Date with a Dragon Clouds, Privata.

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view post Posted on 29/8/2017, 17:55
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss
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A
iden sorrise. La provocazione poteva essere una fantastica leva per cercare di capire cosa provava Daphne per lui. L’occhiolino rivolto alla cameriera, semplicemente con l’intento di convincerla a portare qualcosa fuori dal menù, sembrò spingere il rosso ad osservare la reazione di Daphne.
Cosa stava pensando? Cosa provava? Era gelosa o indifferente?
Il dubbio lo travolse, perché voleva sapere se la ragazza era interessata a lui.
Una risatina di Daphne sembrò stravolgere i suoi pensieri e dubbi in un lampo, lasciando spazio il solo desiderio di volersi sporgere quel tanto che bastava per colmare quelle labbra perfette con le sue. Sembravano fatte apposta per essere baciate, ma da lui. Erano un richiamo irresistibile.
«Daphne?» mormorò a mezza voce, incurante che vi fosse la cameriera o meno. Voleva chiederglielo. «Posso farti una domanda un po’ personale? Perdona la mia indiscrezione, lungi da me essere privo di tatto, ma sono curioso di sapere se… se posso baciarti la guancia...» buttò lì, senza pensarci. Si era messo al riparo, di botto, senza nemmeno accorgersene.
La guancia? La guancia??? Weiss, ma che diavolo ti viene in mente??? Sono le sue labbra che vuoi!!!
Era arrossito.

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«Daphne?» Sentì la sua voce mormorare il suo nome e capì che qualcosa non andava, percepiva la sua tensione,
come se si fosse agitato tutto ad un tratto. Sul volto della ragazza si dipinse un'espressione confusa ma rassicurante, non voleva certo terrorizzarlo.
«Posso farti una domanda un po’ personale? Perdona la mia indiscrezione, lungi da me essere privo di tatto, ma sono curioso di sapere se… se posso baciarti la guancia...» *COSA?!*
La sua espressione mutò immediatamente, i tratti rilassati fino a un attimo prima erano diventati duri e spaventosi, era quasi irriconoscibile. Non riusciva a capire perché le avesse chiesto una cosa del genere, gli piaceva? Qualsiasi fosse stata la risposta ci sarebbe stato un lato negativo, un lato di Daphne pronto a scattare. Forse era pazza per davvero.
Cercò tranquillizzarsi mentre la vocina nella sua testa tentava di dirle che in fondo era stato gentile a chiederlo, educato e un po' inopportuno, ma gentile.
«No. Non credo che sarebbe il caso. Se intendi in amicizia va bene ma non credo che tollererei altro, mi dispiace. Non voglio darti false speranze» disse con freddezza nella voce. Lo sguardo parlava da sé, stava ad Aiden capire che stava mentendo per orgoglio, erano leggermente lucidi. Si stava facendo del male da sola, lo sapeva, ma non voleva mettere in pericolo nessuno, l'amore non faceva per lei. *Sei una cretina, sai che ti stai innamorando.*
Certo, era vero, ma lo sapeva solo lei, e Aiden si sarebbe arreso come tutti gli altri.
«Tornando a cose più tranquille. Che libro stavi leggendo l'altro giorno prima che Chocolat decidesse di rincorrere lo scoiattolo?» chiese senza nemmeno pensarci, voleva tornare alla tranquillità di qualche attimo prima, infatti spuntò un sorriso sul suo volto sebbene gli occhi lucidi fossero ancora lì.
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Aiden Weiss
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A
more o non amore? Questo era il dilemma.
Cosa provava per lei? Quanto tempo avrebbe impiegato per ammettere a sé stesso, alla sua anima, di volerla davvero? Di amarla? O era semplice desiderio?
Baciarla era senza dubbio un desiderio, ma voler stare con lei perché stava bene era senz’altro una storia del tutto differente. Eppure Daphne scattò come un giaguaro pronto all’attacco, zanne e artigli pronti a colpirlo al prossimo passo falso, ma mise in mostra il suo arsenale per rendere più chiaro l’avvertimento.
No, non lo amava, non lo voleva in quel senso e ciò scaturì un verso colmo di disperazione da parte della bestiolina che sentiva di avere nel cuore. Quanto avrebbe impiegato quella bestiolina a lacerare il cuore a seguito di quell’improvviso e inaspettato dolore?
Aiden deglutì a vuoto e dovette incassare la risposta di Daphne in remoto silenzio. Ma poi si decise ad annuire, secco, facendole capire che aveva recepito il messaggio. Non lo amava…
«Non ho mai nutrito speranze, non per me...» mormorò a mezza voce. Se solo avesse ordinato del vino, si sarebbe volentieri strozzato con qualcosa di alcolico. Cosa sperava di ottenere facendole quella richiesta? Di sentirsi dire: “Sì, baciami tutta”?
Idiota... si ammonì mentre abbassava lo sguardo sul piatto vuoto per qualche secondo.
Sospirò e tornò a guardarla, impassibile in un primo momento, per poi sforzarsi di sorridere a sua volta. «La Torre Nera di Stephen King. Uno scrittore Babbano… molto bravo, molto interessante da leggere… Tu cosa preferisci leggere?»

