Se la Città è santa, Giudea, Atene VI Incontro

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view post Posted on 12/3/2018, 23:58
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Megan Milford-Haven 15 AnniCielo della Luna

Lo sguardo orientato ai presenti, studiava attento i volti e le loro espressioni. Per Megan, alcune persone all’interno di quella stanza erano sconosciute; altre le conosceva di vista, e con altre ancora aveva avuto occasione di scambiare qualche parola negli anni. Mentre intenta posava gli occhi su ogni forma all’interno della stanza, non le sfuggì il viso conosciuto della giovane Prefetta Tassorosso, alla quale volse un sorriso socchiuso seguito da un cenno quasi assente del capo. Le fece strano trovarla lì, perché con tutta probabilità avrebbero dovuto collaborare e questo la turbava; non sapeva se sarebbe stata in grado di lasciar scorrere i dissapori passati, fronte a chissà quale evento.

Le parole del professore ruppero il flusso dei pensieri che da ore riempivano la testa della giovane Corvonero, andavano e tornavano senza alcun controllo. Una spiegazione attenta e dettagliata, non diede modo alle domande di farsi largo tra gli studenti attenti e Megan non poté che cogliere un pensiero comune: a cosa sarebbero andati in contro in quell’epoca?

La speranza che pochi istanti prima aveva nutrito, venne sgretolata dalla conoscenza di ciò che avrebbe dovuto affrontare: una collaborazione forzata doveva far fronte alla sua tanto desiderata avventura solitaria. Con un sospiro profondo cercò di scacciare via ogni pensiero controproducente, la conoscenza dei suoi limiti l’aveva portata a promettere a sé stessa di impegnarsi al fine superarli, dopotutto rimanere soli non era sempre un bene e questo lo sapeva. Avrebbe dovuto fare ciò che era giusto e sapeva di dover dare il massimo; di certo le azioni che avrebbe compiuto sarebbero state eseguite solo se queste ultime le avrebbero consentito un personale vantaggio, degli altri poco le importava.

Un gesto automatico andò ad afferrare la spilla sopra alla scrivania ed uno sguardo accorto scrutò la mappa, memorizzandone i punti essenziali per i probabili passi futuri. Quando Peverell aprì il libro solamente pochi attimi la separarono dal buio più totale, non si poteva più tornare indietro.



L’oscurità non accennava a scomparire e per un lungo momento di terrore, Megan fu certa di essere morta. Un dolore lancinante le percorse l’intero corpo, e la confusione si fece largo nella mente. Era arrivata? Costa stava succedendo? Le orecchie sigillate da una leggera pressione, sentivano lontani rumori: urla, passi e boati. Percepiva il terreno vibrarle sotto la schiena come un terremoto a bassa intensità e qualcuno muoversi affianco a lei sollevandole il braccio. Fu proprio in quel momento che riuscì a sentire di nuovo ogni muscolo del proprio corpo, si svegliò da quello stato di torpore ed aprì gli occhi di scatto osservando l’ambiente: era viva.

Sollevò la testa e tossì per scacciare la sabbia che le riempiva la bocca.
«Dannazione!» ghignò.

Con movimenti lenti sollevò il busto cercando di prendere posizione, poi con una spinta riuscì ad alzarsi in piedi. La testa le girava ma le bastarono pochi secondi per tornare in possesso dell’equilibrio necessario. 

Ora, i piedi poggiavano sul suolo e la postura stabile faceva fatica a sostenere il fastidio dei nuovi abiti che indossava, e ai quali doveva ancora abituarsi. Un corpetto in cuoio e metallo finemente decorato le proteggevano il busto e le spalle, che erano coperte dal mantello della disillusione adattato alle vesti del tempo. Il bacino, abbracciato da una cintura in cuoio borchiata, sosteneva nella parte sinistra del fianco una tasca dove si trovavano gli oggetti scelti per l’evento; mentre la bacchetta di ciliegio era inserita nella parte destra del busto, sorretta anche essa dalla cintura. Le gambe, fino sopra le ginocchia, erano coperte da un gonnellino in cuoio beige, ed i gambali dello stesso materiale occupavano l’altra metà degli arti inferiori, dai piedi fino a sotto le ginocchia. I polsi, infine, erano protetti da due fastidiose placche di metallo; sapeva che era questione di abitudine, tuttavia trovava davvero scomoda quella roba.

Con lo sguardo, analizzò ogni elemento all’interno di quel luogo, posando lo gli occhi su ogni membro che avrebbe avuto al suo fianco durante quella missione. Daddy fu l’unico spiraglio di luce, l’unica persona che conosceva veramente essendo il suo Caposcuola. Eloise aveva avuto modo di conoscerla anche se per qualche breve istante; mentre gli altri erano solo figure conosciute per incarichi che svolgevano all’interno del castello, ad eccezione del Serpeverde (William) e dell’Ex studente (Aiden) che non conosceva affatto. 


La mente ancora parzialmente confusa su ciò che stava avvenendo, fu risvegliata dal discorso del Serpreverde; questione di sopravvivenza o meno riusciva a non farsi sfuggire alcuna parola. Il suono caldo della voce del giovane e l’espressione orgogliosa e determinata, le fece nascere in volto un ghigno divertito. Forse aveva capito per quale motivo Peverell avesse scelto lui come guida primaria all’interno nella missione; la sicurezza che nutriva in sé stesso era quasi esemplare, e sostenere di non apprezzarla sarebbe stata una bugia bella e buona.
Con un cenno del capo in segno di approvazione, evidenziò la sua opinione in merito alla domanda appena fatta: avrebbe portato a termine a qualsiasi costo il suo compito ed era felice di stare dalla parte delle legioni romane.

Megan aveva seguito con attenzione le parole degli altri compagni, cercando di capire cosa avrebbe potuto e dovuto fare. Ascoltò le parole di Eloise e poi quelle dell’Auror, arrivando ad elaborare un’idea personale in merito alla situazione.

«Credo che sarebbe opportuno attaccare qui, cercando di infiltrarci all’interno. In questo modo potremmo aprire dei varchi su più fronti e attaccare più velocemente. Per esempio qui e qua, non dovrebbero vederci.» le parole pronunciate vennero messe in pratica dalla giovane, disegnando con precisione i punti appena elencati. Era decisamente strano trovarsi in quel luogo e progettare qualcosa mai fatta prima, ma avevano un obiettivo all’interno di quella missione e se c’era una cosa a cui non poteva proprio rinunciare, era portare a termine nel miglior modo possibile una scelta e vincere. Voleva vincere.
Quando le squadre furono divise Megan si arrese all’obbligata collaborazione con due studenti di cui conosceva solamente il nome: Oliver Brior Caposcuola Grifondoro e Sophie Armstrong Prefetto Serpeverde. Quello che la preoccupava di più era seguire nel dettaglio gli ordini che le sarebbero stati impartiti, sarebbe stata in grado di compierli e portarli a termine?
«Megan.» puntualizzò andando ad eliminare il nuovo soprannome che il leader Serpeverde le aveva affibbiato, poi gli rivolse un sorriso compiaciuto.
«Ad ogni modo, mi è tutto chiaro. Andiamo!» concluse, aspettando la mossa del Grifondoro.



Gli attimi che seguirono la separazione dall’accampamento e l’introduzione nel campo di battaglia, furono essenziali per la giovane Corvonero che, solo in quell’istante, riuscì a rendersi conto cosa stava per affrontare.

Nonostante la situazione sembrava ormai essersi stabilita il convoglio di emozioni non l’abbandonava, esse si mescolavano senza alcuna sosta all’interno dello stomaco e sembravano non darle tregua; il viaggio temporale le era costato parecchio, d’altronde non poteva aspettarsi nulla di meglio essendo la sua prima volta.

Con il corpo avvolto nel mantello della Disillusione e l’arma stretta nella mano, avanzava seguendo i due compagni; il cuore che le tamburellava impazzito lasciava entrare l’adrenalina nelle vene, la sentiva picchiettare insistentemente mentre iniziava a fare il suo corso irrequieto. Se fossero giunti alle mura senza alcun ostacolo ad impedire le loro intenzioni, avrebbe atteso la mossa della Prefetta e senza alcun timore avrebbe attraversato le mura, pronta ad affrontare chissà quale avvenire.





Inventario:
» Bacchetta - Legno di Ciliegio, Lacrima di Veela,10 pollici, semi rigida (legata in vita)
» Ciondolo Giada delle Fate (al collo)

» Polvere Buiopesto Peruviana (nella borsa)

» Nanosticca (nella borsa)

» Gigansticca (nella borsa)
» Mantello della Disillusione (lo indossa)


» Ciondolo della scaglia di Drago (al collo)

» Guanti del Minatore (legati alla cinta)

» Anello Difensivo: Protegge da danni fisici e incantesimi. Anche da Avada Kedavra, ma poi si spezza. Usabile (anulare mano dx)

» Filtro Sonno Leggero (nella borsa)

Vestiario:
[x][x]
Ovviamente no spada, no tacco no party? Ah no.


Statistiche
PS: 145/145
PC: 91/91
PM: 98/98
Exp: 7,5

Classi incanti
» I Classe
» II Classe
(eccetto Orcolevitas)
» III Classe
(Iracundia, Protego, Arania Exumai, Lacarnum Inflamare, Extinguo, Algor Flamma)


Riassunto
Egoismo a go go e breve riflessione sul discorso introdotto da Peverell. Megan arriva a Gerusalemme accusando molto il viaggio, che scaturisce in lei sensazioni ed emozioni varie. Dopo una prima ripresa, ascolta le proposte dei suoi compagni e, successivamente, si mette in gioco esprimendo la sua idea sul piano d'azione. Dopo aver stabilito come procedere insieme al suo gruppo, affianca Oliver e Sophie ed intraprende il viaggio verso le mura.

 
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view post Posted on 13/3/2018, 23:42
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Abbandonate Ogni Speranza, O Voi Ch'Entrate

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Un, due, tre e via? Lancia in resta?
Erano lì ormai da mesi, solo gli Dei sapevano quanto fosse costato abbattere la prima cerchia.
E come se non bastasse, ne restavano in piedi altre due, oltre alla cittadella fortificata del Tempio. Come se la sarebbero cavata? Era da tempo tramontata l'eventualità di una soluzione diplomatica, Roma anche volendo non avrebbe potuto mollare la presa, i Ribelli sarebbero stati massacrati sino all'ultimo se l'avessero fatto. Non c'era pietà per i sovversivi. Eppure, dopo essersi aperti una prima breccia nelle imponenti opere difensive della prima cerchia, arieti ed elepoli romani avevano atteso ordinatamente il via a riprendere l'attacco, e l'avevano fatto. La situazione non era poi radicalmente cambiata, a 400 yarde dalle mura, sui resti della città nuova, era stato riallestito un nuovo accampamento fortificato, nottetempo tutto era stato messo in presunta sicurezza, e il giorno successivo erano tornati all'attacco, aquile in testa. Il fuoco di sbarramento opposto dalle mura seppur significativo non era più quello dei mesi precedenti, in un modo o nell'altro perdendo la prima cerchia avevano anche perso buona parte delle macchine sottratte a quella stessa legione messa in fuga nel corso della rivolta, e ora tornata a riprendersi Gerusalemme. Priva di aquila, priva d'insegne, in parte demoralizzata, passata sotto il comando di un nuovo legato, la XII Fulminata guidava l'attacco lungo tutto il fronte nord, insieme alla V Macedonica, e a numerosi coorti delle altre legioni che presidiavano gli altri accessi alla città. Del resto l'unico fronte ingaggiabile rimaneva quello Nord, l'avversa conformazione del paesaggio, pienamente sfruttata dagli ingegneri, rendeva impraticabile un attacco frontale da Ovest, Sud ed Est. Un'unica cerchia muraria, la I, la più antica, imponente e solida, era stata eretta sul limitare di profondi burroni e crepacci, e solo sottili sentieri di campagna mettevano in contatto questi tre lati con la restante regione. Lo stesso si poteva assumere del Tempio, incastonato nell'alto della sua spianata, nonostante i numerosi atti di valore di coloro che ne tentavano l'assalto, sembrava del tutto impossibile sarebbe caduto. Quanto fosse poi vero, era un'altra Storia.
Il fronte Nord rimaneva il più effervescente sotto quasi tutti i punti di vista, se altrove sia dietro che davanti le mura una briscola e uno scopone era relativamente probabile ci scappassero, a Nord la frenesia teutonica europea sembrava aver conquistato l'animo dei legionari, e dell'intero apparato bellico romano, anima e corpo impegnato nell'abbattere in meno d'un soffio d'eolo le nuove difese. Tra riserve a presidio del Castrum, reparti in movimento nei pressi dell'Antonia a spingere lungo le rampe arieti ed elepoli, tenendoli in posizione, per tutta la durata dell'attacco, e gli arieti ormai a ridosso delle mura che le battevano incessantemente l'idea di essere finiti all'inferno sarebbe potuta non essere così peregrina. Eppure, non era finita lì. Accanto agli sforzi degli uomini, un Impero indebolito ma comunque prossimo al suo apice era nella possibilità di poter schierare sul campo ben altro. Manipoli di stregoni addestrati e decisamente più letali coadiuvavano l'attacco delle legioni, affiancati da un secondo esercito, di sinistri alleati al loro apparente soldo. Le mura della seconda cerchia non erano battute ritmicamente solo dagli arieti, ma in perfetta sincronia, colpo su colpo, le pietre e la malta erano sottoposte anche all'onda d'urto di decine di pugni. Diversi manipoli di quelli che sembravano energumeni di ombre e metallo martellavano le mura (i Bonzi), con dedizione e spirito di sacrifizio. Le mura rispondevano a tono, all'impattare dei colpi degli uni, quasi fosse stata la superficie di un lago incantato, si allargavano di riflesso i cerchi concentrici di uno scudo di energie azzurrognole che con ogni evidenza assorbiva i colpi. Eppure, quegli esseri ombrosi, dal corpo sferico, e nero come l'ebano ammantato d'ombra, dagli arti tozzi ma grandi come interi uomini, non sembravano disperare. Avevano un obiettivo, non comtemplavano l'eventualità di un qualche tipo di fallimento, e si dimostravano completamente indifferenti anche alla gragnuola di proiettili che piovevano dall'alto delle stesse mura, dove erano impegnati centinaia di difensori nel trattenere e ritardare l'assalto romano. Ma non era abbastanza, decine di piedi sopra di tutti era in corso una seconda battaglia, dall'aria in parte tecnica, dall'altra sinistra. Decine, se non centinaia, di dardi e proiettili, da lunghe lance delle ballistae, ai proeittili più grossi degli onagri sfrecciavano dalle retrovie dei gruppi d'attacco, all'indirizzo dei difensori, apparentemente in perfetta casualità alcuni riuscivano nel raggiungere gli obiettivi, altri venivano deviati senza tante cerimonie. Traiettorie di gran lunga discutibili, dritte o a parabola che fossero, nella più parte dei casi nel momento stesso in cui raggiungevano i pressi delle mura sembravano impattare contro solide mura d'aria, e precipitare indietro, quasi rimbalzando. Altri, invece, proseguivano la loro corsa, centrando gli obiettivi, falciando intere file di difensori sulle mura. Per non parlare poi di cosa capitasse davvero oltre quelle mura. Ma oltre agli energumeni ombrosi, frammisti a legionari e ausiliari erano presenti in numero decisamente maggiore esseri tarchiati, e antropomorfi con un minimo d'immaginazione (gli Smilzi), che evidentemente dovevano costituire un terzo tipo di fanteria pronta a battersi, dopo quella ausiliaria e quella legionaria. A loro volta assumevano strette e studiate formazioni, or serrate or allargate, marciando per il campo.
Non troppo distante, la fortezza Antonia era nell'occhio del ciclone, osservata speciale da migliaia di occhi, in attesa speranzosi di cogliere un segno che la strategia stesse funzionando. Non c'era lo spazio fisico perchè tutti potessero partecipare allo scontro simultaneamente, eppure, già gli arieti e già gli esseri ombrosi erano ampiamente all'opera, i colpi sordi, in parte attutiti dagli scudi, rimbombavano nell'aria. Le pietre bianche della fortezza brillavano a intermittenza di luce azzurra, senza mostrare segni di cedimento. Centinaia di soldati spingevano avanti e tenevano in posizione l'elepoli, attivo in tutta la sua grandezza contro l'Antonia, pur sfigurando innanzi alla sua bellezza. Era come se una regina altera e crudele di ghiaccio vestita si facesse beffe di un minuscolo soldatino, pronto a concedersi libertà cui lei mai e poi mai avrebbe acconsentito. Nonostante l'altezza della macchina costruita dall'ingegno dei romani, e nonostante l'enorme rampa di lancio al cui vertice sostava, risultava ancora un puffo nel Paese dei giganti. Dalla distanza delle retrovie solo una minima parte dei proiettili degli onagri riusciva nell'impresa di passare indenne le difese della fortezza, e precipitare oltre le mura. La gran parte si infrangevano contro le stesse, prendendo fuoco ed estinguendosi ancor prima di toccare il suolo. Sarebbe stato un lungo assedio? Il cielo, sotto i raggi dell'Astro, beato e indifferente di quanto accadesse in quella remota regione del mondo, era attraversato in lontananza e punteggiato da puntini tanto vaghi e indistinti da risultare a maggior ragione infastidenti per chiunque li guardasse. Nuove sorprese tutte romane, in arrivo?

