Hello Guardian!, Miniquest Guardiano

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view post Posted on 16/2/2018, 15:56
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Il Fato

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"Che succede qui?"

La domanda, pronunciata a voce alta e con una buona dose di autorità, costrinse i presenti a distogliere un attimo l'attenzione da Aiden, proprio mentre il giovane si accingeva a fare ritorno in sicurezza al di qua del parapetto. A pronunciarla era stato un poliziotto. Portava le mani alla cintola, si guardava intorno con circospezione e aveva un viso dai lineamenti slavati che lo rendeva imperturbabile. L'uomo coi baffi arricciati fu il primo a fornire all'agente la spiegazione di cui aveva bisogno. Gli occhi dell'ufficiale scrutarono a lungo l'Auror con un misto di rimprovero e irritazione, poi si posarono sull'anziana signora che ancora tremava di spavento e il suo biasimo crebbe. Si accostò a lei.

"Volete che chiami un'ambulanza, signora? Non mi sembrate troppo ferma sulle gambe!" L'anziana alzò gli occhi sul viso del poliziotto, prima di scuotere la testa con fervore. "Allora, le suggerisco di mettersi a sedere e di chiamare qualcuno di famiglia per farsi portare a casa, altrimenti sarò costretto a scortarla per assicurarmi che non abbia un malore lungo la via del ritorno." Parlava coi modi inflessibili di un uomo che sa esattamente come vadano gestiti i momenti di crisi. "Quanto agli altri, potete tornare alle vostre faccende. Mi occuperò io della situazione!"

La bella ragazza che aveva invitato Aiden a prendere un tè si fece avanti. "Agente, io e il ragazzo pensavamo di sederci a prendere qualcosa di caldo per parlare. Possiamo portare con noi la signora e assicurarci che sia in compagnia finché non l'avranno prelevata i familiari."

Il poliziotto fece scorrere lo sguardo dall'anziana alla giovane che gli aveva parlato. Annuì seccamente dopo qualche istante e le fece cenno di raggiungere la signora - che non aveva più parlato nel frattempo - per sorreggerla e aiutare, così, lo sconosciuto che se n'era preso cura fino a quel momento. Entrambi si assicurarono di scortarla a piccoli passi fino al London Grind. Mentre passava accanto ad Aiden, la fanciulla si prese il tempo di afferrargli una mano e dire: "Ti aspetto al bar!"

"Tu," fece l'ufficiale rivolto ad Aiden con sguardo glaciale, estraendo dalla tasca un blocco note e una penna. "Vieni qua: voglio che mi dia le tue generalità e che mi racconti per filo e per segno cos'è accaduto." Fece qualche passo in direzione di Aiden. I passanti lanciavano occhiate sospettose al ragazzo pelato prima di oltrepassare il punto in cui questi si trovava. L'agente, dal canto suo, teneva d'occhio il terzetto diretto al London Grind. Pareva che nulla potesse sfuggirgli ed Aiden avrebbe avuto la stessa impressione, quando gli occhi dell'uomo fossero tornati su di lui. "Ti do una e una sola opportunità per dirmi quello che è successo veramente. E non rifilarmi cazzate, se non vuoi finire in centrale per ulteriori accertamenti."

Erano tempi duri per vestire la divisa da poliziotto e proporsi di proteggere il Paese, quelli. Non ci si potevano permettere errori, specie se consistevano nel sottovalutare una possibile minaccia.



Edited by Trhesy - 27/8/2018, 20:35
 
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view post Posted on 3/3/2018, 15:53
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss
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L’arrivo di un agente di polizia Babbano fu la ciliegina sulla torta. Non gli era bastato l’anziana signora convinta che volesse suicidarsi, ora c’era pure un poliziotto.
Prima il danno e poi la beffa! Grandioso Weiss, gli Dei ti odiano da morire quest’oggi! pensò tra sé mentre osservava lo svolgersi della situazione caotica appena creata in remoto silenzio.
L’agente cercò di gestirsi l’anziana signora in primis, soccorsa però dalla bella ragazza che aveva offerto ad Aiden di bere un thé insieme nella speranza che si confidasse dei suoi problemi. Aiden però non aveva problemi, almeno non quel tipo di problemi. La donna anziana sarebbe quindi stata in loro compagnia al London Grind, fino a quando un familiare non l’avrebbe raggiunta e riportata a casa. Per lo meno si sarebbe premurato di confortarla lui stesso per quell’equivoco. Questo almeno quando il poliziotto avrebbe deciso di mollare la presa su Aiden.
Senza farselo ripetere due volte, il fulvo - ormai pelato, ma pur sempre fulvo - si avvicinò con calma all’agente. «Sì, Signore.» disse con fare remissivo e collaborativo, mentre sfilava il portafoglio dalla tasca dei jeans e prese a cercare dentro di esso il documento d’identità Babbano che aveva fatto aggiornare al suo rientro dall’esilio. «Aiden, 26 anni. Sono venuto a Londra a trovare le mie sorelle.» Prese a spiegare, mentre fissava l’agente scrivere, per poi mostrargli il documento in cui riportava la sua cittadinanza irlandese, nativo e ancora residente di Galway. Non aveva ancora fatto aggiornare la residenza, in quanto Hogsmeade era un villaggio di Maghi e sua madre non gli aveva ancora suggerito quale città indicare come residenza, per questo risultava ancora abitare nella sua città natia. Voleva essere collaborativo per evitare che la situazione si aggravasse per quell’equivoco, ma non voleva nemmeno che si sapesse della sua natura di Mago. Proteggere il proprio profilo magico era la cosa più importante, non poteva permettersi ulteriori intoppi.
Riguardo alla presenza di una folta capigliatura nel proprio documento che, ora come ora era assente, per ovvi motivi, Aiden cercò di darvi una spiegazione. «Sto seguendo una terapia, la perdita di capelli era tra gli effetti collaterali.» disse, brevemente, senza esagerare. Poi prese a spiegare cos’era successo: «Mi sono un attimo appoggiato al parapetto del ponte così da rispondere in totale tranquillità ad una chiamata, quando mi è sfuggito il cellulare di mano. Mi ero un pochetto sporto in avanti a causa della forza del vento e questo mi ha fatto perdere la presa perché colto alla sprovvista. Volevo cercare un modo per scendere e vedere se potevo recuperarlo, ammesso che non fosse già caduto in acqua, dato che il cappuccio mi è calato del tutto sulla faccia. Nemmeno ho sentito il rumore della possibile caduta in acqua a causa del vento che mi fischiava nelle orecchie. Da qui non l’ho individuato, ma poi ho notato la presenza di una scaletta attaccata alla parete.» Quel dettaglio era vero dopotutto e fece segno all'agente di seguirlo vicino al parapetto per mostrargli i pioli della scala che sporgeva. Puntò quindi il dito nella direzione delle sbarre di ferro e rivelarne quindi la presenza. Ciò avrebbe evitato il sospetto di un reale tentativo di suicidio, palesando quindi l’equivoco venuto a crearsi a seguito dell’urlo dell’anziana signora. Ovviamente Aiden sperò che il poliziotto né tenesse debito conto. Il vento poi era veramente forte in quel punto, inutile negarlo, e sicuramente non era l’unico ad aver rischiato di essere trascinato via da una forza simile.
Aveva detto sì la verità, ma condita con qualcosa che lo aiutasse a celare la propria identità di Mago a quel poliziotto Babbano. Non aveva detto cose esagerate, non tanto da destare sospetti.
«So che è pericoloso, Signore, che non avrei dovuto tentare a scendere, ma non volevo allarmare nessuno, specialmente quella povera signora. Volevo solo recuperare il mio telefono, non suicidarmi, davvero! E il fatto che io stia seguendo una terapia, non significa che debba rinunciare alla mia vita solo per una complicazione della propria salute. Io amo la mia vita e… Senta, lascerò perdere quel dannato telefono, ne comprerò uno nuovo. Sono un bravo ragazzo, voglio solo passare un weekend con le mie sorelle, non finire nei guai. In più, sono sceso subito appena me lo hanno chiesto, non me lo sono fatto ripetere due volte.» Anche se del telefono non c’era traccia, era davvero plausibile che fosse caduto in acqua e che quindi fosse impossibile recuperarlo. «Sono stato un incosciente, lo ammetto. Non tenterò nuovamente una manovra simile, Signore, glielo prometto. Ora vorrei solamente rincuorare la signora per l’equivoco, non voglio che pensi che non tenga alla mia vita.» Si accarezzò la testa pelata, arrossendo per l’imbarazzo per quella situazione. «Se per lei va bene, Sir, potrebbe chiedere alla gentile ragazza di prima se più tardi può accompagnarmi fino all’appartamento di mia sorella minore. Quindi sono disposto a farmi accompagnare da una sconosciuta per dimostrare la mia buona fede e che non volevo assolutamente suicidarmi. La prego, Sir...»
Scrutò l’agente con occhi imploranti. Si impegnò al massimo per mostrarsi come un giovane ragazzo perbene ma impulsivo, piuttosto collaborativo e, perché no, un tantino spaventato e molto desolato per aver allarmato le persone, specialmente una povera anziana.
Non aveva tentato alla vita di nessuno dopotutto, né si era fatto pregare ulteriormente dal scendere dal parapetto. Si era comportato bene, aveva persino proposto un compromesso, non meritava di andare in centrale per un’incomprensione. Non era un criminale, era solo un giovane irlandese di passaggio.

