Date with a Dragon Clouds, Privata.

«Allora non appena la casa sarà pronta ti farò sapere e potrai venire a vederle tutte le volte che vorrai.» esclamò in seguito alla risposta di lei. Ciò bastò per farlo sorridere. Tutto sommato l’avrebbe rivista e avrebbero passato del tempo insieme, si sarebbero conosciuti meglio e approfondito quel loro rapporto appena nato.
Le riempì il calice di vino e poi il proprio, sollevandolo infine per proporre un brindisi. «Alle lucciole allora! Possano farci sognare in quell’atmosfera romantica che solo loro sanno creare… E a te! A te che saresti la Musa perfetta in mezzo a tutte quelle lucciole...» Con una vena di imbarazzo, Aiden le sorrise ma gli occhi le comunicarono quanto già le appartenesse, anima e corpo.
Fecero tintinnare i calici e lui bevve tutto d’un fiato, per poi fissare le pietanze a disposizione. Alla fine assaggiò un po’ di tutto, per compiacerla.
Quando arrivò il momento di mangiare i Mochi, ne prese uno dei propri e glielo mise sul piatto. «Il dessert va’ condiviso...» spiegò. Avrebbe voluto portarglielo alla bocca, ma non era sicuro che avrebbe gradito di lasciarsi imboccare, poteva fraintendere il gesto; perciò evitò e si limitò a posarglielo nel piatto.

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Notò lo strano sguardo sognante di Daphne, come se stesse fantasticando a quanto il rosso aveva appena descritto. A cosa stava pensando? I pensieri della giovane e attraente Strega erano focalizzati a passare un momento romantico con lui?
A volte Daphne sembrava davvero innamorata di lui, a volte invece sembrava opporsi. Non sapeva perché ma Aiden voleva scoprirlo, era nella sua indole scoprire le cose, ma ora non era il momento, doveva aspettare ancora un po’, affrontare con lei l’argomento bacio come prima cosa.
Si versò un altro bicchiere di vino ma lo finì a sorsate, tra un morso e l’altro dei dolcetti. Scoppiò a ridere, divertito, nel guardarla porre fine l’esistenza di quel povero Mochi in soli due morsi.
«Ahhh Daphne, sei magnifica in tutto e per tutto!» commentó, senza troppi peli sulla lingua, mentre si accingeva a finire da solo il vino, notando che Daphne non sembrava intenzionata ad alzare il gomito con lui.
«Andremo, ma ad una condizione!» Posò il bicchiere e si alzò, traballando appena mentre ridacchiava. «Devi permettermi di accompagnarti fino ad un terzo di strada fino a casa tua. Lo so, oso troppo ma almeno non è fino alla porta di casa.» Si mise la giacca e sistemò i capelli, passandosi una mano tra di essi. Si avvicinò a lei e si sporse verso quel volto le cui labbra lo stavano chiamando. «O questo o… un bacio.» mormorò con voce suadente.

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Accadde tutto troppo in fretta…
Daphne probabilmente era più propensa a lasciarsi accompagnare per un tratto di strada, questo dal modo con cui si aggrappò al suo braccio, timida ed impacciata. Eppure, al solo udire la seconda opzione, la vide pervasa dall’imbarazzo estremo. Ma era possibile che dietro tale sguardo vi fosse anche la paura?
Aiden provò ad afferrarle ma non fece in tempo. Tentò perfino di seguirla ma ad ogni passo sentiva il mondo sgretolarsi sotto ai suoi piedi. «Perché Daphne? Perché scappi da me e dai miei sentimenti?» le disse a voce alta prima di vederla sparire oltre la porta.
Il cuore di Aiden si fermò e lo sentì lacerarsi, come se qualcuno si stesse divertendo a strapparglielo come fogli di carta. La sua mente non riusciva ancora a capacitarsi di quanto era accaduto, tranne che a soffermarsi su una parola: delusione. Sì, Aiden era deluso!
Con l’amaro in bocca dopo aver scoperto che Daphne era scomparsa del tutto una volta fuori dalle porte, Aiden dovette tornare indietro e pagare quella cena la cui portata finale era un piatto a base di cenere.
Una vecchia coppia era in fila accanto a lui e nel vederlo palesemente distrutto, desideroso di tornare a casa e sprofondare nella disperazione, cercarono di risollevargli il morale. Lui infatti si era ritrovato a fare un resoconto della serata, trovando la coppia davvero premurosa e gentile.
«Sei giovane, troverai chi ti amerà per davvero…» fu la risposta della vecchia, tutta elegante per il marito. Regalò ad Aiden un materno sorriso e lo lasciarono passare avanti.
Quindi il rosso pagò e salutando l’anziana coppia se ne andò, camminando da solo per strada.
Forse Daphne non era la donna giusta per lui, si era solo innamorato di una donna che per quanto timida ed inesperta non voleva nemmeno baciarlo. Cos’era, in fondo, un misero bacio se non la dimostrazione dei propri sentimenti a chi si ama?
Dire di amarsi solo a parole non sarebbe servito molto a lungo andare, spesso erano i gesti a rendere vivo l’amore tra due persone. E le parole a volte non rispecchiavano il vero.
Che Daphne non lo amasse? O che temesse di non essere all’altezza dei sentimenti di Aiden? Oppure temeva che Aiden fosse come qualsiasi uomo, deciso a volerla conquistare per poterla portare solo a letto?
A tale pensiero, l’Auror prese a piangere silenziosamente. Non aveva ancora provato desiderio per lei, non quello carnale, ma solo di baciarla e stare più tempo in sua compagnia. Possibile che avesse incompreso tutto?
Non seppe più che pensare, se non che ora aveva il cuore spezzato.
Il primo amore, il primo appuntamento. Un totale disastro!
Arrivato a piedi fino all’appartamento, Aiden entrò silenziosamente come un fantasma e si rinchiuse in camera sua, a piangere sul suo amore non corrisposto.
Lei non mi ama. Non mi ha mai amato. Stupido io a pensare che fosse quella giusta per me. L’amore è orribile, un sentimento meschino! Mai mi sarei aspettato una simile delusione… Non sono nemmeno sicuro di riuscire a dimenticarla! pensò, stringendosi il petto.
Non sapeva dove cercarla per chiederle spiegazioni, se non recarsi al parco dove l’aveva conosciuta quel giorno. Ma cosa doveva fare? Tentare ancora o lasciare perdere?

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