C'erano poi i nostri prodi eroi, prima un fronte e poi l'altro.
L'attività nell'accampamento nel quale erano capitati, se non letteralmente caduti, procedeva lenta. In fondo, lontano dalla città, risuonava incoraggiante l'attività dei fabbri, altrove lavoravano di buona lena i chirurghi e i medici, riservando le giuste attenzioni al flusso ininterrotto di feriti che tornavano accompagnati e sulle loro stesse gambe dal fronte, ancora altrove i belati disperati di pecore e capre facevano intuire che dopo tutto presto o tardi sarebbe anche giunta l'ora del prezzo. Per quanto Roma fosse la macchina bellica più efficiente e professionista della Storia antica, era innegabile che una più che discreta parte delle sue forze era composta da valorosi, audaci e valenti uomini, che però restavano uomini, con tutte le loro necessità. Tirate le somme di quello che di primo acchito sarebbe anche potuto passare per un buon piano, il gioco era già bello che fatto. Una parte si stava allontanando con il beneficio della disillusione, un'altra si attardava evocando ulteriori difese per il Castrum. Fosse mai che venisse in mente qualche strana idea ai Ribelli. Quanto effettivamente avrebbero retto era tutt'altra Storia. Quanto avrebbero potuto fare la differenza una manciata di giovani? Stava lì il punto? Se non erano i soli dotati dell'intera piana, la questione doveva essere evidentemente altrove. Erano lì per che cosa? Eppure, il piano macinava già progressi, il gruppo già diviso, sembrava aver raggiunto rapidamente le posizioni concordate. Chi nelle retrovie, a considerevole distanza dalle prime, ad affiancare le squadre di soldati specializzati nel maneggiare e manovrare i colossali onagri, chi tra le prime fila nelle immediate vicinanze di una delle tante porte della città, chi ormai sotto le stesse mura per tentare l'azzardo. Di gran lunga la situazione era delle migliori nelle retrovie, un ordinato flusso e deflusso di uomini e materiali sembrava scadenzare il passare del tempo, tra un sonoro schiocco delle funi tese che regolavano il lancio dei proiettili. La veterana della brigata (E) si era data a un'interessante quanto singolare attività di palle gonfiate ad arte, o per meglio dire, all'arte di gonfiare le palle. Non sapendo quanto fosse casuale o quanto non lo fosse la riuscita di ogni lancio, e la probabilità di passare o non passare gli scudi della seconda cerchia, massimizzare il danno possibile di ogni proiettile non sembrava dopo tutto un'idea così trascurabile. Certo, si sarebbe potuto discutere di quale potesse essere il vantaggio nel lungo periodo. C'erano poi i restanti membri di quel primo gruppo, sparpagliati in prossimità delle porte (8), Aureo in testa (W). L'obiettivo dell'attacco erano le porte stesse, battute incessantemente dai colpi dell'ariete. Battute? La questione, e non era lana caprina, era proprio lì. Lo scudo difendeva la superficie stessa, o l'ariete non arrivava nemmeno a toccarle le porte? Erano due battenti, solide tavole di legno, con ogni probabilità spesse almeno un piede, e fasciate di metallo, intriso di potenti incantesimi. Che le porte fossero del resto il punto debole di qualunque difesa era cosa nota, e se quella città era stata progettata per resistere agli assedi, evidentemente qualcuno doveva averlo già considerato. Nonostante le nobili intenzioni del condottiero, e per quanto fosse opinione dei più che l'incanto fosse stato eseguito correttamente, l'arco e le mura erano ancora lì a farsi un baffo delle sue speranze. L'arco a tutto sesto, ruotato di un mezzo angolo giro, sembrava mostrarsi tanto gaudiente, quanto ilare, convinto di averla spuntata una volta di più ancora. Insomma, faceva solo il suo lavoro. La stessa triste verità che accolse il tentativo della seconda Serpeverde (S). Per quanto fossero capitati in un tratto relativamente tranquillo, privo di Bonzi e arieti, lo stesso bagliore azzurrognolo parve accogliere il suo incanto, e probabilmente avvedutamente non tentò nemmeno di 'saggiare' la consistenza della parete. Il muro dall'altra parte di quel sottile scudo sembrava non aver battuto ciglio. Che fosse un complotto nei confronti della magia di Salazar? Eppure, restava un fatto, diversamente dagli altri erano sotto le mura, senza che i difensori se ne fossero ancora molto probabilmente accorti. Evidentemente i mantelli erano serviti a qualcosa. La spesa era giustificata dal risultato? Forse. Forse non sarebbero stati rimborsati, ma neanche Olivander avrebbe valutato lo stesso, quindi...
Non troppo distante da dove si era fermato il gruppo allo scoperto, sostavano in vigile attesa due coorti. In attesa di chi o che cosa non era immediatamente comprensibile, ma il sopraggiungere del giovane Serpeverde (W) sembrava averne ridestato i centurioni. Due uomini, decisamente più alti di lui, dall'elmo impiumato, e non più nel fiore degli anni si fecero avanti, con fare sicuro. Aspettavano loro? Che dovevano farsene di due coorti di legionari? E i tre venerabili nelle retrovie quale ruolo ricoprivano in quel gioco?


Dovete essere voi gli ultimi arrivati. Centurioni Alfio e Valente a disposizione, coorte V e VII pronte al combattimento. In retroguardia i nostri valenti Stregoni, di IX e X livello, Tizio, Caio e Sempronio, per pura sfortuna temo che abbiamo appena perso il quarto. Ad ogni modo, sarà un piacere espugnare questa città con voi!

Poche parole, concise e chiare.
Non sembrava esserci il tempo di lunghi e ricercati discorsi.
Così come non sembrava nemmeno esserci il migliore degli ambienti.
Senza sforzo avevano appena rimediato cinque nuovi alleati, e una valanga di uomini?
Fatto stava che prima ancora di iniziare, avevano già perso una figura di peso.
Ma la parte incoraggiante restava: non erano completamente soli.
Ed era comunque qualcosa.

Dall'altra parte della Cortina di ferro, tutto era proseguito senza più che significativi scostamenti dal piano. Per quanto non si potesse certo affermare che da quando avevano lasciato, forse a malincuore, il punto zero, e la serenità offerte dal rifugio, molto era stato visto, rischi ne avevano già corsi, e forse era già tempo di farsi un bagno. Da quel lato del muro sembrava per paradosso che i raggi del Sole fossero più caldi, e dal cielo a intervalli irregolari e imprevedibili piovevano omaggi assortiti 'made in Rome'. Se dall'alto delle mura si poteva rimirare il desolante spettacolo di popolosi e ricchi quartieri di una città ormai spianata, per far posto alle truppe d'invasione, e alle calighe dei legionari, dall'altra parte del muro, nella città di mezzo buona parte degli edifici erano ancora in piedi, seppur danneggiati più o meno significativamente, in particolare a ridosso delle mura, dove parte di queste macerie erano anche state ammonticchiate contro le difese. Risultato? Quanto erano panciute quelle mura? I contrafforti erano completamente spariti, mangiati dal nuovo materiale accatastato sicuramente senza l'abilità che un romano avrebbe potuto dimostrare. Eppure... erano Ribelli, no? Sapevano quanto ci fosse in gioco. Davanti a questa e quella costruzione, a volte senza una testa, altre senza un braccio, statue che dovevano con ogni probabilità essere anche le insegne di attività commerciali. Un pescivendolo, un fabbro, un ciabattino. Ognuno sembrava che un tempo fosse stato sinceramente orgoglioso di dire a tutti cosa avrebbero potuto trovare dietro quelle porte, ora era decisamente probabile che oltre a gruppi più o meno variegati di ribelli non ci fosse altro. I civili, il 99% della popolazione aveva abbandonato anche quella parte di città, rifugiandosi lontano dagli scontri sulle colline della città vecchia, nel profondo sud della metropoli. I due gruppi dell'allegra ribelle brigata procedevano speditamente in direzioni opposte, incrociando pattuglie armate pronte a intervenire in caso di eventi 'sospetti o strani'. Grossi margini per i buoni d'animo sembravano essere stati da tempo sacrificati. Accanto a quelli che in tutto e per tutto sembravano straccioni, di pattuglia sopra e sotto le mura, e tra le strade circostanti, una seconda tipologia di 'pezzenti', di gran lunga più sinistri. Esseri non troppo alti, ammantati di un che di ombroso, dalle leggere armature bluastre, dal volto completamente oscurato da un pesante turbante, che si muovevano in gruppo armati di scimitarra osservando sospettosi chiunque incrociassero (gli Algidi). A ben vedere non erano pochi, anzi, se la giocavano quasi alla pari con la prima categoria di straccioni, alla quale invece l'allegra brigata sembrava appartenere di buon diritto.
Il primo dei due gruppi si fermò ormai all'ombra della meta, nei pressi di una postierla laterale, abilmente celata, quasi impossibile da scorgere nei massi ciclopici delle fondamenta, dove sostavano due pugni di ribelli in armi in quella che sembrava a tutti gli effetti un'attesa vigile. Straccioni, non molto diversi da molti che avevano incrociato nella loro passeggiata violenta, ma che si stavano animando. Due uomini, che sembravano saperla lunga, si fecero avanti, seguiti a loro volta da una seconda coppia, un uomo e una donna decisamente più in là negli anni, armati di bastoni, quasi a volerlo rimarcare. Non erano nè troppo alti, nè troppo bassi, in circostanze normali sarebbero risultati essere due uomini qualunque, relativamente giovani, in grado di passare inosservati.


Vi stavamo aspettando. Simone ed Elia al vostro servizio, pronti a difendere Gerusalemme, anche con l'aiuto di Sarah e Aronne, i nostri Stregoni.

La stessa scena, con qualche minima variazione dettata dal caso, si ripetè diverse centinaia di yarde più lontano, quando di comune intesa e senza apparente motivo il secondo gruppo arrestò la sua avanzata, e quattro uomini si fecero avanti, dando il via a un nuovo giro di presentazioni. Si erano imbattuti in Davide e Gabriele, con il loro seguito: Giuda e Giovanni. Anche in questo caso non sembrava esserci margine per ricchi banchetti propiziatori, tornei di briscola e tennis, tutti sembravano tanto risoluti quanto impolverati, quasi fossero emersi da una giornata in una cava di gesso. Ma avevano tutti un obiettivo. Quale? E tutti li stavano aspettando. Almeno su quello era stato di parola. Prima sì, che lui si fiondasse alla bisca. Chissà qual era il gioco maggiormente in voga in quei giorni. Chissà cosa si vinceva. Sull'intera città torreggiava la spianata del Tempio. Era lì, alla portata di tutti, e di nessuno. Sin tanto che gli Dei non li avessero abbandonati.



Dunque signori, oggi va così ma non fateci l'abitudine. Essenzialmente tutti sono dove credono di essere, il che può sembrare abbastanza vago, ma non lo è. I Ribelli sono arrivati senza grossi impedimenti dove volevano arrivare, i Romani anche, salvo incontrare qualche resistenza in più del previsto. Ma del resto, in parte credo di aver rimescolato un po' le carte, in parte credo sia anche più verosimile. Se fosse una passeggiata al museo non si capirebbe che ci stiano a fare quattro legioni accampate fuori dalle porte da mesi, no? Diversamente da Tenochtitlàn, come vi ho già detto, Gerusalemme non è ancora caduta, ed è intenzionata a vendere cara la pelle. Quindi, ricapitolando gli incantesimi di questo turno, gli offensivi diretti hanno fatto più o meno cilecca, mentre ha avuto qualche soddisfazione E. A posto il Castrum, per quanto vi metta comunque in guardia circa il fatto che stiate tentando di nascondere una piccola cittadina da 20mila persone, e non lo sgabuzzino delle scope di quel cialtrone del nostro Custode, quindi se dovesse succedere qualcosa da quelle parti, non meravigliamoci eccessivamente tutti troppo degli eventuali risvolti. Sin tanto che tutti non sapranno tutti procederemo in questo modo, quindi fermatevi a riflettere sempre due volte su cosa sapete voi e cosa è legittimo aspettarsi che sappiano i Pg sul campo, come sapete il metagame non è tollerato in nessuna maniera. Per quanto sia una sfida, dev'essere il più pulita possibile. Se quindi anche siete spinti a formulare ipotesi state attenti a dove vi spingete, ovviamente sia gli uni che gli altri. Nei punti di raccolta avete trovato tutti i vostri Alleati come promesso, siete liberi anche in questo caso di immaginarli come preferiti, vi ho dato i nomi per semplici ragioni di praticità. Così come, come spesso accade, all'interno della cornice che vi viene proposta che è il quanto più possibile dettagliata e coerente con sè stessa siete liberi di giostrarvi quanto accade. Immagino che nel percorso compiuto dai Ribelli verso le loro destinazioni sia piovuto qualcosa, magari con scritto Eloise sopra, o che durante l'avanzata dei Romani abbiate pestato sterco propiziatorio. Come avete visto non siete gli unici maghi in circolazione, come spesso accade abbiamo la nostra pattuglia di Bonzi e Smilzi in circolazione, che sono i soliti di sempre in Off, e che potrebbero avere qualche somiglianza con quanto avete visto in precedenza in On, ma che per le solite ragioni hanno la facie grafica di sempre. A questi si sono aggiunti gli Algidi, che trovate sotto, insieme alla Mappa. I sei Png che si sono presentati come non Maghi, non lo sono, ma hanno caratteristiche rappresentative per i rispettivi 'gruppi di uomini', un po' come i parametri di macchine d'assedio e mura. Penso sia tutto, avete un secondo turno di tranquilla digestione e assimilazione, preparatevi.

Le Statistiche:
William (W)
Punti Salute: 232/232
Punti corpo: 187/187
Punti Mana: 219/219
Exp: 29
Eloise (E)
Punti Salute: 199/199
Punti corpo: 128/128
Punti Mana: 123/123
Exp: 26,5
Oliver (O)
Punti Salute: 245/245
Punti corpo: 231/231
Punti Mana: 248/248
Exp: 36
Sophie (S)
Punti Salute: 157/157
Punti corpo: 91/91
Punti Mana: 101/101
Exp: 15
Megan (H)
Punti Salute: 145/145
Punti corpo: 91/91
Punti Mana: 98/98
Exp: 7,5
Aiden (B)
Punti Salute: 191/191
Punti corpo: 139/139
Punti Mana: 143/143
Exp: 28
Daddy (D)
Punti Salute: 295/295
Punti corpo: 263/263
Punti Mana: 274/274
Exp: 67
Alfio (X1)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Valente (X2)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Tizio (X3)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Caio (X4)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Sempronio (X5)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Amber (A)
Punti Salute: 216/216
Punti corpo: 195/195
Punti Mana: 199/199
Exp: 33,5
Thalia (T)
Punti Salute: 201/201
Punti corpo: 138/138
Punti Mana: 142/142
Exp: 24
Mike (M)
Punti Salute: 177/177
Punti corpo: 107/107
Punti Mana: 108/108
Exp: 19,5
Nieve (N)
Punti Salute: 151/151
Punti corpo: 119/119
Punti Mana: 118/118
Exp: 13
Elijah (Z)
Punti Salute: 127/127
Punti corpo: 78/78
Punti Mana: 72/72
Exp: 9
Mary (C)
Punti Salute: 216/216
Punti corpo: 178/178
Punti Mana: 173/173
Exp: 18
Ethan (J)
Punti Salute: 184/184
Punti corpo: 148/148
Punti Mana: 117/117
Exp: 27,5
Elhena (G)
Punti Salute: 210/210
Punti corpo: 142/142
Punti Mana: 142/142
Exp: 35
Simone (Y1)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Elia (Y2)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Sarah (Y3)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Aronne (Y4)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Davide (Y5)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Gabriele (Y6)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Giuda (Y7)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Giovanni (Y8)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?


La Mappa:

abFF0qI

Gruppo A: 4 coorti. 2000 legionari (+2000 ausiliari) + Ariete. Muniti di Scorpiones e Balliste per coprire l'avanzata dei Romani. + Onagri

Gruppo B: 8 coorti. 4000 legionari (+4000 ausiliari) + Ariete + Torre. Muniti di Scorpiones e Balliste. + Onagri

Gruppo C: 4 coorti. 2000 legionari (+2000 ausiliari) + Ariete. Muniti di Scorpiones e Balliste.

Gruppo D: 2 coorti. 1000 legionari (+1000 ausiliari) + Torre. Armati di Scopriones e balliste.

Sempre nei pressi del punto A si trovano i Pg Romani.


Gli Algidi:


Si procede il 18 Marzo, ore 17.59

 
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view post Posted on 18/3/2018, 11:35
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entropia.

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16 Anni ↝ Prefetto Grifondoro ↝ III anno

Nieve Rigos

PS: 151/151↝ PC: 119/119 ↝ PM: 118/118 ↝ PE: 13


S
olo quando lasciarono la casupola malridotta che li aveva accolti — malamente, peraltro! — al loro arrivo e i primi segni della battaglia cominciarono a intravedersi con nettezza di dettagli, Nieve colse la criticità della propria condizione. D'istinto, i suoi occhi cercarono quelli di Thalia sulla scia dell'intuizione avuta da Amber. Annuì seccamente, portando la mano destra all'altezza delle clavicole, la stessa sul cui dito medio svettava la circonferenza argentata dell'anello gemello. Infine, diede una breve inspirazione e lasciò che la chioma cremisi dell'amica sparisse in direzione opposta a quella che avevano intrapreso lei, Amber, Mary e l'unica giovane del gruppo di cui non conosceva l'identità.

Il tragitto fu emotivamente più complesso da affrontare di quanto Nieve non si fosse aspettata. Nell'abbandonare la stanza diroccata presso la quale erano atterrati, l'islandese si era convinta di aver reciso — oltre che un pezzo di tunica — anche il legame con la versione più accademica di sé. A Hogwarts poteva permettersi di seguire le regole e disattenderle (nei limiti del tollerabile) secondo il suo personalissimo volere, ma avendo il tempo di assimilare il cambiamento sia nell'uno che nell'altro senso. A Gerusalemme, col rischio di venire uccisa o mutilata, le azioni si incanalavano lungo un sentiero costantemente sottoposto a cambiamento, sicché era costretta ad adattarsi alla novità con rapidità disarmante. E la reatà nella quale le fu imposto di calarsi insieme alle altre la rese dolorosamente consapevole dell'urgenza con cui si imponeva che agissero. La desolazione e la disperazione dell'assedio si esprimevano al meglio delle loro potenzialità sui volti provati dei superstiti e nella distruzione che regnava tutt'intorno. Nieve non conosceva la storia di Gerusalemme — si promise di rimediare il prima possibile, quando e se fosse tornata a scuola —, ma riusciva a intravederne la floridità che vi aveva regnato. Non poté negare di essere combattuta circa la propria condizione: per un verso, era lieta di non trovarsi tra le schiere dei romani e di non essere la mano che avrebbe brandito la scure per assestare il colpo finale; per un altro, la responsabilità della difesa le gravava addosso come uno dei macigni che furono fortunate a scansare, ancora. Poco prima che potessero incrociare gli alleati, la mano di Nieve si strinse attorno al polso di Amber per imporle di fermarsi.

«Come finisce?» chiese con aria grave, le sopracciglia arcuate in un'espressione di pura concentrazione sugli occhi grandi. «Tu sai come va a finire questo assedio, Amber? Chi ha la meglio?» Comprese, nello stesso istante in cui ebbe finito di parlare, che la tentazione della Tassorosso sarebbe stata quella di tacere un dettaglio funesto, se ce ne fosse stato uno da comunicare. Dunque, aggiunse: «Non importa quale sia la risposta. Non cambierà il fatto che proveremo a fare del nostro meglio in ossequio al nostro ruolo. In ogni caso, ci ribelleremo

Un occhiolino sarebbe seguito a quell'ultima frase, restituendo a Nieve una parte della vivacità che gli ultimi eventi le avevano sottratto. La risposta non sarebbe bastata a scoraggiarla, né le avrebbe impedito di svolgere il suo compito. Se Peverell aveva messo entrambe le fazioni nella condizione di fare la propria parte, pur non potendo cambiare il corso della storia, era sicura che il loro ruolo non potesse essere predeterminato in forma assoluta. Non comprendeva ancora le dinamiche di quel club esclusivo del quale era incoscientemente miracolosamente entrata a far parte, né poteva dirsi certa che le sue deduzioni fossero corrette in toto. Sapeva soltanto che, se avesse permesso allo scoramento di attecchire nel suo animo, qualunque fase della vicenda avesse vissuto in futuro sarebbe stata votata al fallimento. E non poteva permetterlo, non fintanto che la popolazione giudaica — stremata, alle strette, con casa propria sotto assedio — avesse contato sul loro (pur minimo) contributo. Non potevano dare per scontata l'umanità ferita di cui erano circondati e che implorava di essere risparmiata, finalmente.

