Deal with the Devil, Privata

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view post Posted on 15/2/2018, 15:05
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You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

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Thalia J. Moran | 17 anni | Prefetto Tassorosso | IV anno


Qualcosa, finalmente, si era mosso: lo sguardo della Serpeverde indicava chiaramente l'assurda convinzione del Prefetto di avere il controllo sulla conversazione in corso; glielo si leggeva negli occhi, in quella smorfia di compiacimento e in quella prematura parvenza di vittoria. Fremeva dalla voglia di tenerla sotto scacco, magari di estorcerle qualche scialbo pettegolezzo sul compagno e collega.
Del resto, la sua vita era trascorsa in una famiglia troppo numerosa nella quale avere segreti era un lusso ed un privilegio; vivere lontana da tutti loro, nei primi anni ad Hogwarts, aveva gradualmente irrobustito la sua riservatezza, facendo sì che chi desiderasse conoscere davvero il suo passato e presente fosse costretto a trascorrere con lei il tempo necessario per meritarne la fiducia ed il rispetto.
Se la Armstrong pensava di bruciare le tappe, aveva davvero considerato malamente l'intera faccenda.

Il ragazzo col libro sottobraccio coprì in breve tempo lo spazio dell'ingresso, marciando a passo sempre più svelto nella loro direzione. La Tassorosso lo esaminò per bene, dato che la sua visuale era rivolta al portone principale, e non riconobbe in lui uno dei suoi compagni.
Se non era un Tassorosso, doveva essere per forza un Serpeverde.
Poi, quasi a rallentatore, il ragazzo si fermò accanto a loro, pronto ad allungare il dorso della mano a sfiorare il viso del Prefetto verde-argento.
Sollevò lo sguardo verso di lui, quasi impacciata nel sentirsi di troppo in quel momento, ed il fugace istante nel quale ella l'osservò, bastò a lasciarla senza parole. Se dapprima aveva dubitato delle intenzioni del giovane sconosciuto, ora l'ombra del dubbio era svanita così com'era venuta.
Istintivamente, quasi a volersi estraniare da quel momento d'intimità, l'Irlandese virò lo sguardo altrove, trattenendo a stento un sorriso malizioso. Conosceva quello sguardo: Mike sembrava rivolgerle la stessa espressione ogni qualvolta s'incontrassero.


*Oh, Armstrong. La tua reputazione!* pensò divertita.
Fu un attimo e la figura del ragazzo scivolò via, dopo aver pronunciato poche significative parole.
La Tassorosso era ancora immersa nell'osservazione delle quattro clessidre posizionate in fondo alla Sala, quando il Serpeverde le passò davanti dirigendosi al tavolo dei Corvonero.
Lo esaminò con cura questa volta, cercando di capire se e come quel giovanotto fosse riuscito a compiere il miracolo.

«Che cosa terribile, Armstrong.» ripeté, tornando a guardare la Serpeverde seduta accanto a lei.
L'espressione inebetita, sconvolta e mista ad una quasi piacevole incredulità; le gote si tinsero di un lieve rossore, in netto contrasto con le linee bianche delle cicatrici e l'incarnato pallido.
Non aveva intenzione di prenderla in giro per quel momento inatteso: percepiva il netto desiderio di esprimersi in una risata liberatoria che, magari, avrebbe alleggerito la tensione della compagna, ma cercò di trattenere le parole, provando a misurarle con cura.


«Suppongo sia lui il motivo di tanta distrazione.» aggiunse infine, colmando quell'imbarazzato silenzio ed indicandoglielo con un cenno impercettibile del capo.
Non commentò l'aspetto, le movenze o il loro rapporto. Non spettava a lei, di certo, intervenire a gamba tesa in un argomento simile.
D'altro canto, quell'imbarazzo se ne sarebbe dovuto andare, in qualche modo.
Uscendo dalla Sala, il Serpeverde si limitò ad un sorriso e ad uno sguardo languido, qualcosa che nell'intimo della Tassorosso aveva scatenato una nuova tentazione. Ridacchiare per quei modi tesi all'eccesso o risparmiarsi l'ira della Serpeverde rivolgendole mere considerazioni ironiche?


«E così Sophie Armstrong, dopotutto, ha un cuore di zucchero, uh? Chi l'avrebbe mai detto.»
Un'espressione di chiaro divertimento si dipinse sul suo viso ovale, mentre le labbra piene si curvavano in un sorriso malizioso e gli occhi brillavano di quel sarcasmo che avrebbe curato qualsiasi tipo di imbarazzo.

