§ Blúirí de Anam, an imeacht Ama §, ..:: quando Passato e Presente si Intrecciano ::..

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view post Posted on 31/8/2019, 21:33
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Scheda PG Contest AGOSTO 2019 _ Schadenfreude
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Bianco
Tutto era bianco.
Ogni cosa era coperta da uno spesso strato di neve.
Ogni colore era stato coperto da uno unico e monocromatico.
Ogni forma era stata distorta, nascosta da quella lenta nevicata, i cui fiacchi scendevano per posarsi delicati su ogni superficie, incuranti che fosse liscia o ruvida, verticale o orizzontale.
Una bambina, dai lunghi capelli neri, sedeva sopra una roccia, avvolta nel suo pesante giubbotto.
Osservava il lago ghiacciato, il lento cadere della neve, quello specchio perfetto che di solito era increspato dalle onde, invece ora era completamente piatto e immobile. Gli alberi ridotti a scheletri di legno marrone si allungavano cercando di arrivare al centro del lago, lo stesso facevano i sempreverdi, il cui verde era nascosto in parte dal bianco della neve.
Non pensava a niente, ammirava solo quel silenzioso paesaggio invernale.
I suoi genitori la credevano in camera a fare “il riposino”, ma era sgattaiolata fuori di nascosto ed era arrivata lì seguendo il sentiero che sua madre aveva segnato sui tronchi apposta per permetterle di arrivare al lago anche da sola, puchè fosse giorno e…bel tempo. Bè, infondo, anche quel tempo aveva di per sé qualcosa di bello e affascinante, era giusto un po’… No, decisamente faceva freddo, ma si era vestita con così tanti strati che, uniti al suo bel giubbottone imbottito, era più che protetta dalle intemperie e sul cappuccio a coprirle il volto, poteva restare ad ammirare la nevicata che ogni cosa imbiancava.
Aveva ancora gli occhi fissi verso l’altro lato del lago, quando la senti.
Era una risata. Una risata cristallina di bimba.
Si girò guardandosi alle spalle, ma non vide niente. Eppure era sicura di averla sentita…
Di nuovo le risate si fecero sentire, più forti di prima e questa volta avrebbe scommesso di aver sentito anche il suo nome.
Con attenzione si alzò. Attese che il tremore alle gambe, per l’esser stata seduta troppo tempo, si fermasse, poi con attenzione scese la roccia scivolosa.
Con l’orecchio teso, iniziò ad ascoltare quella risata leggera, seguendone il suono. I suoi piedi, il cui rumore di passi era attenuato dallo strato di neve sul suolo, si muovevano ignari di dove stesse andando.
Di colpo si fermò.
Su una collina, sovrastata da un grande albero che in Primavera doveva esser bellissimo, ma in quel momento, così spoglio, metteva parecchio inquietudine, vi era qualcuno, ma girato così di spalle non sapeva dire chi fosse.
Quando Mìreen si fece più vicina, la figura si girò verso di lei.
Lunghi capelli bianchi e lisci, gli occhi color ametista, pelle quasi bianca.
Assomigliava a lei, eppure non era lei. Sicuramente avevano la stessa età.
La bambina le sorrise e con un gesto della mano le fece segno di avvicinarsi.
Sembrava così affidabile, le sorrideva come si conoscessero da tanto… lentamente un ricordo le tornò alla testa.
Una figura nascosta dalla nebbia, aveva la sua corporatura, la sua fisionomia, la sua voce…


<< Io ti ho già vista. Sei la bambina nella foresta con cui ho chiacchierato finchè quell’animale morto non mi ha sbaventata? Sembri tanto lei…>>

<< Ti ricordi di me, ne sono tanto felice! >>

<< Ha spaventato anche te quel povero cerbiatto morto? Non ti ho più rivista…>>

<< Sì, mi aveva spaventata anche a me… La morte spaventa, di solito…vero?
Dai, avvicinati... Vieni a vedere!>>


Mìreen ubbidì, incuriosita dal suo tono di voce allegro, quasi divertito. Salì la collina con non poca fatica considerata la scivolosa neve e si fermò accanto alla bambina.
Guardò nella direzione dove le stava indicando, sulla bianca neve, vi erano delle piccole orme, minuscoli solchi regolari portavano verso la base della collina. Le seguì e il sorriso comparve anche sul suo volto quando colse un leggero movimento: un ermellino dal pelo completamente bianco zampettava cauto in mezzo alla neve. Col suo piccolo muso, annusava l’aria per poi decidere di fare un altro passo, poi un altro.
Sembrava volersi avvicinare al lato della foresta.
Piano piano si stava avvicinando, le due bambina guardavano divertite il piccolo animaletto attraversare la breve pianura che separava la collina dal bosco, restavano in silenzio per non spaventarlo, per continuare a spiarlo in quella sua ardua impresa, a volte rischiavano di perderlo di vista, mimetizzato com’era con la neve.
Ecco, era quasi arrivato, gli mancava pochissimo, stava per compiere il balzo finale… quello che lo avrebbe dovuto portare alla meta, ma che invece lo portò alla sua fine.
Nel momento in cui fece il salto per uscire dalla neve e superare il limitare della foresta, dove avrebbe potuto muoversi più veloce, un grosso lupo nero balzò di colpo fuori da una fitta siepe di arbusti e lo afferrò al volo.
La sua mascella possente si chiuse sul povero corpicino della bestiola. Non serviva esser vicini per sentire il suono delle ossa che si spezzavano, quel fragile corpo che finiva dilaniato dagli affilati denti del predatore.
Addirittura lo strattono con violenza, come per assicurarsi che fosse morto, alcune gocce di sangue caddero sulla neve, sporcandola di rosso.
Le due piccole guardarono la scena sconvolte, inorridite, le lacrime che minacciavano di scendere per la fine che quella innocente creatura aveva fatto, ad un passo dal raggiungere il proprio obiettivo, forse la salvezza stessa.
Un << No!>> urlato era sfuggito alla loro bocca. Ora il lupo guardava le due intruse, minaccioso e arrabbiato per esser stato disturbato.
Più il lupo digrignava i denti e stringeva la sua preda, sfidandole a portargliela via, più Mìreen sentì crescere nel proprio petto la rabbia, quel piccolo animale era stato ucciso senza aver fatto niente di male, da uno più grosso e cattivo, aveva tentato quella pericolosa strada dalla collina alla foresta e ad un passo dall’avercela fatta, era stato crudelmente ucciso.
Sentimenti simili si leggevano sul volto della bambina dai capelli bianchi, la quale di colpo si chinò e raccolse un mucchietto di neve, quella che la sua mano riusciva a stringere, la compattò un poco e la diede all'altra.


<< Tieni, prendila.>>

Mìreen accettò quella specie di pallina un po’ dubbiosa… Cosa doveva farsene? Tirarla al lupo? Ma così non l’avrebbe fatto arrabbiare di più, provocarlo non l’avrebbe spinto ad attaccarle?

<< Prova a stringerla.>>

Sempre più confusa fece come le diceva e strinse la palla di neve.
Qualcosa di inaspettato successe.
La neve non era fredda come se l’aspettava, era calda, morbida e sembrava… muoversi?
Nel momento in cui la mano si era stretta intorno al mucchio di neve, il lupo aveva spalancato non solo gli occhi, ma la bocca, facendo cadere a terra il corpo morto dell’ermellino. Nel punto dove il corpicino toccò la neve, si allargò una macchia di sangue, che imbrattò il bianco candido della neve, e del morbido pelo del povero animale.
Quella vista diede ancora più forza a Mìreen, non sapeva perché e come fosse possibile, ma più stringeva la palla di neve creata dalla bambina dai capelli bianchi, più il lupo assassino soffriva.
La strinse di nuovo.
Il lupo guaì, gli occhi ancora minacciosi mentre faceva alcuni passi nella loro direzione.
Strinse ancora.
Il lupo inciampò, il fiato meno regolare di prima, ma non si diede per vinto e continuò ad avanzare.
Mìreen era sempre più arrabbiata, lo voleva veder soffrire, voleva che pagasse per aver spezzato la vita di quella bestiola innocente.
Continuò a stringere.
Più stringeva, più il lupo rallentava. Più stringeva, più quel muso insanguinato dai denti affilati, gli occhi fissi su di lei iniettanti di odio, si abbassava.
Lo sguardo pericoloso si trasformava sempre di più in dolore.
Mìreen ne era felice, stava battendo il lupo cattivo, la causa di numerosi incubi nei bambini della sua età, stava vendicando il povero ermellino ucciso ingiustamente.
Mano a mano che crescevano il piacere e la soddisfazione della ragazzina nel vedere il lupo perdere e soccombere sotto il suo “potere”, davanti a lei si formava una nuova macchia ai suoi piedi.
La bianca purezza della neve, si sporcava col rosso del sangue.
Colava dal mucchio di neve stretto nella sua mano per poi cadere sulla neve, il cuore della bestia famelica era stretto nella mano della bambina, alla sua completa mercè, ogni volta che stringeva, il cuore sanguinava e il lupo perdeva.


<< Brava brava! Lo sta battendo! Stai vincendo contro il lupo cattivo e vendicando la vita di quel povero ermellino!>>

Quella sensazione di vittoria la inebriava, l’accoglieva con sguardo fisso su ciò che stava ottenendo.
Non ne aveva più paura, voleva vedere il feroce animale a terra come ora era la sua preda, il sorriso sadico della bambina dai capelli bianchi sembrava quasi contagiare quella dai capelli neri.
Ora il lupo non ringhiava più, ora guaiva in preda al dolore causato dalla stretta ferrea di Mìreen, come che lo stesse soffocando, il respiro gli era sempre più difficile, ora non la guardava più con rabbia mista a sfida, ma con occhi supplichevoli, aveva capito che stava per morire e cercava la sua pietà.


<< Te non hai avuto pietà per quella povera creatura! L’hai uccisa! A sangue freddo, senza il minimo dubbio!
“Occhio per occhio, dente per dente”>>


Stava per stare l’ultima stretta, quella decisiva, quella che avrebbe messo fine alla vita della bestia.
Era ora che facesse la stessa fine che aveva fatto fare alla creaturina, che pagasse con la propria vita, forse il lupo lesse nel volto della sua carnefice l’intento perché, con le ultime forze, lanciò un ululato carico di angoscia e dolore… ma anche qualcosa di “dolce” sul finale, come che ci fosse “Amore” in quell’ultimo lamento.
Le due bambine si bloccarono, chiaramente confuse da quel suo gesto inaspettato.
Il tempo di quell’incertezza bastò, dal silenzio si percepirono degli strani bassi rumori, provenienti dal bosco.
Neve e ramoscelli pestati più volte e sempre più vicini…
Che avesse richiamato il suo branco?
Voleva che i suoi compagni lupi vendicassero la morte uccidendo le due bambine?
L’altra bambina affianco a lei si stava agitando, forse intimorita dagli stessi pensieri.
Cosa doveva fare? Dare la stretta finale poi scappare?
Ma ciò che vide sbucare dal cespuglio dove vi era prima nascosto il predatore, le fece abbandonare completamente il suo intento.
Tre piccoli cuccioli comparvero all’improvviso e si fiondarono dal lupo immobile a terra.
Lo strusciarono, lo annusarono e cercarono di muoverlo per richiamare la sua attenzione, ma la madre era ancora nella presa della bambina, riuscì solo a muovere la testa verso di loro.
Il senso di colpa di Mìreen esplose nel petto, un dolore fisico della vergogna e rimorso per quello che aveva fatto.
Quello che per lei era stato finora un lupo “cattivo”, era una lupa a caccia di cibo per i propri cuccioli.
Liberò la presa e lasciò cadere sulla neve rossa il mucchietto sanguinolento che aveva in mano.
Come d’incanto il respiro dell’animale si fece più visibile, iniziò con attenzione a muoversi, prima sollevò la testa e diede qualche carezza ai suoi piccoli per rassicurarli, poi con zampe tremanti si rimise in piedi.
Incerta e ancora tremante, la lupa lentamente tornò verso il bosco. Quando fu abbastanza vicino al corpo dell’ermellino, prima di afferrarlo con la bocca si girò verso le bambine, come per chieder loro il permesso, le vide immobili, incapaci di proferir parola, a parte un debole << Scusa>> uscito dalle labbra tremanti di quella coi capelli neri.
Prese il suo scarso bottino, una preda che non avrebbe appagato la fame dei suoi piccoli, sarebbe stato forse un assaggio, sicuro la madre non avrebbe mangiato pur di lasciare tutto a loro; sempre con attenzione e passo ancora un poco instabile, la lupa si inoltrò nella foresta seguita dai lupacchiotti.
Le bambine restarono per un tempo indefinito ferme a guardare il punto dove le creature erano scomparse, poco distante dalla macchia rossa.
A parlare fu la bambina dai capelli bianchi, una voce triste e imbarazzata, incerta su cosa dire:


<< Mi dispiace… Non voleva spingerti a vendicarti su una lupa a caccia per i suoi piccoli! Non lo sapevo…>>

<< Ho torturato un animale che non stava facendo niente di male… Ha provato tutto quel dolore per quale colpa? Perché aver cercato di procurare qualcosa da mangiare ai suoi piccoli?>>

<< Mìreen… Io non lo sapevo… Ha ucciso quell’ermellino tanto carino, e non c’ho visto più dalla rabbia e vendetta…>>

<< Ma non dovevamo farlo! Mi hai fatto fare una cosa orribile!>>

Mìreen fece alcuni passi lontano dall’altra bambina.
Lei provò a seguirla, rapida si allungò verso di lei e le afferrò il braccio.
La sua mano era gelida, nessun calore si percepiva in quel corpo… era fredda come la morte stessa.
Quella sensazione di gelo spaventò la ragazzina, che con un gesto brusco si liberò dalla presa.


<< Non voglio mai più vederti! Sei cattiva e crudele, e mi fai fare cose brutte! Intorno a c’è sempre morte!>>

La bambina incassò il colpo fingendo indifferenza, ma gli occhi le divennero lucidi e un leggero tremore del labbro le impedì di rispondere prima che l’altra scappasse via piangendo.
Scesa dalla collina si girò per vedere se la stava seguendo, ma non vi trovò nessuno.
Era sparita, scomparsa nel nulla.
Quasi spaventata, Mìreen corse nel bosco per tornare al suo amato lago, da cui poi avrebbe ritrovato la strada per casa.
Lacrime le rigavano il viso, un peso sul cuore per quello che aveva fatto le rendeva il respiro difficile.
Con la vista appannata, non vide il mucchietto di neve che nascondeva sotto una radice sollevata, inciampò e rovinò a terra.
Restò stesa sulla neve a piangere, finchè una voce non la sentì chiamare…


<< Mìreen… Ehi Mìreen, svegliati!>>

Mìreen aprì gli occhi.
Era ancora seduta sulla sua roccia al lago, non si era mai mossa da lì, tanto che il corpo iniziava a farle male sia per il freddo, sia per l’esser rimasta immobile nella stessa posizione per troppo tempo.
Suo padre la stava scrollando preoccupato.


<< Mìreen mi hai fatto preoccupare! Perché sei venuta qui con un freddo del genere?>>

Prese la bambina per una mano, aiutandola a scendere, per poi abbracciarla nel tentativo di scaldarla.

<< Potevi almeno avvisarci, ti avremmo accompagnata…
Perché stai piangendo?>>


Mìreen si era sentita così bene tra le braccia del padre, come che potesse cancellare quello che sembrava esser stato solo un incubo, che non aveva proferito parola, eppure le lacrime continuavano silenziose a scendere.
Ryan non volle indagare oltre, aveva trovato la figlia che, con gli occhi aperti, guardava fisso un punto lontano, completamente persa nel tipico “sogno ad occhi aperti”.


<< Torniamo a casa e a mamma non diciamo niente, o sgriderà te per esser scappata con questo tempo, e me perché, a quanto pare, hai preso da me la tendenza a non rispettare le regole.>>

Camminavano silenziosi lungo il sentiero.
Mìreen continuava a ripetersi mentalmente che era colpa dell’altra bambina se aveva fatto del male a quella lupa, rischiando quasi di ucciderla…
Ma la verità era che stava solo cercando di auto-convincersi, perché sotto sotto, nel profondo della propria anima, sapeva che non era così… era stata lei a scegliere di prendere il mucchietto di neve capendo le intenzioni dell’altra, lei aveva continuato a stringere, sempre di più…
L’avrebbe veramente uccisa se non fossero comparsi i suoi piccoli? Cos’era quella strana e orribile sensazione di piacere e appagamento che aveva provato nel far soffrire quell’animale?
Solo perché stava punendo quello che credeva esser “un cattivo” che ne aveva ucciso “uno buono”?
Ma alla fine aveva ucciso per un giusto motivo, erano entrambi animali innocenti.
Ugualmente non avrebbe dovuto esser felice di quello che stava facendo!
Aveva torturato quella creatura, e in quel momento le era pure piaciuto…
Cosa significava?
Era stata veramente l’altra bambina a convincerla a fare del male, o aveva solo stuzzicato un lato nascosto che già aveva…?
Una cosa era certa: non era stata la bambina dai capelli bianchi a farle provare quell'appagamento nel dar dolore ad un altro vivente… colpevole o innocente che fosse.



I'm gonna make this place your home
Oliver harrypotter.it


Edited by LadyShamy - 25/3/2022, 05:18
 
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view post Posted on 31/3/2020, 22:51
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Scheda PG Contest MARZO 2020 _ PAZZIA
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Caro diario,
questa sarà forse una di quelle pagine che scriverò solo per sfogo e poi brucerò nel camino appena sarò sola… non lo so, devo ancora decidere.
Sto diventando pazza.
Ormai non posso che ammetterlo perché è la verità.
Ricordi quella ragazza UGUALE a me tranne per i capelli biondi e gli occhi ametista?
Quella che, compiuti i 25 anni, aveva iniziato a “perseguitarmi” nei miei sogni?
Continua a farlo! A comparirmi, quasi ogni notte!
A volte si limita a guardarmi, lascia che il sogno prosegua, ma so che c’è, che mi sta osservando, è una sensazione, quasi una certezza.
Di solito però mi parla, mi racconta eventi e momenti che mi sono successi in passato e ogni volta aggiunge “Se ci fossi stata io…” “Se fosse successo a me…” e altre frasi che non hanno senso, perché lei è solo frutto della mia immaginazione… vero?
Da piccola ricordo che avevo un’amica immaginaria ed era proprio come lei, ma un giorno d’inverno, ricordo di averla allontanata perché in un sogno mi aveva fatto fare una cosa molto brutta ad un povero animale e da quella volta non la vidi più.
Ciò che più mi sorprende, è che tira fuori ricordi anche di quando ero ragazzina, e frequentavo già Hogwarts…
Come fa a sapere certe cose se è stata “mia amica speciale” che ancora dovevo iniziare la scuola??
Non c’era già più, eppure conosce dettagli che addirittura io avevo dimenticato.
Continua a sostenere che è mie sorella, gemella per la precisione, che siamo state separate alla nostra nascita, ma che presto torneremo insieme e non sarà più così difficile parlarci…
Ma cosa significa?
Cosa vuol dire che ci riuniremo in solo corpo, che il mio cuore batterà per entrambe?
Dice che è grazie alla “maledizione” della nostra famiglia se lei più vivere in me, se può restarmi accanto invece di raggiungere i nostri cari in un altro posto.
Ripete sempre che mi difenderà e proteggerà dai pericoli, mi avviserà ogni volta che la mia vita o chi amo sarà a rischio.
Sostiene che il momento è vicino, che diventeremo fedeli servitrici della MORTE e per questo, il suo funesto dono sarà la possibilità di anticiparla così da “intervenire”, se riusciremo.
Ma tutto ciò non ha senso!
Sti impazzendo! Non ci sto capendo più niente!
Poco tempo fa’ ho ritrovato in soffitta i diari delle mie antenate (per questo mi è venuto il bisogno di scriverti).
Non so perché non c’erano tutti, ricordo ce ne fossero altri, ma quelli che c’erano mi sono bastati per allarmarmi…
Molte donne della mia famiglia scrivevano di sentire voci, vedevano scene, cadevano in trance e assistevano a visioni orribili. Erano circondate da Morte e dolore, nella perenne paura di sentire o vedere cose che non volevano.
Nessuna però accennava a gemelle misteriose che compaiono nei sogni, che parlano in modo criptico e sembrano avere una particolare ossessione per te.
Cosa devo fare?
Quando ho provato a raccontare qualcosa a nonna e mamma, mi hanno guardata così preoccupate che temevo volessero rinchiudermi con una camicia di forza.
Ho negato tutti e ogni volta che mi chiedevo se continuo a vedere Muìryn dico loro di no.
Andranno via, vero?
Devo solo esser forte e come se ne andò la mia amica immaginaria, se ne andrà anche lei.

intervallo-testo-chiaro-min-GREYi



Caro diario,
E’ successo, se prima potevo aver il sospetto di star impazzendo, ora ne ho la certezza.
La sto VEDENDO anche fuori dai miei sogni!
Da quando mi sono guardata in quello specchio incantato alla festa di Natale di Hogwarts, e l’ho vista romperlo per “arrivare” da me, ho iniziato a vederla anche da sveglia!
Nel mio riflesso per esempio, mi capita a volte di scorgere una sfumatura dei miei occhi diversa, da azzurro cielo ad uno strano violetto, forse grigio…
L’ho vista alla festa di fine anno scolastico in un labirinto di rovi, lei si era punta con una rosa e la ferita era comparsa anche sul mio dito!
Addirittura quando mi sono bloccata davanti all’incendio durante l’attentato ad Hogsmeade è comparsa nella mia “visione”…
Però devo ammettere che in quell’occasione mi ha aiutata. Mi ha fatta tornare alla realtà e mi ha dato il coraggio di scendere in prima linea contro la strega schizzata vestita di rosso.
Ora che ci penso, ultimamente mi sta parecchio aiutando in situazioni di pericolo e incertezza…
Oh ma che cavolo sto pensando?! E’ una cavolo di voce nella mia testa, cosciente e pensante!
Com’è possibile per la Dea?!
Altra stranezza a favore della mia tesi sulla pazzia che avanza?
Giuro di aver beccato la nostra gatta Hìriel ad osservarmi mentre dormivo!
E una volta che l’ho seguita di nascosto nella foresta, l’ho vista tentare di afferrare delle piante medicinali con le zampine, per poi arrendersi e raccoglierle tirandole con la bocca…
Le ha portate in casa e lasciate sopra il ripiano della serra, sotto la mensola dove teniamo le erbe in essicazione, ed è zampettata via come niente fosse, quasi di fretta, come che avesse altri impegni di cui occuparsi!
Ho guardato cos’aveva raccolto e sono andata a controllare nei ricettari di seanmháthair: era il necessario per le tisane che conciliano il sonno e che máthair mi sta preparando da prendere prima di dormire.
Sarà mai possibile una cosa del genere??
La mia gatta non può sapere cosa serve per un infuso rilassante… è un gatto!
E anche se fosse un Kneazle ugualmente non avrebbe un’intelligenza del genere, come che sapesse esattamente cosa raccogliere per creare qualcosa.
Seanmháthair le parla come fosse una persona e lei risponde miagolando.
Un principio di pazzia in mia nonna?
Che sia successo anche alle nostre antenate ma non hanno fatto in tempo a scriverlo nei loro diari?
Alcune pagine erano state strappate, delle parole non si leggevano, una molto ricorrente era una “B..NS….E “ ma non capisco se si tratta di un nome, un luogo o altro…
So per certo che alcune sono così impazzite da essersi suicidate.
Che sia un gene ereditario la follia?
Come combatti una malattia che è intrinseca nel tuo DNA?
Ho paura…
Non voglio finire al San Mungo o qualsiasi altro posto per i malati di mente!
Non voglio arrivare al punto di non ritorno, al gesto disperato… come alcune mie antenate…


intervallo-testo-GREYi intervallo-testo-GREYi



Io non sono pazza.
Tutti dicono che lo sono, ma non è vero.
Dicono che è demenza senile, con un po’ di Alzheimer e l’aggiunta di paranoia, solo perché ormai sto superando i 90 anni…
Mi chiamano “la pazza del villaggio”, ma io so cos’ho visto, coi miei stessi occhi.
E se non mi credono non m’interessa, continuerò a ripetere ciò a cui ho assistito raccontandolo sempre nello stesso identico modo.
Perché così è successo.

