Una bambina dai lunghi capelli neri e un vestitino azzurro camminava in quello che le sembrava una piccola spiaggia mentre il sole tramontava in un cielo dai colori pastelli.
Era così strano il paesaggio perché non aveva rumori - ne il suono delle onde, ne il verso dei gabbiani, perfettamente immobile - era come un bel dipinto ad acquarello.
La bambina era confusa su dove si trovasse, non riconosceva quel posto e non capiva quell'innaturale silenzio.
Non sapeva neanche la strada per tornare a casa e così, tutta sola, si sentiva persa e intimorita... Almeno finché un bagliore, proveniente dall’acqua, non attirò la sua attenzione.
Lentamente si avvicinò, non era fredda come temeva considerato fosse il tramonto, ma piacevolmente tiepida.
Allungò la manina e la immerse sotto il pelo dell’acqua, recuperando quella che credeva fosse una conchiglia, ma che invece si rivelò qualcosa di indefinito: sospesa sopra il palmo della sua mano, c'era come una stella in miniatura, luminosa e calda come un piccolo sole. La sua bianca luce illuminava lei e ciò che incontrava nel raggio di circa un metro, sembrava quasi pulsare di pura energia.
Il viso della fanciullina si rilassò, non più spaventato dalla solitudine, un sorriso fece capolino mentre ammirava quella piccola meravigliosa magia.
Di colpo uno strano movimento attirò la sua attenzione.
Si girò in quella direzione e notò poco distante una grotta. Sambrava poco profonda e bassa, ma abbastanza grande per una bambina della sua età.
Curiosa decise di dare un'occhiata da vicino, infondo non aveva più paura perché c’era la sua lucina ad illuminare le ombre e a scaldarla.
Quando fu abbastanza prossima da poter rischiarare l’interno della grotta, restò stupita nel vedere un’altra bambina, rannicchiata nel punto più profondo, tremante e spaventata.
<< Ciao, chi sei? – si avvicinò titubante, ma subito riconobbe i lunghi capelli bianchi –
Ehi, ma sei la bambina dell’altra volta!
Che fine avevi fatto? Sei sparita di colpo…
Aveva spaventato anche te quel cervo morto? A me tanto…>>L’altra bambina, al sentire una voce conosciuta, si girò e finalmente smise di piangere e tremare.
Sorrise timidamente, ma i suoi occhi si fermarono ad ammirare ammirare la stella tra le sue mani, dallo sguardo sembrava quasi bramarla.
<< Mi hai trovata, sei tornata! Perché?
Io non devo starti vicina... non sarei dovuta restare con te…
Ti chiedo scusa…>><< Scusa per cosa? Perché non dovresti restare con me? Siamo amiche!>>Allora la bambina, vestita con un abitino strappato e sporco color violetto, abbassò lo sguardo sconsolato, si girò di nuovo nella posizione in cui l’aveva trovata e sembrò afferrare da terra qualcosa, che fino a quel momento la bambina mora non aveva notato, per poi mostrargliela…
Era simile alla stella trovata alla spiaggia, ma era al tempo stesso diversa: non illuminava, era nera come un piccolo buco nero, non palpitava come l’altra, e avvicinando la mano la percepì fredda.
<< Vedi? Io sono diversa da te! - la voce triste e sconsolata, quasi prossima al pianto -
Io sono fredda e non respiro, non vivo e il mio cuore non batte più…
Siamo troppo diverse, non possiamo stare insieme.
La profezia dice che io sono quella cattiva, che poterò morte e distruzione… Ma io non voglio farti del male, non potrei mai fartene!>>Gli occhi erano umidi e alle proprie parole strisciò lungo il muro della grotta, più lontano possibile dalla bambina che imprudente voleva esser sua amica. Quest’ultima restò un attimo confusa da quelle strane parole, mordicchiava il labbro inferiore incerta. Ma poi si fece decisa e avvicinandosi di nuovo all'altra bambina, con gentilezza le allungò la mano affinchè gliela afferrasse.