Deduco che le sorprese non ti piacciano :ihih:
Ps. Nel corso di questa role non è stato maltrattato alcun membro della Casa Serpeverde.
 
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view post Posted on 28/3/2018, 20:00
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Sophie


Armstrong



Prefetto Serpeverde - III Anno



jMd0xoS

Tutto quello che accadde in quell'istante fu completamente assurdo. Sophie ancora non se ne capacitava: non riusciva ancora a credere che fosse successo davvero, eppure si era appena rimessa in sesto. Aveva seguito la figura di Elijah mentre si allontanava fino a quando non fosse sparita dal suo campo visivo. Del tutto esterrefatta, tornò a guardare il viso della collega e ormai arresa all'accaduto pronunciò quelle poche parole. Aveva pensato, erroneamente, di aver preso la palla al balzo nel pronunciare il nome del suo Concasato nonché collega, ma Elijah l'aveva messa al tappeto, un'altra volta. Era stato lui l'unico al mondo a renderla così debole, così uguale a tutte le ragazzine della sua età. Sophie dovette arrendersi di fronte a quegli occhi blu ed ammettere qualcosa che non avrebbe mai ammesso neanche sotto tortura, non davanti agli occhi di qualcun altro. I suoi battiti cardiaci avevano preso quel ritmo incontrollabile e non accennavano ancora a diminuire. In quell'istante fu costretta a spostare lo sguardo dal volto di Thalia, o sarebbe riuscita a farsi umiliare più di quanto aveva già fatto.
- Ah, no. Cosa ti fa pensare che possa essere lui il motivo della mia distrazione? - Nonostante il suo tono di voce facesse di tutto per mantenere quel velo di ironia, non appariva più così sicuro com'era solito apparire. Gli occhi chiari della Serpeverde puntarono nuovamente la copertina del suo libro chiuso sul tavolo e nervosamente la mano sinistra andò ad aprirlo, senza un motivo ben preciso. Era stata presa da un momento di estrema confusione e difficoltà, si sentiva in imbarazzo, e non le era mai successo. Che fine aveva fatto la determinata e sicura di sé Sophie Armstrong?
Sbuffò, arrendendosi nuovamente alle sue emozioni. Con la mano destra spostò una ciocca dei suoi lunghi capelli biondi dietro l'orecchio e subito dopo tornò a guardare il viso della Tassorosso.
- ...E così Sophie Armstrong è stata sgamata, uh? - Utilizzò lo stesso tono di voce ironico che aveva utilizzato la compagna, ed un leggero sorriso si dipinse sul suo volto.
- Ma non farci l'abitudine, Moran. - Piegò il capo da un lato, leggermente.
- E' a causa sua. Soltanto sua. - Sentenziò.
- Sabato, a quella ronda, tornerò ad essere la persona più fredda e antipatica che tu conosca. - Fece una piccola pausa.
- ...Soprattutto perché lui, ahimè, non sarà lì con noi. -


Chiedo venia per l'imperdonabile ritardo.
Anche se un po' te lo sei meritato


 
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view post Posted on 7/4/2018, 15:03
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Thalia J. Moran | 17 anni | Prefetto Tassorosso | IV anno


Le piaceva pensare di non avere sempre una risposta per tutto, benché l'esperienza le avesse provato l'esatto contrario. Spesso, in effetti, si era convinta di aver guadagnato, con il tempo e la pazienza, una discreta conoscenza dell’animo umano o, più semplicemente, delle persone che la circondavano. Ad onor del vero, quella sua capacità di saper ‘leggere’ le persone le aveva garantito la sopravvivenza, per la scoperta di dettagli in apparenza insignificanti oppure per il semplice, quanto innaturale, sesto senso di cui sembrava essere dotata.
Anche in quel caso, di fronte ad una Armstrong in evidente difficoltà, non faticò ad immaginare a quanta rabbia la giovane avrebbe dato sfogo se, accidentalmente, la Tassorosso avesse anche solamente osato ridere di lei. Per tale ragione - e per molte altre - la rossa rimase in silenzio dopo l’ultima sottile frecciatina, in attesa di una confessione da parte del Prefetto che la inducesse a ritenersi salva, avendo posto in essere un contesto ironico accettato anche, e soprattutto, dalla controparte.
Non volle sapere il suo nome né il modo in cui fosse riuscito a cambiare la Serpeverde, nota per i suoi sguardi minacciosi e per la durezza dei suoi ammonimenti. Si sarebbe aspettata tutto, tranne che la ragazza si ammutolisse e cercasse di porre rimedio a quell’impasse emotiva con la stessa ironia che la Tassorosso le aveva usato.