Lasciò che Amber, in qualità di capitano della spedizione, facesse gli onori di casa con gli alleati e colse l'occasione per introdursi alla sola delle tre giovani studentesse che le risultasse del tutto estranea. Poi, la parola "stregoni" attrasse la sua attenzione e si assicurò di individuare — sia nel primo che nel secondo turno di presentazioni — i volti di coloro che avrebbero potuto aiutarli in modo più affine al loro negli stadi successivi.

«Thalia?» Le labbra si sarebbero avvicinate alla superficie argentata dell'anello gemello su invito di Amber. Senza quasi accorgersene, Nieve avrebbe chiuso gli occhi in tacita preghiera e le sue ciglia avrebbero tremato appena, prima che trovasse il coraggio di continuare. «Thalia, noi siamo arrivati sani e salvi nel punto prefissato. C'erano degli alleati ad aspettarci, quindi abbiamo le spalle coperte.» Avrebbe atteso ancora un istante nella speranza che il messaggio facesse il suo corso attraverso la magia e che la voce dell'amica la raggiungesse dall'anello. «Voi state bene?»


RiassuntoNieve s'incammina col gruppo formato da Amber, Mary ed Elhena verso il punto prefissato nel turno precedente. Nota le condizioni in cui versano la città e i suoi abitanti, dunque segue una riflessione sul suo ruolo come ribelle e sulla ragione dell'accanimento dei romani sulla popolazione. E' contenta di non essere nella posizione di chi attacca. A quel punto, le viene in mente di chiedere ad Amber se sappia come finisce lo scontro. Dopodiché si presenta a Elhena, lascia che sia Amber a interagire con gli alleati come capofazione e tenta di comunicare con Thalia attraverso l'anello gemello.

Equipaggiamento
◆ Bacchetta
◆ Anello del Coraggio
◆ Anello Gemello legato a Thalia Moran
◆ Mantello della Disillusione
◆ Piccolo borsello a tracolla contenente:
- Decotto al Dittamo (x1)
- Pozione Mors Aparentis (x1)
- Pozione Rinvigorente (x1)
- Guanti dell'Eroe Caduto

 
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view post Posted on 18/3/2018, 13:37
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Camminava furtivamente, a passo felpato, entrambe le mani strette convulsamente ai lembi del Mantello della Disillusione che aveva indossato; non aveva idea di quanto e in che modo la Storia potesse avanzare, spingersi, modificarsi in loro presenza, ma la preoccupazione di essere scoperti, come intrusi da quattro soldi, aleggiava nel petto del Grifondoro al pari di una ferita sanguinante, tanto profonda da mozzare il fiato. Era esaltato, non avrebbe potuto dire il contrario e nasconderlo, a conti fatti, sarebbe stato vano; l'adrenalina di quell'esperienza così fuori dall'ordinario si faceva già sentire, aveva intaccato ogni nervo, attingendo ad ogni emozione in modo tanto drastico quanto eccezionale. Ed andava piuttosto bene anche in quel modo, perché per Oliver nulla sarebbe stato più inebriante di un Viaggio nel Tempo. Ancora una volta, per sua fortuna, ospite di una pièce già iniziata, in un'epoca sia sconosciuta sia lontana, il Veggente proseguiva come un'ombra in direzione delle mura della cittadella violata. Si augurava di non essere oggetto di sguardi indiscreti, di non trovare nessuno sulla sua strada: né Romani, suoi alleati in quella battaglia cui era stato curiosamente chiamato a prendere parte; né soprattutto Ribelli, gli avversari, gli ostacoli in carne ed ossa. Gli occhi saettavano a destra e sinistra, in ogni direzione, e se la stretta sul tessuto perlaceo favoriva l'incanto disillusorio, alla stessa maniera rendeva snervante quel preciso contatto tra dita della mano destra, bacchetta magica e mantello. Rinnegò un accenno di dolore muscolare, rinvigorito da una nuova scarica di aspettativa non appena raggiunta la cinta muraria. Attese che la Serpeverde al suo fianco agisse con l'Incanto che avevano tutti insieme concordato in precedenza, dietro la proposta della stessa. Quando tuttavia nessun mattone diede segno di cedere, nessun passaggio si palesò alla loro attenzione e le mura quasi si fecero beffa della triade non più così divina, Oliver non si scoraggiò del tutto. Sarebbe stato fin troppo semplice e se durante la prima avventura nel Tempo si era imbattuto in una mamma chimera con i suoi cuccioli, a mo' di souvenir di benvenuto nell'Antico Messico, nulla sarebbe stato tanto banale nella vecchia Gerusalemme, al tramonto della sua gloria. Scosse il capo, ma ricordò un secondo più tardi di non poter essere visto, ancora nascosto sotto il Mantello della Disillusione. Si accostò più vicino alle due ragazze, quindi, quasi appiattendosi contro il muro frontale. «Sono qui.» Era scontato, a conti fatti; eppure dirlo a voce, in un sussurro udibile sicuramente dalle altre, quasi diede più fiducia nella nuova articolazione di un piano secondario. Ascoltò le parole della Corvonero e annuì: ancora una volta, dovette esprimere in seguito il suo consenso, dimentico - la distrazione era all'ordine del giorno, in quel momento di tensione continua - di essere invisibile per tutti, anche per i suoi compagni d'avventura. «Temo anch'io che le mura siano protette dalla magia. Se continuiamo ad agire sulla stessa, potremmo farcela, ma chissà dopo quanto tempo.» *E chissà di quale magia possa trattarsi*, aggiunse tra sé e sé. «Scavare non mi convince: potremmo creare una fossa, caderci dentro e poi? Dovremmo continuare a scavare, modellare il passaggio al di sotto, rischiando di essere sommersi dalle rocce, senza dimenticare di non sapere fino a quale profondità arrivare. No, credo che il tentativo migliore sia non agire contro le mura, ma sulle mura.» Era stato colto da quella riflessione fin dal primo momento in cui il Verte Tenuis aveva fallito; se davvero la barriera di pietra alla quale sostavano tutti e tre era così protetta, nessuna magia offensiva avrebbe potuto abbatterla in modo tanto facile. E di certo, per tre studenti il discorso si sarebbe complicato maggiormente: i vecchi metodi - quelli che Oliver aveva letto nei racconti dell'Auror Mistere, nei suoi Delitti Irrisolvibili, raccolta fumettistica che tanto apprezzava - forse avrebbero avuto più probabilità di riuscita. «Proviamo ad arrampicarci.» Un sussurro questa volta più alto, rapido, come se parlare costasse tempo prezioso: in fretta, senza trattenersi troppo in quella postazione, perché tutto era parte di una battaglia già in corso. «Se dovesse funzionare, potremmo ritrovarci come bersagli di attacchi al di là delle mura. Occorre protezione e soprattutto, teniamo stretti i mantelli. Se siete d'accordo, proviamoci. Aggrappatevi alle mie braccia.» Quanto folle poteva essere quell'idea? E per quale motivo Oliver si sentiva così euforico a quel punto? L'idea del pericolo lo affascinava, ma ancor più sperava che quella proposta potesse avere un minimo di valore: non avrebbe attaccato di nuovo le mura, nessuna esplosione né trasfigurazione di vario genere; semplicemente, avrebbe tentato di portarsi al di sopra o al di là della stessa, come ladri di tempi antichi, come infiltrati veri e propri. A loro rischio, come sempre. Ricordava la spiegazione, ricordava la precisazione sul manuale di Adalbert Incant: *Permette di raggiungere postazioni altrimenti inaccessibili*. Lo sperava con tutto se stesso. Scostò il mantello di poco, permettendo alle mani, sinistra e destra, di uscire allo scoperto. Non avrebbe avuto altra scelta per poter davvero realizzare quell'incanto. «Tenetevi strette e mantenete la presa anche sul mio Mantello, per favore.» Il braccio sinistro sarebbe stato aggancio perfetto e libero per una delle due ragazze, stesso discorso per l'avambraccio destro: un po' come se si stessero Materializzando, Oliver rivolse dunque la bacchetta magica in alto, verso la cima delle mura, cercando di metterla a fuoco come meglio possibile. Immaginò una corda spessa e resistente, robusta e forte, disegnando con la punta dell'arma in legno d'Abete tre circonferenze in senso orario, a dare idea di stringere immaginari nodi direttamente alla cima della barriera di pietra. Allo stesso tempo pronunciò la formula magica necessaria, facendo attenzione a porre l'accento sulla lettera -A della seconda parte: «Carpe Retràctum»


xQfBTQG
Riassunto
Riflettendo sull'eventuale protezione delle mura, poiché non vinte dalla magia trasfigurativa di Sophie, si fa strada in Oliver l'idea di agire non contro la parete, ma sulla stessa. Senza offensiva né attacco diretto, dunque, suggerisce di arrampicarsi, scalare la stessa alla vecchia maniera. In accordo con Megan&Sophie, tenta di evocare una corda magica che possa portare tutti e tre - stretti stretti, vicini vicini - in cima o oltre le mura. Allo stesso tempo fanno attenzione a tenersi stretti i mantelli che indossano e a prevenire, proteggendosi (azione di Sophie&Megan concatenate a questa iniziale) da eventuali ostacoli, se tutto dovesse andare in porto.

Statistiche
Punti Salute 245 | Punti Corpo 231 | Punti Mana 248 | Punti Exp 36

Abilità Divinatore | Incanti I, II, III, IV classe.

Inventario attivo

» Bacchetta magica | Spilla Atene
» Pozione Essenza d'Elfo & Annullamento
» Mantello della Disillusione
» Bracciale di Damocle doppio incanto in un post
» Nanosticca rimpicciolisce ad un'altezza di 30 cm
» Rubino di Enrico VII aumenta la vista fino a vedere a 500 m di distanza per due turni

 
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view post Posted on 18/3/2018, 15:48
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss

Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Irlandese
PS: 191 ☘ PC: 139 ☘ PM: 143 ☘ EXP: 28


Le identità dei ragazzi sotto la sua responsabilità ben presto vennero a galla, o almeno per alcuni di loro. La ragazza di Elijah venne chiamata “Armstrong” dal ragazzo di nome Black, mentre l’altra che completava il gruppo che avrebbe condotto l’infiltrazione all’interno della città si presentò come Megan. La ragazza dai capelli rossi e dall’aria frizzantina, fu l’unica a presentarsi con più entusiasmo con il nome di Eloise, ma l’altro ragazzo però, quello alto e dai capelli castani [Daddy], era l’unico ad essere sguarnito di una identità; perciò Aiden decise di chiamarlo in maniera provvisoria come Mr. Muscolo, visto che pareva giocare a Quiddich e di certo, nonostante l'abbigliamento romano, la presenza di qualche muscolo si poteva intravvedere.
Aiden soffocò un ghigno divertito al solo pensiero di come si sarebbe sentita la povera Eloise in mezzo a tutto quel testosterone, dato che Oliver stava guidando le altre due valenti fanciulle in una missione assai pericolosa e colma di rischi. Lui stesso si sarebbe preoccupato se fosse stato nei panni di Eloise, esasperandosi all’idea di dover probabilmente gestire non solo l’assedio ma ben tre elementi intenti a fare i galletti tra loro, prendendosi a testate come dei veri mufloni per la contesa della stessa femmina. Peccato che la femmina in questione era la cara Gerusalemme e non sarebbero stati i loro muscoli a conquistarla - la birichina - ma le loro menti.
La competizione era un difetto assai noto negli esemplari di sesso maschile, per questo motivo Aiden dovette restare lucido, lasciando che le rotelle del proprio cervello si muovessero senza intoppi, mettendo da parte qualsiasi pretesto per ritornare l’adolescente di un tempo, ribelle e competitivo. Ora che era un uomo fatto e finito, un Auror, non avrebbe permesso che le proprie emozioni oscurassero il proprio giudizio, facendolo comportare come un incosciente.
Mentre si dirigevano verso la zona d’assedio che avevano scelto di occupare, Aiden fissò uno ad uno i tre ragazzi che stava seguendo. A conti fatti, sia il gruppo che avrebbe condotto l’assalto in campo aperto che quello intento ad infiltrarsi oltre le linee nemiche erano in pericolo, bene o male in egual misura. Lasciare andare Oliver e le due ragazze era stato difficile da accettare, specialmente se aveva dei doveri nei loro confronti, ma non aveva potuto fare diversamente, aveva dovuto fare una scelta difficile e sperò che ne valesse la pena.
Aiden non voleva danneggiare in alcun modo le possibilità di vittoria del gruppo che gli era stato affidato, perciò mostrarsi in campo aperto piuttosto che lasciarsi guidare dai propri ideali e seguire gli altri era stata la scelta migliore. Nieve e Elijah avrebbero potuto dire ai loro compagni che la sua assenza dal campo di battaglia, a causa della sua natura di Auror, avrebbe potuto soltanto significare che stava scortando un gruppo all’interno della città con l’intento di sabotarli o peggio ancora aprire le porte al grosso dell’esercito romano. Rimanendo però in campo aperto, Aiden avrebbe semplicemente dato modo ai Ribelli di pensare che gli altri fossero rimasti a difendere il Castrum oppure in un altro punto dell’assedio.
La scelta che aveva intrapreso era stata difficile, ma necessaria. Ben presto anche gli altri sarebbero stati chiamati a fare scelte difficili, in particolare Black. Avrebbero affrontato alcuni loro Concasati ed amici, persone che avevano conosciuto fin dallo Smistamento e con i quali avevano instaurato un buon legame, se non addirittura averci un rapporto vero e proprio come nel caso di Elijah e della Armstrong. Ma in guerra tutto era lecito, forse alcuni di loro, che fossero tra i Romani o i Ribelli, non si sarebbero fatti scrupoli e a quel punto la sola che poteva fare davvero la differenza era il conosci il tuo nemico. Ma quanti di loro avrebbero abbracciato quella filosofia?
Una volta arrivati a destinazione, Aiden lasciò che fosse appunto Black a parlare con i centurioni, mentre lui affiancò Eloise e la osservò con aria soddisfatta mentre ingrandiva un masso prima che la catapulta lo abbattesse con violenza contro le mura. «Un gran bel colpo, Eloise! Davvero ottimo!» Annuì e mise la mano non armata sul fianco, mentre osservò Black tentare una mossa contro le mura, invano, a causa di una barriera che - a quanto pareva - non lasciava passare nemmeno un attacco diretto. La mascella si contrasse in una smorfia, realizzando che sarebbe stata dura sbarazzarsi di una tale barriera difensiva.
Cercò di placarsi, di scrollarsi di dosso qualsiasi emozione e riflettere. Cosa potevano fare oltre che avere pazienza e fiducia negli altri tre?
Prima di pensare alla barriera, su come abbatterla, Aiden sapeva di dover chiedere alcune informazioni alla ragazza, ricordandosi del conosci il tuo nemico così da tenerne debito conto e non tralasciare dettagli che avrebbero permesso ai Ribelli di avere vantaggi su di loro. «Toglimi una curiosità, Eloise.» disse ad un tratto. «Tra i ragazzi nella fazione dei Ribelli, ne conosci qualcuno? Chi potrebbe avere un rapporto piuttosto solido con alcuni dei presenti nel loro gruppo o anche tra i nostri? Un po’ come con la Armstrong e Sullivan.»
Aiden pensava sempre a lungo termine, cercava sempre di costruirsi uno schema con un’infinità di varianti che andavano in base alla situazione, così da poter decidere meglio la prossima mossa, senza dover lasciare nulla al caso. Essere un Auror voleva dire avere una mente elastica, pronta a tutto, riducendo al minimo il rischio di vacillare di fronte a determinate situazioni.
Sapeva che Elijah era estremamente geloso della sua ragazza e la gelosia era peggio di una lancia conficcata nella gola, mentre riguardo Nieve… Con lei le cose erano più complesse: la ragazza si era dimostrata schiva nell’aprirsi con lui, quindi non aveva molte informazioni in mano sul suo conto, se non la reazione che aveva avuto al solo sentir nominare Dorian. Forse poteva bastare, pur sapendo che l’avrebbe quasi certamente fatta arrabbiare, ma poco importava e lei certamente non si sarebbe fatta scrupoli ad usare le informazioni che sapeva di lui.
Seguì Eloise nel punto in cui sostavano i Centurioni e gli Stregoni, oltre che a Black e Mr. Muscolo. Mentre parlavano tra loro, lui incrociò le braccia al petto e scrutò per alcuni istanti i soldati e poi le mura.
«Sullivan è il ragazzo della Armstrong, la bionda che è con Oliver e quella ragazza che si è presentata come Megan.» Fissò, infine, Eloise con aria grave. Lei avrebbe capito? Era della sua stessa linea di pensiero? «Conoscere il nemico è importante se vogliamo trarne dei vantaggi. Sei d’accordo?»
Tornò a studiare le porte che tanto bramavano di abbattere. Un’idea gli balenò alla mente: e se fosse possibile aprire uno squarcio, seppur temporaneo, così da permettere a giovani Maghi e agli Stregoni Romani di abbattere quello spesso strato di legno rinforzato che sbarrava loro l’accesso alla tanto desiderata città?
«Se gli Stregoni si unissero a noi per unire la potenza del colpo che andremo a sferrare, potrei tentare di sguarnire almeno le porte dagli incantesimi difensivi. E’ una remota possibilità, forse non funzionerà nemmeno ma dobbiamo tentare con tutto ciò che abbiamo e si da il caso che conosca un incantesimo che potrebbe influire su un sigillo sulla porta, se realmente ce n’è uno. Che ne dici Black? Tentiamo? A mali estremi, estremi rimedi!»
Lanciò uno sguardo significativo ai tre Stregoni [X3, X4, X5]. Da come aveva parlato uno dei Centurioni, pareva quasi che la presenza degli Stregoni fosse normale. Il suo istinto gli suggeriva che probabilmente ai quei tempi Maghi e Babbani convivevano in armonia, collaborando, diversamente dal clima che regnava nel mondo da cui venivano. Aiden si domandò cosa fosse accaduto per interrompere quella pacifica convivenza, ammesso e concesso che fosse realmente così. Aveva pensato bene o era solo una sua impressione errata?
«Se ci assisterete per tentare di abbattere le porte, sarebbe grandioso. Andateci pesante, prima la buttiamo giù prima gli uomini potranno mettere a ferro e fuoco la città.» Si andò a mettere in posizione, mettendo una certa distanza di sicurezza tra sé e le porte, onde evitare che il colpo sferrato dagli altri lo danneggiassero in una qualsiasi maniera, anche in caso di schegge volanti se la porta fosse stata distrutta.
La stecca di biancospino era serrata nella mano principale, la destra, mentre la sinistra affondò tra i capelli, ricacciandoli indietro, la mente che in pochi secondi invocò una silente preghiera agli Dei dei suoi antenati, sperando in una buona dose di fortuna. Oh Antichi Dei, datemi la forza, datemi la concentrazione, datemi la fortuna necessaria per riuscire nel mio intento. Siate con me, non abbandonatemi. Gli occhi vigili, blu come l’oceano, si focalizzarono nel centro esatto del portone. Nella sua mente provò ad immaginarsi la presenza di un sigillo, qualcosa che bloccasse loro l’accesso, e che doveva essere distrutto per giungere infine dentro quelle tanto desiderate mura. Il desiderio di voler a tutti i costi infrangere l’incantesimo che aleggiava sulle porte era sempre più crescente, dettato dal ritmo del petto che si alzava e abbassava, come un toro pronto alla carica. Le narici stesse si dilatarono per lo sforzo, una vena sembrò gonfiarsi sulla sua tempia, così come quelle nelle sue braccia muscolose. Era pronto, era deciso a recidere il sigillo. Ma ce n’era veramente uno o erano cascati di nuovo male con le deduzioni?
Il dubbio che per poco lo aveva pervaso venne scacciato via con una certa imperiosità, gli occhi ancora fissi sul bersaglio. Alzò il pugno sinistro per far capire agli altri di stare pronti, perché lui era pronto ad entrare in azione. Avrebbe pronunciato chiaramente la formula ad alta voce, così che i propri alleati sapessero esattamente quando intervenire. La punta della bacchetta iniziò a muoversi, disegnando un triangolo con la punta verso l’alto ma facendo ben attenzione a non toccare i vertici, scandì con chiarezza l’incanto. «Rompisigillo!» tuonò, la voce che traboccava di un ardente desiderio di voler prevalere sulla magia altrui, di volersene disfare con una potenza tale che avrebbe potuto affrontare a mani nude perfino il soldato più muscoloso e nerboruto che si fosse trovato davanti.
Aiden era una Volpe, era risaputo, ma in quel momento mise da parte lo spirito di tale animale e lasciò che fosse quello dell’Orso ad entrargli dentro a governarlo. Il proprio incantesimo era l’artiglio e la porta il proprio nemico: colpì con tutta la forza che aveva nel proprio corpo.