<< Non dire queste cose, se ci siamo conosciute è perché era destino diventassimo amiche.
Vieni con me a vedere che quel tramonto sul mare!>>Non aspettò che fosse l’altra a decidere se accettare o rifiutarsi, si abbassò e l'afferrò per il braccio, trascinandosela fuori da quella cupa e buia grotta.
Alla luce del sole morente, la piccola dai capelli bianchi scattò dietro la schiena dell’altra, temendo che potesse succederle qualcosa se quei raggi luminosi l’avessero toccata… eppure con sua sorpresa non le fecero niente, anzi erano caldi e confortevoli.
<< Guarda! Il mare si muove di nuovo!
Ahhh che bello il suono delle onde…>>La moretta si sedette sulla sabbia e osservò il mare esser tornato vivo e dei suoi colori più intensi, un cielo sempre più blu con un sole rosso sempre più piccolo.
La bambina si era seduta a sua volta e ammirava quel meraviglioso spettacolo, per poi girarsi e le parole le uscirono spontanee e sincere...
<< E’ bellissimo… Te sei bellissima.>>Quell'affermazione fece comparire un leggermente rossore sulle guance dell'amichetta, la quale sorridendo le rispose:
<< Siamo uguali, tranne per i capelli e gli occhi, significa che anche te sei bellissima!>>L’altra rise, a sua volta imbarazzata, grata e felice per quelle parole e quella somiglianza che aveva anch’essa notato ma che non aveva avuto il coraggio di dire ad alta voce.
Come un riflesso incondizionato, entrambe allungarono la mano con le rispettive stelle come per avvicinarle.
<< Se restano separate, saranno sì diverse, ma basta avvicinarle e si completano a vicenda.>>Il calore e la luce della stella sulla mano della bambina in azzurro sembrava venir assorbita da quella nera, quest'ultima iniziò piano piano a irradiare una timida luce. Non era niente in confronto al piccole sole in miniatura, adesso meno luminoso e caldo, ma almeno adesso la stella dell’altra bambina non era più solo nera, aveva un bel alone luminoso intorno e non era più gelata come prima, anzi era quasi tiepida, e ogni tanto sembrava battere, anche se per un breve momento e con lunghi intervalli.
Le due bambine risero per quello strano evento e rimasero sedute vicine a guardare il sole che calava e la notte scendere su di loro.
<< Entrambe esistono e sono importanti, l’una completa l’altra, non possono esistere senza l’altra.
Entrambe esistiamo e non possiamo vivere l'una senza l'altra...
Io non voglio vivere senza di te.>>Stesa sul mio letto nella casa in Irlanda, osservo il cielo stellato che dipinsi sul soffitto di camera mia insieme a mio padre quando ero ancora piccola.
Una stella tra tutte era più luminosa e bianca delle altre, mentre un’altra era più opaca e scura.
Le avevo dipinte dopo uno strano sogno... Ricordo poco perché ormai è passato tanto tempo, ma sono sicura che centrassero delle stelle e una bambina uguale a me.
Non facevo che pensare a quello che era successo alla prima sfida del Torneo dei Duellanti.
Ricordo di essermi presentata carica e piena di energie, la voglia di mettermi alla prova, ma soprattutto di divertirmi con una sana e masochista sfida a colpi di bacchette.
Eppure qualcosa, poco dopo l’inizio del combattimento, era di colpo cambiato… e
Più ci penso più mi sento confusa, quasi spaventata.
Non so se è stato per la delusione di vedere i miei incanti “saltare” uno dopo l’altro, dopo che mi ero tanto impegnata per seguire una strategia che alla fine non stava andando i risultati sperati... Ma quando riuscii finalmente nell’intento di lanciare quel Proiècto per spostarmi rapida dalla traiettoria di un possibile attacco della mia sfidante, il vederla invece immobile, minimamente preoccupata da me, che non aveva neanche provato ad attaccarmi, mi fece decisamente incazzare!