Era ormai giunto il tramonto, il sole toccava l’orizzonte e il cielo si era dipinto di un arancione così scuro da sembrare rosso.
Quel giorno mi ero attardata nella foresta alla ricerca di alcune erbe, perché all’epoca aiutavo l’erborista del villaggio con la sua bottega, una mia amica di lunga data, ormai morta da tempo.
Mi ero spinta fino al lago, sapevo che non dovevo perché quello era terreno di proprietà dei Fiachran, ma le piante che cercavo crescevano solo in quella zona.
Stavo tornando indietro, verso il sentiero, quando sentii quelle urla… Due donne stavano litigando proprio sulla riva, poco distante da dove mi trovavo.
Che io sia maledetta, me e la mia curiosità, perché decisi di andare a vedere.
Restando nascosta, al limitare della foresta, vidi le due gemelle Fiachran urlarsi contro frasi di cui non capivo il senso… cose su giuramenti, famiglie reali, trasformare, magia…
Eppure ricordo così bene ciò che vidi e sentii perché si capiva essere una situazione critica, di quelle le cui azioni porteranno drammatiche conseguenze, come poi è stato…

<< Tu sei impazzita! Lascialo stare, non ha colpe se non quella di amarmi!>>
<< Invece ne ha! Ha osato sedurti fino a convincerlo a sposarlo! Avete addirittura concepito un figlio insieme! Come hai potuto tradire la tua famiglia?! Il tuo stesso sangue, la nostra stirpe!
Siano nate per servire una e soltanto una delle famiglie reali, tutte le altre sono solo nemici!
Per secoli è stato così e sempre lo sarà, come hai potuto mescolarti con un clan RIVALE ai nostri Sire??>>

<< Come puoi ancora parlare di “servire una famiglia di reali” e di “clan rivale”?? Non siamo più nell’epoca dei celti, siamo nell’era moderna, siamo libere dai vincoli del passato!
Possiamo frequentare, amare e sposare CHIUNQUE VOGLIAMO!>>

<< Ma senti cosa stai dicendo?! Ti ha fatto il lavaggio del cervello! Questo uomo ti ha ingannata e ha abusato di te! Vendicherò l’affronto subito!>>
<< FERMA! Io lo AMO e lui AMA me!
Abbiamo una bellissima bambina, non portargli via il padre! Sei sua zia, sei mia sorella, gemella per giunta, dovresti capire che i miei sentimenti per lui sono puri e genuini e non artefatti da un sortilegio o filtro…
Liberalo dall’incantesimo e parliamone da persone civili, per favore!>>


Solo dopo capii che c’era un’altra persona tra loro.
Era come congelato, perfettamente immobile, tipo statua, in una strana posa, come colto di sorpresa… fermato nell’atto di infilare la mano sotto a quello che sembrava un mantello vecchio stile, sul volto aveva un’espressione sconvolta e quasi arrabbiata, o spaventata? Non riuscii a definirla bene…
Ma sono sicura di chi fosse l’uomo, lo avevo visto parecchie volte lì al villaggio, e ugualmente tutti lo riconoscevano perché figlio di una delle famiglia ex-regnanti d’Irlanda, nonché novello marito della Fiachran più giovane.
Brian O’Neill.
Che bell’uomo! Occhi di un azzurro quasi grigio, capelli neri come la notte, muscoloso, ma benchè il corpo possente e il carattere deciso, era tanto gentile e affettuoso soprattutto con la figlia che guardarli giocare insieme in giro per il villaggio scaldava il cuore.
Tutti nella contea sapevano quanto fosse tradizionalista e conservatrice la famiglia Fiachran, si credeva fossero sempre stati, fin dal tempo più remoto, consiglieri, servitori fedeli di un’altra famiglia reggente, ma non certo gli O’Neill.
Eravamo rimasti stupiti dall’unione di una di loro con il figlio di un altro clan, ma infondo, se si amavano, che male c’era?
Eppure era chiaro che non tutti nella famiglia benedivano quell’amore.
La sorella maggiore, non si sprecava neanche a nascondere l’ODIO per quell’ “intruso” e ciò aveva portato alla rottura dei rapporti con la gemella…
Un vero peccato considerato quanto fossero legate fin da piccole.

<< Non lo libero sicuramente! Ti sembro così folle?
Credi che non conosca le sue capacità nei duelli?
E’ figlio di guerrieri e condottieri, è nato per lottare… CONTRO il nostro clan!
Ho dovuto ingannare le tue premonizioni e pure lui facendogli credere “di volermi scusare per il mio atteggiamento ostile”… E lui, stupido cuore tenero, c’è pure cascato!>>

<< Allora parliamo noi due! Ma per la Dea Madre, abbassa quella bacchetta! Come puoi anche solo pensare ad un simile atto?! La mia sorellona non lo avrebbe mai fatto! Chi sei tu???>>
Lì per lì rimasi un po’ stranita… Perché doveva agitarsi tanto per un ramoscello intagliato? Era pure legno levigato, neanche il rischio di una scheggia vi era.
<< Sono quella che hai deluso e tradito col tuo ultimo gesto di ribellione!>>
<< TI PREGO! Non lo fare! >>
<< Se lo uccido, ti libererò dal suo incantesimo e riavrò la mia sorellina adorata, tutta per me…
Anzi, ti trasformerò! Saremo di nuovo simili, due meravigliose creature servitrici della morte e del clan reale a cui abbiamo giurato fedeltà!>>

<< Non ho giurato proprio niente! Sono stati i nostri avi, millenni fa’, noi non abbiamo doveri versi alcun patto e ciò che stai dicendo è pura pazzia!
Fermati finchè puoi, io sono sempre la tua Katty, possiamo essere una famiglia tutti insieme, io e te unite come da bambine…>>


Il barlume di un pentimento, un rimorso fugace, giurerei di averlo visto sul volto della donna… ma era durato troppo poco, perché potesse cambiare le sorti del destino.
Rapida la sua mano si era tesa verso la gola dell’uomo e come che avesse un pugnale invece di un bastoncino aveva fatto il gesto di tagliargliela mentre con la sua bocca pronunciava una parola dal suono sibilante, credo fosse in latino… “Sectumsem… qualcosa”.
Non credetti ai miei occhi: dove era stato simulato un taglio obliquo, si era formata veramente una ferita, fiotti di sangue ne uscivano, inarrestabili, imbrattavano le vesti, cadevano a terra creando una pozza color cremisi.
<< NOOOOO!!!! >>
Kathleen non fece in tempo a fare pochi passi, l’intento di correre dall’amato, che un’altra voce si udì in su quella riva, sempre dal limitare della foresta, distante da dove ero io, proprio dal lato dove sapevo trovarsi l’enorme casa dei Fiachran.
Vidi Sheryda, ancora bambina, sbucare correndo verso il padre, pallida, gli occhi spalancati dall’orrore a cui aveva appena assistito.
<< Athair, mo athair! Ná bás!>>

= Padre, padre mio! Non morire!


Incurante di qualsiasi pericolo, correva piangendo verso dove vi era non solo il padre, ma la sua assassina, la quale aveva un’espressione di disprezzo verso quella progenie a lei sgradita.
La vidi risollevare quel ramoscello muovendolo di nuovo in aria, sempre pronunciando parole a me incomprensibili…
E di nuovo da quell’oggetti a parere mio innocuo, vidi uscire un bagliore, una scia luminosa, come “magia”!
Qualsiasi cosa fosse, avrebbe colpito la bambina se non si fosse interposta la madre, che neanche avevo notato scattare veloce verso la piccola.
Colpita in pieno da quella sorta di luce, sarà volata ad alcuni metri di distanza.
La figlia le era corsa subito affianco. La scrollava nella speranza fosse ancora viva, e piangeva, piangeva… mentre ripeteva singhiozzando << Máthair, máthair! Le do thoil a fháil ar bun!>>

= Madre,madre! Alzati, ti prego!


<< Tu! Piccola stupida! Mi hai fatto colpire la mia stessa gemella!
Che tu sia Maledetta con un amore funesto!
Sei uno sbaglio che non sarebbe MAI dovuto nascere! Hai rovinato TUTTO!>>

Puro odio, dolore e rabbia si leggevano sul volto di quella che fino a quel giorno era stata ammirata e quasi adorata da noi abitanti del villaggio… sempre ligia al dovere, educata e diligente, legata alle tradizioni, gran studiosa e la loro ormai prossima sacerdotessa.
Ma in quel momento, nessuno l’avrebbe riconosciuta. Non solo per ciò che aveva fatto, ma i suoi lineamenti di colpo avevano assunto delle forme “grottesche”, il volto era deformato, come avesse perso ogni tratto umano! Era qualcos’altro, qualcosa di terribilmente spaventoso…
Ma fu niente in confronto a ciò che accadde subito dopo quella “trasformazione”: un urlo DISUMANO, un lamento così forte, e acuto, una voce tanto carica di dolore, frustrazione e rabbia, squarciò l’intera foresta. Alcuni vecchi del villaggio giurano di aver sentito un potente urlo pure da dentro casa!
Ho iniziato a tremare di paura, stordita, assordata, raggelata da un tale grido che ancora adesso la notte mi sveglia.
Ancora lo sento nelle mie orecchie quando c’è troppo silenzio, e abitando da sola purtroppo lo sento parecchio. Mi risuona nella testa, mi intontisce, mi fa correre in un angolo a singhiozzare pregando che smetta, e a volte succede anche in presenza di altre persone, poi mi guardano stranite e si allontanano rapide, come che possa morderle… Ammetto di averle respinte in malo modo le prime volte che mi succedeva e provavano a capire cosa avessi avvicinandosi troppo a me.
Quell’urlo orribile mi fece collassare a terra, lì al limitare della foresta, nascosta dietro ai cespugli.
Mi trovarono degli abitanti venuti a cercarmi che era ormai notte inoltrata, ma quando mi svegliai e guardai dove tutto era successo, non trovai niente e nessuno.
Non c’era neanche la macchia di sangue!
Sono sicura di ciò che ho visto! Lo ripetei più e più volte alle autorità della contea e alla gente del villaggio, ma nessuno mi volle credere!
Dissero che ero pazza, che avevo mangiato qualcosa di allucinogeno e mi ero inventata tutto!
Eppure tutti lo sanno che quella famiglia non è normale!
Leggende su leggende parlano della pazzia delle donne Fiachran.
Pare che, ad età diversa, alcune donne di quella famiglia sono impazzite all’improvviso.
A volte erano state testimoni di un omicidio e si pensa siano andate via di senno dall’orrore di ciò che avevano visto…
Sentivano voci, presenze sinistre, alcune dicevano di vedere la morte altrui, altre cadevano in uno stato di trance senza preavviso, risvegliandosi poi con le lacrime agli occhi o sconvolte.
E sarei io la pazza?
Io sento un urlo nelle orecchie, ma non certo delle voci, o suoni, o i sussurri della morte stessa!
Una sera, dopo una celebrazione religiosa, sentìì alcuni anziani del villaggio, raccontare una storia alquanto strana. Una lontana parente dei Fiachran, forse la prozia delle gemelle, perfettamente sana di mente, anzi una perfetta donna di casa, impeccabile, responsabile, futura sacerdotessa e prossima al matrimonio con un bel giovanotto benestante, di colpo aveva iniziato a comportarsi stranamente, aveva annullato le nozze senza motivo, la si vedeva sempre meno al villaggio, finchè un giorno non sparì completamente.
Coincidenza strana? Una gatta dalle sfumature rosse cominciò ad aggirarsi per il villaggio e venne adottata dalla famiglia… e ancora sembra si aggiri! Dicono sia la stessa, uguale identica! Saranno passati anni e anni, ma quella gatta è ancora qui che gira!
Quella famiglia è MALEDETTA! Ne sono sicura!
Donne impazzite, mariti e uomini assassinati, volti deformati, urli disumani… E quegli strani oggetti che intravedo a volte addosso a loro, bastoncini decorati tipo le bacchette delle streghe nei libri, ogetti che lievitano in aria e luci improvvise che provengono da quella casa.
Ma quello che non capiscono è che non sono l’unica ad aver visto queste stranezze dei Fiachran! Basta leggere i libri risalenti alla “nascita” del villaggio, quella famiglia compare sempre, anche se prima aveva un altro nome…
Addirittura la loro capostipite si chiamava Aibhill e si crede fosse una specie di fata-elfa, impazzita dopo che le hanno ucciso l’amato perché umano e uno degli invasori celti delle loro terre.
Un’altra loro ava, una certa Lile l’Infelice, nobile donna innamoratasi del figlio di una famiglia rivale, appena vennero scoperti, lo ucciso davanti i suoi occhi e lei impazzì di dolore.
E poi sarei io la pazza??
Una profezia funesta sembra sia stata predetta dalla stessa nonna della giovane e bella Mìreen:

Nata nel giorno dell’Equinozio di Primavera
nel suo cuore luce ed ombra vi sono,
in ugual misura vi dimorano,
la luce della nera notte, l’ombra della bianca neve.
Quando la morte pretenderà il suo sacrificio
e il sangue dall’urlo sarà risvegliato,
una scelta dovrà fare,
su quale sentiero camminare,
quello della bianca luce o della nera oscurità.



C’è chi crede a questa veggenza, chi dice sia solo una storiella inventata, ma io che ho visto la verità su quella famiglia, coi miei occhi, ci credo e ho paura per quella povera fanciulla e per noi tutti.

intervallo-testo-chiaro-min-GREYi



L’anziana donna stava guardando fuori dalla finestra del salotto,su una vecchia sedia ormai logora ma ancora abbastanza comoda per le sue tremanti ossa, in un angolo il fuoco scoppiettava riscaldando la stanza.
Osservava una coppia, madre e figlia, i lunghi capelli dello stesso colore, nero come la notte, stavano parlando ai margini del villaggio con una compaesana della prossima festività ormai imminente, ignare che qualcuno le stesse osservando con tale insistenza.
Nel momento in cui salutarono e si allontanarono, anche l’interesse dell’anziana donna se ne andò.
Riaccosto la tenda alla finestra e appoggiò il fragile corpo allo schienale alto della poltrona.

<< E adesso basta chiacchiere.
E' ora della pappa, mio piccolo Mr. Madnyss.>>


Guardò con tenerezza la creatura nella gabbietta poco distante, poi con non poca fatica si alzò e si diresse con passo mal fermo verso la cucina.
Ormai troppo vecchia per fare la spesa da sola, veniva aiutata dal figlio di un suo lontano nipote, dal ramo del fratello, perché lei di discendenza non ne aveva avuta
Il suo povero marito era morto da parecchio tempo e purtroppo non erano stati benedetti dalla Dea Madre con un figlio.
Ma lei aveva ancora Mr. Madnyss, il suo più fedele amico dal piumaggio colorato.
Le teneva compagnia ora che era rimasta sola e gli abitanti non si arrischiavano più di andarla a trovare dopo il suo ultimo scatto di ira, giusto la famiglia ancora si preoccupava.

<< Ultimamente stai mangiando poco e sei silenzioso… Non ti starò spaventando coi miei racconti, vero?
Ho chiesto a Phil di prendermi qualche semino in più, quelli che ti piacciono tanto, così ti torna l’appetito.>>


Mentre la vecchia in cucina tagliava frutta e verdura fresca, altra stava marcendo e ammuffendo sul fondo della voliera.
Il pappagallino poggiava sul proprio trespolo nella gabbietta vicino alla finestra.
Perfettamente immobile.
In silenzio, lo sguardo fisso davanti a sé.
I suoi occhi ormai da tempo erano ciechi.
Non volava più, non fischiettava più.
Il suo petto non si muoveva da tempo.
Il cuore era stato esportato insieme agli altri organi, il suo intero corpo trattato con sostanze “speciali” per mantenerne l’aspetto immacolato, affinchè neanche la Morte potesse toccarlo, per l’eternità.


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Edited by LadyShamy - 25/3/2022, 05:21
 
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Scheda PG Contest MAGGIO 2020 _ FIORI
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Una bimba dai capelli neri, legati in una treccia, sedeva in mezzo ad un prato fiorito.
Quel giorno il sole era alto nel cielo sereno ed illuminava l’enorme quadrato verde vicino al lago di mille colori, dal rosa al rosso, dall’azzurro al blu, dal giallo all’arancione.
Poco distante, all’ombra di un grande albero, vi era un’altra figura, nascosta sotto un grande cappello in paglia, lo sguardo rivolto prima verso la bambina, poi verso il basso, intenta a far qualcosa.
<< Mìreen, stai attenta a non farti male.>>
<< Sì seanmháthair!>>
Circondata da tutti quei fiori, la bambina rideva e si rotolava senza paura di sporcare il suo bel vestitino floreale, felice di poter saltare e giocare in quella meravigliosa tavolozza dalle sfumature più svariate.
Dopo un paio di capriole e aver pedinato una farfalla per tutto il prato, si sedette affianco alla donna ancora così giovane che neanche si direbbe fosse in verità la nonna.
<< Cosa fai?>>
<< Intreccio i fiori in una ghirlanda. L’appenderemo all’albero di Beltane domani e dopo ne farò di più piccole per decorare il palco, i tavoli e se riesco anche qualcuna da regalare alle persone che ci stanno aiutando in questi giorni.>>
<< E’ vero, è vero! E’ Bertame!
Sììì mamma farà i biscotti alla lavanda! Anch’io voglio fare le ghirlande di fiori!>>

La nonna si girò divertita e corresse subito la nipote: << Si dice B-E-L-T-A-N-E piccola mia, non devi sbagliare proprio il nome di una delle feste più importanti. – ma appena vide la bimba incupirsi, triste e mogia per aver sbagliato a pronunciare il nome della festività, subito le diede un buffetto e con voce allegra aggiunse – Sarei tanto tanto felice se mi aiutassi a fare la ghirlande di fiori. Me ne raccoglieresti un po’? Li sto finendo e ne servono molti, di tutti i colori e dimensioni!>>
Rapida e attenta a non farsi scoprire, la donna nascose sotto alla propria lunga sottana l’enorme mazzo che in verità ancora aveva a disposizione, così da non deludere la bimba e farla sentire utile.
Quando la piccola tornò così carica di fiori e piante che neanche riusciva a tenerle nelle sue piccole manine finendo per dover trasformare la sottana del suo vestitino in un cesto improvvisato, aveva ormai creato parecchie coroncine ed effettivamente i fiori che aveva da parte erano quasi finiti.
<< Eccoliii! Come devo fare?>>
Sorridente Kathleen mostrò alla bambina come intrecciarli coi nastri colorati intorno al sostegno in legno concentrico; restando paziente anche alle continue e numerose domande della piccola sul perché si regalassero ghirlande e ceste di fiori a Beltane, perché l’altare andava decorato con quei colori e tante altre che mostravano un’attenzione a cosa facessero gli adulti durante quella celebrazione davvero sorprendente per la sua giovane età.

