La Tana della Volpe, Abitazione dell'Auror Aiden Weiss

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view post Posted on 15/11/2017, 10:37
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Aiden Weiss
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Alla domanda di Nieve, l’Auror sorrise giovale, mostrando un sorriso perfetto in quei trentadue denti. «Perché la Volpe rappresenta la mia anima, il mio essere, il mio tutto.» rispose come se fosse una cosa ovvia. «Molti anni fa, prima di intraprendere la strada per Hogwarts, mio padre mi spiegò che ogni persona ha un animale a rappresentarlo. Chiamalo Spirito Guida o Animale Totem, cambia assai poco. Spesso questo animale puoi ritrovarlo come Patronus oppure come tua forma animale se sei abbastanza fortunato dal diventare un Animagus. Questo perché tale animale è legato alle tue emozioni, ma ancor di più con la tua anima. E’ la tua essenza animale in un certo senso.»
Fu sorprendente riuscire a citare suo padre senza incupirsi, ma non voleva mostrare a Nieve quanto stesse soffrendo in realtà. Lei non poteva sapere della sua perdita, come avrebbe potuto? Poteva solo sperare che le sue emozioni legati al genitore scomparso non lo travolgessero, non voleva fare brutta figura con lei. E dopo quanto era accaduto tra loro non voleva proprio rovinare quel momento di quiete che si era andato a creare.
Gli sfuggì una risata alla battuta seguente di Nieve, il che lo riportò a pensare solo alla loro conversazione. «Non credo sia affatto curioso. Anzi, probabilmente era più che palese.»
Poi ci furono brevi attimi di silenzio e Aiden ne approfittò per voltarsi un attimo indietro e controllare che nessuno gli stesse seguendo. Essere prudenti era uno dei suoi tanti codici e se percorreva quella strada a piedi aveva un motivo in più per esserlo. La zona però era libera e non c’era anima viva, se non per un piccolo gufo rannicchiato all’interno di una piccola cavità su un albero. I suoi occhietti attenti gli stava osservando, probabilmente indispettito per essere stato disturbato dal loro rumore.
Tornando a guardare davanti a sé, notò gli occhi di Nieve su di sé. «Una Cacciatrice? Da quanto tempo giochi?» domandò mentre riprendevano il passo. Ormai dovevano essere passati dei minuti abbondanti e lo strato di neve era sempre più fitto, tanto che non si era nemmeno occupato di coprire le proprie tracce all’andata, conscio che la natura avrebbe provveduto al posto suo e così era stato.
«Beh, forse il Quiddich è il tuo futuro se non vuoi abbandonarlo. Ma comunque sia, raramente rimonto sulla scopa, per svagarmi un po’ più che altro.» Si sistemò meglio la berretta sulla testa, ormai umida e che minacciava di sfuggirgli da un momento all’altro. «Ho rinunciato anche per altri due motivo, ad essere onesto. Primo, perché la competizione tra me e mio fratello stava rovinando il gioco a tutti e per l’affetto che provo per lui ho deciso io di rinunciare. Secondo, perché dovevo concentrarmi sulla mia futura carriera e quindi dovevo dedicarmi allo studio.»
In lontananza, mentre ascoltava Nieve, Aiden individuò il masso grosso quanto un cavallo e sorrise, un po’ perché mancava poco al loro arrivo e un po’ per ciò che disse Nieve.
«Sì… Credo tu abbia ragione anche su questo. Nonostante i rischi è comunque elettrizzante e non puoi farne a meno. Ma è anche vero che i Grifondoro amano le sfide, i pericoli… » Poi Aiden si ricordò che un suo collega Auror, Dorian, era professore ad Hogwarts e che quindi Nieve doveva per forza conoscerlo a averci avuto a che fare. Il volto si illuminò in uno strano sorriso tra il malizioso e il divertito, fissando la ragazza e cercando il suo sguardo. «A proposito di sfide… Pare che un mio collega sia un tuo insegnante. Come se la passa quella canaglia di Midnight? Vi da parecchio filo da torcere? O forse è meno severo di quella cariatide di Peverell?»

PS: 177 ☘ PC: 129 ☘ PM: 124 ☘ EXP: 27

Scusa se ci ho messo tanto, sono un persona di cacca.
 
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view post Posted on 18/11/2017, 20:30
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Nieve Rigos | Prefetto Grifondoro | 16 anni | ♪♫
Per la prima volta dall'inizio di quell'incontro, Aiden era riuscito a suscitare la genuina curiosità di Nieve. Nel renderla partecipe del lascito cognitivo del padre, l'Auror stuzzicò il desiderio di apprendimento della Grifondoro fino ad allontanare le guardinghe macchinazioni alle quali si era abbandonata. Ora, mentre rifletteva sulle parole dell'uomo e aggiungeva alle sue conoscenze qualcosa che le era stato ignoto fino a pochi istanti addietro, le dita pendevano mollemente lungo i fianchi come dimentiche della bacchetta. Non disse nulla, ad ogni modo. Lasciò che l'informazione la raggiungesse, prendesse posto tra gli scaffali della sua mente e si ripropose di tornarci in futuro; si chiese se a Hogwarts fosse previsto un approfondimento di quanto Aiden le aveva appena comunicato e quale dei corsi potesse prestarsi ad una trattazione del genere. Fu, ancora una volta, la voce dell'altro a riportarla al presente. Nieve non era una persona particolarmente loquace: la sua infanzia era trascorsa in un isolamento quasi perenne che l'aveva resa piuttosto tollerante verso silenzio e solitudine, al punto tale da spingerla a cercarli. In presenza di estranei, questo suo tratto tendeva ad acuirsi nel timore di esporsi e subire le conseguenze di un'eccessiva esposizione. Dunque, sobbalzò impercettibilmente alla domanda di lui e, solo quando Aiden proseguì con un altro scorcio sul suo passato, si riscosse del tutto. L'ombra di un sorriso aleggiava sulle sue labbra sottili.

«E' stato molto carino da parte tua anteporre il legame con tuo fratello al Quidditch. La maggior parte delle persone che conosco non saprebbe rinunciare in modo tanto altruista a una porzione della propria individualità. Sei cresciuto in una famiglia numerosa?» La deduzione era piuttosto semplice da fare. Osservando le interazioni tra i figli di Julian, Nieve aveva imparato che il primo ingrediente per salvaguardare i rapporti familiari fosse il compromesso; e l'esigenza pareva crescere di pari passo con l'ampliarsi del numero dei componenti. Per quante lamentele avesse sentito a riguardo, Nieve avrebbe dato qualsiasi cosa per il calore della famiglia che le era stata negata. «Comunque, gioco da poco tempo. Ho fatto i provini per lo scorso campionato e sono stata presa. Peccato che siamo stati eliminati presto dalla competizione.» L'espressione sul suo volto si indurì appena, costringendola ad arricciare il naso: il ricordo di quella disfatta e del modo in cui era stata decretata le bruciava ancora. Non importava quanti elogi avesse ricevuto per i corridoi. Sentiva di non aver fatto abbastanza. Fu una fortuna che la parlantina di Aiden non soffrisse della laconicità dei suoi interventi. Nieve sguazzava ancora nel fastidio della precedente riflessione, che già lui aveva introdotto un nuovo spunto di conversazione. Si voltò per osservarlo con una certa curiosità. «Davvero? Un tuo collega? E come si ch-»

Dovette arrestarsi. Letteralmente. Coi piedi piantati nella neve morbida, Nieve si fermò nel bel mezzo del sentiero, gli occhi grandi spalancati in chiaro segno di incredulità. Le informazioni la colpirono in pieno volto, facendole rimpiangere di aver lasciato il castello più di quanto non avesse fatto nei minuti antecedenti. Come diavolo era possibile che l'ennesima conoscenza della sua vita le facesse quel nome? Le parole le salirono alle labbra prima che potesse premurarsi di apporre un filtro.