Riassumendo... Aiden si complimenta con Eloise per il suo colpo (ho ripreso ciò che lei ha fatto nel post precedente) e fa alcune riflessioni riguardo alla propria decisione di voler seguire William, Eloise e Daddy. Prova a far capire ad Eloise che conoscere il nemico è fondamentale. Propone di usare un incantesimo (il Rompisigillo) sulla porta per cercare di aprire uno spiraglio nella barriera e dare modo agli altri un’occasione per abbatterla, ovviamente con l’aiuto degli Stregoni. Usa quindi l’incantesimo Rompisigillo, prima di qualsiasi altro incantesimo che possa andare contro il portone.

Aiden Weiss
PS: 191/191
PC: 139/139
PM: 143/143
EXP: 28

Equipaggiamento indossato:
◿ Bacchetta in legno di biancospino, piuma di Ippogrifo, 12 pollici e mezzo, flessibile;
◿ Cappa della Resistenza;
◿ Cinturone d’Argento con Perla del Mistero;
◿ Collana con Medaglione (Gemma: Zaffiro);
◿ Bracciale celtico originale in cuoio/dorato;
◿ Ciondolo della Scaglia di Drago;
◿ Anello argentato con testa di Lupo (oggetto comune, non magico);
◿ Ciondolo argentato con testa di Volpe (oggetto comune, non magico);
◿ Spilla della Scuola di Atene.

Equipaggiamento nella borsa di pelle (oggetto comune):
◿ 1 x Decotto di Dittamo;
◿ 1 x Polvere Buiopesto Peruviana;
◿ 1 x Essenza di Purvincolo;
◿ 1 x Orecchie Oblunghe.

Abilità/Vocazioni:
◿ Occlumante Apprendista.

Incantesimi conosciuti:
◿ Fino alla IV Classe (esclusi i Proibiti, tranne per l’Iracundia);
◿ Incantesimi da Auror (Stupeficium, Expecto Patronum, Rompisigillo, Nego Negligetiam, Homenum Revelio, Deletrius.)


Metto una foto indicativa sul nuovo vestiario di Aiden. Giusto per rendere l’idea.
arena


 
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view post Posted on 18/3/2018, 15:59
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You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

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Thalia J. Moran | 17 anni
Cielo di Mercurio
Ps 201 | Pc 138 | Pm 142
Exp 24


Pochi istanti furono sufficienti per comprendere il temperamento di Elijah Sullivan.
La voce di Amber riempiva ancora gli anfratti di quell’edificio fatiscente, mentre alcuni dei componenti del gruppo si cimentavano in una prima parvenza di risposta allo stimolo della guerra. La Tassorosso aveva esaminato ciascuno di loro, compreso il signor Carter, ma la sua attenzione era adesso rivolta alla new entry degli Ateniesi. Giovane, appena qualche anno in meno rispetto a lei, e tutta l’aria di chi fosse appena stato investito da un treno. Non c’era da stupirsi, in fondo. Come avrebbe reagito se Mike si fosse trovato dall’altra parte della barricata? Si sarebbe lasciata andare agli sciocchi sentimentalismi del caso o avrebbe reagito con lucidità ai numerosi stimoli della situazione?
La Armstrong, e naturalmente non poteva esserne certa, avrebbe superato il momento focalizzandosi su altro - prima o poi -, su ciò che Peverell aveva appena richiesto loro; Sullivan avrebbe dovuto fare altrettanto.

«Thalia Jane Moran. Per te, solo Thalia.» rispose, rilasciando la pressione sul gomito del giovane senza tuttavia lasciarlo libero dalla sua presa.
Sollevò lo sguardo su Amber, proprio mentre la Caposquadra intimava ai due gruppi di dirigersi alla rispettiva meta senza perdere di vista l’obiettivo né tralasciare la comunicazione. Cercò Nieve, annuendo non appena la Grifondoro avesse ricambiato il suo sguardo.

«Tu vieni con me, Sullivan.» annunciò, prima di chiamare a sé i fortunati vincitori di quella divisione apparentemente sommaria.
Non c’era bisogno di dire che in quella piccola missione sarebbero stati supervisionati dal Guardiacaccia, ma che in fondo fosse compito suo tenere traccia degli spostamenti e darne comunicazione ad Amber.
Imboccò velocemente l’uscita di quella catapecchia, dopo aver lasciato libero Sullivan. Si fermò ad ispezionare il luogo circostante, senza lasciarsi distrarre dalle continue deflagrazioni che martoriavano la città. Il caldo era asfissiante in alcuni momenti, ma non appena gli attacchi cessavano - giusto il tempo di ricaricare le primitive catapulte - una lieve brezza si sollevava, spazzando via la calura di una primavera rovente.
Sollevò il velo rosso sui capelli vermigli, assicurandosi di coprire ogni ciocca e lasciando scoperto solamente il viso pallido ed appena accaldato. C’era parecchia strada da percorrere e poco tempo per farlo.

«La prima volta che ti ho visto eri in Sala Grande.» commentò gioviale, cercando di contrastare i suoni della città e il brusio degli abitanti tutt’intorno a loro.
«Lo vuoi un consiglio?» chiese a bruciapelo, fermandosi di colpo e fissandolo con intensità «Non ci pensare. Non pensare a lei. Se la caverà.»
Come immaginava, Sullivan non avrebbe sentito ragioni in merito; avrebbe potuto spiegargli quanto fosse infinitamente più semplice affidarsi alla speranza, piuttosto di assistere alla dipartita - per quanto fittizia - della persona amata, ma scelse saggiamente di tacere. L’inghippo stava tutto in quale punto di vista prediligere: gettò uno sguardo distratto a Mike, augurandosi che quel conflitto lo risparmiasse. Presto tutti loro avrebbero avuto altri pensieri per la testa e desiderò ardentemente di non dover sacrificare parte del proprio tempo nel tentativo di convincere il Serpeverde a mantenere la propria posizione, lasciando la Armstrong al proprio destino.

Erano in cammino da qualche minuto e quel contesto bellico, così sconosciuto in un primo momento, iniziò a diventare facilmente un’abitudine; non avrebbe mai pensato di dirlo, ma forse - nonostante qualche difficoltà - quella gita fuoriporta nel Tempo e nello Spazio avrebbe acquisito un senso maggiore dell’ultimo strano viaggio in Messico.
Intorno a loro i detriti occupavano gran parte del pavimento, la cinta muraria correva sopra di loro ed i tonfi sordi delle pietre usate come armi di prima distruzione contribuivano a rompere il brusio di sottofondo.
I civili erano lontani dalle mura, ad eccezione di qualche coraggioso - o sprovveduto, a seconda delle opinioni -, e il chiacchiericcio di sottofondo di quei gruppetti di persone improvvisamente si arrestava ogniqualvolta uno schianto annunciava l’ennesimo scontro delle armi dei legionari contro le mura di Gerusalemme.
Seppero di essere giunti a destinazione quando due uomini si frapposero in quello stretto pertugio il cui scopo sembrava quello di condurrli alle viscere delle mura.
Lasciò che fossero gli altri a proseguire verso di loro, iniziando a porre domande sulla loro identità; altre due figure sostavano dietro a queste ultime. C’era persino una donna.
Inizialmente aveva ritenuto di non potersi muovere liberamente, a causa della propria condizione di genere: quale uomo di quell’epoca avrebbe eseguito gli ordini di una donna? Non faceva parte di quell’epoca tanto quanto fosse anomalo nel presente da cui provenivano.
Lasciò che fosse il signor Carter, o lo stesso Mike, ad informarsi sullo stato delle difese, sui ribelli e sullo stato di salute della popolazione, abbassando lo sguardo al pavimento polveroso, dove detriti giacevano alla rinfusa ai lati del camminamento, riducendone l’ampiezza e ostruendo appena il passaggio; non ascoltò molte delle loro parole, ma capì di aver di fronte degli alleati, un’organizzazione ben strutturata, con un piano e - forse - una possibilità di vittoria.
Il ricordo degli Anelli Gemelli le attraversò la mente solo in quel momento, quando iniziò a tastare con cura l’astuccio di cuoio nel quale i suoi averi avevano trovato dimora, ricominciando daccapo l’inventario degli strumenti in suo possesso.
Portò la mano destra alle labbra, sussurrando il nome di una certa Grifondoro. Non era certa che nel passato gli Anelli dei Weasley funzionassero; una prova era d’obbligo e sarebbe stato bene scoprire subito se il viaggio ne avesse danneggiato le capacità.

«Rigos.» voltò le spalle al gruppetto composto dai compagni e dai presunti alleati sussurrando il suo nome «Ci siamo. Non siamo soli... ed è un bene.» il suo tono di voce, cantilenante e appena emozionato avrebbe comunicato un messaggio affatto funesto. Era certa che la Grifondoro avrebbe compreso. «State bene?»
Sembrava sciocco chiederlo così presto, ma c’era almeno una probabilità su un milione che il gruppo di Amber avesse potuto incontrare qualche difficoltà lungo il proprio tragitto. Attese con il fiato sospeso la risposta a quella domanda, dopodiché si sarebbe rilassata a dovere, chiudendo la comunicazione e informando i compagni circa le recenti scoperte. Avrebbe fatto propria la lucidità necessaria a compiere il passo successivo, rinnovata nella speranza da quella scarica di adrenalina che sicuramente sarebbe giunta con quell’ultimo essenziale scambio d’informazioni.
Scoccò uno sguardo serio a Mike e al signor Carter, iniziando a riflettere seriamente sul contributo di ciascuno di loro, compreso Sullivan. Rivedeva se stessa nei suoi occhi, nei movimenti incerti e nell’incapacità di proferir parola; il Messico era stato il suo battesimo - ironico come fossero finiti, in quel viaggio, proprio in Giudea -, Gerusalemme sarebbe stato il suo.

Fu in quel momento che Carter ruppe il silenzio con la propria idea: se in un primo momento si sentì smarrita, comprese che il suo ruolo era appena mutato per la seconda volta dal suo arrivo; in sua assenza avrebbe guidato lei il gruppetto di studenti.
Annuì decisa, benché insicura negli esiti, quand’egli le fornì quella piccola creatura a simboleggiare la sua costante presenza. Era un metodo inusuale, strano e ridicolo per certi versi, ma poteva funzionare e si convinse che il Guardiacaccia sapesse che cosa stava facendo. Si preoccupò di riporre la bestiola in un luogo sicuro della propria veste. Dopodiché si lanciò in un ragionamento tortuoso, che sperò fosse chiaro ai due ragazzi rimasti con lei. Rivolse uno sguardo anche agli uomini presenti, oltre ai due stregoni, prima di proferir parola.

«Non reggeranno a lungo, è solo questione di tempo. Dobbiamo muoverci.» esordì, continuando a guardarsi attorno alla ricerca di ispirazione «Sfruttiamo ciò che abbiamo e facciamolo bene. Pietre e legno delle strutture già crollate...» e così dicendo ne indicò a Sullivan un mucchio tra le macerie lì intorno «Dobbiamo far sì che sia un ostacolo, ma non solo.» e questa volta si rivolse a Mike, certa che avrebbe compreso dove volesse arrivare il suo ragionamento. Quante volte si erano lanciati sguardi complici come quello? Dubitava vi fosse il pericolo di malintesi. Con la mano destra sul petto e lo sguardo basso alla ricerca di ulteriori spunti, tentò di proseguire in quel ragionamento apparentemente senza senso. Non avrebbe mai pensato di doversi calare nel ruolo di stratega, tanto meno come punto di riferimento.
«Io penserò al resto. E voi… è necessario spostare le nostre forze da qui. Sono punti pericolosi da lasciare aperti e di certo non possiamo permettere che vengano sfruttati. La situazione sulle mura potrebbe essere critica, dobbiamo aspettarci qualsiasi cosa. Inoltre… potreste agire nello stesso modo qui intorno? Laggiù, per esempio?» chiese poi, rivolgendosi a Sarah. Avrebbe atteso le loro conferme, prima di agire.
Avrebbe osservato Sullivan cimentarsi nel primo tentativo di quella giornata, tenendosi pronta ad agire insieme a lui, così che il progetto prendesse vita - letteralmente - in sincrono.
Lo sguardo avrebbe esaminato la più vicina porzione di terra, in grado di originare il primo germoglio di quell’intricata rete; più i massi si fossero ingranditi e maggiore sarebbe stato il suo impegno nel sostenerli, creando un’armatura di rovi e fogliame, dall’aspetto del tutto naturale. Ad un occhio esterno il tutto sarebbe dovuto apparire come il risultato di un crollo accidentale, comune in un contesto bellico.

«Repsi Genìtum.»
La formula fu pronunciata in un sussurro deciso, profondo, mentre la bacchetta iniziava a disegnare un cerchio in senso orario, immaginando i fitti steli di Caprifoglio ed i suoi fiori profumati. Aveva fatto le sue ricerche, dopo aver assistito alla lezione sull’argomento. Si era limitata a leggere, apprendere e constatare quanta varietà vi fosse all’interno del mondo vegetale; una tale conoscenza da non poter essere ignorata.
Un sorriso si sarebbe delineato sul suo volto, qualora il germoglio avesse attecchito al terreno e le prime foglie larghe e setose al tatto avessero iniziato ad aprirsi e distendersi, beandosi di quella ventata d’aria tiepida; a quel punto avrebbe iniziato ad innalzare la bacchetta, guidando la crescita del Caprifoglio, creando intrecci e trame in grado di sostenere la struttura sino all'architrave della postierla. Ad operazione terminata, avrebbe cercato di addossare delle travi di legno al muro di pietre e Caprifoglio, dopodiché si sarebbe voltata verso il Prefetto Serpeverde, accostandosi a lui e posandogli delicatamente una mano sulla spalla.

«A te l’onore.» avrebbe aggiunto; avrebbe fatto un passo indietro, lasciandogli lo spazio necessario ad agire.
Intorno a loro, il sibilo delle munizioni lanciate a tutta velocità dagli onagri, i boati dei loro impatti sugli edifici circostanti. Lasciò che i suoi occhi si adattassero a quella visione di guerra, iniziando a pensare a quanto, dopotutto, fosse piacevole la noia dei tempi di pace.



Inventario
°Bacchetta
°Bustino di Morgana
(indossato)
°Mantello della Disillusione
(avvolto intorno all’astuccio in cuoio)
°Fiala di Decotto al Dittamo (x1)
(contenuta nell’astuccio di cuoio)
°Fiala di Pozione Rinvigorente (x1)
(contenuta nell’astuccio di cuoio)
°Fiala di Mors Aparentis (x1)
(contenuta nell’astuccio di cuoio)
°Anello Gemello
(indice destro - Nieve Rigos)
°Anello Gemello
(anulare sinistro - Mike Minotaus)
°Ciondolo Capello di Veela
(al collo)
°Spilla della Scuola di Atene
(tra la tunica bianca e quella rossa)

Incanti (Classi)
I Classe
II Classe
III Classe
IV Classe (v. Scheda)
V Classe (v. Scheda)

Abilità
Occlumante Apprendista

Vestiario Aggiornato (X)

Danni
-


Riassunto:
Ultimate le presentazioni, Thalia si avvia al punto X, accompagnata dai membri del proprio gruppo. Breve scambio tra Thalia e Sullivan, che teme possa cercare una via di fuga per raggiungere la sua adorata Armstrong (a tal proposito, Thalia si augura di non dover legare Sullivan come un salame e appenderlo da qualche parte :ihih: ).
Incontrati gli Alleati, lascia che siano Carter e Mike a conversare con loro circa gli argomenti di interesse. Approfitta di questa pausa nel tragitto per comunicare con Nieve, dopodiché Carter le affida una tenera bestiola con la quale la Tassorosso saprà se il Guardiacaccia sia vivo o meno (azioni concordate con _fango, dunque rimando al suo post per maggiori info). Con la consegna dell’animaletto, Thalia riceve in dono la leadership del gruppo fino al suo “ipotetico” ritorno; a questo punto Thalia escogita un piano, che sarà portato a termine grazie all’aiuto di Mike ed Elijah (e per gentile concessione della Tuke :fru: ), volto a creare scompiglio qualora i Romani riescano ad accedere dalle mura.
Si rivolge ai due stregoni, in particolar modo a Sarah, affinché possano coadiuvare le azioni del gruppo.



