Se la Città è santa, Giudea, Atene VI Incontro

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view post Posted on 7/3/2018, 16:24
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Tassorosso
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Uy6yeqL


Seduta sul bordo del letto, Elhena si rigirava tra le mani il breve messaggio di convocazione per una nuova missione della Scuola di Atene, i bordi della pergamena ormai consunti da tante volte ci aveva giocherellato negli ultimi giorni. Quella lettera era capitata tra capo e collo, piombando all'improvviso a interrompere una routine che di mese in mese era diventata sempre più monotona, sempre più banale, come se dopo tanto correre Elhena si fosse infine scontrata contro un insormontabile muro di gomma.
Ancora non sapeva con certezza perché aveva deciso di accettare la convocazione. Forse era la speranza che fosse una scossa per tirarla fuori dal buco in cui era caduta, a costo di prendersi per i capelli da sola; forse era il ricordo di quanto entusiasta era stata nel vedere la prima volta il proprio nome nell'elenco degli Eletti, l'entusiasmo dei viaggi del tempo.
Sovrappensiero, accarezzò il profilo della fenice simbolo della Scuola di Atene e lo specchio stilizzato rappresentativo di Venere che si era illuminato dall'ultima missione, indicando il passaggio della ragazza da un Cielo al successivo; la prova che, nonostante tutto, qualche progresso c'era stato, sebbene troppo impercettibile per poterlo notare durante il suo avvenimento. No, era stato necessario lasciar passare del tempo e poi, voltandosi, guardarsi indietro per scoprire la crescita.
Le sembrava di essere in uno di quei videogiochi dove più si saliva di livello, più diventava difficile accumulare esperienza, e allo stesso tempo non si era ancora pronti per affrontare il boss successivo, bloccati per anni nel limbo dell'essere forti, ma non abbastanza. E in Messico, si era notato.
Si erano notate tante cose in Messico, cose che a ripensarci facevano fremere Elhena di disgusto; soprattutto verso se stessa, perché quando avrebbe dovuto usare la testa, fermarsi e riflettere, si era lasciata trascinare dalla massa in una corsa senza senso e che per settimane l'aveva tormentata con immagini di come avrebbe - e sarebbe - potuto essere.
Ma tanto era inutile piangere sul latte versato, no?

Diede un'ultima scorsa alla lettera, come se le parole nero su bianco potessero cambiare, spazzò via dei pelucchi immaginari dalla gonna e si alzò in piedi con un movimento fluido. Se era tempo di imbarcarsi in una nuova avventura, meglio farlo col giusto spirito e il primo passo era preparare l'occorrente necessario. Se c'era una cosa che Elhena aveva imparato dalle precedenti avventure, era l'impossibilità di prevedere come il Tempo avrebbe agito sulle persone che giocavano con Lu; in Francia gli abiti si erano adattati all'epoca, ma in Messico non erano cambiati di una virgola dalla loro versione da ventunesimo secolo. Infine, tanto valeva seguire il proprio istinto.

Il luogo dell'Evento sarebbe stato con ogni probabilità in un luogo caldo, ma anche soggetto a una notevole escursione termica ... le mani di Elhena si chiusero su un paio di pantaloni di cotone color sabbia, una T-shirt a mezze maniche e un giubbetto di pelle abbastanza usurata da non impedire i movimenti. Ai piedi indossò i soliti scarponcini e in tasca infilò un foulard che avrebbe potuto essere utile contro la calura.
Al collo portava ancora il talismano di Atena e il plettro-ciondolo. Decise di tenere solo il primo dei due. Anche il bracciocchio finì tra le cose destinate a rimanere in stanza: meno oggetti magici o moderni portava nel passato, meglio era.

Mezz'ora dopo il passaggio per la Casa Comune si chiudeva dietro le sue spalle. Da quando era diventato Preside, Peverell si era trasferito nell'ufficio che per anni era stato della Bennet, cosa che significava scale, tante scale. Elhena prese un sospiro, pregando che le scale se ne stessero tranquille per una buona volta.
Agganciata alla cintura dal lato destro portava la sacca medievale, al cui interno aveva infilato il mantello della disillusione, piegato ad arte per renderlo il più piccolo possibile, una fiala di decotto al dittamo e una di pozione rinvigorente. Appeso alla schiena, in una morbida ma resistente custodia, stava il violino spettrale della ragazza.
Elhena aveva riflettuto a lungo se portare con sé lo strumento o meno, considerato il suo peso fisico e morale, ma se si era ripromessa di pensare fuori dalla righe, tanto valeva partire dall'equipaggiamento.
Nella tasca dei pantaloni, infine, stava l'Avversaspecchio. Bene, era pronta ad affrontare chimere, ombre, centauri, templari, sacerdoti e altre creature incredibili.

Altri Ateniesi erano già presenti nell'Ufficio di Peverell, quasi tutte facce già conosciute. Elhena fece un breve cenno in direzione di Eloise e Amber, ma niente di più, rimanendo sulle sue e non avvicinandosi.





Azioni

Elhena riflette sulle passate missioni e sulla sua voglia di imbarcarsi in una nuova avventura, giungendo infine alla conclusione che starsene con le mani in mano non porta mai a nulla di buono. Arrivata nell’ufficio di Peverell, saluta Eloise e Amber con un cenno

Equipaggiamento

Sacca medievale, al fianco destro. Contiene: Mantello cinese (1); Decotto al dittamo (1); Pozione rinvigorente (1); Bacchetta trabocchetto versione mutanda (1)
Violino spettrale, appeso alla schiena. Questo violino permette al suonatore di esprimere un'infinita tristezza musicale, quasi spettrale, che farà commuovere i presenti nel raggio di cinque metri. Se la musica persiste per più di un minuto, si varcherà il limbo fra vita e morte e tutti cadranno in uno stato di catalessi apparente. Finita la musica, l'effetto si dissipa velocemente. Consigliato ai suonatori esperti
Avversaspecchio (1), nella tasca dei pantaloni
Amuleto dedicato ad Atena (1), al collo, sotto i vestiti
Spilla della Scuola di Atene
Bracciale celtico


Statistiche & Abilità
Punti Salute: 210
Punti Corpo: 142
Punti Mana: 142
Punti Esperienza: 35

Rettilofona Esperta
Animagus Esperto (Antilope Impala)


Danni
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view post Posted on 7/3/2018, 19:48
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Scopro Talenti, Risolvo Problemi

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E infine c'erano.
Quanto fossero pronti non era ancora detto, ma c'erano.
Non era ancora ovvio nemmeno quanto non sapessero, come si sarebbe andata evolvendo quella vicenda, cosa era destino che accadesse, e cosa invece sarebbero riusciti a fare in modo che non avvenisse. A conti fatti dell'intera torta, quanto sapevano? Non molto. O comunque non tutti. Qualcuno sapeva già qualcosa, una spiegazione non troppo esaustiva, ma sufficiente a renderli preparati, nel momento in cui tutto fosse iniziato. Una spiegazione recapitata nei sotterranei da un elfo, non visto e non sentito da nessuno. C'era da augurarsi che l'avessero trovata. E gli altri? Quanto di quello che avevano pensato e creduto sarebbe cambiato? L'avrebbero scoperto presto.
Uno a uno arrivavano, accolti dalla luce calda del fuoco, e dallo scoppiettare allegro dei ciocchi, non c'era un'aria tesa o particolarmente degna di nota, non ancora, non fosse stato per le circostanze sarebbe potuto essere un normale incontro. Forse un po' affollato, forse frutto di un eccesso di coincidenze, ma pur sempre una normale discussione come tante altre volte. Ma non lo era?
Stranamente la scrivania era più vuota del solito, i pesanti volumi, e le pile di pergamene che colà tradizionalmente trovavano riparo sembravano aver ripiegato in altri lidi, per lasciare il posto a cosa? Una tovaglia bianca? E soprattutto, quanti erano? Continuavano ad arrivare, un flusso senza fine? L'esclusività aveva ceduto il passo ad altro? Un sorriso rivolto agli ultimi arrivati, e chiusa la porta era già giunto il momento.


Ottimo signori, benvenuti ad alcuni, ben ritrovati agli altri. Diversamente dal solito abbiamo relativamente poco tempo, ma ho diverse cose importanti da dirvi, quindi un attimo di attenzione. Siamo tutti attesi nella Giudea del I Secolo, nello specifico a Gerusalemme, in un periodo particolarmente tormentato per la Storia di Roma, e in giorni decisamente effervescenti per le sorti della regione. Siamo nel bel mezzo di una rivolta, in una fase particolarmente critica di un assedio. La I dinastia imperiale ha da pochi anni mollato le redini del comando, e la nuova sta cercando di imporsi, tra le altre cose domando proprio questa rivolta. Ciò che non sapete è che negli scorsi giorni ho scelto Mr. Black, e M.lle Hydra per condurvi in questa spedizione, metà di voi affiancherà le legioni romane, nel sedare tale rivolta, l'altra metà dovrà contribuire a difendere la città. Su mie insistenze anche questa volta verrete accompagnati da un nostro ex studente, Mr. Aiden, e dal nostro Guardiaccia, Mr. Carter, nella missione, attraverso gli scontri. La divisione delle metà sarà casuale, ma equilibrata, sono certo che comunque vada prevarrà il buon senso da parte di tutti, e un certo spirito di squadra, che dovranno guidarvi.

Proseguiva spedito, dritto come un fuso, accanto al legio, snocciolando informazioni, e condendole di dettagli da un lato ovvi, dall'altro meno. Quanto di tutto quello sarebbe potuto essere previsto? Quanto di tutto quello già sapevano? Come si sarebbe evoluta la faccenda? E dove sarebbero andati a parare? In quelle che sembravano sempre parole concilianti all'esordio, al termine si celava una fregatura. Era sempre stato così. Che fosse un modo come un altro di premiarli? Che non lo fosse?
Ma non era ancora finita, proseguiva.


Da un lato quindi Roma, sarete inquadrati nei ranghi della Legione XII Fulminata, agli ordini di un legato esperto, e padre di quello che sarà un grande imperatore, Ulpio Traiano, dall'altro, sarete parte delle forze ribelli, agli ordini di Eleazar, una delle anime della rivolta. Il vostro arrivo è ampiamente atteso, nessuno farà domande, sarete un ulteriore ingranaggio di un ben oliato meccanismo. Come sempre avrete gli occhi di Minerva addosso, e la possibilità di utilizzare le spille. Chi non l'avesse ancora la troverà sulla scrivania. Usatele in caso di bisogno, chi vi troverete di fronte sarà a tutti gli effetti impegnato in una guerra, e agirà di conseguenza. Come vi renderete facilmente conto sul campo gli obiettivi questa volta saranno da un lato palesi, dall'altro meno, e rispettivamente opposti. I ribelli difendono la città e il Tempio, Roma vuole conquistarli, abbastanza semplice, no? Penso sia tutto, potete avvicinarvi alla scrivania dove troverete una mappa della città, e delle forze in campo nel momento in cui arriveremo.

Effettivamente, a voler essere precisi quella che in un primo momento era potuta sembrare una tovaglia, con appoggiati in apparente casualità piccoli modellini, era una mappa. Sufficientemente dettagliata di una grande città, delle sue mura, e delle forze che la circondavano. Non avere a che fare con una foresta, per una volta, sarebbe stato da considerarsi un passo in avanti? O un decisivo passo indietro? Come avrebbero reagito davvero i mal capitati che avrebbero assistito al loro arrivo? Cedette infine il ruolo di protagonista all'ormai noto a molti Libro. Certo, restavano in molti a non essere ancora del tutto in chiaro sulla dinamica della faccenda, ma sembrava non pensarci, non darvi più di quel tanto peso. Sorrise, mentre il volume si spalancava, rivelando quello che doveva essere un segnalibro accuratamente studiato, di traverso per la pagina di pergamena ingiallita, se tale poteva essere definita. Un'immagine centrale, incredibilmente variopinta, incastonata con impareggiabile abilità in un fitto arabesco di caratteri misteriosi, allineati in strette colonne, alla foggia degli antichi Sapienti. Dalla pagina sottili tentacoli di potere già facevano capolino all'esterno, vincendo le ultime resistenze, passando quel Rubicone, che il margine mosso delle pagine sembrava voler sancire tacitamente, strisciando con minuziosa efficienza, avviluppandoli uno ad uno, senza lasciar adito a fraintendimenti. Se qualcuno avesse voluto tirarsi indietro, evidentemente era ormai troppo tardi. Il processo era irreversibile, ed ormai innescato. Un sorriso, prima che l'ufficio iniziasse a vorticare intorno, e cedesse il posto ad un indistinto mulinello di colori, parole, e suoni.

Il primo cambiamento evidente ad accoglierli fu il clima, ovunque si trovassero la temperatura era decisamente salita. Soffiava una dolce brezza, dalle alture che circondavano la città, sollevando la sabbia del deserto. Si respirava l'aria della tarda primavera, una bella sensazione, non fosse stata per i sordi rumori di quella che non era sicuramente una spensierata scampagnata. Urla, tonfi, boati, cocci che andavano in pezzi, lo stridore del metallo. Nessuna lussureggiante selva sembrava li stesse aspettando, anzi, nemmeno un'oasi di pace e silenzio. Eppure, dovevano essere comunque giunti a destinazione, non c'erano mai stati errori almeno in quello, la partenza era la cosa più semplice di tutto quanto sarebbe invece seguito. Se la partenza era in salita, cosa significava? Il maggiore ostacolo l'avevano già passato? Quale poteva essere la certezza? L'unica certezza era invece che non fossero soli. Non quella volta. Eppure, se almeno la metà di quanto era stato promesso era vero, non sarebbe stato quello il problema. Avevano degli alleati, il punto sarebbe stato un altro: che farne? Erano davvero nella condizione di disporne, o erano invece nella condizione opposta di essere loro a disposizione altrui? Quanto avrebbero potuto fare la differenza una manciata di giovani, in un assedio che avrebbe presto visto la distruzione di una metropoli? Ancora una volta, il dubbio: in che veste erano lì? Osservatori, o attori? La prima metà di quella che in un primo momento era stata scambiata per una folla ululante rinchiusa in uno studio che in fin dei conti era grande, ma non così tanto, giaceva ora scomposta e riversa all'interno di quella che aveva tutta l'aria di essere una tenda, all'interno presumibilmente di un accampamento. Stranamente vuota, con decine di barili impilati ordinatamente ai lati. Una delle estremità aperte lasciava filtrare i sicuri raggi dell'Astro, intervallati dal via vai frenetico di quello che con ben poca fantasia poteva sì essere scambiato per un formicaio in allarme. Le ombre lunghe di uomini, cavalli, carri e macchine si succedevano con vorticosa velocità, sollevando nuvole di polvere. Erano Romani, non c'era il minimo dubbio. E a ragion veduta anche il loro equipaggiamento sembrava rifletterlo. Mantelli leggeri, cuoio, borchie, calighe, tuniche. Significava quello essere legionari delle legioni di Roma?
Dal lato opposto della cortina di ferro, in un'epoca che ancora non l'aveva conosciuta, la restante metà della banda atterrò in un locale decisamente più sporco, ma con il vantaggio di essere anche più fresco. Un'unica stanza, immersa in una gradevole penombra, non diroccata ma sicuramente in un precario stato di conversazione. L'atterraggio rovinoso di diversi componenti dell'allegra brigata doveva anche aver dato il via a una caduta a cascata di un intero servizio di porcellane, che da una mensola sulla parete si stavano riversando sul pavimento infrangendosi. Non era sicuramente un ottimo biglietto da visita, ma chi si sarebbe preoccupato di una tale sottigliezza? Un'unica apertura, delle dimensioni di una porta sufficientemente bassa e stretta, sembrava consentire l'entrata e l'uscita da quella stanza. Dove si trovavano? La stanza era in tutto e per tutto vuota, fatti salvi i pezzi di porcellana ancora in movimento, cumuli sparsi di sabbia, soprattutto contro gli angoli, e pochi oggetti dall'aria particolarmente semplici dall'aria abbandonata. Qualcuno doveva aver lasciato quell'abitazione con una certa premura, già da diversi giorni. Il Gruppo tra sandali, mantelli e tuniche sembrava in tutto e per tutto coincidere con la descrizione di una banda di predoni del deserto. Mancavano solo le cavalcature, lasciate forse parcheggiate all'ombra di una palma. Esattamente in quel momento, sopra le loro teste, il fragoroso impatto di quella che aveva tutta l'aria di essere una pietra, precipatata dal cielo, contro il soffitto di pietra di quell'abitazione. Erano appena stati centrati da un proiettile dell'artiglieria romana? Una parte d'intonaco realizzò bene di staccarsi, e sbriciolarsi sulle loro teste. Erano nel cuore dell'assedio.
A volo d'uccello sulla città, però, cos'avrebbero visto?
Una metropoli orientale, estesa, fiorente, popolata e imponente, per quanto ferita, placidamente in attesa della sera. Già una parte della città nuova era stata rasa al suolo, sui suoi resti sorgeva ora il nuovo accampamento delle legioni, di dirimpetto alla seconda imponente cerchia muraria. Mura antiche, massi ciclopici, estratti e caricati sin lì da chi? Difese notevoli, ma all'apparenza comunque meno formidabili di quelle che avevano già abbattuto, lì a scrutare arcigne l'avanzata dei legionari pronti a sfidarle ancora una volta. Quanto era costato riuscire a espugnare la prima cerchia? Quanto era costato spianare quello spazio di manovra sufficiente a una legione, sui resti di interi quartieri della città ribellata, ora ferita? Da quanti mesi si trascinava quell'assedio? Quando sarebbe finito? Le rampe erano già pronte, lente ma inesorabili le macchine d'assedio si inerpicavano cigolando e svettando verso le opere murarie. Le torri cariche di uomini, gli arieti trascinati, i dardi incoccati. Da un lato e l'altro del campo piovevano proiettili, pietre e dardi, trovando i loro obiettivi, o venendo deviati all'ultimo, da un che di miracoloso. Sotto le mura ordinate file di legionari avanzavano spingendo innanzi le macchine, rispondendo al fuoco nemico, dall'alto delle mura nugoli impazziti di ribelli gettavano dall'alto di decine di yarde qualunque tipo di proiettile capitasse loro a tiro, nel tentativo disperato di frenare un nuovo assalto alle mura. La vera domanda, decisiva quanto elusiva nella sua risposta era solo una: quanto ancora avrebbero retto? Quanto mancava a una nuova breccia? Cos'avrebbe ceduto? Cosa si potevano davvero permettere di perdere? Se era pur vero che la città di mezzo poteva ancora essere sacrificata per la causa, restavano i due capisaldi, da un lato la Fortezza Antonia, dall'altro il Palazzo di Erode. Se avessero sfondato l'Antonia, era quasi certo avrebbero anche perduto il Tempio, e con esso la città intera, dall'altro se avessero perso il Palazzo la strada per la città vecchia sarebbe stata spianata. Allo stesso tempo, la probabilità che le legioni riuscissero ad espugnare l'Antonia era ben più che infima. Progettata dai migliori ingegneri della stessa Roma, per resistere, come avrebbero potuto piegarla? E lo stesso valeva per il palazzo del Governatore della provincia, capisaldi progettati per resistere al più duro degli assedi, e alla più sanguinosa delle rivolte, con non più di un pugno d'uomini, come sarebbero stati piegati?
Eppure, a un occhio più attento diverse cose insolite stavano accadendo.
E nessuno sembrava vi stesse poi prestando chissà quale attenzione.
Una seconda domanda era: dove erano finiti?
E la terza: Peverell era già sparito?