«Lungi da me il volerti rivelare le mie fonti.» disse infine, assaporando brevemente il sapore della vittoria «Ti basti sapere che oggi ho assistito a qualcosa di inaspettato. Qualcosa che il mio cervello difficilmente dimenticherà fino alla fine dei suoi giorni!»
Sorrise sorniona e in quel momento si chiese se Mike, di tanto in tanto, avesse avvistato i due piccioncini in Sala Comune. Non era ghiotta di pettegolezzi come molte compagne, ma il fatto che la Armstrong avesse un cuore - e che questo non fosse di fredda pietra granitica - era uno scoop irrinunciabile, persino per una persona riservata come lei.
«Devo confessarti che non avevo alcuna intenzione di abituarmici. Devo ammettere di essere sorpresa, però.» le fece eco, volgendo il capo al versante opposto della Sala Grande «E che questo mutamento inaspettato sia causa sua… oh beh. Questo l'avevo capito. Di tuo non ti saresti mai permessa di non aver nulla da dire, non è vero?»

Giunte a quel punto, si disse, sarebbe stato inutile fingere di non aver gradito l’intrusione del Serpeverde; era riuscito, in una manciata di minuti, a soppiantare anni ed anni di freddo e calcolato lavorio da parte della fanciulla seduta al suo fianco. Qualcosa delle sue parole seguenti la portò a riflettere sul fatto che, dopotutto, tanta freddezza fosse solamente una maschera indossata ad hoc per confondere e confondersi.
«Sei così gradevole Armstrong, con quella nota acida nelle parole e nei fatti...» commentò, abbozzando un sorriso fugace e ammantandosi di una serietà che non le apparteneva «Non mi aspetto nulla di diverso per la ronda di domani. E riguardo all'assenza dell'imputato, meglio così. Mi servi concentrata, Armstrong.»
Le sorrise nuovamente, volgendo il capo verso di lei «Non vorrei mai essere costretta ad abbandonare una quieta ronda nella Foresta per una seduta di coppia.»

Malandrina di una Armstrong! :angry2:
 
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view post Posted on 3/5/2018, 14:21
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Sophie


Armstrong



Serpeverde - III Anno - 17 Anni



Più passava il tempo, più il suo lato aggressivo cresceva. Sophie sentiva, dentro di sé, quella voglia di fare qualcosa di sbagliato farsi sempre più presente. Una persona orgogliosa e riservata come lei non avrebbe mai accettato il fatto che, qualcuno, potesse assistere ad un suo momento di debolezza. Sì, Elijah era riuscito a renderla quasi un’altra persona, ma non era riuscito ancora a calmare quella perenne guerra che aveva dentro. Non riuscì ad accettare quella situazione, cosa che la portò ad immaginare situazioni fin troppo sadiche. Era consapevole di essere sotto gli occhi di una scuola intera, e che, se avesse trasformato in realtà quelle sue intenzioni, sarebbe finita dritta dritta ad Azkaban. Nessuno era a conoscenza di quel suo sadismo, di quella sua voglia di far del male, neppure Elijah. Nessuno sapeva che, in realtà, Sophie Armstrong era nella cerchia del Signore Oscuro, nessuno sapeva che era pronta ad uccidere chiunque Lui avesse voluto morto. Tranne uno.
Percepiva quella rabbia aumentare sempre di più, non riusciva a controllarla. Non sopportava che una persona diversa da Elijah potesse vedere quel suo lato debole. Emozioni contrastanti si fecero ben presenti dentro di lei, e la ragazza iniziò ad agitarsi. Da un lato, le aveva fatto bene vederlo, ma dall’altro, aveva risvegliato in lei quel senso di insensibilità che aveva da sempre. Cercò ad ogni modo di mostrarsi rilassata, ma non riusciva a trovare una posizione ferma su quella panca. Ogni parola che fuoriusciva dalla bocca della Tassorosso non faceva altro che incrementare quella sua ira, come un vero e proprio carburante. Era da molto tempo che non provava quel tipo di sensazioni, né tanto meno che quei pensieri violenti le passavano per la testa.
«Invece io penso proprio che dovrai dimenticarlo.» Quel velo di ironia era ancora lì presente nel suo tono di voce. Subito dopo, la Serpeverde avvicinò un po’ di più il suo viso a quello della compagna, mentre le sue labbra si curvavano nuovamente in quel ghigno.
«Sai, sono molto brava con l’Oblivion…» Sussurrò, prima di allontanarsi dall’orecchio della rossa. Thalia non avrebbe dovuto assistere a quella scena, e sarebbe stata Sophie stessa a placare quelle voci di corridoio, se solo lei le avesse fatte partire. Sperava soltanto che non le avrebbe dato motivo.
Ascoltò le sue successive parole con distrazione, mentre prendeva il libro di Cura delle Creature Magiche tra le mani e lo appoggiava sulle sue cosce.
«Per quanto possa apparire debole, carina e dolce dinanzi agli occhi blu del mio fidanzato, porto sempre a termine il mio lavoro.» Sorrise in modo beffardo, poi rialzò gli occhi verso il viso di Thalia.
«Fossi in te, mi preoccuperei di altro.» Continuò, divenendo più cupa.
«Durante quella ronda, Sabato, farei attenzione a quello che potrebbe accadere. Gli incidenti sono ormai all’ordine del giorno. Soprattutto di notte, nella Foresta Proibita.» Fece una piccola pausa.
«La prossima volta, ti consiglierei di stare attenta a ciò che vedi… e soprattutto a ciò che potrebbe uscire dalla tua candida boccuccia.»