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Edited by Aiden Wëiss» - 30/8/2017, 15:29
 
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Daphne era sempre stata gentile con chiunque, se non le aveva fatto un torto, ma quando si trattava di qualcuno che voleva farsi spazio nel suo cuore non aveva più controllo della sua mente. Paura. Ecco cos'era.
Se avesse provato a dire a suo fratello che non provava nulla per Aiden avrebbe immediatamente capito che stava spudoratamente mentendo, ma il ragazzo di fronte a lei non l'aveva capito. *Non puoi fargliene una colpa se tu sei una pazza psicopatica.*
«Non ho mai nutrito speranze, non per me...» Notò che aveva abbassato lo sguardo e in quel momento avrebbe solo voluto tornare indietro a prima di conoscerlo e stare più attenta a Chocolat, lui non l'avrebbe mai conosciuta e non starebbe male per colpa sua.
*Sei-una-cretina.*
Era terribilmente confusa.
«La Torre Nera di Stephen King. Uno scrittore Babbano… molto bravo, molto interessante da leggere… Tu cosa preferisci leggere?» Annuì cercando di mostrare curiosità, sentendosi leggermente in colpa per il libro che era andato perduto.
«Sì, ne ho sentito parlare... Io leggo principalmente romanzi d'avventura ma qualsiasi genere va bene se il libro mi appassiona» disse con gli occhi luminosi, adorava parlare di libri.
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Aiden Weiss
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N
on riusciva a decifrare l’espressione di Daphne. Perché non ci riusciva? Era così brava a nascondere le sue emozioni o era lui che aveva perso l’abilità di capirlo?
Se lo stava guardando con pietà per quel rifiuto, Aiden avrebbe quasi certamente alzato i tacchi, pagato e tornato a casa a stomaco vuoto. Non poteva sopportare anche uno sguardo carico di pietà dopo essere stato rifiutato di netto, come se lei avesse intuito il suo interesse verso di lei.
Perché quindi voleva restare oltre?
Perché paghi tu, idiota! disse la sua coscienza. Aiden sospirò nel pensare una cosa simile, ma forse era questa la verità.
Era distrutto emotivamente e sentimentalmente. Quel rifiuto aveva almeno messo in chiaro quanto provava per lei, nonostante l’orgoglio spingesse per negare la cosa. Ma a sé stesso, forse, non poteva mentire in eterno.
Almeno aveva capito di volerla, desiderarla, amarla. Amare era una parola grossa, Aiden non aveva mai amato prima d’ora, ma sentiva in cuor suo che doveva sentirsi così una persona che provava un’amore non corrisposto.
Il mio primo appuntamento… Un disastro! Rifiutato già in partenza e io che speravo di innamorarmi della persona giusta. Che illuso che sono, un povero e sciocco illuso che sogna ad occhi aperti una donna che non mi vuole. Quanto poteva essere ingiusto con me il Fato? pensò.
Il volto era una maschera impassibile, indecifrabile, impenetrabile… Ascoltò tutto senza provare emozione alcuna, si sentiva svuotato, un guscio vuoto e rotto.
Avrebbe amato ancora?
No, perché voleva lei! Voleva Daphne, a tutti i costi!
«Hai un colore preferito?» mormorò a mezza voce, a fatica, come se gli costasse parlare di così futili per non pensare al danno che era stato fatto.