 
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view post Posted on 18/3/2018, 16:09
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vmefomY

Camminando a passo svelto verso il punto prefissato, il giovane Toobl, iniziò ad osservare con sguardo meravigliato ciò che lo circondava.
Uomini erculei di varie razze e forme, olezzi non propriamente civili e armamenti di vario tipo lo accerchiavano rendendolo insignificante.
Al contrario di quanto era successo in Mexico, si trovava in un contesto dove era una pedina tra altre centomila, un essere futile in una guerra titanica dove tutto poteva essere sovvertito solamente giocando di squadra.
Che fossero destinati ad essere dei punti fondamentali di quella storia o delle comparse questo non lo sapeva, ma sperava nella prima opzione; dopotutto, quel libro li catapultava in quei luoghi per farli partecipare come attori principali, giusto?
Mentre notava davanti a loro le gigantesche mura ergersi alla protezione di Gerusalemme, si accorgeva anche che miriadi di frecce venivano scagliate contro di loro per ucciderli e/o rallentarli.
Quella era la guerra. Nella sua maestosità e imponenza, sentiva la carne dei suoi compagni puzzare di sforzi e morte. Era come se lì, in quel preciso istante, ci fosse in atto un gioco al massacro nel quale era necessario spingersi al massimo per sopravvivere.
Gli occhi azzurri divennero severi quando notò i Centurioni avvicinarsi a loro spiegandogli il posizionamento.
Finalmente, per la prima volta nella storia di quel libro, sapeva che poteva fidarsi di coloro che li circondavano. Al contrario della storia dei Mexica, poteva dire con assoluta certezza che quei personaggi erano dalla loro parte.
Accennando un sorriso disinvolonto, anche se in realtà iniziava a sentirsi veramente irrisorio visto che assieme a loro c’era una squadra di stregoni, si voltò verso gli altri domandando:


«Quindi che vogliamo fare? »

Finalmente, al contrario della scorsa escursione, aveva maggior tempo per decidere assieme agli altri come muoversi e cosa fare. In fin dei conti, era capace anche a fare da consigliere.
Sentendo le opinioni di tutti i ragazzi, chi più chi meno, indicò l’ariete, quindi disse:


«Va bene, allora io attendo l’indebolimento della barriera magica e assieme agli incursori provo ad abbattere la porta principale con l’Ariete.
Li difenderò dagli attacchi dei ribelli in qualsiasi modo e maniera da me conosciuta. Costi quel che cosi, aprirò un dannato varco.»


Osservando i giovani con aria sicura, attese che gli altri prendessero le loro posizioni per parlare con gli incaricati alla gestione dell’ariete.
Gli faceva strano parlare con tono autoritario a quegli uomini corpulenti dalle barbe irsute maggiormente esperti rispetto a lui, ma doveva farlo, doveva riuscirci per disinfestare quella zona dai ribelli.


«So che i precendenti tentativi non sono andati a buon fine, ma ci riproviamo.
Io sono Daddarius Ersol Toobl, Stregone di XI livello. So che siete stanchi e abbattuti, ma ce la faremo.
Sappiate che da adesso non dovrete avere più paura di niente. Ogni attacco sarà contrastato, ogni danno curato, ogni problema risolto.
Basterà chiamarmi e sarò qui per voi, il vostro Magus vi trarrà in salvo.»


Senza sorridere per le tante corbellerie che aveva detto, fece posizionare gli uomini alle loro postazioni.
In quel momento lui doveva raggiungere con il suo gruppo le porte di Gerusalemme ed aprirle.
Ci sarebbe riuscito? La combinazione di incantesimi tra lui e gli altri ragazzi della sua squadra avrebbero portato qualche risultato?
Urlando con forza nell’aria domandò:


«SIETE PRONTI?»

Aspettò l’urlo. Sapeva che sarebbe arrivato, ma non era abbastanza. Come raccontavano i libri e i film, serviva un secondo urlo ben più forte e deciso a spronare gli uomini a fare più del dovuto.

«Forse non ci siamo capiti bene, SIETE PRONTI? »

Non appena avesse sentito il secondo grido, quello forte e che spaccava la barriera del suono, avrebbe alzato il pugno in cielo e detto con tono forte:

«ANDIAMO!»

La scarica di adrenalina in corpo era gigantesca mentre lui con il plotone si muoveva verso le mura. Cercando di capire bene da che punto le frecce potevano iniziare a colpire i suoi uomini, facendo attenzione a far scattare l’incanto al momento più opportuno, alzò il braccio con decisione all’altezza della fronte mantenendolo bene in tensione.
A quel punto, senza star troppo a pensare a ciò che lo circondava, tantomeno ai bonzi che aveva scoperto essere dalla loro parte, eseguì tre cerchi in verticale in senso orario, facendo terminare l’ultimo il più vicino possibile ai piedi che erano in movimento.
La cura nel dettaglio fu elevata anche in velocità, così come il mantenimento delle proporzioni. Quei tre cerchi sarebbero stati della medesima grandezza, non vi era alcun dubbio


«PROTEGO TOTàààààààààààààLUS»

Disse durante l’esecuzione, cercando di mantenere la “à” durante il movimento del terzo cerchio.
Se c’era una cosa che doveva fare era difendere i suoi ragazzi fino a pochi istanti dall’impatto tra l’ariete e le porte, sperando che Aiden fosse riuscito nel suo intento di spezzare l'incanto sulle mura.
Tutta quella forza e quei muscoli li avrebbe condotti alla vittoria. Era giunto il momento di prendersi le teste dei ribelli di Gerusalemme.







- Punti salute: 295
-Punti Corpo: 263
-Punti Mana: 274
-Punti Esperienza: 67
Dopo aver visto la guerra con occhi cruenti, il giovane Toobl, si è messo a complottare insieme a Will, Aiden e gli Scipioni la strategia da attuare. Alla fine lui ha scelto di occuparsi della difesa dell'ariete. Dopo un discorso motivazionale si è recato alle porte di Gerusalemme proteggendo i suoi alleati con il protego totalus che vorrebbe venir spento pochi istanti prima dell'impatto con le porte.
-Vocazioni: Legilimens, Elementalista inesperto (Acqua)
- Oggettistica:

1)Ciondolo della Fenice: chi indossa questo ciondolo, composto da una piuma di fenice e una sfera molto resistente
che contiene sangue di drago ungherese, non viene percepito da alcuna creatura magica nell'ambito di gioco in cui si trova
(licantropi trasformati compresi). Ha quindi la possibilità di agire indisturbato eliminando il contatto visivo
con le creature magiche.


2)Anello:
Un anello da uomo, precisamente da pollice, in palese argento con sopra la sottile incisione di un corvo con le ali spiegate.

3)Calzature degli Elfi: Scarpe prodotte dagli elfi, migliorano gli incantesimi.


4)Mantello della resistenza: Protegge dalle fiamme.

5)Mantello Awards: Oggetto di grandi avventure, legame di intensa follia: un Simbolo, dunque, del lavoro di squadra, dell'unione e della condivisione della migliore stravaganza di tutti i tempi e di tutti i mondi. La bandiera della Squadra Vincitrice è stata stracciata e ad ogni membro del team stesso verrà consegnato un semplice fazzoletto, un pezzo di stoffa del colore che tanto lo ha caratterizzato nel corso del torneo. Tale straccio presenta sul tessuto lo stemma di Penrose, il triangolo impossibile, e potrà essere portato come foulard o come fascia per capelli, ma il suo potere consiste nel mutare dimensioni a seconda della volontà della persona che lo indossa; potrà dunque ingrandirsi per divenire un mantello lucente, dai contorni scuri e dallo stile classico ma elegante, da mettere nelle sere d'estate per coprirsi dal vento oppure nelle giornate invernali per contrastare il freddo pungente o la neve ribelle. Gloria e fama saranno dati a coloro che indosseranno tale veste, poiché il simbolo degli Awards sancirà per sempre il loro scacco matto al Labirinto dei Fandom e non solo. Possibilità di renderlo nuovamente fazzoletto. Attenzione: ogni cambiamento, da straccio a mantello e viceversa, si attiverà con la semplice volontà.
6)Cuspide Scarlatta:Ditale simile al pungiglione di uno scorpione, interamente in argento. Chiunque lo indossi avrà il potere di pungere un mago creando una ferita dalla quale inizieranno a sgorgare litri di sangue. Il sangue sarà solo una mera illusione ma il senso di affaticamento e confusione della vittima sarà reale.

7)Guanti di pelle di Erumpent:Se colpiti rimbalzano gli incantesimi (1a e 2a classe diretti alle mani), la resistenza della pelle permette una presa salda e quasi impossibile da sciogliere.


- Attivo:
-Spilla Scuola di Atene
- Pozione dell'invisibilitá:Rende colui che la beve invisibile. (Durata: 20 minuti per ogni boccetta)
- paio di Orecchie oblunghe
- caramella dell'illusione
- polvere Buiopesto
- Pacchetto di Sigarette alle Erbe Magiche alla Belladonna



- Classi e Incantesimi:

*PRIMA CLASSE - tetto minimo 1 - tetto massimo 2 exp
*SECONDA CLASSE -tetto minimo 2 - tetto massimo 6 exp
*TERZA CLASSE - tetto minimo 5 - tetto massimo 15 exp (No Fattoriam)
*QUARTA CLASSE - min 11exp e 15 anni di età - max 25 exp e 17 anni (No Circumflamma,Colossum)
*QUINTA CLASSE - min 17exp e 16 anni di età - max 36 exp e 19 anni di età (Anche Stupeficium e Plutonis)
*SESTA CLASSE - min 24 exp e 17 anni di età - max 55 exp e 20 anni di età (Solo incantesi appresi durante le lezioni e Nimbus Grado)
*SETTIMA CLASSE - min 29 exp e 18 anni di età (Incanti appresi Protego Totalus)
 
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view post Posted on 18/3/2018, 16:12
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Megan Milford-Haven 15 AnniCielo della Luna

Correva veloce sentendo la sabbia scivolarle sotto i piedi ed i suoi granelli pungerle gli occhi annebbiandole la vista; li sentiva entrare nei polmoni rubandole l’aria, costringendola a tossire, a portare una mano sulla bocca per impedire ancora quella sensazione.
La corsa verso le mura aveva palesato il disastro che quella retata stava lasciando dietro di sé: i corpi abbandonati in terra, l’odore di fumo e morte riecheggiavano gloriosi nell’aria. Doveva ammettere di provare una sorta di disgusto in quello che vedeva, ma cosciente di non poter fare nulla per impedirlo decise di non guardare più, di mirare dritto verso l’obiettivo.

Coperta dal mantello, avanzava velocemente evitando gli ostacoli incontrati; la paura era tanta ma vigeva la voglia di sopravvivere a tutti i costi. Non si fidava delle parole di Black e sebbene si fosse dimostrata sicura di sé e disposta a sostenere gli altri senza battere ciglio, alla pelle ci teneva.

Giunta di fronte alle alte ed imponenti mura, venne avvolta da un tremito d’impotenza che le attraversò l’intero corpo, si chiedeva se davvero fosse stata pronta a ciò che li avrebbe attesi dietro. Aveva paura, sarebbe stato stupido non ammetterlo a sé stessa, l’obbligo di doversi muovere all’interno di cose più grandi di lei nell’incapacità di controllare la sua vita, la terrorizzava; ma rimanere ferma in balia di chissà quale sorte ad attenderla la spaventava ancora di più, tanto valeva la pena di tentare ed andare avanti. Avrebbe affrontato tutto ed il destino lo avrebbe guardato dritto negli occhi.



Quando l’incanto di Sophie fallì, Megan non poté fermare il ghigno che inevitabilmente evidenziò le sue labbra; scosse la testa mostrando una critica, la lucidità della ragazza sembrava essere scomparsa e questo non riusciva a comprenderlo. 

«Avremmo dovuto pensarci. Le mura sono protette da incantesimi!» affermò osservando attentamente l'imponente fortezza in cerca di un espediente.
«Tornare indietro mi sembra una follia... le soluzioni potrebbero essere due: o passiamo sotto di esse o le scaliamo in qualche modo.» concluse, poi guardò la giovane Serpeverde «Qualsiasi cosa ti preoccupi, tienila fuori! Abbiamo bisogno anche di te.» affermò con tono serio.
Non avrebbe tollerato rallentamenti, non voleva prendersi carico di pesi che non era intenzionata a portare. Sophie era più grande di lei doveva dare l'esempio, eppure le sue azioni mostravano ben altro. Sperava fosse solo un episodio e che riprendesse in mano le sue forze.


La teoria data dal Grifondoro risultò essere la più efficace. Effettivamente scavare non avrebbe dato risultati utili, chissà per quanto tempo avrebbero dovuto farlo e cosa avrebbero trovato sotto. D’altra parte scalare la cima delle mura la considerava una mossa azzardata ma l’unica fattibile.

«Credo che sia l’unica soluzione, quindi ci sto... e per la protezione tento io, un Protego potrebbe aiutarci!» sorrise al Caposcuola mostrando sicurezza e decisione, poi prese i guanti legati in vita indossandoli. Se doveva aggrapparsi al suo braccio lo avrebbe fatto ma nella sicurezza più totale, non aveva intenzione di scivolare e rompersi qualche osso, o peggio.
«Sophie? ci sei?» chiese invitandola ad avvicinarsi con un cenno del capo, poi
 seguì i movimenti Oliver e si adeguò alle sue istruzioni: avvolse saldamente il mantello al proprio corpo lasciando che nulla fuoriuscisse, poi con la mano sinistra afferrò il suo braccio tenendo una presa salda, mentre con la mano dominante stringeva il legno di ciliegio. 

«Quando vuoi.» le labbra si curvarono in un sorriso deciso, era pronta.

Fissava la cima delle mura consapevole che avrebbe potuto affrontare di tutto giunta sopra di esse e con la determinazione necessaria, attese. Se l’incanto del Grinfondoro avrebbe dato l’esito positivo sperato, giunti quasi vicino alla sommità delle mura Megan avrebbe evocato un *Protego*, disegnando dinnanzi a lei un semplice cerchio in senso orario, con la speranza di creare una barriera difensiva duratura che li avrebbe protetti da eventuali attacchi.






Inventario:
» Bacchetta - Legno di Ciliegio, Lacrima di Veela,10 pollici, semi rigida (mano dx)
» Ciondolo Giada delle Fate (al collo)

» Polvere Buiopesto Peruviana (nella borsa)

» Nanosticca (nella borsa)

» Gigansticca (nella borsa)
» Mantello della Disillusione (lo indossa)


» Ciondolo della scaglia di Drago (al collo)

» Guanti del Minatore (li indossa)

» Anello Difensivo: Protegge da danni fisici e incantesimi. Anche da Avada Kedavra, ma poi si spezza. (anulare mano dx)

» Filtro Sonno Leggero (nella borsa)

Vestiario:
[x][x]
Ovviamente no spada, no tacco no party? Ah no.


Statistiche
PS: 145/145
PC: 91/91
PM: 98/98
Exp: 7,5

Classi incanti
» I Classe
» II Classe
(eccetto Orcolevitas)
» III Classe
(Iracundia, Protego, Arania Exumai, Lacarnum Inflamare, Extinguo, Algor Flamma)


Riassunto
Descrizione dell'ambiente circostante: Megan si rende sempre più conto della situazione che si sta svolgendo e del pericolo che sta per affrontare immergendosi in essa; cerca di non pensarci ma la paura, a tratti, si fa largo cercando di farle perdere la concentrazione necessaria.
Giunta sotto le mura vedendo l'incanto di Sophie fallire, si mostra intollerante ma cerca di smorzare il suo comportamento rivolgendole una parola di "conforto".
Ascolta le parole di Oliver e approva ciò che dice, proponendosi per la difesa.
In seguito richiama l'attenzione di Sophie e la invita a prepararsi per affrontare ciò che li attenderà di lì a poco.
Afferra il braccio di Oliver e si prepara ad evocare l'incanto nel momento opportuno.


 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 18/3/2018, 16:14






Elijah Sullivan


16 Anni - 3° Anno - Serpeverde
Cielo della Luna


z9AtoeZ

Si sentiva ancora stordito per tutto quello che era successo, ma probabilmente era una cosa del tutto normale. Adorava la Storia, passava le ore sui libri senza nemmeno rendersene conto. Ora aveva l'impressione di essere stato risucchiato da uno dei suoi libri. Non stava più leggendo la Storia, ma la stava vivendo in prima persona. Era un po' come guardare se stesso in un sogno, dove non vedi con i tuoi occhi ma sei spettatore di te stesso.
«Thalia Jane Moran. Per te, solo Thalia.»
Ecco, presentazioni fatte. Ora erano un passo avanti e pronti per gettarsi nella mischia. Ma che bella, meravigliosa, radiosa prospettiva. Fuori la situazione non era affatto migliorata, sebbene il silenzio tra uno schianto e l'altro facesse sperare il contrario. Era un dolce illudersi che non portava a niente di buono. Insomma, la situazione non faceva che migliorare. Elijah aveva sempre amato la Storia Romana e Greca e ora, invece, si ritrovava contro le legioni. Si, era contro chi amava di più al mondo e anche contro quello che gli piaceva.
«Tu vieni con me, Sullivan.»
A quanto pareva i panni di Cristo - tanto per restare in tema - erano stati spartiti molto velocemente e lui era il calzino toccato in sorte alla Moran, il pezzo meno pregiato della scacchiera, un infimo pedone. Elijah però non era uno che si accontentava. Si sa che anche il pedone più infimo e inutile, se gioca bene le sue carte, può diventare il pezzo più importante della scacchiera: la Regina. A quel punto, non esiste Alfiere, Torre o Cavallo che possa resitergli. Lui era sempre stato un bastardo, perché ora non avrebbe dovuto ambire ad essere il pezzo bastardo della scacchiera? Non per niente era un Serpeverde.
Seguì Thalia ed il resto del gruppo al di fuori di quel posto orroroso in cui era piombati. Si guardò intorno come facevano tutti gli altri, con estrema attenzione. Non erano in visita di piacere. Da un momento all'altro poteva arrivargli addosso di tutto, oltre a del consistente materiale umano, nascosto chissà dove. Non era poi così sicuro che gli autoctoni attivi fossero tutti scomparsi, non erano da soli in quel girone infernale. Faceva un caldo a cui non era abituato, cosa che lo portò a sbuffare. Meno male che tutti i suoi abiti moderni avevano lasciato il posto a quei vestiti pidocchiosi da pezzente. Ora, in preda alla canicola, cominciava a vedere il loro lato positivo. Sebbene soffiasse un vento leggero, sembrava che arrivasse da un caminetto. Almeno lui aveva quella sensazione.
«La prima volta che ti ho visto eri in Sala Grande.»
Si ricordava perfettamente in che circostanza l'aveva vista e soprattutto con chi era lei in quel momento. Parlava con Sophie e lui, guardandole da lontano, non aveva capito se si trattasse di un incontro semi amichevole o di una formale riunione di Prefetti.
- Si, mi ricordo - e non era la sola cosa che ricordava in quel momento. Probabilmente quelle due parole vennero fuori sotto forma di grugnito, o qualcosa che gli somigliava molto.
«Lo vuoi un consiglio?»
Elijah si voltò di scatto nel sentire quelle parole. Quello di Thalia era un tono tranquillo, quasi irreale per la situazione in cui si trovavano. La guardò cercando di capire che scopo avesse quella domanda, ma soprattutto il senso. Gli occhi chiarissimi di Elijah cercavano risposte in quelli della Moran. Fatica inutile perché lei gli risparmiò la fatica.
«Non ci pensare. Non pensare a lei. Se la caverà.»
Elijah sgranò gli occhi a quelle parole. Tutto si sarebbe aspettato da una semisconosciuta, ma non questo, non dei consigli su come gestire il peso che lo tormentava - Non è così semplice come credi, fidati. Per quanto io mi sforzi, il mio pensiero è sempre lì - Si abbassò e prese della terra mista a sabbia nella mano sinistra e cominciò a strofinarsela in faccia e sulle braccia - Posso provarci, quello si.
Si, certo. Ma davvero pensava che avrebbe potuto dimenticare che la sua ragazza era lì fuori? Era tutto giusto...gli intenti, la missione, ma lui sarebbe morto per lei e non esisteva nulla al mondo che potesse cancellare o cambiare di una virgola quella cosa. Guardò l'anello d'oro con il serpente che portava all'anulare sinistro, Sophie ne aveva uno uguale. Quei due anelli erano importanti, non per quello che valevano ma per quello che significavano. Non erano utili come gli Anelli Gemelli, ma avevano un valore che andava oltre. Quei due anelli erano loro due, sempre e per sempre. Strinse forte la mano sinistra in un pungo, avvinò l'anello alle labbra e lo bacio. Era certo che Sophie l'avrebbe sentito. Ora era pronto.
Continuarono il loro percorso fino alle pendici del punto prestabilito. Lì incontrarono due tipi del posto che sembravano sapere tutto. Sicuramente ne sapevano più di lui. Sembravano degli schifosi elfi domestici, per come la vedeva lui , i Romani facevano bene a sterminarli come cani e poi mettere a bollire le loro ossa. Questa però a quanto pareva era la sua prova, una prova tremendamente difficile, una nemesi sotto ogni punto di vista. Avrebbe lasciato agli altri l'onore e l'onere di discorrere con loro, almeno per il momento. Lui avrebbe aspettato con calma ed in silenzio cercando di capire che cosa avrebbe dovuto fare. Erano in piena zona di guerra e quello che i suoi occhi potevano vedere, a parte le strutture più imponenti che restavano in piedi, erano solo rovine e detriti. Tutto il male non viene per nuocere. Dopo una rapida consultazione, il gruppo decise il da farsi e Elijah ricevette le sue consegne. In quel momento quei detriti sarebbero potuti essere molto utili per creare un ostacolo.
Si, era quello il suo compito e lui avrebbe tentato di realizzarlo, iniziando a plasmare i detriti così come era previsto dal suo incantesimo. Avrebbe eseguito un movimento fluido e continuo con la sua bacchetta di prugnolo, dal basso verso l'alto. Nella sua mente avrebbe immaginato che quei detriti si allungassero e aumentassero in altezza. Mentre avrebbe eseguito il movimento con la bacchetta avrebbe pronunciato la formula - Engorgio





Riassunto: Elijah segue il suo gruppo fuori dalla catapecchia ed inizia a guardarsi intorno. Si sente completamente spaesato e fuori posto. Nonostante tutto però cerca di aggrapparsi alla sua smodata ambizione. Azioni e dialoghi concordati con Thalia.