 
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view post Posted on 11/5/2018, 22:17
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Thalia J. Moran | 17 anni | Prefetto Tassorosso | IV anno

Una fiammella poteva dare vita ad un incendio devastante. Bastava un momento di disattenzione, troppa audacia nel voler condurre un gioco pericoloso ed ecco che la scintilla scattava furibonda. I Babbani dicevano, o così aveva sentito dire, che spesso gli incendi dolosi vengono appiccati usando particolari sostanze che aiutano il fuoco a progredire più rapidamente: in quel caso nessun fuoco distruttore ardeva nella Sala Grande, non uno vero in ogni caso.
Si era chiesta, in un religioso silenzio di comodo, quanto la Armstrong avrebbe impiegato per tornare ad essere la persona che le era stata descritta; aveva taciuto, punzecchiato e cercato di smussare la patina di timidezza che quel Serpeverde aveva gettato su di lei, come un incantesimo ben riuscito. Aveva atteso e, alla fine, era stata accontentata.
Uno spasmo della gamba, una vena pulsante e le dita in continua ricerca di un appiglio erano tutto ciò che le serviva per sapere di aver toccato i tasti giusti, di aver tirato i fili della marionetta e, se non altro, di non aver perso quell’assurda abilità che le permetteva di infastidire le persone.
Aveva promesso di smetterla, giurando a se stessa di concentrarsi sulle proprie priorità tralasciando gradualmente le futilità della vita da adolescente. Tuttavia, la Armstrong costituiva un’occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire così, come se niente fosse.
Le si leggeva in faccia il desiderio di rivalsa e non l’avrebbe mai spinta a tanto, non di fronte alla Sala Grande riunita poco prima della cena.


«Puoi dire al tuo amico di non farti più fare figuracce. Il resto è fuori dalla tua portata, mi spiace.» commentò pacata, lasciando che la bionda si avvicinasse a lei. Era curiosa di sapere che cosa avesse da dirle, di sentire quale velenoso commento le avrebbe riservato.
Sorrise, sinceramente divertita, e ricordò in un attimo un giorno di qualche anno prima. Approdata al terzo piano, aveva conosciuto Patrick Swan per la prima volta e il resto era, ormai, una storia vecchia.

«Oh non sei l’unica, credimi sulla parola.»
Obliviare la mente di quel ragazzino, dopo averlo Confuso, non le era piaciuto. Non subito almeno. Una volta compreso che quello fosse in realtà un effetto collaterale ed un rischio calcolato la sua coscienza era tornata linda, come se nulla fosse mai accaduto. Non aveva certo perso la mano per la manipolazione mentale e Sophie non avrebbe certo dovuto sfidarla in tal senso.
La determinazione della Serpeverde diventò presto superbia ai suoi occhi, un cambiamento affatto lusinghiero. Non si sarebbe mai sporcata le mani in quel modo, anche se la miccia l’aveva accesa lei.

«Conosco bene la Foresta, mio malgrado.» le fece eco serafica, osservando gli studenti all’ingresso della Sala, indecisi sul da farsi «Non ho avuto molta scelta. Forse dovresti dire a lui di fare più attenzione, così la mia boccuccia, che sa badare a se stessa come tutto il resto d’altro canto, non sarà più un tuo problema..»