<< Beltane è la festa d’eccellenza legata ai fiori e ai colori.
Celebra l’amore, l’attrazione, il corteggiamento, l’unione; infatti ogni anno si sceglie una coppia di fidanzati o sposi che durante la celebrazione impersonificheranno la Dea e il Dio, si rincorreranno in mezzo ai fedeli per corteggiarsi finchè l’uomo non catturerà la sua amata e la bacerà davanti a tutti.>>

A quel punto la bimba si fece rossa in viso, la voce timida e imbarazzata:
<< Anche mam agus daid l’hanno fatto?>>
Il sorriso della nonna divenne ancora più ampio oltre che leggermente divertita per quella reazione impacciata della piccola << Oh Sì, i tuoi genitori hanno vestito quei ruoli per molte celebrazioni, ma quest’anno sono occupati col lavoro, così hanno lasciato il posto ad una nuova coppia di ancora fidanzatini ma che tra qualche mese diventeranno neo-sposini.>>
<< Ma allora perché i fiori?>>
<< Perché a Beltane festeggiamo la fertilità, la vita, la possibilità di tornare all’aria aperta e soprattutto la Natura che cresce e si riproduce.
Sai, se non ci fossero i fiori maschi, le api e il vento non avrebbero il polline con cui fecondare i fiori femmina, le piante non ci sarebbero e con esse la natura. Senza la natura non possono vivere gli animali, e neanche noi.>>

<< I fiori sono così importanti? Ma perché sono tutti colorati? E così taaaanti...>>
<< Perché la Dea Madre ha voluto regalarci una varietà infinita di specie di piante, e ha pensato di distinguerle in tanti modi: colore, forma, profumo, i frutti che nascono dal fiore e, nel nostro caso, anche gli utilizzi che se ne possono fare.>>
Le piccole mani della bimba dai capelli neri raccoglievano i fiori appoggiati tra lei e la nonna, ne arrotolava e intrecciava il gambi al legno della ghirlanda come le era appena stato insegnato con un’abilità alquanto sorprendente. Certo non erano belle come le sue, ma erano pur sempre fatte incredibilmente bene per una bambina di neanche 8 anni.
<< Perché? I fiori non sono solo belli e profumati?>>
Appena ebbe finito la prima, la guardò quasi con occhio critico, per poi fissare quelle della nonna, come che le studiasse cogliendone gli errori e imprecisioni nel tentativo di non ricommetterli con la successiva.
<< No, i fiori non servono solo per decorare casa, le feste o come regalo per chi si ama.
I fiori possono aver effetti benefici su di noi, possono curare, ridare energia, conservare la bellezza naturale di chi li usa nelle creme e unguenti, li possiamo usare per pozioni o essenze da aggiungere addirittura ai cibi…>>
<<… come i biscotti alla lavanda di mamma o il tuo infuso di rosa?>>

<< Sì, proprio quelli.
Io e la tua mamma raccogliamo tanti fiori nella foresta, qui al lago, in giardino o nelle nostre serre, poi li usiamo anche freschi, ma soprattutto li facciamo essiccare e li aggiungiamo ad altri composti o per infusi, tipo la tisana con quel bel aroma floreale che tanto ti piace.
Io ci faccio i miei distillati e liquori, ma per quelli dovrai aspettare di essere più grande prima di poterli sentire!>>

Ridacchiò alla vista di come la bambina storse il naso schifata al ricordo dell’ “odoraccio” che aveva uno degli intrugli di sua nonna quando una volta si era avvicinata troppo mentre lo stava preparando.
<< I fiori parlano direttamente al cuore, esprimono sentimenti quando non ci sono le parole per dirli o non se ne ha il coraggio, evocano reazioni forti e come sai già la magia antica nasce proprio dalle nostre emozioni, per questo sono così importanti per i praticanti e credenti della religione druidica.>>
Finì la ghirlanda e l'appoggiò sopra ad altre per poi partire subito con un'altra e continuare con la lezione:
<<i fiori sono meravigliosi doni che Madre Natura fa a noi quando la trattiamo bene, quando rispettiamo la sua creazione, comprese le creature che la abitano.
Infatti gli altari, soprattutto quello di Beltane, hanno sempre dei fiori tra le decorazioni e le offerte. Naturalmente vanno raccolti nel modo giusto, così da non uccidere la pianta ma permetterle di ricrescere l’anno dopo, e soprattutto ringraziando la terra che ce li ha donati e lasciati raccogliere…>>

Fece volutamente una pausa, interrompendo il discorso per guardare la bambina, un sopracciglio alzato, in attesa che la bimba capisse, compreso quasi subito il messaggio dopo un solo sguardo interrogativo, Mìreen appoggiò la ghirlanda che aveva appena iniziato, corse in mezzo al prato, s’inginocchiò e con gli occhi chiusi, il volto chino, ringraziò la terra da cui aveva raccolto tutti quei bellissimi fiori, per poi tornare dalla nonna felice.
<< Ti ricordi i fiori che abbiamo raccolto ieri quali erano?>>
La bambina ci pensò un attimo, per poi provare ad elencarli, non completamente sicura sul nome, ma almeno ci provava.
<< Le rose! E poi… Primula gialla, margherite, biancospino… il mughetto… Ehm… angelica e lillà...
Ah! La calen…calen…>>
<< Calendula. Brava la mia futura streghetta dal pollice verde! Stai imparando tanto per la tua età, spero di non caricarti troppo…>>
<< No nonnina, io sono felice di aiutare te e la mamma! Ma vorrei fare ancora di più…>>
La nonna fece un sospiro sereno e profondo, quella bambina era veramente in grado di rallegrare e ridonare il sorriso anche all’anziana donna che aveva passato la notte in preda a visioni confuse e dal finale tragico, ma di cui ancora non riusciva a capire i soggetti e neanche a quale tempo si riferissero.
<< In futuro ti rimangerai queste parole, te lo assicuro. Soprattutto quando la tua mamma prenderà il mio posto a condurre il nostro clan e sarai te a dover aiutare la nuova sacerdotessa della contea.>>
<< E dopo la mamma lo diventerò io?>> i suoi occhi spalancati dall’emozione erano diventati ancora più azzurri e luminosi e al cenno di assenso della nonna, saltò in piedi per poi correre in qua e là urlando di gioia, fino a crollare a terra stremata ma felice.
Il sole batteva sul suo viso riscaldandolo, il vento soffiava leggero facendo ondeggiare delicato fiori e foglie, in una danza silenziosa.

Ad occhi chiusi, la piccola Mìreen immaginò sé stessa con addosso i lunghi e meravigliosi abiti cerimoniali, il leggero e quasi trasparente velluto decorato con pizzo, e fiori tra i capelli, a volte ordinati in coroncine semplici ed eleganti , altre volte sparsi qua e là in capigliature complesse, come che la Natura stessa li avesse voluti incastrare tra le lunghe chiome.
Un po’ tutti vestivano e si adornavano di fiori, ma la Sacerdotessa era la più bella, sembrava brillare di luce propria, come l’incarnazione della dea scesa in terra. Aveva visto la nonna in quella veste meravigliosa, alcune volte anche la madre, sua apprendista e il pensiero che un giorno lo sarebbe diventata lei, la faceva esplodere di eccitazione e orgoglio.
Si girò con la pancia verso il basso, aprì gli occhi e osservò una piccola ape posarsi su un fiore bianco dalle sfumature rosa poco distante.
Non credeva che i fiori fossero tanto importanti, credeva che servissero per colorare e profumare casa, o decorare dove festeggiavano i giorni sacri, non sapeva che li usassero anche per cose più importanti come pozioni e unguenti o creme per il corpo, addirittura tisane e cose da mangiare fatte coi fiori!
<< Nonna… Secondo te che fiore sarei io?>>
La donna si fermò un attimo nel suo intrecciare, stupita da quella domanda.
Pensierosa infilò la mano nella borsa appoggiata al tronco dell’albero alle sue spalle, di un tessuto ormai consumato dai lunghi e numerosi viaggi intrapresi negli anni dalla signora.
Vi estrasse un enorme raccoglitore rilegato in stoffa dall’aspetto antico, e iniziò a sfogliarlo.
<< Fammi dare un’occhiata al nostro erbario e cerchiamo tra i fiori più belli…>>


<< Un “cosa”??>> la bambina scattò in piedi e corse verso la nonna curiosa dal libro tra le sue mani.

<< Un Erbario è una raccolta di piante, dove gli esemplari più belli sono stati essiccati, incollati nelle varie pagine, con una precisa catalogazione e dove poi scriviamo tutto quello che sappiamo, così da lasciare ai posteri i nostri studi e conoscenze.>>
La bimba restò affascinata da tutte quelle pagine ingiallite, con le piante attaccate, con tanto di disegni e tutte le numerose scritte intorno, in una bella calligrafia che a volte sembrava cambiare come che qualcun altro avesse fatto quell’annotazione.
La donna dai capelli di un arancione sbiadito sfogliò con delicatezza e reverenza l’enciclopedia fino ad una pagina con un bel fiore i cui petali blu erano ancora riconoscibili benchè ne fosse passato di tempo da quando era anche fresco.
<< Direi che un Iris Blu è perfetto per te. – lo tenne ben aperto davanti a sé in modo che la nipote riuscisse a vedere la pianta pur riuscendo a leggere lei - Iris’ deriva dal termine greco che significa ‘arcobaleno’. Nella mitologia greca, era personificato dalla dea Iris, veloce messaggera degli ordini celesti. Si pensa che l’arcobaleno stesso fosse tracciato dal cammino di Iris.
Figlia del dio marino Taumante e della ninfa oceanina Elettra, sorella delle tre mostruose Arpie donne-uccello, Iris era raffigurata come una bella e radiosa giovane donna con o senza ali sulle spalle e ai piedi, con le vesti svolazzanti dalle evanescenti sfumature luminose dell'arcobaleno, mentre era di corsa o in volo.>>

<< Che bellaaaa! Perché io sono l’arcobaleno di papà, vero? – guardò soddisfatta il fiore essiccato ma la sua attenzione venne catturata da una parola - Ma nonna, qui c’è scritto “Vi…o…la”, significa che oltre a blu esiste anche di colore viola? Mi piace di più il viola del blu!>>
La nonna guardò la bambina con uno sguardo tra lo stupito e l’incerto e cercando di mascherare i propri pensieri si limitò a rispondere: << Il blu è il colore più simile ai tuoi occhi piccola mia…>> volutamente omise il trafiletto sotto alla parola “viola” in cui c’era scritto che quel colore era legato sempre alla stessa dea Iris, ma alla credenza che accompagnasse le anime delle donne defunte ai Campi Elisi, con in mano appunto un Iris viola, motivo per cui venivano posti dai greci sulle tombe delle loro famigliari.
La bambina prese il volumone e sedendosi sul prato poco distante iniziò a sfogliarlo eccitata finchè non si fermò su una pagina in particolare: vi era stato attaccato un grosso fiore a campanula, i cui lunghi petali, una volta probabilmente di un bianco splendente, circondavano un piccolo germoglio tondeggiante già schiacciato.
La bambina guardò il fiore con gli occhi spalancati in adorazione, per poi riavvicinarsi per chiedere una spiegazione dalla nonna.
<< Guarda questo! – indicò col dito il fiore e lesse con ancora una certa fatica il nome – “Fio…re de...lla Ba…n…ssshhe” Che fiore è?? Me lo leggi nonna? Per favoreeee…>>
La donna prese il libro confusa quasi intimorita dalla parola che era sembrato di capire, aveva studiato quella raccolta tante volte, ma stranamente aveva scordato proprio quella pagina.
Quando vide il fiore che aveva tanto attirato l’attenzione di Mìreen, iniziò a leggere le proprietà ad alta voce:
<< Quando si viene a contatto con il germoglio all'interno del fiore schiacciandolo e quindi rompendolo, questo si apre ed emette un urlo femminile molto simile a quello di una Banshee. Quest'urlo provoca, nella migliore delle ipotesi, svenimenti e/o danni all'udito, ma in certi casi può portare anche ad infarti provocando la morte di chi lo ascolta.
Quando il fiore è sbocciato completamente il germoglio è all'apice delle sue potenzialità, ed è quindi molto più pericoloso.>>

La bambina si ritrasse subito sconvolta, il volto spaventato, come che il germoglio secco e già schiacciato potesse ancora di colpo urlare, ma l’anziana donna, che quasi si era pentita di non essersi fermata in tempo prima di leggere quelle ultime frasi, le appoggiò una calda mano sul braccio con fare confortante, mostrando un sorriso rassicurante:
<< Non ti preoccupare, è già stato rotto il germoglio, e da parecchio tempo, non può più recare danni.>>
<< Ma i fiori sono belli… colorati… e profumati! Possono davvero far male?>>
Il sorriso della nonna si fece più triste, era brutto dover esser onesti con una bambina ancora tanto innocente, ma non poteva mentirle, rischiando di trovarsi in pericolose situazioni se cresciuta in un mondo di menzogne.
<< Ci sono dei fiori che possono esser pericolosi per vari motivi: alcuni hanno difese fisiche come spine e grandi bocche, altri sono velenosi se toccati o ingeriti, possono rilasciare spore che addormentano o soffocano, oppure sostanze acide corrosive, altri ancora sono più particolari come in questo caso che addirittura producono un suono simile ad un urlo. >> - prima che la bambina potesse terrorizzarsi più di quanto già non fosse continuò a spiegare - Ma per la pianta sono delle difese importanti per evitare di esser raccolte o mangiate!
Le rose che te tanto adori hanno le spine, vero? Servono loro per difendersi, ma rispetto ad altre piante sono semplicemente meno pericolose perché hanno meno motivo di esser raccolte e usate. Invece altri fiori quando lavorati e trattati nel modo giusto, portano ad effetti molto positivi, gli stessi di cui parlavamo prima, per questo hanno modi più efficaci per difendersi.

Osservò come la bambina assimilasse le informazioni e lentamente tornasse a rilassarsi, la curiosità e bisogno di sapere che prendeva il posto della paura...
Questo fiore, per esempio, se si raccolgono con attenzione e con le giuste protezioni i petali e le foglie da essiccare, poi possono esser usate per pozioni e infusi che rafforzano il cuore e aumentano la capacità di reagire allo stress.>>
L’espressione di Mìreen si fece completamente rapita dalle parole della nonna Kathleen, i suoi occhi si abbassarono nuovamente sull’erbario avvicinandosi di nuovo per guardare meglio quel fiore essiccato ma ben conservato.
<< Nonna, mi insegni ancora sui fiori? E anche le piante pericolose. Insegnami tutto!>>
La donna scoppiò a ridere per quell’improvviso interesse per la botamica.
Buon sangue non mente” in famiglia erano sempre state grandi esperte di Erbologia e ora anche sua nipote prometteva bene, tanto esaltata d’imparare già da così piccola.
<< Ohhh, maith mo ghariníon! La conoscenza è l’arma migliore per affrontare piante pericolose, ma dal grande potenziale. Ma per questa materia la tua mam sarà più capace di me…
E direi che è ora di rientrare.>>

<< No no, restiamo ancora! Leggimi altri fiori, ti prego!>>
<< Lo faremo a casa, davanti una bella tazza di tisana alla rosa e gelsomino bella calda e profumata, magari con qualche buon biscotto alle violette che potremmo preparare insieme per fare una bella sorpresa a mam agus daid per quando tornano sta sera. Che ne dici?>>


<< Sìììììì >> A quelle parole la piccola Mìreen balzò in piedi come una molla, scalpitante di tornare a casa, sapeva che non poteva avventurarsi da sola nella foresta senza un adulto, pur conoscendo il sentiero quasi a memoria, così saltellava vicino alla nonna e l'aiutava a raccogliere ghirlande e coroncine fatte.
Appena la nonna si tirò su in piedi, riposte le creazioni con attenzione nella borsa per non rovinarle, la bimba fece per allungarle il libro e restituirglielo, ma la donna la fermò con la mano facendo di No con la testa, per poi rispondere alla faccina confusa della nipotina:
<< Ora è tuo, tienilo e studialo. Così quando sarai grande, potrai scriverci anche te tutto quello di nuovo che scopri sulle piante in esso racchiuse, aggiungendo e arricchendolo con fiori e informazioni… Come fa tua madre, come feci io a suo tempo, la tua bisnonna, e tutte le altre Fiachran della famiglia.>>
Con un sorriso luminoso, l’emozione chiaramente leggibile negli occhi azzurri della bambina, se lo strinse al petto come un piccolo tesoro e appena la nonna allungò una mano verso di lei affichè gliela afferrasse, ubbidì sciogliendo l’abbraccio e stringendo la mano ancora liscia e quasi senza rughe della nonna. Premette contro il proprio corpicino con più forza il grosso e pesante raccoglitore, intenzionata a non farlo cadere e rifiutandosi di chiedere aiuto.
Kathleen osservò la scena con un sorriso divertito sotto i baffi, e dopo un veloce saluto al lago, s’incamminò con la nipote verso casa, canticchiando una delle canzoni che avrebbero cantato l’indomani alla festa di Beltane.


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Edited by LadyShamy - 25/3/2022, 05:23
 
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Scheda PG Contest GIUGNO 2020 _ NOTTE
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<< Stupido auror, ti sei messo contro le persone sbagliate nel momento in cui hai voluto indagare in affari pericolosi.>>

<< Vattene via da casa mia se non vuoi finire male. >>

<< Stolto, credi che con una banshee come moglie non ci fossimo preparati? Non sai da quanto tempo vi teniamo d’occhio e aspettiamo il momento migliore per attaccarti.
Quella gran bella donna non voleva proprio lasciarti solo eh? Aveva già previsto qualcosa vero? Ah ma alla fine l’avete fatto un passo falso e ora tutta la tua famiglia ne pagherà le conseguenze!>>


<< Non osare parlare di Sheryda con quella tua bocca da Mangiamorte! Ti spedirò dritto ad Azkaban!>>

Una voce sconosciuta, rozza, quasi non umana raggiunse l’orecchio del piccolo poco prima addormentato nel suo box, dopo i tanti giochi col padre quella sera.
Lentamente aprì gli occhi, la vista ancora offuscata vedeva solo figure indistinte, ombre scure che parlavano all’interno della stanza buia, la corrente saltata di colpo mentre ancora dormiva.

<< Dovreste vergognarvi, cercare di confondervi tra i babbani invece di unirvi alla schiera del Signore Oscuro che pensa solo e soltanto al meglio per i maghi purosangue come noi. Come avete fatto a vivere come questi inferiori? Diventare loro vicini di casa, addirittura buoni amici!>>

Si sentì il verso di uno sputo, la voce era chiaramente un misto tra rabbia e indignazione.
Un bagliore partì di colpo dalla bacchetta dell'ancor giovane mago contro l’incappucciato, sbalzandolo all’indietro e facendolo finire contro un comodino con sopra una lampada che cadde al suolo frantumandosi in mille pezzi.
Il rumore improvviso ridestò completamente il bambino steso su un fianco, confusione e paura iniziarono ad assalirlo, ancora troppo piccolo per capire cosa stesse succedendo e come doveva comportarsi.
Altre luci di vario colore comparivano da una parte e dall’altra, subito seguite dal forte rumore di mobili che scoppiavano, oggetti che si rompevano, versi di dolore da entrambi i maghi.
Quando all'improvviso la libreria poco distante dal box prese fuoco, il povero Lyam di neanche 5 anni non solo potè vedere il padre sporco di sangue, il corpo ferito e martoriato da oscuri incanti, ma il volto del suo avversario era una bianca maschera dai lineamenti grotteschi e gli occhi e la bocca contornati di nero. Il fuoco gettava ombre su quell’uomo grosso il doppio tanto da farlo sembrare, così avvolto nella sua nera tunica, un demone uscito dall’inferno. Uno di quei mostri delle storie di paura come l’uomo nero o altre creature dell’oscurità che arrivavano durante notte nelle case per rapire i bambini da mangiarsi e ucciderne i genitori.
Storie raccontate per ridere, con la consapevolezza e rassicurazione che erano solo invenzioni per far paura durante la cupa notte di Samhain (Halloween), o per convincere i bambini a fare i bravi per non attirare l’attenzione di questi esseri senza anima fatti solo di tenebra e portatori di morte.
Ma come mai avrebbe potuto reagire un bambino così piccolo nel momento vedeva il mostro di quelle storie proprio in carne ed ossa, che si stava rialzando, la veste strappata in più punti, davanti ai suoi stessi occhi ancora incapaci di scendere alla perfezione realtà da immaginazione?
Non riuscì più ad esser il forte guerriero come lo chiamava la madre, era riuscito a restare in silenzio per tutto il tempo perché ciò che stava accadendo era rimasto a lui celato dall’oscurità, complice la notte scesa presto per via delle brevi giornate invernali.
Ma quando la luce dell' incendio aveva mostrato quell'orribile scena, i suoi occhi avevano piano piano messo a fuoco la stanza distrutta e le due persone che stavano combattendo, da una parte il padre coperto del suo stesso sangue scarlatto e dall'altra l’orribile figura incapucciata, non era più riuscito ad esser l’ometto coraggioso.
Lacrime salate avevano iniziato a scendere rigandogli il viso, spaventato a morte, e prima che potesse accorgersene e sopprimerli, con pochi singhiozzi aveva rotto il momentaneo silenzio tra i due avversari che sembravano studiarsi prima del prossimo attacco.
Il crepitio della libreria che bruciava non era bastato a nascondere quel suono di pianto soffocato malamente, il Mangiamorte si accorse della presenza del bambino, si voltò di scatto nella sua direzione stupito, poichè col buio e il silenzio non si era minimamente accorto della presenza dell’infante e naturalmente il padre aveva fatto il possibile per non rivelarlo al nemico, nella speranza di catturare l’uomo il prima possibile... Ma non poteva prevedere che un Incendio rimbalzato sulla sua protezione finisse contro il mobile pieno di libri poco distante da dove si era addormentato il figlio dandogli fuoco.
Anche con la maschera a nascondergli il viso, Ryan poteva ben immaginare il ghigno malvagio comparso sulla faccia del mago oscuro, mentre gli si presentava una meravigliosa opportunità per vendicarsi e debilitare psicologicamente il proprio avversario.