PS: 181 ☘ PC: 129 ☘ PM: 129 ☘ EXP: 27.5

Bacchetta di Biancospino e Piuma di Grifone;
Distintivo Auror;
1 x Decotto di Dittamo;
Cappa della Resistenza (Nota: Anche se non ho descritto l’outfit di Aiden nel post precedente, solitamente corrisponde all’immagine sotto link del code e con gli oggetti attivi scritti in scheda.);
1 x Polvere Buiopesto Peruviana;
1 x Orecchie Oblunghe;
1 x Fresbee Zannuto, Mordicchiatore Volante;
Anello Gemello (Collegato a Daphne Woods);
Cinturone d’Argento con Perla del Mistero.

Piccola nota: La sorella di Aiden, Lena, ha un appartamento a Londra, ne ho già parlato in un Contest a Tema e nella scheda di Aiden ho indicato che all'inizio lui viveva da lei.

Chiedo ancora venia per il ritardo, come ho detto per mp, ero decisamente nel pallone e avrò riscritto cento volte la risposta :grat:

 
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view post Posted on 4/3/2018, 22:52
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Il Fato

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Trascorsero lunghi istanti di assoluto silenzio dopo che Aiden ebbe pronunciato l'ultima parola. L'agente aveva preso il documento, si era assicurato che non fosse contraffatto e ne aveva appuntato gli estremi sulla pagina intonsa del blocco note. Poi, era tornato a fissare la propria attenzione sul giovane per studiarne le movenze. All'accademia di polizia, durante l'addestramento, erano stati chiari nell'istruirlo circa gli elementi determinanti da tenere in considerazione nel tracciare un profilo della persona con la quale si aveva a che fare: spiegazioni, coerenza e, soprattutto, atteggiamento. Nella remissività e nell'affannato candore con cui il giovane sconosciuto parlava, c'era tutto ciò di cui aveva bisogno per trarre le sue conclusioni. Il suo cuore si era perfino stretto un po', oltre la maschera di impenetrabilità, nel cogliere l'accenno ai problemi di salute. Alla fine, trasse un lungo sospiro e calcò meglio il cappello sulla testa, mettendo via il blocco note. Avrebbe comunque dato una controllata quando fosse tornato in centrale.

"Va bene così," esclamò con voce ferma, ma priva dell'ostilità che gli aveva mostrato fino a pochi minuti addietro. "E' stato incosciente da parte tua tentare un'impresa simile," gli disse, alludendo ai pioli mezzo arrugginiti ai quali Aiden aveva sperato di potersi aggrappare per recuperare il telefono. "Sta' lontano da quella scaletta. Non è sicuro, date le condizioni in cui versa, pensare di usarla per scendere di livello." L'agente si accostò al parapetto per sporsi un poco: non gli fu difficile appurare l'assenza del telefono sulla piattaforma di cemento che costeggiava la parte bassa dei palazzi affacciati sul fiume. "Non c'è nessun telefono laggiù, figliolo. Quindi, immagino sia bello che andato. Ti consiglio di comprarne un altro e di non pensare più a questa brutta storia."

Lo sguardo dell'uomo tornò su Aiden. Attese il tempo necessario a scambiare con l'altro un cenno d'intesa, poi si congedò senza troppe cerimonie: un movimento del capo e un rapido tocco alla tesa del cappello furono sufficienti a mettere fine al loro incontro. Si sarebbe allontanato in direzione delle strisce pedonali e, dopo averle attraversate, si sarebbe assicurato di tenere il giovane sott'occhio per i primi minuti; quando il collega lo avesse invitato a introdursi nella volante per rispondere a una chiamata, non avrebbe potuto fare altro che ritirarsi e prestar fede ai propri doveri. A quel punto, l'Auror si sarebbe trovato di fronte a due alternative: tentare nuovamente l'impresa e sperare di riuscire, ora che sapeva di dover velocizzare le proprie mosse e non correva più il rischio di essere fermato dall'agente; oppure raggiungere la giovane all'interno del locale. Se avesse optato per la seconda delle due opzioni, l'avrebbe trovata seduta presso una delle postazioni vicine all'ingresso in compagnia dell'anziana signora. Davanti a lei, sulla superficie linda del tavolo, non avrebbe fatto fatica a notare la tazza di caffè fumante e la fetta di torta al cioccolato che l'altra aveva ordinato apposta per lui.