«Starai scherzando, Aiden?! Mi stai prendendo il giro?! Midnight?» Senza che ne avesse consapevolezza, il suo tono si era alzato di un paio di ottave, riverberando con isterica prepotenza nel paesaggio etereo della foresta ove si erano intrufolati. L'espressione era tornata di ghiaccio, dominata da uno sguardo che lasciava poco spazio all'immaginazione circa il suo stato d'animo. Inconsciamente, aveva stretto i pugni nella speranza di controllare il suo sfogo. Fallì miseramente. «Ora basta. ORA BASTA!» Era furiosa. «Cos'è una specie di complotto? Uno scherzo di cattivo gusto? Ti sta pagando qualcuno? In ogni caso, chiudiamola subito qui perché non-fa-ridere
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Ma smettila! Non ci insegue mica nessuno, Bor caro. Fai con calma e quando hai tempo. Beccati 'sto fiore e fattici una tisana rilassante made by zia Nieve. :flower:

P.S. Vorrai scusare Nieve per la reazione, ma è un po' satura di sentire parlare del Mezzanotte, povero cuore. :grat:
 
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view post Posted on 20/11/2017, 13:27
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Aiden Weiss
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Arrivarono infine a metà strada, per poi prendere il sentiero che gli avrebbe condotti fino alla meta finale e Aiden scostò un soffice strato di neve dal masso per mostrare a Nieve il simbolo che aveva inciso con lo scalpello sulla nuda roccia.
Sospirò profondamente per l’osservazione che lei fece riguardo uno degli aspetti che lo aveva spinto a lasciare la squadra di Quiddich. Ancora lei non poteva sapere del terribile quanto difficile rapporto c’era in realtà tra lui e Richard, di come lui stesso si prodigasse ogni volta di trovare un punto d’incontro con il fratello maggiore e tentare di ottenere da lui un briciolo d’affetto.
Si voltò verso di lei con sguardo afflitto. «Mio fratello non mi ha mai amato e per quanto io mi sforzi di essere leale e buono con lui, come vorrebbe la mia famiglia, Richard non sembra dello stesso avviso. Io e lui siamo come una Volpe e un Serpente che continuamente si combattono e il giorno che mi ripresi in infermeria, lui si presentò come se niente fosse. Anzi, ne era soddisfatto, facendomi capire che il suo intento era stato quello di sbarazzarsi di me. Puoi immaginare come mi sono sentito in quel momento? Di come la furia abbia colmato il mio cuore e mosso il pugno contro la sua faccia? Quella è stata l’unica e singola volta in cui ho ceduto volentieri alla violenza, perché mi sono sentito tradito dal mio stesso fratello. Ma è anche vero che una volta scemata la rabbia, mi sono pentito amaramente di aver ceduto a tutto quel furore.» Confessarlo lo fece stare un po’ meglio, era sollevato, perché fu come liberarsi di un peso che gravava sul suo cuore da moltissimo tempo. Non voleva certamente dare un motivo a Nieve di temerlo, ma solo per farsi conoscere e permetterle di comprendere meglio il difficile legame che Aiden aveva con uno dei suoi fratelli.
«Ho quattro fratelli, due maschi più grandi e due femmine più piccole. In pratica io sono il terzogenito.»
Procedettero verso il sentiero a sinistra del masso e, dopo soli dieci minuti di cammino, sarebbero giunti alla fatidica radura. Si strofinò le mani e ci soffiò aria calda per riscaldarsele. «Andrà sicuramente meglio la prossima volta. L’importante è rimanere costanti con l’allenamento.» le disse per incoraggiarla ad impegnarsi di più se veramente le piaceva il Quiddich.
Dopo averle chiesto di Dorian, Aiden rimase letteralmente spiazzato dalla reazione della ragazza. Nieve aveva mutato atteggiamento con la velocità tale di una freccia scagliata a tradimento tra le fronde della vegetazione circostante. Arrestò il passo a sua volta e la guardò visibilmente preoccupato.
«Per le tette di Morrigan, Nieve, no! Ma cosa vai dicendo? Un complotto?» Alzò le mani in un palese segno di resa, come per volerle dimostrare che lui non aveva a che fare con nessun complotto in atto nei suoi confronti.
La mente dell’Auror si mosse velocemente e iniziò a pensare, fissando i lineamenti di Nieve dopo quella sua sfuriata, che doveva essere incappata in qualcun altro che conosceva Dorian. Inoltre, sembrava proprio che la giovane Grifondoro non apprezzasse molto parlare del proprio insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure. Che potesse riservare rancore verso Dorian per una valutazione non particolarmente gradita? Era quindi troppo severo con gli studenti?
«Sono desolato se ho toccato un nervo scoperto. Non era mia intenzione infastidirti chiedendoti di Dorian. Ma ti assicuro che non sono in combutta con nessuno, semplicemente mi viene quasi da pensare che probabilmente ti sei imbattuta in molte persone che lo conoscono. La mia era una domanda di pura curiosità e non potevo sapere che ti saresti arrabbiata.» Si pizzicò la barba, pensieroso sul come farla calmare e dimenticare di quella domanda non gradita. «Dimmi allora com’è avere Sirius White come insegnante. Infondo conosco pure lui, è mio amico...»
Ecco, forse così avrebbe placato l’animo furioso della studentessa e volto la conversazione in qualcosa di più piacevole. Dopotutto, Sirius insegnava Volo e chi non amava volare? Nieve giocava a Quiddich, quindi doveva avere sicuramente una bella opinione di Sirius.

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view post Posted on 24/11/2017, 16:01
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Nieve Rigos | Prefetto Grifondoro | 16 anni | ♪♫
Nieve aveva trattenuto il respiro e, infine, sospirato nell'udire la risposta di Aiden circa il rapporto col fratello. La bufera non era ancora calata su di loro, sicché gli occhi della ragazza avevano cercato sul viso dell'uomo conferma al significato insito nelle parole di lui. Il suo cuore aveva tremato nel trovare esattamente ciò che si era premurata di cercare. Sapeva a sua volta quanto cocente fosse la delusione di cui parlava l'altro, avendo sperimentato in prima persona il disagio di un'infinita serie di tentativi fallimentari sotto il profilo umano. Mentre una ruga d'espressione si apriva nello spazio tra le sopracciglia, appena al di sopra del naso, la Grifondoro aveva riflettuto sulla differenza delle loro condizioni per cogliere la distanza che li separava. Per quanto dolore le avessero arrecato i rifiuti dei bambini del suo villaggio, era stato semplice comprendere di non poter paragonare la propria situazione alla sofferenza di essere respinti, addirittura disprezzati da un membro della famiglia com'era stato per l'auror. Con la neve che scricchiolava ad ogni suo passo, si era interrogata circa le ragioni sottese ad un simile comportamento, ma senza ottenere alcun risultato che meritasse di essere considerato veramente. Nel percepire la frustrazione trapelare dalle parole di Aiden, le era stato impossibile non provare per lui un moto di dispiacere intenso, al limite dell'empatia. Quando, infine, si era detta pronta a pronunciare una frase che potesse rinfrancarlo, il nome del docente di Difesa Contro le Arti Oscure era calato su di loro per recidere qualsiasi germoglio avesse trovato il coraggio di esporsi.

«Un complotto, esatto.»

