Un incontro programmato con sorpresa annessa, Privata

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view post Posted on 30/4/2018, 14:37
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15 Yemen Road, Yemen

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Tranquilla, non ti preoccupare…
Ma ormai se n’era andata, si era staccata da lei e si era smaterializzata. Teneva lo sguardo fermo aldilà della porta del locale, nel punto in cui la ragazza era appena scomparsa. Le sembrava di vedere ancora i contorni di quella figura che fino a pochi secondi prima era stretta al suo corpo, come se avesse lasciato attorno a sé un alone brillante che ne ritracciava la forma.
Se ne stava lì imbambolata, tutti quei pensieri e quelle emozioni le avevano creato un blackout da cui faceva fatica ad uscire.
Si girò verso il bancone, sperando che nessuno tra i presenti avesse preso in considerazione quello che era appena successo, ma in realtà in quel momento le importava poco di cosa stessero o non stessero pensando gli altri.
Si avviò al di fuori del locale e si smaterializzò al parco di Holland Park: quello era uno dei pochi luoghi che le permetteva di riflettere in pace, di calmarsi e provare a dare un senso a quel pomeriggio assurdo.
Camminò verso il centro del parco, il quale accoglieva al suo interno un giardino più piccolo chiamato Kyoto Gardens, una perfetta replica dei giardini giapponesi con tanto di piante asiatiche e ciliegi in fiore. Si sedette su una panchina guardando la fontana al centro del lago e i turisti presi a farsi selfie con i pavoni che beccavano la macchia d’erba che incorniciava lo specchio d’acqua.
Amava quel luogo perché colmo di animali - in pochi metri si distribuivano scoiattoli, piccioni, corvi, oche, pavoni e gallinelle d’acqua. Uno scoiattolo le sì avvicinò annusandole gli anfibi e guardandola come se implorasse cibo, al che Drinky tirò fuori da una tasca un pacchetto di cracker. Non appena lo scoiattolo sentì il rumore della plastica che si spezzava, salì sul ginocchio della rossa e si mise in attesa di ricevere il tanto agognato bocconcino.
Gliene porse un pezzetto e il roditore ci tuffò la faccia, rimanendo fermo sulla gamba della ragazza.

Ti invidio in questo momento, sai? Non hai idea di cosa mi sia successo. Lo scoiattolo la stava fissando, quasi che capisse le parole che uscivano dalla sua bocca.
Drinky gli sorrise e piano, con la mano, gli si avvicinò per sfiorargli la testina. Lo scoiattolo sembrò apprezzare perché rimase lì fermo a finire il suo cracker.
Adorava stare a contatto con gli animali, vedere come si comportavano, rapportarsi con loro…le faceva quasi da sedativo naturale e in quel momento ne aveva estremo bisogno.
Cercò di ripercorre mentalmente tutto quello che era appena successo, ma non riusciva a cancellare dalla sua pelle la sensazione del corpo di Lia stretto contro il suo; era come se fossero ancora attaccate, ancora incollate l’una all’altra in quello che era stato l’abbraccio più strano ed emozionante della sua vita. Le gambe avevano iniziato a tremarle e non accennavano a placarsi mentre il cuore era ancora tachicardico nonostante fosse nel posto più pacifico che conoscesse.
Tirò fuori lo smartphone e freneticamente scorse la rubrica fino alla lettera “D”, cliccando subito sul nome del coinquilino non appena comparve sullo schermo.
Dava la segreteria.
Velocemente compose un sms con scritto:
“Ho bisogno di te, non so cos’ho. Chiamami quando sei a casa" E premette invio. Guardò l’ora, probabilmente Declan in quel momento era a lavoro e non poteva materializzarsi nel negozio in cui faceva il commesso; in più trovare un posto che non fosse pieno zeppo di gente a Oxford Street era pressoché impossibile, specialmente di sabato pomeriggio.
Tornò a concentrarsi sui buffi occhietti neri dello scoiattolo che nel frattempo aveva finito di mangiare ed era impegnato a lavarsi il muso leccandosi le zampette e, dopo averle portate dietro le orecchie, spingendole avanti verso il naso.

Il volto di Lia non accennava ad andarsene dalla sua testa e in quel momento si sentiva nuovamente la ragazzina spaventata, la ragazzina che non riusciva a stare con le emozioni, non sapeva gestirle e voleva solo nascondersi.
Era come avesse bevuto un Filtro d’Amore sapientemente mescolato al Distillato della Morte Vivente perché si sentiva fin troppo viva ma allo stesso tempo morta, inerme. Cosa aveva fatto quella meravigliosa creatura alla sua mente? Cosa?