Direi che te la sei cavata piuttosto bene e che il tempo per riflettere abbia dato i suoi frutti. Come ti ho già detto, a volte less is more. ;)
 
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view post Posted on 5/3/2018, 16:30
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss
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La ruota della fortuna sembrò ritornare a girare, dal verso giusto questa volta!
Se prima l’Irlandese dalla luccicante pelata si era sentito come vittima di una maledizione a causa della mancanza dei suoi capelli rossi portafortuna, ora non lo credeva più. Il proprio sangue freddo e la calma alla fine lo avevano portato a liberarsi da un grosso impiccio. Se l’era vista davvero brutta, ma sarebbe stato quantomeno saggio continuare a comportarsi in maniera Babbana fino al sopraggiungere della notte, poi avrebbe ritentato l’azzardo, ma tramite un’altra via.
Annuì dunque all’agente mentre riprendeva il proprio documento e lo riponeva con cura nel portafoglio. «Farò come dice, agente. Mi scuso ancora per aver destato allarme. Ora vado a vedere come sta la signora. Le auguro una buona giornata.» Aveva parlato ancora in tono dispiaciuto, terminando poi con un saluto cordiale.
Senza indugiare oltre, senza nemmeno voltarsi indietro per non destare sospetti, l’Irlandese prese la via per il London Grind. Stavolta decise di prendersela comoda, di non correre ma di ponderare per bene le proprie scelte. Quindi la scelta di comportarsi come un comune Babbano fino al sopraggiungere della notte pareva - a suo stesso avviso - l’opzione migliore. Per quello che ne sapeva l’agente di polizia poteva essere rimasto nei paraggi per controllare che non tentasse ancora l’azzardo, oltre che accertarsi che non avesse mentito. Questo almeno avrebbe fatto Aiden, ma ciò erano comunque semplici ipotesi a cui doveva rendere conto pur di non avere ulteriori problemi.
Di notte poi c’era meno gente, a prescindere dalla via che avrebbe usato per giungere alla base del ponte. Avrebbe quindi avuto maggior libertà d’azione, sfruttando le ombre per nascondersi.
Non poteva, inoltre, dimenticarsi della ragazza e della signora anziana. Se non si fosse presentato dentro al locale, le due donne avrebbero pensato a due ipotesi: che era stato arrestato oppure che era scappato chissà dove. Ma Aiden non era uno che scappava e nemmeno era stato arrestato, tuttavia aveva la propria coscienza da sistemare. Desolato di aver spaventato a morte quell’anziana signora con un equivoco, si sentiva in dovere di rincuorarla e tenerle compagnia fino all’arrivo di un parente.
Entrò dunque dentro al London Grind, trovando la ragazza e l’anziana in uno dei tavoli vicino all’ingresso. Mascherò la propria delusione riguardo al tavolo scelto: avrebbe preferito di gran lunga stare vicino alle finestre affacciate sul fiume così che - di tanto in tanto - potesse dare qualche occhiata di fuori, precisamente nella zona sottostante alla scaletta. Al posto di una smorfia, Aiden si fece avanti con un sorriso e si accomodò davanti alla ragazza, stretto ancora nel mantello per via del freddo che avvertiva ancora su di sé a causa del vento.
Prima di guardare sia la ragazza, sia la donna più anziana, Aiden si guardò in giro fingendosi incuriosito, ma in realtà voleva solo notare se era presente un orologio e l’orario attuale, così da stabilire quanto tempo avrebbe dovuto passare in quel posto.
«Siete state molto gentili a provvedere anche per me.» disse, volgendo lo sguardo verso il caffè bollente e la fetta di dolce che avevano pensato di ordinare per lui. Aiden guardò, infine, con fare desolato l’anziana. «Madame, sta meglio ora? Non deve preoccuparsi, davvero, andrò a comprarmi un nuovo telefono più tardi.» Allungò una mano per potergliela accarezzare e rassicurare. «Un increscioso malinteso...» Le regalò un sorriso che avrebbe incantato chiunque, con quel suo fare gentile, semplicemente irresistibile. «Le posso cantare una canzoncina per farmi perdonare?»

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Il Fato

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"Non scherzare mai con la tua vita, giovanotto. E' preziosa, la vita, ed è una sola. Prenditene cura, ascolta questa vecchia, e fregatene di quei maledetti affari che vi tengono tutto il giorno impegnati e con lo sguardo basso."

Gli occhi grigi della nonnina erano fissi su Aiden con fermezza. Ciascuna ruga testimoniava quanto tempo in più dell'altro avesse trascorso sulla Terra e, probabilmente, quante cose avesse avuto modo di vedere lungo il percorso. Parlandogli, aveva stretto le dita nodose sulla mano dell'Auror. Era una presa forte e decisa. Distolse l'attenzione dal giovane uomo solo quando la chioma bionda della figlia apparve alle spalle di lui. Chiese alla bella ragazza che sedeva al suo fianco di consentirle il passaggio, puntando l'indice in direzione della donna che sostava in prossimità del bancone e si accingeva a chiedere informazioni ad uno degli impiegati. Non sarebbe stato difficile per nessuno dei due notare la somiglianza.

"E non lasciarti scappare un'occasione, quando ne hai una buona a disposizione," disse alludendo alla fanciulla, che fu costretta ad abbassare timidamente il capo per nascondere il proprio imbarazzo. "Grazie per esservi presi cura di me. Adesso, si occuperà mia figlia di tutto."

A passo deciso (per la sua età), si avviò in direzione della figlia. Seguì un breve scambio di battute e una sequela di occhiate perplesse rivolte al tavolo. Poi, con la più anziana poggiata al braccio della più giovane, il duo si avviò verso l'uscita e sparì alla vista degli ultimi superstiti di quel particolare teatrino. La giovane, che pareva meno decisa rispetto al recente passato, agguantò la tazza di caffè che aveva davanti e se la portò alle labbra. Sorseggiò con una certa calma e, solo quando il calore della bevanda le distese i nervi, si decise a guardare di nuovo Aiden e a parlare. Ora sembrava più sicura di sé.

"Che giornata, eh? Un momento prima stai mandando un messaggio al cellulare e quello dopo ti prendono per un aspirante suicida," disse con l'intento di fare dell'ironia sulla vicenda. Sul viso dagli zigomi arrossati era ancora presente la stessa profonda tenerezza che aveva mostrato all'altro nei momenti di concitazione presso il parapetto. Era evidente che fosse una caratteristica innata dell'indole di lei. "L'agente ti ha dato troppe rogne?" chiese mentre allungava la forchetta e la faceva affondare nella fetta di torta. Ne aveva preso una per sé e una per Aiden, optando per lo stesso gusto. E ne avrebbe ordinata una anche per la vecchina, se questa non l'avesse assicurata di non avere assolutamente appetito. Dopo aver ingollato il primo boccone, le labbra della ragazza si aprirono per la sorpresa. "Che sciocca che sono! Non mi sono nemmeno presentata. Il mio nome è Rebekah, ma puoi chiamarmi Becca."

Allungò il braccio per invitare Aiden a stringerle la mano e sancire definitivamente l'inizio della loro atipica conoscenza.




Per non ritardare troppo con la missione, questo è l'ultimo turno di conversazione con Becca; nel prossimo mio intervento concluderemo e salteremo alla sera, come accennavi in questo tuo post. Ti avviso affinché tu possa tenerlo a mente nell'affrontare questo turno. Come sempre, se qualcosa non ti torna, contattami.
 