<< Guarda chi c’è lì! Inizierò proprio da lui! >>

Prima ancora che il Mangiamorte finisse la frase, l’auror stava già scattando a protezione del figlio, i passi che lo separavano sembravano così pochi, eppure non ebbe il tempo di contrattaccare.

<< NOOOO!!!!>>>

Doveva attaccare lui, non il figlio, quale vile codardo poteva prendersela con un bambino così piccolo e indifeso?!
Si aspettava una fattura oscura, aveva pensato sì ad una maledizione senza perdono, il Crucio sarebbe stato perfetto per quel sadico essere, ma non si sarebbe mai immaginato proprio QUELLA fattura.
Se solo in quel momento gli fosse ricordato degli incantesimi di richiamo da lanciare al figlio per allontanarlo dalla traiettoria, se solo gli fossero venuti in mente mille e mila altri possibili incanti, ora Ryan sarebbe ancora vivo e il Mangiamorte ad Azkaban… ma in quel momento, l’unica reazione a cui potè pensare un padre disperato, che temeva per la vita del figlio, fu di proteggerlo col proprio corpo, A QUALSIASI COSTO.
Un lampo verde scaturì dalla bacchetta del nemico, appena pronunciò la formula dell’Anatema che Uccide, colpendo la schiena dell’auror invece del bambino.

<< Vi am…>>

Parole d’amore interrotte, l’ultima frase dell’uomo lasciata senza una vera fine, la voce spezzata col sopraggiungere della morte.
L’ultima cosa che Ryan vide mentre la sua vita si spegneva, colpito dalla maledizione più oscura di tutte, furono gli occhi azzurri del figlio, tanto simili ai suoi, meravigliosi e innocenti benchè umidi di lacrime.
Nel momento in cui il corpo del padre cadde a terra esanime con un tonfo sordo… Lyam si svegliò.

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Era nella sua buia cameretta, l’unica luce proveniva dalla luna che brillava alta nel cielo al di là della finestra, a volte nascosta da qualche nuvola passeggera, la notte ormai calata già da ore.
Il suo volto era rigato, mentre nel suo incubo riviveva la sera della morte del padre, un pianto silenzioso aveva già bagnato il cuscino.
Ogni notte, sognava quel momento, quell’ultima frase interrotta, la scintilla di vita negli occhi del padre spegnersi nel momento in cui il raggio verde lo colpiva.
E lui si rannicchiava nel letto, le coperte alte fin sopra la testa, mentre tremava spaventato dal buio, dai rumori della notte, quasi in attesa che l’uomo-demone lo trovasse nell’enorme casolare della nonna in Irlanda, così da finire quella missione di morte.
Cos’avrebbe potuto fare per impedirlo? Se anche il padre, auror esperto ormai prossimo alla promozione ad ispettore, non c’era riuscito? Ma avrebbe potuto difendere la sua famiglia?
Se solo quella notte fosse stato zitto, se solo si fosse nascosto invece di spaventarsi e piangere.
Era stato debole, la sua paura era costata al padre la morte, e lui non riusciva a perdonarselo.
Le braccia strette per abbracciarsi e tentare di rassicurarsi, le mani che quasi conficcavano le unghie nella pelle tentando di soffocare i singhiozzi.
Ma non ci riusciva. Non riusciva mai a calmarsi e ad addormentarsi di nuovo.
L’unica cosa che riusciva a fare, era scendere dal letto e attraversare scalzo il corridoio, il più veloce possibile, per infilarsi nel letto della mamma, ma capitava spesso di non trovarla… Chissà dov’era in piena notte… Forse fuori a difendere la casa?
Ma non poteva aspettarla, l’uomo dall’orribile maschera nera e bianca sarebbe potuto comparire in un qualsiasi momento! Così stringeva i denti, e accucciandosi a terra, attaccato al muro, percorreva a ritroso il corridoio passando sotto la finestra che illuminava la strada e da cui rischiava di esser visto, superava la sua stanzetta e quatto quatto apriva la porta della stanza della sorella.
Mìreen dormiva nel suo letto, a volte non era un sonno tranquillo, ma era più grande e forte di lui, avrebbe scacciato il cattivo dai suoi incubi.
Lo aveva salvato dalla casa in fiamme, se non lo avesse portato in braccio fino alla cucina dove poi la madre li aveva recuperati, sarebbe prima soffocato dal fumo e poi bruciato insieme al corpo del padre morto.
Lei era la sua eroina, anche il suo papà, ma lui non c’era più e la mamma forse era in giardino a controllare il buio della foresta… forse faceva il giro della casa come nei film o nei cartoni per tenere lontano il male.
E così ogni notte, o comunque quelle in cui Lyam si svegliava spaventato dal solito incubo, gli bastava scappare nel letto della sorella e semplicemente abbracciandola, sentiva il coraggio tornargli, la notte non era più così oscura come gli sembrava quando era solo nella sua cameretta, nel suo grande e freddo letto.
La ragazza all’inizio veniva svegliata dall’arrivo del fratellino nel suo letto, ma dopo le prime volte che gli chiedeva, ancora mezza addormentata cosa fosse successo e lui gli raccontava dell’incubo, aveva poi smesso, si limitava a stringerlo forte, gli asciugava le lacrime e dopo avergli rimboccato le coperte dormivano abbracciati.
Piano piano si abituò alle sue “visite” notturne tanto che neanche più si svegliava, sentiva il calore del suo corpicino e d’istinto lo cercava e stringeva a sé.
La notte spaventava Lyam così tanto che ogni volta che calava il sole iniziava ad agitarsi, ovunque fosse si guardava intorno come che qualcuno potesse comparire da un momento all’altro e attaccarli. Non trovava pace neanche nella sua camera, benchè protetto da quattro mura e una grande finestra, qualsiasi rumore notturno lo spaventava, la luce della luna a volta proiettava ombre inquietanti, come artigli affilati e volti deformi che alla fine erano solo rami e foglie, ma soprattutto tanta immaginazione di un bambino ancora traumatizzato da cosa i suoi poveri occhi ancora innocenti avevano dovuto assistere quella sera.
Quando poi c’era un temporale, non tentava neanche a dormire nel suo letto, andava direttamente in quello della madre o della sorella, meno in quello della nonna… a quanto pareva russava durante la notte, ma mai lo avrebbe ammesso.

Fu così per anni e anni, finchè a 10 anni, non venne smistato tra i Grifondoro.
Lui stesso se ne stupì, aveva ormai perso le speranze vista la sua innaturale paura per il buio.
Benchè tutti i tentativi di esser forte e restare nel suo letto, ormai credeva sarebbe finito in Tassorosso, infondo affettuoso e un amico/fratello fedele lo era sempre stato, ma quando il Cappello Parlante decretò la stessa casata che era stata della sorella, ma soprattutto del padre, qualcosa gli scattò dentro.
Dormire nello stesso dormitorio dei suoi concasati, i letti neanche poi così lontani tra loro, gli dava la forza di restare nel suo letto anche dopo le sue improvvise sveglie notturne post-incubo.
Ma quando tornò a casa, durante le vacanze, il problema si ripresentò.
Era stanco di aver paura e si sentiva ormai grande per infilarsi nel letto della sorella per quanto fosse orribile il sogno, così un giorno mise da parte l’orgoglio e con coraggio raccontò tutto, nei minimi dettagli, alla sorella.
Mìreen aveva notato già da tempo che Lyam cercava di infilarsi il meno possibile nel suo letto, da prima ancora dello smistamento lo aveva scoperto rannicchiato sotto le coperte a combattere contro le sue paure, e fu felice che chiedesse proprio a lei aiuto.
Così, nel tentativo di abituarlo a girare di notte e convincerlo che non aveva niente da temere, iniziarono a fare delle passeggiate, dopo cena, intorno al casolare fino a spingersi insieme nella foresta.
Mentre camminavano, il ragazzo non faceva che guardarsi intorno intimorito, restando al fianco della sorella, ad ogni rumore sospetto scattava tesi come una molla, si fermavano e lei gli spiegava di cosa si trattasse, per poi continuare a chiacchierare come che niente fosse.
Piano piano sembrò funzionare e la tensione esagerata che il ragazzino provava ad ogni uscita, sembrava gradualmente sciogliersi, ma non riuscivano ad arrivare al lago che voleva tornare indietro.
Una sera d’estate, Lyam sembrava determinato più che mai a voler superare i suoi limiti ed arrivare fino al lago.
Mìreen non ne seppe il motivo, forse centravano i compagni di scuola?
Quella notte, quando raggiunsero il limitare della foresta, Mìreen lo fermò volutamente, si chinò per poterlo guardare negli occhi e gli disse serena:

<< Lyam, temi la notte perché è stato di sera che siamo stati attaccati dal Mangiamorte, ma ti rendi conto che non ha senso vivere con la perenne paura che si ripeta?>>

Non gli avrebbe certo detto che quei maledetti maghi oscuri potevano attaccare anche di giorno se capitava loro l’occasione migliore, ci mancava solo spaventarlo più di quanto già non fosse.
Lui anche quella volta restò zitto, sapeva che la sorella aveva perfettamente ragione, ma cosa poteva farci? Non era certo sua intenzione voler quella stupida reazione.

<< E’ vero, la notte può far paura, perché nasconde agli occhi tante insidie, col buio è più facile esser colti di sorpresa, non vedere il pericolo…
Ma come hai potuto notare in questi mesi che ogni notte, col cielo sereno, camminiamo nella foresta vicino casa, la notte non porta paura e dolore, ma è la gente malvagia che la sfrutta per i propri scopi a farlo. >>


Gli accarezzò la guancia con dolcezza, aveva lavorato tanto per arrivare a quel punto e lei era tanto orgogliosa di lui. Aveva combattuto un “demone” nella sua testa fin troppo tenace per la sua giovane età, il collegamento che inconsciamente aveva fatto tra il Mangiamorte assassino e la notte era sbagliato, ma solo gradualmente e con tanto impegno avrebbe potuto liberarsene.

<< Se continui a temere la notte, ti perderai le meraviglie che con la luce si nascondono, ma che col buio puoi ammirare.>>

Gli prese la mano e fecero i pochi passi necessari per uscire dalle fronde della foresta e arrivare così al lago.
Lo spettacolo che si mostrò loro era qualcosa di meraviglioso e che Lyam aveva ormai da tempo dimenticato: il cielo, illuminato dalla luna, era punteggiato di stelle, non sembrava quasi neanche notte con tutta quella luce argentata, visibile solo grazie al blu scuro di quella serata limpida.
La reazione di stupore e meraviglia del fratello fece sorridere la ragazza, era così distratto che senza neanche accorgersene arrivarono fino al loro amato scoglio, il volto alzo verso quello spettacolo che solo un paesino ancora tanto rustico e immerso nella natura come il loro poteva godere, nessuna luce artificiale babbana delle grandi città avrebbe potuto rovinare quella visione.
Si sedettero nel punto più alto dove erano soliti fermarsi per godere del sole e dello scintillio dell’acqua, la loro attenzione venne catturata da quel mare di stelle che si specchiavano nel lago illuminandone le sponde come tanti piccoli soli.

<< Smettila di darti le colpe per quello che è successo a daidí, ne io ne te ne máthair abbiamo colpe, l’unico che dovrà esser punito sarà il mago oscuro che ha commesso l’omicidio per conto del Signore Oscuro!
Papà ti amava così tanto da sacrificare la propria vita.
Ammira questo spettacolo anche per lui, sii forte e nobile come lo era lui, sogna e spera ciò che lui non potrà più.>>


Aveva parlato con lo sguardo perso lontano.
L’ultima volta che era stata al lago con quella stellata, aveva lasciato che le onde la cullassero, e con metà corpo immerso nell’acqua, le era sembrato di sentire la voce del padre… Aveva poi fatto un sogno stranissimo dove le era sembrato di affogare, come spinta verso il fondo del lago da una forza e lo stesso genitore l’aveva afferrata e tirata fuori, ma non si era più ritrovata al lago, non sapeva dove fosse, ma in quel momento poco le interessava, ciò che più contava era rivedere e poter parlare ancora con lui.
Quando di colpo le aveva detto di svegliarsi, galleggiava di nuovo in quel lago, perfettamente al centro, le stelle tornate al loro posto nel cielo notturno e il padre scomparso.
Ognuno immerso nei propri pensieri, un suono attirò la loro attenzione.
Alle loro spalle, poco distante, in mezzo a dei cespugli, due occhi li stavano osservando, immobili, riflettevano la luce come due fari nella notte, suscitando una certa angoscia a quella vista.
Subito Lyam si attaccò alla sorella, timoroso che potesse essere una bestia feroce pronta a mangiarli, già si stava pentendo di essersi lasciato convincere, ma la sorella lo fermò prima che potesse far movimenti bruschi, che fossero per scappare o per difenderla.
Mentre i due guardavano attenti il cespuglio all’ombra del grande albero, gli occhi di colpo scomparvero, e da dietro sbucò con un balzo una giovane volpe.
Probabilmente era a caccia e sicuro non avrebbe mai pensato di imbattersi in degli umani in quel luogo e a quell’ora.

<< Visto? Noi di solito dormiamo, ma ci sono creature che invece “vivono” di notte, come le volpi che cacciato col buio, gufi e civette, i pipistrelli aspettano che cali il sole.>>

Mentre l’animale si allontanava per inoltrarsi di nuovo nella foresta, Lyam si rilassò, sentendosi uno stupido ad esser scattato con una tale facilità solo per due occhi dietro un cespuglio.

<< Quello che è successo alla nostra famiglia è orribile, ma sono sicura che dadì è ancora affianco a noi. Magari ci sta guardando proprio adesso dal mondo degli Spiriti e sono sicura che è tanto orgoglioso che anche il suo leanbh è un valoroso Grifondoro! Ti avrebbe decorato la stanza coi colori rosso e oro…>> << Come hai fatto te quando sono tornato a casa le scorse vacanze?>> << Sì, proprio come fece con me quando fui io smistata 10 anni fa’>>

Il sorriso rischiarò il volto di Lyam, mentre la sua mente immaginava come il padre avrebbe esultato correndo in soffitta a ritirare fuori ogni cosa della sua ex-casata. Rivide gli occhi del genitore, del suo stesso azzurro, ma questa volta la scintilla di vita non si stava spegnendo, anzi brillava d’orgoglio per il figlio.

<< D’estate venivamo spesso qui al lago la sera, ma forse eri troppo piccolo per ricordarlo…>>

Lentamente il fratello appoggiò la testa sul braccio della sorella, la notte non era più così cupa e spaventosa.
Brevi ricordi felici riaffiorarono nella sua mente a quelle parole: lui che scappava mentre il padre lo rincorreva sulla sponda del lago, i piedi scalzi a mollo nell’acqua bassa alzavano schizzi freschi di un’afosa serata estiva, la notte illuminata da quella stessa stellata, mentre le donne, madre, nonna e sorella, ridevano a quella scena e incitavano Lyam a correre più veloce.

<< Non mi scappi! Non sarà la notte a nasconderti o a tenermi lontano da te, mo mhac…>>

= figlio mio


Una lacrima scese silenziosa dagli occhi umidi del giovane, seguita subito dopo da un’altra, ma non vi era timore, solo la tristezza che quel ricordo dolce-amaro aveva suscitato nel suo cuore.
Mìreen se ne accorse e girando solo la testa per dargli un bacio sul capo gli disse in un sussurro:

<< Chiudi gli occhi e ascolta il vento…>>

Il ragazzo ubbidì e, mentre la notte avanzava, facendosi sempre più profonda, la luna e le stelle che continuavano a rischiararla, nel silenzio della natura addormentata, il vento soffiava leggero, scompigliando loro i capelli, portando all'orecchio il suono di quelle risate spensierate...
Un ricordo ormai lontano, ma sempre custodito nei loro cuori, capace di illuminare anche la notte più buia e minacciosa.


I'm gonna make this place your home
Oliver harrypotter.it


Edited by LadyShamy - 25/3/2022, 05:27
 
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Scheda PG Contest AGOSTO 2020 _ ALTER-EGO



Una bambina dai lunghi capelli neri e un vestitino azzurro camminava in quello che le sembrava una piccola spiaggia mentre il sole tramontava in un cielo dai colori pastelli.
Era così strano il paesaggio perché non aveva rumori - ne il suono delle onde, ne il verso dei gabbiani, perfettamente immobile - era come un bel dipinto ad acquarello.
La bambina era confusa su dove si trovasse, non riconosceva quel posto e non capiva quell'innaturale silenzio.
Non sapeva neanche la strada per tornare a casa e così, tutta sola, si sentiva persa e intimorita... Almeno finché un bagliore, proveniente dall’acqua, non attirò la sua attenzione.
Lentamente si avvicinò, non era fredda come temeva considerato fosse il tramonto, ma piacevolmente tiepida.
Allungò la manina e la immerse sotto il pelo dell’acqua, recuperando quella che credeva fosse una conchiglia, ma che invece si rivelò qualcosa di indefinito: sospesa sopra il palmo della sua mano, c'era come una stella in miniatura, luminosa e calda come un piccolo sole. La sua bianca luce illuminava lei e ciò che incontrava nel raggio di circa un metro, sembrava quasi pulsare di pura energia.
Il viso della fanciullina si rilassò, non più spaventato dalla solitudine, un sorriso fece capolino mentre ammirava quella piccola meravigliosa magia.
Di colpo uno strano movimento attirò la sua attenzione.
Si girò in quella direzione e notò poco distante una grotta. Sambrava poco profonda e bassa, ma abbastanza grande per una bambina della sua età.
Curiosa decise di dare un'occhiata da vicino, infondo non aveva più paura perché c’era la sua lucina ad illuminare le ombre e a scaldarla.
Quando fu abbastanza prossima da poter rischiarare l’interno della grotta, restò stupita nel vedere un’altra bambina, rannicchiata nel punto più profondo, tremante e spaventata.
<< Ciao, chi sei? – si avvicinò titubante, ma subito riconobbe i lunghi capelli bianchi – Ehi, ma sei la bambina dell’altra volta!
Che fine avevi fatto? Sei sparita di colpo…
Aveva spaventato anche te quel cervo morto? A me tanto…>>

L’altra bambina, al sentire una voce conosciuta, si girò e finalmente smise di piangere e tremare.
Sorrise timidamente, ma i suoi occhi si fermarono ad ammirare ammirare la stella tra le sue mani, dallo sguardo sembrava quasi bramarla.
<< Mi hai trovata, sei tornata! Perché?
Io non devo starti vicina... non sarei dovuta restare con te…
Ti chiedo scusa…>>

<< Scusa per cosa? Perché non dovresti restare con me? Siamo amiche!>>
Allora la bambina, vestita con un abitino strappato e sporco color violetto, abbassò lo sguardo sconsolato, si girò di nuovo nella posizione in cui l’aveva trovata e sembrò afferrare da terra qualcosa, che fino a quel momento la bambina mora non aveva notato, per poi mostrargliela…
Era simile alla stella trovata alla spiaggia, ma era al tempo stesso diversa: non illuminava, era nera come un piccolo buco nero, non palpitava come l’altra, e avvicinando la mano la percepì fredda.
<< Vedi? Io sono diversa da te! - la voce triste e sconsolata, quasi prossima al pianto -
Io sono fredda e non respiro, non vivo e il mio cuore non batte più…
Siamo troppo diverse, non possiamo stare insieme.
La profezia dice che io sono quella cattiva, che poterò morte e distruzione… Ma io non voglio farti del male, non potrei mai fartene!>>

Gli occhi erano umidi e alle proprie parole strisciò lungo il muro della grotta, più lontano possibile dalla bambina che imprudente voleva esser sua amica. Quest’ultima restò un attimo confusa da quelle strane parole, mordicchiava il labbro inferiore incerta. Ma poi si fece decisa e avvicinandosi di nuovo all'altra bambina, con gentilezza le allungò la mano affinchè gliela afferrasse.
<< Non dire queste cose, se ci siamo conosciute è perché era destino diventassimo amiche.
Vieni con me a vedere che quel tramonto sul mare!>>

Non aspettò che fosse l’altra a decidere se accettare o rifiutarsi, si abbassò e l'afferrò per il braccio, trascinandosela fuori da quella cupa e buia grotta.
Alla luce del sole morente, la piccola dai capelli bianchi scattò dietro la schiena dell’altra, temendo che potesse succederle qualcosa se quei raggi luminosi l’avessero toccata… eppure con sua sorpresa non le fecero niente, anzi erano caldi e confortevoli.
<< Guarda! Il mare si muove di nuovo!
Ahhh che bello il suono delle onde…>>

La moretta si sedette sulla sabbia e osservò il mare esser tornato vivo e dei suoi colori più intensi, un cielo sempre più blu con un sole rosso sempre più piccolo.
La bambina si era seduta a sua volta e ammirava quel meraviglioso spettacolo, per poi girarsi e le parole le uscirono spontanee e sincere...
<< E’ bellissimo… Te sei bellissima.>>
Quell'affermazione fece comparire un leggermente rossore sulle guance dell'amichetta, la quale sorridendo le rispose: << Siamo uguali, tranne per i capelli e gli occhi, significa che anche te sei bellissima!>>
L’altra rise, a sua volta imbarazzata, grata e felice per quelle parole e quella somiglianza che aveva anch’essa notato ma che non aveva avuto il coraggio di dire ad alta voce.
Come un riflesso incondizionato, entrambe allungarono la mano con le rispettive stelle come per avvicinarle.
<< Se restano separate, saranno sì diverse, ma basta avvicinarle e si completano a vicenda.>>
Il calore e la luce della stella sulla mano della bambina in azzurro sembrava venir assorbita da quella nera, quest'ultima iniziò piano piano a irradiare una timida luce. Non era niente in confronto al piccole sole in miniatura, adesso meno luminoso e caldo, ma almeno adesso la stella dell’altra bambina non era più solo nera, aveva un bel alone luminoso intorno e non era più gelata come prima, anzi era quasi tiepida, e ogni tanto sembrava battere, anche se per un breve momento e con lunghi intervalli.
Le due bambine risero per quello strano evento e rimasero sedute vicine a guardare il sole che calava e la notte scendere su di loro.
<< Entrambe esistono e sono importanti, l’una completa l’altra, non possono esistere senza l’altra.
Entrambe esistiamo e non possiamo vivere l'una senza l'altra...
Io non voglio vivere senza di te.>>