Ottimo, ci siamo, siete a Gerusalemme, ai due opposti della scacchiera (i Romani nel Castrum della rispettiva legione, XII; i Ribelli in un punto a vostra scelta, nei pressi delle mura esterne, nella città di mezzo). A voi la mossa. Attendiamo le disposizioni di attacco delle due legioni per aggiornare le mappe (entro il 10 marzo), presto vi verranno notificate. Come sempre avete la massima libertà di descrivere quello che accade al vostro Pg, e intorno ad esso nei limiti della cornice che vi viene fornita dalla Tuke. Per i meno pratici di voi ricordo che il vostro equipaggiamento, così come il vestiario è cambiato, a voi i dettagli, vi ho lasciato qualche indicazione per i meno pratici. Chiariamo anche il problema linguistico, d'ora innanzi vale come sempre l'idioma della fazione di riferimento. Le legioni parlano un misto di dialetto latino greco, tipico della metà orientale dell'Impero, soprattutto a livello di ordini nella catena di comando, i Ribelli parlano la lingua della zona, qualcosa di pressochè molto vicino all'aramaico, e capiscono il latino. Siete invitati a lasciare i rifugi iniziali e raggiungere il fronte concordemente a quanto avrete pianificato. Nel farlo tenete conto della situazione più plausibile, fuori le mura la città nuova è stata completamente spianata, la città di mezzo è invece oggetto dell'artiglieria romana da qualche settimana, e diverso materiale viene usato per rinforzare più punti delle mura, insomma, ovunque andiate non è una passeggiata di piacere, e potreste incrociare diversi alleati, almeno in questa fase. Come sempre non sono tollerati incantesimi eccessivi, per quanto dovrete pregare di non esserne oggetto. Siamo in guerra belli, non c'è tempo per le domande sceme! Raggiunti i luoghi convenuti troverete i vostri più stretti alleati e le vostre unità di riferimento ad attendervi.
Operativamente parlando è buona creanza rispondere con una certa frequenza, soprattutto se finite con l'essere al centro dell'azione. Se non lo fate accettate di essere in balia della Tuke, che potrebbe essere e non essere una bella cosa. Dopo la terza ammonizione verrete rimandati a casa. Ricordatevi di aggiungere in coda l'eventuale bagaglio a mano, le statistiche, e poche righe di sunto di quanto abbiate più o meno verbosamente scritto nel post a beneficio di chi vi legge. Vi ricordo anche di evitare di modificare o cancellare i post, soprattutto qualora la questione veda coinvolta la squadra avversaria. Partite in equilibrio, e avete le stesse probabilità di vittoria, non è previsto un finale già scritto, diversamente dal solito. Come nella migliore delle tradizioni, ma con uno stacco deciso (par conditio), Poverell se l'è già squagliata, è già in una taverna dal lato opposto della città, quindi trattenete gli scontri dove vi trovate al momento. Per dubbi o domande fatemi sapere, restano valide tutte le altre disposizioni che possiate aver ricevuto o letto diversamente.
Rebus sic stantibus queste sono le squadre, in attesa che arrivino i rinforzi:
Roma) William: Eloise, Oliver, Sophie, Megan, Daddy, Aiden
Ribelli) Amber: Thalia, Mike, Nieve, Elijah, Mary, Gwen, Just

Si procede il 12 marzo, 23.59





William (W)
Punti Salute: 232/232
Punti corpo: 187/187
Punti Mana: 219/219
Exp: 29
Eloise (E)
Punti Salute: 199/199
Punti corpo: 128/128
Punti Mana: 123/123
Exp: 26,5
Oliver (O)
Punti Salute: 245/245
Punti corpo: 231/231
Punti Mana: 248/248
Exp: 36
Sophie (S)
Punti Salute: 157/157
Punti corpo: 91/91
Punti Mana: 101/101
Exp: 15
Megan (H)
Punti Salute: 145/145
Punti corpo: 91/91
Punti Mana: 98/98
Exp: 7,5
Aiden (B)
Punti Salute: 191/191
Punti corpo: 139/139
Punti Mana: 143/143
Exp: 28
Daddy (D)
Punti Salute: 295/295
Punti corpo: 263/263
Punti Mana: 274/274
Exp: 67
Amber (A)
Punti Salute: 216/216
Punti corpo: 195/195
Punti Mana: 199/199
Exp: 33,5
Thalia (T)
Punti Salute: 201/201
Punti corpo: 138/138
Punti Mana: 142/142
Exp: 24
Mike (M)
Punti Salute: 177/177
Punti corpo: 107/107
Punti Mana: 108/108
Exp: 19,5
Nieve (N)
Punti Salute: 151/151
Punti corpo: 119/119
Punti Mana: 118/118
Exp: 13
Elijah (Z)
Punti Salute: 127/127
Punti corpo: 78/78
Punti Mana: 72/72
Exp: 9
Mary (C)
Punti Salute: 216/216
Punti corpo: 178/178
Punti Mana: 173/173
Exp: 18
Ethan (J)
Punti Salute: 184/184
Punti corpo: 148/148
Punti Mana: 117/117
Exp: 27,5
Elhena (G)
Punti Salute: 210/210
Punti corpo: 142/142
Punti Mana: 142/142
Exp: 35
 
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view post Posted on 12/3/2018, 13:56
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A_STARA_STARA_STARA_STAR

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Il giovane Serpeverde non fece nemmeno in tempo a prendere posto vicino a Thalia che tutto sembrò avere inizio. Nessuno sguardo d’intesa con la giovane Tassorosso, nessun cenno ai concasati con cui avrebbe condiviso quell’avventura; agli Evocati sarebbe rimasto il tempo di ascoltare le poche parole introduttive del Preside prima che la missione prendesse ufficialmente il via.
È così, stando a quelle prime formalità, il libro avrebbe fatto rivivere al gruppo i momenti più tormentati dell’assedio a Gerusalemme. Per quanto inaspettata e completamente diversa rispetto alla sua precedente esperienza, l’idea parve piacere al Prefetto che già si stava immaginando come un protagonista ora nell’una e ora nell’altra fazione.
Conquista o difesa? In quale scenario avrebbe dovuto dare il proprio decisivo contributo? In fondo si trattava di due lati della stessa medaglia che, presto o tardi, lo avrebbero messo alla prova. Concentrato e pronto verso quel nuovo incontro con la Storia, Mike cercò di memorizzare ogni parola del docente e di focalizzare, nella mappa poggiata sulla scrivania, i punti più rilevanti di quello che, a tutti gli effetti, sarebbe stato il campo di battaglia.
In tutto quel processo, il magico libro stava già per essere aperto; perché tutto sembrava accadere sempre così velocemente? Un rapido sguardo verso Thalia e già i primi tentacoli sembravano voler avvolgere il corpo e la mente degli studenti più vicini al leggio. Nel momento in cui toccò a Mike avvertire la consueta forza magica, tutto sarebbe sparito in un continuo turbinio di emozioni e di pensieri; la sua ultima riflessione sarebbe stata per la Tassorosso presente a poca distanza da lui; avrebbe voluto prenderle la delicata mano e stringerla a sé, ma il tempo sembrava non bastare… in cuor suo Mike avrebbe sperato di ritrovarla al suo fianco, qualche istante più tardi.


Quando il vortice indistinto di suoni, colori e forme si concluse, Mike avvertì un primo e rovinoso impatto contro il freddo suolo.
Ahio! Possibile che il ritorno alla realtà avvenisse sempre in maniera così traumatica? Un piccolo gemito sfuggì così al Serpeverde mentre, ancora leggermente frastornato, cercava di rialzarsi in quel mix di polvere e dolore. La mano destra si spostò così per trovare un appiglio ma, proprio in quell’istante, la sua attenzione si sarebbe diretta verso la più classica delle fonti rumorose; qualcosa doveva essere andato storto nell’atterraggio. Qua e là giacevano i resti di quello che aveva tutta l’aria di essere un servizio da tè e subito il pensiero del ragazzo andò per un istante al docente; un tale spreco poteva essere interpretato come un cattivo presagio?
Il tempo era tuttavia tiranno per quelle frivole supposizioni; erano piombati nel bel mezzo di una guerra, dentro una casupola fatiscente e, a giudicare dai loro abiti, il ruolo che il fato aveva assegnato loro doveva essere piuttosto chiaro. Abbigliato con una corta tunica in grado di lasciare una piena libertà di movimento e con una rudimentale protezione in cuoio, Mike avrebbe perso i primi istanti per controllare l’identità dei suoi compagni di viaggio. Sì, conosceva le loro generalità, ma, un bagliore accompagnò la vista della Tassorosso. Senza pensarci due volte, si sarebbe diretto verso di lei, anche solo per aiutarla a rimettersi in piedi. Un gesto rapido e veloce, ma pieno di significato; anche in quell’occasione, avrebbero lottato assieme, fianco a fianco.
C’era tuttavia una strategia da perfezionare prima di muoversi da quel punto e Amber, nella veste di guida, sembrava già pronta a dare le prime indicazioni. L’avrebbe certamente ascoltata con un certo interesse prima di aggiungere il proprio contributo.

Va bene, se proprio dovremo dividerci… io andrei a controllare lo stato delle difese dall’altra parte. Lo sguardo sarebbe andato verso alcuni dei suoi compagni, come a volerne sondare la disponibilità, prima di tornare verso Amber. Credo che in un primo momento i nostri sforzi dovranno essere diretti verso le armi d’assedio romane. Anche se non sarà facile, non dovremo permettergli di indebolire eccessivamente le porte cittadine. Un discorso piuttosto ovvio, ma, d'altra parte, il Serpeverde non sarebbe riuscito a stare zitto in un momento di così grande importanza strategica ed emotiva.
Dopo qualche altro eventuale intervento, a sancire la fine di quell’improvvisata riunione di gabinetto ci pensò un proiettile, probabilmente desideroso di abbattere l’edificio che li stava ospitando. Il brusco impatto fece quasi perdere l’equilibrio al Serpeverde che, nel frattempo, stava cercando di raggiungere l’unico punto di uscita da quella casupola.
Cos’avrebbe trovato là fuori? Cercando di raggiungere il punto designato, Mike avrebbe probabilmente potuto scorgere qua e là, tra polvere e detriti, la disposizione di qualche soldato posto a difesa della città; sì, erano nel cuore dell’assedio.


Riassunto: In un primo momento Mike sembra positivamente colpito dalla novità di questo nuovo incontro. Cerca una vicinanza con Thalia ma il libro è inesorabile e il mio pg si ritrova teletrasportato senza pietà dentro una casupola. Rapido sguardo verso i compagni di avventura, dà il proprio contributo al gabinetto di guerra (?) prima di provare a dirigersi nel punto stabilito.

Mike T. Minotaus
PS: 177 PM: 107 PC: 108 EXP: 19,5
Equipaggiamento:
Fiala Sanguinaria Velenosa (borsello)
Fiala Pozione dell’Illusione (borsello)
Bottiglietta d’acqua (borsello)
Guanti del Minatore (tasca)
Anello Gemello (permette la comunicazione con Thalia)
Polvere buiopesto (tasca)
Spilla di Atene
Bacchetta

 
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C'erano molte facce conosciute nell'Ufficio di Peverell, qualcosa che a ben pensarci non doveva essere poi così strano, essendo tutti parte di un club che, a ben pensarci, poteva poi non essere così tanto all'acqua di rose.
Anzi, senza mezzi termini, non lo era affatto. Certo col tempo molti avevano abbandonato, ma il numero di veterani continuava a essere consistente. Era anche strano, almeno per Elhena, come il club mettesse insieme persone che al di fuori di quelle quattro mura poi non andassero oltre la semplice conoscenza.
Ma, forse, questo era solo un suo problema.
Nel riflettere su tutto ciò, spostò il peso da un piede all'altro, in attesa. Era al suo terzo incontro e ormai sapeva più o meno cosa aspettarsi, a meno che Peverell non avesse deciso di cambiare le carte in tavola. Quella sarebbe stata una sorpresa coi fiocchi. Altrimenti, c'era da aspettarsi di essere risucchiati dal solito libro magico, ricevere se possibile le due righe di informazioni dal docente giusto per non essere del tutto spaesati, e vedersi arrivare addosso di tutto mentre Peverell aspettava bel bello non si sa dove, ma di certo al caldo e al sicuro. Sciacquare e ripetere.

La voce di Peverell la distolse dalle sue riflessioni. A quanto pareva, il professore aveva optato per anticipare le spiegazioni a prima dei viaggi nel tempo. Una scelta che, per quanto apprezzabile - meglio essere preparati prima di gettarsi nella mischia - faceva presagire che questa volta la mischia sarebbe stata peggiore del previsto. Elhena fece un rapido giro di sguardi per la sala, chiedendosi se qualcuno si fosse tirato indietro all'ultimo una volta sentito cosa si prospettava. Il pensiero le parve ridicolo non appena lo formulò.

Vero, c'era una mappa sul tavolo, in una maniera che le fece subito pensare a quei film di guerra che ogni tanto le capitava di guardare a casa. Poco importava la battaglia or l'epoca, un tavolo coperto da una mappa piena di segnalini sarebbe sempre stato presente. Piegandosi un po' in avanti, le mani dietro la schiena, guardò la città in miniatura, il più urbanizzato nucleo, le possenti mura tutt'attorno.
Ma soprattutto, Peverell aveva parlato di essere divisi in gruppi, senza però specificare chi sarebbe andato con chi. Fu allora istintivo, almeno per Elhena, guardare di nuovo i propri compagni di avventura, chiedendosi chi sarebbe stato alleato e chi avversario. Già l'avventura in Messico aveva rivelato come il primo stretto dei legami potesse nascondere profonde divergenze di opinione, per quanto laggiù lo schierarsi per Spagnoli o Mexica non aveva poi di fatto portato a nulla di eclatante. Pareva invece che questa volta le cose sarebbero state diverse.
La seconda domanda sorse spontanea nella Tassina: in che fila si sarebbe trovata a combattere e, soprattutto, sarebbe stata in grado di dare il meglio di sé qualora il risultato di fosse rivelato non quello aspettato.

Presto avrebbe avuto la risposta


***



Di sicuro, non si sarebbe mai abituata ai bruschi atterraggi che il Libro causava. Peggio di una passaporta - e ce ne voleva - ogni trasferta le metteva lo stomaco in profondo subbuglio, per non parlare della botta vera e propria dovuta all'atterraggio.
Si concesse un momento per comprendere la situazione. Si trovava sdraiata sulla pancia - per beneficio del violino che ancora portava appeso alla schiena - su un qualche pavimento polveroso. Nelle narici l'odore di polvere, unto e sporcizia. Massaggiandosi la testa, si mise a sedere, gli occhi rivolti verso il basso a cogliere quali cambiamenti il Libro aveva operato questa volta sul proprio vestiario. Molti, a quanto sembrava.
La T-shirt si era trasformata in una tunica di quelle in voga tra la gente del volgo in quel periodo, mentre il giubbetto di pelle era mutato in una specie di leggera cotta di cuio a placche; ai piedi, un paio di sandali sempre di cuoio. L'unico punto dolente erano le braghe per nulla adatte al contesto e con ogni probabilità residuo dei pantaloni che indossava nel 21esimo secolo. Per fortuna, nulla che non si potesse rimediare, magari spogliandoli. E, in effetti, fu proprio quello che Elhena fece, calciandoli in un angolo. Per un attimo fu tentata di farli evanescere, ma si trattenne al pensiero che fosse più logico e consono tenere a bada la bacchetta almeno finché non si fosse ambientata un poco di più.
Si tirò in piedi con un colpo di reni.
Sembravano essere capitati in una casa vuota - o forse era un magazzino - la presenza umana dei precedenti occupanti ancora tangibile nell'aria.

Di colpo Elhena sobbalzò per il fragore, con le braccia che corsero a incrociarsi sopra la testa a mo' di scudo tra un po' ancor prima che l'intonaco piovesse sopra la sua testa. Se davvero chi bene comincia è a metà dell'opera, se tali erano le premesse dovevano essere su un'ottima strada per prenderle di santa ragione.

* Mai dire mai *

Già, le frasi fatte erano belle, ma non d'aiuto quando c'era il rischio che il soffitto crollasse da un momento all'altro.

Si parlava di dividersi e per quanto la prospettiva non la facesse impazzire, ammetteva che fosse la soluzione migliore quando si avevano due obiettivi entrambi di pari importanza una volta messi sui proverbiali piatti della bilancia. E quindi, sì, per ora si sarebbe divisa dagli altri andando dove le era stato ordinato; nel profondo, tuttavia, Elhena cercò il più possibile di mantenere uno spirito critico. Non che intendesse fare il bastian contrario, solo che non desiderava ripetere l'esperienza messicana.
Si voltò verso Amber sperando che sapesse cosa stava facendo, seguendola poi verso la meta.


Solo una cosa non era cambiata: Peverell era scomparso.





Azioni

Elhena riflette ancora e quando si ritrova a Gerusalemme pensa che sia meglio sbrigarsi prima che l’intera città cada sulla loro testa. Ascolta senza commentare troppo la strategia e poi si dirige verso dove deve andare

Equipaggiamento

Sacca medievale, al fianco destro. Contiene: Mantello cinese (1); Decotto al dittamo (1); Pozione rinvigorente (1); Bacchetta trabocchetto versione mutanda (1)
Violino spettrale, appeso alla schiena. Questo violino permette al suonatore di esprimere un'infinita tristezza musicale, quasi spettrale, che farà commuovere i presenti nel raggio di cinque metri. Se la musica persiste per più di un minuto, si varcherà il limbo fra vita e morte e tutti cadranno in uno stato di catalessi apparente. Finita la musica, l'effetto si dissipa velocemente. Consigliato ai suonatori esperti
Avversaspecchio (1), nella tasca dei pantaloni
Amuleto dedicato ad Atena (1), al collo, sotto i vestiti
Spilla della Scuola di Atene
Bracciale celtico


Statistiche & Abilità
Punti Salute: 210
Punti Corpo: 142
Punti Mana: 142
Punti Esperienza: 35

Rettilofona Esperta
Animagus Esperto (Antilope Impala)


Danni
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Mary_Evans
view post Posted on 12/3/2018, 23:04