Non gli lasciò il tempo di parlare, di argomentare le matrici della sua apologia. Le sopracciglia argentate stavano sugli occhi grandi secondo una pendenza che contrastava l'impostazione solitamente dolce dei lineamenti. Perfino la pronuncia, risentendo dello scoppio d'ira inatteso, subì la durezza dell'islandese più di quanto non accadesse di solito. Sentiva le parole rotolare a scatti sulla lingua, scevre della sinuosa bellezza della pronuncia inglese che, in effetti, non le era mai riuscito di riprodurre. Non le importava. E, tuttavia, non poteva ignorare la genuina risposta di Aiden: sui lineamenti di lui c'erano sorpresa e dispiacere, acuite dal contenuto delle insinuazioni complottiste di Nieve. La ragazza lo stava accusando di aver preso parte a qualcosa che pareva ridicolo perfino nelle sue sembianze verbali. Nieve non aveva mai condiviso apertamente i malumori che le cagionava l'insegnante con altre persone, eccezion fatta per Emma e Thalia; ed era altamente improbabile che l'una e l'altra avessero sentito l'esigenza di rendere nota la sua antipatia a individui estranei al contesto scolastico. Doveva, dunque, supporre che quella fosse davvero nient'altro che un'ennesima coincidenza? Sospirò, distogliendo lo sguardo da Aiden e riprendendo a camminare lungo il sentiero.

«Basta parlare di scuola. Accennami qualcosa sul tuo lavoro. In cosa consiste? E come mai l'hai scelto?»

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Aiden Weiss
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«Ní mór go mbeadh sé ach balún teannta!» disse tra sé e sé a voce alta, usando la sua lingua natia. Nemmeno si rese conto che parlare in gaelico poteva essere risultato scortese nei confronti di Nieve, come a volerla tagliare fuori dal discorso o magari avrebbe pensato che stesse parlando di lei. Così la guardò e tradusse per lei: «Significa: Deve essere proprio un pallone gonfiato!»
Le sorrise in seguito a quella battuta, trattenendo una risatina biricchina a stento, ma poi esplose e sperò di contagiarla e passare sopra a quel loro quasi malinteso dovuto alla paura di lei riguardo ad un possibile complotto dove credeva lui facesse parte.
Nieve non sembrava molto incline a parlare della sua vita scolastica, sperò quindi di conoscere qualcos’altro di lei e poterla quindi apprezzare di più. Non aveva nemmeno risposto riguardo a cosa ne pensava di Sirius. Secondo lo stesso White, era apprezzato dalla maggioranza degli studenti, infondo insegnava Volo e Nieve giocava a Quiddich, qualcosa doveva pur pensare riguardo l’insegnante che le aveva insegnato a salire sul manico di scopa.
Camminarono lungo il sentiero mentre la neve cadeva. Aiden fissò davanti a sé: presto o tardi la radura sarebbe apparsa davanti a loro e a quel punto le avrebbe mostrato il suo piccolo angolo di Paradiso.
Nieve teneva le redini della conversazione con le sue domande, Aiden doveva quindi limitarsi a raccontare. Era forse un modo per stabilire una sorta di fiducia reciproca tra loro?
La asseccondò, ma solo dopo aver sorriso. «Sono cresciuto in una famiglia composta da Auror, quindi diciamo che è una professione di famiglia. La mia educazione è quindi stata basata per arrivare a questo tipo di carriera.» Iniziò a spiegare. «Deve esserci sempre un Weiss al Dipartimento Auror! Queste erano le parole che mio padre ha sempre ripetuto fin da quando ero attaccato al seno di mia madre.» Sospirò profondamente, ricordandosi ogni passo affrontato in passato in cui i suoi genitori lo istruivano, lo forgiavano, così che potesse diventare un Auror un giorno. «Giustizia. Verità. Dovere. Tre dei tanti concetti che hanno usato per farmi diventare ciò che sono. Ma sono un Auror anche per scelta, non è solo perché sono devoto alle tradizioni di famiglia.»
Seguì una lunga pausa. Aiden saggiò con meticolosità le parole con cui avrebbe continuato il suo racconto, perché era fondamentale che Nieve comprendesse quella particolare fase della sua vita.
«Avevo sempre le idee ben chiare su ciò che avrei voluto fare, finché il giorno del mio diciannovesimo compleanno mio padre venne ucciso in una missione. Da quel giorno ho trascorso sei anni della mia vita in totale solitudine, troppo arrabbiato con il mondo per avermelo portato via. Mia madre mi aveva persuaso di prendermi del tempo per riconsiderare ad una carriera differente, come hanno poi fatto i miei fratelli. Quel tempo me lo sono preso: ho riflettuto, ho combattuto tutta quella rabbia verso il mondo, ho scacciato via ogni desiderio di vendetta e ho votato tutto me stesso alla Giustizia.» Cercò lo sguardo di Nieve, voleva vedere la sua reazione, capire se lo aveva compreso, intuire cosa pensasse. «Sono un Auror fedele alla causa e nonostante i miei molteplici difetti continuerò ad esserlo. Ho tutta l’intenzione di essere quel genere di Auror che mio padre ha sempre voluto che fossi.» Gli sfuggì una lacrima e tornò a fissare davanti a sé mentre se l’asciugava. Era sempre malinconico, a pezzi, quando pensava a suo padre. Eppure, il pensiero di renderlo fiero gli dava la forza necessaria per continuare a lottare e andare avanti per la sua strada.
«Al momento sto svolgendo indagini e pattugliando diverse zone, anche se sono per lo più ad Hogsmeade. So che ci sono stati diversi episodi allarmanti a Hogwarts, perciò voglio sincerarmi di essere nei paraggi nel caso ricapiti. Io non vi abbandonerò mai, te lo prometto.» Le mise una mano sulla spalla, cercando di farle intuire quanto fosse sincero e veramente intenzionato a perseguire quelle sue intenzioni e mantenere viva la promessa.

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Nieve Rigos | Prefetto Grifondoro | 16 anni | ♪♫
«Pallone gonfiato? Se lo declinassi con maggiore proprietà di linguaggio, sarebbe quasi un complimento. Tipo sfera di regal turgore o qualche simile assurdità che abbia a che fare col latino.»

Quelle frasi avevano lasciato la sua bocca con malcelata asprezza, eppure, per quanto spiacevole fosse l'argomento di conversazione, Nieve non era riuscita a trattenere il flebile sorriso apparso sulle sua labbra col succedersi delle parole. La risata di Aiden - e il commento che aveva dato il via a quell'ultimo scambio di battute - fecero il resto. Per un attimo, le tornò alla mente l'informazione circa il docente che, in maniera del tutto involontaria, le era piombata in grembo: dunque, era un Auror, oltre che un insegnante dai metodi piuttosto discutibili. Mentre se lo figurava - non senza un certo, intimo malcontento - passeggiare per i corridoi di Hogwarts con l'andatura altera che gli aveva visto adottare nei mesi trascorsi, Nieve si chiese quale ruolo ricoprisse all'interno del dipartimento ministeriale. L'intelletto, tanto rapido quanto impertinente, le venne incontro con una considerazione che le strappò la prima risata sincera dell'intera giornata, forse perfino della settimana. Nella sua mente, Dorian H. Midnight era parte di un (a modo suo) rinomato fashion department ed elargiva giustizia sartoriale con, alla mano a mo' di scettro, il bastone che aveva acquistato tempo addietro presso Safarà. Per un attimo, riuscì addirittura a sentire l'eco della voce dell'uomo tra le pareti della sua testa senza rabbrividire, mentre pronunciava un altolocato "Sei in arresto, in nome della moda!". Si trattenne dal condividere con Aiden quelle considerazioni solo in virtù del discorso sulla famiglia di lui che finì per interrompere il lungo silenzio seguito alle sue ultime parole.

«Dev'essere un'eredità piuttosto ingombrante, quella lasciata da tuo padre e che tu ti sei sentito di raccogliere, Aiden,» commentò con tono insolitamente confidenziale, un cipiglio riflessivo sul volto. Non le era sfuggita la nota emotiva insita nel discorso di lui, ma aveva preferito soprassedere. In qualche modo, non avendo mai vissuto realmente le dinamiche familiari, Nieve era convinta di non avere alcuna voce in capitolo. Perciò, si esprimeva con cautela e tentava di saziare il suo smanioso interesse senza cadere nella rete dell'esagerazione. «Ma immagino che ti renda più vicino a tuo padre. Condividere i suoi sogni e i suoi ideali, intendo.» S'interruppe un istante, distratta dal volo maestoso di una civetta, prima di proseguire. «Ora, capisco meglio le ragioni del tuo allontanamento dalla società e il perché del tuo comportamento al ballo. Ma bada bene che non lo giustifico!»