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Sentiva un dolore terribile al petto, all'altezza del cuore, per un momento pensò che sarebbe morta.
Le faceva terribilmente male vedere l'espressione allegra e spensierata che aveva qualche attimo prima essere sostituita da quella fredda e impassibile. L'avevo ferito terribilmente, si sentiva una merda.
«Hai un colore preferito?» Glielo aveva chiesto mormorando, come se si stesse torturando per continuare quella conversazione.
Si stava maledettamente innamorando di lui ma si rifiutava di ammetterlo, non voleva, non doveva.
«Scusami, vado un attimo in bagno, torno subito» disse alzandosi velocemente diretta verso il bagno. Entrata lì non poté più trattenersi, una lacrima le scivolò sulla guancia prepotente, ignorando tutto ciò che aveva fatto il 24 anni per non piangere mai. Ce l'aveva fatta, aveva tirato fuori il lato peggiore di lei. Se la asciugò col retro della mano per poi guardarsi allo specchio, non si riconosceva più. Sospirò pesantemente per poi ritornare al tavolo più decisa che mai.
«Non riesco a vederti così, odio che vedere chi amo stare male. Sì, hai capito bene, per tutta la mia vita non ho mai lasciato avvicinare così tanto nessuno, non mi fido delle persone, fanno soffrire, e nessuno è mai andato oltre il primo tentativo, non ne valgo la pena. Mi sto innamorando di te, e non posso permetterlo, è successo senza che me ne accorgessi» esclamò con la voce rotta e gli occhi ancora rossi, perciò evitò di guardarlo negli occhi.
«E comunque il mio colore preferito è l'acquamarina» rispose con freddezza.
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L
a domanda sembrò metterla sulla strada per la fuga. La vide alzarsi, temendo che piuttosto che dirigersi verso il bagno come aveva annunciato, potesse prendere la via per l’uscita dal ristorante, lasciandolo in solitario a cenare un pasto amaro.
Si passò una mano tra i capelli, incerto sul da farsi, ma deciso a restare lì al tavolo per qualche ora, se poi non fosse tornata affatto, allora avrebbe cenato da solo. Ma quando la vide tornare diversi minuti dopo, sorrise un poco più rilassato: almeno non era fuggita via ma era rimasta, sebbene lui notò che aveva gli occhi arrossati.
Aveva pianto per lui? Per colpa sua?
Iniziò a sentirsi come un cane, l’uomo peggiore del mondo.
Prese un profondo respiro e ascoltò in silenzio ciò che lei ebbe da dire, rimanendo sorpreso da una simile rivelazione. Aveva dubitato di piacerle, invece lei aveva iniziato ad amarlo. In cuor suo, Aiden si sentiva sollevato e addolorato allo stesso tempo, perché capì che lei - nonostante fosse il primo che amasse - non poteva permettersi di stare con lui.
Dovevano quindi amarsi ma non stare insieme per chissà quale ragione?
Aiden non riusciva ad accettarlo…
Si alzò lentamente e andò accanto a lei, chinandosi appena per poterla guardare negli occhi, cercando il suo sguardo, mentre le afferrò una mano per stringergliela con dolcezza. «Non pensare che per me sia facile.» mormorò. «Sei la prima donna che mi fa provare sentimenti del genere. Non sono mai stato una persona facile da amare, io non amo facilmente perché non ho mai incontrato una donna che ne valesse la pena. Per quanto mi riguarda, tu per me vali tanto quanto il respiro che mi fa vivere. E questo dovrebbe farti capire che sono nella tua stessa situazione, ma al contrario di te lo voglio e non mi spaventa. Anche se forse un pochino sono terrorizzato, non ho mai toccato una donna in vita mia tranne che per qualche insignificante pomiciata ai tempi della scuola.» La prese sulla mano di lei si fece più decisa e lui le sollevò il mento con due dita. La costrinse a guardarlo negli occhi. «Cacciarmi via o scappare non mi faranno dimenticare o diminuire questi sentimenti che provo per te. E io sono un fottuto testone...» Abbozzò una risata per smorzare la tensione, cercando di coinvolgerla. «Vorrei tanto poterti vedere altre volte dopo stasera… Vorrei avere un’opportunità e conquistarti come meriti di essere conquistata...»

