Una volta concluse le presentazione, Aiden si mise al fianco di Carter e osservò l’arrivo di ogni studente, i pollici agganciati alla cintura.
Molti studenti erano a lui sconosciuti, mai visti prima o al massimo di sfuggita, un po’ come la ragazza che lavorava da Magie Sinister. Ma furono i volti che conosceva a farlo sorridere. Prima vide il giovane Elijah in compagnia della sua ragazza, la barista dei Tre Manici di Scopa, poi fu la volta di Nieve, alla quale rivolse un rapido occhiolino d’intesa, ed infine - per concludere in bellezza - Oliver, il misterioso ragazzo con il quale condivideva una coraggiosa quanto giusta crociata per i diritti dei poveri e maltrattati Elfi Domestici. Proprio a quest’ultimo rivolse un mezzo inchino con il capo, in segno di saluto.
Il proprio sguardo, infine, cadde sulla figura del Preside, il quale prese finalmente la parola. Più le istruzioni venivano illustrate, più Aiden sentì i propri muscoli facciali paralizzarsi. Non era spaventato, né tanto meno confuso, infondo Peverell aveva già provveduto a dargli una sana infarinatura sulla procedura senza entrare troppo nel dettaglio, ma non si stupì nemmeno quando le proprie orecchie colsero le novità o la destinazione da raggiungere. Abituato ad avere a che fare con gli imprevisti, grazie al proprio mestiere, l’Irlandese rimase granitico per tutto il discorso dell’anziano Mago, come un perfetto Gargoyle. Nemmeno si sbilanciò nel contestare circa la scelta -
piuttosto discutibile! - di una guerra in cui spedire quei poveri ragazzi, le cui vite sarebbero state messe a repentaglio talmente tante di quelle volte che Aiden avrebbe dovuto pregare gli Dei dei suoi antenati per ricevere la grazia di tante vite come quelle dei gatti pur di riuscire a proteggerli a dovere.
L’animo focoso dell’Auror rimase celato, assoggettato dalla propria volontà, pur di evitare che la rabbia esplodesse in tutta la sua potenza e che le sue forti mani avvolgessero il collo del Professore, strangolandolo per via del particolare contesto storico scelto. Perciò, restando calmo e placido come le acque di uno stagno, Aiden si concesse un piccolo sorriso quando Peverell si premurò di presentarlo come ex studente che come Auror. Una magra consolazione, ma quanto meno il Preside si era ricordato della propensione del fulvo nel tenere meticolosamente celata la propria professione.
Tra gli studenti a conoscenza di tale
segreto, se così poteva essere considerato in quel momento, erano proprio le persone a lui note, ovvero Oliver, Nieve ed Elijah. Della ragazza di quest’ultimo non seppe dire se sapesse o meno quanto aveva detto ad Elijah, perciò ipotizzò che
forse sapeva, ma non n’era sicuro. Sperò con tutto sé stesso che anche loro mantenessero il riserbo, almeno finché era possibile godere di tale copertura.
Si avvicinò alla scrivania per recuperare una delle spille appena citate da Peverell, per poi appuntarla sulla camicia di flanella a quadri blu e neri che poteva intravedersi da sotto al mantello già abbastanza aperto. Si premurò anche di memorizzare velocemente la mappa spiegata sulla scrivania, per poi lasciare tutto il dovuto spazio agli studenti.
Si massaggiò le tempie e trasse un profondo respiro così da rimanere focalizzato sul suo attuale stato di calma. Sarebbe stata un’esperienza piuttosto impegnativa, più di quanto avesse immaginato, e forse al suo ritorno si sarebbe ritrovato improvvisamente invecchiato di vent’anni o giù di lì, se non addirittura
peggio, una Groviera insomma.
A porre fine a quei suoi pensieri fu lo spalancarsi improvviso del Libro posto sul leggio.
Ma che caz---??? Non fece nemmeno in tempo a studiare la pagina rivelata il seguito all’apertura, più per curiosità che per interesse, che vide uscire dal tomo dei tentacoli. «
Per le corna di Cernunnos!» esclamò, i nervi a fior di pelle, pronto a portare la mano sulla bacchetta. Ma uno dei tentacoli sembrò avvolgersi proprio attorno al proprio corpo, impedendogli di reagire.
Non ebbe il tempo di fare nulla, forse nemmeno a pensare, che si ritrovò risucchiato in una sorta di mulinello tra colori, parole e diversi suoni. L’unica cosa che realizzò è che il mezzo di trasporto usato era unico, indescrivibile, un po’ come un Pensatoio, un po’ come una Passaporta. Era difficile darvi una spiegazione precisa e dettagliata.
L’atterraggio non fu dei migliori.