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view post Posted on 13/3/2018, 21:37
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Aiden Weiss
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L’Irlandese mise una mano sopra quella dell’anziana donna, sorridendole mentre annuiva a seguito delle sue parole. «Farò come dice, madame.» si limitò a dire. Non voleva di certo contraddire una persona più adulta e matura di lui, infondo non c’era nulla di sbagliato in quanto aveva detto; semplicemente cercò di rassicurarla che avrebbe fatto tesoro di un tale consiglio.
Lo sguardo della donna si spostò altrove e Aiden la osservò chiedere gentilmente alla ragazza dalla chioma bionda se poteva farla passare, per poi raggiungere una giovane donna che suppose si trattasse di una parente, la figlia a giudicare dalla somiglianza.
La conferma arrivò dopo un altro consiglio indirizzato proprio a lui e che lo fece arrossire, testa pelata compresa, facendolo sembrare una sorta di palloncino rosso. «Si figuri, madame. Arrivederci e buona giornata.» disse, salutando la donna con visibile imbarazzo.
Seguì un momento di riflessione.
La frase dell’anziana non necessitava di alcun tipo di interpretazione, era già piuttosto chiara e lui di certo non era un ingenuo dal non averne intuito il senso. L’allusione alla ragazza di fronte a sé era palese, eppure Aiden sapeva di non potersi permettere né di illuderla né di disonorare Daphne. Per quanto avesse diverse problematiche di coppia con la Woods, il fulvo l’amava e non avrebbe mai e poi mai permesso che il tradimento si insinuasse nel suo cuore e nemmeno nella sua mente. Era un brav’uomo, innamorato e fedele, perciò avrebbe intrattenuto una semplice conversazione con la ragazza, nient’altro, anche se era stata molto gentile e disponibile con lui, ma non poteva darle una cosa impossibile. Non con il suo cuore già occupato.
La battuta della ragazza lo fecero ridacchiare con un misto di imbarazzo e nervosismo. «Sono un po’ pasticcione, lo ammetto.» Prese con entrambe le mani la tazza di caffè, come a volerne assorbire il calore, ristorandosi dal vento che infuriava all’esterno. «No, l’agente è stato molto veloce a fare le domande. D’altronde con questo vento è facile ritrovarsi sbalzati. E se nasci con le mani di burro allora è facile perdere le cose.» Anche lui non si risparmiò con lo humor, prendendosi in giro da solo.
Prese un lungo sorso di caffè, amaro, proprio come piaceva a lui. «Comunque grazie per il caffè e il dolce, sei molto gentile.» Sorrise in maniera impercettibile, forse vagamente timido, senza nemmeno a farlo apposta, in fondo lui lo era di natura con le donne. Con loro si sentiva sempre in soggezione, come se temesse di fare qualcosa di sbagliato e perciò si sentiva spesso con le spalle al muro, totalmente privato della sua caratteristica sicurezza.
«Io sono Aiden.» rispose di rimando alla presentazione della ragazza. Allungò la mano in risposta e gliela strinse.
Cercò di godersi quella tranquilla conversazione, senza farsi condizionare dal suggerimento dell’anziana donna. Becca non sembrava male, era una ragazza apposto e gentile, ma non poteva lasciarsi completamente andare con lei, c’erano troppe cose in ballo in quel momento e non poteva permettersi distrazioni, anche se piacevoli. In più il pensiero di Daphne era sempre vivo e forte, terrorizzato all’idea di farle del male nella maniera più sbagliata in assoluto.
Parlarono del più e del meno, ma di tanto in tanto Aiden cercava di tenere d’occhio il tempo che scorreva, sperando che arrivasse presto la notte.

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Il tempo in compagnia di Becca trascorse piacevolmente. I clienti del London Grind s'intercambiavano nei tavoli del locale attorno ai due, optando per una breve pausa o per un più lungo momento di ristoro a seconda delle esigenze. Aiden scoprì che la giovane, a dispetto dell'apparenza delicata, lavorasse in ospedale come psichiatra e che fosse stata proprio la sua preparazione professionale a consentirle di avvicinarsi al parapetto più degli altri, quando tutti temevano di assistere a un suicidio. Nel parlare del proprio lavoro, il cipiglio sul volto di lei si sarebbe fatto più determinato, lasciando emergere la vera natura di una donna che avrebbe fatto sicuramente carriera negli anni a venire. Non sarebbe stato neppure difficile per l'Auror notare come, a mano a mano che i minuti trascorrevano, il comportamento di Becca assumesse tratti di fermezza e autorità. Avevano oramai assodato che Aiden non volesse realmente mettere fine alla propria vita, dunque questo le permise di dare all'incontro un'impronta meno professionale e più colloquiale. Non diede modo all'uomo di comprendere se l'interesse nei suoi confronti rischiasse di assumere i colori tenui del sentimentalismo, né lo mise nella posizione di dubitare della sua stessa fedeltà nei confronti della ragazza di cui era innamorato.


"E, quindi, eccomi qui nella grande, piovosa Londra a salvare sconosciuti un po' pasticcioni," fece con un radioso sorriso sulle labbra arrossate. Erano all'esterno del locale in procinto di chiudere, in fondo ai pochi scalini che conducevano alla porta d'ingresso. Becca se ne stava stretta nel suo cappotto grigio scuro, i capelli d'oro che le sfioravano appena la base del collo sottile. "Credo sia meglio che vada, adesso. Ti ho importunato abbastanza con le mie chiacchiere, ma dovevo la cortesia alla vecchia signora. Non mi avrebbe mai perdonata se ti avessi lasciato andare così. Contava già di presenziare al nostro matrimonio." Rise di una risata cristallina. Le luci notturne di Londra si specchiavano negli occhi chiari di Becca, incantandone la bellezza. "Ti ringrazio per essere stato così gentile da starmi a sentire," fece con espressione improvvisamente tenera.

Compì un passo avanti e, con altrettanta rapidità, si sporse per salutarlo. Mirava alla guancia sinistra di Aiden, ma qualcosa dovette andare storto lungo il tragitto perché la traiettoria mancò di precisione. Le labbra di lei, in qualche modo, finirono per avvicinarsi pericolosamente a quelle dell'Auror, al punto che la donna poté sentire i baffi rossi di lui solleticarle appena il margine della bocca; tuttavia, non ci fu alcun contatto. Becca si fece indietro, le mani ancora poggiate sulle spalle dell'altro. Poi, gli sorrise con gli zigomi arrossati e inclinò appena il capo.


"Stammi bene, Aiden."

Aiden l'avrebbe vista sparire oltre l'angolo dal quale lui stesso era venuto, ore prima. La zona era adesso immersa nell'oscurità della sera e risentiva della carezza sonnolenta che segue le ore successive al tramonto. Il traffico procedeva placido, prevalentemente animato da autobus di linea e taxi. Qualche sporadico passante, che procedeva animato dalla fretta, si faceva vedere sul marciapiede, avvolto sotto strati pesanti di tessuto per combattere il freddo pungente. Ma, su tutte, una cosa avrebbe fatto sospirare di sollievo l'Auror: non c'era traccia di poliziotti o pattuglie nei dintorni. Il che era tutto dire!