Era vero, ma il misto di comprensione e reprimenda con cui aveva pronunciato quell'ultima frase rese chiaro che, in proporzione, la prima avesse finalmente avuto la meglio sulla seconda. Non si fidava di Aiden, ne temeva ancora le reazioni e non si aspettava dal loro incontro nulla di più di un chiarimento e di una chiacchierata davanti a una bella tazza di tè. Tuttavia, l'idea che si era fatta di lui cominciava a plasmarsi a mano a mano che le informazioni in suo possesso aumentavano, fornendole un quadro più chiaro della singolare esperienza avuta al ballo. Ciò non le impedì di scansarsi piuttosto malamente, quando Aiden instaurò un breve contatto premendo sulla sua spalla.

«A quali episodi ti riferisci?»
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Molto amore per tutti. :*-*:
 
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view post Posted on 3/12/2017, 18:51
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«Deve aver certamente fatto qualcosa di veramente terribile per ottenere una simile reazione da parte tua. Non insisterò oltre se non vuoi parlarne, ma se un giorno vorrai farlo… beh, ti ascolterò e ti aiuterò se devo!» Aiden analizzò la questione con estrema calma dopo aver smesso di ridere.
Percepì un certo rancore in Nieve nei confronti di Dorian e il motivo forse era piuttosto palese. Che il collega fosse troppo severo ed esigente con i suoi studenti, tanto da inimicarseli come nel caso della stessa Nieve?
La fronte del fulvo venne aggrottata con estrema durezza e pensierosità nel cercare di ottenere una risposta per conto proprio, che venne solcata da numerose rughe. Se fosse giunta una simile notizia alle sue orecchie, in cui la condotta di Dorian andava a discapito dei poveri studenti, Aiden avrebbe fatto i salti mortali pur di ottenere il permesso d’accesso alla scuola e andare in soccorso dei Maghi e delle Streghe che rappresentavano il futuro stesso del loro mondo.
Notò il sorriso di Nieve e in cuor suo Aiden ne fu contento. Lei forse poteva non fidarsi di lui, ma era certo un buon segno, un inizio, per quella che un giorno sarebbe potuta fiorire in un’amicizia?
«Lo fai sembrare più un dovere che un mio desiderio...» osservò in tono neutro, mentre la fissava con estrema tranquillità. «In tutta onestà, essere un Auror mi fa sentire più vivo che mai. Sento di avere uno scopo, una missione… E sì, mi rende più vicino a lui, più di quanto voglia ammettere.» aggiunse, annuendo per fare eco alle parole della ragazza.
Arrivarono - finalmente - alla radura. Aiden sorrise e trasse un sospiro di sollievo, ma durò poco, perché si sentì in dovere di rispondere a Nieve. Possibile che non sapesse del caso del fratello di Ayumo Vanille? Era stato trovato morto davanti all’ingresso della scuola ed era impossibile che uno studente non ne fosse al corrente, anche perché era finito sulla Gazzetta del Profeta.
Inclinò appena la testa per studiare meglio Nieve. «Parlo del caso Vanille. Il Profeta non si è risparmiato di certo nel puntare il dito contro la Preside, la Pompadour e a Wilde.» Cercò di infondere sicurezza nella ragazza con un sorriso per rassicurarla. «Ma ora basta parlare di morti, non è carino… Siamo arrivati!» Quell’annunciazione venne accompagnata da due braccia spalancate verso la radura, con tanto di sorrisone soddisfatto.
Aiden mosse due passi in avanti e prese un bel respiro, per poi pronunciare: «Sotto un cielo stellato mi celo, sotto un cielo splendente mi rivelo. L'amico entra, il nemico resta!» Lo fece per ben due volte e quando ebbe finito, l’aria vibrò. Nel giro di pochi secondi il velo che separava l’invisibile dal visibile venne tolto, come un sipario che si apriva e dava sul palcoscenico.
Una villetta in pietra apparve davanti a loro, ricoperta in certi punti dall’edera. Il giardino era coperto di neve, a stento si potevano notare i vasi o altri ornamenti che abbellivano il giardino.
Le fece strada e quando furono all’ingresso, spalancò la porta per lei. «Dopo di lei, miss Rigos!» E con la mano la invitò ad entrare.

PS: 179 ☘ PC: 129 ☘ PM: 124 ☘ EXP: 27

Divertiti a guardare i particolari del salotto nella descrizione in testa alla discussione :flower:
 
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view post Posted on 10/12/2017, 23:54
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Nieve Rigos | Prefetto Grifondoro | 16 anni | ♪♫
A seguire, la giovane mantenne un profilo basso per buona parte della conversazione. Concesse all'Auror di guidarla, nel discorso come sul sentiero, e si riservò la possibilità di valutare tacitamente le informazioni che l'altro ebbe a fornirle. Era davvero possibile chiedere l'intervento di un membro del ministero per redarguire il Mezzanotte fino (nella migliore delle ipotesi) a vederlo rimosso dall'incarico? Poteva Aiden non vedere il modo in cui il dolore per la perdita del padre stesse plasmando la sua vita, quasi al punto da appiattirla e renderla una copia di quella della figura amata? E per quale ragione lei non aveva idea del caso cui l'altro stava - con non poca enfasi - facendo riferimento? Le domande presero ad affollarsi nella mente laboriosa, suscitando altrettanti, perfino più articolati pensieri a mano mano che Nieve riusciva a sviscerarli per trarne spunto di riflessione. Era talmente impelagata nel guazzabuglio che erano le sue elucubrazioni che quasi non si rese conto di essersi arrestata, in un atto di emulazione delle mosse dell'altro. Scosse il capo per riscuotersi giusto in tempo per cogliere l'ultima parte della formula pronunciata da Aiden; dopodiché, il velo della magia cadde e rivelò alla giovane la vera identità di una casa dall'aspetto piacevole. Schiuse le labbra e lasciò che si piegassero in un sorriso accennato, mentre il cuore accelerava il suo incedere sulla scia di un'emozione che solo la magia sapeva regalarle.

«Wow,» esalò.

Da perfetto padrone di casa, l'uomo l'accompagnò all'ingresso, dischiuse l'uscio e la invitò ad entrare. Non che Nieve stesse prestando particolarmente attenzione a quello che diceva, rapita com'era da una dimora che le suscitava sentimenti contrastanti. Per un verso, l'aspetto rustico ma confortevole rappresentava ciò che aveva sempre desiderato da bambina e che ancora alimentava i suoi sogni quando pensava alla prospettiva di possedere una casa tutta sua. Per un altro, le rammentava ciò che l'abitazione che aveva condiviso con Ỳma non era mai stata. Deglutì, assorta, compiendo qualche passo in avanti e lasciando che lo sguardo spaziasse fino agli sgabelli di una cucina che intravedeva a stento. Si respirava ancora il calore che Aiden aveva lasciato prima di recarsi nella piazza del villaggio per incontrarla. Faticava a immaginare quale immenso sforzo di volontà dovesse costare all'Auror allontanarsi da quel posto tutte le mattine. Se fosse stato suo, Nieve non dubitava che avrebbe faticato ad adempiere ai suoi compiti. Per un istante, gettando un'occhiata oltre il vetro di una finestra, riuscì perfino ad immaginarsi mentre si esibiva nelle migliori - o peggiori, a seconda dell'audacia e dell'allenamento - acrobazie a cavallo della sua Firebolt. Prese a sciogliere lentamente l'intreccio di fili che legava il mantello all'altezza delle clavicole.