Mary Evans

15 anniStudentessaII anno CorvoneroschedaOutfit


N
on dovette attendere molto prima che gli ultimi Evocati facessero il loro ingresso nell’ufficio che ormai rsultava ben più che affollato e perciò Mary dovette spostarsi di qualche passo, attaccando la schiena al muro, per consentire agli altri di poter usufruire di quel minimo di spazio vitale. Come all’evento precedente gli studenti convocati erano all’incirca una ventina, invece l’unica cosa che poté notare di differente fu la presenza di due adulti uno a lei noto, Ethan Carter, ed uno invece che non aveva mai visto prima, o forse sì? Una lampadina si accese nel suo cervello riportandola ad una giornata di lavoro di qualche mese prima, in cui si era ritrovata a scavare nei meandri del magazzino alla ricerca di una scatolina in legno sufficientemente carina. *Cchissà se anche lui mi ha riconoscuta*, si ritrovò a riflettere tra sé e sé prima di continuare a far scorrere il proprio sguardo sospettoso sul resto dei presenti. Anche in quella missione la presenza Blu-Bronzo era ben rappresentata e si stupì non poco di vedere i capelli mori di Megan, sua compagna di corso, sbucare tra ragazzi più grandi. A quanto sembrava Peverell aveva deciso di cercare nuovi proseliti, o per meglio dire “nuova carne fresca da maciullare”, ma lo scoprire l’assenza di Patrick poco dopo la rattristì. Lo aveva considerato sin dal principio suo mentore ed il non vederlo là n mezzo mentre ostentava il suo grugno di superiorità, le trasmetteva una sensazione di vuoto. Che li reputasse troppo scarsi per omaggiarli della sua presenza? Forse, certo era che anche Horus ed Emily mancavano all’appello. Con il Tasso aveva un debito che sperava di poter saldare, ma non in quell’occasione purtroppo.
Non appena anche Elhena li raggiunse, il Preside cominciò ad informarli su quale missione avrebbero intrapreso quel giorno e la ragazzina smise di spiare presenti al fine di concentrarsi su quanto le veniva detto. Il Vecchio non si era mai dimostrato particolarmente prodigo in dettagli o suggerimenti, ma ogni sua parola era fondamentale, se giustamente interpretata, alla risoluzione dell’enigma.
*Gerusalemme, I secolo d.C* ripetè nella sua testa, nel tentativo di fare mente locale ed andare ad aprire il giusto cassetto delle sue nozioni. Effettivamente insieme all’invito, il gufo aveva portato un piccolo pezzetto di pergamena recante il tema principale dell’incarico e come aveva fatto per l’evento precedente, la ragazzina si era chiusa in biblioteca tentando di imparare, o meglio metabolizzare, quelli che reputava i concetti più importanti per tornare a casa sana e salva, ma per forza di cose quanto aveva imparato era ben meno di quanto le sarebbe servito. In ogni caso, ci aveva provato. Perciò fu ben lieta di scoprire che altri due Ateniesi avevano ricevuto un libro nello specifico da consultare proprio sa Peverell in persona e mentalmente si augurò che questo fosse più diretto e conciso del docente. Indirizzò il focus dello sguardo verso i due Capitani decisi in quel frangente da Peverell in persona, domandandosi in quale delle due squadre sarebbe finita. Una sfida, questo era un nuovo elemento rispetto alla sfida precedente. Si sarebbe rivelato un vantaggio o uno svantaggio? Tutto sommato, il sapere contro chi ci si sarebbe trovati a combattere in fin dei conti era una buona notizia; una guerra pari in cui le forze e le potenzialità erano note, o quasi. Così a occhio sperava di finire con Amber, apparentemente meno dispotica ed autoritaria del Serpeverde, ma quelle due caratteristiche si sarebbero potute rivelare invece la chiave vincente? Lo avrebbe scoperto durante lo scontro.
Quando il professore accennò alla mappa, Mary si avvicinò in modo da poterla ammirare nella sua interezza avendo cura di coglierne non il dettaglio, ma il quadro complessivo. Individuò dapprima la locazione del Tempio, essendo esso l’obiettivo di ambo le quadre, e poi cercò di teorizzare i possibili punti deboli attraverso cui espugnare la fortezza; infatti se fosse capitata nella squadra dei Giudei, quelli sarebbero stati i punti da presidiare e rafforzare. Quando ebbe le idee ben chiare in mente, si spostò in modo tale da consentire ad i compagni/nemici di fare le loro considerazioni. Non appena anche l’ultimo studente si allontanò dalla scrivania, dal tomo cominciarono ad originarsi i tentacoli, uno per ognuno di loro e la Corvetta rimase rilassata lasciandosi afferrare senza provare i medesimi timori della volta antecedente. La peculiare sensazione, analoga a quella provocatole dalla Passaporta, ne invase le membra ed in un nanosecondo si ritrovò catapultata in mezzo ad una guerra, impolverata da cima a piedi. Il corpo avvolto in una tunica candida, che si abbinava al copricapo del medesimo tessuto le avrebbe impedito di sudare più di quanto non stesse già facendo, mentre ai piedi calzava un paio di sandali che, per quanto fossero poco indicati alla battaglia, sembravano possedere un buon grip. Quando si riprese dal turbolento viaggio, si guardò attorno per capire chi sarebbero stati i suoi alleati e si rese conto che il Capitano sarebbe stata Amber. Non le ci volle molto ad intendere che avrebbero spalleggiato i giudei dato il loro look poco affine a quello romano, ma una pietra che cadde a pochi metri da loro facendo rovinare a terra un servizio di stoviglie in argilla la fece sobbalzare. A differenza del Mexico erano stati spediti proprio nel bel mezzo del conflitto, in balia del fuoco nemico e non avevano tempo da perdere se desideravano sopravvivere più di qualche secondo a Gerusalemme. Istintivamente si allontanò dalle mura e da tutto ciò che avrebbe potuto caderle addosso e cominciò ad ascoltare quanto la loro Capitana stava dicendo. Concisa, rapida ma esaustiva, forse quella missione non si sarebbe rivelata una fuga senza senso come la precedente. Rimase in silenzio quando la bionda chiese se ci fossero idee dal resto del gruppo, infatti era palese che lei sapesse molto più di ogni altro in quella stanza e cominciare a discutere sarebbe stato controproducente. Per il momento avrebbe svolto il ruolo da soldato semplice assegnatole, senza creare problemi al gruppo. Si fidava di Amber, sia perché era stata scelta come loro guida sia perché ricopriva il ruolo da Prefetto oramai da un bel po’ di tempo e di conseguenza aveva avuto modo di fare esperienza nel suo ruolo da leader. Continuò ad ascoltarne il monologo, accondiscendendo con dei leggeri movimenti del capo ogni volta che lo sguardo della ragazza si rivolgeva verso di lei in modo da palesare il suo favore. Infine venne il momento delle divisioni; sarebbe stata con lei. L’avrebbe seguita ed avrebbe fatto quanto le veniva ordinato, concedendosi il lusso di suggerire delle modifiche qualora lo avesse reputato necessario. Una cosa era certa, quella volta non sarebbe fuggita.


PS: 216 ☘ PC: 178 ☘ PM: 173 ☘ EXP: 18



Riassunto:
Mary ascolta il discorso introduttivo di Peverell e si stupisce delle modifiche rispetto alla missione precedente. Si avvicina a controllare la mappa e poi viene portata in un negozio di stoviglie giudaico. Ascolta il piano di Amber e lo condivide. Segue la ragazza verso la loro meta.


Incantesimi:
1° Classe: Completa
2° Classe: Completa
3° Classe: Completa esclusi i Proibiti

Equipaggiamento:
- Sovrappantaloni in pelle:
Realizzati in pelle di Tebo, resistente e antistrappo, favoriscono il camuffamento della propria presenza negli ambienti naturali (coprono l’odore umano in favore di quello animale). Proteggono dagli incantesimi medio-deboli rivolti alle gambe (1a, 2a classe).

- 1 Skeleton's Hand:Mano destra
Non invadente ma resistente agli urti, presenta uno Zaffiro sull'anulare. Favorisce l'agilità alla mano dove è posizionata.

- 1 Orecchini Blue eyes:
Con questi orecchini nulla potrà sfuggire al vostro sguardo. Nell'orbita di pietra di luna, infatti, vi è una pupilla che osserva curiosa ogni cosa che le giri intorno. Non volete perdere d'occhio qualcuno? Basta sussurrare il nome dell'individuo all'orecchino ed esso lo osserverà in ogni minimo secondo, un solo movimento sospetto e la pupilla comincerà a vibrare. Decisamente utile per chi non vuole perdere di vista nessuno.

- 1 Collana Orecchie di Elfo:
Acuisce il senso dell’ udito consentendo di cogliere tutti i discorsi effettuati da persone situate nell’ arco di non oltre 20 metri. Non è in grado di registrare le conversazioni ed essendo costituita da orecchie è sensibile all’ incanto Muffliato.

- Cintura da Samurai:
Molto leggera. Permette di stringere a sufficienza ma, con la sua magia, riesce dare un senso di freschezza e libertà al mago nei movimenti.

- Copricapo Egiziano:
Questo copricapo protegge nel vero senso della parola dall’ombra e dalle escoriazioni, e ha l’utilità di favorire la concentrazione a chi lo indossa.

- Drago d'Artificio: Sacchetta medievale
Produce un Drago di fuochi d'artificio che si muove nel cielo per 15 minuti, per poi scomparire in un fenomenale soffio di fuoco. Spaventa e stordisce creature di piccola-media taglia, magiche e non, per 1 turno.

- Polvere Buiopesto Peruviana: Sacchetta medievale
Polvere finissima e nera come la pece, proveniente dal Perù, è in grado di creare un buio intenso e impenetrabile per la durata di 5 minuti. Ottima in caso di pericolo per una fuga immediata.
Ogni scatola contiene polvere sufficiente per un solo utilizzo.

- Caramella d’Illusione: Sacchetta medievale
Chi la ingerisce si “sdoppia” rendendo difficoltoso per l'avversario riconoscere quello vero!

- 1 Fiala di Pozione al Dittamo Sacchetta medievale

- 1 Fiala di Pozione Tiepidario Sacchetta medievale

- Sacchetta Medievale: Fianco destro
Comoda sacca in cuoio e pelle conciata, presenta robuste cuciture e due piccole cinghie sul davanti che assicurano la chiusura. Agganciabile alla cinta tramite due passanti posti sul retro.
All'interno è stato praticato un Incantesimo Estensivo Irriconoscibile.
Copia: Possibilità di contenere 5 oggetti di medie dimensioni

- Avversaspecchio da Tasca: Tasca sinistra
Prototipi di primi Avversaspecchi, nacquero a Londra nel periodo in cui Jack Lo Squartatore seminava il terrore. Piccino e compatto, sta in una mano: in ottone laccato o intarsiato, per uomini e donne, lo specchio rifletterà delle ombre che si faranno sempre più distinte man a mano che eventuali pericoli e/o nemici si avvicinano al proprietario dello specchio.
Disponibile in: oro/nero, nero con decorazione floreale. Incisione su richiesta.

- Anello del coraggio: pollice sinistro
Evocando la sua forza contro un unico nemico ben preciso, sarete molto avvantaggiati nello scontro contro di lui per un po' (durata da 2 a 5 azioni, attacco e difesa raddoppiati nei confronti di un unico avversario)

- Anello del Potere: dito medio sinistro
Blocca in quest l'avversario per due turni.

- Mantello di Disillusione:
Realizzato con pelliccia di camaleonte , il Mantello di Disillusione rende una buona , anzi ottima mimetizzazione, se il tuo corpo è ben avvolto in questo tessuto esso sembrerà donarti l'invisibilità.

- Zaino con 2 litri di acqua e delle barrette energetiche
 
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view post Posted on 12/3/2018, 23:24
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18 Anni ▴ Cielo di Mercurio ▴ V anno

Amber S. Hydra

PS: 216/216 ▾ PC: 195/195 ▾ PM: 199/199


D
oveva immaginare che le cose non sarebbero andate proprio come previsto, ma da un parte ne fu sollevata. Non appena il Preside aveva iniziato ad introdurre il tema del viaggio, che per altro era ben trattato proprio in un libro che lo stesso Peverell le aveva donato, Amber aveva iniziato a chiedersi con ancora più insistenza se sarebbe stata in grado di guidare così tante persone; adulti compresi. Non era a conoscenza della presenza di un secondo Capospedizione, ma l'idea di privarsi di metà dei componenti di quel folto gruppo l'aveva davvero sollevata. Certo era stata però ben diversa la sensazione che aveva provato nel sapere chi avrebbe rivestito il suo stesso ruolo, nella fazione opposta. William Black, sempre lui. Si trattenne dall'alzare gli occhi al cielo, consapevole di poter essere sotto osservazione, sia da parte di chi probabilmente si stava chiedendo se la bionda sarebbe stata in grado di svolgere il proprio ruolo, e sia da parte dello stesso Serpeverde. Internamente aveva sadicamente gioito all'idea di doverlo piegare ai suoi ordini, benché l'indole del despota non fosse propria di Amber, ma le carte in tavola erano cambiate prima che potesse adattarsi a quel pensiero. Non solo non avrebbe potuto dirgli niente, ma sarebbero stati avversari. Scosse appena il capo, decisa ancora a non rivolgergli la minima attenzione. Non aveva idea di chi dei presenti sarebbe stato nel suo gruppo, non si trattava di una scelta che poteva compiere lei. In un modo o nell'altro il Karma stava lanciando dei segnali ben chiari, lei e William erano destinati a scontrarsi, in una giostra eterna di continue opposizioni. Fu in quel momento che pensò come in effetti avrebbe potuto vedere a proprio agio il ragazzo dalla parte dei conquistatori... e di come lei avrebbe voluto rappresentare le ultime resistenze di Gerusalemme. Così facendo la tensione che aveva accumulato venne riversata in uno sguardo quasi indecifrabile che rivolse proprio al suo avversario. Fosse stato possibile, lui avrebbe potuto leggervi l'intensità di una sfida senza tempo. Sapeva cosa diceva il libro di Storia, ma immaginava che qualcosa avrebbe finito con il cambiare le carte in tavola, e dare una chance alla Città Santa. Si avvicinò alla scrivania, senza badare troppo al resto dei presenti, concentrandosi invece su quella che era la mappa. Avrebbe sfruttato la sua memoria fotografica per ricordare anche i più piccoli dettagli di quello schema tanto avvincente quanto pericoloso. Forse l'idea di dover combattere contro altri uomini e non strane bestie poteva considerarsi migliore. Ma ancora una volta non avrebbe sottovalutato la situazione. Non più colta alla sprovvista, Amber lasciò che i tentacoli del libro l'avvolgessero e chiuse gli occhi, sperando con tutta se stessa di poter avere dei validi compagni di squadra e di non dover far parte della Legione romana.

In un primo momento il risveglio tra le macerie di qualche gloriosa porcellana non poté dirsi gradevole. L'aria fresca, però, le fece trarre un sospiro di sollievo, non appena riuscì ad alzarsi dal pavimento e rimanere in piedi in perfetto equilibrio. Niente zanzare, niente calura messicana, niente ombre strane: meglio di così! Gli abiti che aveva indossato erano ovviamente mutati, la divisa scolastica era diventata una specie di toga color panna, impolverata. Il borsello era diventato una sacca, in cui si apprestò a controllare che ci fossero tutte le pozioni che vi aveva inserito in partenza. Il mantello ancora le copriva le spalle, mentre le due spille erano appuntate lungo l'unica spalla di quel vestito. Una cintura in cuoio, a fascia, le stringeva la vita con precisione sartoriale, e la gonna non eccessivamente lunga permetteva falcate sufficientemente ampie. Altre fascette in cuoio erano apparse a coprire entrambi i polsi. Ai piedi indossava calzari in cuoio, fragili ma non eccessivamente scomodi, che finivano ad allacciarsi poco sopra la caviglia. Liberatasi di un po' di polvere, si guardò finalmente intorno. Uno ad uno intravide i suoi compagni di avventura. Dovette nascondere una fitta fastidiosa data dal non trovare Eloise trai compagni. Tuttavia sapeva che l'amica avrebbe dato il massimo e che si sarebbe rivelata un'avversaria fin troppo ingegnosa! Passò in rassegna i presenti, mentre tentava di rimuovere la polvere dall'indumento povero.C'erano: Thalia, con cui aveva ormai stretto un solido rapporto, Nieve che aveva avuto modo di conoscere ancora meglio negli ultimi tempi, Elhena con cui aveva condiviso innumerevoli momenti, sia in casata che da Florian. Con Mary, la Corvonero, aveva condiviso parte dell'avventura in Messico, sapeva che poteva contare su di lei e sulla sua grinta. Mike, il Serpeverde era molto legato a Thalia, ma ricordava bene anche lui in quell'ultimo labirinto prima della Piramide messicana, era in gamba, ed era cresciuto da allora, così come lo erano tutti. Il Guardiacaccia era una figura tanto enigmatica - perché in fondo Amber non aveva avuto modo di scambiare troppe parole con lui nel corso dell'ultimo anno - quanto fondamentale: lui li avrebbe scortati. Era rimasta particolarmente scossa dal modo in cui un Leithfold aveva fatto concludere il viaggio di Carter prima del previsto, ed a maggior ragione voleva che questo non accadesse di nuovo. Infine, Elijah Sullivan, con cui aveva avuto modo di parlare in occasione di un particolare evento, ma che - come Nieve - poteva essere meno preparato ad affrontare quanto li avrebbe attesi oltre quel primo rifugio di fortuna. Fu solo quando qualcosa colpì il tetto del rifugio, che Amber cercò di comprendere la fazione di appartenenza, un qualcosa che con timore e sollievo le fu chiaro poco dopo: erano Ribelli.

«State tutti bene?» chiese nella speranza che nessuno si fosse ferito con i cocci, sarebbe stata una pessima partenza. Il suo sguardo passò in rassegna soprattuto Thalia, la più vicina, e con una stretta al cuore Amber non poté non vedere gli anelli del gemelli che indossava. «Con chi?» chiese avvicinandosi appena, affinché lei potesse udirla e risponderle. Per come immaginava la battaglia, presto avrebbero dovuto dividersi ma se ci fosse stato un modo efficace per comunicare, sarebbero apparsi sempre come un fronte unito. Ricevuta l'informazione necessaria, avrebbe poi ragionato sul da farsi con più lucidità, sporgendosi appena oltre la coltre di polvere e macerie. «L'assedio è già iniziato, non abbiamo tempo da perdere» Sentenziò pensierosa, aggiustando la treccia bionda affinché non la infastidisse. Non c'era spazio per i dubbi che fino a pochi minuti prima l'avevano colta, erano già entrati nel vivo dell'azione, lei stessa doveva cambiare modalità e ragionare più in fretta. «La battaglia finisce se i Romani prendono il Tempio, non possiamo permettere che lo facciano. Se ricordate la mappa che abbiamo visto, ci sono punti meno difesi di altri e punti che per ora sembrano reggere bene i colpi... ma non potremo essere ovunque» Ancora una frase, apparentemente sconnessa dalle altre, ma che avrebbe richiesto l'intervento dei presenti. Cosa volevano fare? Avevano idee da condividere, strategie da voler sottoporre al giudizio del gruppo? Avrebbe ascoltato chiunque avesse voluto dire qualcosa. Si sarebbe - forse - guadagnata il loro rispetto sul campo, e non certo per imposizione. Non era stata scelta da loro, ma da Peverell, e questo l'avrebbe fin da subito potuta mettere in una posizione per nulla ottimale, ma tant'è che non aveva possibilità di abdicare.«Dovremmo dividerci» Disse infine, dopo aver concordato con alcuni e meno con altri. «Esattamente, Mike, una parte di noi andrà da quella parte - Indicò un punto preciso visibile a tutti - non sarà facile raggiungere quella zona, ma da lì si avrà una buona visuale. L'altra metà verrà con me da questa parte» Indicò dopo un punto differente, non troppo distante da loro, ma altrettanto complesso da raggiungere, forse. «Siamo tra alleati, per ora, ma non so ancora per quanto» Studiò le prime reazioni, aveva parlato più di quanto non avesse mai fatto all'infuori dell'ambito scolastico, in classe, e doveva capire se quanto detto potesse avere un senso per i suoi compagni. Non avrebbe commesso l'errore di sottovalutare il ruolo che le era stato assegnato. Era un Prefetto da molti anni, ma quella carica non le avrebbe dato tutta l'esperienza necessaria per esercitare il carisma richiesto, quello il più delle volte era innato. Il suo sguardo serio passò in rassegna i presenti. Quando i maggiori dubbi furono fugati e le due truppe, divise, Amber aggiunse l'ultimo dettaglio del caso, sulla scia del discorso precedente, indicando un punto preciso sulla mano di Thalia. «Ci terremo in contatto tramite quelli, e ricordate quello che dobbiamo fare. Sarà un lungo assedio, ma non saremo soli. Se servirà ci incontreremo di nuovo. Buona fortuna» Era importante che non perdessero di vista l'obbiettivo: la difesa di Gerusalemme e del suo Tempio. Infine le iridi chiare cercarono un contatto con Ethan Carter, al quale tacitamente avrebbe "affidato" la salvaguardia del primo gruppo, assumendosi così l'incarico morale di fare altrettanto con il proprio. Assieme ai componenti del secondo gruppo, avrebbe poi tentato di raggiungere il punto indicato di comune accordo, con la consapevolezza che presto avrebbero dovuto abbandonare ogni rigidità e seguire i punti in cui ci sarebbe stato più bisogno di loro, e di lei. Non amava troppo l'idea di dividersi, e l'ombra che più volte aveva scurito i suoi occhi ne sarebbe stata una prova, ma nutriva la profonda speranza che il primo gruppo mantenesse ben aperto il canale di comunicazione e che nessuno di loro avesse intenzione di fare l'eroe e agire solo mosso dal più puro istinto. Avrebbe preferito poter tenere sotto controllo ogni cosa, ma data la vastità del fronte da coprire, non era un'opzione possibile... non al principio, almeno. La speranza di potersi riunire però non l'avrebbe mai abbandonata del tutto. I segni del lungo assedio erano ovunque; negli sguardi vuoti dei guerrieri sconfitti, e nelle lacrime di coloro che li piangevano. Erano già nel vivo del dolore, ma finché il cuore di Gerusalemme avesse continuato a battere, loro lo avrebbero difeso.