 
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view post Posted on 26/3/2018, 15:05
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Aiden Weiss
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Parlare con Becca fu rilassante e piacevole, il tempo scorreva velocemente tanto da lasciarsi alle spalle gli avvenimenti che erano accaduti, favorendo di conseguenza quel loro incontro. In un certo senso fu come se nulla fosse realmente avvenuto, eppure Aiden non si era scordato il proprio obiettivo, semplicemente si godette quel momento di ristoro, rilassando i nervi che erano stati messi alla prova sia con la folla allarmata dall’anziana donna che l’aveva creduto sul punto di buttarsi che dall’agente di polizia.
La professione che Becca disse di svolgere lasciò l’Irlandese un poco stupito, riconoscendo che effettivamente era stata l’unica ad aver saputo fin dall’inizio come agire prima che la situazione diventasse drammatica, anche se si era trattato di un equivoco. Inoltre, Aiden trovò ragguardevole quella determinazione nella donna, doveva amare particolarmente quello che faceva, esattamente come lui amava essere un Auror.
Quando udì la battuta di lei, il Mago non riuscì a trattenere un risolino. «E meno male! Probabilmente se non fosse stato per te e per il tuo zelo professionale a quest’ora sarei o nel fondo del Tamigi o alla centrale di polizia!» Si strinse maggiormente nel mantello, mentre completava gli ultimi gradini per poi voltarsi a guardarla. Rimase incredulo quando Becca comunicò cosa le aveva detto l’anziana signora mentre lui non era presente, facendolo arrossire come un semaforo. Guance, orecchie e perfino il resto del cranio liscio e glabro si colorarono di un rosso acceso quanto la sua barba, enfatizzando l’imbarazzo. «Non mi hai importunato, anzi almeno sono riuscito a mettermi alle spalle quanto è successo...» asserì, annuendo piano. «Quanto al matrimonio… Cielo, sarei un pessimo investimento!» Lo disse senza malizia, non volendola né illuderla né offenderla, il tutto accompagnato da un risolino al fine di sdrammatizzare quel loro dialogo. Becca era una bella ragazza, sarebbe stato uno scemo a negarlo, ma aveva Daphne per la testa e persino con lei non era sicuro che sarebbero arrivati al matrimonio visto il poco tempo trascorso dall’inizio della loro relazione. Convolare a nozze era una faccenda piuttosto ostica e seria, che si doveva affrontare quando la coppia era pronta a compiere il passo, non ad occhi chiusi e senza avere un rapporto stabile.
Gli occhi blu dell’Auror si specchiarono in quelli della donna. «Sono io a doverti ringraziare. Sei stata molto gentile con me, un perfetto sconosciuto. Ascoltarti era il minimo che potessi fare per ricambiarti il favore e comunque è stato interessante sentire nello specifico di cosa di occupi. Sarò pasticcione ma sono anche curioso.» Abbozzò un sorriso.
Becca si mosse con una rapidità tale da prenderlo alla sprovvista: tentò di baciarlo sulla guancia in segno di saluto e per poco la traiettoria di quelle labbra non finirono sulle sue. Il Mago tentò di assumere un’espressione neutra, non volendo mostrare il suo imbarazzo ormai alle stelle, anche se dopotutto non era colpa della ragazza per quell’improvviso cambio di traiettoria.
Annuì appena. «Anche tu.» disse, salutandola con un sorriso.
Mentre gli occhi blu dell’uomo seguivano il profilo di Becca che se ne andava, estrasse la piccola scatolina di latta contenente le sigarette e ne estrasse una e se la accese in tutta calma. Una piccola nuvoletta di fumo uscì dalle sue narici, mentre prese a scrutarsi in giro, lo sguardo indagatore.
Il traffico si era fatto più calmo, a volte passavano dei taxi e qualche bus, oltre ai normalissimi veicoli. Non vi era traccia di pattuglie di polizia, ma questo non impedì ad Aiden di andarci cauto: aveva già pagato lo scotto di un errore mal ponderato, o comunque ci era andato vicino, perciò non avrebbe ripetuto la cosa. Doveva a tutti i costi evitare la stessa mossa di scavalcare il parapetto, piuttosto sarebbe stato preferibile una Materializzazione da un luogo sicuro ed appartato, ma prima doveva prendersi qualche minuto per studiare il punto da raggiungere.
Andò quindi verso il parapetto del ponte, appoggiandosi con le braccia alla ringhiera, per guardare in basso, verso lo stretto sentiero cementato che lo avrebbe condotto nella zona cespugliosa descritta dal Guardiano. Era rischiosa la Materializzazione, con così poco spazio a disposizione: un solo errore di calcolo e sarebbe finito in acqua e non voleva di certo rischiare di scoprire quanto fosse forte la corrente.
Si grattò una tempia con fare pensoso. La Materializzazione sembrava un’alternativa ma ce n’erano altre? Magari che potevano essere più sicure?
Scavalcare sembrava essere l’unica alternativa ma restava sempre il problema della possibilità di essere visti dai passanti a piedi o nei veicoli. Ragionò per tutta la durata della sigaretta, per poi spegnere il mozzicone e gettarlo nel primo bidone apposito nelle vicinanze. Forse usando il Seòcculto avrebbe evitato che i Babbani lo vedessero e ciò sembrò farlo annuire per quella conclusione soddisfacente. Scartò la scelta della Materializzazione e si avviò verso Duke St. Hill, guardandosi attorno in cerca di un posto appartato e privo di telecamere Babbane. Costeggiò una parete in cui erano esposte molte biciclette del negozio Evans Cycles finché alla sua sinistra non vide un piccolo sottopassaggio, con due rampe di scale, una che portava al piano superiore e una al piano inferiore. Aiden ne approfittò per scendere la rampa che portava di sotto, ritenendolo un posto ben appartato.
Dopo essersi assicurato che non vi fosse nessuno né di telecamere in zona, Aiden si addossò in ogni caso ad una parete ed estrasse la bacchetta. Si concentrò mentre puntava il catalizzatore magico verso di sé, tenendola immobile come da prassi, per poi invocare un desiderio ardente nel volersi nascondere agli occhi altrui. Determinazione, volontà, costante concentrazione. Mosso da quei tre punti-chiave, il Mago scandì con chiarezza nella propria mente: Seoccùlto! E fece attenzione che la “e” venisse accentata al fine da rendere l’Incanto efficiente.
Ci era riuscito?

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Bacchetta di Biancospino e Piuma di Grifone;
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1 x Decotto di Dittamo;
Cappa della Resistenza (Nota: Anche se non ho descritto l’outfit di Aiden nel post precedente, solitamente corrisponde all’immagine sotto link del code e con gli oggetti attivi scritti in scheda.);
1 x Polvere Buiopesto Peruviana;
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Aiden aveva senz'altro tratto un insegnamento dall'esperienza di quel pomeriggio e, complessivamente, perfino più d'uno da quando si era avventurato presso il bancone del caro Tuco. La prudenza era l'arma migliore per raggiungere un risultato che potesse dirsi soddisfacente e la fretta sapeva essere la più pericolosa dei nemici a frapporsi lungo il percorso. La smania di soddisfare la propria sete di conoscenza, in un primo momento, lo aveva portato ad accettare l'offerta del guardiano del reparto proibito senza fare le dovute valutazioni; il desiderio di mettere fine alla spinosa faccenda nella quale si era lasciato coinvolgere, in seconda battuta, lo aveva quasi condotto in una caserma babbana. Che fosse finalmente giunto il tempo di mettere a frutto gli insegnamenti venuti con la professione di Auror e capire che non sempre il binomio tutto-subito fosse il più fruttifero?