«Vivi coi tuoi genitori?» chiese di getto, del tutto ignara dell'indelicatezza della domanda che aveva posto. Insomma, Aiden le aveva confessato giusto qualche istante prima di soffrire immensamente per la mancanza del padre! Strabuzzò gli occhi, col nastro verde scuro ancora stretto tra l'indice e il pollice, quando realizzò la cosa. «C-cioè, con tua madre... Io, tu... Co-sa volevo d-dire...» Balbettava, l'innocente, mentre un rossore diffuso le saliva al viso. «Scusami, Aiden, non volevo. A volte, do fiato alla bocca senza pensare, eppure so bene che dovrei,» ammise infine, mortificata. Si schiarì la gola nel tentativo di recuperare una certa compostezza e gli sorrise con fare colpevole. «Dunque, vivi con...» Il timore di commettere un altro errore - e la consapevolezza di esserne perfettamente in grado - la spinsero a correggere il tiro. Si morse il labbro inferiore. «Vivi da solo? Ecco!»

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Aiden Weiss
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La sua umile dimora sembrò fare colpo su Nieve e certamente non gli sfuggì il commento della ragazza, palesando il proprio stupore e apprezzamento verso lo spettacolo che le aveva offerto, dalla formula per rendere la casa visibile alla prima vista di essa.
Una volta entrati, Aiden si tolse le scarpe e le piazzò vicino al camino per poterle asciugare meglio, così come il proprio mantello e giacca sull'appendiabiti. Si sfregò bene le mani, vagamente intorpidite dal freddo, per poi andare a piazzare qualche pezzo di legno nel camino, intenzionato ad accenderlo. Tutto questo mentre Nieve ammirava gli interni della sua dimora, dal lampadario fatto di corna di cervo ai divani in pelle, mettendosi a proprio agio in quell’ambiente che sapeva rendere bene il concetto di casa, soprattutto per un individuo single e che viveva in maniera indipendente.
Alla domanda di Nieve, Aiden agitò la bacchetta e lasciò che il Lacarnum Inflamare avvolgesse la legna in calde fiamme. «Uhm?» grugnì confuso, voltandosi appena per guardarla.
Notò come si stesse agitando per aver formulato la domanda sbagliata, cercando di correre al riparo e rimediare in un qualsiasi modo piuttosto che fare una pessima figura per quello che poteva sembrare uno scarso tatto. Ma Aiden non si fece alcun problema, né si offese in alcun modo per quelle parole confuse e frettolose. Piuttosto sorrise in maniera molto gentile e tenera, specialmente quando la vide arrossire.
«Scusarti? Per così poco?» Emise un piccolo sbuffo divertito, con tanto di scrollata di spalle. «Non devi scusarti, non per una simile sciocchezza. Ma sì, vivo da solo.»
Si avviò a piedi scalzi verso la cucina, intenzionato a mettere a bollire l’acqua per il thé, quando sentì la gatta - un bellissimo esemplare dal pelo maculato bianco e arancione e con due profondi occhi verdi - balzare su uno dei suoi piedi nudi e catturarglielo con le zampe artigliate. Aiden scrollò appena il piede per scacciarla via, oltre che per lamentarsi palesemente del dolore causatogli dagli artigli, ma ciò risultò vano.
«Ginga! Per la barba di Merlino, sei proprio pestifera!» Si chinò per poterla prendere in braccio ma invece di abbracciare il felino e tenerlo premuto contro il suo petto, Aiden sistemò la gatta attorno al suo collo, come se fosse una sciarpa. Dopo un piccolo miagolio, Ginga si lasciò andare a peso morto e assecondò quello strano gioco di cui andava matta, il secondo se si doveva considerare la sua propensione a rincorrere il pulcino Sceriffo fino a quando non si ritrovava immobilizzata dai baffi del pennuto.
«Ecco qua. Buona buona, intensi? Abbiamo ospiti.» esclamò alla gatta mentre le grattava la testa.
Aprì uno degli sportelli presenti in cucina e tirò fuori il bollitore, riempiendolo d’acqua. Con un colpo di bacchetta le tazzine e lo zucchero volteggiarono verso il tavolino presente nel salotto, per poi aprire il frigorifero e togliere la torta alla crema fatta da sua sorella Lena. Un secondo colpo di bacchetta e alle tazzine e allo zucchero si aggiunsero due piattini e due cucchiai.
Nieve non avrebbe potuto di certo dire che era un pessimo padrone di casa, non dopo che le era stata offerta una così abbondante merenda che sicuramente era andata oltre le sue aspettative.
«Vuoi del latte nel thé? Anche se presumo faccia troppo britannico, ma ad ogni modo l’ho chiesto per soddisfare i tuoi gusti.»
Quella domanda scaturì un sonoro miagolio dalla gatta, la quale sperava di ricevere a sua volta una buona dose di latte.
«A proposito, questa sbruffoncella è Ginga Ninja, perché è silenziosa e letale proprio come un ninja!» Rise e diede un piccolo bacetto sul muso della gatta. Sebbene la felina fosse piuttosto dispettosa, nutriva un profondo amore per il proprio padrone e non si lasciava di certo sfuggire una possibilità di ricevere delle coccole.

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Nieve Rigos | Prefetto Grifondoro | 16 anni | ♪♫
Il volto di Nieve si aprì in un'espressione di gratitudine, quando Aiden ebbe il buongusto di non infierire su un errore per il quale si era già sufficientemente castigata. E, tuttavia, residuava nel suo animo ancora un margine di perplessità. Mentre lo osservava mettersi a suo agio e chiacchierare col piccolo felino arzillo di casa, la giovane si chiese come fosse possibile convivere con una tale doppiezza caratteriale. Di Aiden, Nieve aveva conosciuto il temperamento furioso e inappropriato, lo stesso che le aveva rovinato il ballo dell'estate precedente fino a convincerla a fuggire. Adesso, invece, stava sperimentando tinte così tenui da darle l'impressione di essere in compagnia di una persona diversa. Seguendolo con sguardo interrogativo, sfilò il mantello dalle spalle e lo depose sullo schienale del divano in pelle, non prima di aver estratto la bacchetta e averla assicurata al gancio che portava sulla cintola. Flemmatica, procedette a ispezionare il salotto, accompagnata dal ritmico schioccare dato dal contatto tra la suola spessa degli stivali e il parquet del pavimento. Raggiunse il camino, chinandosi appena per esporre le mani chiare al tepore delle fiamme. Gli occhi di Nieve indugiarono sui suppellettili che adornavano il ripiano sovrastante la struttura. Poi, decise di accodarsi ad Aiden e prese posto su uno degli sgabelli della cucina. Si sentiva stranamente a suo agio, nonostante i contorni paradossali della situazione: si trovava a casa di uno sconosciuto che avrebbe potuto nuocerle per quanto ne sapeva e lo aveva seguito nel folto della foresta, in un punto in cui difficilmente qualcuno sarebbe potuto giungere in suo soccorso se avesse mai sentito il bisogno di chiedere aiuto. Guardò Aiden di sottecchi e scosse il capo alla se stessa dalle visioni catastrofiche, facendole notare come perfino il gatto riuscisse a metterlo in difficoltà. Eppure rimaneva un Auror.

«No, niente latte,» rispose. Lo sguardo osservò l'insieme di delizie che l'uomo aveva ben pensato di servirle e il suo stomaco si strinse appena un po' di più. Non avrebbe nemmeno osato avvicinarsi ad una fetta di torta. «Aiden, ascolta, non c'è bisogno di organizzare un banchetto: non sono affamata.» Ed era vero, come lo era tutte le volte in cui la prospettiva di ingerire del cibo in presenza di estranei annullava gli effetti dell'appetito. «Va benissimo il tè.»

Sospirò, prendendosi la briga di esplorare l'ennesimo ambiente di una dimora che prometteva più di ciò che era riuscita a scorgere a un primo sguardo. La cucina, se possibile, le piaceva perfino di più del salotto. Era rustica e calda. Spostando l'attenzione sull'angolo opposto a quello ove Aiden stava armeggiando col bollitore, Nieve provò a collocarvi la figura della mamma di Grimilde e sorrise nel figurarsela col viso sporco di farina, i capelli legati sotto un fazzoletto appariscente e la schiena piegata in avanti nell'atto di stendere la frolla. Se la nonna vi avesse messo piede, sarebbe bastata una mezz'oretta e il disordine avrebbe preso possesso delle quattro mura con tanto di svolazzi di ingredienti e imprecazioni da bruciature. In compenso, sarebbe stato un buon allenamento per i riflessi.