Le fattezze di quella che poteva essere una tenda, filtrò attraverso la chioma che gli stava coprendo il volto. Non aveva idea di chi fossero quei capelli, ma di sicuro erano femminili e biondi. All’inizio aveva quasi giurato che fossero i capelli argentati di Nieve, ma poi notò quanto fossero decisamente troppo biondi per appartenere alla Grifondoro di sua conoscenza. Quando se li scostò dalla faccia, Aiden dovette sputacchiare di lato per togliersi dalla bocca quelli che erano rimasti, oltre al fatto che dovette grattarsi il naso per il prurito che gli avevano provocato.
Scoprì, con suo sommo stupore, che la chioma bionda apparteneva alla ragazza di Elijah. Non sapeva granché di lei, tranne che lavorava ai Tre Manici di Scopa e che aveva un certo caratterino. Quando i loro occhi si incontrarono, Aiden alzò un sopracciglio. «
Ah… Cappuccetto. Stai bene? State tutti bene?» domandò, infine, rivolgendosi a tutti i presenti, mentre si metteva a seduto e rendendosi conto che il proprio vestiario era mutato.
Le mani corsero lungo quella che risultò una leggera corazza di cuoio, con una tunica nera leggera sotto di essa. Il mantello sembrava essere diventato alla moda romana, i scarponi erano stati sostituiti con dei calzari tipici dell’epoca, alti fin poco sopra al ginocchio. Arrossì violentemente quando si rese conto di non avere più i pantaloni ma un gonnellino che gli arrivavano poco sotto le ginocchia come era classico portare a quell’epoca. Per lo meno, sotto, vi era il
subligaculum che avvertì in maniera piuttosto distinta. Il bracciale che portava al polso destro rimase lo stesso, se non per il colore nero. Nell’avambraccio sinistro, invece, vi era una sorta di parabraccio, ideale per nascondere il suo tatuaggio; sarebbe potuto risultare quanto mai strano girare con un braccio scoperto mentre una volpe colorata svettava in bella mostra in quell’epoca dove i tatuaggi di quel genere non esistevano, diventando di conseguenza un soggetto particolarmente visibile agli occhi di tutti, Romani e Ribelli senza alcuna distinzione. La borsa a tracolla e la bacchetta erano ancora dov’erano prima e questo fece sospirare di sollievo l’Auror.
Lo scenario attorno a sé sembrava suggerire che lui e i ragazzi che gli erano stati affidati si trovavano all’interno di un accampamento, ma per la precisione in una tenda, vuota e piena di barili.
Aiden si grattò distrattamente la barba dopo essersi rimesso in piedi per poi lanciare uno sguardo rapido, ma altrettanto critico e scrupoloso, verso ogni studente. Voleva assicurarsi che stessero bene dopo quella “
prima fase” della loro imminente esperienza.
Si accostò qualche istante vicino l’ingresso della tenda e diede una rapida occhiata all’esterno: oltre ai soldati presenti nell’accampamento dove attualmente anche loro si trovavano, vide in lontananza alcune delle macchine d’assedio in azione, infuriando sulle mura di Gerusalemme. Il rumore di urla, dei soldati nel pieno dell’assedio, era chiaro e forte, perciò non fu difficile capire che c’era un attacco in corso.
Con le braccia incrociate sul petto, Aiden ascoltò in silenzio le parole di un ragazzo alto, i capelli dai toni scuri e gli occhi verdi come due smeraldi, che si palesò essere il Capitano di quel gruppo. Era serio, sicuro di sé e duro, ma al tempo stesso cercò di essere rassicurante quel tanto da permettere ai propri compagni di non cadere in preda allo sconforto. Aveva le idee chiare al momento, non sembrò affatto titubante o dubbioso circa la strategia che voleva adottare, ma il ruolo di Leader era comunque un compito ingrato e pieno di responsabilità. L’Auror non conosceva quel ragazzo, perciò si concesse il beneficio del dubbio e quindi annuì appena, in segno di assenso.
Tuttavia, Aiden dovette ammettere che le parole di conforto udite suonarono quasi come una beffa nei suoi confronti. Se era vero che non si rischiava la morte, che non c’era alcun pericolo, allora perché lui era lì a proteggerli?
La mandibola si contrasse per il disappunto, ma non permise alla rabbia che già albergava dentro di sé di liberarsi ed investire quei poveri ragazzi. Non se lo meritavano, nessuno di loro meritava di essere una valvola di sfogo. Perciò rimase fermo nel punto in cui era, mentre lanciò uno sguardo significativo a quel giovane. Non doveva sottovalutare il pericolo, non doveva permettersi di considerare quell’esperienza come un gioco, anche perché Peverell non avrebbe certamente scomodato un Auror in tal caso.
«
Molto bene.» disse infine, dopo aver ascoltato diversi pareri, specialmente le informazioni pronunciate dalla ragazza dai capelli rossi come i suoi. «
Ma dobbiamo pensare anche alle difese.» Con la bacchetta indicò diverse zone che secondo lui meritavano qualche incantesimo difensivo. Non dovevano permettere che l’accampamento finisse in mani nemiche e rischiare un abbassamento del morale dei Legionari. «
Se le trascuriamo si prenderanno un vantaggio su di noi e non vogliamo questo, vero? Posso contribuire in questo.» Poi guardò la ragazza dai capelli rossi. «
Allora meglio non rischiare, non trovi? La città è grande, ci saranno pure altri punti in cui tentare una simile mossa.»