La cautela concesse ad Aiden di vagliare le opzioni a sua disposizione, già dimentico della bella ragazza che aveva impegnato il suo tempo nell'attesa di una svolta favorevole delle circostanze. La sigaretta era stata appena spenta quando una seconda e più strutturata idea seguì la prima, ancora figlia della fretta. Da quel momento in poi, il piano di Aiden seguì un andazzo diverso e diede all'esperienza un'impronta inedita. C'erano sicurezza e calcolo tanto nelle movenze quanto nei pensieri dell'Auror. E, mentre la magia prendeva piede nel sottopassaggio in penombra prescelto per l'occultamento, il successo giunse per la prima volta a fargli visita. Il flusso di potere che sprigionò dalla bacchetta gli concesse il dono dell'invisibilità e l'oculatezza con cui aveva individuato il luogo più idoneo a fare da sfondo al suo tentativo fece il resto.

La zona in cui Aiden si trovava era ancora immersa nell'ombra e il silenzio seguì alla pronuncia della formula. Al di sopra della scala che aveva disceso, se e quando l'uomo avesse deciso di tornare al livello superiore, avrebbe trovato la situazione immutata. Le sorti parevano volgere finalmente a suo favore. C'era solo un piccolo dettaglio da verificare: avrebbe trovato il rigattiere nel punto che gli era stato impossibile raggiungere quello stesso pomeriggio? O era forse troppo tardi?


 
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Aiden Weiss
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La buona sorte, infine - con suo sommo sollievo! - sembrò arrivare. Che gli Dei avessero avuto pietà di lui oppure avevano deciso di non punirlo più del necessario?
Lì, in quella zona che si era premurato di trovare sicura e in penombra, sentì di aver fatto la scelta giusta e ora niente e nessuno gli avrebbe messo i bastoni tra le ruote nel scendere quelle benedette scale che lo avrebbero condotto nel luogo in cui avrebbe trovato il rigattiere. O così sperò, per lo meno.
In un certo senso, mentre ritornava sui suoi vecchi passi lungo la strada, così da tornare nuovamente al ponte, il dubbio di non riuscire a trovare il rigattiere sul posto a quell'ora assai discutibile si fece strada nella testa del rosso. Era possibile che effettivamente si fosse ritirato altrove, magari alla propria abitazione, così da riprendere gli affari il giorno dopo, ma questo Aiden non poteva saperlo, non aveva la minima idea di come conducesse gli affari l’uomo che doveva rintracciare. Tuttavia, avrebbe comunque tentato e, in caso dell’ennesimo buco nell'acqua, avrebbe deciso in seguito su come agire.
Con una certa cautela, mentre si avvicinava guardingo e con passo leggero al ponte - non si sa mai! -, l’Auror si guardò comunque in giro al fine di assicurarsi che nessuno lo individuasse nonostante l'incantesimo. Che il Seòcculto avesse avuto effettivamente successo o meno era sempre meglio prestare attenzione che muoversi con troppa sicurezza di sé. Una volta arrivato vicino al parapetto, si abbassò dunque il cappuccio e lo fermò da possibili folate di vento incastrandolo dentro il colletto della maglia. In questo modo avrebbe avuto una maggiore visuale attorno a sé.
Come una volpe diffidente in procinto di aggirare un ostacolo, Aiden si premurò di fare meno rumore possibile. Con uno slancio andò a posare un piede sul muretto del ponte, pronto a svolgere la tanto agognata manovra. Tenendosi ben saldo alla parte di ferro così da non rimetterci l’osso del collo, il fulvo abbassò lo sguardo per prendere bene le misure con la scala e, solamente quando fu totalmente sicuro, procedette con l’allungamento dell’arto sinistro così da poter afferrare la prima sbarra della scaletta. Non appena avvertì la presenza del freddo ferro dei pioli a contatto con la sua mano, Aiden si assicurò di avere una buona presa su di esso prima di lasciare la mano dal parapetto da cui si era calato.
Come una scimmia ammaestrata, l’Auror assunse una presa di sicurezza sulla scala con entrambe le mani, mentre i piedi, che fino a quel momento erano stati sospesi nel vuoto, trovarono appoggio sui pioli sottostanti, pur di non cadere. Con cautela e lentezza prese a scendere la scala, guardando sempre dove metteva i piedi poiché non era certo che vi fossero alcune parti danneggiate. Eppure il Guardiano vantava di una certa mole e pareva avercela fatta, ma nonostante un tale pensiero, Aiden preferì non rischiare.
Sarebbe riuscito a raggiungere la base della scala senza incontrare imprevisti? Ancora una volta il suo Destino pareva essere nelle mani degli Dei.

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"Maledizione!" A diversi chilometri di distanza e poco meno di un'ora dopo da quando Aiden aveva abbandonato il British Magic Museum, la voce di Tuco ruppe la quiete immobile del museo o, almeno, della porzione alla cui sorveglianza egli era preposto. "Avrei dovuto dire a quel testa di rapa che il rigattiere va chiamato in un certo modo."

Nonostante ci fossero i suoi affari in gioco, Tuco si lasciò andare ad una grassa risata, tenendosi la pancia.

"Ah, proprio fesso fesso non può essere se l'hanno fatto Auror!"

*

Il buon guardiano alludeva certamente alle specifiche circostanze che interessavano gli affari col rigattiere. Si trattava un uomo scaltro, dunque aspettava che il mantello scuro della sera calasse su Londra prima di correre il rischio del contrabbando. Procedeva, dunque, sulla sua piccola e malridotta imbarcazione con una lanterna disposta a prua in modo tale che il suo andirivieni lungo il Tamigi fosse facilmente individuabile da chi ne conosceva il giro. A quel punto, agli avventori non rimaneva che sbracciarsi con la bacchetta in pugno e un Lumos a intarsiarne la punta. Era impensabile, altrimenti, che corresse il rischio di avvicinarsi alla sponda del fiume deserto e approcciasse il primo malcapitato nel quale finiva per imbattersi.

Aiden non incontrò nessuna difficoltà di rilievo nella discesa. Dopo aver stretto saldamente tra le mani il primo piolo ed aver sistemato il proprio peso per consentirsi di procedere in sicurezza, tremò soltanto quando il piede destro poggiò sul più arruginito dei pioli ed ebbe l'impressione di sentirlo cedere. Si trattò del dubbio di un momento. Poco dopo, riacquistata la sicurezza dovuta, già procedeva verso il basso e trovava la salda sicurezza del pavimento.
Le sponde del fiume richiamavano un'impostazione assai nota nella costruzione del ponti di tutto il mondo, specie di quelli italiani. Ai lati del corso d'acqua, stavano due lunghi e larghi camminamenti in cemento che consentivano - salvo piene impreviste - di costeggiarlo a piedi senza troppe preoccupazioni. A mano a mano che si procedeva (giusto per un paio di centinaia di metri), la pulizia urbana lasciava il posto ad una zona dalla vegetazione più folta: un miscuglio di terreno ed erbe spontanee - che con l'umidità si facevano spesso fango sul calar della sera - crescevano per dar vita ad una macchia di flora incontrollata dov'era possibile sostare senza essere visti. Al rigattiere capitava spesso di svolgere lì i suoi affari coi clienti e proprio lì aveva incontrato il vecchio Tuco diverse settimane prima, dando vita al qui pro quo nel quale si trovava adesso coinvolto l'Auror.