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Lo vide alzarsi e il suo corpo ebbe un lieve sussulto, che voleva fare? Se ne sarebbe andato? Non ebbe tempo di porsi troppe domande perché lo vide avvicinarsi per poi prenderle la mano dolcemente, abbassandosi il necessario per poterla guardare negli occhi. Non poté fare a meno di perdersi nel blu di quelle iridi, più tardi si sarebbe definita una masochista, ma in quel momento le sembrava la cosa più bella che potesse esserci.
Ascoltò le sue parole con il fiato sospeso, deglutendo a fine discorso. La sua mano che stringeva la sua e il contatto dell'altra con il suo mento avevo un incredibile effetto tranquillizzante, non riusciva nemmeno a capire come fosse possibile.
«Non ho mai avuto paura di nulla nella mia vita tranne che di essere ferita da qualcuno che amo, sappilo. Ti sto dando più fiducia di quanta io ne abbia mai data a qualunque altro ragazzo nella mia vita.» Sospirò per poi mordersi l'interno del labbro inferiore.
«Ti dico che sono una persona estremamente cocciuta, sono lunatica quando si tratta di te, e, ti prego, sopportami quando ti farò del male. Non vorrei fartene ma è più forte di me.» Sussurrò quella frase come se ammettere una sua debolezza fosse qualcosa di estremamente doloroso, e lo era, se lui l'avesse ferita non lo avrebbe sopportato.
Appoggiò una mano sulla sua guancia carezzandogliela dolcemente con il pollice, sapeva che sarebbe stato difficilissima tutta quella storia, ma aveva cambiato idea molto in fretta su molti aspetti nel giro di pochi attimi, ed era tutta colpa sua. Aveva qualcosa di speciale, se lo sentiva.
Alla fine sorrise, aveva il potere di cambiare tutto.
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Aiden Weiss
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Q
uegli occhi erano la sua dannazione e la sua salvezza allo stesso tempo. Diamine se era bella!
Aiden percorse il profilo della mandibola di Daphne con un dito fino ad indugiare più volte sulle labbra. Voleva baciarla, lasciarsi trascinare da quella passione che lo stava travolgendo, farle comunicare anche con il corpo e non solo con sguardi e parole che l’amava.
Il suo volto assunse l’espressione di chi era addolorato per qualcosa e, sebbene non avesse fatto nulla, non voleva farla dubitare di lui o deluderla. «Non ti farei mai del male. Mai!» Si alzò quel tanto che bastava per appoggiare la fronte a quella di lei, tenendosi in equilibrio con la sedia su cui lei era seduta e il tavolo. (Giurò di avere la mano sulla narice della testa di drago!). Chiuse gli occhi per bearsi di quel loro contatto, consapevole che si stava facendo delle promesse, come era giusto che fosse tra due persone innamorate. «Io sono estremamente orgoglioso e… potrei mentire a fin di bene, solo per proteggerti. Ma farò di tutto per evitarlo, tuttavia era giusto dirtelo. Essere onesti è alla base di tutto.» sussurrò. Poi rise quando Daphne confessò di essere lunatica quando si trattava di lui. «Lunatica quando si tratta di me? Che dovrei dire io che sono territoriale? Uhm?» Strisciò il naso contro quello di lei, con un sorriso. «Se mi farai del male… Io ti verrò a prendere e ti garantisco che sentirai le sculacciate che darò quel magnifico sedere che ti ritrovi!»
Non le diede il tempo di replicare, nemmeno il tempo di reagire in nessun modo che si mosse veloce come un fulmine. Attirò le labbra di lei in un bacio da toglierle il respiro, infondendo tutto ciò che provava in quel singolo ma intenso bacio.
Finalmente sapeva cosa si provava quando si baciava la donna che si amava: era come avere i fuochi d’artificio in testa, anzi, meglio! Era una sensazione indescivibile.