Si stava divertendo? Godeva della scenetta dell’adulta che, completamente a caso e senza motivo, si spostava da un lato all’altro della pedana, rischiando addirittura di cadere, nel tentativo di prevedere una sua mossa?
Qualcosa è scattato dentro di me.
Una rabbia, un odio mai provato, è esploso nel mio petto, a seguito della frustrazione di un altro incantesimo inutile, la vergogna per la figura patetica appena fatta, per di più davanti ad un pubblico tra cui sapevo trovarsi per certo mio fratello.
Non saprei dire con esattezza cos'è accaduto realmente, ricordo solo di aver staccato ogni freno inibitore. Ogni pensiero che mi trattenesse dall’usare QUALSIASI incantesimo per arrivare alla vittoria, lo annullai.
Nel momento in cui presi quella decisione inconscia, una voce mi ha parlato, non all’orecchio, ma unicamente nella mia testa. Quella voce che ormai ben conosco e che ultimamente più volte si è fatta “viva”, specialmente nei momenti più critici.
<< Lascia fare a me – e di colpo ero dentro la mia testa, guardavo stupita la mia stessa immagine, come riflessa in uno specchio, ma con lunghi capelli bianchi invece dei miei soliti neri naturali -
Lascia che sia IO a duellare.>>Mi è bastata l’espressione di pura e seria determinazione per decidere.
Non sapevo cos’aveva in mente, forse non lo volevo neanche sapere, il mio unico desiderio era aver il coraggio di fare certe scelte... Scelte che avrebbero implicato ferire più e più volte quella ragazzina spocchiosa. Farla soffrire di colpo mi deliziava, una voglia egoistica di prevalere su di lei e farla soccombere.
E così l’ho fatto, l’ho lasciata LIBERA.
Non erano state necessarie parole, solo un mio semplice gesto della testa e un sorriso minaccioso è comparso sul bel volto dell’altra, mentre lentamente spariva e mi lasciava sola.
Quel miscuglio di emozioni negative mi hanno spinta ad acconsentire alla sua richiesta senza ragionarci, quella voce così suadente e incoraggiante mi aveva convinta, quella “mia gemella” che più volte si è presentata nel momento del bisogno e di cui piano piano mi sto iniziando a fidare.
Faccio bene? Non lo so...
Non so niente, solo che ho tanta confusione nella testa!
In quel momento ho avuto la sensazione che fosse “sbagliato” lasciare a lei il controllo del mio corpo, avevo percepito il suo odio verso quella studentessa, avevo intuito cosa le volesse fare e quanto poco si sarebbe trattenuta dal raggiungere il suo obiettivo… ma non mi è minimamente importato.
Per la prima volta i sentimenti miei e di Muìryn erano perfettamente allineati, volevamo la stessa cosa e questo mi bastava per accettare.
È stato come fermarsi e mettere il pilota automatico, lasciare che fosse qualcun’altro a prendere le decisioni.
Guardavo da spettatrice il duello, ma con la differenza che ero io stessa ad eseguire gli incanti, solo che non li avevo scelti io.
Era la mia mano a compiere i movimenti necessari ed era la mia voce a pronunciare le formule… anzi no, quella non era l’esatta mia voce, era più sensuale e profonda, più minacciosa e pericolosa.
Ho provato in prima persona tutto il dolore dei contrattacchi e le conseguenze delle “mie” scelte.
Per fortuna la sala della congrega non era troppo illuminata, così il colore dei miei occhi dovrebbe esser rimasto celato fino alla fine, o almeno così spero.
Nessuno dovrebbe aver notato l’azzurro cielo dei miei occhi, diventare di colpo di una strana tonalità grigia, nessuno dovrebbe aver colto i bagliori violacei, un meraviglioso ametista, tanto bello quanto letale.
Ultimamente mi sta succedendo spesso.
Non mi guardo mai troppo allo specchio perché poi mi capita di vedere quei riflessi violetti e mi sembra di vedere il mio viso sorridere da solo, come una specie di saluto.