Statistiche ed equipaggiamento:

Statistiche:

PS: 127/127
PC: 78/78
PM: 72/72
PE: 9

Incantesimi:
Tutti quelli della 1° Classe ( esclusi i proibiti )
Tutti quelli della 2° Classe ( esclusi i proibiti )
Iracundia ( Incantesimo Proibito di 3° Classe )


Equipaggiamento:
Indossato:
- Cappa della Resistenza -> Realizzata con scaglie di testuggine e cuoio di Trinoceronte e Drago, resiste a moltissimi colpi e folate di calore/gelo; +8 Corpo; +2 Mana
- Guanti di protezione in pelle di drago

Nel marsupio:
- 1 fiala di Decotto di Dittamo
- 1 fiala di Pozione Corroborante
- 1 fiala di Mors Apparentis

In mano:
Bacchetta Magica ( Legno di prugnolo, Dente di Doxy, Sangue di Pipistrello, semi-rigida, 10 pollici )


 
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view post Posted on 18/3/2018, 16:18
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all that is gold does not glitter, not all those who wander are lost

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LYNCH △

Dal momento in cui erano usciti dalla tenda Eloise si era guardata attorno con evidente interesse. Era la prima volta che una spedizione di Atene li faceva atterrare nel bel mezzo della zona di fuoco, e le informazioni a sua disposizione erano uno sterminio. Come la perfetta trasposizione della Storia narrata nel libro di Peverell (c’era una ragione evidente al fatto che scrivesse libri ricchi di dettagli così minuziosi) si trovò a osservare le attività della retroguardia. Il suo sguardo indugiò per un istante su un ferito zoppicante, la cui gamba sembrava essere stata spappolata da un pietrone, e una stretta le morse le viscere, schiaffandole in faccia l’umanità più veritiera. Aveva sostenuto lo sguardo, cercando di imprimersi in testa anche quei volti sofferenti: riteneva giusto conoscere e fare tesoro degli errori del passato e degli orrori della guerra.
Una volta constatato che erano tutti talmente presi dai loro affari da non badare a quello sparuto gruppo di studenti dal futuro, si era affrettata a seguire i suoi compagni, che avevano già mosso alcuni passi verso la meta che si erano prefissati.

Il viavai di gente sul fronte nord era interminabile. Come formiche operose i Romani si muovevano a destra e a manca, trasportando armature e munizioni, accompagnando feriti e recapitando messaggi. La Lynch aveva osservato quei movimenti frenetici rapita quanto la prima volta in cui aveva messo piede a Londra: sembrava di trovarsi in mezzo alle folle di impiegati Babbani che attraversavano la città per recarsi a lavoro.
Non era abituata a luoghi sovraffollati - fatta eccezione per la Sala Grande di Hogwarts - e ogni volta che si trovava in mezzo alla gente rimaneva un po’ spaesata. Chi mai aveva detto che nei tempi passati la vita aveva dei ritmi più lenti? Il movimento impaziente di quel presidio confutava ogni teoria a riguardo.
Quando si era avvicinata all’onagro, l’aveva fatto per puro interesse scientifico, senza un’evidente intenzione di interagire. Aveva osservato i meccanismi arcaici, aveva guardato gli uomini sudati e aveva stimato la traiettoria dei proiettili. L’idea le era balenata in mente in modo del tutto autonomo e, una volta messa in atto, sortì gli effetti sperati. «Quando c’è da far casino sono sempre a disposizione.» Ghignò rivolta ad Aiden, soddisfatta del risultato.
Eppure, sembrava che il meccanismo di tanti altri attacchi fosse in qualche modo inceppato. Altri pietroni rimbalzavano e si dissolvevano, e tra le truppe e le mura c’era una distanza invalicabile. Quella barriera doveva essere uno scudo protettivo magico - e questo complicava di gran lunga la faccenda. Gli occhi di Eloise si fecero attenti nel tentativo di capire perché alcuni massi superavano lo scudo ed altri no: c’era un limite di altezza? Erano forse tanti piccoli scudi mantenuti da tanti stregoni, che tra di essi avevano dei punti ciechi? Oppure era una maglia uniforme, mantenuta da un potere magico insormontabile?
Lo sguardo della Tassorosso si mosse verso i Centurioni che si erano avvicinati a William. Erano uomini di età più avanzata della loro, anche dell’Auror che li accompagnava, e avevano un’aria solenne. Le armature, seppur non lucide, erano ben tenute, e i pennacchi conferivano loro l’aura di rispetto che meritavano. Era sicuro che se c’era qualcuno che conosceva le risposte alle domande che la Tassorosso si portava dietro, quelli erano Alfio e Valente.
Avanguardia e retroguardia si mettevano a disposizione per collaborare. Mentre Black rispondeva e poneva loro le questioni su cui lei stessa si era interrogata, Eloise osservò i loro volti, domandandosi su quali tasti avrebbero dovuto fare leva per suscitare la loro fiducia. Lo scopo era comune, questo era chiaro, ma loro non erano altro che adolescenti esagitati.
Ascoltò la risposta con aria attenta, finché la sua attenzione venne catturata nuovamente da Aiden, che le rivolse un interrogativo criptico. O meglio, così appariva allo sguardo di una come lei, che sotto quel punto di vista aveva evidentemente una spina sconnessa. «Chi è Sullivan?» Sollevò le sopracciglia, mentre nella sua mente ricercava informazioni a riguardo. No, non sapeva niente a riguardo. «Mmm, sì, io e Amber abbiamo un rapporto solido.» Il suo sguardo era vacuo, mentre ancora cercava il filo di quel discorso a cui Aiden lo sottopponeva. Solo con una metafora chiara - ad esempio: “ricordi quella volta in cui hai pensato di usare Niahndra come arma contro Daddy a Quidditch?” - avrebbe potuto farle fare il salto di comprensione.
Stava ancora cercando di fare mente locale quando l'esortazione del suo interlocutore la riportò alla realtà. Era stata talmente straniata da quella faccenda che le ci volle un po’ per riprendere il filo del discorso, ma le parole di William erano sufficientemente chiare: indebolire la barriera - operazione del tutto fuori dalla sua portata - e bombardare le porte con tutta la potenza di fuoco (magico, umano e meccanico) possibile. E lì si iniziava a ragionare.
Prese posto in un punto da cui fosse possibile vedere con chiarezza le porte e si sforzò a raccogliere la concentrazione. Esattamente come era successo in Messico, avrebbe fatto di tutto per avere uno scambio reale con quegli uomini e quelle truppe, ma già tanto era stato detto, annunciato, ed esclamato. Insomma, Daddy ci aveva pensato per tutti loro. Scelse di non proferire parola, preferendo mantenere un profilo basso: le probabilità di essere l’unica donna schierata tra quelle coorti erano estremamente alte, e avrebbe preferito non compromettere la sicurezza della squadra. Poi, una volta dimostrato il valore nello scontro, avrebbe pensato alle chiacchiere. Ricambiò lo sguardo di Black, consapevole che era con lui che avrebbe dovuto sincronizzarsi. Il ghigno ricomparve: ancora una volta erano lì, a piantare casino nel bel mezzo del Passato.
Sapeva che l’incantesimo che aveva intenzione di eseguire non avrebbe richiesto movimenti particolarmente complessi, ma era essenziale trovare la concentrazione per farlo riuscire al meglio. Drizzò le orecchie in attesa di un segnale, che venne nell’istante in cui l’Auror pronunciò la formula “Rompisigillo”, che a lei era sconosciuta. Attese un movimento da Black, e poi si mosse: stese il braccio in avanti, puntando alle porte dalla prospettiva che l’eventuale falla nel muro - se fosse andata a buon fine - le permetteva. Non solo doveva mirare ai battenti, ma doveva anche fare in modo che il suo incantesimo superasse la barriera magica dall’esatto punto in cui era stata indebolita. «BOMBÀRDA!» Urlò con decisione, attenta all’accento, concentrata sullo spirito di distruzione che viveva in lei. Dovevano demolirsi, quelle porte, cedere alla loro volontà, spezzarsi e far passare loro, e l’ariete. E se anche non avesse funzionato, se qualcosa nel Rompisigillo fosse andato storto, forse la barriera stessa ne sarebbe stata indebolita.
Una volta scagliato l’incanto e atteso il passaggio dell'ariete protetta da Daddy, Eloise corse in avanti, nella speranza di sfruttare l’apertura il più possibile e superarla, infrangendo il primo ostacolo sul loro cammino. La strada era lunga, ma forse, con quella sinergia, sarebbero riusciti ad avanzare.

GEARSSTATS
Bacchetta Legno di Sequoia, Piuma di Ippogrifo, 11 policci e 1/4, Rigida
Spilla della Scuola di Atene
Collana Fading in the Dark Permette all’individuo di diventare momentaneamente inconsistente e sfuggire così agli attacchi diretti ad infliggere danni fisici. Utilizzabile un turno per quest. Tempo di ricarica 1 giorno on gdr.
Sacchetta legata alla cintura
Nanosticca Fa diventare alto poco più di 30 cm (Non modifica la forza fisica/magica del pg, diminuisce solo le proporzioni del corpo. Dura un solo turno)
Polvere Buiopesto Peruviana Peruviana Polvere finissima e nera come la pece, proveniente dal Perù, è’ in grado di creare un buio intenso e impenetrabile per la durata di 5 minuti.
Caramella d’Illusione Chi la ingerisce si “sdoppia” rendendo difficoltoso per l'avversario riconoscere quello vero.
Una fiala di Decotto al Dittamo
Una fiala di Pozione Mors Aparentis
PS 199/199
PC 128
PM 123
EXP 26.5
AZIONIDANNI
png
png
Descrizione dell'accampamento e del fronte, approfondimento sull'onagro. Considerazioni sulle barriere magiche,
ascolto attento di Alfio&Valente. È babbea, non capisce le allusioni di Aiden. Bombarda le porte sfruttando il varco del Rompisigillo (se avrà successo), e prova ad avanzare.

 
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view post Posted on 18/3/2018, 16:40
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42MFsiA
William Black
PS: 232~ PC: 187 ~ PM: 219 ~ PE: 29
IV Anno | Serpeverde


Dunque quella era la guerra, uno sterminato campo di battaglia dominato da due forze in contrasto, ben più grandi e imponenti di quanto William avesse mai potuto immaginare. Aveva letto di molte battaglie, con i loro numeri spaventosi e gli sforzi necessari a quelle imprese, eppure si ritrovò smarrito e ignorante nel mezzo di quel fragore. Ogni suono si accavallava l'uno sull'altro andando a comporre una baraonda metallica e feroce. L'odore del sangue e del legno bruciato ricopriva ogni metro di quel campo di battaglia, mescolandosi ad una temperatura capace di far ribollire le viscere. Ogni singolo uomo o creatura svolgeva il suo compito, barcollando tra paura e responsabilità, formando un'industria perfetta di azioni che si concatenavano allo scopo di raggiungere un singolo fine. Nella sua caoticità, ogni azione svolta dai soldati dell'assedio e dai difensori ribelli seguiva un ordine preciso, che dava concretezza a quell'equilibrio di forze che si era venuto a creare. Black non si sorprese nel vedere il suo incanto respinto da una schermatura difensiva, era chiaro che in quell'inferno fossero stati gettati degli stregoni in ambo di schieramenti e certo gli Ateniesi di Peverell non erano gli unici. Il giovane si prese un momento per osservare l'ambiente circostante e gli effetti che le singole azioni avevano. Detestava l'idea di non avere avuto il tempo necessario ad organizzare una vera e propria strategia, l'essere stato lanciato nell'ignoto solo qualche minuto addietro lo stava costringendo ad agire d'impulso, pianificando senza una reale cognizione di ciò che aveva intorno e di ciò che era già accaduto. Il peso della responsabilità sul gruppo di studenti si rivelò più pressante di quanto avesse premeditato. A differenza delle precedenti due scampagnate nel passato, quel giorno William non aveva ancora trovato la serenità necessaria a fare del suo genio la guida principale delle sue azioni. Desiderò di sedersi un solo istante, spegnere ogni suono e ogni bagliore al mero scopo di soffermarsi sulla situazione sulla quale poggiava il suo sguardo ma sapeva fin troppo bene quanto utopico fosse il suo desiderio. Con lo sguardo ancorato sulle porte sigillate, lì dove il suo incanto aveva fallito, notò la totale incapacità dell'ariete nel raggiungere il caldo legno di quell'ingresso. La barriera sembrava ricoprire perfettamente le mura, in ogni suo angolo mentre - a giudicare dai colpi dell'onagro - lo stesso non si poteva dire della porzione al di sopra delle mura. Una cosa sembrava chiara: non avevano a che fare con una difesa a cupola, vi erano dei punti ciechi dall'alto mentre il grosso della potenza difensiva magica nemica sembrava concentrarsi sulle mura. Sarebbe stato impossibile contestare la strategia dei ribelli, con quelle creature - per la prima volta schierate dalla loro - a martellare costantemente lunghe porzioni della cinta muraria, sarebbe stato da stolti bilanciare le difese tra terra e cielo. Per quanto i proiettili delle macchine d'assedio potessero indebolire alla cieca l'esercito alle spalle delle mura, fintanto che quella barriera di pietra fosse rimasta in piedi i ribelli avrebbero mantenuto un vantaggio strategico notevole.
A distrarlo da quei pensieri fu la voce di Toobl, pronto a dargli sostegno in quella situazione. Non poteva negarlo, tra loro era chiaramente l'unico a conoscere la responsabilità che quel giorno gravava sulle sue spalle; in qualunque altra occasione il suo orgoglio gli avrebbe impedito qualunque gesto di empatia e avrebbe finito per liquidare il ragazzo con uno sguardo carico di presunzione ma quel giorno, suo malgrado, rispose al Corvonero con un cenno del capo e un'espressione decisa, chiarendo di apprezzare la sua disponibilità. A quel momento di sorpresa ne seguì un altro: una coppia di romani lo avvicinò, presentandosi come i Centurioni Alfio e Valente, al comando di due coorti, la V e la VII. Black ne rimase momentaneamente spiazzato ma le parole del preside gli balenarono rapidamente in mente, portando chiarezza lì dove per un istante si erano formate solo domande. Erano entrambi due uomini imponenti, dal fisico temprato dalla battaglia; Alfio lo superava in altezza di una ventina ci centimetri, carnagione olivastra macchiata dal sole, due occhi scuri e una folta barba che culminava in due distinte trecce. Valente invece presentava un fisico più chiaro, delle lentiggini a macchiarne il viso e degli occhi grigi come il ghiaccio. Presentava diverse cicatrici sul braccio destro che portava scoperto come a voler far sfoggio della sua esperienza in battaglia. Se il primo sembrava prendere con estrema serietà il suo incarico, il secondo con i soli sguardi riusciva a trasmettere la sua totale indifferenza alle atrocità della guerra, risultando quasi compiaciuto all'idea di rischiare la vita su quel campo di battaglia.