In sunto = Altre riflessioni personali, un po' sui due Caposquadra ed un po' sul ruolo in sé. Amber osserva la mappa nel tentativo di memorizzarla al meglio, saluta con un cenno chi ha ricambiato e lancia uno sguardo truce baldazzi a William. Dopo l'arrivo rovinoso nel rifugio, prende le prime decisioni con i compagni di squadra, e seguendo quella linea decisionale si ritrova a muoversi verso un punto della mappa, passando attraverso i segni tangibili della battaglia in atto. In aggiunta abbiamo un po' de gggioia per i componenti presenti e dell'amarezza per l'assenza di Eloise but... #TeamRibelli

Danni subiti
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Equipaggiamento
◆ Bacchetta
◆ Spilla Luna Calante
◆ Mantello della Disillusione
◆ Piccolo borsello a tracolla (contiene):
- Decotto al Dittamo (x1)
- Pozione Soporifera (x1)
- Intruglio Confondente (x1)

 
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William Black
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IV Anno | Serpeverde


Con le mani a sfiorare appena la tavola, William osservava ogni minuzia rappresentata in quella mappa, cercando di carpirne ogni apertura, ogni percorso. Le mura avevano una disposizione a scalare mentre le torri sembravano sbilanciate per numero sul lato ovest della mappa. Che il suo compito fosse di attaccarle o di difenderle, era importante capire in quale luogo esse avrebbero ceduto il passo ai romani con più facilità e dove invece si sarebbero rivelate più resistenti. Gli obiettivi erano gli stessi per entrambe le fazioni: Città e Tempio, bisognava solo capire se bisognasse espugnarle o proteggerle. La novella portata con candore da Peverell, lo aveva sicuramente spiazzato, lasciandolo con un'ingente quantità di informazioni e ragionamenti con cui fare i conti. Ne era certo, nella pergamena non vi era nulla che lasciasse intendere vi sarebbero state due fazioni. Si guardò intorno ancora una volta cercando di capire in che modo i due gruppi sarebbero stati divisi, se Albus si sarebbe preso la briga di sceglierne i membri o se il compito sarebbe toccato a lui e alla sua avversaria. La osservò ancora una volta, l'ennesima da quando aveva ricevuto la notizia; Amber non lo avrebbe affiancato come nell'ultima spiegazione, questa era l'unica certezza che aveva, averla nemica.
Se avesse voluto tirare ad indovinare, probabilmente William sarebbe finito tra i legionari. Certo tra i due lui era quello che dall'esterno poteva apparire più adatto ad un assalto mentre, certo non si sarebbe fatto scrupoli, Hydra sembrava più consona alla difesa e come avversaria sarebbe stata uno kneazle da pelare in ogni caso. Sfortunatamente si trattava unicamente di congetture, Peverell era un uomo troppo dinamico per poter essere letto come un libro aperto, era impossibile capire cosa passasse nella sua mente e quali percorsi neurali lo avessero portato ad arrivare ad una simile trovata. Certo era affascinante, non poteva negarlo.
Infine il momento giunse, il libro si aprì al tocco deciso del docente, rivelando atto a custodire la nuova epoca temporale. Questa volta vi sarebbero state meno sorprese sul luogo ma sarebbero partiti con nuove domande, ben più numerose del solito. I tentacoli si fecero strada tra le due pagine spalancate, strisciando nell'etere come serpenti, pronti ad avvolgere ciascuno dei membri sparsi per la stanza. Giunto ormai alla sua terza esperienza, William riuscì a mantenere la calma mentre i suoi sensi cominciavano ad impazzire e l'ambiente circostante si faceva contorto e irrazionale. La smaterializzazione - per quanto sperimentata solo di rado - non aveva nulla a che vedere con la sensazione di disagio e nausea che quel viaggio temporale riusciva a suscitare. Immerso nel buio, si rese conto di avere le palpebre serrate solo all'avvertire quella calda brezza carezzargli la pelle. Dischiuse gli occhi, osservando le ombre scivolare sotto il suo sguardo con cadenza ritmata e costante. I suoi occhi poggiavano sulla sabbia del deserto mentre i sensi ritrovavano pian piano il loro ruolo. Era in piedi, aveva nuovamente il controllo del suo corpo e sentì le sue dita muoversi all'interno dei nuovi guanti di pelle. Alzando lo sguardo, vide le mura estendersi ben oltre l'altezza che si sarebbe immaginato. All'orizzonte, una manciate di sassi e frecce inquinavano il panorama, mentre il fragore della battaglia colmava il silenzio, persino da quella distanza. Guardandosi intorno, vide i primi volti familiari riconoscendoli come i propri compagni. Toobl e la Armstrong furono i primi avvistati, ne seguirono Brior e la nuova balia selezionata da Peverell. La penultima fu una ragazza che non conosceva ma di cui ricordava il volto all'interno dell'ufficio (Megan) e infine, Eloise. Tra i volti conosciuti, il suo fu sicuramente quello in cui sperava maggiormente. Avrebbe preferito non averla come avversaria ed averla complice ancora una volta non poteva che rassicurarlo.
Solo nel vedere il vestiario dei suoi compagni comprese di esser finito tra le legioni romane. Era vestito con un'armatura di pelle smanicata, fortunatamente leggera e pratica. Un mantello color cremisi gli copriva le spalle, avvolgendogli il collo fino a chiudersi in una spilla durata circolare. Indossava un elmo di cuoio ma il caldo lo costrinse a rimuoverlo immediatamente, abbandonandolo al suolo accettandone di buon grado le conseguenze. Braccia e gambe erano scoperte mentre calzava degli stivali di cuoio, aperti sulle punte. Le tende e gli armamenti attorno a loro dovevano appartenere alla legione XII Fulminata, quella dal nome poco rassicurante. La mente del giovane serpeverde necessitò di ancora qualche altro secondo prima di ritrovare la sua consueta lucidità; più pensava al suo nuovo ruolo, più William si sentiva motivato a portarlo avanti. Era un'ottima occasione per testare le sue abilità in quanto stratega e avere degli uomini a disposizione e la possibilità di dimostrarsi un leader, cominciavano ad esaltarlo. Le paure e i dubbi con cui aveva lasciato il dormitorio lo stavano lentamente abbandonando, lasciando spazio all'adrenalina derivante da una nuova sfida, forse una delle più contorte che avesse mai affrontato. Aiutò la nuova arrivata ad alzarsi, conscio di quanto poco ancora sapesse di quelle spedizioni suicide. Sentiva di dover prendere in mano la situazione il prima possibile, a giudicare dagli sguardi che di tanto in tanto ricevevano dai legionari, non dovevano spiegare conto e ragione a nessuno, proprio come gli aveva suggerito Peverell.

«So che non siete stati voi a scegliermi come leader questa volta, se può esservi di conforto non è qualcosa che ho scelto io. Abbiamo però una missione da portare a termine e certo uno di noi doveva prendersi questa responsabilità. Dall'altro lato abbiamo dei nostri compagni come avversari, pronti ad affiancare i ribelli. Vi ricordo che Lesnicky e Scott sono ancora vivi e vegeti nonostante la pessima fine che hanno fatto a Cluny, stesso discorso vale per il nostro guardiacaccia in Messico. Qui non si muore, non siamo realmente in pericolo. La nostra è una sfida, possiamo rimanere nascosti tra le fila dei legionari romani oppure affrontare la guerra a viso aperto. Siete con me?»
Attese un cenno di assenso, anche in modo da capire chi tra loro fosse più o meno convinto di avere uno come Black per capospedizione. Il tono della voce era stato duro e rassicurante per tutto il tempo, ci teneva a mostrare di avere le idee chiare in mente e di avere interesse nel farsi rispettare. Non voleva comportarsi da monarca ma non avrebbe sopportato l'idea che il gruppo si muovesse a briglie sciolte. Pevrell gli aveva affidato un compito e voleva portarlo a casa, come aveva sempre fatto.
«Detto questo, pare ci sia toccato il compito più ingrato.» Osservò ciascuno di loro negli occhi prima di voltarsi in direzione della fonte di quel rumore che li stava martellando fin dal loro "risveglio" in quelle lande. Non troppo distante dall'accampamento in cui risiedevano, un folto esercito romano era già alle prese con l'assedio. «Come ha detto Peverell, il nostro scopo è quello di prendere possesso della città e del tempio.» Si accovacciò, cominciando a tracciare delle linee sulla sabbia, formando una mappa molto rudimentale di ciò che ricordava. «Questo è il tempio mentre questi sono i tratti di mura interni, che ci separano dalla città. Prendere uno di questi due obiettivi è la nostra priorità.» Tornò ad osservarli, nel loro sguardo cercava la luce di chi ha le idee chiare su ciò che stava accadendo, doveva spiegarsi in modo quanto più chiaro possibile o ciò che aveva in mente li avrebbe portati al fallimento prima ancora di iniziare.
«E' da quando Peverell ci ha mostrato la mappa che non faccio altro che pensarci. Siamo un gruppo di studenti in mezzo a decine di migliaia di soldati addestrati, sembra impossibile pensare di poter fare la differenza... eppure è il nostro compito.» Fece una pausa, quanto bastava da dare agli altri il tempo di assimilare quel concetto chiave, per quanto basilare potesse sembrare. «Poi però ho capito. C'è una cosa che un intero esercito non può sognarsi di fare, qualcosa che invece potrebbe essere in nostro potere.» Con l'indice, tracciò una curva d'azione che passava attraverso le mura ad Ovest e li riconduceva ad una delle entrate dall'interno. «Possiamo infiltrarci.»
Non sapeva dire con certezza se il suo discorso avesse fatto o meno breccia nello spirito dei suoi compagni d'arme ma cercò di non preoccuparsene troppo. Se fosse stato necessario, avrebbe dimostrato di essere un buon leader con i fatti. Il fatto che qualcuno avesse già iniziato a collaborare portando avanti le prime idee sul da farsi certo era un buon segno, William ascoltò tutti prestando attenzione e si sorprese nel sentire come le idee di ognuno si incastrassero perfettamente , formando un meccanismo ben oliato. Le proposte circa la difesa dell'accampamento vennero accolte dal Serpeverde senza indugio, così come la scelta di determinati incantesimi e il posizionamento.
«Ottimo, direi che ci siamo. A questo punto direi di dividerci in questo modo: Oliver, tu capeggerai il gruppo d'infiltrazione, accompagnato da Armstrong e "capelli scuri" (Megan)» I mantelli della disillusione che si portavano dietro li rendeva decisamente i più adatti a quell'operazione. Fintanto che fossero rimasti nascosti, non avrebbero corso pericoli. Se tutto fosse andato come pianificato, si sarebbero accorti di loro solo troppo tardi. «Noi altri ci occuperemo di coprirvi. Usate un Periculum qualora la situazione dovesse degenerare, faremo il possibile per raggiungervi.»
Il piano era stato messo a punto e tutti gli incarichi erano stati spartiti. Non restava altro da fare che muoversi. «Bene, andiamo.»

L'abbandonare l'accampamento fu il primo stacco netto che costrinse il Serpeverde a riflettere sui rischi della guerra. Erano sotto la pioggia di fuoco nemica, scoperti come il resto della legione agli attacchi incessanti dei ribelli. Per la prima volta, il ragazzo stava sperimentando cosa volesse dire muoversi all'interno di un campo minato. Leggere di tali racconti attraverso un libro o anche solo viaggiare con la fantasia nella stesura di un piano d'azione, non si avvicinava minimamente al senso di oppressione che si poteva provare sul campo di battaglia. A confronto di quella esperienza, le chimere erano state un semplice intoppo. Nell'arco di pochi minuti, il gruppo di William si mischiò al resto dei legionari sul fronte Ovest (Gruppo A). Il frastuono causato dall'artiglieria si fece ben più pressante del principio e le urla dei feriti si mescolò ai colpi che l'ariete sferrava al portone principale (8). Aveva ormai perso di vista il gruppo di Olver ma non sarebbe stato difficile capire in quale luogo avrebbero cercato di fare breccia grazie alle indicazioni prese sulla mappa. Non restava altro da fare che attirare l'attenzione dei ribelli, così da permettere loro un maggiore spazio d'azione. Grazie alla disposizione delle mura, fintanto che il gruppetto avesse camminato adiacente ad esse, le torri più a sud non avrebbero potuto vederli, neanche qualora avessero deciso di liberarsi dei loro mantelli. Probabilmente, così vicini alle mura, non avrebbero neanche subito il fuoco nemico e questo gli avrebbe permesso di muoversi rapidamente verso il loro obiettivo. Black poteva dunque concentrarsi sulle porte. Non poteva dare per scontato che l'altro gruppo sarebbe riuscito nell'intento, per cui era di fondamentale importanza caricare le mura nel tentativo di aprire quei maledetti portoni il prima possibile. Da quella posizione avrebbero avuto ancora molta strada da fare per il tempio, motivo per il quale non avevano tempo da perdere. Evitare di tergiversare ed attaccare immediatamente avrebbe potuto permettere alla sua squadra di accaparrarsi un piccolo vantaggio rispetto a quella di Amber. William aveva già un'idea chiara su quale incantesimo avrebbe potuto fare al caso suo, motivo per il quale cercò di portarsi in una posizione in cui le pareti fossero ben visibili. In quella situazione, concentrarsi non sarebbe stato semplice come nell'esercitare gli incantesimi nell'ambiente domestico ma sentiva di avere l'esperienza necessaria per farcela. Si concentrò sulla parete attorno al portone (8), visualizzando precisamente l'arco di pietra attorno ad esso. Era probabile che gli incanti di protezione più potenti fossero stati disposti a protezione delle porte, motivo per il quale Black pensò bene di attaccarla in modo traverso. Sgomberata la mente dal frastuono della battaglia, strinse la bacchetta sulla destra e, presa la mira sulla zona da incantare, cominciò a far oscillare il legnetto di pioppo mentre nella sua mente venivano ben scandite le lettere necessarie a comporre la formula. *Descèndo*
Visualizzò le mura abbassarsi di appena un metro, andando ad opprimere il portone col suo peso. L'obiettivo di William era quello di abbassare le mura di circa un metro. Voleva concentrare tutta la sua potenza in quella piccola porzione di mura così da aumentare le chance di successo. Spostando verso il basso l'arco di pietra, esso avrebbe schiacciato irrimediabilmente anche il portone, compromettendone l'intera struttura. In questo modo la porta ne sarebbe stata danneggiata - se non distrutta - e la sua resistenza ai colpi dell'ariate sarebbe diminuita drasticamente.

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Equip:
- Bacchetta di Pioppo
- Mantello della Disillusione
- Calzature degli Elfi
- Cuspide Scarlatta
- Pozione Scioccante













Riassunto:
William prende coscienza del suo ruolo all'accampamento e, dopo aver messo a punto il piano d'attacco insieme alla squadra, decide di dividere i sette membri in due gruppi. Il suo gruppo si sposterà in direzione del Gruppo A e Black eseguirà un Descendo sull'arco di pietra attorno al portone danneggiando dunque la porta con il peso stesso delle mura.
Il mio gruppo (Daddy, Aiden, Eloise) si sposterà dunque verso il gruppo A, affiancandolo.
Il gruppo di Oliver (Sophie, Megan), invece, cercherà di far breccia nella X rossa indicata nella seguente mappa e si muoverà sotto le mura per evitare il fuoco nemico. Click
 
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view post Posted on 12/3/2018, 23:35
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss

Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Irlandese
PS: 191 ☘ PC: 139 ☘ PM: 143 ☘ EXP: 28


Una volta concluse le presentazione, Aiden si mise al fianco di Carter e osservò l’arrivo di ogni studente, i pollici agganciati alla cintura.
Molti studenti erano a lui sconosciuti, mai visti prima o al massimo di sfuggita, un po’ come la ragazza che lavorava da Magie Sinister. Ma furono i volti che conosceva a farlo sorridere. Prima vide il giovane Elijah in compagnia della sua ragazza, la barista dei Tre Manici di Scopa, poi fu la volta di Nieve, alla quale rivolse un rapido occhiolino d’intesa, ed infine - per concludere in bellezza - Oliver, il misterioso ragazzo con il quale condivideva una coraggiosa quanto giusta crociata per i diritti dei poveri e maltrattati Elfi Domestici. Proprio a quest’ultimo rivolse un mezzo inchino con il capo, in segno di saluto.
Il proprio sguardo, infine, cadde sulla figura del Preside, il quale prese finalmente la parola. Più le istruzioni venivano illustrate, più Aiden sentì i propri muscoli facciali paralizzarsi. Non era spaventato, né tanto meno confuso, infondo Peverell aveva già provveduto a dargli una sana infarinatura sulla procedura senza entrare troppo nel dettaglio, ma non si stupì nemmeno quando le proprie orecchie colsero le novità o la destinazione da raggiungere. Abituato ad avere a che fare con gli imprevisti, grazie al proprio mestiere, l’Irlandese rimase granitico per tutto il discorso dell’anziano Mago, come un perfetto Gargoyle. Nemmeno si sbilanciò nel contestare circa la scelta - piuttosto discutibile! - di una guerra in cui spedire quei poveri ragazzi, le cui vite sarebbero state messe a repentaglio talmente tante di quelle volte che Aiden avrebbe dovuto pregare gli Dei dei suoi antenati per ricevere la grazia di tante vite come quelle dei gatti pur di riuscire a proteggerli a dovere.
L’animo focoso dell’Auror rimase celato, assoggettato dalla propria volontà, pur di evitare che la rabbia esplodesse in tutta la sua potenza e che le sue forti mani avvolgessero il collo del Professore, strangolandolo per via del particolare contesto storico scelto. Perciò, restando calmo e placido come le acque di uno stagno, Aiden si concesse un piccolo sorriso quando Peverell si premurò di presentarlo come ex studente che come Auror. Una magra consolazione, ma quanto meno il Preside si era ricordato della propensione del fulvo nel tenere meticolosamente celata la propria professione.
Tra gli studenti a conoscenza di tale segreto, se così poteva essere considerato in quel momento, erano proprio le persone a lui note, ovvero Oliver, Nieve ed Elijah. Della ragazza di quest’ultimo non seppe dire se sapesse o meno quanto aveva detto ad Elijah, perciò ipotizzò che forse sapeva, ma non n’era sicuro. Sperò con tutto sé stesso che anche loro mantenessero il riserbo, almeno finché era possibile godere di tale copertura.
Si avvicinò alla scrivania per recuperare una delle spille appena citate da Peverell, per poi appuntarla sulla camicia di flanella a quadri blu e neri che poteva intravedersi da sotto al mantello già abbastanza aperto. Si premurò anche di memorizzare velocemente la mappa spiegata sulla scrivania, per poi lasciare tutto il dovuto spazio agli studenti.
Si massaggiò le tempie e trasse un profondo respiro così da rimanere focalizzato sul suo attuale stato di calma. Sarebbe stata un’esperienza piuttosto impegnativa, più di quanto avesse immaginato, e forse al suo ritorno si sarebbe ritrovato improvvisamente invecchiato di vent’anni o giù di lì, se non addirittura peggio, una Groviera insomma.
A porre fine a quei suoi pensieri fu lo spalancarsi improvviso del Libro posto sul leggio. Ma che caz---??? Non fece nemmeno in tempo a studiare la pagina rivelata il seguito all’apertura, più per curiosità che per interesse, che vide uscire dal tomo dei tentacoli. «Per le corna di Cernunnos!» esclamò, i nervi a fior di pelle, pronto a portare la mano sulla bacchetta. Ma uno dei tentacoli sembrò avvolgersi proprio attorno al proprio corpo, impedendogli di reagire.
Non ebbe il tempo di fare nulla, forse nemmeno a pensare, che si ritrovò risucchiato in una sorta di mulinello tra colori, parole e diversi suoni. L’unica cosa che realizzò è che il mezzo di trasporto usato era unico, indescrivibile, un po’ come un Pensatoio, un po’ come una Passaporta. Era difficile darvi una spiegazione precisa e dettagliata.