Sorrise all'indirizzo del gatto, quando Aiden le introdusse.
«Ne ho uno anch'io, una gattina in verità. Si chiama Ania e ha lo stesso temperamento un po' molesto.» Quando i suoi occhi incrociarono il verde di quelli di Ginga, Nieve sfilò la mano da sotto il braccio e la allungò appena per invitarla a raggiungerla, riproducendo un suono lieve con la punta della lingua. «Dimmi un po' una cosa,» esordì d'un tratto, colta di sorpresa da un pensiero che le lasciò un sapore dolceamaro sulla lingua, ma che decise di ignorare. «Sarai anche al ballo di quest'inverno?» Il fantasma dell'evento dell'estate prima aleggiava ancora tra di loro, scolpito con nettezza di tratti sulla bocca irrigidita di Nieve. La giovane tentò di allentare appena la tensione e dedicò all'altro un'espressione maliziosa, non meno che sarcastica. «Chi sarà il tuo accompagnatore... Pardon, accompagnatrice stavolta?»
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Aiden Weiss
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Quando l’acqua per il thé fu pronta, Aiden prese una delle presine natalizie che aveva ricevuto da sua zia e portò il bollitore a mano verso la zona che aveva preparato per loro due. Mentre versava l’acqua bollente nelle varie tazze, sorrise per le parole dette da Nieve.
«Non devi preoccuparti.» mormorò, mentre la gatta scendeva dalle sue spalle per avvicinarsi a Nieve e al suo richiamo per poterle annusare le dita e - dopo aver decretato che le piaceva - lasciandosi andare in dolci fusa contro la sua mano. «Sentiti libera di accettare o meno le cose offerte, davvero. Non sei costretta.»
Si accomodò sullo sgabello davanti a lei, mentre osservava la gatta continuare ad elemosinare coccole. Ridacchiò mentre prendeva una fetta di torta e poi preparava alcune foglie di thé da mettere nella propria tazza. «Gli animali rispecchiano spesso il carattere del padrone. Ginga è una malandrina ma è anche dolce e coccolona quando vuole. Un po’ come me.» Un sorriso sornione apparve sulle sue labbra mentre mischiava. Non aveva messo nemmeno un granello di zucchero, Aiden non amava bere le bevande calde con lo zucchero, preferiva gustarsi l’aroma originale senza che venisse alterato da una qualsiasi fonte dolcificante.
Con una forchetta tagliò un pezzetto di torta e se la portò alla bocca, rimanendone quasi strozzato a seguito dell’argomento appena introdotto da Nieve: il ballo d’inverno e la questione dell’accompagnatrice. Diede qualche colpetto sullo sterno per evitare lo strozzamento, mentre il volto diventò rosso quanto i propri capelli. La prospettiva di morire per mano di un dolce che era finito per andargli brutalmente di traverso sembrò esilarante, ma comunque non piacevole.
«Beh, ecco, i-io...» prese a balbettare. Si passò una mano sulla faccia per mascherare il suo imbarazzo nell’aver pensato subito a Daphne. Non aveva idea di cosa avrebbe pensato Nieve una volta appresa la notizia che uno come Aiden fosse riuscito a trovarsi una ragazza, soprattutto se di recente. «Sì, ci sarò. Devo sempre provvedere alla sicurezza. Solo che questa volta dovrò farlo senza una maschera… A proposito, il tuo costume da elfo era veramente bello!» Nieve lo aveva punto sul vivo con quella domanda sull’accompagnatrice che sapeva di dover rispondere, ma non prima di averle fatto intuire di essere stato presente alla festa di Halloween ad insaputa di tutti. «Quanto alla mia accompagnatrice… E’ la mia… ragazza oltre che collega. Sì, insomma, suppongo sia da definire così dati i nostri sentimenti reciproci. E’ la mia ragazza!» ripeté infine con più convinzione.
Soffiò piano sul proprio thé dover aver tolto le foglie lasciate sufficientemente in infusione.
Cosa avrebbe pensato ora Nieve? Ne sarebbe stata delusa? Forse si era aspettata un invito? Per un bello o due probabilmente Daphne non avrebbe avuto nulla da dire, infondo non la faceva gelosa e di una ragazzina benché meno. Se fosse riuscito ad introdurle, forse si sarebbero trovate simpatiche.
Prese la tazza e diede un piccolo sorso, assaporandone il sapore. «E tu? Hai già trovato un baldo giovanotto per il ballo?» domandò, rigirando la frittata.

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Nieve Rigos | Prefetto Grifondoro | 16 anni | ♪♫
La mano di Nieve era ancora intenta a saggiare le morbide rotondità del felino, quando Aiden rischiò il soffocamento a pochi centimetri di distanza da lei. Di scatto, l'islandese sospese l'attività in cui era impegnata e si lasciò soccombere agli esordi del riso: le labbra s'inarcarono a formare una piccola mezzaluna che, senza neppure volerlo, ebbe ad accenderle lo sguardo. Poi, Ginga tornò a pretendere le sue attenzioni e la giovane colse l'occasione per dare all'altro il tempo di riprendersi. Allungando il braccio libero in direzione della tazza che l'Auror aveva riempito a suo consumo, la condusse alla bocca per celare una porzione del divertimento che la reazione dell'altro aveva ingenerato in lei.

«Uh! Eri anche tu alla festa di Halloween?» chiese con poco interesse, desiderosa di offrire una breve parentesi di sollievo ad Aiden prima di addentrarsi nel cuore della questione.

Nieve non aveva una particolare propensione al pettegolezzo. L'essere riservata si accompagnava sovente al desiderio di preservare (oltre che preservarsi) anche l'intimità altrui. Non era del tutto certa che un simile modo di fare non nascondesse l'esigenza di sottrarsi a sua volta - per una chissà quale legge karmica - alla fuga di notizie, quasi che potesse sperare di ottenere lo stesso trattamento fintanto che avesse mantenuto quella linea costante; ma poco importava in fondo. Trovarsi dinanzi alla prospettiva di apprendere un'informazione che stava tanto a cuore ad Aiden, al punto da metterlo in evidente difficoltà sol solo nell'articolarla a voce, le diede la spiacevole sensazione di aver infranto una regola preziosa. Storse la bocca in un'espressione di reprimenda, ripromettendosi di recuperare le fila di quel pensiero e darsi una bella strigliata nelle ore a venire per impedire che accadesse ancora; poi, si lasciò trascinare dalle spiegazioni impacciate dell'altro e sorrise d'un sentimento assai più garbato. Accostò la tazza alle labbra, soffiò piano sulla superficie bollente del tè e osservò le foglie ancora in infusione. Diede un ultimo buffetto a Ginga, prima di ritirare la mano, avvolgere ciò che rimaneva scoperto della tazza in ceramica e bere un piccolo, cauto sorso. Non era sicura di cosa fosse appropriato dire in una circostanza simile. Doveva congratularsi, per caso? Era un'evenienza che presupponeva una qualche forma di celebrazione? Oppure ci si sarebbe aspettati che chiedesse altro della persona per la quale Aiden faticava a mettere ordine tra i pensieri? No, no, si disse. Quell'ultima prospettiva era fuori discussione, perché avrebbe implicato violare ancora una volta la regola di riservatezza che si era imposta.


«Sarei curiosa d'incontrarla,» fece, mantenendo un tono neutro, mentre un'ondata di calore prendeva possesso del suo corpo per regalarle una sensazione di imperturbabile pace. Di fronte a un bel tè, le preoccupazioni circa le malevole intenzioni di Aiden parevano diluite al punto da perdere ogni presa. «Magari, verrò a disturbarvi al ballo!»