Scommetto che se qualcuno si fosse avvicinato abbastanza a me, prima della fine del duello, avrebbe subito capito che qualcosa non andava... come che quello sguardo assassino di chi si sta divertendo a martoriale il proprio avversario non fosse già un campanello d’allarme.
Come veleno che lentamente mi infetta il sangue, ho sentito l’odio e la rabbia scorrere lenti e glaciali per tutto il mio corpo, un freddo improvviso mi avvolgeva, brividi mi attraversavano e mi scuotevano le membra, finché la nera pece non arrivò al cuore, a quel punto smisi finalmente di provare emozioni.
Niente più rimorso per i pensieri violenti fatti contro di lei, niente paura del giudizio altrui per la scelta dei miei incantesimi, niente timore di farle troppo male.
Eppure i miei sensi funzionavano ancora tutti: gli occhi vedevano ogni cosa, le orecchie captavano ogni suono del duello e l’odore della paura e preoccupazione dei presenti.
Sulla mia pelle ho sentito il dolore di ogni colpo e caduta, ogni taglio, ogni livido percepito in prima persona. Eppure era stranamente molto più sopportabile, come che fosse un sacrificio necessario e che ero disposta a fare per raggiungere il mio scopo.
Oserei confessare che era quasi “divertente” indovinare quale parte del corpo mi avrebbe fatto più male…
Sapevo cos’avrebbe scelto Muìryn prima ancora che lanciasse l’attacco, potevo leggerle nella mente, ogni più intimo pensiero.
Puntava a ferirla, a stancarla e demoralizzarla infierendo sempre di più su di lei, senza lasciarle il minimo respiro, neanche un piccolo rimorso per quella violenza gratuita.
Eppure non ho fatto NIENTE per fermarla.
Sentivo il suo piacere nell’infliggerle tutta quella sofferenza, la curiosità su quanti danni avrebbe fatto il suo prossimo attacco, il divertimento nel vedere la pedana esplodere con la ragazza ancora stesa sopra.
Desiderava vederla sanguinare, voleva rompere quella giovane bellezza ancora acerba, ma prossima a fiorire, ma non per invidia o altro, solo per il piacere di sottometterla e mostrare di non esser la strega patetica che mi aveva fatto passare poco prima.
Eppure non riuscivo a non provare un po’ di quel piacere malato.
Perché non riuscivo a fermare quei suoi gesti violenti?
Perché non riuscivo a distaccare la mia volontà dalla sua?
Pensieri e sentimenti tanto diversi, addirittura opposti, di colpo erano divenuti i miei.
Una parte di me voleva fermarla e riprendere il controllo del mio corpo, riportare la mia anima e mente al loro posto, dov’erano sempre state in 25 anni, riavere la solita Mìreen e dire “Ok, sono rìtornata, non abbiate paura”
Ma alla fine aveva prevalso l’altra parte, quella che voleva esser diversa, quella che voleva fregarsene di tutti quei principi morali e scelte comportamentali che mi sono da sempre imposta, in parte perché insegnatami in parte da me decise.
Quella libertà senza regole, senza pregiudizi, senza le pretese di dover seguire un copione che mi ero scritta da sola erano inebrianti, una tentazione seducente.
Ad un certo punto mi sono addirittura chiesta “Cosa succederebbe se sparisse Mìreen e restasse Muìryn?”
Come guardare un film tanto realistico da sentirti il protagonista, ma senza il timore di dover fare le giuste scelte, tanto le conseguenze non sarebbero state le mie.
Guardare Muìryn fare ciò che io non volevo fare, che non avevo il coraggio di fare perché “troppo buona” era una sensazione unica… e pericolosa.
E se non fossi riuscita a tornare indietro, a riprendermi il controllo del mio corpo? Potevo perdermi?
E se Muìryn non avesse più voluto restituirmelo?
Sembrava così divertita ed eccitata durante il duello, cosa l’aveva portata a ridarmi “il comando”?