L’atterraggio non fu dei migliori.
Le fattezze di quella che poteva essere una tenda, filtrò attraverso la chioma che gli stava coprendo il volto. Non aveva idea di chi fossero quei capelli, ma di sicuro erano femminili e biondi. All’inizio aveva quasi giurato che fossero i capelli argentati di Nieve, ma poi notò quanto fossero decisamente troppo biondi per appartenere alla Grifondoro di sua conoscenza. Quando se li scostò dalla faccia, Aiden dovette sputacchiare di lato per togliersi dalla bocca quelli che erano rimasti, oltre al fatto che dovette grattarsi il naso per il prurito che gli avevano provocato.
Scoprì, con suo sommo stupore, che la chioma bionda apparteneva alla ragazza di Elijah. Non sapeva granché di lei, tranne che lavorava ai Tre Manici di Scopa e che aveva un certo caratterino. Quando i loro occhi si incontrarono, Aiden alzò un sopracciglio. «Ah… Cappuccetto. Stai bene? State tutti bene?» domandò, infine, rivolgendosi a tutti i presenti, mentre si metteva a seduto e rendendosi conto che il proprio vestiario era mutato.
Le mani corsero lungo quella che risultò una leggera corazza di cuoio, con una tunica nera leggera sotto di essa. Il mantello sembrava essere diventato alla moda romana, i scarponi erano stati sostituiti con dei calzari tipici dell’epoca, alti fin poco sopra al ginocchio. Arrossì violentemente quando si rese conto di non avere più i pantaloni ma un gonnellino che gli arrivavano poco sotto le ginocchia come era classico portare a quell’epoca. Per lo meno, sotto, vi era il subligaculum che avvertì in maniera piuttosto distinta. Il bracciale che portava al polso destro rimase lo stesso, se non per il colore nero. Nell’avambraccio sinistro, invece, vi era una sorta di parabraccio, ideale per nascondere il suo tatuaggio; sarebbe potuto risultare quanto mai strano girare con un braccio scoperto mentre una volpe colorata svettava in bella mostra in quell’epoca dove i tatuaggi di quel genere non esistevano, diventando di conseguenza un soggetto particolarmente visibile agli occhi di tutti, Romani e Ribelli senza alcuna distinzione. La borsa a tracolla e la bacchetta erano ancora dov’erano prima e questo fece sospirare di sollievo l’Auror.
Lo scenario attorno a sé sembrava suggerire che lui e i ragazzi che gli erano stati affidati si trovavano all’interno di un accampamento, ma per la precisione in una tenda, vuota e piena di barili.
Aiden si grattò distrattamente la barba dopo essersi rimesso in piedi per poi lanciare uno sguardo rapido, ma altrettanto critico e scrupoloso, verso ogni studente. Voleva assicurarsi che stessero bene dopo quella “prima fase” della loro imminente esperienza.
Si accostò qualche istante vicino l’ingresso della tenda e diede una rapida occhiata all’esterno: oltre ai soldati presenti nell’accampamento dove attualmente anche loro si trovavano, vide in lontananza alcune delle macchine d’assedio in azione, infuriando sulle mura di Gerusalemme. Il rumore di urla, dei soldati nel pieno dell’assedio, era chiaro e forte, perciò non fu difficile capire che c’era un attacco in corso.
Con le braccia incrociate sul petto, Aiden ascoltò in silenzio le parole di un ragazzo alto, i capelli dai toni scuri e gli occhi verdi come due smeraldi, che si palesò essere il Capitano di quel gruppo. Era serio, sicuro di sé e duro, ma al tempo stesso cercò di essere rassicurante quel tanto da permettere ai propri compagni di non cadere in preda allo sconforto. Aveva le idee chiare al momento, non sembrò affatto titubante o dubbioso circa la strategia che voleva adottare, ma il ruolo di Leader era comunque un compito ingrato e pieno di responsabilità. L’Auror non conosceva quel ragazzo, perciò si concesse il beneficio del dubbio e quindi annuì appena, in segno di assenso.
Tuttavia, Aiden dovette ammettere che le parole di conforto udite suonarono quasi come una beffa nei suoi confronti. Se era vero che non si rischiava la morte, che non c’era alcun pericolo, allora perché lui era lì a proteggerli?
La mandibola si contrasse per il disappunto, ma non permise alla rabbia che già albergava dentro di sé di liberarsi ed investire quei poveri ragazzi. Non se lo meritavano, nessuno di loro meritava di essere una valvola di sfogo. Perciò rimase fermo nel punto in cui era, mentre lanciò uno sguardo significativo a quel giovane. Non doveva sottovalutare il pericolo, non doveva permettersi di considerare quell’esperienza come un gioco, anche perché Peverell non avrebbe certamente scomodato un Auror in tal caso.
«Molto bene.» disse infine, dopo aver ascoltato diversi pareri, specialmente le informazioni pronunciate dalla ragazza dai capelli rossi come i suoi. «Ma dobbiamo pensare anche alle difese.» Con la bacchetta indicò diverse zone che secondo lui meritavano qualche incantesimo difensivo. Non dovevano permettere che l’accampamento finisse in mani nemiche e rischiare un abbassamento del morale dei Legionari. «Se le trascuriamo si prenderanno un vantaggio su di noi e non vogliamo questo, vero? Posso contribuire in questo.» Poi guardò la ragazza dai capelli rossi. «Allora meglio non rischiare, non trovi? La città è grande, ci saranno pure altri punti in cui tentare una simile mossa.»
Si abbassò, reggendosi su un ginocchio per studiare assieme a loro la situazione, indicando a sua volte diversi punti. Avrebbe dato loro qualche consiglio se lo avessero voluto, oltre alla protezione che meritavano. Si passò dunque un dito sul mento barbuto.
«Per quello che vale, io sono Aiden comunque.» si presentò. «E so che a parte Oliver e la ragazza di Sullivan nessuno di voi mi conosce. Ma fidatevi su quanto vi dico: tra i vostri compagni nella fazione opposta c’è chi sa chi sono e potrebbero sfruttare la cosa a loro vantaggio. Non è detto, certo, potrebbero rispettare la mia riservatezza e non condividere nulla con i loro compagni di squadra, ma non possiamo escludere nulla. Per quanto non mi piaccia dirlo a chiunque per non rovinarmi la copertura, sento di non potervi negare una potenziale carta da giocare a livello strategico.» Il ragionamento non faceva una piega, sebbene non gradisse particolarmente quella scelta; eppure essere un Auror significava anche questo, ovvero prendere decisioni difficili e sacrificarsi. E quei ragazzi meritavano un Auror che sapeva sacrificarsi anche per qualcosa che poteva sembrare irreale come quell’avventura.
Trasse un profondo respiro e lanciò un’occhiata significativo ad Oliver. «Sono un Auror.» disse infine, fissando ognuno di loro. «E farò tutto il possibile per riportarvi interi a casa. Vi seguirono come un cane da guardia e mi prenderei ogni colpo al posto vostro se proprio devo. E’ frustrante per me lasciare scoperti alcuni di voi ed è proprio questo che dovrete sfruttare, prima che lo facciano gli altri.»
La discussione continuò e il piano venne definito e approvato. Una volta ottenuto il consenso di tutti, Aiden uscì all’esterno con il cappuccio del mantello sulla testa, nascondendo quella torcia naturale chiamata anche come capelli rosso vivo.
La bacchetta era in pugno, calcolò l’area da coprire con il proprio incantesimo difensivo, richiamando tutta la sua concentrazione e focalizzando con assoluta accuratezza fin dove l’incantesimo doveva arrivare. Perciò prese a disegnare un ammontare di cerchi in base al raggio d’azione che desiderava raggiungere, con estrema precisione e meticolosità, desideroso e determinato a rendere il più efficace possibile l’incanto. Quando ebbe ultimato l’ultimo cerchio, nelle mente dell’Auror la formula venne scandita con chiarezza e decisione. Caterwauling! Fece attenzione sull’esatta pronuncia, rendendo l’AU come una O chiusa.
Appena le difese furono innalzate, Aiden seguì i ragazzi verso il campo di guerra. Si sarebbero uniti all’assedio e avrebbero fatto quanto avevano stabilito, senza esitazioni o rimpianti.




Riassumendo... A parte la voglia di strozzare di Peverell per la scelta di una guerra e ulteriori riflessioni, Aiden affianca gli studenti sotto la sua supervisione per stabilire un piano d’azione e si occupa delle difese del campo romano.

Aiden Weiss
PS: 191/191
PC: 139/139
PM: 143/143
EXP: 28

Equipaggiamento indossato:
◿ Bacchetta in legno di biancospino, piuma di Ippogrifo, 12 pollici e mezzo, flessibile;
◿ Cappa della Resistenza;
◿ Cinturone d’Argento con Perla del Mistero;
◿ Collana con Medaglione (Gemma: Zaffiro);
◿ Bracciale celtico originale in cuoio/dorato;
◿ Ciondolo della Scaglia di Drago;
◿ Anello argentato con testa di Lupo (oggetto comune, non magico);
◿ Ciondolo argentato con testa di Volpe (oggetto comune, non magico);
◿ Spilla della Scuola di Atene.

Equipaggiamento nella borsa di pelle (oggetto comune):
◿ 1 x Decotto di Dittamo;
◿ 1 x Polvere Buiopesto Peruviana;
◿ 1 x Essenza di Purvincolo;
◿ 1 x Orecchie Oblunghe.

Abilità/Vocazioni:
◿ Occlumante Apprendista.

Incantesimi conosciuti:
◿ Fino alla IV Classe (esclusi i Proibiti, tranne per l’Iracundia);
◿ Incantesimi da Auror (Stupeficium, Expecto Patronum, Rompisigillo, Nego Negligetiam, Homenum Revelio, Deletrius.)


Metto una foto indicativa sul nuovo vestiario di Aiden. Giusto per rendere l’idea.
arena


 
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Non si era concesso così tanto tempo per i convenevoli, non quella sera. Stringendosi nel lungo mantello scuro che indossava in quel momento, a protezione di un freddo che aveva colto il castello senza sorpresa, Oliver si limitò a spostare lo sguardo soltanto sul volto più inusuale di quel gruppetto che, a conti fatti, poteva dire di conoscere in modo più o meno solido. Se ad un primo attimo si era detto di peccare di distrazione, cosa seppur insolita per la sua persona, man mano che la vista metteva a fuoco il nuovo arrivato, la stessa ragione ne trovava conferma. Fra tutti i presenti, Aiden Weiss compariva in modo più che concreto. E la domanda più scontata giungeva all'attenzione del Grifondoro non senza perplessità: cosa ci faceva un Auror alla Scuola di Atene? E fra tutti i combattenti del Bene, fra tutti i famigerati giustizieri del Ministero della Magia, perché era stato scelto proprio lui? Non aveva nulla contro l'altro, anzi aveva fatto la sua conoscenza in passato per il Comitato a favore degli Elfi Domestici di cui entrambi erano attivi sostenitori e portavoce, ma Oliver non avrebbe potuto nascondere un anelito di imbarazzo. Era autore di più di un mero incontro con l'Auror. Acconsentì a non farsi trascinare né da pensieri né da sentimenti contrastanti e con un cenno del capo rivolto più alla sua persona che all'altro (convinto di non essere neanche stato visto per davvero), attese che il discorso del Docente divenisse preludio, di nuovo, di un'avventura senza eguali. L'emozione crebbe a dismisura: strinse prima il petto in un leggero contatto, poi si propagò al cuore e da lì, al pari di un comando, un invito, un tacito ordine, giunse al cervello. E fu un'esplosione di energia, quando la consapevolezza di un altro salto temporale si tramutò in certezza. Se la prima occasione, nell'Antico Messico, aveva rivelato segreti e misteri di grande valore, un salto nella vecchia Gerusalemme, secoli e secoli prima, avrebbe di gran lunga retto il confronto; chissà, forse l'avrebbe anche superato. Rivolse un cenno affermativo al Preside, mentre le gote bianche, candide, forse spente, finalmente si tingevano di quel rossore dato dall'aspettativa di una notte unica nel suo genere. Quando le fila del Tempo si manifestarono nel loro eccelso potenziale, Oliver non si trattenne, fece invece un passo avanti. Era pronto ad accogliere quella magia così ancestrale e privata, era pronto ad esserne parte attiva, in tutto e per tutto. Non seppe spiegarsi come mai, a ben vedere, il naso iniziò a prudere quando i tentacoli luminosi lo avvolsero completamente. Il viaggio iniziava, ne era felice.

Capitombolò letteralmente su se stesso. Prima una giravolta, poi una sorta di tentato ripristino di equilibrio, invano. Come una trottola impazzita, una di quelle che di tanto in tanto fuggivano alla prigionia dei bauli disordinati dei suoi compagni di dormitorio, Oliver si ritrovò a girare sulle sue stesse gambe, infine rovinò a terra senza appoggio di sorta. La testa si adeguò rapidamente al brusco impatto, il sedere non fu dello stesso parere. Si chiese se quel principio non avesse già regalato un'ematoma da collezionare: succedeva spesso durante quelle avventure e, simile ad un artista d'altri tempi, Oliver quasi ne andava fiero. Si mise in piedi con un'ultima vertigine, pronto a studiare l'ambiente circostante; prima ancora che colori, forme e disegni prendessero visione effettiva, furono i suoni a dominare ogni senso. Forti, intensi, esplosivi: una battaglia era in corso, poco ma sicuro, e le nozioni che il Professore aveva snocciolato in precedenza furono collante perfetto per fare due più due. Ancora una volta per sua fortuna e riconoscenza membro della Storia sempre attiva, Oliver si ritrovò stranamente - e follemente, avrebbe aggiunto qualcuno - a mutare la sua espressione di sorpresa in una di puro divertimento. Esaltato, più che altro, si accorse di più cose in contemporanea: il cuore tremava, mentre gli abiti erano stati trasformati in qualcosa di più consono a quel tempo, com'era accaduto durante l'esperienza messicana, ed infatti al posto del maglione e della camicia appariva in quel momento una lunga maglia tessuta da una ragnatela di metallo: era forse una corazza o qualcosa di sconosciuto? Oliver non avrebbe saputo dirlo, ma ad un primo impatto gli diede fastidio e provò a scostarla dal collo; le braccia scoperte andavano a scovare un morbido quanto caldo tessuto rosso scuro, scarlatto, quasi sul porpora, che copriva le spalle del Combattente fino alle gambe, nude ad eccezione di un paio di pantaloni della stessa tipologia, eppure più leggeri. Sandali o scarpe, Oliver non avrebbe saputo dirlo con certezza, calzavano ai piedi con una suola dura, ma liscia, legata strettamente grazie all'ausilio di lacci resistenti. Il capo era scoperto, per fortuna, mentre alla destra, infilato in un fodero della cotta metallica, lo studente notò qualcosa simile ad un fodero di piccole dimensioni. Si augurò che l'oggetto non avesse sostituito la sua bacchetta e quando ritrovò ogni suo utensile, inclusa la fedele compagna in legno d'Abete, il Mago si lasciò andare ad un sospiro di sollievo. Le fiale di Pozioni erano al posto di un altro fodero, sul lato sinistro, e premendo Oliver si assicurò di un giusto contenitore per evitare che si consumassero e spezzassero prima del loro effettivo utilizzo. Si sentiva leggermente più scoperto di qualsiasi altro momento, ma una nuova scarica, pari ad energia vera e propria, ridestò la sua attenzione. Non impiegò molto per capire in quale fazione fosse capitato e l'appartenenza all'Impero Romano gli diede vigore e certezza di essere dalla parte giusta. Si avvicinò alle tende per scostarle e osservare di sfuggita all'esterno e fu quando lo sguardo si spostò sullo scudo di un soldato che il cuore perse un battito.

Socchiuse gli occhi.
Serpentino, furtivo, lo sguardo attinse alla memoria.

*Non può essere* fu tutto ciò che la mente riuscì ad elaborare in quel momento. Ma era lì, tangibile più di qualsiasi altra cosa, evidente più di qualsiasi altra cosa. *Non può essere*. Sbiancò. Il forte colorito, quel vivo porpora che aveva acquisito con l'emozione della partenza, della nuova avventura, lasciò il posto repentinamente al pallido colorito del volto, fin quando Oliver fu costretto a deglutire e girarsi alla sinistra, prima che qualcuno potesse accorgersi del suo stato d'animo, prima che potesse essere tempestato di domande cui non avrebbe saputo dare risposte così esaustive. I ricordi affiorarono in modo tanto veloce quanto drastico. E Oliver, mentre i compagni si risvegliavano dalla caduta, ne fu travolto come un fiume in piena.

Stella dell'Eire, Torre di Divinazione; 18.06.16
[...] L'aigle en héraldique est une forme classique, tournée vers le corps, les ailes déployées, la tête à droite ou à gauche. L'aigle dans la mythologie grecque et latine est sacré oiseau à Zeus, dieu de la foudre et des nuages​, son attribut spécifique et est souvent identifié avec le père des dieux...
[...] Il est également un symbole de puissance, de victoire et de prospérité. Dans la Rome antique, l'aigle a été utilisé dans l'armée romaine comme un signe de l'ensemble légion romaine.


Il cuore batteva forte, sempre più forte.
Salì in gola e i secondi scorrevano insieme. Se solo avesse potuto frenare la sua testa, se solo avesse potuto interrompere il flusso di pensieri. Si pose le mani al petto, la cotta metallica lo stava soffocando. Non avrebbe dovuto trattenersi più del dovuto, già scorgeva con la coda dell'occhio gli altri avvicinarsi in gruppo, pronti a decidere un piano, a concordare una strategia che potesse dirsi valida. E lui, ancor più follemente di quanto ci si potesse aspettare, era altrove. Non in quel Passato, ma in un altro, il suo, il proprio. Ed era snervante.

Ars Arcana, Diagon Alley; 21.06.16
«Horus, cosa mi sai dire di questo simbolo?» [...] «E' un marchio o uno stemma storico? In Biblioteca, ad Hogwarts, ho trovato alcuni testi di araldica e lì c'è lo stesso simbolo, più o meno. La chiamano Aquila Bicipite, Bifronte o Duplice, molti ricchi e nobili, anche Babbani, la utilizzavano per rappresentare la loro dinastia...»
Ars Arcana, Diagon Alley; 17.07.16
«Vedi l’Aquila? [...] Non è poi così esclusiva, ma più che una dinastia veniva usata tendenzialmente ad indicare due Imperi che poi, una certa dinastia, si vantava d’aver presieduto. Si vede per la prima volta quando fu usata da Costantino Primo Il Grande, un imperatore romano, e venne poi ereditata, per così dire, dall’Impero Romano d’Oriente fino all’Impero Bizantino. Alcuni studiosi credono che le due teste stiano ad indicare la fusione di due precedenti imperi oppure la rappresentazione di Occidente ed Oriente

*Basta*
Inspirò a fondo. Ed espirò subito dopo in modo altrettanto rapido, senza trattenersi ancora, non più di quanto non avesse già fatto. Tolse al cuore l'ultimo barlume di attività e si girò, tanto bruscamente da sollevare sbuffi di polvere dal suolo. Quando giunse al gruppo, si accorse di aver perso le prime parole, ma la sua distrazione poté quasi passare inosservata, perché il succo era abbastanza chiaro. E così come il discorso di William, studente che conosceva non troppo personalmente ma di certo di nome e di ruolo fin dai precedenti anni, fluiva nel migliore dei modi, a ricamare una strategia degna di attenzione e valore, Oliver fu altrettanto consapevole di essere, finalmente, giunto ad una risposta valida. Dopo più di un anno e mezzo, trascorso alla frenetica ricerca di informazioni, dettagli, teorie e perfino complotti di simbolisti sfrenati, così da avere un quadro più dettagliato nel quale porre ad esame la Visione che lo aveva attanagliato in passato, solo quel giorno otteneva dunque conoscenza della stessa; a distanza di mesi su mesi, di giorni disastrosi senza ragione e di notti condivise con l'insonnia, il Veggente aveva una risposta, seppur labile, seppur non completa. L'Aquila che lo aveva perseguitato a lungo non era in principio duplice, non era bifronte. Aveva una testa soltanto, riversa alla destra, e premeva sugli occhi, sfigurava la Vista del Divinatore, fino ad avere la totale attenzione. Oliver aveva percepito il potere dello scontro, ma non aveva avuto altri richiami da quando aveva smesso di cercare, troppo stanco di correre dietro ciò che era sfuggente, ciò che sapeva essere così incerto. La visione che aveva invano studiato giungeva a compimento. Membro dell'Impero Romano, il ragazzo rivestiva il ruolo di un soldato. E mentre annuiva al piano dei suoi collaboratori, pronto ad occuparsi dell'azione cui era stato diretto al massimo delle sue potenzialità, Oliver non poté fare a meno di sospirare. Libero, per la prima volta da tempo. Libero, per una risposta anche se minima. Di qualsiasi storia si trattasse, di qualsiasi valore potesse essere, Roma era la chiave esatta per fugare ogni dubbio.
«E così sia. Ma prima la giusta difesa.»
Uscì dalla tenda. Indietreggiò di un passo, come ad avere una visuale migliore dell'ampia zona che si stagliava, netta, davanti al suo stesso sguardo. Soppesò il cielo, ne ammirò la tempra che rivelava per la sofferenza sulla Terra e come a voler prestare un suo personale soccorso, Oliver agì con un Incanto di Protezione posto a guardia dell'accampamento nel quale erano capitati, nel quale erano capitombolati come giocatori di una partita già cominciata. La rivelazione cui era stato attivo partecipante pochi attimi prima rinnovò la fiducia non soltanto verso il Dono che aveva ereditato e che spesso, forse troppo, aveva saputo disprezzare senza alcun ritegno; al contrario, gli diede nuova speranza anche verso la magia che si apprestava a realizzare e, in generale, verso l'esito di quello schieramento in cui si era ritrovato. Il suo ruolo all'interno di Hogwarts, la sua predisposizione a stringere conoscenze, amicizie, relazioni di vario genere fece sì che la memoria del Caposcuola giungesse ad emblema portante di una serie di volti, tutti quelli dei Ribelli, includendo non solo figure note e meno note, quanto un gruppo pari ad un'ideologia: gli oppositori, coloro che per Oliver e i suoi attuali compagni avrebbero rappresentato ostacolo in modo netto; la precisione riguardante le identità avversarie, a quel punto, avrebbe dovuto fare la reale differenza. Nessun ribelle avrebbe avuto vita facile al di là della barriera. E così la bacchetta magica si spostò in alto, ad inglobare con un cerchio particolarmente ampio, ripetuto più volte, l'accampamento difensivo della sua fazione. Quando si ritenne sufficientemente soddisfatto, tracciò una X come completamento, pari ad un punto d'arresto, ad una ragnatela appena tessuta e conclusa.
«Sàlvio Hèxia Consecutio» disse nel frattempo e fu preciso nell'accento della -A della prima parte e della -E della seconda parte della formula magica; le figure nemiche nette alla sua attenzione, mentre la magia scorreva dall'intenzione alla realtà, accerchiando i ribelli, associandone funzione e valore, decisione e rappresentazione. Vibra, Aria. Un suggerimento, parve al Veggente. Una certezza, parve al Guerriero.