Gli sorrise con fare accattivante, gli occhi grandi che brillavano d'impudenza sull'orlo della tazza fumante. Non intendeva farlo davvero e, probabilmente, l'avrebbe perfino rassicurato, se solo ne avesse avuto il tempo. Implacabile come una scure, la domanda di Aiden le calò addosso e la fece sussultare. Era vero, dunque, che per ogni invasione della sfera privata altrui se ne sarebbe dovuta aspettare altrettante. Deglutì a vuoto, benché il tè bramasse di essere bevuto da lei e da lei soltanto, mentre le immagini del ballo precedente tornavano a farsi spazio nella sua mente, stavolta secondo un ordine ben diverso. Le sue guance s'imporporarono visibilmente e Nieve fu costretta a distogliere lo sguardo per fissarlo sulla superficie della bevanda, quando l'immagine del viso del bel professor Channing prese a stagliarsi davanti ai suoi occhi. Batté le palpebre con l'intenzione di scacciarla, ma invano. Era nei guai!

«No, no,» rispose, simulando una disinvoltura che non possedeva ora che il suo segreto rischiava di venire esposto. Nessuno era a conoscenza della cotta epocale che si era presa per il professore di Trasfigurazione. In sua discolpa, c'era da dire che l'interesse per lui fosse germogliato ben prima di scoprirne il ruolo. «Non sono una preda molto ambita,» proseguì con noncuranza. Bevve un lungo sorso di tè, prima di aggiungere: «Pensa che alcuni mi definirebbero perfino bruttina.» Seguì una breve pausa di riflessione, durante la quale trasse la più semplicistica delle conclusioni.«Forse, dipende dal fatto che io abbia dei tratti nordici, che risultano un po' spigolosi.»

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Aiden Weiss
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Impiegò un poco per riprendersi del tutto da quella situazione che era venuta a generarsi. Il respiro tornò regolare, il boccone era riuscito a scendere senza ucciderlo, ma il rossore aveva impiegato un po’ più del previsto nel svanire.
Aiden si schiarì la voce diverse volte, più o meno ad intervalli regolari, come se continuasse a percepire il fastidio di qualcosa che gli ostruiva la gola. Una mera sensazione che poi cessò di esistere, nel momento stesso in cui fu introdotto l’evento ai Tre Manici di Scopa nel giorno di Halloween.
Nonostante la sua quasi dipartita per mano di un dolce, Aiden trovò confortante aver suscitato in Nieve una buona dose di divertimento. Percepiva una sorte di prima base in quello che stava definendo il loro rapporto appena nato, come una piramide che era costituita da svariati livello. E, sebbene ciò fosse solo il primo livello di quella loro piramide, Aiden ne fu entusiasta e se lo fece bastare.
«Sì, ero il Lupo Cattivo Zombie. Ma forse mi hai visto nella mia seconda versione: il Lich King. Insomma, quella specie di scheletro con la corona e la spada in lattice. Ho abbracciato quella ragazza con il cappio, visto che quel suo cartello esigeva a gran voce dei Free Hugs. E ho anche cantato con quell’Angioletto inquietante!» Una risposta breve ma abbastanza dettagliata, accompagnata da una scrollata di spalle. Non si sarebbero addentrati ulteriormente nel discorso, considerando il fatto che già un altro era in atto. Avrebbero però potuto farlo in seguito, se Nieve ne avesse avuto voglia.
Osservò Ginga per pochi secondi. La gatta era entusiasta della loro ospite, o vittima nel caso in cui avesse avuto voglia di fare la monella; un nulla separava le dolci fusa che stava riservando all’argentea fanciulla in letali artigliate e morsi sulle dita con quei dentini aguzzi. Se la gatta di Nieve era sulla stessa linea d’onda di Ginga, allora doveva esserne abituata e quindi ne avrebbe tenuto debito conto, altrimenti sarebbe stata una qualunque potenziabile vittima ignara del pericolo e della bipolarità del felino in questione.
Sorrise all’idea di Nieve che si faceva avanti per salutare lui e Daphne al Ballo. «Sarebbe davvero bello se lo facessi.» mormorò. «Ci farebbe davvero piacere averti con noi, anche per un semplice brindisi.»
Poi, con sua strana ma piacevole soddisfazione, notò l’effetto ottenuto nell’averle rigirato la medesima domanda. Il rossore di Nieve fu quasi inequivocabile, era imbarazzata, ma di cosa per la precisione? Che avesse trovato anche lei un degno accompagnatore o che nutrisse delle aspettative per un potenziale candidato di suo interesse?
Appoggiò il mento sul palmo della mano e la osservò con un sorrisino divertito. «Quale idiota di sesso maschile ti troverebbe davvero bruttina?» Aiden girò e rigirò la frittata, sperando di non bruciarla troppo. «E’ vero che per la maggioranza dei ragazzi adolescenti la sola cosa che riesce a stento a passare l’anticamera del cervello è la competitività, ma per alcuni c’è anche la precocità. Vedrai che per alcuni di loro non sei poi così bruttina. Anche se fosse, cambieranno idea tra due o tre anni, il tempo necessario affinché gli ormoni si sistemino. E poi… non sei bruttina.» Infine, sghignazzò. «Comunque puoi sempre andarci con un amico al Ballo, se proprio non vuoi andarci da sola o non ti invitano. Ai tempi della scuola io ci andavo sempre con una delle mie sorelle oppure facevo un favore a una delle mie Concasate, piuttosto che andarci da solo. Ma se succedeva, beh, mi ingegnavo per scroccare un ballo o due a qualcuna. L’importante è divertirsi, che sia con un amico o con un ragazzo che ti piace.»
Le fece l’occhiolino per incoraggiarla per poi bere il suo thé.

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«Oh, ma certo!» Nieve rise e annuì con vigore, rammentando gli ultimi istanti trascorsi in compagnia di Renée. «Ti ho intravisto proprio mentre mi allontanavo da Renée. Che, se ben ricordi, è la ragazza del ballo estivo!»

Parlò con tranquillità, lasciando che il ricordo della festa di Halloween si sovrapponesse alle immagini di Luglio e cancellasse il sapore aspro sulla scia del quale era iniziata la conoscenza con Aiden. A dispetto delle sue previsioni e come Astaroth stessa le aveva predetto, aveva tratto grande giovamento dall'esperienza di quella sera d'autunno fino a esorcizzare l'intimo timore per le celebrazioni che le danze al chiarore del plenilunio le avevano lasciato addosso. Quando aveva abbandonato i Tre Manici di Scopa per fare ritorno in dormitorio, Nieve aveva apprezzato la sensazione di frivolezza dovuta all'alcol e, senza neppure trovare la forza di dismettere i panni dell'elfo, si era lasciata crollare a letto, felice. Il giorno dopo, non aveva perso tempo a raggiungere la barista per rassicurarla circa la riuscita della festa e ringraziarla del consiglio che le aveva dato. Mentre rispondeva ad Aiden, parte di quell'entusiasmo tornò a rischiararle il volto, addolcendone l'espressione.

«Allora, prenderò in considerazione l'ipotesi di cercarvi tra gli invitati per disturbarvi giusto un po',» decretò infine, accogliendo con l'impertinenza smaliziata che le apparteneva il gentile invito di Aiden. Non poteva certamente sapere che le mani del destino si fossero già mosse in passato per garantire la peculiarità dell'incontro di cui stavano discutendo. Ripose la tazza sul bancone, pur mantenendo la mano attorno alla ceramica per bearsi del calore che emanava dal tè, e adagiò il mento sul palmo dell'arto opposto. Gli parlò con incrementata confidenza. «Di solito, non sono una gran ficcanaso, quindi sentiti libero di farmi notare il contrario se esagero, ma... Stavo facendo due calcoli e mi è venuto in mente che, al ballo della scorsa estate, non fossi in compagnia di alcuna dama.» Morse con una certa decisione la carne morbida della guancia per impedire al battito del suo cuore di procedere a un'impennata nel richiamare alla mente il viso di colui che sarebbe diventato il professor Channing. Non riuscì nell'impresa, né a frenare la vampata di calore che le salì al viso. Maledizione! «Quindi, vi siete messi insieme dopo e state insieme da poco?»