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Il contatto con la fronte di lui la fece calmare, era tranquilla, ora, sebbene la vicinanza tra i loro visi la mettesse leggermente a disagio. Cosa voleva fare? *E se mi baciasse?*
«Non ho bisogno di essere protetta, detesto le bugie, qualsiasi cosa succeda devi raccontarmi tutto» gli disse con sicurezza, odiava mentire sulla sua vera identità ma quello era necessario per proteggere soprattutto sé stessa, o si sarebbe ritrovata a essere una cena per vampiri in men che non si dica.
Arrossì visibilmente alla sua battuta e stava per controbattere quando la distanza fra le loro labbra fu azzerata dal rosso senza che nemmeno potesse rendersi conto di ciò che stava accadendo.
Per i primi attimi si rifiutò di rispondere, la sorpresa era stata troppa, ma poi il suo corpo decise di fare ciò che gli pareva senza più ascoltare il suo cervello che diceva di rifiutarsi categoricamente.
Fu un turbine di emozioni assurde che non si sarebbe mai aspettata, le farfalle nello stomaco, la mente annebbiata e le sue labbra che rispondevano al bacio come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Quando non ebbe più fiato si staccò lentamente con il respiro affannoso e gli occhi leggermente sgranati, non riusciva a credere che avesse appena dato il suo primo bacio.
*E' un po' imbarazzante, no? Hai ventiquattro anni.*
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vrebbe voluto stringerla, avvolgerla con le sue braccia, ma se non rimaneva aggrappato al tavolo e alla narice del drago sarebbe sicuramente cascato tra le braccia di Daphne, in una zona che avrebbe fatto arrossire entrambi dall’imbarazzo della scena.
Dovette accontentarsi del contatto delle sole labbra, beandosi e gustandosi quel suo sapore che letteralmente lo aveva spedito in orbita. Per lo meno sapeva baciare, perché lei risultò da prima impietrita come se temesse di non essere capace, poi aveva appena ricambiato.
Non appena si staccò dalle labbra del fulvo, Aiden notò lo stupore sul viso della giovane donna. Abbozzò un sorriso imbarazzato. «Sono stato poco soddisfacente?» domandò con un filo di voce.
Si morse un labbro e poi si alzò, le ginocchia indolenzite per essere stato in un quella posizione bassa e tornò a sedersi di fronte a lei.
«Che ne dici se rimandiamo l’argomento “bacio” a dopo cena e ci dedichiamo a parlare del più e del meno tra una portata e l’altra?» propose.
Chissà cosa aveva pensato e provato nel baciarlo. Lo aveva giudicato un buon baciatore? Che era stato frettoloso tra le rispettive confessioni e il bacio improvviso?

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Edited by Aiden Wëiss» - 31/8/2017, 16:16
 
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Era forse stata imbranata? Gli aveva fatto schifo? Avrebbe forse cambiato idea su di lei dopo ciò che era appena accaduto?
Aveva giurato a sé stessa che se l'avesse baciata lei si sarebbe alzata e se ne sarebbe andata ma ora che era successo non ne aveva il coraggio, e non era da lei. *Bugiarda, non ti manca il coraggio, tu non VUOI.*
«Sono stato poco soddisfacente?» Sbatté le ciglia un paio di volte come per elaborare la domanda per poi scuotere la testa leggermente, lei cosa ne poteva sapere? Erano troppe emozioni nello stesso momento, non credeva di poter sopportare una situazione del genere se fosse continuata cosi fino a fine serata, avrebbe fatto un infarto prima.
« No..Cioè, io non lo so, ecco... era il mio primo bacio» confessò per poi sentire avvampare le guance che si affrettò a coprire con le mani per il troppo imbarazzo.
Annuì alla sua proposta di parlare d'altro mentre lo guardava sedersi di fronte a lei, forse fingere che non fosse accaduto nulla era sbagliato ma non voleva pensare di non essere riuscita a tenere fede alle promesse che aveva fatto a sé stessa.
«Certo, devi dirmi qual è il tuo colore preferito, ora» esclamò ridacchiando.
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a rivelazione di Daphne lo lasciò comunque esterrefatto. Aveva immaginato che non avesse mai avuto una relazione prima d’ora, come lui, eppure non avrebbe mai pensato che non avesse mai ricevuto il primo bacio.
A quanto pare Daphne era alle prime armi in tutto, il che gli fece salire un motto di orgoglio, perché voleva essere lui il primo… in tutto! E lei sarebbe stata la prima per lui, sebbene non riguardo ai baci. Ma era comunque la prima ad essere uscita con lui, ad averlo fatto innamorare e - gli Dei lo vogliano! - gli avrebbe fatto perdere la verginità. Non che volesse arrivare già a quel punto, sebbene sentisse un certo impulso sessuale verso di lei, ma prima o poi sarebbe arrivato quel momento, o almeno così Aiden sperava. Doveva solo pazientare…
Si schiarì la voce e le riprese la mano, dopo aver allungato la sua lungo il tavolo rotondo con una bellissima tovaglia rossa. «Ti abituerai ai miei baci focosi...» buttò lì, scherzando, aggiungendo un rapido occhiolino per rendere il tutto più comico. Sorrise e appoggiò il mento sul palmo della mano, mentre sentiva lo stomaco brontolare dalla fame. «Mmm… Il verde.» rispose. «Mi ricorda molto casa mia, la mia patria. Un giorno voglio farti vedere Galway, se me lo permetterai. E’ la mia città natale.» spiegò, fantasticando ad occhi aperti. Gli mancava da morire l’Irlanda, a volte sognava di tornare a vivere lì se non fosse stato per il suo lavoro da Auror…
Si grattò una tempia rimuginando se dirglielo o meno, dopotutto le aveva promesso di mentire il meno possibile, eppure sapeva che al momento era meglio tenerla all’oscuro di tutto, per la sua sicurezza, ma avrebbe comunque chiesto consiglio a sua madre a riguardo. Non sapeva davvero come tenere Daphne al sicuro dai suoi potenziali nemici. Non se lo sarebbe mai perdonato se per colpa sua finisse con il restare uccisa.
«L’appartamento di Lena è rimasto con i muri in tema di San Patrizio. Verde scuro con lire d’oro e trifogli verde chiaro. Ci siamo divertiti molto quel giorno.» le raccontò con entusiasmo. «A proposito, ho trovato casa in Scozia, come ti avevo accennato giorni fa. Sono in fase di traslocco e non appena avrò finito vorrei organizzare una festicciola. Mi farebbe piacere che ci fossi anche tu.»