«Restiamo vicini.»
Il Mantello che indossava alle spalle fu stretto nelle fibbie della cotta metallica, così da non essere intralcio, eppure pronto a coprire il Mago. Gerusalemme, la Terra Profanata, il luogo che avrebbe visto palesarsi nettamente lo scontro imminente, già iniziato. A prescindere dall'esito della Difesa, avrebbe seguito il piano che aveva concordato con gli altri e affiancando Megan e Sophie, anche il Grifondoro avrebbe estratto il Mantello della Disillusione dall'interno di quello che dava l'impressione essere un involucro a cono, cornucopia di ferro, simbolo di un Dioniso non più esaltato dagli effluvi del vino, ma ligio al dovere del combattimento, dell'aspetto astuto e furtivo che avrebbe potuto fare la differenza. Copertosi dallo sguardo indiscreto, intangibile per il potere camaleontico del tessuto vinto dalla magia disillusoria, Oliver avrebbe stretto con maggiore vigore la bacchetta magica nella mano destra, mentre con la sinistra portava a sé i lembi sporgenti del mantello per evitare di essere rintracciabile facilmente. Se fossero riusciti a raggiungere le mura, sempre più vicini, quasi ombra delle stesse, così imponenti eppure così ferite dai ripetuti colpi d'assalto, Oliver avrebbe atteso in silenzio che Sophie completasse la sua parte. E solo allora, la triade sarebbe partita alla reale offensiva. Il soffio serpentesco dell'adepta di Salazar, l'astuzia strategica dell'allieva di Priscilla e il coraggio ardente del discepolo di Godric, quei tre fattori avrebbero trovato il giusto incastro, la vera sintonia. E solo allora, al pari rispettivamente di divinità ancestrali - Ecate, Minerva e Marte dei giorni odierni - i tre infiltrati avrebbero dato il via alla battaglia.


xQfBTQG
Riassunto
Chiedo scusa per il lunghissimo post, ma il collegamento con una visione irrisolta del passato di Oliver era troppo succulento per ignorarlo; niente di fondamentale ai fini di questa storia, ma per Oliver di gran lunga una rivelazione: in passato ebbe una visione circa lo stemma dell'Aquila Imperiale, prima singola e poi bifronte, facendo ricerche anche ongdr, come dimostrano le citazioni di role passate. Per quanto riguarda il presente dell'evento, Oliver ascolta il piano di William, opta per la difesa dell'accampamento con un Salvio Hexia Consecutio e subito dopo, a prescindere dall'esito dell'incanto, indossa il Mantello della Disillusione per dirigersi con Sophie e Megan verso le mura della città, attendendo la mossa di Sophie.

Statistiche
Punti Salute 245 | Punti Corpo 231 | Punti Mana 248 | Punti Exp 36

Abilità Divinatore | Incanti I, II, III, IV classe.

Inventario attivo

» Bacchetta magica | Spilla Atene
» Pozione Essenza d'Elfo & Annullamento
» Mantello della Disillusione
» Bracciale di Damocle doppio incanto in un post
» Nanosticca rimpicciolisce ad un'altezza di 30 cm
» Rubino di Enrico VII aumenta la vista fino a vedere a 500 m di distanza per due turni

 
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view post Posted on 12/3/2018, 23:37
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You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

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Thalia J. Moran | 17 anni
Cielo di Mercurio
Ps 201 | Pc 138 | Pm 142
Exp 24

La Scuola di Atene non era un club esclusivo noto per il fascino del fondatore o per le peculiarità dei suoi membri. I partecipanti erano, nella maggior parte dei casi, studenti con l’innato desiderio di lasciare un segno nella Storia o, più semplicemente, individui con uno spiccato istinto suicida.
Si sentiva in bilico rispetto a quelle due categorie, mentre il suo sguardo distratto viaggiava tra i ripiani della libreria di Peverell: al suo interno un numero imprecisato di volumi attirava la sua attenzione, come la più dolce delle cantilene o la più speziata tra tutte le fragranze. Se nessuno fosse stato presente, men che meno il neo eletto Preside, avrebbe dato una sbirciatina qui e lì, giusto il tempo di capire il vero nocciolo della questione di ciascuno.
Conscia di non poter apparire troppo distratta sin dal principio, si voltò ad osservare gli Ateniesi che, mano a mano che l’ora X si avvicinava, giungevano nell’ufficio del docente, ancora impegnato a sondare le profondità della notte col suo sguardo vigile.
Tassorosso aveva schierato le sue tre Prefette, compresa la veterana Attwater, mentre Corvonero si era presentato attraverso la figura del suo Caposcuola e dalla Evans, accompagnati - con sommo stupore della Tassorosso - dalla battagliera Megan Milford-Haven. I loro trascorsi non erano rosei, ma si augurava che con il tempo tutto si sarebbe risolto per il meglio, soprattutto a beneficio della loro amicizia in comune. Un rapido cenno del capo avrebbe sancito il minimo saluto che le avrebbe rivolto.
Grifondoro sembrava incarnato nella persona di Oliver: gli riservò un sorriso amichevole, nella speranza di lenire almeno in parte l’agitazione che sapeva bene l’avrebbe colto. Infine, Serpeverde aveva aggiunto due nuovi membri, tra cui la Armstrong e il suo probabile fidanzato, mentre Black e, con suo disappunto, Mike avevano fatto il loro ingresso in un momento successivo.
Trascorrere il tempo libero con il Prefetto verde-argento era una cosa, avventurarsi nel passato rischiando la pelle era decisamente un altro paio di maniche. Mille tremendi pensieri le avrebbero attraversato la mente se, in quel preciso istante, Nieve Rigos non avesse interrotto quel flusso di coscienza fastidiosamente negativo.

«Una specie pericolosissima, mi dicono...» avrebbe detto abbozzando un sorriso sornione «Pare che si nutra di Grifondoro ritardatarie.»
Così dicendo avrebbe picchiettato l’indice destro sul quadrante dell’orologio da polso, che indicava esattamente un minuto allo scadere del tempo di raccolta. «Dimmi che non ti sei intrattenuta con una nostra comune conoscenza e sarai perdonata.»
Non ci sarebbe stato il tempo per ulteriori risposte stravaganti: il pensiero della Giudea del I secolo avrebbe assorbito completamente qualsiasi sprazzo di felicità momentanea. Della storia riguardante l’Impero sapeva poco o nulla, complice una pessima educazione alla storia babbana. Sbuffò appena, immaginando a fatica lo scenario apocalittico nel quale sarebbero stati catapultati e stupendosi per l’insolita scelta di Peverell di dividerli: se nella scorsa missione avevano dovuto scegliere uno schieramento autonomamente, questa volta l’insegnante aveva deciso il Destino di ciascuno dei presenti a suo piacimento.
L’uomo dai capelli fulvi ebbe presto un’identità ed espletate le presentazioni e le raccomandazioni del caso, ebbero modo di esaminare una mappa consunta del luogo in cui si sarebbero presto trovati a combattere sotto lo sguardo della sempre presente Minerva. Le scoccò uno sguardo supplichevole, nella speranza di non dover ricorrere al suo intervento per abbandonare Gerusalemme; sarebbe stato sicuramente meno imbarazzante e doloroso uscirne con le proprie gambe, seppur stremata.
Ben presto la magia del Libro li avrebbe risucchiati nei meandri della Storia e forse la Prefetto Grifondoro, ancora al suo fianco, sarebbe stata per la prima volta una sua nemica: si augurò che non fosse così.


Un tonfo e la sensazione che le ossa dell’intero corpo si fossero sconquassate del tutto contribuirono a risvegliarla dal torpore di quel viaggio nel Tempo. La sensazione di calore colpì immediatamente la pelle del suo viso, infiammata sulle gote punteggiate di lentiggini appena visibili lungo il profilo del naso diritto, mentre un'inaspettata brezza le solleticava il volto; i capelli più corti aderivano sulla fronte imperlata di qualche goccia di sudore freddo e ad occhi ancora chiusi cercò di scostarli dalle palpebre. Amber era vicino a lei, ne percepiva il respiro corto, mescolato alle deflagrazioni tutt’intorno a loro, alle ceramiche infrante sul pavimento e sotto ai loro corpi.
«Definiamo il concetto di “bene” e saprò risponderti con precisione.» le fece eco, ironizzando appena in quel contesto fatiscente e impossibilitata a comprendere se quest'ultima l'avesse udita. Aprì finalmente gli occhi, socchiudendoli subito dopo per il contrasto della luce chiara del giorno e dei pulviscoli di polvere. Avrebbe cercato Mike con lo sguardo, ruotando appena il capo a destra e sinistra, esaminando i volti attorno a sé e sperando di non doversi trovare nella fazione opposta alla sua, oltre ad essere costretta a dover eliminare l’Anello Gemello al suo anulare. Lo trovò disteso poco più in là, vicino agli altri Ateniesi, ed il respiro affannoso si regolarizzò in breve tempo. Erano dalla stessa parte, anche in quell’occasione. Meno fortuna aveva avuto il ragazzo della Armstrong, separato dalla Prefetta in questione.
Cercò di alzarsi da sola, ma ben presto la figura del Serpeverde giunse in suo soccorso e, nonostante la situazione, non poté che apprezzare la sua premura. Prese le mani del ragazzo tra le sue e grazie a lui si alzò in piedi, iniziando a rassettare le vesti, mutate dalla magia del Libro: una lunga tunica bianca, di lino, le copriva il torso e le braccia magre dalla pelle candida; una sopraveste rosso carminio, stretta in vita da una cordicella sottile del medesimo tessuto, completava il tutto.
Il pensiero corse ai capelli, rossi come lingue di fuoco: nasconderli era l’imperativo del momento ed in suo aiuto venne proprio quella veste particolare; la sopraveste rossa era dotata di un’estremità più lunga, facile da indossare come un velo. Il Mantello della Disillusione giaceva lì accanto, unico superstite del contenuto della sacca con la quale aveva lasciato il dormitorio. Percepiva lo costrizione del Bustino, indossato prima di partire, e un peso all’altezza del fianco sinistro: un astuccio di cuoio di dimensioni ridotte conteneva il suo equipaggiamento, miracolosamente intatto. Ne percepiva la forma rettangolare sotto le vesti, tastando delicatamente la stoffa sul fianco. Avrebbe sorriso raggiante alla vista delle fialette intatte, dopo averla aperta, srotolandola sul pavimento polveroso; avrebbe estratto la bacchetta di Salice ivi contenuta ed avrebbe richiuso e riposto il tutto arrotolandolo all’interno del Mantello lì dove il Libro aveva scelto di posizionare il tutto sin dal principio.

«Co-cosa?» aveva chiesto, in risposta alla domanda di Amber; avrebbe intercettato il suo sguardo solamente in un secondo momento, annuendo rapidamente in risposta e sollevando la mano sinistra «Mike» e alzando la destra subito dopo «Rigos.»
Non era una fan della condivisione dei propri interessi e delle proprie conoscenze, ma il contesto richiedeva una rinnovata elasticità mentale che la Tassorosso non avrebbe potuto certamente ignorare. Amber sembrava consapevole del proprio ruolo e comprese ben presto il proprio dall’occhiata che la Tassorosso le riservò: era il tramite, il messaggero. Non poteva rischiare di essere presa, ferita o isolata dal gruppo, altrimenti sarebbe stato vano l’utilizzo della triade degli Anelli e di conseguenza la rete di comunicazione sarebbe stata interrotta. Avrebbero comunque raggiunto l’obiettivo fondamentale di quel viaggio, con o senza di lei.
Per un solo istante si chiese se Mike le avrebbe permesso di combattere, scacciando la tanto probabile risposta negativa con rinnovata determinazione: erano un gruppo ed ognuno avrebbe seguito la strategia che di lì a poco avrebbero condiviso tra quelle mura fatiscenti, colme di macerie e polvere sottile. Conosceva tutti i presenti, meno il secondo Serpeverde. Avrebbe lasciato Amber sola, intenta a comunicare le informazioni necessarie al gruppo, mantenendo la concentrazione al massimo sulle sue parole ed avvicinandosi lentamente al ragazzo in questione.

«Come ti chiami?» avrebbe chiesto, afferrandolo per il gomito ed attirando la sua attenzione.
Se doveva dividersi dal gruppo principale e, quindi, da Amber, voleva essere certa di sapere chi avrebbe dovuto portare con sé. Dopo qualche istante, i Ribelli si sarebbero divisi, ognuno per la propria strada.



Inventario
°Bacchetta (contenuta nell’astuccio di cuoio)
°Bustino di Morgana
°Mantello della Disillusione (avvolto intorno all’astuccio in cuoio)
°Fiala di Decotto al Dittamo (x1) (contenuta nell’astuccio di cuoio)
°Fiala di Pozione Rinvigorente (x1) (contenuta nell’astuccio di cuoio)
°Fiala di Mors Aparentis (x1) (contenuta nell’astuccio di cuoio)
°Anello Gemello (indice destro - Nieve Rigos)
°Anello Gemello (anulare sinistro - Mike Minotaus)
°Ciondolo Capello di Veela (al collo)
°Spilla della Scuola di Atene (tra la tunica bianca e quella rossa)
Incanti (Classi)
I Classe
II Classe
III Classe
IV Classe (v. Scheda)
V Classe (v. Scheda)
Abilità
Occlumante Apprendista

Vestiario Aggiornato (X)

Danni
-

Riassunto:
Breve riflessione sul secondo viaggio con la Scuola di Atene ed interazione con Nieve prima della partenza.
Giunta a Gerusalemme, Thalia si scopre nella fazione dei ribelli, segue cambio d’abito, e realizza di essere il nesso tra Amber, Capo della loro piccola squadra, e il resto dei compagni. Micro interazione con Mike, interagisce con Amber e, in seguito si accerta di conoscere esattamente chi sarà con lei in tale occasione (Elijah). Espletata la presentazione, si avvia con i compagni al punto X


 
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view post Posted on 12/3/2018, 23:37
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Sophie


Armstrong


☽ Cielo della Luna ☾


Ascoltò con estrema attenzione ogni singola parola del Preside Peverell, come incantata dalle sue labbra che si muovevano. Nonostante la sua estrema concentrazione, non bastò a distrarla da tutta la preoccupazione che provava nei confronti di Elijah, anzi. Aumentava sempre di più. A quanto il Preside stava dicendo, quel gruppo che in quel momento si trovava nel suo ufficio si sarebbe ritrovato diviso in due, in due schieramenti completamente diversi. Con l'intento di seguire le indicazioni di Peverell, dopo aver dato una rapida quanto accurata occhiata alla mappa, Sophie prese la spilla che sarebbe stata destinata a lei. La cosa brutta, veramente brutta, fu che non ebbe neppure il tempo di alzare lo sguardo e guardare per l'ultima volta gli occhi di Elijah. Non ebbe il tempo di guardarlo, né di salutarlo, né di sfiorarlo con un dito. Il Libro si aprì al tocco del Preside e tutti si ritrovarono immediatamente in un'altra dimensione, in un altro mondo. Sperò fino all'ultimo secondo di riaprire gli occhi e ritrovarsi il volto di Elijah di fronte al suo, ma così non fu. La prima cosa che udì fu la voce di qualcuno che imprecava accanto a lei e, rivolgendo l'attenzione su questa persona, notò che la causa di quelle imprecazioni furono proprio i suoi capelli. Sophie si alzò di botto, non appena si accorse dell'accaduto e, afferrando la ciocca di capelli la strappò dalla sua bocca.
- Che schifo. - Solo dopo aver pronunciato le suddette parole, riconobbe il volto dell'irlandese. Che diamine ci faceva lì? Ma era anche nell'ufficio di Peverell? Era davvero talmente sconvolta dalla situazione da non averlo notato? Chi era esattamente quel tizio? Ma soprattutto: perché diamine se lo ritrovava sempre ovunque? Osservò il suo grazioso outfit e dovette trattenere una risata. Che cosa si era messo addosso? Confusa, si guardò intorno e notò la presenza di William Black prima di tutte le altre. Spalancò gli occhi e guardò in direzione di ogni singolo angolo di quello che sembrava un accampamento alla ricerca di Elijah, ma di lui non c'era traccia. I battiti del cuore cominciarono ad aumentare a dismisura, non appena realizzò che lui non era lì con lei. Cominciò a percepire un vuoto dentro, così grande che sembrava volesse lacerarle l'anima. Guardando nuovamente tutti gli altri presenti, notò ben presto che Aiden non era l'unico ad essere vestito in modo ridicolo. Ragion per cui, d'istinto, abbassò lo sguardo verso i suoi stessi indumenti e realizzò che anche il suo outfit mutò. Da lì si rese immediatamente conto del fatto che lei si era ritrovata ad essere tra i legionari, insieme a tutti i presenti che riuscì a vedere. Non era del tutto convinta che avrebbe accettato facilmente la scomparsa di Elijah, ed era perfettamente consapevole che la sua mente sarebbe stata rivolta sempre lì, sempre verso di lui. La sua lontananza, però, avrebbe senza dubbio cominciato a spronarla ancora di più, a rendersi più utile di quanto sperava, affinché tutto quel teatrino finisse presto, affinché potesse riabbracciarlo.
La sua attenzione, in seguito, venne rivolta su William e sulle parole che fuoriuscirono dalla sua bocca. Aveva sempre stimato quel ragazzo, aveva potuto vedere le sue doti a Quidditch e si sentì davvero fortunata ad averlo nella stessa squadra. In quel momento, si rese conto che quel gruppo non avrebbe potuto avere un Capitano migliore.
- Il Verto Tenuis. Sarebbe ottimo per cercare di attraversare le mura. Posso pensarci io, se per te va bene. - Fu il primo incantesimo che le venne in mente, mentre ascoltava la strategia perfetta di William. Lo aveva studiato non troppo tempo addietro, e lo ricordava perfettamente. Dopo aver ricevuto un segno di assenso da parte di Black, risistemò il Mantello della Disillusione sulle sue spalle, lo fece aderire perfettamente al suo corpo com'era solita fare, sistemò il cappuccio sulla testa e, seguendo le indicazioni di Will, al suo segnale, avrebbe cominciato a seguire Oliver e Megan. Una volta giunti di fronte al muro che si erano prefissati di raggiungere, Sophie, in tutta la sua determinazione, avrebbe disteso il braccio destro, la cui mano manteneva la bacchetta ben salda, verso il muro. Avrebbe concentrato tutto il suo potere magico su una piccola zona del muro, per assicurarsi che tutto andasse come previsto e di creare una sorta di passaggio. Avrebbe immaginato la zona incantata grande quanto più o meno una porta, abbastanza larga e alta per far passare lei e i suoi compagni. Con la concentrazione al massimo, avrebbe immaginato quella zona inconsistente e, con decisione, avrebbe pronunciato:
- Verto Tenuis. - Avrebbe scandito perfettamente ogni singola sillaba. Doveva mettere in conto la possibilità che le mura fossero protette dalla magia, per questo aveva scelto di concentrare l'incanto in una porzione così piccola, così da aumentare le sue chance di successo. Non poteva permettersi di fallire, assolutamente. Se tutto fosse andato come previsto, avrebbe attraversato quel muro, avanzando a passo deciso ma nello stesso tempo cauto.