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Stesa sul mio letto nella casa in Irlanda, osservo il cielo stellato che dipinsi sul soffitto di camera mia insieme a mio padre quando ero ancora piccola.
Una stella tra tutte era più luminosa e bianca delle altre, mentre un’altra era più opaca e scura.
Le avevo dipinte dopo uno strano sogno... Ricordo poco perché ormai è passato tanto tempo, ma sono sicura che centrassero delle stelle e una bambina uguale a me.
Non facevo che pensare a quello che era successo alla prima sfida del Torneo dei Duellanti.
Ricordo di essermi presentata carica e piena di energie, la voglia di mettermi alla prova, ma soprattutto di divertirmi con una sana e masochista sfida a colpi di bacchette.
Eppure qualcosa, poco dopo l’inizio del combattimento, era di colpo cambiato… e
Più ci penso più mi sento confusa, quasi spaventata.
Non so se è stato per la delusione di vedere i miei incanti “saltare” uno dopo l’altro, dopo che mi ero tanto impegnata per seguire una strategia che alla fine non stava andando i risultati sperati... Ma quando riuscii finalmente nell’intento di lanciare quel Proiècto per spostarmi rapida dalla traiettoria di un possibile attacco della mia sfidante, il vederla invece immobile, minimamente preoccupata da me, che non aveva neanche provato ad attaccarmi, mi fece decisamente incazzare!
Si stava divertendo? Godeva della scenetta dell’adulta che, completamente a caso e senza motivo, si spostava da un lato all’altro della pedana, rischiando addirittura di cadere, nel tentativo di prevedere una sua mossa?
Qualcosa è scattato dentro di me.
Una rabbia, un odio mai provato, è esploso nel mio petto, a seguito della frustrazione di un altro incantesimo inutile, la vergogna per la figura patetica appena fatta, per di più davanti ad un pubblico tra cui sapevo trovarsi per certo mio fratello.
Non saprei dire con esattezza cos'è accaduto realmente, ricordo solo di aver staccato ogni freno inibitore. Ogni pensiero che mi trattenesse dall’usare QUALSIASI incantesimo per arrivare alla vittoria, lo annullai.
Nel momento in cui presi quella decisione inconscia, una voce mi ha parlato, non all’orecchio, ma unicamente nella mia testa. Quella voce che ormai ben conosco e che ultimamente più volte si è fatta “viva”, specialmente nei momenti più critici.
<< Lascia fare a me – e di colpo ero dentro la mia testa, guardavo stupita la mia stessa immagine, come riflessa in uno specchio, ma con lunghi capelli bianchi invece dei miei soliti neri naturali - Lascia che sia IO a duellare.>>
Mi è bastata l’espressione di pura e seria determinazione per decidere.
Non sapevo cos’aveva in mente, forse non lo volevo neanche sapere, il mio unico desiderio era aver il coraggio di fare certe scelte... Scelte che avrebbero implicato ferire più e più volte quella ragazzina spocchiosa. Farla soffrire di colpo mi deliziava, una voglia egoistica di prevalere su di lei e farla soccombere.
E così l’ho fatto, l’ho lasciata LIBERA.
Non erano state necessarie parole, solo un mio semplice gesto della testa e un sorriso minaccioso è comparso sul bel volto dell’altra, mentre lentamente spariva e mi lasciava sola.
Quel miscuglio di emozioni negative mi hanno spinta ad acconsentire alla sua richiesta senza ragionarci, quella voce così suadente e incoraggiante mi aveva convinta, quella “mia gemella” che più volte si è presentata nel momento del bisogno e di cui piano piano mi sto iniziando a fidare.
Faccio bene? Non lo so...
Non so niente, solo che ho tanta confusione nella testa!
In quel momento ho avuto la sensazione che fosse “sbagliato” lasciare a lei il controllo del mio corpo, avevo percepito il suo odio verso quella studentessa, avevo intuito cosa le volesse fare e quanto poco si sarebbe trattenuta dal raggiungere il suo obiettivo… ma non mi è minimamente importato.
Per la prima volta i sentimenti miei e di Muìryn erano perfettamente allineati, volevamo la stessa cosa e questo mi bastava per accettare.
È stato come fermarsi e mettere il pilota automatico, lasciare che fosse qualcun’altro a prendere le decisioni.
Guardavo da spettatrice il duello, ma con la differenza che ero io stessa ad eseguire gli incanti, solo che non li avevo scelti io.
Era la mia mano a compiere i movimenti necessari ed era la mia voce a pronunciare le formule… anzi no, quella non era l’esatta mia voce, era più sensuale e profonda, più minacciosa e pericolosa.
Ho provato in prima persona tutto il dolore dei contrattacchi e le conseguenze delle “mie” scelte.
Per fortuna la sala della congrega non era troppo illuminata, così il colore dei miei occhi dovrebbe esser rimasto celato fino alla fine, o almeno così spero.
Nessuno dovrebbe aver notato l’azzurro cielo dei miei occhi, diventare di colpo di una strana tonalità grigia, nessuno dovrebbe aver colto i bagliori violacei, un meraviglioso ametista, tanto bello quanto letale.
Ultimamente mi sta succedendo spesso.
Non mi guardo mai troppo allo specchio perché poi mi capita di vedere quei riflessi violetti e mi sembra di vedere il mio viso sorridere da solo, come una specie di saluto.
Scommetto che se qualcuno si fosse avvicinato abbastanza a me, prima della fine del duello, avrebbe subito capito che qualcosa non andava... come che quello sguardo assassino di chi si sta divertendo a martoriale il proprio avversario non fosse già un campanello d’allarme.
Come veleno che lentamente mi infetta il sangue, ho sentito l’odio e la rabbia scorrere lenti e glaciali per tutto il mio corpo, un freddo improvviso mi avvolgeva, brividi mi attraversavano e mi scuotevano le membra, finché la nera pece non arrivò al cuore, a quel punto smisi finalmente di provare emozioni.
Niente più rimorso per i pensieri violenti fatti contro di lei, niente paura del giudizio altrui per la scelta dei miei incantesimi, niente timore di farle troppo male.
Eppure i miei sensi funzionavano ancora tutti: gli occhi vedevano ogni cosa, le orecchie captavano ogni suono del duello e l’odore della paura e preoccupazione dei presenti.
Sulla mia pelle ho sentito il dolore di ogni colpo e caduta, ogni taglio, ogni livido percepito in prima persona. Eppure era stranamente molto più sopportabile, come che fosse un sacrificio necessario e che ero disposta a fare per raggiungere il mio scopo.
Oserei confessare che era quasi “divertente” indovinare quale parte del corpo mi avrebbe fatto più male…
Sapevo cos’avrebbe scelto Muìryn prima ancora che lanciasse l’attacco, potevo leggerle nella mente, ogni più intimo pensiero.
Puntava a ferirla, a stancarla e demoralizzarla infierendo sempre di più su di lei, senza lasciarle il minimo respiro, neanche un piccolo rimorso per quella violenza gratuita.
Eppure non ho fatto NIENTE per fermarla.
Sentivo il suo piacere nell’infliggerle tutta quella sofferenza, la curiosità su quanti danni avrebbe fatto il suo prossimo attacco, il divertimento nel vedere la pedana esplodere con la ragazza ancora stesa sopra.
Desiderava vederla sanguinare, voleva rompere quella giovane bellezza ancora acerba, ma prossima a fiorire, ma non per invidia o altro, solo per il piacere di sottometterla e mostrare di non esser la strega patetica che mi aveva fatto passare poco prima.
Eppure non riuscivo a non provare un po’ di quel piacere malato.
Perché non riuscivo a fermare quei suoi gesti violenti?
Perché non riuscivo a distaccare la mia volontà dalla sua?
Pensieri e sentimenti tanto diversi, addirittura opposti, di colpo erano divenuti i miei.
Una parte di me voleva fermarla e riprendere il controllo del mio corpo, riportare la mia anima e mente al loro posto, dov’erano sempre state in 25 anni, riavere la solita Mìreen e dire “Ok, sono rìtornata, non abbiate paura”
Ma alla fine aveva prevalso l’altra parte, quella che voleva esser diversa, quella che voleva fregarsene di tutti quei principi morali e scelte comportamentali che mi sono da sempre imposta, in parte perché insegnatami in parte da me decise.
Quella libertà senza regole, senza pregiudizi, senza le pretese di dover seguire un copione che mi ero scritta da sola erano inebrianti, una tentazione seducente.
Ad un certo punto mi sono addirittura chiesta “Cosa succederebbe se sparisse Mìreen e restasse Muìryn?”
Come guardare un film tanto realistico da sentirti il protagonista, ma senza il timore di dover fare le giuste scelte, tanto le conseguenze non sarebbero state le mie.
Guardare Muìryn fare ciò che io non volevo fare, che non avevo il coraggio di fare perché “troppo buona” era una sensazione unica… e pericolosa.
E se non fossi riuscita a tornare indietro, a riprendermi il controllo del mio corpo? Potevo perdermi?
E se Muìryn non avesse più voluto restituirmelo?
Sembrava così divertita ed eccitata durante il duello, cosa l’aveva portata a ridarmi “il comando”?
<< Io non voglio essere Te. Non voglio avere il tuo corpo.
Io avevo un corpo, l’ho avuto per un fin troppo breve lasso di tempo, e anche se non c’è più, ho la fortuna di poter VIVERE, restando per sempre con te.
Se non avere un mio corpo è il prezzo da pagare per poter vivere anch’io una sorta di VITA, sono disposta a pagarlo.
Perché alla fine noi due siamo una sola cosa, le facce della stessa medaglia, tanto diverse, ai lati opposti, ma legate insieme per sempre.>>

Quelle parole, sussurrate a fine duello, mentre mi allontanavo dolorante dall’arena, mi hanno lasciata con così tanti interrogativi che ancora mi viene il mal di testa se provo a darci un senso.
Chi è Muyrìn?
Ha un carattere e comportamento completamente differente dal mio, a volte siamo agli estremi, a volte addirittura mi spaventa e preoccupa.
Non distingue giusto e sbagliato, oppure non le interessa scegliere da quale parte stare?
Tiene semplicemente a me o è pura ossessione?
Così protettiva da prendere il sopravvento in certe situazioni come per il duello o quando ero completamente bloccata dal fuoco esploso al Villaggio di Hogsmeade quando c’è stato quell’orribile attentato profetizzato da Oliver.
Ogni volta che mi parla in sogno o in momenti così critici è sempre enigmatica, non riesco mai a capire a pieno le sue parole, come che conosce tante cose in più di me ma per un qualche momento non me le vuole dire.
Sto impazzendo.
Come ho scritto tempo fa sul mio diario temo che sto diventando matta come alcune mie antenate.
E ne è la prova il fatto che sto veramente ipotizzando di avere… cosa?
Un altro “Io interiore”? Soffro di personalità multipla? Tra poco cosa succederà?
Comparirà il mio lato malvagio, sempre che non sia Muìryn e mi unirò al Signore Oscuro?
NO. Questo non succederà MAI.
Persino “lei” ha avuto ribrezzo e un conato di vomito al solo pensiero…
Ecco un’altra cosa su cui siamo perfettamente d’accordo.
E se lei fosse una manifestazione di desideri miei inconsci e proibiti che per una qualche disfunzione mentale sto concretizzando in una mia gemella-diversa?
Oh Dea Madre, sto delirando! Adesso parlo da psicomaga?
Tra poco inizierò a parlare con gli animali e con gli oggetti…
Chissà quante cose potrebbe raccontarmi il ritratto di famiglia appeso in salotto sul caminetto.
Per quanto io mi ostini a voler fingere che non ci sia, continuo a percepire una presenza costante intorno a me, dentro me, ma non capisco se è benigna o maligna… forse entrambe?
Ci saranno altri momenti in cui Muìryn avrà il controllo del mio corpo? Avrò ancora bisogno di lei per fare ciò di cui “non ne ho il coraggio” se così si può definire?
Riuscirò a mantenere la mia individualità, senza perdermi e affogare nella sua essenza?
E se dovesse esagerare?
La dovrò fermare.
Perché che lei sia reale o solo frutto della mia mente/personalità contorta, non potrà fare NIENTE che io segretamente, nel profondo già non desideri fare.
Forse è per questo che le ho lasciato il controllo, i suoi modi e pensieri spesso sono diversi dai miei: macabri, egoistici e violenti, forse esagerati, ma non farebbe mai quello che io non farei…
Forse perché, anche se tanto diverse, siamo lo stesso legate e non farebbe mai niente che possa ferirmi veramente, non so come faccio ad esserne così convinta, ma… lo sento, lo so.
Se è vero che entrambe esistiamo, non posso esistere senza di lei perché mi mancherebbe “quel lato oscuro” che tutti hanno e che va tenuto a freno se rischia di predominare.
Siamo entrambe importanti, l’una compensa l’altra…
E poi, più la conosco, più non riesco... non voglio vivere senza di lei.


I'm gonna make this place your home
Oliver harrypotter.it


Edited by LadyShamy - 25/3/2022, 05:36
 
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Scheda PG Contest DICEMBRE 2020 _ OBLIOVION
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<< Sheryda, non farlo ti prego! Hai già modificato la memoria di tua figlia, non toglierle anche questo ricordo!>>
<< Máthair non posso rischiare! Il suo equilibrio è già abbastanza fragile senza soffrire anche per colpa di questo ragazzo. Non possiamo rischiare, non posso perdere anche lei!>>
<< Non è una bambina, lo supererà, come ha fatto con la morte del padre. Sono stata d’accordo sul cancellarle l’incontro con la sua prozia Kaithly e l’orribile gesto che le voleva far compiere, ma ora stai esagerando. Lasciale vivere questo dolore, la renderà più forte, può farcela da sola.>>
<< No. Lo faccio per il suo bene e per evitare che la profezia verta verso il lato oscuro.
IO sono sua madre e IO so cosa è meglio fare per proteggerla.
Non correrò altri rischi.>>

intervallo-testo


…Capelli rossi, lisci, corti di un taglio moderno, ma con un ciuffo sbarazzino che faceva venir voglia di toccarlo per rimetterlo al suo posto, per poi scoprire che non ci sarebbe mai stato…



Mìreen si svegliò di colpo.
Si guardò intorno confusa su dove si trovasse. Tende leggere nascondevano solo per metà la finestra di quella stanza leggermente illuminata. Il sole non era ancora sorto, ma i primi raggi stavano iniziando a rischiarare il cielo. La mente lentamente si stava svegliando, le sinapsi inviavano i primi impulsi nervosi per tranquillizzarla su dove si trovasse e permetterle di ragionare.
Aveva passato il colloquio da docente, aveva raccolto le sue cose dall’ufficio al Ministero e dall’appartamento a Londra e ora era tornata alla casa in Irlanda, dalla sua famiglia, per organizzare il resto della sua vita oltre a decidere cosa portarsi nel dormitorio della scuola.
Scostò le lenzuola e con solo la vestaglia, i piedi nudi sul freddo pavimento, camminò verso la finestra e come un bisogno, un istinto naturale, l’aprì.
Il panorama che l’accolse era così bello da provocarle un sussulto al cuore ogni volta, la brezza fresca della mattina ormai vicina le causò dei leggeri brividi, ma non se ne curò.
Quella chioma rossa le era ancora impressa nella mente.
Il suo pensiero era subito corso ad una persona, l’uomo di cui si era innamorata tempo fa', ma che non l’aveva mai degnata di alcuna attenzione… Certo, lei non gli aveva rivelato i propri sentimenti, ma lui aveva mostrato apertamente interesse verso altre e alla fine, piuttosto che ricevere un rifiuto, con gran dolore aveva fatto il possibile per recidere quel legame che aveva creato la stessa notte che si erano conosciuti, in quel pub babbano, dove lui le aveva mentito per non farle capire che era un mago e lei stupita aveva così tanto bevuto da baciarlo a tradimento.
Cosa le era preso quella volta? Forse era ancora scossa per il trasferimento a Londra ed era stato bello ritrovare un compatriota in quella grigia città?
Forse si era sentita compresa quando le aveva raccontato che anche lui aveva perso il padre?
Non sapeva dire cosa fosse successo quella sera tarda, ma qualcosa era scattato in lei, ed era finita per innamorarsi di uno sconosciuto…
Da quanto non le succedeva? L’ultima volta che aveva avuto una specie di fidanzato era stato all’ultimo anno ad Hogwarts, ma lo aveva lasciato dopo che aveva cercato di obbligarla a farlo contro la sua volontà.
Forse quello non era amore… suo padre era morto e lei cercava inconsciamente di sostituire quell’affetto con quello di un ragazzo che alla fine non era il principe azzurro che credeva.
Aveva reciso il filo che la univa ad Aiden Weiss l’anno precedente, al Ballo delle Ceneri, quando aveva pregato, per l’ultima volta, che lui si accorgesse di lei, ma nel momento in cui gli era davanti, e lui non l’aveva minimamente vista, correndo dall’altra parte come per cercare qualcuno o qualcuna, aveva sentito il suo cuore andare in pezzi e aveva deciso di bruciare nell’enorme falò acceso per l'occasione, ciò che restava dei suoi sentimenti per lui.
Ma allora perché lo aveva sognato?
A quale scopo si era tanto impegnata nel dimenticarlo se di colpo tornava a sognarlo?

intervallo-testo


…Due occhi verdi la osservavano. Un verde smeraldo che le faceva pensare subito alla sua amata casa.
Sembravano esprimere un misto di curiosità e interesse. Un bagliore sembrava illuminarli, come attratti da qualcosa… o forse da chi lo stesse guardando.
Occhi che sorridevano, occhi che ridevano... poteva esser amore ciò che le sembrava scorgere in quello sguardo?
Di colpo si allontanarono un poco, e quel ciuffetto rosso di capelli ribelli comparve per distogliere un attimo l’attenzione dai preziosi smeraldi...



Ancora una volta Mìreen si svegliò di soprassalto.
Ancora una volta era nel suo letto in Irlanda, il sole non era ancora sorto da dietro le alte colline.
Confusa, incapace di dare un senso a quelle improvvise visioni, si guardò le mani torturare la coperta.
Si allungò verso il mobiletto a lato del letto, aprì il cassetto e tirò fuori il suo blocco dei disegni.
Quando faceva un sogno “particolare” o le veniva l’ispirazione, sentiva il bisogno di disegnare…
Lo sfogliò fino ad arrivare alla pagina dove la sera prima aveva iniziato un nuovo disegno, e ai soli capelli, con l’accenno della testa, vi aggiunse gli occhi… Occhi intensi e profondi, il cui ricordo, per un qualche motivo le faceva battere il cuore.
Era un uomo? No, forse un ragazzo. La pelle era troppo liscia e giovane, la barba ancora solo accennata dal poco che aveva visto, sotto ad un naso dalle normali dimensioni.
Avrebbe voluto vedere di più, capire chi fosse, se lo avesse già incontrato.
Un sospiro profondo le sollevò il petto, rassicurata del fatto che non si trattasse di Aiden.
Ma allora chi era? Provò a concentrarsi nel ricordare chi avesse i capelli rossi e gli occhi verdi tra i suoi amici in Irlanda… non le venne in mente nessuno.
Eppure piano piano stava ricomponendo il puzzle, le bastava allontanarsi un altro po’ per vederne finalmente i lineamenti, appena avrebbe visto il suo volto, se ne sarebbe sicuramente ricordata, ne era certa.

intervallo-testo


Perché? Perché non lo sognava più? Lo aveva visto per due notti di fila e ora più niente.
E più si sforzava di ricordarlo più le sembrava di dimenticarlo, se non fosse stato per il suo schizzo, sarebbe finita per cancellarlo completamente dalla testa.
Era come un blocco mentale che le impediva di pensarci quando era sveglia e si allentava solo nel dormiveglia… Com’era possibile?
Finiti i giri per il villaggio, non si diresse subito a casa, ma deviò e s’inoltrò nella foresta fino a raggiungere il suo amato lago.
Il rumore delle sue onde l’avevano sempre tranquillizzata, quel placido specchio d’acqua era per lei una culla ove riposare quando si sentiva spossata e stanca, come in quei giorni carichi di cambiamenti.
Era pomeriggio e a casa le aspettavano altri scatoloni da riempire, ma per un’oretta avrebbero potuto aspettare.
Si sedette alla base dello scoglio che svettava sull’acqua cristallina, tolse scarpe e calzetti e si arrotolò i jeans fino ad averli al ginocchio e poter così immergere i piedi nell’acqua.
La sensazione sulla pelle le diede lo stesso effetto della brezza mattutina, un brivido l’attraversò, risalendo dalle dita dei piedi alla punta dei capelli, scuotendola e inarcandole la schiena.
Lentamente mosse le gambe per creare increspature sulla superficie, un sorriso le sfuggì dalla bocca, le sembrava di esser tornata piccola, quando schizzava l’acqua muovendo veloce i piedi, mentre giocava col padre o col fratellino. Quella sensazione di libertà, avvolta da quel liquido cristallino, l’emozione di restar sospesi “nel vuoto” senza la paura di cadere. Avrebbe tanto voluto provarla in quel momento, abbandonarsi alle correnti di quei lago così sicuro da potersi immergere con la certezza di risalire… ma purtroppo era troppo freddo per cedere a quell’insensato bisogno, ormai l’autunno era arrivato, prepotente aveva abbassato le temperature tanto da dover ritirare fuori cappotti e sciarpe.
Si accoccolò su un lato, i piedi ancora immersi, massaggiati dalle deboli correnti che arrivavano fino a quel punto ancora vicino alla riva, la testa appoggiata contro la sporgenza dello scoglio, distratta guardava in lontananza l’altra sponda del lago.
Le era proibito andarvi, ma più volte aveva trasgredito e curiosa era arrivata fino al lato opposto.
Era proprio di là dal lago che, da ragazzina, arrampicandosi su un albero, era scivolata e caduta. Sbattendo la testa aveva dimenticato quel giorno. Glielo aveva raccontato la madre dopo che l’aveva soccorsa, ma a ricordarle ogni giorno quanto fosse stata stupida e sconsiderata, vi era una cicatrice sul braccio sinistro, una linea violacea le percorreva l’avambraccio. Per un qualche motivo non sentiva niente in quel punto di pelle, come che qualcosa, tagliandola, gliel’avesse anestetizzato.
Quanto avrebbe voluto ricordarselo… Avrebbe potuto forse far qualcosa per riacquistare sensibilità quel punto? Dubitava, se neanche sua nonna e la guaritrice del villaggio erano riusciti, lei chi era per riuscirci?
Gli occhi lentamente le si stavano chiudendo, le carezze delle onde le solleticavano i piedi e la leggera brezza sembrava volerla indurre a stringersi di più nel suo caldo e morbido giaccone, mentre il suo calore corporeo veniva richiamato negli arti inferiori per evitare che congelassero.
Eppure restò lì, in quella posizione, il bisogno quasi fisico di rimanere a contatto con l’acqua del suo lago, finchè non chiuse gli occhi e la sua mente divenne nera.