Con l'intento di mettere a tacere - e, insieme, mascherare laddove possibile - il miscuglio di sensazioni che pensare al giovane del ballo finì per suscitarle, Nieve condusse la tazza alle labbra e bevve una lunga sorsata di tè. Nelle orecchie, sentiva distintamente il furioso martellare del cuore, quasi che il solo fatto di essere in compagnia di Aiden rendesse più tangibile la presenza del docente. Oltre la protezione della tazza e con la bocca che ancora attingeva al suo contenuto, le labbra della Grifondoro si piegarono a formare l'accenno di un sorriso: realizzò, infatti, di dover attribuire all'Auror che aveva di fronte anche la responsabilità di quella stupida, insensata cotta, oltre che dell'infelice fine del ballo. Trovò il coraggio di tornare a cercare lo sguardo di Aiden solo quando egli ebbe terminato l'arringa a favore della sua vita sentimentale. Dunque, rise.

«Oh, non preoccuparti! Non sono una persona particolarmente vanitosa, quindi poco m'importa di essere considerata bruttina o meno.»

Il lieve dolore che percepì all'altezza delle orecchie la rese pienamente consapevole della portata della sua bugia. Da quando aveva scoperto l'identità del docente di Trasfigurazione, Nieve era diventata di gran lunga più attenta al suo aspetto ogni qualvolta si presentava la necessità di presenziare ad una delle sue lezioni. Non importava quante volte al giorno si ripetesse il contrario, adducendo come principale elemento di dissuasione l'amicizia tra il professor Channing e l'odioso Mezzanotte. Ogni qualvolta varcava (o pensava di varcare) la soglia dell'aula al primo piano e se lo trovava davanti, tutti i suoi migliori propositi svanivano ed era costretta a tenere basso lo sguardo sul legno del banco per non perdere ogni parvenza di compostezza. Fu lieta che la protezione dei lunghi capelli fosse venuta in suo soccorso per celare ad Aiden i mutamenti fisici dovuti alla sua abilità di Metamorfomagus. Ne avrebbe apprezzato le conseguenze una volta tornata in dormitorio.

«Ti ringrazio per i consigli, comunque. Li terrò a mente.» L'espressione di Nieve si fece, d'un tratto, profondamente insinuante. «Dunque, eri un dongiovanni a scuola?»


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view post Posted on 4/1/2018, 16:53
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Renée. Ricordava, certo, come dimenticarsi della ragazza che era stata con Nieve finché non era arrivato lui?
A quanto pare le due dovevano essere ottime amiche se si trovavano insieme ad ogni festa. Aiden, involontariamente e inconsciamente, si ritrovò a ghignare.
«E si impicca ad ogni festa o è la prima volta?» Una domanda innocente, forse un po’ sarcastica, ma che strappò una risatina all’Auror. Era pessimo con le battute, ma gli era venuta spontanea ripensando a quel costume così originale.
La forchetta trafisse la fetta di torta e ne segnò il destino. Con un sorrisone a trentadue denti, Aiden affidò alla sua splendida dentatura il compito ingrato di ridurre quella delizia a pezzi per poi spedirla nel profondo Buco Nero che aveva al posto dello stomaco. Mugolò, raggiungendo il Nirvana in pochi attimi. La torta alla crema di sua sorella era la fine del mondo e fu un peccato che Nieve non si fosse servita di una tale leccornia.
Osservò Nieve mentre esponeva i propri ragionamenti in merito a quando lui e Daphne avevano deciso di stare insieme, notando come la giovane studentessa fosse improvvisamente arrossita. A cosa stava pensando? O era semplice imbarazzo per aver osato porgli una simile domanda? Infondo, come lei stessa aveva sostenuto, non era solita essere ficcanaso.
Aiden buttò giù il boccone. «Ci siamo conosciuti qualche mese dopo il Ballo Estivo.» cominciò, serio in volto. Parlare di Daphne era una cosa seria, i suoi sentimenti per lei erano seri, perciò non conosceva altro modo per spiegare agli altri cosa lo legava alla bella Strega d’America. «Ero al parco per una piccola pausa relax e poi l’ho sentita urlare al suo cane che le era sfuggito e stava rincorrendo uno scoiattolo. Mi sono precipitato ad aiutarla e… beh, sono finito in un cespuglio di rovi per lei. Molto romantico, non trovi? Scherzi a parte, ci sono finite davvero e da lì abbiamo iniziato a conoscerci meglio, a flirtare… E’ stata la prima persona per cui ho provato interesse...» Una confessione che lo fece arrossire, stavolta di più. Se Nieve avesse avvicinato una mano alla sua faccia avrebbe percepito un calore così intenso che avrebbe potuto benissimo temere che il povero Aiden stesse andando veramente a fuoco. «Siamo usciti a cena ma poi lei è scappata...» Il ricordo di Daphne che scappava via dal ristorante gli fece venire una morsa al cuore, sebbene ormai fosse acqua passata. Tuttavia fu la prima sofferenza che aveva provato a causa dell’amore per una persona. «E l’ho trovata al Quartier Generale degli Auror dopo essere rientrato assieme a Urania. Diamine, come mi sono pentito di averle mentito sul mio lavoro sebbene fosse per proteggerla. Abbiamo litigato tremendamente quel giorno e per un po’ non ci siamo rivolti la parola. Così pochi uffici a separarci, eppure sembrava che ci fossero leghe a tenerci lontani...» Trasse un lungo respiro. «Mi ha scritto una lettera ed io… Non ho potuto ignorare le sue parole, i suoi sentimenti… Sono andato a cercarla e abbiamo fatto pace. Quindi sì, stiamo insieme da poco, esattamente da dopo la festa di Halloween.» L’ultima frase la disse con un sorriso soddisfatto.
Ora che il thé era decisamente meno bollente, Aiden prese un sorso più che abbondante, trovando ristoro nel suo sapore. Tuttavia, dopo l’occhiata insinuante di Nieve, percepì un brivido lungo la schiena, per poi ritrovarsi colto nuovamente in fallo dalla domanda. Come un idrante, le narici dell’Auror presero ad espellere in maniera incontrollata l’ennesimo thé che gli andò di traverso. Era come se Nieve sapesse esattamente quando trovarlo impreparato.
Si portò entrambe le mani al naso, una di esse munita di un fazzolettino nel tentativo di tamponare il flusso. Tossì diverse volte, prima di riuscire a proferir parole. «D-d-dongiovanni? I-io?» Si schiarì meglio la voce, asciugandosi il naso e soffiandoselo per togliersi quella fastidiosa sensazione che lo tormentava. «Al contrario… Sono sempre stato piuttosto distaccato dal gentilsesso. E non perché non provassi interesse alcuno, ma perché ho giurato...» Con un movimento della bacchetta ripulì il tavolo che aveva sporcato con il getto di thé. «Ho giurato di non essere mai e poi mai come qualsiasi altro uomo, che non mi sarei fatto sopraffare dagli istinti e che avrei atteso la persona giusta. Questo però non mi ha evitato la possibilità di ricevere qualche bacio, infondo non sono mica un monaco! Erano per lo più baci di donzelle ubriache, ma quando erano sobrie... ho fatto una discreta pratica!» Una risata furba scaturì dalle sue labbra. A Daphne non era affatto dispiaciuta quella pratica, ma non lo espresse a gran voce con Nieve. Concesse all’argentea fanciulla il beneficio del dubbio...

PS: 180 ☘ PC: 129 ☘ PM: 124 ☘ EXP: 27.5
 
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