Sospirò soddisfatta, certa di aver fatto valere le proprie ragioni e di non doversi dilungare ulteriormente in inutili minacce velate.
«Vedi, Armstrong, è più facile se non la prendi sul personale.» commentò, abbozzando un sorrisetto e rimettendosi seduta compostamente «L’ironia è un’invenzione straordinaria dell’essere umano, se sai usarla come si deve. Un po’ come l’Oblivion, insomma.»
Sarebbe stato saggio gettare acqua sul fuoco e sebbene quello fosse l’elemento che più amava in natura, non poté fare a meno di lasciar brillare l’ultima scintilla.
«La cena sta per cominciare, dovresti tornare alla tua tavolata. Non vorrai trovarti circondata da Tassorosso con boccucce candide, vero?»
 
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view post Posted on 24/5/2018, 11:05
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Armstrong



Serpeverde - III Anno - 17 Anni



Nonostante quelle velate minacce appena fuoriuscite dalla bocca della Serpeverde, quelle strane voglie da psicopatica serial killer non si erano ancora assopite. I suoi pensieri sadici, al contrario, si facevano sempre più vivi, anche contro la sua volontà. Il suo impulso era, purtroppo, qualcosa che non era mai riuscita a controllare, seppur in quel momento – fortunatamente – si stava limitando ad essere soltanto nella sua mente. Mentre le due chiacchieravano non tanto pacificamente, la Sala Grande sembrava essersi riempita ancora di più di studenti che si preparavano ad assaporare le bontà che regalava Hogwarts per la cena, e lei se ne accorse soltanto in quel momento, guardandosi intorno per un solo attimo.
Ricordava perfettamente quella notte trascorsa nelle cucine del Castello, ricordava bene il modo in cui era riuscita a manipolare la mente di quel polvero Elfo Domestico. Poteva sembrare una cosa di poco conto agli occhi dei più, ma fatto sta che quel gesto le aveva salvato la faccia. Se solo quel disgraziato non fosse stato obliviato, avrebbe potuto mettere a repentaglio la sua reputazione, nonostante si fosse premurata bene di indossare il Mantello della Disillusione. Quel gesto era stato necessario quanto indispensabile, ogni cosa andava nascosta, per quel che avrebbe potuto. Tornò a guardare la compagna con un’espressione distaccata.
«Non ho altro da dire, Moran.» Sentenziò, dopo aver udito le sue parole, stringendosi leggermente nelle spalle. Nonostante percepisse quel senso di ira farsi sempre più presente, Sophie cercò in tutti i modi di assopirla. D’altronde, seppur impulsiva, era sempre stata una persona alquanto razionale, ragion per cui si convinse del fatto che avesse già detto quello che avrebbe dovuto e, se solo Thalia avesse deluso le sue aspettative, lei avrebbe agito di conseguenza, utilizzando la sua astuzia prima di tutto.
«Sarà mia premura assicurarmi che ogni cosa sia al suo posto da ora in poi. Lui compreso.» Annuì e fece forza sulle gambe nell’intento di alzarsi, fino a ritrovarsi in piedi, col libro di Cura stretto al petto.
«Mi fido del tuo buon senso, Moran.» Il tono di voce divenne leggermente più pacato e pacifico. Diede un’altra occhiata attorno a sé e non poté fare a meno di notare che la Sala Grande era sempre più gremita di studenti, e la sua allergia alle persone stava cominciando a farsi sentire. Ascoltò di nuovo con distrazione le parole della Tassorosso e sorrise, scuotendo leggermente la testa.
«Oh, non sono mai stata particolarmente ironica, lo ammetto. Sono brava in tante cose, ma in questo proprio no.» Ammise, sincera.
«Essere circondata da Tassorosso? Credo proprio di averne avuto abbastanza, per oggi. Vi ho sempre evitati come la peste, eppure oggi ho avuto l’onore di poter interloquire con una delle peggiori. In senso buono, intendo.» Si portò nuovamente quella ciocca di capelli ribelle dietro l’orecchio e fece un passo indietro.
«È stato un estremo piacere trascorrere del tempo con te. Spero che ci sarà occasione di poter andare più in fondo.» Si sarebbe allontanata ulteriormente, non senza prima averle dedicato un ennesimo ghigno. «Ci vediamo Sabato.»




 
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