*Già, è solo colpa mia se è esplosa e se n’è andata. Dovrei imparare a dosare le parole ma no, figurati se sono in grado! E perché avevo quel bisogno di abbracciarla? Per quale motivo?*

Canon Row.

Nella mente le si era accesa una lampadina. Canon Row, ecco dove Lia viveva. Doveva andare lì, chiederle scusa e dirle che se voleva non l’avrebbe più cercata. Ma Drinky non voleva smettere di cercarla, non voleva smettere di vederla. Il solo pensiero le faceva male, male fisico. Eppure com’era possibile? Si era innamorata di una ragazza con cui aveva parlato solo per un po’? No, no. L’amore non funziona così. Le cotte funzionano così! Ma l’amore si costruisce con il tempo, con la conoscenza, con la quotidianità. Puoi dire di amare solo quando hai visto il peggio dell’altro e non ti interessa, non ti importa perché amerai anche i lati più oscuri. E allora cos’era quel marasma emotivo che aveva dentro?

Prese un altro pezzetto di cracker e lo lanciò distante, in modo che lo scoiattolo lo seguisse permettendole di alzarsi senza disturbarlo. Camminò pochi metri, andando a nascondersi dietro una quercia e, accertatasi che non ci fossero babbani nei paraggi, si smaterializzò.

Arrivò all’inizio di Canon Row e per strada non c’era nessuno, ma sentiva il rumore di migliaia di persone che passavano davanti al Big Ben, come sentiva il rumore del Tamigi che quel giorno era, stranamente, agitato. Cominciò a camminare verso l’altro lato della strada, quello che dava proprio verso il fiume, alzando gli occhi al cielo e guardando i palazzi che la soverchiavano.


*Ok, non sai il civico ma lei ha detto che dal suo balcone si poteva comodamente vedere il London Eye. Ora se il London Eye è lì...*
E con gli occhi guardò davanti a sé; più si avvicinava più la ruota panoramica si scopriva dai palazzi che a causa della prospettiva la nascondevano.
*Il suo appartamento dev’essere qui!*
Si girò e osservo quello che si trovava davanti. Erano più palazzi, tutti con almeno un balcone che dava su quel celebre simbolo londinese.
*Perfetto direi.*
Stava di nuovo imbambolata davanti a quegli edifici che la facevano sentire più bassa di quanto già non fosse. Cercava un segno, un qualcosa che le facesse capire dove potesse trovare Lia. Avrebbe potuto lanciare qualche incantesimo per farsi notare, ma c’erano troppi babbani lì intorno e ancora non era convinta che rivedere subito la ragazza sarebbe stata la scelta giusta. Però le mancava già. Voleva avere la possibilità di chiederle scusa, la possibilità di parlarle di nuovo ma aveva paura che Lia lo vivesse come una violazione. Se se n’era andata probabilmente era perché non voleva stare con Drinky in quel momento.
*Ma cosa stai facendo? E’ chiaro che tu per oggi abbia già fatto abbastanza. Non disturbarla e vai a casa…*
Sospirò profondamente lanciando un’ultima occhiata a tutti i balconi che vedeva sopra la sua testa, sperando di captare qualcosa. Girò i tacchi e dopo pochi metri si smaterializzò nel suo appartamento, che mai come in quel momento le era sembrato così vuoto. Avrebbe voluto avere Lia lì con sé, avrebbe voluto solo abbracciarla in silenzio e fermarsi, cercando di dare un nome a quello che aveva dentro e capire cosa fosse successo quel pomeriggio.
Si sentiva indifesa, inutile, ma allo stesso tempo quel contatto con la bionda le aveva risvegliato una parte del suo essere che pensava non esistesse nemmeno. Voleva stare con lei il più tempo possibile...ma Lia pensava lo stesso? Probabilmente no.
Mentre stava al centro della sala, intenta a sfilarsi il cappotto, sentì una chiave che girava dentro la porta d’ingresso.
Una chioma scomposta di capelli bruni faceva capolino dall'esterno e due occhi verdi e preoccupati la fissavano.

Ehi volpina, che succede? Ho letto il tuo messaggio appena finito il turno e sono venuto diretto a casa. Tutto ok?

Mi abbracci? Domandò Drinky a quel ragazzo che per lei era ormai un fratello.

 
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