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Sembrò essere abbastanza sorpreso della rivelazione di Daphne ma cercò di non farci caso e non farsi condizionare da mille paranoie, non voleva pensare che ora le sarebbe stato accanto per poter soddisfare il suo il suo ego maschile. Sarà stata inesperta in fatto di uomini sulla propria pelle ma aveva qualche amico a Ilvermorny, sapeva come tendevano a comportarsi.
«Ti abituerai ai miei baci focosi...» Sebbene l'avesse detto in modo scherzoso non poté fare altro che fare una risatina nervosa, non sapeva se era pronta tutto quello, era successo tutto troppo in fretta, era terrorizzata.
«Mmm… Il verde. Mi ricorda molto casa mia, la mia patria. Un giorno voglio farti vedere Galway, se me lo permetterai. E’ la mia città natale.» Annuì leggermente ricordandosi perfettamente cos'era accaduto quand'era andata in Irlanda, aveva evitato una coltellata per puro miracolo, e ora anche Leonard era in Irlanda.
«Sono stata a Galway qualche anno fa, anche Cork e Limerick in verità. Belle...» spiegò sorridendo sebbene un occhio attento avrebbe notato che non fosse molto convinta.
«L’appartamento di Lena è rimasto con i muri in tema di San Patrizio. Verde scuro con lire d’oro e trifogli verde chiaro. Ci siamo divertiti molto quel giorno. A proposito, ho trovato casa in Scozia, come ti avevo accennato giorni fa. Sono in fase di traslocco e non appena avrò finito vorrei organizzare una festicciola. Mi farebbe piacere che ci fossi anche tu.»
*Festicciola? Significa che c'è la possibilità che io conosca la sua famiglia e i suoi amici. No no no.*
Forse era un passo troppo affrettato per lei? Ma avrebbe potuto rifiutare con una qualche scusa, no?
«Deve essere un bel appartamento, allegro tutto l'anno! Scozia, dove?» chiese curiosa.
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«
O
h, avanti! Stavo solo scherzando!» borbottò nel sentirla nervosa per la sua battuta. Possibile che ora si sentisse a disagio per via di quel semplice bacio?
Tornò a sorridere quando Daphne disse di aver già visto Galway, Cork e Limerick ma non sembrò molto convinta sul fatto che fossero belle. La cosa rattristò Aiden, lui amava alla follia la propria città e percepire che probabilmente non erano apprezzate particolarmente da lei, gli diede abbastanza fastidio. Lui avrebbe volentieri visitato la città natale di Daphne, un giorno, ma era sicuro che l’avrebbe trovata interessante.
«Non sei convinta, lo capisco… Forse in mia compagnia vedrai almeno Galway sotto un occhio diverso...» mormorò asciutto. Le avrebbe mostrato le meraviglie di Galway e dei suoi dintorni, ma le avrebbe anche fatto vedere il maniero dei Weiss.
Le dita si intrecciarono in quelle di lei. Ormai stabilire un contatto fisico con lei sembrava essere diventato fondamentale, seppur banale come tenerle la mano. Lo faceva star bene.
Annuì alle parole di Daphne, anche se in realtà era una vera e propria villetta in mezzo al bosco, poco fuori Hogsmeade.
«E’ a mezz’ora di cammino da Hogsmeade. E’ una villetta in pietra e legno, con un tranquillo ambiente in mezzo al bosco. Di notte ci sono così tante lucciole che illuminano la zona. Un posto niente male anche se molto solitario. Ma d’altro canto è tipico di me stare da solo.» spiegò con semplicità, scrollando le spalle. «Però, adesso, ho te… E mi basta.» ammise con un sorriso sincero.

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