Si abbassò, reggendosi su un ginocchio per studiare assieme a loro la situazione, indicando a sua volte diversi punti. Avrebbe dato loro qualche consiglio se lo avessero voluto, oltre alla protezione che meritavano. Si passò dunque un dito sul mento barbuto.
«
Per quello che vale, io sono Aiden comunque.» si presentò. «
E so che a parte Oliver e la ragazza di Sullivan nessuno di voi mi conosce. Ma fidatevi su quanto vi dico: tra i vostri compagni nella fazione opposta c’è chi sa chi sono e potrebbero sfruttare la cosa a loro vantaggio. Non è detto, certo, potrebbero rispettare la mia riservatezza e non condividere nulla con i loro compagni di squadra, ma non possiamo escludere nulla. Per quanto non mi piaccia dirlo a chiunque per non rovinarmi la copertura, sento di non potervi negare una potenziale carta da giocare a livello strategico.» Il ragionamento non faceva una piega, sebbene non gradisse particolarmente quella scelta; eppure essere un Auror significava anche questo, ovvero prendere decisioni difficili e sacrificarsi. E quei ragazzi meritavano un Auror che sapeva sacrificarsi anche per qualcosa che poteva sembrare
irreale come quell’avventura.
Trasse un profondo respiro e lanciò un’occhiata significativo ad Oliver. «
Sono un Auror.» disse infine, fissando ognuno di loro. «
E farò tutto il possibile per riportarvi interi a casa. Vi seguirono come un cane da guardia e mi prenderei ogni colpo al posto vostro se proprio devo. E’ frustrante per me lasciare scoperti alcuni di voi ed è proprio questo che dovrete sfruttare, prima che lo facciano gli altri.»
La discussione continuò e il piano venne definito e approvato. Una volta ottenuto il consenso di tutti, Aiden uscì all’esterno con il cappuccio del mantello sulla testa, nascondendo quella
torcia naturale chiamata anche come capelli rosso vivo.
La bacchetta era in pugno, calcolò l’area da coprire con il proprio incantesimo difensivo, richiamando tutta la sua concentrazione e focalizzando con assoluta accuratezza fin dove l’incantesimo doveva arrivare. Perciò prese a disegnare un ammontare di cerchi in base al raggio d’azione che desiderava raggiungere, con estrema precisione e meticolosità, desideroso e determinato a rendere il più efficace possibile l’incanto. Quando ebbe ultimato l’ultimo cerchio, nelle mente dell’Auror la formula venne scandita con chiarezza e decisione.
Caterwauling! Fece attenzione sull’esatta pronuncia, rendendo l’AU come una O chiusa.
Appena le difese furono innalzate, Aiden seguì i ragazzi verso il campo di guerra. Si sarebbero uniti all’assedio e avrebbero fatto quanto avevano stabilito, senza esitazioni o rimpianti.
Riassumendo... A parte la voglia di strozzare di Peverell per la scelta di una guerra e ulteriori riflessioni, Aiden affianca gli studenti sotto la sua supervisione per stabilire un piano d’azione e si occupa delle difese del campo romano.Aiden WeissPS: 191/191
PC: 139/139
PM: 143/143
EXP: 28
Equipaggiamento indossato:◿ Bacchetta in legno di biancospino, piuma di Ippogrifo, 12 pollici e mezzo, flessibile;
◿ Cappa della Resistenza;
◿ Cinturone d’Argento con Perla del Mistero;
◿ Collana con Medaglione (
Gemma: Zaffiro);
◿ Bracciale celtico originale in cuoio/dorato;
◿ Ciondolo della Scaglia di Drago;
◿ Anello argentato con testa di Lupo (oggetto comune, non magico);
◿ Ciondolo argentato con testa di Volpe (oggetto comune, non magico);
◿ Spilla della Scuola di Atene.
Equipaggiamento nella borsa di pelle (oggetto comune):◿ 1 x Decotto di Dittamo;
◿ 1 x Polvere Buiopesto Peruviana;
◿ 1 x Essenza di Purvincolo;
◿ 1 x Orecchie Oblunghe.
Abilità/Vocazioni:◿ Occlumante Apprendista.
Incantesimi conosciuti:◿ Fino alla IV Classe (esclusi i Proibiti, tranne per l’Iracundia);
◿ Incantesimi da Auror (Stupeficium, Expecto Patronum, Rompisigillo, Nego Negligetiam, Homenum Revelio, Deletrius.)
Metto una foto indicativa sul nuovo vestiario di Aiden. Giusto per rendere l’idea.