Era difficile da mangiare giù, estremamente difficile accettare il fatto di aver ceduto infine all’offerta del rigattiere. Ma cos’altro avrebbe potuto fare? Aveva giocato le sue carte: buone, giuste, indubbiamente valide e ben calibrate, ma per l’asiatico erano state semplici bubbole che non meritavano la benché minima considerazione. Ora come ora poteva solo sperare che con il Guardiano avesse più fortuna… E a proposito di
fortuna: l’assenza dei suoi fantastici capelli rossi dovevano aver influito su tutto quanto, l’essere diventato calvo aveva scacciato via ogni residuo di fortuna o - semplicemente - aveva speso quell’ultimo
bonus con il poliziotto Babbano. Avrebbe dovuto rimediare anche a ciò prima di recarsi dal Guardiano, specialmente se non voleva far morire quest’ultimo d’infarto, sebbene un poco se lo meritasse per il male che aveva fatto al rigattiere.
Aiden allungò la mano per permettere all’uomo di consegnarli la sacca contenente i Galeoni che in quel momento stava fluttuando nella sua direzione. L’Auror l’afferrò con una smorfia stizzita stampata in faccia, le labbra che si tesero in una pericolosa linea sottile, per poi limitarsi ad annuire in silenzio alle parole dell’asiatico.
Semmai dovessi tornare sarà in piacevole compagnia! pensò tra sé. Ed era vero: Aiden non ci teneva affatto tornare in quella zona di Londra, ma semmai avesse dovuto, per forza di cose, sarebbe stato in compagnia di altri Auror e le cose non sarebbero di certo andate a favore del rigattiere.
Se il Guardiano fosse mio amico, allora io sono il Papa! E quello fu l’ultima linea di pensiero che fece in presenza del rigattiere, per poi nascondere la sacca dietro le pieghe del mantello e fare dietrofront, scendendo di conseguenza dall'imbarcazione una volta che questa ebbe raggiunto la banchina.
Era notte inoltrata, il British Museum doveva essere ormai bello che chiuso al pubblico, stessa cosa la Gringott, tanto valeva fermarsi a dormire da sua sorella Lena e magari farsi aiutare nel sistemare i capelli. Risalì la scaletta di ferro infossata lungo la parete del London Bridge, facendo ben attenzione a non incappare i nessun passate, per poi ripercorrere la strada che aveva fatto dal British Museum fino a lì sempre a piedi, proseguendo poi fino ad Hampstead Road. Non aveva voglia di usare la Smaterializzazione, né di ritornare alla sua abitazione in Scozia, piuttosto approfittò della camminata per riflettere, meditando sul da farsi per il giorno seguente.
Quando arrivò all'appartamento di sua sorella Lena, Aiden si ricordò troppo tardi di essere pelato e che ella avrebbe potuto avere un infarto nel vederlo in quello stato. Infatti, non appena la sorella spalancò la porta per urlargli in faccia circa l’orario piuttosto inconsueto, che avrebbe potuto Smaterializzarsi dentro senza disturbarla, rimase impietrita davanti alla sua luccicante e liscia pelata. Si portò infatti la mani alla bocca e provò a chiedere ad Aiden cosa fosse successo, ma dal canto suo il fulvo rispose semplicemente che aveva dovuto farlo per lavoro. Mentire a Lena non gli piaceva ma non poteva sempre permettersi di coinvolgerla nei propri affari, specialmente quelli in ambito lavorativo; quello ovviamente non lo era ma ciò nonostante era il caso di lasciarla all'oscuro di tutto onde evitare svariate problematiche.
Aiden si impossessò del divano e crollò a dormire quasi subito, lasciando al giorno seguente tutti i propri impegni e preoccupazioni, ora doveva solo bearsi di qualche ora di sonno ristoratore, oltre che a recuperare le forze.
***
Seguì l’alba e Aiden aprì gli occhi, con tanto di sonoro sbadiglio. Dopo essersi stiracchiato le membra indolenzite per via dello spazio limitato all’interno del divano, l’Auror si alzò e dopo essersi tolto gran parte degli indumenti, andò in bagno, pronto ad eseguire la prima parte del proprio programma giornaliero.
Osservare la propria pelata allo specchio - per la seconda volta - lo fece quasi piangere, ma da lì a breve la cosa sarebbe stata risolta, perciò strinse i denti e prese un profondo respiro, focalizzando nella propria mente l’incantesimo che gli sarebbe servito nel riportare alla
normalità la propria immagine. Si puntò la bacchetta contro la testa, raccogliendo concentrazione e determinazione, per poi mormorare: «
Chioma Ventum!» Il polso si mosse verso l’alto e dì lì a poco la propria testa
esplose in ondate di capelli rossi e lunghi, in forte crescita e in modo piuttosto fastidioso. Ben presto Aiden dovette urlare il nome di sua sorella, sperando arrivasse a dargli una mano, in particolar modo nel tagliarli della lunghezza giusta.
Quando sua sorella mise piede dentro al bagno, dire che scoppiò semplicemente a ridere fu quasi riduttivo; anzi, se ne uscì con una battuta contenente le parole
Raperonzolo - treccia - torre, il che le fece guadagnare un’occhiataccia furente da Aiden. Lena dovette munirsi di pettine e forbici, iniziando quella che fu una seduta piuttosto impegnativa di sfoltimento della
regal criniera del vecchio leone rosso-oro. Ciò che ne uscì fu un taglio osceno, date le scadenti capacità di Lena come parrucchiera, né troppo lungo ma nemmeno troppo corto, ma che tuttavia poteva passare inosservato mediante una sobria coda dietro la nuca.
Dopo aver ultimato l’operazione di prelevamento della somma di 50 Galeoni alla Gringott - i quali furono tenuti in una sacchetta a parte - l’Auror prese la via per il British Museum.
Era nervoso e arrabbiato, sperò tuttavia che fosse rimasta una buona dose di pazienza e calma nel caso fosse stato preferibile usare quei due ingredienti piuttosto che lasciar emergere il proprio animo focoso e iracondo. Una cosa però era sicura: Aiden avrebbe tirato i soldi nelle gengive del Guardiano e a ragion veduta di quanto aveva dovuto sopportare e affrontare la notte precedente. Era stato poi ingannato dal guercio, una cosa sulla quale non avrebbe osato transigere o lasciar perdere.
L’Auror si premurò di camminare in maniera leggera e silenziosa - o così almeno tentò di fare! - in modo che potesse prendere alla sprovvista ancora una volta l’uomo con un solo occhio; era il minimo, dopotutto. Stretto nel mantello come la sera prima, procedette in maniera tranquilla e rilassata, anche se dentro di sé minacciava la tempesta, che era pronta ad abbattersi una volta raggiunto il Reparto Proibito. Si premurò (ci provò, almeno) di non far tintinnare i Galeoni che giacevano al sicuro appesi alla cintura e celati alla vista dal mantello, non voleva rischiare di attirare l’attenzione su di sé.
Una volta nei pressi della meta, l’Auror aguzzò la vista e affinò l’udito: come avrebbe trovato il Guardiano? Era sveglio oppure dormiva? Lo avrebbe intravisto subito o avrebbe avuto il tempo per cogliere alla sprovvista con una poderosa
borsettata nei denti con i Galeoni recuperati?