E Aiden avrebbe trovato davanti e tutto intorno a sé lo stesso scenario che aveva accolto il guardiano del Reparto Proibito, solo mancando di un ingrediente basilare: la consapevolezza. Avrebbe notato certo senza difficoltà il lume che - apparentemente sospeso - procedeva a distanza sulla superficie del Tamigi e, con un po' di fatica in più, perfino le linee grossolane della barchetta sulla quale stava il rigattiere. Ma come avrebbe fatto a comprendere che era proprio su quell'imbarcazione la persona che cercava? E come avrebbe deciso di richiamarne l'attenzione ora che era assolutamente invisibile?


 
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view post Posted on 20/4/2018, 14:26
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Aiden Weiss
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Caz---!, pensò tra sé, dopo che ebbe posato un piede su un piolo sottostante. Per un momento aveva quasi creduto che stesse per cedere sotto la sua imponente e tonica mole, ma era stata solo un’impressione, un riflesso spontaneo che gli aveva fatto credere dell’instabilità della struttura. Quando però si rese conto che la sua mente, oltre che alla situazione stessa, gli aveva giocato un brutto tiro, facendolo preoccupare, l’Auror sospirò sommessamente. Con un respiro profondo, richiamò tutta la propria calma, per poi discendere con più sicurezza la scala, fino ad arrivare a toccare il fondo.
Il camminamento di cemento, ora che finalmente lo aveva raggiunto, pareva abbastanza spazioso per garantire una buona dose di movimento senza incorrere in eventuali problematiche, ma la scelta di non Materializzarsi per accorciare i tempi e le distanze era stata la cosa migliore. A volte era meglio muoversi con cautela pur di non incappare in rischi inutili.
Aiden Weiss era lento ad imparare ma quando imparava la lezione difficilmente ricadeva nello stesso errore.
Ancora celato all’occhio umano, l’Auror dai capelli vermigli avanzò con estrema circospezione, ricordandosi del particolare accennato dal Guardiano: Una zona cespugliosa gli sarebbe apparsa davanti, che doveva attraversare ma stando ben attento o sarebbe finito in acqua. Aiden si grattò il mento barbuto ed estrasse la bacchetta dalla fondina, finché non giunse davanti ai famosi cespugli, una massa di flora incontrollata e pareva davvero fitta.
I suoi occhi captarono un flebile lume provenire dal fiume, da una certa distanza, e solo aguzzando la vista - con un certa difficoltà nonostante tutto, tra l’oscurità e la distanza - riuscì a scorgere i lineamenti di quella che pareva essere un’imbarcazione. Che fosse proprio su quella barca il rigattiere di suo interesse non gli era dato sapere, ma avrebbe potuto tentare di richiamarne l’attenzione soltanto dopo aver superato i cespugli e rendendosi visibile. L’Auror, pensò, che se il Guardiano gli aveva detto di oltrepassare i cespugli un motivo doveva pur esserci. Che facesse parte del modus operandi del rigattiere?
Puntandosi addosso la stecca di biancospino, l’Irlandese mormorò un flebile ma un deciso e cristallino: «Finite Incantatem!» Con tutto sé stesso desiderò porre fine all’incantesimo attivo su di sé, così che potesse tornare ad essere visibile. Era altresì vero che si sarebbe disattivato nel momento stesso in cui fosse riuscito a richiamare l’attenzione della persona a cui ci si voleva rivelare, ma mettersi ad urlare nel punto in cui si trovava era fuori discussione, avrebbe rischiato di attirare lo sguardo su di sé anche dai passanti sopra al ponte. Tutto ciò era da evitare, senza ombra di dubbio! Dissolvere l’incantesimo con un Finite era la scelta migliore, la più saggia e più ponderata in quel preciso momento.
Sperando di esserci riuscito, l’Auror tentò di infilare un piede in mezzo alla fitta vegetazione, volendo appurarne lo spessore, se fosse possibile attraversarlo senza l’uso della magia e che non vi fosse subito la sporgenza che dava verso l’acqua. Doveva calibrare bene ogni cosa, per questo tentò quel primo approccio con i cespugli.

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EEEEEEEEEEEEEEEEEE SLACK!

Nell'esatto istante in cui il tallone di Aiden si piantò sulla macchia di vegetazione, poté appurare che l'invito alla cautela di Tuco non fosse stato espresso in un eccesso di zelo. La fanghiglia che ricopriva il pavimento era talmente scivolosa che il rischio di un capitombolo rasentava i confini della certezza. Il piede di Aiden scivolò in avanti e a velocità inaudita, costandogli una mezza spaccata. Prima che potesse rovinare al suolo, però, la punta del piede incontrò la solidità di una pietra, che impedì risvolti più dolorosi. Non che la situazione fosse migliore! Nello scivolone, l'alluce aveva impattato una sporgenza del masso per creare una frizione davvero poco gradevole. Tuttavia, Aiden era ancora tutto intero, all'asciutto e finalmente visibile. Il Finite Incantatem aveva dissolto il velo di invisibilità venuto col Seoccùlto, restituendolo al mondo in tutto il suo pelato splendore. Non che ci fosse molto da vedere, a dirla tutta! L'oscurità, a quell'ora della sera e in un punto così lontano dalle luci della metropoli, era tale che distinguere la sagoma dell'Auror sarebbe stata un'impresa per i più. Vicino com'era alla macchia di vegetazione, poi, le probabilità di essere scorto a occhio nudo si facevano di gran lunga più scarse. Il che era un bene, considerata la delicatezza della missione, ma anche un male, visto che il rigattiere continuava imperterrito la sua gitarella sul Tamigi, a debita distanza.


"Ehilà, amico!" Una voce roca, gutturale, sorprese Aiden mentre era ancora intento a recuperare la posizione eretta. Spuntando da dietro un alto cespuglio a passo cauto, un uomo sulla sessantina si fece avanti. "Cerchi anche tu il rigattiere?"

Non aveva un aspetto rassicurante, questo era certo, e non sembrava passarsela troppo bene. Aveva l'occhio sinistro completamente chiuso a causa di una tumefazione, era vestito di cenci ed emanava da lui un odore pungente. Che vivesse lì o da qualche parte nei dintorni? Era forse un senzatetto, come tanti ce n'erano in quel periodo di crisi? Di certo, era un mago. La mano sinistra stringeva una bacchetta, ma non pareva intenzionato a colpire Aiden. Era già qualcosa.

"Ti consiglio di fare attenzione o andrai a fare un bel saluto ai pesci," gli disse senza rendersi conto dell'equivocità della frase. O forse sì? "E' la prima volta che bazzichi da queste parti o sei un cliente abituale? Non dirmi che sei uno sbirro!" Nonostante il tono si fosse fatto più serio e le spalle avessero assunto una posa più guardinga, non c'era ancora traccia di ostilità sul viso dello sconosciuto. "Vabbè, in ogni caso io sono arrivato prima. Quindi, mettiti in fila e aspetta il tuo turno."