«Molto bene, il mio nome è William, a capo del gruppo d'assedio. Avremo bisogno di tutto l'aiuto possibile.»
E non poteva negarlo. Era palese che in quella situazione loro altro non fossero che un gruppo di ragazzini mandati a svolgere un lavoro più grande di loro. In quel momento William si chiese quali sorti accompagnassero il gruppo di loro mandato ad infiltrarsi. Certo il Verto Tenuis non poteva aver funzionato contro quelle barriere ma Black contava nell'esperienza del caposcuola Grifondoro nel risolvere il problema. Che avessero optato per una soluzione alternativa o che avessero preferito tornare in ritirata, questo non cambiava le carte in tavola. In quel momento, il gruppo principale doveva perseverare nell'assedio, aprire un varco e permettere alle legioni di entrare, rompendo di fatto lo svantaggio che li sopprimeva.
«In questo momento le informazioni potrebbero rivelarsi ben più utili delle vostre armi. La barriera che circonda le mura è un ostacolo solido ma è impossibile che non abbia punti ciechi.» Il disegno della mappa che il giovane aveva visto nell'ufficio di Albus gli tornò alla mente. Quella era solo la seconda cinta muraria, i romani ne avevano già abbattuta e spianata una. «Immagino vi sarete trovati ad affrontare lo stesso problema con la prima fila di mura. Avete scoperto qualcosa che potrebbe aiutarci a liberarci di questo cumulo di pietra? Qualunque informazione potrebbe fare la differenza, pensateci bene.»
William non poteva conoscerli né poetava immaginare a quale livello di potere corrispondessero quei numeri con cui avevano proclamato gli stregoni. Certo il loro tono fiero lasciava ben sperare, così come il loro desiderio - in parte distorto - di voler espugnare Gerusalemme con tanto fervore. In ogni caso, il Serpeverde sembrò trovarsi perfettamente a suo agio nell'impartire nuovi ordini a perfetti sconosciuti. A differenza dei suoi compagni, per lui quelle erano solo delle inutili pedine, reali meno della sabbia attaccatasi ai suoi sandali di cuoio. Quegli uomini avevano già vissuto la loro vita, ora altro non erano che l'ombra del passato, un ricordo sbiadito che l'argenteo avrebbe potuto sfruttare come carne da macello, qualora fosse stato necessario. Le informazioni che avevano a disposizioni si sarebbero rivelate utili a colmare quelle lacune che gli Ateniesi soffrivano a causa del loro arrivo repentino, a battaglia inoltrata. Le parole dell'Auror però lo distrassero un attimo, riaccendendo in lui il lume dell'ingegno. *Un varco...*
Non conosceva con precisione gli effetti del Rompisigillo, quell'incanto era ben oltre la sua portata ma - da quel poco che sapeva - doveva trattarsi di una forma evoluta del Finite. L'idea di Aiden non era male, nella sua semplicità aveva esposto un'idea che poteva essere rielaborata e completata. Sorrise all'idea di aver intravisto una luce all'interno di una falla nemica. Se non potevano aggirare la barriera né distruggerla allora avrebbero aperto un varco.
«Può funzionare.» Si rivolse ad Aiden, per poi spostare lo sguardo sul resto del gruppo, romani inclusi. «Quella barriera non si tiene in piedi da sola. E' probabile pensare che - anche qualora usassi quell'incanto per spezzare una porzione della barriera - i ribelli ne erigerebbero un'altra, ricucendo lo strappo creato. Ma se concentrassimo il fuoco in quel punto, subito dopo il tuo incantesimo, potremmo riuscire a distruggere le porte prima che ciò avvenga. » Il piano non era dei più complessi. Dovevano aprire un buco nella barriera e lanciarci contro tutto l'arsenale che avevano a disposizione prima che quel buco venisse ritappato.
«Ho solo bisogno che uno di noi si concentri sulla difesa degli uomini e dell'ariete. Con una tale concentrazione di potere magico, rischiamo di coinvolgere le nostre stesse risorse e non possiamo prenderci il rischio di perdere il nostro unico ariete.» Con l'indice, indicò l'entrata che aveva attaccato precedentemente, facendo notare a tutti la presenza degli uomini intenti a sfondare le mura con l'ariete. «Possiamo farcela!»
Fu Daddy a sobbarcarsi il peso della difesa, lasciando dunque a lui, ad Eloise e agli stregoni, il compito di dedicarsi alla distruzione. William non poteva che esserne compiaciuto, nonostante i modi esaltati del Corvonero lo avessero lasciato perplesso.
«Bene "Daddarius", mettiamoci in posizione. Non appena Aiden avrà ultimato la formula, attaccheremo simultaneamente. Voglio vedere un'esplosione degna della magnificenza del Sacro Romano Impero!» Si era lasciato coinvolgere, non poteva negarlo. Tutto sommato poteva definirsi un bene, se fosse riuscito a trascinare nella sua foga anche i suoi compagni, certo la loro efficacia ne sarebbe stata rinvigorita.
Presa posizione a fianco dei suoi uomini, William lanciò uno sguardo complice ad Eloise, disposta alla sua destra. Conoscendola anche solo in parte, immaginava che la guerra non fosse la situazione in cui si sentiva più a suo agio ma sapeva anche di poter contare su di lei nel momento di creare scompiglio e confusione. Attese dunque di vedere l'Auror eseguire il suo incanto prima di puntare la propria bacchetta in direzione delle porte. Braccio teso verso l'obiettivo, nella tela bianca della mente del Serpeverde presero a formarsi numerosi intrecci di colori caldi che andarono a formare il perfetto dipinto di un'esplosione feroce. Immaginò il legno piegarsi e spezzarsi sotto la potenza dell'esplosione, un fumo nero salire ben oltre le mura dei ribelli, accompagnato dal rumore sordo dell'esplosione e dall'odore della legna carbonizzata.

«Bombàrda!»
Preferì enunciare a gran voce la formula dell'incanto, trascinato dal suo stesso desiderio di vedere quelle porte ridotte in fumo. Voleva che quell'esplosione fosse grande e rumorosa abbastanza da farsi udire per tutta la città santa, così che anche Amber potesse udire il tremendo suono della disfatta che si avvicina. Forse William non era un ragazzo nato per la guerra, per quanto i suoi piani lo spingessero costantemente in quella direzione. Sapeva che un giorno avrebbe dovuto affrontare una vera battaglia e non una mera simulazione; quell'esperienza era ciò di cui aveva bisogno per temprare il suo spirito e saldare i suoi nervi verso una nuova prospettiva. Se davvero voleva creare qualcosa di nuovo partendo da zero, allora prima avrebbe dovuto fare i conti con la distruzione che avrebbe reso possibile quella tabula rasa.

--------------------------------------------Φ--------------------------------------------

Equip:
- Bacchetta di Pioppo
- Mantello della Disillusione
- Calzature degli Elfi
- Cuspide Scarlatta
- Pozione Scioccante









Riassunto:
La frenesia della battaglia gli impedisce, inizialmente, di elaborare una strategia valida per l'assedio. Vieni in parte rincuorato dal supporto di Daddy e la presenza di nuovi alleati lo spinge ad adempiere al suo ruolo. Chiede informazioni ai romani, cercando di capire con quale strategia sono riusciti ad abbattere la prima cinta muraria. E' infine Aiden con la sua proposta a permettergli di realizzare il piano definitivo. Concorda con i suoi di sfruttare una possibile apertura generata dal Rompisigillo, per concentrare il fuoco di tutte le forze in campo, nella speranza di distruggere le porte.
 
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Sophie


Armstrong


☽ Cielo della Luna ☾


Quel momento trascorso insieme a Elijah di fronte a quei Gargoyles, prima di ritrovarsi nell’ufficio del Preside, era ancora nitido nella sua mente. Ma era soltanto un ricordo. Un bello, ma doloroso ricordo. Quello fu probabilmente il momento più intenso che avesse mai vissuto. Tanto intenso quanto breve. D’improvviso si ritrovò nel bel mezzo di una battaglia, come una scena di un film. Aprendo gli occhi, non vide subito quelli di Elijah come si aspettava. Non c’erano, non erano lì di fronte a lei. Alle sue orecchie non arrivò la sua voce calda e dolce, ma le imprecazioni di un cliente assiduo dei Tre Manici di Scopa, seguite dal breve quanto preciso piano di Will. Dopo aver realizzato che lui era chissà dove e sotto chissà quale masso di macerie, dovette farsene una ragione, ma quanto sarebbe potuta durare? In quel momento era lì, di fronte a quelle mura, rendendosi ben presto conto del fatto che fossero protette da chissà quale magia avanzata. Certo, doveva aspettarselo. Avrebbe potuto metterci tutta la sua potenza magica, ma mai sarebbe riuscita a raggirare quella magia, non in quel modo. Non era abituata al fallimento, questo doveva ammetterlo, ma in quel momento anche il suo istinto di sopravvivenza passò in secondo piano. C’era qualcosa che andava ben oltre alla voglia di vincere o di sopravvivere: Elijah. Più passava il tempo, più l’immagine dei suoi occhi si faceva nitida. Dopo quel fallimento, e dopo l’ennesimo bombardamento, quello che la sua testa stava immaginando in quel momento si trasformò improvvisamente. Scene di sangue, di violenza e immagini di bombe che esplodevano attorno a lui insidiarono la sua mente. I battiti del suo cuore ricominciarono ad accelerare violentemente, le pupille si dilatarono, il respiro cominciò ad essere più affannoso. Lo sguardo di Sophie era fisso su quel muro, ma in realtà la sua mente era altrove. Percepì una sensazione opprimente sul petto, così forte che sembrava che un’incudine le fosse appena caduta addosso e le avesse aperto lo sterno in due. Ricordò improvvisamente quell’Elfo Domestico che torturò lei stessa. Ricordò il modo in cui gli aveva infilato quel coltello al centro del petto ed il modo in cui lo aprì in due. Soltanto che al posto dell’Elfo c’era Elijah, e quel ricordo non fu più eccitante come la ricordava, ma un vero e proprio incubo. Stava respirando sempre più forte, così forte che sembrava essere stata colta da un attacco d’asma. Nella sua mente passavano soltanto immagini brutte, e quello che le stava per venire sembrava un attacco di panico in piena regola. Dov’era finita la sua forza? Dov’era la sua determinazione?
L’aria che faceva fatica ad attraversare i polmoni la costrinse a tornare con la mente nella realtà dei fatti. Rialzò il capo e si guardò intorno. Oliver era ancora lì, la Corvonero era ancora lì. Sophie era ancora lì. Concentrandosi a cercare gli occhi scuri del Caposcuola Grifondoro, quelle scene da film horror svanirono finalmente dal suo cervello. Non del tutto, ma quanto meno riuscì a riprendere il controllo della situazione. La bacchetta era ancora nella sua mano. Doveva fare qualcosa, e doveva farlo all’istante. Avrebbe dato uno sguardo con la coda dell’occhio a Megan, poi cercò di riprendere la sua immancabile concentrazione. Non avrebbe potuto farsi prendere dal panico. Elijah non era solo, lei non era sola. Aveva conosciuto da poco Thalia, ma nonostante questo, dimostrò di essere una di quelle persone di cui potersi fidare. Anche Mike era con lui, da suo Prefetto avrebbe dovuto proteggerlo, no? La voce di Megan aiutò la mente di Sophie a tornare del tutto lucida. Si voltò a guardarla con uno sguardo preoccupato, ma poi annuì, mentre riprendeva in mano la sua forza interiore. Di cedimenti ne aveva avuti tanti, nella vita, ma lei dimostrò a se stessa di essere abbastanza forte da combatterli tutti, uno ad uno. Cercando di autoconvincersi che lui stesse bene e fosse più vicino di quanto pensasse, mantenendo il polso morbido, ma la presa attorno alla bacchetta allo stesso tempo ben salda, unì i piedi e puntò la punta dell’arma al centro di essi, per assicurarsi di riuscire ad incantarli entrambi. Avrebbe chiuso gli occhi e nella sua mente avrebbe immaginato in modo nitido due cuscinetti della stessa misura dei suoi piedi, dello stesso colore della piuma di un gabbiano, perfettamente aderiti sulla pianta della calzatura. Mantenendo la concentrazione al livello massimo che poteva raggiungere in quel momento, avrebbe pronunciato in modo chiaro la formula:
– Felpàto. – Incantesimo banale forse, per certi versi, ma quale altro incanto sarebbe potuto essere tanto utile in quella circostanza? D’altronde si trovavano tutti in una situazione difficile e particolare, evitare di essere sentiti da eventuali nemici sarebbe stata la prima cosa utile. Non avrebbe potuto usarlo sui suoi compagni, ma meglio su se stessa che niente. Subito dopo, avrebbe rivolto tutta la sua attenzione a Oliver e a Megan, che stavano preparandosi per l’arrampicata. L’idea del Caposcuola le sembrò geniale già non appena la udì, ragion per cui avrebbe azzerato la distanza che la separava dai due compagni senza pensarci due volte. Avrebbe stretto ulteriormente il suo Mantello della Disillusione attorno al suo stesso corpo, avrebbe afferrato il braccio di Oliver assicurandosi, nello stesso tempo, di tenere la presa anche attorno al mantello del compagno e avrebbe lanciato uno sguardo di intesa a Megan.
– Ci sono. –




Statistiche:
PS: 157
PC: 91
PM: 101
Punti Exp: 15

Inventario:
~ Bacchetta: Legno di Abete, corda di cuore di Drago, 9 pollici e mezzo, semi-rigida (tasca dx mantello)
~ Guanti di protezione in pelle di drago (borsa, tasca interna)
~ Cappa della Resistenza (borsa, tasca interna)
~ Orecchini Di Drago (borsa, tasca interna)
~ Mantello Della Disillusione (addosso)
~ Anello Nosferatu: Induce la PAURA in uno o più PG o PNG. Usabile 1 volta per Quest. Utile per incanti e pozioni oscure. (dito medio mano dx)
~ Ciondolo "Giada delle Fate" (attorno al collo)
~ Ciondolo con Scaglia di Basilisco (attorno al collo)
~ Una fiala Decotto Tiramisù (borsa, tasca esterna)
~ Una fiala Pozione Rinvigorente (borsa, tasca esterna)
~ Una fiala Pozione Mors Aparentis (borsa, tasca esterna)
~ Spilla della Scuola di Atene


Incantesimi:
~ Prima classe completa (esclusi proibiti)
~ Seconda classe completa (esclusi proibiti)
~ Terza classe completa (esclusi proibiti)
~ Essenza Converto
~ Sectumsempra


Riassunto: Col passare del tempo, Sophie sta sempre più male a causa della lontananza di Elijah. La preoccupazione la porta ad un principio di attacco di panico, ma poi trova la forza di volontà per combatterlo e andare avanti. Tenta l’incantesimo Felpato sui suoi stessi piedi per evitare di essere sentita da eventuali nemici, poi cerca di aggrapparsi al braccio di Oliver, pronta all’arrampicata.


 
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Uy6yeqL




Come Elhena aveva previsto, faceva caldo, i raggi di sole impetuosi che battevano sulla nuca e costringevano a sbattere le palpebre finché non si trovava una chiazza d'ombra che desse un frammento di sollievo. Ben presto, la ragazza aveva legato il foulard che si era portata dietro da un'altra epoca, ora di colori meno vivaci e di tessuto più grezzo, attorno alla testa, piegandolo a triangolo e allacciando le cocche dietro la nuca in una stile che non sarebbe cambiato poi tanto nel successivo millennio in quell'area del globo.

Gerusalemme era un ambiente completamente diverso dalla foresta pluviale di Mexicana memoria.

Elhena sentiva la sabbia grattare sotto la suola dei sandali e il suono del vento dal vicino deserto soffiare tra le casupole, tutte rigorosamente in colori chiari e dal tetto piatto per dormirci sopra nelle notti estive. C'era un vago odore di polvere e spezie nell'aria, misto a qualcosa di più distanza, forse limone o qualche fiore che non riusciva a identificare.
E il clima era secco, niente di quella pressante, umida calura che in Mexico era parsa volerti soffocare.

Giunta davanti alla Mura, lo scenario si rivelò meno luminoso di quanto avesse sperato. Le mura potevano essere ancora in piedi, là come a dire "altri hanno provato e hanno fallito. Lo stesso sarà per voi", ma persino a un occhio poco allenato come quello di Elhena non sfuggiva che alcune parti mancavano o erano severamente danneggiate. Conoscendo i Romani e la loro macchina bellica, non sarebbe stata sorpresa nello scoprire che si stessero concentrando solo su determinati punti delle mura per farle crollare con il minor sforzo possibile.
Del resto, era logico concentrare tutti gli sforzi su un unico punto, se era quello che reggeva il tutto.

Al di là di tutto, si respirava quell'aria inquietante delle città abbandonate in fretta e furia. Già prima, al rifugio, Elhena aveva provato un brivido nel sentire sulla pelle la presenza di chi un tempo doveva aver abitato là. Era facile immaginare come dovessero essere andate le cose, il rumore improvviso delle prime pietre che piovevano dal cielo, i bagagli raccolti in fretta e furia, il correre fuori senza una direzione precisa se non il levarsi di lì il prima possibile.
E parlando di proiettili, continuavano a cadere attorno a loro. Elhena teneva un braccio piegato sopra la testa nella speranza che fosse di un qualche aiuto, il passo rapido col pensiero fisso di dover raggiungere il punto prefissato senza che un sasso vagante la beccasse in testa.
Sotto sotto, comunque, le speranze di uscire da quell'avventura senza un graffio erano pari a zero. Dopotutto, ci si stava preparando a una guerra.

Elhena sfiorò con le nocche la corazza di cuoio che le proteggeva petto e ventre, tastando la consistenza della pelle e sperando che fosse più resistente di quanto sembrasse a un primo esame. Elhena Camminava tenendo la testa bassa, ma alle mura le fu impossibile non sollevare lo sguardo per studiare il via vai di attività che là si stava svolgendo. Certo, i civili potevano essere andati, ma le mura erano lungi dall'essere deserte. Un lieve sospiro di sollievo curvò appena e spalle della Tassina per il sollevo che non sarebbero stati da soli nel compito.
Comunque, peccato essere l'unica dell'ES nel gruppo, perché un rituale difensivo sarebbe stato proprio quello che ci voleva. Ma Brior era finito tra i Romani e Swan non pareva essere stato proprio evocato. Del resto, sarebbe stato troppo facile.
Elhena si asciugò il sudore dalla fronte con un gesto secco, invidiando non poco i turbanti delle strane figure che si aggiravano sotto le mura. Il colore delle loro armature le ricordò un poco dei brillanti abiti blu dei Tuareg del deserto.

In quel momento si accorse della ragazza che si stava presentando, l’unica del gruppo che non conosceva da precedenti missioni o incontri.

“Elhena. Piacere mio” le disse con un mezzo sorriso.

Non poté anche fare a meno di origliare un poco la conversazione tra Nieve e Amber. Non era un argomento che a scuola era stato studiato approfonditamente, ma altri eventi, di cronaca ben più recente, erano noti da telegiornali e libri di Storia, e tutti quelli ritornavano a un unico punto, a quel mesi fatidici, e all'evento nefasto che aveva cancellato il Regno di Israele dalle cartine.
Quindi, sì, si sapeva come sarebbe andata a finire.

Questa volta, tuttavia, la Storia poteva essere cambiata. Elhena strinse le mani a pugno. Sì, non avrebbero perso.



* Sarah e Aronne? Come quelli della Bibbia? *

No, era impossibile.

"Io sono Elhena e farò tutto il possibile per difendere questa città" si presentò. C'era una ballista poco distante da dove si trovava e, quasi a voler sottolineare le proprie parole, Elhena puntò la bacchetta contro di essa, la fronte corrugata nel raccogliere le energie mentali per crearne una copia perfetta.