Statistiche:
PS: 157
PC: 91
PM: 101
Punti Exp: 15

Inventario:
~ Bacchetta: Legno di Abete, corda di cuore di Drago, 9 pollici e mezzo, semi-rigida (tasca dx mantello)
~ Guanti di protezione in pelle di drago (borsa, tasca interna)
~ Cappa della Resistenza (borsa, tasca interna)
~ Orecchini Di Drago (borsa, tasca interna)
~ Mantello Della Disillusione (addosso)
~ Anello Nosferatu: Induce la PAURA in uno o più PG o PNG. Usabile 1 volta per Quest. Utile per incanti e pozioni oscure. (dito medio mano dx)
~ Ciondolo "Giada delle Fate" (attorno al collo)
~ Ciondolo con Scaglia di Basilisco (attorno al collo)
~ Una fiala Decotto Tiramisù (borsa, tasca esterna)
~ Una fiala Pozione Rinvigorente (borsa, tasca esterna)
~ Una fiala Pozione Mors Aparentis (borsa, tasca esterna)
~ Spilla della Scuola di Atene


Incantesimi:
~ Prima classe completa (esclusi proibiti)
~ Seconda classe completa (esclusi proibiti)
~ Terza classe completa (esclusi proibiti)
~ Essenza Converto
~ Sectumsempra


Riassunto: Giunti a Gerusalemme, Sophie realizza a malincuore di trovarsi senza Elijah, seguono brutti pensieri e preoccupazioni varie. Rischia di ridere in faccia ad Aiden per il gonnellino sexy, prima di rendersi conto di essere nella stessa mise. Ascolta il piano di Will, propone il Verto Tenuis sulle mura, segue Oliver e Meg e prova a fare il suo lavoro, lanciando l'incanto precedentemente proposto sul muro e poi provando ad attraversarlo.


 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 12/3/2018, 23:41






Elijah Sullivan


15 Anni - 3° Anno - Serpeverde
Cielo della Luna


z9AtoeZ


S
u invito del Preside, si avvicinò con gli altri al tavolo della stanza sul quale erano state allineate sia le mappe che le spille. Prese una di queste ultime e se l'appuntò sul petto come richiesto e poi afferrò la mappa. Aveva tutta l'intenzione di aprirla e di darci una sbirciata veloce mentre Peverell spiegava le ultime cose, ma non ne ebbe il tempo. Purtroppo quella non fu l'unica cosa che non ebbe il tempo di fare. La stanza iniziò a vorticare ed Elijah si sentì portare via senza avere il minimo tempo di reazione. Era una sensazione strana, decisamente peggiore della Materializzazione. Lì sentivi uno strappo dentro all'ombelico, come se qualcuno volesse cavarti le viscere; in questo caso, invece, fu come se si fosse aperto il tappo di un enorme lavandino e loro erano le cose da buttare giù nello scarico. Durò quanto un battito di ciglia, ma fu decisamente intenso. Prima era nell'ufficio del Preside e un attimo dopo veniva sbatacchiato sul pavimento chissà dove. Un rumore di cocci che si rompevano accompagnò il suo arrivo e dei suoi compagni di brigata. Una nuvola di polvere da tutte le parti, detriti a non finire. Un attimo! I compagni di brigata! Elijah si guardò intorno in modo frenetico a cercarla, a cercare Sophie. Vide Amber e altri. Li ricontò tutti varie volte mentre il cuore gi batteva sempre più veloce, di lei nessuna traccia. Si sentì morire. Non era possibile che non fossero insieme, non era possibile.
- Sophie... - sussurrò.
Erano stati divisi e mandati nei diversi lati della barricata. Questo aumentò il suo senso di sconforto e di rabbia. Avrebbe voluto vivere con lei quell'avventura, invece erano avversari...anzi, peggio, nemici. Sentì l'aria bloccata nei polmoni, un senso di rassegnazione e di impotenza che non riusciva a controllare.
Non era riuscito nemmeno a salutarla.
Dopo due giorni, sarebbe stato il suo sedicesimo compleanno e Sophie non sarebbe stata con lui. Quello che sarebbe dovuto essere il più bel compleanno della sua vita, si era trasformato in un incubo. Si sarebbe sentito solo da morire e la sua tristezza aumentò sempre di più ogni secondo che passava. Vide Mike affrettarsi ad aiutare una delle ragazze e capì, capì alla perfezione il senso di quel gesto. Se la sua Sophie sarebbe stata lì, lui avrebbe fatto esattamente la stessa cosa e con la stessa rapidità. Si sentì ancora peggio, si sentì impazzire. Lei era chissà dove e lui non era lì per aiutarla, non sarebbe stato al suo fianco come era giusto che fosse.
Poggiò una mano sul petto, aveva l'impressione di soffocare, e sentì qualcosa di ruvido, questo lo portò ad abbassare gli occhi di scatto. Ma dove erano finiti i suoi vestiti? Completamente svaniti nel nulla e al loro posto c'era una tunica antica...vecchia, lurida e anche un po' stracciata in alcuni punti. Aveva solo quella, che gli raschiava la pelle in modo davvero fastidioso. Al posto dei suoi jeans, c'erano un paio di pantaloni della stessa stoffa della tunica che gli arrivavano a mezzo polpaccio. Ai piedi aveva solo un paio di sandali. Toccò il collo, ma la Cappa era ancora sulle sue spalle, idem per i guanti che aveva indossato. Quell'abbigliamento lasciava pochi dubbi, lui era atterrato dal lato dei ribelli, dritto dentro le mura di Gerusalemme. Era sporco e dolorante dopo l'atterraggio, ma sapeva che il dolore fisico sarebbe stato momentaneo, la sporcizia no e nemmeno quello che sentiva in mezzo al petto. Peverell aveva scelto un punto decisamente poco sicuro per farli atterrare. Sì, era un posto vuoto, ma i Romani ci stavano tirando sopra tutto quello che non gli serviva più e anche peggio. Erano sotto il tiro del fuoco nemico, in pieno bombardamento.
Sophie era tra le legioni romane e questa cosa un minimo lo rincuorò. A parti invertite sarebbe morto d'ansia. Era meglio che ci stesse lei lì fuori, insieme a quelli che attaccavano, sarebbe stata più al sicuro e lui più tranquillo. Era solo un modo di dire perché non era affatto tranquillo. Una cosa era certa. Se uno dei due doveva stare sotto i bombardamenti, quello doveva essere lui e non la sua ragazza. Lei no, mai.

«Come ti chiami?»
Furono le parole che sentì, mentre una mano lo afferrava sul gomito. Si voltò verso quella voce e riconobbe la ragazza che aveva visto in Sala Grande insieme a Sophie. La guardò attentamente con i suoi occhi chiarissimi, era quella che aveva aiutato Mike - Mi chiamo Elijah - voce calma come al solito - Elijah Sullivan. E tu, sei?
Avrebbe seguito i componenti del suo gruppo, senza fare un fiato, verso la destinazione che gli sarebbe stata assegnata. Avrebbe cercato di non pensare, l'avrebbe fatto il meno possibile, almeno finchè non sarebbero usciti da quella porta. Poi avrebbe tenuto gli occhi aperti e i sensi all'erta, come faceva sempre. Si sentiva pesante e svuotato, e quell'orribile sensazione non sarebbe mai passata.





Riassunto: Elijah appena giunto a Gerusalemme, capisce che Sophie non farà parte del suo stesso gruppo, ma che saranno nemici sul campo. Inoltre trascorreranno separati il suo sedicesimo compleanno. Questa cosa lo fa stare malissimo, ma si rallegra del fatto che lei sia dal lato meno pericoloso della barricata. Presa coscienza un minimo della situazione, si affida agli altri per ogni tipo di decisione, almeno per il momento. Non è ancora lucido per riuscire a ragionare bene da solo.



Statistiche ed equipaggiamento:

Statistiche:

PS: 127/127
PC: 78/78
PM: 72/72
PE: 9

Incantesimi:
Tutti quelli della 1° Classe ( esclusi i proibiti )
Tutti quelli della 2° Classe ( esclusi i proibiti )
Iracundia ( Incantesimo Proibito di 3° Classe )


Equipaggiamento:
Indossato:
- Cappa della Resistenza -> Realizzata con scaglie di testuggine e cuoio di Trinoceronte e Drago, resiste a moltissimi colpi e folate di calore/gelo; +8 Corpo; +2 Mana
- Guanti di protezione in pelle di drago

Nel marsupio:
- 1 fiala di Decotto di Dittamo
- 1 fiala di Pozione Corroborante
- 1 fiala di Mors Apparentis

In mano:
Bacchetta Magica ( Legno di prugnolo, Dente di Doxy, Sangue di Pipistrello, semi-rigida, 10 pollici )


 
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view post Posted on 12/3/2018, 23:42
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entropia.

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16 Anni ↝ Prefetto Grifondoro ↝ III anno

Nieve Rigos

PS: 151/151↝ PC: 119/119 ↝ PM: 118/118 ↝ PE: 13


L
e labbra di Nieve ebbero giusto il tempo di prendere atto della risposta di Thalia, lanciarle uno sguardo di complicità e scuotere vigorosamente il capo, prima che il motivo della loro presenza nell'ufficio del Preside tornasse ad essere protagonista indiscusso della vicenda. La porta si era appena chiusa dietro l'ultimo arrivato - era sbagliato che le provocasse un certo sollievo la consapevolezza di essere stata la prima e non l'ultima dei ritardatari? - che il silenzio planò su di loro con la pretesa di creare aspettativa. Per qualche istante, nulla si mosse all'infuori del capo della maestosa fenice il cui sguardo passò in rassegna ciascuno di loro, prima di tornare sull'uomo che stava dietro la scrivania. Infine, parole e azione colmarono le lacune lasciate dal mutismo insorto e fecero chiarezza.

Fu un'autentica epifania per la giovane islandese. Solo quando la voce del Preside si levò sopra le loro teste e le prime spiegazioni circa quanto li aspettava giunsero loro, Nieve cominciò a prendere consapevolezza della situazione in cui si trovava. Battendo le palpebre a un ritmo serrato e lasciando correre lo sguardo in modo del tutto accidentale sui presenti, tentò di fare proprie quante più informazioni possibili con la speranza di non dimenticarsene prima che fosse giunto il tempo di fare la sua parte. Gerusalemme, scontro, assedio, legioni romane, ribelli, due fazioni e due capitani. Si era da poco fatta avanti per recuperare una spilla e appuntarla al petto, in modo del tutto meccanico, e aveva trovato in sé la forza di cercare il viso familiare di Amber tra quello delle persone che aveva davanti, quando la magia fece il suo prepotente ingresso nella stanza. Una lingua fredda giunse ad avvilupparla, trascinandola con sé, dapprima, in un limbo spazio-temporale che parve distorcerne le membra; poi, restituendole la percezione corporea di sempre con un violento tonfo contro quello che pareva un pavimento. Per una qualche atipica ragione, l'impatto risvegliò in lei la memoria dei contorni della mappa che aveva visionato sulla cattedra di Peverell.

«Humpf!» Il verso le uscì di bocca mentre cominciava a prendere consapevolezza del mutamento intervenuto attorno a lei. Un'inedita frescura giunse a carezzarle la pelle delle gambe nude e un odore di polvere e sabbia le solleticò il naso fino a causarle uno starnuto. A quel punto, l'urgenza la spinse ad alzare il capo e a guardarsi intorno alla ricerca di Thalia, prima, e di Amber e degli altri poi. «State tutti bene?»

La deformazione professionale, dovuta al suo ruolo come Prefetto, emerse senza che avesse modo di rendersene conto. Stesa com'era sul fianco destro, la mano sinistra scattò alla ricerca della tracolla; il sollievo che provò nel tastarla riuscì a pervaderla definitivamente solo quando poté constatare che il contenuto fosse ancora integro. Fece un primo tentativo di alzarsi. A quel punto, gli occhi si erano abituati alla fresca penombra della casupola - il tramestio di porcellane in frantumi, che le avevano ricordato lo scontro imbastito con le signorine Griffiths la sera di Halloween, aveva smesso di infastidirli da un pezzo - e poterono notare il mutamento di vestiario. Nieve strinse la stoffa leggera tra le dita e si convinse ad arrotolarla appena per tornare in posizione eretta. Le bastò poco, una volta recuperata la propria altezza, per realizzare il rischio di vedersi impedita nei movimenti dalla lunghezza del tessuto. Mentre gli altri si acclimatavano e cominciavano a discutere del modo migliore in cui procedere, l'islandese fece appena in tempo a recuperare un grosso frammento di porcellana appuntito per strappare le fibre del capo d'abbigliamento poco sopra il ginocchio, che il primo pericolo si abbatté letteralmente sopra di loro. L'istinto la spinse a portare il braccio sinistro sopra la testa per pararsi da un eventuale colpo, mentre il destro cercava la bacchetta nella tasca interna del mantello della disillusione.

Con lo sguardo si limitò a memorizzare i volti dei suoi compagni di avventura, a seguirne le disquisizioni e ad annuire. Avrebbe seguito il capogruppo designato e avrebbe atteso di acclimatarsi, prima di prendere più attivamente parte all'azione.


RiassuntoNieve si lascia travolgere dalla miriade di informazioni che vengono con le spiegazioni di Peverell, recupera la spilla e viene trascinata dal libro a Gerusalemme. Si ritrova nel rifugio abbandonato, controlla di avere l'equipaggiamento, strappa la tunica perché è una RIBELLE per facilitarsi nei movimenti e ascolta le indicazioni dei compagni e ne segue le direttive.

Equipaggiamento
◆ Bacchetta
◆ Anello del Coraggio
◆ Anello Gemello legato a Thalia Moran
◆ Mantello della Disillusione
◆ Piccolo borsello a tracolla contenente:
- Decotto al Dittamo (x1)
- Pozione Mors Aparentis (x1)
- Pozione Rinvigorente (x1)
- Guanti dell'Eroe Caduto



Modifica concordata con Peverell. Colpa di un maledetto apostrofo ribelle! :angry2:


Edited by ~ Nieve Rigos - 13/3/2018, 13:25
 
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view post Posted on 12/3/2018, 23:49
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all that is gold does not glitter, not all those who wander are lost

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LYNCH △

«Ha fatto carriera, eh?» Aveva detto a mezza voce ad Amber quando, entrando, aveva constatato che l’Ufficio dei Presidi era di quanto più lussuoso ci fosse nella Scuola. Era la prima volta che ci metteva piede, e fu colpita dallo scoprirne la forma circolare e i ritratti dei Presidi precedenti sulle pareti.
Mentre il suo sguardo percorreva l’Ufficio e ne sondava gli avventori, la mente di Eloise immagazzinava informazioni sulle loro identità. Solo tre di loro erano alla loro terza avventura, mentre numerosi avevano confermato la loro presenza anche dopo la disordinata spedizione a Tenochtitlàn; tra questi, individuò Thalia, a cui rivolse un cenno della mano, e Mary, verso cui fece altrettanto.
I problemi giunsero nel momento in cui la figura imponente del Guardiacaccia incontrò il suo sguardo. Le era ormai evidente da tempo che Mary aveva avuto ragione, che non era morto davanti ai loro occhi, ma dopo gli orrori che pensava di aver visto e in cui era stata carpita le risultava difficile fare pace con quel ricordo. Ricordava con chiarezza l’orrore nel constatare di aver lasciato indietro un compagno, e non era passato molto tempo dall’ultima volta in cui la bestia d’ombra - che ormai incarnava un sistema di pensieri negativi molto più ampio - le aveva fatto visita nei sogni.
Fu la voce di Peverell a sollevarla dalla necessità di ripercorrere tutti quei ricordi, perché il momento di sentire che cosa li avrebbe attesi era finalmente giunto. Eloise scosse leggermente il capo, stringendo gli occhi e andando a focalizzare la sua attenzione sull’anziano Professore.
Giudea. Ecco dove il Libro li avrebbe condotti, ecco l’epoca a cui avrebbero dedicato i loro servigi. Cogliendo gli accenni al contesto storico, il cervello iniziò ad attivarsi per ripristinare le informazioni che aveva raccolto nelle settimane precedenti: non c’erano dubbi sul fatto che sarebbe stata lei a detenere il cofanetto di informazioni su quel tempo. Con una novità: ci sarebbero stati gli schieramenti, esattamente i medesimi verso cui Peverell avrebbe voluto indurli nel lontano Messico, ma questa volta esplicitati.
Al citare la Spilla, le sue dita andarono a sfiorare il bronzo accuratamente appuntato sui vestiti. Era stata una grande sorpresa quando suo padre le aveva detto di aver collaborato alla loro realizzazione e adesso, quando anche il simbolo di Venere si era illuminato, risultava appesantita e levigata da due avventure sorprendenti.
Ricordava con chiarezza l’assedio a cui Peverell si stava riferendo, e i suoi occhi si illuminarono al pensiero di approfondire le dinamiche che lo riguardavano. Ricordava i problemi dovuti alla scarsezza dell’acqua, le divisioni interne alla fazione giudaica e la distruzione totale generata durante dello scontro, ma solo uno studio sul campo avrebbe potuto rivelare le vere condizioni della Città Santa.
Si avvicinò alla mappa con interesse, apprezzando la possibilità di farsi un’idea in anticipo: fu inevitabile chiedersi, mentre avvicinava il volto alle miniature per osservarla da vicino, se le sue parole durante l’ultimo colloquio avessero contribuito a quella seconda novità. Cercò di stamparsi quell’immagine bene in mente e, mentre ancora stava chinata su quella riproduzione, la familiare sensazione di stretta all’ombelico si palesò, ed Eloise si ritrovò catapultata nella storia.