<< Io non voglio essere Te. Non voglio avere il tuo corpo.
Io avevo un corpo, l’ho avuto per un fin troppo breve lasso di tempo, e anche se non c’è più, ho la fortuna di poter VIVERE, restando per sempre con te.
Se non avere un mio corpo è il prezzo da pagare per poter vivere anch’io una sorta di VITA, sono disposta a pagarlo.
Perché alla fine noi due siamo una sola cosa, le facce della stessa medaglia, tanto diverse, ai lati opposti, ma legate insieme per sempre.>>Quelle parole, sussurrate a fine duello, mentre mi allontanavo dolorante dall’arena, mi hanno lasciata con così tanti interrogativi che ancora mi viene il mal di testa se provo a darci un senso.
Chi è Muyrìn?
Ha un carattere e comportamento completamente differente dal mio, a volte siamo agli estremi, a volte addirittura mi spaventa e preoccupa.
Non distingue giusto e sbagliato, oppure non le interessa scegliere da quale parte stare?
Tiene semplicemente a me o è pura ossessione?
Così protettiva da prendere il sopravvento in certe situazioni come per il duello o quando ero completamente bloccata dal fuoco esploso al Villaggio di Hogsmeade quando c’è stato quell’orribile attentato profetizzato da Oliver.
Ogni volta che mi parla in sogno o in momenti così critici è sempre enigmatica, non riesco mai a capire a pieno le sue parole, come che conosce tante cose in più di me ma per un qualche momento non me le vuole dire.
Sto impazzendo.
Come ho scritto tempo fa sul mio diario temo che sto diventando matta come alcune mie antenate.
E ne è la prova il fatto che sto veramente ipotizzando di avere… cosa?
Un altro “Io interiore”? Soffro di personalità multipla? Tra poco cosa succederà?
Comparirà il mio lato malvagio, sempre che non sia Muìryn e mi unirò al Signore Oscuro?
NO. Questo non succederà MAI.
Persino “lei” ha avuto ribrezzo e un conato di vomito al solo pensiero…
Ecco un’altra cosa su cui siamo perfettamente d’accordo.
E se lei fosse una manifestazione di desideri miei inconsci e proibiti che per una qualche disfunzione mentale sto concretizzando in una mia gemella-diversa?
Oh Dea Madre, sto delirando! Adesso parlo da psicomaga?
Tra poco inizierò a parlare con gli animali e con gli oggetti…
Chissà quante cose potrebbe raccontarmi il ritratto di famiglia appeso in salotto sul caminetto.
Per quanto io mi ostini a voler fingere che non ci sia, continuo a percepire una presenza costante intorno a me, dentro me, ma non capisco se è benigna o maligna… forse entrambe?
Ci saranno altri momenti in cui Muìryn avrà il controllo del mio corpo? Avrò ancora bisogno di lei per fare ciò di cui “non ne ho il coraggio” se così si può definire?
Riuscirò a mantenere la mia individualità, senza perdermi e affogare nella sua essenza?
E se dovesse esagerare?
La dovrò fermare.
Perché che lei sia reale o solo frutto della mia mente/personalità contorta, non potrà fare NIENTE che io segretamente, nel profondo già non desideri fare.
Forse è per questo che le ho lasciato il controllo, i suoi modi e pensieri spesso sono diversi dai miei: macabri, egoistici e violenti, forse esagerati, ma non farebbe mai quello che io non farei…
Forse perché, anche se tanto diverse, siamo lo stesso legate e non farebbe mai niente che possa ferirmi veramente, non so come faccio ad esserne così convinta, ma… lo sento, lo so.
Se è vero che entrambe esistiamo, non posso esistere senza di lei perché mi mancherebbe “quel lato oscuro” che tutti hanno e che va tenuto a freno se rischia di predominare.
Siamo entrambe importanti, l’una compensa l’altra…
E poi, più la conosco, più non riesco... non voglio vivere senza di lei.