* Geminio *





Azioni

Elhena si guarda attorno durante la scampagnata fino alle Mura, prendendo qualche provvedimento per evitare di prendersi un’insolazione. Si presenta prima a Nieve e poi ai due Stregoni. Quindi cerca di duplicare una ballista.
[color= 610B21]Equipaggiamento


Sacca medievale, al fianco destro. Contiene: Mantello cinese (1); Decotto al dittamo (1); Pozione rinvigorente (1); Bacchetta trabocchetto versione mutanda (1)
Violino spettrale, appeso alla schiena. Questo violino permette al suonatore di esprimere un'infinita tristezza musicale, quasi spettrale, che farà commuovere i presenti nel raggio di cinque metri. Se la musica persiste per più di un minuto, si varcherà il limbo fra vita e morte e tutti cadranno in uno stato di catalessi apparente. Finita la musica, l'effetto si dissipa velocemente. Consigliato ai suonatori esperti
Avversaspecchio (1), nella tasca dei pantaloni
Amuleto dedicato ad Atena (1), al collo, sotto i vestiti
Spilla della Scuola di Atene
Bracciale celtico


Statistiche & Abilità
Punti Salute: 210
Punti Corpo: 142
Punti Mana: 142
Punti Esperienza: 35

Rettilofona Esperta
Animagus Esperto (Antilope Impala)


Danni
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view post Posted on 18/3/2018, 17:35
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A_STARA_STARA_STARA_STAR

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Bastarono pochi passi lungo quelle strade per far comprendere al Prefetto il clima nel quale era appena stato catapultato; qua e là erano infatti ben visibili i segni di quello che aveva tutta l’aria di essere un lungo assedio. Lo sguardo, forse momentaneamente distratto, si sarebbe soffermato per un momento su quel luogo favorendo una riflessione su ciò che era stato e su ciò che sarebbe potuto essere. Un unico rimpianto, frutto della riunione conclusa all’interno della casupola; qualcosa era stato detto ma, con ogni probabilità, diversi punti da discutere e da perfezionare erano rimasti sul tavolo, ormai perduto. Quel breve momento, denso di un qualche rammarico, sarebbe stato ben presto spazzato via dalla realtà dei fatti. Polvere, detriti e quel fastidioso pulviscolo che, mischiato alle prime gocce di sudore, già sembrava prender piede sugli occhi e sulla nuova tunica del Prefetto. Quanto avrebbe resistito?
In tutto ciò, la difesa da un assedio era certamente uno scenario nuovo per il giovane Serpeverde ma, in cuor suo, sapeva di poter contare su un valido supporto per raggiungere quel fine. Non era solo e, in fondo, non lo sarebbe mai stato. Gli occhi indugiarono così sulla piccola compagnia prima di tornare al loro dovere; in quel mix di esperienza e di intraprendenza poteva davvero nascere una forte collaborazione per la salvaguardia del luogo al quale erano diretti.
La direzione era infatti ben tracciata e, pur prestando estrema attenzione ad eventuali pericoli provenienti dall’alto o da qualche edificio vicino, Mike avrebbe cercato di approfittare di quel momento per farsi un’idea sullo stato delle difese. Il suo cuore avrebbe battuto trepidante in quel momento, letteralmente diviso tra speranza e timore. Se da un lato qua e là sembravano esserci diverse squadre di sentinelle pronte ad entrare in azione in caso di pericolo, dall’altro era pur vero che, a ben vedere, Mike non conosceva ancora nulla sulla reale potenza di fuoco di chi sostava dall’altra parte della barricata.

Poi, l’incontro con un manipolo ben più nutrito di soldati sembrò spezzare il suo silenzio carico di tensione; qualcuno sembrava aspettarli con una buona dose di fiducia e coraggio. Era forse ciò di cui aveva bisogno il Serpeverde? Nel giro di presentazioni sarebbe toccato certamente anche a lui, prima o poi.

Io sono Mike e, prima di procedere, avrei qualche domanda da fare…
Viste le circostanze non si sarebbe dilungato a lungo ma il Serpeverde nutriva il bisogno di confrontarsi con qualcuno che la sapesse più lunga rispetto a quanto era già visibile ai suoi occhi sullo stato delle difese. Quanto poteva ancora resistere la città? Le riserve sarebbero state sufficienti? Per non parlare poi degli armamenti; eventuali scorte di giavellotti, frecce, sassi e olio avrebbero potuto fare comodo nel protrarsi della battaglia, ma su quante di queste giacenze avrebbero potuto contare realmente?
Allo sguardo attento del giovane non sarebbe poi sfuggito un ulteriore particolare; qua e là sembravano ancora evidenti i segni di un’antica prosperità commerciale, ormai compromessa. L’ipotesi, forse azzardata quanto complessa, si sarebbe subito accesa nella sua mente. Sarebbe stata capita e realizzata? In fondo, erano tutti sulla stessa barca.

Proprio là mi è sembrato di vedere qualche statua avrebbe detto poco dopo al primo degli stregoni, accennando a quanto visto in precedenza. Secondo voi è possibile ripararle, per lo meno negli arti, per poi incantarle secondo il nostro volere? L’idea sembrava essere piuttosto semplice e chiara; dato che non sembravano gli unici dotati di poteri magici, tanto valeva trovare subito una collaborazione proficua per dare a quei valorosi soldati di pattuglia un piccolo aiuto. L’idea di mettere in atto quanto appreso nel corso di trasfigurazione animata portò alla mente del Prefetto gli insegnamenti del Professor Barrow, il carismatico docente che, seppur per breve tempo, era riuscito a trasmettere a gran parte degli studenti la passione per la materia.
In quel momento, dopo aver colto l’eventuale disponibilità dei locali all’utilizzo bellico di quelle tradizionali insegne commerciali, Mike si sarebbe concentrato nuovamente sul gruppo in missione. Idee e strategie sembravano mescolarsi nella giusta combinazione così come apprensione e tensione si univano tra loro nello spingere il Serpeverde all’azione.

Elijah e Thalia sembravano già intenti a compiere i primi passi nel modellare con la magia un possibile punto debole tra i pertugi della cinta muraria; in un primo momento Mike si sarebbe limitato ad osservarne le mosse ma, successivamente, memore degli insegnamenti trasfigurativi del vecchio docente, avrebbe provato a dare un proprio personale tocco là dove destrezza e ingegno stavano già agendo. Prima di compiere il grande passo, il giovane si sarebbe preso qualche istante per la ricerca di un particolare oggetto e, solo dopo averlo trovato, avrebbe pensato a come mettere la propria firma sull’intero progetto. Il ferro, uno dei metalli sicuramente più diffusi e utilizzati in varie leghe fin dall’antichità, non sarebbe stato certamente difficile da reperire nella zona. Una freccia, la punta di una lancia, la spilla che teneva chiuso il suo borsello piuttosto che quella che teneva ben fissata al petto, tutto avrebbe potuto assolvere quel compito.
Raccolto il prezioso manufatto, Mike si sarebbe così avvicinato, con la bacchetta ben salda nella mano destra, verso il punto in cui il nuovo sbarramento stava prendendo vita. Forse, qualcuno dei presenti avrebbe potuto capire il suo intento dall’espressione decisa dipinta sul suo volto.
Ben presto, creatività e fantasia avrebbero lasciato il campo ad una ferrea concentrazione. No, non era quello il momento dei sentimentalismi o dei dubbi; Mike aveva ben in mente come agire e, giunto in prossimità delle prime pietre di sbarramento, ne avrebbe osservato le caratteristiche prima di iniziare la complessa esecuzione dell’incanto scelto. Il piccolo oggetto in ferro che teneva nella mano sinistra avrebbe dovuto cedere la resistenza al masso, lasciandone immutato l’aspetto. Raggiunta la concentrazione necessaria, Mike avrebbe iniziato a compiere precisi movimenti circolari in senso antiorario con il legno di Prugnolo, in modo da inglobare sia la pietra che l’oggetto ferroso. Le circonferenze si sarebbero rese via via sempre più piccole fino a terminare in una leggera stoccata in direzione dell’obiettivo finale.
Commuto! Avrebbe pronunciato con impegno e accuratezza, prima di saggiare la consistenza di quanto appena creato. Sarebbe riuscito nel suo intento?

Riassunto:
Mike cerca di farsi un’idea sullo stato delle difese a disposizione dei ribelli. Si presenta al drappello di soldati che sembra attendere l’arrivo degli ateniesi e cerca con loro un primo dialogo, in particolare sull’opportunità di riparare e di animare i resti delle statue viste in precedenza; allo stesso tempo non si eclissa dal gruppo, ma segue le azioni di Elijah e di Thalia fin quando decide di mettere la propria firma sulla difesa che sta per essere eretta.
Utilizza così il commuto per rendere i massi resistenti come il ferro.

Mike T. Minotaus
PS: 177 PM: 107 PC: 108 EXP: 19,5
Equipaggiamento:
Fiala Sanguinaria Velenosa (borsello)
Fiala Pozione dell’Illusione (borsello)
Bottiglietta d’acqua (borsello)
Guanti del Minatore (tasca)
Anello Gemello (permette la comunicazione con Thalia)
Polvere buiopesto (tasca)
Spilla di Atene
Bacchetta

 
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Mary_Evans
view post Posted on 18/3/2018, 17:42







Mary Evans

15 anniStudentessaII anno CorvoneroschedaOutfit


A
ttese che Amber si muovesse, per poi posizionarsi subito alle sue spalle. Aveva bene in mente il posto verso cui si stavano dirigendo e di conseguenza anche la direzione verso cui procedere, perciò la Corvetta cominciò a guardarsi attorno nel tentativo di scorgere il maggior numero di dettagli ed informazioni che le sarebbero tonate utili per fare il punto della situazione. Ovunque volgesse lo sguardo, case distrutte, tetti divelti, cocci e detriti vari occupavano la visuale fino a soffocarla, a farla sentire in gabbia, perciò alzò il capo per fissare l’azzurro del cielo, inattivo spettatore della sorte di un’intera popolazione. Fece un paio di passi in quella posizione, inspirando profondamente, sperando che tanto bastasse a farla evadere da tutta quella desolazione. In Messico aveva avuto modo di acclimatarsi meglio, dacché il professore aveva concesso loro una lieve passeggiata nella giungla, ancora lontana dal fulcro degli eventi; invece quella volta era stata letteralmente catapultata proprio nel bel mezzo della battaglia. Pativa non poco l’essere stata assegnata al ruolo di assediata, aveva da sempre mal sopportato l’essere rinchiusa all’interno di una città con l’impossibilità di uscire. Fortunatamente per loro la missione non sarebbe durata altrettanto!
Chissà cosa avevano pensato gli abitanti nell’attraversare i vicoli che percorrevano ogni giorno, nel rivedere le loro case fate a pezzi. I Romani stavano tentando di distruggere ogni singolo posto in cui i Giudei si erano sentiti felici, eliminando i loro ricordi, il loro lavoro ed uccidendo i loro parenti. Volevano farli sentire vuoti, il guscio degli uomini che erano un tempo. Quell’accerchiarli, tagliare loro i viveri e le comunicazioni, farli sentire costantemente sotto controllo era una lotta più psicologica che effettivamente fisica. Continuava a passeggiare in silenzio, quando vide Nieve staccarsi ed afferrare il polso di Thalia. “Come finisce?” quelle parole la presero a sberle, riportandola ad una realtà infinitamente peggiore rispetto a quella che la sua mente le stava facendo vivere. Davvero voleva sentirselo dire? Per certo quella non era una domanda adatta a rompere il ghiaccio. Mary aveva studiato i Romani alle elementari, ben conoscendo la loro indole battagliera e repressiva, perciò non le ci era voluto molto a capire di essere caduta nel lato sbagliato della medaglia. Rimanendo in silenzio, alternò il focus della propria attenzione tra le due bionde, impaziente di vedere quale sarebbe stata la risposta del loro capitano. Avrebbe edulcorato la verità? O avrebbe optato per uno strappo più rapido e doloroso? La Corvetta già sapeva che le persone che avrebbero incontrato nel corso della missione sarebbero perite in modi più o meno violenti e perciò aveva deciso di intrattenere con loro un mero rapporto professionale al fine di evitare a se stessa emozioni troppo intense se la sfortuna avesse deciso che lei sarebbe stata spettatrice della loro dipartita. Ricordava il volto di Eloise alla scomparsa di Ethan e non voleva che lo stesso accadesse a lei.
Quando il piccolo siparietto si concluse, Mary riprese a perlustrare l’ambiente circostante aiutandosi in ciò con l’Avversaspecchio, in modo da poter controllare la presenza di nemici anche alle sue spalle. Continuò a camminare circospetta per alcuni metri fino a quando delle figure non si palesarono proprio dinnanzi a loro. Quattro uomini, vestiti alla loro medesima maniera, si avvicinarono presentandosi e ragguagliandole sui loro ruoli in quella battaglia. A quanto sembrava anche i Giudei potevano vantare dei Maghi tra le loro fila, ma quanto effettivamente erano potenti? E che ruolo occupavano di preciso nell’ambito della campagna? Attese che il loro capitano si presentasse per poi fare altrettanto ed ascoltò con cura ogni loro parola, per carpirne il maggior numero di informazioni. Erano stati avvisati del loro imminente arrivo, ma si sarebbero fidati sin da subito o li avrebbero messi alla prova in qualche modo? Nella sua visione dubbiosa e paranoide, la seconda opzione era nettamente più ragionevole, almeno per lei, che in fin dei conti non si fidava completamente nemmeno di loro. In fin dei conti erano solo i primi Giudei incontrati, chi le poteva garantire che avessero accettato di buon grado la loro intromissione? Nessuno, sebbene ad una prima occhiata paressero in buona fede. Aspettò che gli altri membri del gruppo ponessero eventuali domande ai nuovi alleati ed infine disse : “Non ci conosciamo e so che nel vostro cuore covate un po’ di dubbio nei nostri confronti soprattutto al nostro arrivo in questo momento poco delicato, ma vi prometto che faremo tutto ciò che è in nostro potere per aiutarvi.”, poi si voltò verso il loro capitano attendendo quegli ordini che avrebbero reso la sua ultima affermazione una realtà.
Non appena ricevette la sua mansione, si allontanò verso la ballista a lei più vicina. Si concentrò a sufficienza, immaginando la ballista più grande che le venisse in mente e poi estrasse la bacchetta e la puntò contro di essa cominciando a muovere il polso fluidamente verso l’alto, fino a che il suo piccolo corpo glielo avrebbe concesso e nel mentre enunciò la formula : “Engorgio”. Se l’incantesimo si sarebbe rivelato adeguatamente eseguito, avrebbe distolto da esso la propria attenzione per riavvicinarsi ad Amber e sussurrarle : “Sappi che io ho portato questo con me, se ti servisse dovrai solo chiederlo.”, mentre dalla tasca estraeva lo specchietto riccamente intarsiato. Sapeva che la ragazza era a conoscenza dell’utilizzo di quell’oggetto, infatti era stata proprio lei a vendergliene un altro uguale qualche anno prima.


PS: 216 ☘ PC: 178 ☘ PM: 173 ☘ EXP: 18



Riassunto:. Mary segue il suo gruppo e si guarda attorno, osservando quanto la città risulti distrutta. Poi si presenta ai nuovi compagni e li rassicura sul loro ruolo nella battaglia. Esegue un Engorgio sulla ballista a lei più prossima e si avvicina ad Amber per informarla del fatto di avere con sè un Avversaspeccho.

Incantesimi:
1° Classe: Completa
2° Classe: Completa
3° Classe: Completa esclusi i Proibiti

Equipaggiamento:
- Sovrappantaloni in pelle:
Realizzati in pelle di Tebo, resistente e antistrappo, favoriscono il camuffamento della propria presenza negli ambienti naturali (coprono l’odore umano in favore di quello animale). Proteggono dagli incantesimi medio-deboli rivolti alle gambe (1a, 2a classe).

- 1 Skeleton's Hand:Mano destra
Non invadente ma resistente agli urti, presenta uno Zaffiro sull'anulare. Favorisce l'agilità alla mano dove è posizionata.

- 1 Orecchini Blue eyes:
Con questi orecchini nulla potrà sfuggire al vostro sguardo. Nell'orbita di pietra di luna, infatti, vi è una pupilla che osserva curiosa ogni cosa che le giri intorno. Non volete perdere d'occhio qualcuno? Basta sussurrare il nome dell'individuo all'orecchino ed esso lo osserverà in ogni minimo secondo, un solo movimento sospetto e la pupilla comincerà a vibrare. Decisamente utile per chi non vuole perdere di vista nessuno.

- 1 Collana Orecchie di Elfo:
Acuisce il senso dell’ udito consentendo di cogliere tutti i discorsi effettuati da persone situate nell’ arco di non oltre 20 metri. Non è in grado di registrare le conversazioni ed essendo costituita da orecchie è sensibile all’ incanto Muffliato.

- Cintura da Samurai:
Molto leggera. Permette di stringere a sufficienza ma, con la sua magia, riesce dare un senso di freschezza e libertà al mago nei movimenti.

- Copricapo Egiziano:
Questo copricapo protegge nel vero senso della parola dall’ombra e dalle escoriazioni, e ha l’utilità di favorire la concentrazione a chi lo indossa.

- Drago d'Artificio: Sacchetta medievale
Produce un Drago di fuochi d'artificio che si muove nel cielo per 15 minuti, per poi scomparire in un fenomenale soffio di fuoco. Spaventa e stordisce creature di piccola-media taglia, magiche e non, per 1 turno.

- Polvere Buiopesto Peruviana: Sacchetta medievale
Polvere finissima e nera come la pece, proveniente dal Perù, è in grado di creare un buio intenso e impenetrabile per la durata di 5 minuti. Ottima in caso di pericolo per una fuga immediata.
Ogni scatola contiene polvere sufficiente per un solo utilizzo.

- Caramella d’Illusione: Sacchetta medievale
Chi la ingerisce si “sdoppia” rendendo difficoltoso per l'avversario riconoscere quello vero!

- 1 Fiala di Pozione al Dittamo Sacchetta medievale

- 1 Fiala di Pozione Tiepidario Sacchetta medievale

- Sacchetta Medievale: Fianco destro
Comoda sacca in cuoio e pelle conciata, presenta robuste cuciture e due piccole cinghie sul davanti che assicurano la chiusura. Agganciabile alla cinta tramite due passanti posti sul retro.
All'interno è stato praticato un Incantesimo Estensivo Irriconoscibile.
Copia: Possibilità di contenere 5 oggetti di medie dimensioni

- Avversaspecchio da Tasca: Tasca sinistra
Prototipi di primi Avversaspecchi, nacquero a Londra nel periodo in cui Jack Lo Squartatore seminava il terrore. Piccino e compatto, sta in una mano: in ottone laccato o intarsiato, per uomini e donne, lo specchio rifletterà delle ombre che si faranno sempre più distinte man a mano che eventuali pericoli e/o nemici si avvicinano al proprietario dello specchio.
Disponibile in: oro/nero, nero con decorazione floreale. Incisione su richiesta.

- Anello del coraggio: pollice sinistro
Evocando la sua forza contro un unico nemico ben preciso, sarete molto avvantaggiati nello scontro contro di lui per un po' (durata da 2 a 5 azioni, attacco e difesa raddoppiati nei confronti di un unico avversario)

- Anello del Potere: dito medio sinistro
Blocca in quest l'avversario per due turni.

- Mantello di Disillusione:
Realizzato con pelliccia di camaleonte , il Mantello di Disillusione rende una buona , anzi ottima mimetizzazione, se il tuo corpo è ben avvolto in questo tessuto esso sembrerà donarti l'invisibilità.

- Zaino con 2 litri di acqua e delle barrette energetiche
 
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