembra che il ruolo del maître mi si addica».
Con un gesto fluido della bacchetta divide la torta in otto parti perfettamente uguali… peccato che, come i miei accurati e accorati calcoli hanno dimostrato, gli affamati Auror siano sei. Mentre gli eleganti piattini volteggiano verso gli ospiti già sto pensando come appropriarmi delle due fette supplementari, ma Urania mi precede facendole volare verso di me. Le sorrido di rimando. Completamente incurante della possibilità che gli altri notino il furto, prendo con entrambe le mani le fette dai piattini che ancora levitano davanti a me e le adagio vicino alla mia, come a ricomporre una fetta grande quasi quanto metà della torta originale. Poi sovrappongo i due piattini vuoti e li poso sul tavolino da tè con le tre forchettine sopra: visto che ormai mi sono sporcato le mani, non ho bisogno di posate.
Con mia grande sorpresa Killian rifiuta il dolce, posando tranquillamente il piattino sulla scrivania.
«No grazie, ho “finalmente deciso di mettermi a dieta”».
Mi chiedo se si sia offeso per gli scherzi di Dorian, se si sia letteralmente messo a dieta o se sia troppo stanco per mangiare. Oh, a chi voglio darla a bere, in realtà cerco solamente di escogitare un modo per appropriarmi anche di quel pezzo di torta senza dare troppo nell’occhio.
Proprio mentre Dorian, con tono languido, si rivolge ad Atena dicendo: «Spero non sia troppo dolce…», addento voracemente la prima fetta reggendola con due dita, il pollice sotto e l’indice sopra, dall’involucro di sfoglia. I denti affondano nell’impasto come fosse burro intiepidito e incontrano le schegge di frutta secca che si frammentano producendo una piacevole vibrazione nelle orecchie. La bocca è piena e tra le dita non rimane che il bordo, la lingua fatica a gestire quella massa fragrante di carboidrati che preme sulle guance e sulle labbra.
«Deliziosa. Quella pasticceria sa come farsi amare dai propri clienti».
Annuisco vistosamente con gli occhi spalancati ma senza aprire la bocca per evitare spiacevoli spargimenti di materia, deglutisco dolorosamente, e affronto il prossimo boccone.
HP 172/172 ♦ body 120/120 ♦ mana 120/120 ♦ EXP 26