<< Mìreen… Lo so a cosa, o meglio, a CHI stai pensando…>>
<< Muìryn? Cosa vuoi? Di chi stai parlando?>>
Avvolta nel nero più cupo, si sentivano solo le loro voci. Non sapeva neanche dire dove si trovasse, sembrava una stanza vuota, senza porte e senza finestre, solo nere pareti e un silenzio così innaturale da sentire l’eco.
<< Tu stai cercando di ricordare LUI.>> << Lui chi? Di chi stai parlando?>>
<< Non puoi riconoscerlo, non hai più quel ricordo.>> << Cosa stai dicendo? Di cosa stai parlando?>>
<< Vorresti rivederlo? Anche se per te ora è solo uno sconosciuto? Vuoi sentire il cuore tornare a battere per lui, o preferisci questo vuoto?
Il vuoto non fa male, l’oblio della mente permette di superare traumi e dolori…>>

<< Smettila di parlare in modo così criptico e sii chiara per una volta!>> era frustrante il suo modo di parlare così misterioso, non ci faceva mai l'abitudine perchè era una csa snervante cercare di dare un senso ove bastava semplicemente esser più diretti.
<< Non posso parlare, ma posso aiutarti a ricordare.
L’incanto può toglierti i momenti più salienti, quelli che erano sotto gli occhi di tutti, ma non i primi sguardi, non i primi incontri, quando ancora era tutto confuso e incerto.
Puoi togliere le immagini dalla mente, ma non toglierai mai i sentimenti dal cuore, le emozioni restano sigillate dentro di noi e se anche non saprai darne una ragione, un significato, saranno sempre lì.>>

E come che qualcuno di colpo avesse aperto una porta, una luce abbagliante entrò da uno spiraglio in quella stanza vuota e buia.
<< Cosa significa? Cosa devo fare? Devo andare verso quella luce? >>
Nessuna riposta.
Che l’avesse lasciata sola? No, non era da lei…
Piano piano, con attenzione si avvicinò alla fonte di luce e come per spingere una porta invisibile, fece per aprirla, senza sapere cosa sarebbe successo.

Accostò la porta e dentro vi trovò una persona…
Era un ragazzo, alto, la muscolatura ancora si stava sviluppando ma già dava l’idea che sarebbe diventato prestante. I capelli rossi, corti, ordinati, tranne per quel ciuffo sbarazzino che dal volto di profilo spiccava tanto da far venire la tentazione di toccarli.
Come attirato dalla presenza della ragazza, il ragazzo si girò e le sorrise.
Gli occhi di lui erano di un verde meraviglioso, così chiaro e luminoso da ipnotizzare chiunque lo guardasse, erano fissi su di lei, e sembrava non volerli distogliere per niente al mondo.
Mìreen si sentì di colpo combattuta tra l’imbarazzo per quello sguardo tanto profondo, infondo era uno sconosciuto, e la forte attrazione che il suo corpo stava provando.
Il suo cuore batteva sconvolto, emozionato come che non lo incontrasse da tempo, mentre la testa restava confusa e diffidente su ciò che vedeva e che non riusciva a identificare.
Chi era? Perché si sentiva così legata ad un ragazzo mai visto prima? Avrà avuto sui 20 anni, quando lo aveva incontrato? E dove? Ma soprattutto, perché non lo ricordava?
<< Chi sei? Ci conosciamo?>>
In risposta, il sorriso dello sconosciuto si fece ancora più largo e quasi divertito, una fossetta comparve al lato di quella bocca che, più la guardava, più la desiderava.
In pochi passi le fu davanti, la sovrastava di parecchi centimetri, e già lei era alta. Una parte di lei le urlava di allontanarsi, che non sapeva quali intenzioni avesse, ma la sensazione di protezione e attrazione che la stava circondando la manteneva bloccata al suo posto.
Perché non aveva paura? Perché sembrava agognare quel contatto?
Si sentiva così al sicuro tra le sue braccia, una sensazione che la memoria continuava a non riconoscere, mentre il suo cuore si sentiva come “tornato a casa”. La mano di lui le toccò dolcemente il volto, scivolando sotto il suo mento per alzarglielo, in modo che lo guardasse negli occhi.
La sensazione di quella mano, prima sulla guancia, poi sul mento le sembrava familiare, nessun ricordo, nessun momento le comparve nella testa sul dove e quando avesse sentito quel calore, quell'affetto, eppure il suo petto si muoveva irregolare, il cuore impazzito.
Un leggero rossore le comparve sul volto quando comprese cosa stesse per fare… eppure, invece di spingerlo via, la mano di lei scivolò sul suo torace, un movimento automatico e sicuro, come che lo avesse già ripetuto più volte…
Il viso di lui si fece sempre più vicino, gli occhi di Mìreen si socchiusero mentre con ansia ed eccitazione accettava quel bacio, dischiudendo le labbra come per invitarlo a farlo.
Come poteva desiderare tanto le sue labbra se era la prima volta che lo vedeva?
Nel momento in cui le loro labbra si toccarono, le sembrò che la testa potesse esplodere.
<< Muìryn, devi credermi, non ho mai provato niente di così forte come quello che sento per te. >> << Non m’importa di ciò che dicono al villaggio, sono solo stupide credenze!>> << Ci sarò sempre, non rinuncerò MAI a te, a NOI!>>
<< Mìreen… ti Amo.>>
L'aveva chiamata col nome che solo la sua famiglia conosceva, com'era possibile? Come faceva a saperlo? Frasi disconnesse, la voce di un ragazzo sconosciuto sembrava parlare rivolto a lei, ma niente di tutto quello lo ricordava, conversazioni mai avute, parole impossibili da dimenticare erano invece a lei ignote.
Eppure sentì le lacrime rigarle le guance, calde e inarrestabili, come che il suo corpo si sentisse finalmente completo, ma temeva di perderlo di nuovo...

...E con un singhiozzo si risvegliò.
La mano destra scattò a sfiorare le labbra che poco prima avevano toccato quelle di lui, le lacrime stavano ancora scendendo ma non ne capiva il motivo.
Sentiva una sensazione di abbandono, sconforto e perdita, come quando era morto il padre e aveva dovuto accettare che non avrebbe più potuto abbracciarlo.
Come poteva provare tali emozioni per un ragazzo mai visto, mai conosciuto prima?
Perché sentiva il cuore spezzato come quando aveva rinunciato ad Aiden?
Tolse i piedi dall’acqua, erano ghiacciati, e raccolse le ginocchia al petto, stringendole come quando era piccola e aveva bisogno di scaldare non tanto il corpo, ma l’anima.
Si morse il labbro così forte da farlo sanguinare. Lo faceva nel periodo che era appena morto il padre e alla notte faceva orribili incubi che la svegliavano tremante in una pozza di sudore.
Il dolore l’aiutava a tornare al presente, la risvegliava dai sogni ristabilendo il concetto di realtà.
Restò alcuni minuti così, immobile, incapace di capire, anche solo di pensare a cos'aveva appena sognato...
Strinse i pugni, la rabbia e frustrazione di non riuscire a dare un senso a tutto ciò.
Uno dei suoi sogni così vivi da sembrare reali, come frammenti della sua vita che però non erano al loro posto.
<< Non so cosa diavolo sia successo, ma per la Dea, ne verrò a capo!>>
In gran fretta si rimise calzetti e scarpe, per poi alzarsi e scendere dallo scoglio.
Con passo deciso attraverso quasi spedita la foresta fino a tornare a casa e senza neanche salutare, raggiunge la sua camera.
Tirò fuori le scatole coi ricordi di quando era piccola, scavò infondo al suo armadio alla ricerca di “qualcosa”, qualunque cosa la potesse aiutare a capire.
Rivoltò la sua camera da cima a fondo, ma non trovò niente.
Avvilita si guardò intorno, chiedendosi se le fosse sfuggito un qualche punto, un angolo dove poteva aver nascosto un simile segreto.
Soprattutto le vennero i dubbi che forse si stesse sbagliando...
Stava forse vagando con la fantasia e non se ne rendeva conto? Rincorreva quello che poteva esser solo un bel sogno? E se la sua pazzia stesse peggiorando?
Già vedeva e sentiva nella sua testa la voce di una "gemella morta", ci mancava solo sognare bei ragazzi inesistenti.
No, non poteva essere la follia delle Fiachran, non voleva crederci. E poi era troppo forte e nitido il sentimento per trattarsi di qualcosa di indefinito come una semplice fantasia.

Si sedette sul letto e afferrò il quaderno degli schizzi lasciato sul tavolino. Lo aprì e aggiunse gli ultimi dettagli al disegno del ragazzo misterioso. Quando ebbe finito, si fermò ad ammirarlo.
Era decisamente bello… qualunque ragazzina si sarebbe innamorata di un uomo così giovane e già tanto attraente…
E di colpo l’illuminazione.
Se era così giovane, lei poteva aver avuto la sua stessa età o poco più piccola!
Buona parte della roba di Mìreen era finita in soffitta all’epoca, dopo la morte del padre, aveva deciso di togliere tutto ciò che le ricordasse il padre e solo dopo parecchi anni, superate le crisi notturne, aveva rimesso qualche sua foto. Quando lei e la madre avevano preparato gli scatoloni, potrebbe esserci finito per sbaglio anche qualcos’altro che non doveva andare di sopra.
Allora scattò verso la soffitta e anche lì iniziò a cercare come una matta tra le scatole di quando era adolescente, prima e dopo la morte del padre, guardando anche in quelli degli anni successivi.
La ricerca non sembrava aver fortuna, finchè non trovò, ben nascosta dietro un enorme baule dall’aspetto antico, un’altra scatola, senza scritte fuori ad indicare cosa contenesse.
L’aprì e iniziò a tirarne fuori il contenuto.
Emozione mista a paura scorrevano nelle vene della ragazza mentre le sembrava di trovare un tesoro sepolto in quella soffitta da chissà quanto tempo.
Un braccialetto d’argento con delle iniziali, la sua M e una... N? Con un cuore in mezzo.
Fiori secchi legati con un nastro di un rosso sbiadito diffusero il loro profumo appena li sollevò… dovevano esser stati bellissimi da ancora freschi.
Lettere d’amore in cui riconobbe la propria scrittura ma non quella di chi rispondeva, una sciarpa leggera, impolverata tanto da non poterne distinguere il meraviglioso azzurro (simile agli occhi di lei), che s'intrecciava più volte con verde acceso. Continuò a togliere oggetti che erano probabilmente appartenuti a qualcuno e dei regali scambiati, ma la sua testa continuava a non riconoscerli, come stesse frugando nella scatola di qualcun altro. Poteva essersi sbagliata?
Eppure riconosceva la sua scrittura, eppure rivedeva il suo tratto nei disegni e schizzi, e di colpo trovò addirittura un altro ritratto, vi era raffigurato lo stesso ragazzo ma in una posa diversa. Lo osservò con attenzione, era ancora molto semplice, linee incerte, ma era sicuramente suo.
Poteva rigirarselo tutto il giorno, ma nella sua mente continuava ad esserci il vuoto, ne una sola immagine, ne un ricordo che le dicesse di esser stata protagonista in quella storia d’amore.
Finchè non trovò un diario.
Era scritto con la sua calligrafia, non aveva dubbi, scorrendo le pagine un nome veniva ripetuto: Neale O’Connor.
Ancora una volta il nome le sembrò completamente sconosciuto, ma la conferma finale le arrivò all’ultima pagina.

Una foto le cadde in grembo, c’era lei in costume e lo stesso ragazzo del suo sogno a torno nudo, con il mare alle spalle. Lei conosceva quella spiaggia!
Sorridevano, salutavano, si abbracciavano, e di colpo, sotto gli occhi stupiti e increduli di Mìreen, si baciarono.
Non c’era più alcun dubbio, quel ragazzo esisteva ed era decisamente legato a lei, ma perché diavolo non se lo ricordava?! Se non poteva trovare risposte da sola, allora sarebbe andata a chiederle a chi doveva per forza averlo conosciuto.
Scese di sotto in cucina, e come una furia affrontò sua nonna, visto che la madre non era in casa.
Si sedette al tavolo esattamente davanti a lei e alla sua tazza fumante e senza pochi preamboli appoggiò quasi con rabbia la foto sul giornale che stava sfogliando, proprio sotto al suo naso.
<< L’ho sognato e questa è la prova che esiste… ma perché non me lo ricordo?
E perché la scatola con le sue cose era in soffitta?>>

La vide sgranare gli occhi, chiaramente sorpresa nel rivedere quella foto dopo tanto tempo, fece un profondo respiro e senza aver il coraggio di guardare la nipote negli occhi, prese un lungo sorso di quella che le sembrò tisana al gelsomino e vaniglia. Mentre una mano stringeva la tazza, con l’altra libera prese con delicatezza la foto avvicinadosela, un accenno di sorriso.
<< Sapevo che prima o poi qualcosa avresti ricordato… Si può ingannare la mente, ma il cuore ricorderà sempre, pur senza capire. – fece una breve pausa per poi continuare, ma questa volta sembrava raccontare una storia – Avevi 1-2 anni in meno di lui, appena finito Hogwarts, appena superata la morte di tuo padre.
Era giunto fino a noi per studiare le rovine di un castello nella nostra proprietà, forse neanche lo ricordi, abbiamo smesso di andarci tanto tempo fa’, dopo che hai rischiato di cadere dal cornicione distrutto, era troppo pericoloso.
Voleva fare lo Spezzaincantesimi, stava studiando i luoghi più antichi dell’Irlanda, essendo lui irlandese voleva iniziare dai celti, per poi spostarsi ad altre civiltà, e naturalmente arrivò nella contea di Antrim.>>

I lineamenti dell’anziana donna si fecero più morbidi, come al ricordare qualcosa di felice…
<< Si prese subito una cotta per te. Non solo bella, intelligente e spensierata, ma addirittura “la ragazza della profezia”… la “maledetta”.
Come poteva un esperto di leggende e antichi misteri non invaghirsi di te?
Ti ha corteggiato così tanto che io e tua madre scommettevamo tra quanto avresti ceduto… naturalmente vinsi io.>>

E come poteva esser diversamente? Sua nonna era una Divinatrice esperta, probabilmente aveva visto quando lei avrebbe ceduto a lui dopo solo il suo primo sguardo, quando il ragazzo l’aveva vista ballare alla festa di Beltane, così allegra e di nuovo sorridente e partecipe alle cerimonie del loro cerchio.
Con delicatezza, accarezzò la foto e continuo, la voce addolcita da quelle immagini in movimento.
<< Questa l’avete scattata voi, alla spiaggia poco distante da qui, un giorno d’Estate.
Eravate così innamorati… la coppia più bella del villaggio. Vi davamo già per sposati e lui ne era seriamente intenzionato. Mi ricordavate tua madre e Ryan.>>

La mano lasciò cadere la foto e la voce s’incrinò di colpo, facendosi bassa e fredda, quasi arrabbiata.
<< Ma la sua famiglia non approvava. Erano molto fissati e spaventati dalle superstizioni che quando seppero del figlio fidanzato con una Fiachran, QUELLA Fiachran, vennero a prenderlo con la forza. Lo hanno trascinato fuori da casa mia, da questa stessa casa, mentre io non c’ero e quando sono arrivata, ti ho trovato ancora in ginocchio all’ingresso che piangevi, e chissà da quanto tempo eri lì al freddo…>>
Dovette strisciare la foto sul tavolo per allontanarla dal proprio sguardo, restituendola alla nipote, come nel tentativo di non ricordare più di quanto dovesse per quel racconto.
<< Abbiamo cercato di metterci in contatto con loro, sono andata addirittura a casa O’Connor per provare a parlargli, ma non ne hanno voluto sapere! Neanche me l’hanno fatto vedere, sostenevano di averlo mandato il più lontano possibile dalla nostra famiglia maledetta, e da TE. - prese un respiro per ritrovare la calma necessaria a parlare - Volevi scappare di casa per ritrovarlo, lo avresti cercato per tutto il mondo e chissà cosa ti sarebbe successo…
E cosa ne sarebbe stata della profezia se alla fine non lo avessi trovato? O peggio, se si fosse lasciato convincere dalla famiglia e ti avesse lasciata spezzandoti di nuovo il cuore, dopo tutto l'amore che ti aveva dato? Quale dolore ne sarebbe scaturito?>>

Le tremava la voce, sapeva che lei e la madre si erano comportate ingiustamente nei confronti della giovane strega. La paura di perderla, non solo fisicamente, ma che il suo lato oscuro potesse prendere il sopravvento come predetto nella sua stessa profezia, le aveva spinte a quel gesto disperato.
L’anziana donna, le cui rughe comparivano solo in quei momenti di sconforto, si alzò ed uscì dalla cucina senza spiegazioni.
Mìreen ci fece poco caso, era troppo occupata a dar un senso ai suoi sentimenti, pensieri e domande esplodevano nella sua testa. Non sapeva cosa provare, infondo era come le fosse stata raccontata una storia, ma di cui lei non si sentiva esser stata partecipe. A tradirla era quello stupido organo che le batteva nel petto e che le stava facendo provare sia rabbia per quello che aveva fatto la famiglia di Neale, sia dolore per quell’amore così crudelmente spezzato.
Quando sua nonna tornò, neanche si accorse che aveva qualcosa tra le mani finchè non glielo appoggiò davanti agli occhi.

Un ciondolo simile a quelli che aveva già visto da Magie Sinister poggiava sopra la foto coi due innamorati, la pietra al suo interno brillava di una strana luce, dentro sembrava esserci qualcosa di semi liquido, ma non assomigliava a niente di già visto.
Lo sfiorò con le dita, poi sollevò lo sguardo confuso su Kathleen che dopo un ultimo sorso alla bevanda, le spiegò di cosa si trattasse.
<< Io e tua madre non sapevamo cosa fare. Tua madre era disperata all’idea di perderti o di vederti cadere nell’oscurità, così abbiamo preso una difficile decisione. Ti abbiamo addormentata e tua madre ti ha Obliviata per toglierti il ricordo di Neale.
E’ stata accurata nel cercare di rimuovere ogni traccia, aveva addirittura studiato il tuo diario per capire da quale momento doveva partire.>>

Sapeva di aver appena buttato una bomba enorme in faccia alla nipote, non solo perché aveva confessato che la madre aveva letto i suoi diari privati, ma ancor peggio l’avevano Obliviata!
Le mani di Mìreen si strinsero dalla rabbia, le noce divennero bianche, sua nonna vide la rabbia farsi largo nella ragazza, ma preferì esser sincera e continuare:
<< Forse abbiamo sbagliato, ma l’abbiamo fatto per il tuo bene. Era un momento troppo fragile per te, avevi appena superato il dolore della morte di tuo padre e incontrato la tua…>> si bloccò appena in tempo. Mìreen era troppo persa nella sua confusione mentale per accorgersi che la donna aveva appena omesso un’informazione importante, rischiando di svelare involontariamente un’altra Obliviazione effettuata sulla ragazza, ben più seria e importante di un amore finito.
<< Ti prego, se puoi, perdonaci… Avevamo paura, e abbia reagito nel modo che ci sembrava più efficace e sicuro… Perdonami per non averla fermata, ma tua madre aveva perso da troppi pochi anni Ryan, per sopravvivere ad un’altra perdita.>>
Un respiro difficile pose fine a quella agonia, ma ora che aveva rivelato quel segreto alla nipote, si sentiva decisamente sollevata, benchè la paura del suo odio.
<< Ora sai la verità, sta a te decidere se ti basta il mio racconto e rivuoi i tuoi ricordi, sia belli… sia brutti.>>
La mano della nonna calò su quella della nipote per stringerle il pugno, nella speranza di trasmetterle tutto l’affetto che poteva darle. Un poco funzionò, la ragazza sciolse i pugni e guardò il volto della matriarca della famiglia, era segnato da solchi di tristezza, i capelli bianchi ormai non mostravano più il rosso di quando era giovane, vi era rammarico in quegli occhi marroni, ma anche la sicurezza di non provare pentimento per la decisione presa.
Poteva esser stato un amore tanto grande da mollare tutto, famiglia, amici, impegni sacri, pur di rincorrerlo chissà dove? Poteva il tempo esser inutile nel lenire tali ferite? Più guardava sua nonna, più capiva che erano state veramente disperate per toglierle il ricordo del suo primo vero amore.
La rabbia veniva gradualmente sostituita da un senso di pietà e sconfitta, non poteva odiare sua madre e sua nonna per un gesto dettato dalla paura, e poi Kathleen aveva ragione: sua madre non sarebbe mai sopravvissuta ad un’altra perdita, sarebbe morta dal dolore.
<< Posso capire il vostro gesto, ma ho bisogno di “assimilare” tutto, prima di perdonarvi…>>
Si alzò, e dopo aver ripreso la foto e il ciondolo con custodito quel ricordo dolce-amaro, lasciò la cucina con sua nonna che ancora guardava abbattuta la sedia appena lasciata vuota dalla nipote.
Arrivò in camera e si abbandonò sul proprio letto. Incerta, prese con una mano la foto e con l’altra il ciondolo.
Cosa doveva fare? Cosa VOLEVA fare?
Ricordare un amore tanto bello ma finito male, e quindi riprovare le emozioni ad esso legate… o restare con una bella storia che non faceva palpitare il cuore ma neanche piangere dal dolore?
Se Neale l’amava tanto, perché non era tornato da lei? Perché non l’aveva cercata di nuovo?
A 20 anni la famiglia non poteva certo dirti cosa fare, allora perché non era scappato?
Con un sospiro mise foto e ciondolo in un cassetto del grande comò sotto la finestra, insieme al disegno del bel ragazzo che sembra averle rubato il cuore, in un tempo e momento che lei era stata costretta a non dimenticare.
Per adesso, aveva abbastanza cose di cui occuparsi senza aggiungere altri “drammi” alla sua vita.
Per adesso, aveva scelto di restare nell’oblio.