Senza attendere oltre, diresse lo sguardo nel punto in cui stava l'imbarcazione del rigattiere. Dunque, lanciò una rapida occhiata ad Aiden per assicurarsi che non avesse intenzione di polemizzare - o di fare a cazzotti - ed alzò la bacchetta. Si limitò a un Lumos sottovoce, prima di sollevare il braccio e muoverlo con vigore da destra a sinistra e viceversa. Il movimento portò con sé un olezzo a dir poco disturbante per l'olfatto, ma servì ad attirare l'attenzione del rigattiere. Dalla distanza, lo si intravide trafficare rapidamente con la barca. Qualunque cosa avesse fatto, ora l'imbarcazione procedeva spedita nella loro direzione. Un problema in meno...

 
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Aiden Weiss
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Un rumore poco raccomandabile e particolarmente definito arrivò alle orecchie dell’Auror nel momento stesso in cui il suo piede impattò l’origine di un simile e disgustoso suono. Della fanghiglia, talmente molliccia oltre che scivolosa, per poco non lo spedì chissà dove ad una velocità inaudita. Sarebbe finito in acqua a seguito di uno sprint del genere?
L’inguine risentì parecchio di quella mezza spaccata improvvisa, ma almeno non era capitombolato. A concludere quella folle corsa verso l’Infinito fu l’impatto del piede, il pollice per lo più, contro la dura roccia. A denti stretti si lasciò sfuggire un’imprecazione sommessa per il dolore: il pollice pulsava tremendamente e fu abbastanza fortunato a non aver urtato invece il mignolino o non sarebbero uscite solamente bestemmie dalle sue labbra.
Fece per riprendere compostezza, quando una voce roca fece capolino dalla vegetazione, rivelando infine la figura di un uomo tutt’altro che raccomandabile. Aiden, dal canto suo, si strinse nel mantello e rimase impassibile, rispondendo in tono piatto. «Buonasera!» Un saluto educato, mentre inclinò appena la testa pelata di lato. «Sì, proprio così.» Senza mostrarsi ostile o altro, piuttosto come un individuo sulle sue, che non voleva causare problemi, Aiden osservò per pochi attimi la bacchetta dello straniero, per poi tornare a fissarlo. Non sembrava volerlo attaccare, il che fu un bene, perciò continuò a mostrarsi tranquillo e pacato.
«Sì, anche il mio amico mi ha detto di fare attenzione.» Il Guardiano suo amico? Aiden se avesse potuto avrebbe riso sarcasticamente a tal proposito. Non esisteva, proprio no, che lui e il Guardiano fossero amici e mai lo sarebbero stati. Aiden provava rimorso per alcune scelte, ma di certo non era troppo tardi per affrontarle in modo diverso, più consono alla sua indole.
«Sono qui sotto consiglio di un amico. Mi ha parlato molto bene delle merci del rigattiere.» L’Auror prese una brutta realtà e modellò la menzogna facendola sembrare una verità. Il Guardiano l’aveva mandato lì, quello era vero, ma non di certo per le buone merci del rigattiere. All’insinuazione dello straniero, il fulvo dal cranio liscio e splendente al chiaro di luna, alzò un sopracciglio. Era uno sbirro, certo, ma doveva fare buon viso a cattivo gioco, per suo immenso rammarico. «Se fossi uno sbirro mi sarei assicurato di avere dei magnifici capelli oltre che ad un lucente Distintivo, non trovi?» Una battuta di spirito, accompagnata da una risatina divertita, volendo contagiare lo sconosciuto. Agitò comunque una mano per rassicurarlo. «Cielo, no...» Poi scrollò le spalle. «Nessun problema.» aggiunse, quando l’altro gli disse di aspettare il suo turno. Non voleva trovare da discutere, anche perché l’altro con un occhio messo già male sicuramente non avrebbe visto arrivare il cazzotto di Aiden verso quello sano se solo si fosse innescata una rissa. Gli Irlandesi avevano certe doti nelle risse e Aiden non era da meno, ma lasciò comunque perdere.
Rimase calmo e composto, aspettando con tacita pazienza che l’uomo attirasse l’attenzione del rigattiere con un Lumos. Si passò una mano sulla barba ispida, per poi lanciare uno sguardo rapido all’uomo accanto a lui. «Perdonami, amico. Purtroppo non mi vanto di una buona memoria, non è che per caso mi potresti ripetere tu il nome del rigattiere? Il mio amico me lo avrà ripetuto cento volte, ma io proprio non riesco a ricordarmelo. Troppo complicato per me, ti pare che mi metta a ricordarmi i nomi orientali?» Il Guardiano si era dimenticato molte cose da dirgli, come il proprio nome e quello del rigattiere, ma quello di quest’ultimo poteva sempre rimediarlo in un modo o nell’altro.

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Il Fato

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"Robab Uona Nihai, mi pare." Lo sconosciuto rispose con tono sommesso, mentre osservava l'imbarcazione avvicinarsi. La mano libera trafficava nella tasca per assicurarsi di avere l'ammontare necessario agli acquisti. "Almeno, questo è quello che ha detto a me. Ma mi sembra di aver capito che se ne inventi una nuova per ogni cliente, ammesso che sia dell'umore per i convenevoli. Ha un caratteraccio, sai? Fossi in te, visto che sei alle prime armi, non la tirerei troppo per le lunghe. Una botta e via, diciamo!"

Si sarebbe limitato ad uno sghignazzo senza troppa enfasi. Poi, avrebbe mosso qualche cauto passo in direzione del Tamigi, stando attento a non incorrere nello stesso errore che aveva quasi spaccato Aiden come la più dotata delle ballerine. La barca col rigattiere non tardò a completare il proprio percorso. Quando giunse in prossimità del camminamento, il sessantenne non esitò a salirvi tra un'imprecazione e l'altra: non era più un giovanotto e Merlino solo sapeva quanto oscillasse quel maledetto pezzo di legno. Aiden avrebbe a stento intravisto il profilo del naso del misterioso rigattiere in quei brevi minuti, messo in difficoltà dal cappuccio del mantello dell'altro. Dunque, non gli sarebbe rimasto che aspettare il proprio turno con tutta la pazienza di cui era capace. I minuti si sarebbero succeduti con lentezza esasperante, mentre il colloquio procedeva tra i due sconosciuti a una buona distanza dal punto di approdo. I toni si sarebbero fatti accesi a un certo punto e si sarebbe perfino temuto che uno dei due potesse finire in acqua. Poi, tutto sarebbe rientrato nella norma e l'imbarcazione avrebbe ripercorso il tragitto di poco prima. Tornato sulla terraferma, l'improbabile vagabondo non avrebbe perso tempo ad allontanarsi a passo di marcia, lasciando dietro di sé un'improponibile sequela di maledizioni che avrebbero fatto impallidire perfino un troll di montagna.

"Salire?" La voce sottile e nasale del rigattiere avrebbe raggiunto Aiden poco dopo. "Tu salire?" lo avrebbe incalzato. Aveva un viso sottile dalla carnagione olivastra e corti capelli neri. Non fosse stato per le pesanti occhiaie e l'espressione malaticcia, sarebbe stato perfino avvenente. "Salire o no?"

 
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