Non fu il più comodo degli atterraggi.
Impossibilitata a vedere alcunché, Eloise si tolse dagli occhi la principale fonte di oscurità, che poi scoprì essere il braccio di Megan. Il collo era in una posizione strana, la testa ripiegata in modo strambo a causa dello stinco di Daddy, che le impediva di appoggiarsi per terra. Sollevò il busto, rendendosi conto fin da subito che con quell’abbigliamento era una fortuna non aver mostrato le proprie beltà all’intera compagnia. La gonnellina era di poco più lunga di quella della divisa e, fatta eccezione per i sandali alla schiava, le sue gambe erano nude. Considerato il calore di quelle terre, non poteva lamentarsi.
Si tirò presto in piedi, verificando di avere con sé tutto ciò che si era portata dietro, bacchetta in primis. Tutto pareva al suo posto, in una bisaccia legata alla cintura dalla foggia molto simile a quella con cui era partita. «Pinzata tra due Corvi, partiamo bene!» Ghignò, mentre cercava di sbattere via la polvere che si era accumulata addosso. La rivalità Tassi-Corvi era leggenda, e tra lei e Toobl ogni scusa era buona per tirarla in ballo. Sarebbe stato quasi offensivo non sollevarne un po’.
Constatato il nuovo vestiario - sandali, tunica corta, cotta di maglia leggera, gonnello in pelle, parabraccia ed elmetto in testa - e considerata la struttura in cui erano atterrati, concluse che lo schieramento in cui erano stati catapultati doveva essere quello romano. Come sfruttare le informazioni che ricordava a loro favore? Su cosa avrebbero potuto fare leva per riuscire nella loro missione?
Finalmente poté dedicare la sua attenzione ai compagni, primo tra tutti il loro condottiero: essere con Black voleva dire non essere con Amber, e questo non le piaceva neanche un po’. Non solo: nemmeno un membro della sua Casata stava da quella parte dello schieramento e, sebbene fosse una persona decisamente adattabile, riconosceva il valore di ognuno dei rappresentanti di Tassorosso che presenziavano alla spedizione.
Eloise drizzò le orecchie per ascoltare le parole di Black. Le veniva quasi la nausea all’idea di quanto avrebbe gongolato l’ego del Serpeverde a vedersi assegnato quel ruolo, ma decise che, a conti fatti, era per certo il miglior stratega tra di loro. E se il suo modo di porsi nei confronti delle persone era misurato e astuto, il Prefetto non osava nemmeno immaginare quale tattica avrebbe tirato fuori in una condizione che esigeva per davvero una strategia.
Era vero, nessuno ci aveva mai rimesso la pelle, ma come avrebbe potuto mettere da parte il suo istinto di protezione e lasciare i compagni alla mercé dello schieramento ribelle? O viceversa, come avrebbe potuto attaccare a cuor leggero le persone amiche? Per il solo gusto di non dargli alcuna soddisfazione, quando Black concluse il suo discorso la Tassorosso si limitò a un cenno impercettibile del capo.
«Come accennava Peverell poco fa, Gerusalemme è divisa. Tre fazioni ribelli hanno messo a ferro e fuoco la città, distruggendo le provviste di cibo - causando così una fame incontenibile nel popolo - e profanando il Tempio. La divisione continuerà anche durante l’assedio, ed è stata, insieme alla fame, ragione di vantaggio per i romani.» Li aveva guardati uno a uno, cercando di fare mente locale su chi fossero: Black e Toobl erano due risorse valide, entrambi ingegnosi, creativi e imprevedibili; Oliver era uno che non si tirava indietro davanti a niente, e Megan le aveva sempre dato l’impressione di avere la giusta dose di ambizione per portare a termine un compito come quello. Di Sophie e del ragazzo dai capelli rossi non aveva grandi informazioni, ma sperava che fossero dotati dell’entusiasmo necessario. «Se non sbaglio sono state costruite delle Torri in legno, che sarebbe il caso di abbattere, se non vogliamo essere avvistati rapidamente; e hanno delle armi, delle catapulte e delle baliste, a cui fare attenzione. In più, sempre se non ricordo male, sotto la porta chiamata Antonia è stato scavato un terrapieno, a cui è stato appiccato il fuoco, e che ha causato gravi perdite nelle schiere romane… Ma non saprei dire se questo è già successo o meno.» Finalmente tacque, sperando di aver dato un quadro sufficiente della situazione, pronta a elaborare il piano d’azione che avrebbe determinato ciò che sarebbe accaduto una volta usciti da quella tenda.
Con le mani appoggiate sulle ginocchia si chinò a osservare i tratti disegnati da William sulla sabbia. Annuiva, seguendo le linee e i riquadri disegnati sulla terra marrone, e cercava di fare mente locale sulla disposizione dei loro obiettivi.
L’ipotesi prospettata sollecitava il suo interesse: riteneva furbo tentare più modi possibili per entrare, e infiltrarsi era un piano astuto. Come previsto, la freddezza e la rapidità di ragionamento del Serpeverde sapevano spianare la strada a una strategia ben misurata. «Mi piace, ma bisogna cercare di essere pochi e dare meno nell’occhio possibile. E soprattutto...» Ghignò, allungando l’indice verso un punto d’interesse sulla mappa, «Distrarre l’attenzione dei ribelli.»
Gli interventi successivi al suo furono essenziali per delineare il piano d’azione: forse non erano i più abili combattenti tra le schiere romane, ma avevano una dose di creatività tale da riuscire a dare il contributo necessario per la buona riuscita dell’impresa.
«Eloise» Si indicò con il pollice, rivolta ad Aiden l’Auror, quando questi si presentò. Se dovevano essere compagni di squadra, era meglio gettare buone basi per collaborare. Una volta che Black ebbe tirato le fila della strategia, furono pronti a uscire dalla tenda.

La luce del sole era intensa e il clangore metallico arrivava alle loro orecchie con un’intensità sorprendente. Le ombre lunghe suggerivano che si doveva trattare di pomeriggio inoltrato, o qualche tempo dopo l’alba. Ma non era importante: ciò che contava era muoversi velocemente per agire in fretta, secondo il loro piano. Seguendo il gruppo, si diresse verso l’uscita dell’accampamento, preparata a trovarsi davanti l’immagine di una città in declino e di un assedio stringente. Non era tanta la strada che li separava dalle truppe.
Sorprendentemente, Eloise rimase taciturna, guardandosi attorno con attenzione per trovare l’espediente migliore per mettere in atto un attacco di distrazione. Essere coordinati con i compagni era essenziale, e muoversi nel momento giusto avrebbe determinato la buona riuscita del piano. Quanto ci avrebbero messo a raggiungere le mura, a sottoporle al loro volere? Sarebbero riusciti a entrare o avrebbero dovuto mettere in conto meccanismi di difesa analoghi alla Piramide di Tenochtitlán?
Non avrebbe saputo dire se ci sarebbero stati degli stratagemmi magici in atto ma, se Peverell aveva scelto proprio quell’epoca un motivo doveva esserci. Guardandosi attorno, osservando le truppe operose, si chiese chi, tra loro, faceva uso di magia.
Quando i suoi occhi si posarono su un onagro maneggiato da due soldati, lo sguardo della Tassorosso si illuminò. I due uomini stavano posando un pietrone (che aveva tutta l’aria di essere uno dei resti delle mura) sulla cucchiara e, chiaramente sudati a causa della faticaccia, si accingevano a far partire il congegno di scatto.
Era una macchina antica, quasi primitiva, e il suo funzionamento era banale. Rapida, Eloise mise mano alla bacchetta, visto che un’idea per dare manforte aveva raggiunto il suo cervello. Niente di troppo complesso: avrebbe semplicemente cercato di rendere il loro attacco un po’ più impattante, optando per un incanto che conosceva da un secolo, preferendo la semplicità ai ghirigori. Voleva avere la certezza che andasse a buon fine.
Nel momento in cui gli uomini fecero scattare il congegno, la rossa puntò la bacchetta verso il masso nel momento in cui questo raggiunse l’apice della parabola, spostandola poi verso l’alto in un gesto fluido e continuo. «Engorgio!» Disse con un tono di voce contenuto mentre eseguiva il movimento e si concentrava affinché il pietrone passasse da una dimensione ordinaria a una gigantesca, pur mantenendo la traiettoria corretta verso le mura. Una volta in discesa, non avrebbe fatto altro che cadere clamorosamente nel punto previsto, con un impatto sperabilmente più incisivo.
Seguendo con lo sguardo il frutto del suo lavoro, Eloise si affrettò a seguire i suoi compagni nella loro avanzata, con la nonchalance tipica di chi non vuole dare nell’occhio.

GEARSSTATS
Bacchetta Legno di Sequoia, Piuma di Ippogrifo, 11 policci e 1/4, Rigida
Spilla della Scuola di Atene
Collana Fading in the Dark Permette all’individuo di diventare momentaneamente inconsistente e sfuggire così agli attacchi diretti ad infliggere danni fisici. Utilizzabile un turno per quest. Tempo di ricarica 1 giorno on gdr.
Sacchetta legata alla cintura
Nanosticca Fa diventare alto poco più di 30 cm (Non modifica la forza fisica/magica del pg, diminuisce solo le proporzioni del corpo. Dura un solo turno)
Polvere Buiopesto Peruviana Peruviana Polvere finissima e nera come la pece, proveniente dal Perù, è’ in grado di creare un buio intenso e impenetrabile per la durata di 5 minuti.
Caramella d’Illusione Chi la ingerisce si “sdoppia” rendendo difficoltoso per l'avversario riconoscere quello vero.
Una fiala di Decotto al Dittamo
Una fiala di Pozione Mors Aparentis
PS 199/199
PC 128
PM 123
EXP 26.5
AZIONIDANNI
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Eloise si guarda attorno e apprezza l'Ufficio; saluta Thalia e Mary, e riflette su Ethan e sulle avventure passate. Studia la mappa insieme agli altri.
Al risveglio è tra Megan e Daddy, e trova il giusto modo di insultare Corvonero (♡). Amarezza per non essere con Amber. Collabora con i compagni di gruppo per ideare un piano sensato. Una volta uscita nell'accampamento e, raggiunto lo schieramento A, casterà un Engorgio sulla pietra scagliata da un onagro.

 
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view post Posted on 12/3/2018, 23:52
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vmefomY



Per la seconda volta in quella giornata, l’ora era giunta.
Vedendo l’anziano prossimo al parlare, Toobl, con forza si accentrò nella sala curioso di sapere dove sarebbero finiti.
Gerusalemme contro Roma, la guerra santa. Era così che si chiamava quella guerra o se lo era inventato?
Di base non si ricordava nulla di Storia, nemmeno le basi e questo era colpa di quell’istruzione magica che, se da un lato gli dava molto sotto il punto di vista magico, dall’altro, non gli faceva sapere nulla di storia a livello babbano.
Eppure lui era un Corvonero, un’amante dei libri, perché diamine non si era informato sulla storia?
Ignorante come una capra, non appena vide il fantomatico libro muoversi davanti ai suoi occhi, iniziò a sperare di ritrovarsi nella fazione dei Romani, popolo che nacque dalle sacre sponde dove sua madre era venuta al mondo e cresciuta.
In qualche modo strano, si sentiva legato a quella storia fatta di gladii e legionari, come se fosse un’appendice di quella cultura e risultato di quelle lotte. Era come stato allattato dalla Lupa romana, anche se nato in quel mondo fatto da camini e focolai.
Le pagine girarono, così come le domande nella sua testa.
Perché Peverell aveva scelto come leader Black e Hydra? Chi erano? Avevano svolto con lui la missione dei Mexica? Erano personaggi di polso?
Essenzialmente si ricordava quei nomi, ma non era sicuro che quei ragazzi fossero stati con lui in quell’avventura; era come se non si fosse mai accertato dei nomi dei ragazzi di quell’evento.

Caldo.
Non capiva ancora come quel dannato libro potesse trasportarli indietro nel tempo, ma la cosa lo faceva letteralmente impazzire.
Provando ad alzarsi da terra, notò la piccola Lynch blaterare qualcosa sui Corvi. Quella diatriba tra loro era un grande classico, così come le frecciatine che si lanciavano:


«Eloise smettila di abbracciare il mio stinco. Già te l’ho detto, non ti spiegherò mai cosa fare per segnare a Quidditch.»

Sorridendo, alzandosi con disinvoltura dal terreno, notò ai suoi piedi dei pezzi di cuoio a lui molto graditi.

«Non ci credo, NON CI CREDO! Veramente è così, veramente sono tra i ROMANI?»

Girandosi di scatto verso l’accampamento, notò tra le loro file diversi legionari e in lontananza dei personaggi complottare qualcosa su una mappa.
Che ci fosse Traiano tra quei personaggi? Che lì si sviluppasse qualcosa di importante?
Non ebbe il tempo di confermare le sue supposizioni che il leader della sua squadra si presentò alto, bello, scuro e imperioso.
William Black si palesò ai suoi occhi come il povero ragazzo a cui toccava gestire quel gruppo di scalmanati.
Ecco dove lo aveva visto! Gli aveva rifilato due pere alla finale di Quidditch!
Osservandolo con aria soddisfatta, lo indicò per alcuni secondi per poi dire:


*Certo ci stava anche lui con i Mexica, ne sono certo.*

Sicuramente indicare le persone non era cosa carina, ma il Corvonero se ne fregava, dopotutto mica si sarebbe offeso no?
Soffermandosi con aria gioiosa sul suo dannato abbigliamento, iniziò a immaginarsi all’interno dello storico Anfiteatro Flavio.
Era lui, Comandante di molte guerre, Signore delle terre del Nord, amico del grande e unico Giulio.

*-Ispanico, ispanico, ispanico.-*

Ma che c’entravano gli ispanici in quel momento, mentre si trovava a Gerusalemme?
La sua dannata gloria lo stava portando alle stelle. Sentiva il vento soffiargli tra i capelli mentre le facce scure lo guardavano pronte a sentire il suo piano da azione che sarebbe stato devastante.

*-Immaginate dove vorrete essere che così sarà.
Se vi ritroverete soli a camminare nudi, in verdi praterie, non vi preoccupate, perché sarete nei campi Toobl e sarete stati già burlati.
Ricordate, ciò che fate oggi riecheggia nell’eternità.
Al mio segnale, sganciate le caccabombe.-*

La guerra nel suo cervello era partita e mentre sorrideva a tutto ciò, fece un cenno di assenso a quello che disse "Aiden".
Odiava gli Auror, sempre pronti a farsi i belli al momento opportuno, ma aveva ragione: il miglior attacco era la difesa.
Senza aggiungere altro, osservando il leader del loro gruppo, gli disse:


«Buono a sapersi, il Tempio è anche qui vicino e Gerusalemme magari al suo interno è vuota perchè tutti concentrati a difendere le mura.
Comunque io verrò in avanscoperta con voi, andiamo qui giusto? Sono certo che con un paio di Bombarda Maxima gliela facciamo vedere bene la differenza che possiamo fare.»


Sorridendo, un po’ dispiaciuto per la povera Gerusalemme, si spostò verso l’interno del campo osservandone le dimensioni.
Quello che si trovava davanti a lui era decisamente grande per le sue capacità, ma un po’ di protezione non avrebbe fatto assolutamente male.
Senza pensare troppo sul da fare, levando la bacchetta sopra la sua testa, puntandola esattamente al di sopra si lui, ruotò il braccio in senso orario con l’intento di creare un cerchio attorno a lui.


«Cave»

Disse mentre cercava di effettuare una circonferenza molto ampia, in grado di proteggerli.
La sua idea era quella di proteggere gran parte del campo evitando di renderlo visibile ai ribelli, i quali avrebbero potuto agire per danneggiarlo.


«Inimicum»

Proseguì, abbassando lentamente il braccio, sino a puntare la bacchetta verso terra così da riuscire nel suo intento.
Sarebbe riuscito a rendere invisibili quei legionari agli occhi dei ribelli oppure no?
La sua domanda era l’ultimo dei suoi pensieri, tutti focalizzati a rendere il suo gruppo il più coperto possibile in quel punto.
Se doveva muoversi con gli altri, doveva anche essere certo di garantirsi un ritorno al punto di partenza a lui gradito.
Dopo aver eseguito la magia, la quale poteva essere benissimo anche andata a male, si recò con il suo gruppo per poi dire a William a bassa voce con sicurezza:


«Hey, per qualsiasi cosa chiedi pure.
Capisco bene quanto possa essere rognoso gestire questo tipi di gruppo.»


Non aggiunse altro.
Alla fine il suo scopo in quella guerra era soprattutto arrivare al vincere quella sfida che gli era stata posta da Peverell.
Sicuramente c’era altro che il Professore non gli aveva annunciato, ma presto lo avrebbe scoperto.







- Punti salute: 295
-Punti Corpo: 263
-Punti Mana: 274
-Punti Esperienza: 67
Digressione sul libro e sulla felicità di essere tra i romani.
Prende in giro Eloise, chiacchiera con gli altri (Aiden e William) e poi effettua un Cave Inimicum con l'obiettivo di nascondere l'accampamento.
Offre una mano a William.

-Vocazioni: Legilimens, Elementalista inesperto (Acqua)
- Oggettistica:

1)Ciondolo della Fenice: chi indossa questo ciondolo, composto da una piuma di fenice e una sfera molto resistente
che contiene sangue di drago ungherese, non viene percepito da alcuna creatura magica nell'ambito di gioco in cui si trova
(licantropi trasformati compresi). Ha quindi la possibilità di agire indisturbato eliminando il contatto visivo
con le creature magiche.


2)Anello:
Un anello da uomo, precisamente da pollice, in palese argento con sopra la sottile incisione di un corvo con le ali spiegate.

3)Calzature degli Elfi: Scarpe prodotte dagli elfi, migliorano gli incantesimi.


4)Mantello della resistenza: Protegge dalle fiamme.

5)Mantello Awards: Oggetto di grandi avventure, legame di intensa follia: un Simbolo, dunque, del lavoro di squadra, dell'unione e della condivisione della migliore stravaganza di tutti i tempi e di tutti i mondi. La bandiera della Squadra Vincitrice è stata stracciata e ad ogni membro del team stesso verrà consegnato un semplice fazzoletto, un pezzo di stoffa del colore che tanto lo ha caratterizzato nel corso del torneo. Tale straccio presenta sul tessuto lo stemma di Penrose, il triangolo impossibile, e potrà essere portato come foulard o come fascia per capelli, ma il suo potere consiste nel mutare dimensioni a seconda della volontà della persona che lo indossa; potrà dunque ingrandirsi per divenire un mantello lucente, dai contorni scuri e dallo stile classico ma elegante, da mettere nelle sere d'estate per coprirsi dal vento oppure nelle giornate invernali per contrastare il freddo pungente o la neve ribelle. Gloria e fama saranno dati a coloro che indosseranno tale veste, poiché il simbolo degli Awards sancirà per sempre il loro scacco matto al Labirinto dei Fandom e non solo. Possibilità di renderlo nuovamente fazzoletto. Attenzione: ogni cambiamento, da straccio a mantello e viceversa, si attiverà con la semplice volontà.
6)Cuspide Scarlatta:Ditale simile al pungiglione di uno scorpione, interamente in argento. Chiunque lo indossi avrà il potere di pungere un mago creando una ferita dalla quale inizieranno a sgorgare litri di sangue. Il sangue sarà solo una mera illusione ma il senso di affaticamento e confusione della vittima sarà reale.

7)Guanti di pelle di Erumpent:Se colpiti rimbalzano gli incantesimi (1a e 2a classe diretti alle mani), la resistenza della pelle permette una presa salda e quasi impossibile da sciogliere.


- Attivo:
-Spilla Scuola di Atene
- Pozione dell'invisibilitá:Rende colui che la beve invisibile. (Durata: 20 minuti per ogni boccetta)
- paio di Orecchie oblunghe
- caramella dell'illusione
- polvere Buiopesto
- Pacchetto di Sigarette alle Erbe Magiche alla Belladonna



- Classi e Incantesimi:

*PRIMA CLASSE - tetto minimo 1 - tetto massimo 2 exp
*SECONDA CLASSE -tetto minimo 2 - tetto massimo 6 exp
*TERZA CLASSE - tetto minimo 5 - tetto massimo 15 exp (No Fattoriam)
*QUARTA CLASSE - min 11exp e 15 anni di età - max 25 exp e 17 anni (No Circumflamma,Colossum)
*QUINTA CLASSE - min 17exp e 16 anni di età - max 36 exp e 19 anni di età (Anche Stupeficium e Plutonis)
*SESTA CLASSE - min 24 exp e 17 anni di età - max 55 exp e 20 anni di età (Solo incantesi appresi durante le lezioni e Nimbus Grado)
*SETTIMA CLASSE - min 29 exp e 18 anni di età (Incanti appresi Protego Totalus)
 
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353 replies since 26/2/2018, 23:35   10942 views
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