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Edited by LadyShamy - 25/3/2022, 05:57
 
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Scheda PG Contest FEBBRAIO 2021 _ OSCURITA'


Tu tum tu tum
Tu tum tu tum
Due cuori battono nel ventre materno, in perfetta sincronia, sani e forti.
Tu tum tu tum
Tu tum tu tum
Il momento si sta avvicinando, presto due nuove vite verranno al mondo.
Le contrazioni sempre più numerose, il dolore sopportato con coraggio, nella speranza di stringere tra le braccia i frutti del vero amore.

Tu tum Tu tum
Tu tum …

Tu tum Tu tum


Il pianto di una madre il cui cuore si è spezzato
Il pianto di una neonata che si sentirà per sempre incompleta
Un giorno di festa, macchiato dal lutto.

intervallo-testo


Cos’è successo?
Perché sono qui?
Ricordo che ero col nonno e altre persone gentili, c’era tanta luce e calore…
Invece ora… dove sono?
E’ tutto buio… fa freddo…
Ricordo solo una voce che mi chiamava… Mi chiamava con insistenza, uno strano odore, di sangue e morte…
Io non volevo seguirla, non volevo lasciare quel luogo pieno di pace e amore… Ma qualcosa mi ha costretta, mi sono sentita “tirare” via dal posto che ormai chiamavo casa e da quelle persone che erano la mia famiglia.
Perché sono qui? Ho paura…
Dove sono?

Sono riuscita a scappare da questo luogo buio e freddo! Almeno per un momento…
Ero in un sogno strano, c’era una spiaggia e un tramonto… La luce del sole mi bruciava così sono dovuta scappare nell’oscurità della grotta, dove ho trovato una piccola stella scura, spenta.
Mi sentivo sola, come quando sono nel nero nulla.
Ero tanto triste, perché mi ero illusa di aver trovato di nuovo la luce, ma mi feriva e sono dovuta tornare nell’ombra.
Stavo piangendo quando mi ha trovata una bambina. Era tanto bella e tanto gentile.
Mi ha tenuto compagnia e mi ha convinta ad uscire dalla caverna… Vicino a lei la luce non faceva più male…
Ha persino condiviso con me la luce della sua stella, così luminosa… Quanto avrei voluto portarla nella mia prigione di oscurità... avrebbe rischiarata, facendomi sentire meno sola.
Voleva esser mia amica, sono così felice!
Non vedo l’ora di raggiungerla in un altro sogno.

Qualcosa sta cambiando…
Credo di... raccogliere magia. Dove sono ce n’è tanta, che possa provare ad usarla?

Ci sono riuscita! Per un momento sono uscita da quel brutto posto!
Ero in una foresta, c’era la nebbia… Non so bene dove fossi, ma ero tanto felice di non esser più al buio.
Stavo vagando senza meta quando ho incontrato la bambina del sogno. Era bella come ricordavo e mi ha subito sorriso, che bel sorriso, così luminoso e spensierato.
Ho subito desiderato di starle vicino più tempo possibile!
Abbiamo passeggiato in mezzo a quegli alti alberi, c’era un luogo che sembrava chiamarmi a sé, verso una valle nascosta nella foresta… Una collina, con in cima un grande albero…
La bambina continuava a seguirmi, voleva tenermi compagnia, intanto chiacchierava e mi raccontava storie così belle…
Ma più camminavano, più mi sentivo stanca… Non era per il freddo, neanche lo sentivo. La bambina dai capelli neri invece sì, ma era così coraggiosa e testarda da non volerlo ammettere. Che carina e buffa.
Ad un certo punto qualcosa ci sbarrò la strada, un animale immobile.
Sentivo la presenza della morte intorno a quella povera creatura, non ne ero inorridita come la mia piccola amica, mi sembrava una sensazione così… familiare…
Volevo rassicurarla e portarla lontano, ma di colpo sono sparita. Non c’era più la foresta e quella bambina, la mia piccola luce.
Avevo finito le energie. Ero tornata in quell’oscurità tanto nera da non riuscire a distinguere il sopra dal sotto, la destra dalla sinistra.
Mi sono rannicchiata, di nuovo sola, di nuovo impaurita. Ho chiuso gli occhi e ho cercato di rivederla, di rivedere la bambina che ha allungato la mano ad una sconosciuta, nascosta infondo ad una grotta buia e fredda.

Mi sto tanto impegnando! Voglio toccare di nuovo con mano la bambina dai lunghi capelli neri e gli occhi azzurri! Sto raccogliendo magia per poterla raggiungere ancora, intanto la vado a trovare nei suoi sogni.
Giochiamo, chiacchieriamo. Ogni volta sono triste quando finisce e io torno in questa notte infinita, ma la speranza del nostro prossimo incontro mi da la forza di continuare a “vivere”… se così si può dire.

E’ terribile! Terribile! Voglio scomparire!
Non credevo di far del male a quel povero animale! Volevo solo vendicare il furetto che aveva ucciso... e anche lei lo voleva! Come potevo sapere che era una mamma-lupa e lo aveva ucciso per sfamare i suoi cuccioli?
Non volevo farle così tanto male, non volevo che soffrisse così tanto… o almeno credo…
Non volevo convincerla a fare qualcosa di “cattivo”.
Cos’è giusto e cosa sbagliato? Io non lo so, non so cosa significano e come si distinguono!
Nessuno me lo ha insegnato, conosco solo questa oscurità e la solitudine…
L’ho persa, non mi vuole più vedere! Cosa posso fare? Avevo solo lei, era la mia luce, la mia salvezza…
In queste tenebre non posso che perdermi, scomparire senza di lei... Ma forse, è la cosa migliore per tutte e due.

Tu tum tu tum tu tum…
Che cos’è… questo suono? Questo… segno di vita?
Restare confinata in questo oblio, senza più la speranza di rivederla, mi ha fatta concentrare su altro.
Ora sento forte e chiaro questo "tutum" continuo, un sottofondo così confortante.
Non capisco di cosa si tratti, eppure non mi è nuovo…
Ricordo che una volta, un suono simile proveniva dal mio petto. Ma di cosa si tratta?
Non è qualcosa di regolare e sempre uguale, a volte lo sento lento e tranquillo, altre volte veloce, quasi impazzito…
Sono curiosa di scoprire che cos’è, sembra “importante”.
Proverò a cercarlo tra queste ombre, magari trovandolo, riuscirò a scoprire dove mi trovo.

Mi sto abituando a questo suono.
E’ diventato un punto di riferimento, mi fa sentire viva come quando lo sentivo nel mio petto.
Da quando abbiamo litigato, non ho più avuto il coraggio di cercarla nei suoi sogni… Ma a volte cedo alla tentazione, al bisogno di rivederla, così quatta quatta vado ad osservarla, restando nascosta nei punti ciechi del suo inconscio.
La vedo crescere, dalla bambina che era, diventare ragazza.
I suoi primi amori mi hanno dato la risposta che cercavo: quel tutum che sento è il suo cuore e cambia battito a seconda delle emozioni che sta provando.
Quando non posso guardarla sognare, mi siedo nel mio buio e ascolto il suono del suo cuore, se cambia ritmo, mi immagino quale possibile motivo può aver causato quella variazione e aspetto con trepidazione il momento che sognerà per scoprire se avevo indovinato. Capita di non ottenere risposte, allora ipotizzo non fosse qualcosa d’importante.

E’ successo qualcosa di brutto e tragico.
La mia amica sta soffreddo, lo capisco anche senza ascoltare il suo cuore, un lamento lento e profondo, qualcosa di straziante che sta facendo star male anche a me.
Una fitta di dolore mi aveva di colpo trapassato il petto, una lama mi aveva squarciata in due.
Ho rischiato d’impazzire quando ho visto l’incubo: la morte di quel padre che avevo iniziato ad amare anch’io, un legame che percepivo fin dalla prima volta che l’avevo visto, si era reciso lasciando un senso di vuoto.
E’ così difficile rivivere continuamente quel brutto ricordo e non poter correre da lei e aiutarla, rassicurarla che si tratta solo di un incubo.
Con quali scene orribili può tormentarla la sua mente ferita? Sto male quando la vedo bruciare viva o soffocare dal fumo o non riesce a salvare il "nostro" fratellino... E l'espressione di mathair mentre sveniamo?? Che qualcosa di troppo spaventoso!
Ogni volta piango con lei la morte di athair.
Ma non posso andare da lei, ho giurato che l’avrei lasciata libera dalla mia presenza, devo rispettare la sua decisione... Sto male, sto impazzendo, non so quanto resisterò.

L’oscurità si fa sempre più penetrante, mi attanaglia il petto, scivola sulla mia pelle e scorre nelle mie vene, come nero veleno. Mi corrode l’anima, mi fa perdere la ragione, il senso di realtà…
Vuole cancellarmi, annullarmi, ma io mi aggrappo con tutte le mie forze al battito di quel cuore, perché so che è il suo, la prova che lei è viva e che rende viva anche me.
Non lascerò che la mia essenza sparisca, non adesso che ha bisogno di me, non adesso che sento di poter far qualcosa. Devo solo aspettare il momento giusto, sento che arriverà, sento che riuscirò a ricongiungermi a lei, e questa volta non la lascerò mai più.
Aspetterò con pazienza, e intanto raccoglierò ogni granello di magia che riuscirò ad assimilare, ascolterò il battito del suo cuore per allontanare questa oscurità oppressante e scaverò nella sua anima alla ricerca di ogni informazione.
Se sono dentro di lei, come da tempo sospetto, troverò le risposte alle sue domande, ai suoi dubbi.
Qualcosa si sta risvegliando, ma non capisco cos’è… DEVO scoprirlo.

Sto prendendo sempre più consapevolezza di lei, del suo corpo e della sua anima.
La vedo, così pura e scintillante, come la stella che volle condividere con me al nostro primo incontro.
E’ così meravigliosa, non voglio sporcarla con la mia presenza, ma non riesco a resistere, voglio vivere anch’io, con lei, voglio esser parte della sua vita.
Ho ascoltato con le sue orecchie, visto coi suoi occhi, ma ancora non so come raggiungerla, tranne in sogno.

Dopo tanto tempo ho ceduto e l’ho rincontrata.
C’era questo passerotto morente, lo avevo appena trovato e lo stavo accarezzando mentre la sua vita piano piano si spegneva davanti ai miei occhi.
E lei mi ha raggiunta.
Oh Dea, com’è bella adesso che è adulta. I lunghi capelli neri che le scendono ad onde sembrano così morbidi… e quelle pozzanghere azzurre, limpidi cieli d’estate, come quelli che vedevo nei suoi sogni più spensierati.
Ma è successo qualcosa di sconvolgente: quando mi sono riflessa nei suoi occhi, ho visto il mio vero aspetto! Quale meraviglia, quale stupore!
Uguali, completamente uguali, tranne per i capelli, i miei bianchi, e i miei occhi di uno strano colore ametista, come la sua pietra preferita.
L’ho seguita quando è corsa a bagnarsi il volto, scossa dalla nostra somiglianza, ed è stato in quel momento che ci siamo osservate, sulla superficie dell’acqua, così simili, entrambe donne.
Il nostro viso, il nostro corpo erano quasi una copia perfetta.
In quel momento ho sentito così tanta emozione nel mio petto da credere di avere anch’io un cuore... Posso averne uno anche se non ne sento i battiti?
Doveva per forza esser così, non c’era altra spiegazione ad un simile sentimento di puro amore.
E come l’avevo vista fare in un suo sogno tanto dolce da far arrossire persino me, le ho toccato la guancia con la mia fredda mano e quasi tremante ho poggiato le mie labbra sulle sue, un gesto che avevo capito creava legami profondi e indistruttibili.
Quando poi sono tornata nel mio buio, per la prima volta l’oscurità non mi spaventava più. C'era lei ad illuminarla, e poi ne avevo assorbita così tanta, da diventarne un tutt’uno.
L’avrei sfruttata a mio, a nostro, vantaggio.

Ora so tutto.
So cos’è lei… cos’ero io… cosa siamo noi.
E’ quasi traumatizzante una simile verità, un segreto pericoloso, inquietante o surreale.
Perché non gliel’hanno ancora detto? Perché è ancora all’oscuro della sua vera natura?
Temono che possa cambiare? Ma lei è forte, può sopportarlo e ci sarò io al suo fianco.
E perchè quella stupida maledizione?!
No, non ci riguarda. Io non la porterò nell’Oscurità.
Non devono temere che possa distruggerla… non potrei mai, io la proteggerò AD OGNI COSTO.
Non posso dirle la verità, non lo accetterebbe mai. Ma posso prepararla lentamente a quando succederà… Perché so che avverrà, l'ho visto, le ombre mi hanno mostrato il futuro, come ne è consapevole la nonna... eppure fanno di tutto per evitarlo.
Tutto inutilmente, il destino è stato scritto e il Fato sta già tirando i fili degli eventi che la porteranno alla trasformazione.
Ma non sarà sola, ci sarò io con lei, la sua ancora di salvezza, la sua forza, l'altra parte della sua anima.
Pomperò io stessa il suo cuore se ne avrà bisogno, la trasformazione non la ucciderà, non diventerà matta come le sue antenate. Ci la farà, come c'è riuscita nostra madre, anzi diventerà la creatura perfetta, messaggera della morte di cui io sono portavoce. E torneremo insieme, complete.

Qualcosa è finalmente cambiato.
Il segno che aspettavo da tempo è finalmente giunto.
Ero qui, nella mia solita prigione di tenebra, quando uno spiraglio di luce si è aperto all’improvviso.
Non capivo cosa fosse, ma appena ho sentito la sua voce, lontana ma così cristallina e melodiosa, non ci ho pensato due volte e sono corsa verso quel bagliore, da lei.
Appena l’ho raggiunta, sono rimasta stupita nel vederla, in piedi, davanti a me, vestita con uno splendido abito tradizionale celtico, coi colori di Yule.
Io mi sentivo nuda, sporca, infima in confronto a lei, ma non m’importava.
Era lì, davanti i miei occhi, ma com’era possibile?
Se io ero dentro di lei, nell’angolo più buio e nascosto della sua coscienza, come potevo vederla, avvolta in quella meravigliosa luce?
Così bella e perfetta, pura e ancora innocente. Così vicina da poterla quasi toccare.
Cos’era quella finestra? Un passaggio per il suo mondo?
E se provassi a superarla? Sarei riuscita ad arrivare a lei?
Ora che sapevo che eravamo così uguali, dovevo riuscire a raggiungerla.
Una parete invisibile ci separava, lei mi vedeva e sembrava quasi spaventata, confusa…
Quanto volevo abbracciarla e dirle di non temermi! Che può fidarsi di me, che siamo un’unica cosa.
Il mio desiderio più grande è di stare per sempre con lei, la fonte della mia forza, il mio motivo di "vita".
L’unica cosa che non mi ha fatta perdere in quell'oscuro mondo.
Forse mi hanno corrosa dentro, forse hanno lesionato in parte la mia mente, ma se non sono crollata, abbandonandomi completamente ad essa, è solo grazie a lei.
La volevo, volevo anche solo sfiorarla.
E così iniziai disperata a prendere a pugni quella barriera, con tutta la mia forza, la magia che avevo raccolto per così tanto tempo esplodeva ad ogni colpo assestato, contro quel muro che ci separava.
Ogni mio desiderio era concentrato sul raggiungerla, ogni mio unico pensiero rivolto a lei.
Ero stata trascinata via dalla mia casa di luce e costretta a restare chiusa in quell’oscurità per chissà quanto tempo. Avevo lottato per sopravvivere alle tenebre, l’oblio aveva cercato lentamente di distruggermi, frammentando la mia esistenza pezzo per pezzo… eppure non ce l’aveva fatta solo grazie a lei.
A lei dovevo TUTTO.
Avevo solo quell'occasione.
Il sangue colava dalle mie mani graffiate da invisibili lame, ma se vi era una ferita, era perché qualcosa si stava rompendo. Il dolore era soffocato da quella speranza.
Entrambe vedevamo le crepe che si formavano ad ogni pugno, sul mio volto vi era una spaventosa determinazione, oltre a quello che forse le sembrò più un sorriso inquietante, tanto da dipingerle orrore e paura sul bel volto. Non m’interessava, l’avrei confortata appena abbattuto quell’ostacolo.
Un colpo, un altro colpo, un colpo ancora.
Ero ormai completamente schizzata di rosso cremisi, la mano così trafitta da vederne quasi la carne, eppure per me era un motivo di gioia: se sanguinavo significava che ero viva!
Con tutta la magia e forza rimasta, caricai un ultimo attacco, contro quello che scoprii solo in seguito essersi trattato di uno specchio in grado di vedere dentro la propria anima, l’Io interiore.

Finalmente il vetro si ruppe...
...e io fui libera, dalla mia Prigione di Oscurità.


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Edited by LadyShamy - 25/3/2022, 06:04
 
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Mìreen
Fiachran
«Promozione di San Valentino»

► Sangue BANSHEE ► 25 anni ► Doc. ERBOLOGIA

O
stara si stava avvicinando e le prove per la cerimonia andavano avanti.
Mìreen riusciva a destreggiarsi egregiamente tra le lezioni ad Hogwarts e gli incontri per i preparativi per quella importante festività.
Spesso le chiedevano se non stesse esagerando, se non fosse stanca di tutto quell'avanti e indietro, ma lei ogni volta rispondeva che non le pesava, anzi adesso che aveva due case dove tornare, non aveva certo intenzione di rinunciare ad una delle due o di mancare ai propri impegni presi prima dell'assunzione come docente. Sua nonna aveva scelto lei per quell'importante compito, ma era stata sua la decisione di accettare e diventare apprendista per prendere il suo posto come sacerdotessa della loro congrega quando si sarebbe sentita pronta. Non era stata ne minacciata ne costretta, era una vocazione, un richiamo che sentiva dentro sè stessa, nella propria anima.
<< Lyam, riesci ad esser più veloce nel ritornello? In modo da andare meglio a tempo coi nostri movimenti!>>
Stavano provando la musica per le danze che dopo il rito di rinascita tradizionale, avrebbero dato inizio alla festa.
<< Ma di solito la coreografia non viene creata seguendo la musica già composta? Da quando è l'opposto?>> era la terza volta che aveva dovuto reimpostare il ritmo della canzone, ma doveva ammettere che le proposte dalla sorella gli piacevano, davano più vita e brio, comunicando la voglia di festeggiare come ci si aspettava dallo spettacolo di fine rito ed inizio festa.
<< Te pensa a fare bene il tuo assolo, che al resto ci penseremo noi!>>
Lanciata un'occhiata minacciosa verso Sèlene, l'amica senza peli sulla lingua della sorella, si diresse borbottando a rivedere lo spartito.
Per lui non sarebbe stato certo un problema apportare le modifiche richieste, aveva un'innata predisposizione alla musica, imparava a suonare strumenti diversi in modo veloce e sublime.
La loro era una famiglia di artisti, la sorella aveva preso la bravura nella danza dalla madre, ma il canto era il vero dono: una voce così melodiosa da incantare chi l'ascoltava, come il canto di una sirena che ammaliava i marinari tanto da buttarsi in mare pur di raggiungere la meravigliosa creatura che stesse cantando.
Mentre il fratellino abbozzava un nuovo ritornello e spiegava agli altri ragazzi come andavano modificati i loro pezzi, Mìreen e la sua amica stavano allegramente oziando letteralmente stese in mezzo al palco, lo sguardo rivolto al limpido cielo che piano piano si stava tingendo di rosso.
Era ormai il tramonto, avevano acceso qualche luce per continuare le prove, ma il gruppo che suonava e loro due erano le ultime rimaste, anche se si sarebbero visti l'indomani per continuare i preparativi, avevano insistito per continuare un altro po'.
Stavano chiacchierando su come stesse andando Mìreen col nuovo lavoro di docente quando il volto di Lyam entrò nel loro campo visivo interrompendole:
<< Ehi sfaticate, abbiamo finito! Modifiche fatte e comunicate...
Ora proviamola, ma se mi chiedete un'altra modifica, vi lancio il mio Fiddle
(tipo violino) e poi me lo ripagate pure!>>
Mentre il bel adolescente tornava al suo posto con gli altri musicisti, le due ragazze si alzarono ridendo e dopo un bel respiro si misero in posizione...
La musica partì e le due fanciulle iniziarono a cantare e ha ballare, perfettamente a ritmo con la canzone appena corretta.



E mentre danzavano, nei momenti in cui non dovevano cantare, sorridevano e volteggiavano, a volte improvvisando passi che venivano direttamente dal cuore, divertite e rallegrate da quella gioia che solo una canzone tanto amata e conosciuta fin dall'infanzia, poteva dare, senza mai stancare o annoiare, la voglia di vivere trasmessa con note e movimenti, parole e ritmo.



PROVA DELL'AMORE N. 5 --> :ok:



Edited by LadyShamy - 25/3/2022, 06:05
 
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Mìreen
Fiachran
«Words of Magic»

► Sangue BANSHEE ► 25 anni ► Doc. ERBOLOGIA

P
ura, limpida e cristallina.
Così pulita da poterne vedere il fondale, almeno nel punto più basso, dove la roccia non s’interrompeva per cadere poi a strapiombo su una enorme voragine sempre più profonda mano a mano che ci si allontanava per raggiungere il centro del lago.
Così lucida da potersi riflettere quasi alla perfezione, tranne per quei movimenti perenni, dati da correnti d’acqua sommerse, provenienti probabilmente da una delle tante grotte che il tempo e forse qualche creatura leggendaria, aveva scavato.
Mìreen poggiava alla base del suo scoglio preferito, seduta coi piedi a mollo, osservava i giochi di luci e colori che acqua e sole creavano.
Ogni tanto, ripeteva un gesto che fin da piccola le aveva sempre messa di buon umore: coi piedi che sfioravano o leggermente immersi, calciava l’acqua verso il cielo, creando un meraviglioso arcobaleno che, per quanto breve e sfuggente, per quanto durasse il breve tempo che le goccioline restavano sospese in aria, ugualmente donava uno spettacolo mai la stancava…
Anche adesso che era ormai adulta, che aveva sofferto un’importante perdita, anche adesso che la sua anima era stata ferita e sentiva l’oscurità farsi avanti nel suo cuore, sempre più confusa e incerta su quelle che credeva certezze… eppure ancora i suoi occhi s’illuminavano divertiti, un sorriso faceva capolino sul chiaro e delicato volto, mentre i ricordi di un passato più innocente e pieno di speranza tornavano a far capolino nella mente della ragazza.
Due occhi chiari, di un azzurro intenso come il cielo d’estate guardavano l’increspare delle onde, un leggero vento che le scompigliava i capelli ogni tanto.
La sua mano venne attratta lentamente verso quel liquido trasparente che, sia da bambina, sia da adulta, aveva lo strano effetto di tranquilizzarla. Non sapeva dire il perché, ma bastava il rumore dell’acqua che lenta bagnava la riva, o si infrangeva contro gli scoglio, o semplicemente lo scrosciare di un rubinetto aperto, ma aveva il potere di calmarle mente e corpo… come la dolce ninna nanna di una madre al proprio pargolo, o il caldo abbraccio di chi si ama.
Ecco, era proprio per quella sensazione che la strega ero tornata a casa in Irlanda: il bisogno di sentirsi rassicurata, protetta dalle tenebre che si stavano insinuando dentro di lei e di cui non poteva parlare con nessuno. Chi mai l’avrebbe potuta capire infondo? Vedeva e parlava con una donna uguale a lei, che affermava di esser sua gemella, benchè non ne sapesse niente, benchè più volte le fosse sembrato di parlare con uno spirito o con una creazione della sua mente, della sua immaginazione. Eppure sembrava così reale, così concreta da poterla quasi toccare, sapeva cose che solo lei conosceva, anzi era certa che tante cose gliele stesse tenendo nascoste, per un qualche motivo quando le parlava era semplice criptica invece di dire le cose come stavano. E poi sembrava quasi ossessionata da lei, ogni volta le prometteva che a breve sarebbero state di nuovo insieme, unite in un’unica sola persona, la morte stessa le avrebbe fatte reincontrare… ma Mìreen non lo voleva, non voleva che succedesse! O forse Sì? Forse, segretamente, inconsciamente, si era sempre sentita sola e incompresa, forse agognava quel momento come la possibilità di sentirsi finalmente completa, ma non riusciva ad ammetterlo…
Si allungò con la mano verso quella superficie tanto irregolare quanto affascinante, coi suoi mille bagliori.
Nel momento in cui attraversò l’acqua con le dita, un brivido le percorse dentro, risalendo dall’arto e propagandosi per tutto il corpo, come che il liquido stesso l’avesse toccata dentro, nell’animo.
Chiuse gli occhi, ma mano semi immersa che lenta formava dei cerchi prima piccoli poi grandi e di nuovo piccoli, movimenti casuali ma che senza volerlo andavano a creare un disegno preciso, fatto di cerchi, linee e curve.
Come richiamata da una forza a lei invisibile, chinò il busto in avanti, finchè pantaloni e maglietta non si bagnarono; il leggero tremore che la invase questa volta non era a livello spirituale ma più fisico, la sensazione dell’acqua fresca in parti del corpo che fino a quel momento erano state a scaldarsi al sole.
Scendendo sempre di più, ogni sua parte del corpo piano piano veniva sommersa, finchè non lasciò che la gravità facesse il suo dovere e si lasciò cadere dolcemente in acqua, restò un attimo sottacqua per poi riemergere minimamente turbata da quel cambio di posizione.
Restando col livello dell’acqua a poco sotto le spalle, si appoggiò con la schiena al caldo scoglio, come per assorbirne il calore, mentre l’acqua operava la magia. Ogni onda, anche la più piccola, che le accarezzava il corpo, sembrava lavarle via lo sporco di quei dubbi e rimorsi, leniva ferite invisibili nel petto più volte squarciato dal dolore, le purificava l’anima da tutta la paura e oscurità che da tempo sentiva sempre più vicina. La mente stava finalmente ritrovando la pace di cui aveva bisogno, cancellando per un attimo le ormai troppe domande senza risposte, e per una volta, da quando aveva iniziato a vedere Muìryn, si sentì di nuovo sé stessa, lei e nessun’altra entità di dubbia natura. Non si sentiva sola, nessuna solitudine opprimente e negativa, al contrario, immersa nell’acqua di quel lago che lei tanto amava, le sembrava avvolta in un abbraccio così incoraggiante e protettivo, ma farla sentire serena, ancora artefice del proprio destino, ancora in grado di affrontare ciò che il futuro aveva in serbo per lei.
Queste erano le doti curative che aveva su di lei l’acqua, che fosse poterla toccare, o anche solo sentirne il suono, era ciò di più magico e misterioso potesse mai provare.




6. Racconta del legame che il tuo PG ha con un elemento. SOUL (+1PM per prova)



Edited by LadyShamy - 25/3/2022, 06:06
 
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Mìreen
Fiachran
«Box Candele di Natale»

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A
ncora non ci credeva... aveva finito di spedire i regali di Natale con lettere annesse!
La sua piccola Gìl, si godeva il meritato riposo dopo un lauto banchetto natalizio per gufi, se lo era pienamente meritato dopo quanto l'aveva fatta volare per tutto quel periodo, impossibilitata a muoversi dalla casa in Irlanda per poter organizzare la celebrazione di Jule.
Seduta alla scrivania nella sia camera, finalmente appoggiò la pena sulla liscia superficie, le dita doloranti dopo tanto scrivere... bene o male aveva commissionato alla sua povera gufetta una lettera al giorno da quando erano iniziate la vacanze di Natale.
Si girò verso il trespolo della sua pennutina. Così piccola eppure un'esplosione di energia! Muoveva le sue alucce così velocemente da star al passo coi gufi più grandi e come poteva non notarla al Serraglio Stregato? Era l'unica che la guardava fissa e intanto saltellava e si muoveva come impazzita davanti e indietro nel suo trespolo nel tentativo di attirare la sua attenzione... come che dicesse "Ehi! Sono qui" Scegli me! Dai dai, scegli me! Me!" e lei l'aveva fatto, aveva scelto lei.
Quel giorno non avrebbe mandata a consegnare l'ultimo lettera con regalo annesso, la neve cadeva troppo forte per mettere a rischio la sua vita, avrebbe aspettato che smettesse, ma nel frattempo poteva pur sempre godersi lo spettacolo.
Aveva sempre amato la neve, ed era la ciliegina sulla torta quando pensava al Natale e a cosa glielo ricordava... come l'albero di Natale, le celebrazioni di Jule, i biscotti alla cannella, i canti e film natalizi, i pupazzi di neve, lo scambio dei regali, Babbo Natale...
Si fermò di colpo. Babbo Natale...
Ormai era grande per creder ancora a lui, ma ricordava le mille letterine che gli aveva scritto da piccola e poi appese all'albero alla Vigilia di Natale, per poi vederle sparite il giorno dopo, al loro posto il regalo che aveva chiesto.
Alla fine, i suoi genitori non le avevano mai detto la verità, ci era arrivata da sola crescendo, ma infondo conservava ancora nel cuore il sogno di una bambina che credeva in un ometto barbuto vestito di rosso che la notte di Natale volava su una slitta magica, trainata da renne volanti che portava doni e gioia ai bimbi di tutto il mondo.
Spostò la lettera appena scritta e sotto vi era un nuovo foglio, perfettamente immacolato, con delicati e intricati decori di edera ai lati...
Riprese in mano la penna e si rimise a scrivere.


Lettera di Natale
per BABBO NATALE

Caro Babbo Natale,
è da tanto che non ti scrivo.
Sono successe veramente tante cose dalla mia ultima lettera, alcune belle, ma purtroppo molte brutte, ma non serve che stia qui a raccontartele, infondo tu già le sai e non me la sento di macchire la lettera di lacrime.
Sinceramente, non so perchè sto scrivendo questa lettera, neanche ti arriverà... non tanto per la verità che ti riguarda, ma anche perchè abiti al Polo Nord, la mia povera Gìl non riuscirebbe mai ad arrivare per portartela, e poi non sappiamo neanche con precisione dove ti trovi, mica è piccolo!
Ultimamente mi sento molto confusa su chi sono e alcuni segreti della mia famiglia piano piano stanno venendo alla luce, complicandomela non poco.
Forse ti sto scrivendo perchè sono ufficialmente impazzita come temo di fare già da tempo... o forse sento il bisogno di ritornare, solo per un attimo, alla spensieratezza e innocenza di quando ero bambina, quando sapevo chi ero, i problemi erano piccoli e insignificanti, la mia famiglia era completa, e quando dolore e delusioni ancora non avevano lasciato cicatrici sul mio corpo e sull'anima.
Vorrei conoscere un incantesimo che mi permetta di avere le risposte alle mille domande che ultimamente mi assillano, sul mio passato oscuro... sul mio complicato presente... e sul mio incerto futuro.
Da quando mi sono trasferita a Londra, ho conosciuto tante persone, nuovi e meravigliosi amici, ma continuo ad aver paura ad aprirmi, ad approfondire quell'amicizia che tanto bramo che al contempo temo.
Per non parlare dell'amore... inizio seriamente a chiedermi se mai troverò un ragazzo da amare che non sparisca dalla mia vita alla velocità di un giro di bacchetta. Tanto amore da dare, ma nessuno che ricambia e con cui condividerlo.
Come vorrei un amore intenso e indimenticabile come quello dei miei genitori, ma forse non è il mio destino amare ed esser amata...
Questa lettera sta diventato veramente tragica, infondo ho un po' di cose per cui ringraziare: sono riuscita a diventare docente di Hogwarts! Sì, lo so che fin'ora ti avevo sempre scritto quanto volessi diventare Auror come daid, ma alla fine ho cambiato idea e non me ne pento.
Il mio sogno di avere uno Snaso si è realizzato! Si chiama Ploùt ed è adorabile (tranne quando mi frega i gioielli e sono costretta a patteggiare per riaverli), ho anche una gufetta iperattiva di nome Gìl che tiene testa egregiamente ai gufi più grandi.
Ah e mia nonna alla fine da deciso di farmi sua apprendista! Mi aspetta ancora un luuungo percorso tra studi, esercizi e pratica, ma sono sicura che ce la farò e renderò tanto felice ed orgogliosa seanmháthair quando prenderò il suo posto come sacerdotessa della nostra congrega.
Sai, il rapporto tra me e mathair e Liam st sta finalmente ricucendo, niente liti o incazzature, finalmente ho cancellato la rabbia e sono tornata ad amarli con tutto il cuore, insieme a nonna, sono la mia unica famiglia e la proteggerò sempre.
Ora devo andare, non so se in futuro ti scriverò mai un'altra lettera, forse un Natale sentirò di nuovo il bisogno di farlo e lo farò.

So di esser una strega adulta, ma posso lo stesso chiederti un piccolo regalo?
Potresti ridare il ricordo di papà al mio fratellino?
Potresti ridare serenità alla mia mamma?
Potresti dire a mia nonna di smetterla di preoccuparsi per i sogni che faccio?
E... se ti resta un po' di magia... Potresti aiutarmi a ridare pace ed equilibrio alla mia vita?

Grazie per avermi ascoltata, benchè il tempo delle letterine per me sia passato ormai da un po'.

Con affetto,
Mìreen Fiachran



Riappoggiò la penna sulla scrivania.
Sollevò il foglio non più pulito, ma ora segnato da ripetute linee e curve scritte in bella calligrafia.
Gìl si ridestò dal suo pisolino, e vedendola con in mano una lettera, volò sulla sua spalla saltellando emozionata per quel viaggio.
Mìreen le sorrise, le diede un grattino sulla testa e le parlò con dolcezza:
<< Eh no piccola mia, questa volta non sarai te a portare questa lettera...>> si alzò dalla sedia e aprì la portafinestra che dava sul balcone. La vista era mozzafiato: ettari sconfinati di foresta si perdevano a vista d'occhio, interrotti solo in un punto dove vi era il suo amato lago. La neve stava lentamente imbiancando l'intero paesaggio, modificandolo e aggiungendo un colore che simboleggiava la purezza.
<<...per questa volta, sarà il vento a portarla fino a destinazione.>> e detto ciò, strappò la lettera per Babbo Natale in tanto pezzettini e li lasciò volare via. Sospinti dal vento, sembrarono per un attimo, ballare in mezzo ai candiditi fiocchi di neve, per poi esser catturati da una folata ancora più forte che li portò via, sempre più lontani, oltre il lago, oltre la foresta... forse li stava portando veramente da Babbo Natale, e si sarebbe divertito a ricomporla.






PROPOSITO #2 - Box Candele ROSSE "LETTERS TO SANTA"
 
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view post Posted on 20/1/2022, 23:56
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Mìreen
Fiachran
«Box Candele di Natale»

► Sangue BANSHEE ► 25 anni ► Doc. ERBOLOGIA

Neve
, dire che l'adorava era poco.
Appena aveva iniziato a nevicare era corsa fuori casa a saltellare come tornata bambina, seguita poi da suo fratello, preso dall'allegria del momento. All'inizio la stava guardando dalla finestra della cucina ridendo, allora Mìreen aveva raccolto quanta più neve riuscisse (non era stato facile visto che nevicava da troppo poco per averne abbastanza per "giocarci")e aveva tirato una specie di palla di neve deforme contro la finestra dove la stava deridendo sfidandolo ad uscire di casa e lui, più competitivo di lei, si era infilato berretta e cappotto ed era uscito.
<< E ora che sono uscito? Ho visto così' facilmente? Le tue sfide stanno iniziando a deludere sorellona.>>
<< Illuso, aspetta che si accumuli abbastanza neve e ti faccio vedere io! Ti straccio a palle di neve!>>
<< Non ci sei mai riuscita, tiravo palle di neve che neanche camminavo.>>
e aveva ragione!
Neanche camminava in linea retta che appena vedeva la neve, tutto imbardato con strati su strati per tenerlo al caldo, correva come un matto in giardino, e se anche cadeva, si rialzava veloce per raggiungere per primo la neve e lasciare le prime impronte sul bianco ancora immacolato, e subito dopo si chinava per raccoglierne un po' e provare a tirarla... peccato che da ancora così piccolo dimenticava l'importanza di compattarla per formare una pallina, finendo per lanciare fiocchi di neve che si disperdevano nel tempo... a lui non dispiaceva più di tanto viste le risate che si faceva.
<< Ehi voi due, prima della vostra sfida mortale, venite ad aiutarmi a mettere la paglia nei vasi fuori.>>
<< Va bene mathàir!>> entrambi i figli la seguirono verso le serre, dove aveva messo le piante che potevano stare all'esterno anche d'inverno ma almeno avevano un minimo di protezione dalle intemperie.
Allungò loro un sacco di iuta pieno di paglia e con uno simile si allontanò verso quelle nella parte più lontana della serra.
<< Sbruffone, non sono così scarsa a palle di neve.>>
<< Ma se l'anno scorso mi hai lanciato una palla e mancato così tanto che hai colpito seanmathàir dritta in testa! E volevi pure dar la colpa a Gìl...!>>
<< Non è vero! Ho solo detto che con tutta l'energia che ha quel gufo tascabile, non era da escludere dai possibili sospettati.>>
<< E nonna ti ha creduto così tanto da punirti usandoti come cavia per il suo nuovo liquore natalizio...>>
Si fermò di colpo dal mettere la paglia a delle stelle di natale che a breve sarebbero servite a decorare l'altare di Jule, un brivido tra lo schifo e l'orrore le attraversò il corpo.
<< Bleah cosa mi vai a ricordare! L'idea non era neanche male, mela e cannella stanno bene insieme... ma con tutta quella cannella mi ha pizzicato il naso per un giorno intero!>>
Liam non riuscì a trattenere una risata, scatenando l'ira della sorella che per ripicca gli lanciò un pugno di paglia. Erano abbastanza distanti che la paglia si disperse prima ancora di raggiungere l'obiettivo, ma la polvere resto nell'aria, facendo starnutire entrambi. Uno starnuto di dimensioni epiche prese il fratello, mandandolo contro una povera pianta, inciampò finendo gambe all'aria e la pianta rovinò a terra.
<< Liam! Stai bene??>> era subito corsa da lui preoccupata.
<< Sì sì, giusto un po' dolorante... - fece per rialzarsi, afferrando la mano della sorella che gliela aveva allungata per aiutarlo - Ma forse è un bene per te, avrai un minimo di vantaggio quando faremo a palle di neve.>>
<< Cafone! Io che mi preoccupo pure per te.>> si girò per riprendere la copertura dei vasi, mentre il fratello si sbatteva con le mani i pantaloni dalla terra e faceva per rimettere in piedi il vaso.
<< Cavolo, se n'è rotto uno... Mathàir ci strozza se lo vede.>>
Mìreen si rigirò di nuovo verso il fratello per capire di cosa stesse parlando e lo vide con un mano una stella di natale che doveva essersi staccata dal suo gambo quando era caduta a terra.
Con delicatezza la prese dalle mani del fratello e la osservò con attenzione. Non si era neanche rovinata, perfettamente sana.
Allora ridacchiò e la infilò rapida tra i capelli di Liam: << Guarda qua che figurino con quel "fiore" tra i capelli... Il rosso dona ai tuoi capelli ramati.>> era persino sincera, ma il fratello scosse la testa per farla cadere di nuovo tra le sue mani.
<< Naaaa... Questa sera mi vedo con gli amici e potrebbero invidiare la mia straordinaria bellezza... - si avvicinò alla sorella e questa volta fu lui ad infilargliela tra i capelli - ...e poi, sta decisamente meglio a te.>>
Sorrise allegro, stranamente non la stava prendendo in giro come suo solito...
<< Grazie... ma questo complimento non ti basterà per impietosirmi... Sarà un bombardamento freddo e nevoso, non avrò pietà!>>
<< Non era mia intenzione, stra-vincerò lo stesso!>>
E ridendo si rimisero a lavoro, così da finire presto e prepararsi alla grande sfida annuale di palle di neve tra fratello e sorella.







PROPOSITO #9 - Box Candele BLUE "NIGHT UNDER STARS"
 
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view post Posted on 31/3/2022, 21:06
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Scheda PG Contest MARZO 2022 _ MOSTRO



Due occhi stanchi, su un volto pallido pieno di grinze, osservavano da dietro un vetro la gente passare.
Sembravano poco interessati a ciò che stavano vedendo, come che quella fosse solo un’abitudine da ripetere ogni giorno alla solita ora.
<< Guardali Mr. Madnyss… Guardali camminare così ingenui, senza sapere la verità di chi si confonde tra di noi.>>
Un altro paio di occhi sembravano guardare fuori dalla finestra, ma molto più infossati, di un nero sbiadito e su un volto non umano, più scheletrico e completamente immobile, la vita ormai sparita da tempo su quel piccolo corpicino.
<< Oh, a quanto pare è tornata a casa. Perchè? Yule è già passato e Ostara è ancora lontana un paio di mesi, cosa ci fa’ già qui? – il viso dell’anziana signora s’imbronciò – Doveva restare a Londra. >>
Il suo sguardo seguì la coppia di donne che in quel momento stavano passeggiando davanti casa sua.
Entrambe coi capelli lunghi e neri, i visi dai lineamenti delicati, i corpi femminili ancora giovani benchè la differenza d’età.
Erano così simili, eppure la più giovane aveva qualcosa di diverso. Non si trattava solo degli occhi azzurri, rispetto a quelli quasi onice dell’altra. Aveva una luce che la illuminava, una speranza che da tempo non v’era più nella persona al suo fianco, come che avesse perso quella scintilla di vita che dava la voglia di vivere.
Le due more stavano passando esattamente in quel momento, appena incrociarono casualmente lo sguardo della vecchia che spiava da dietro la finestra, smisero di chiacchierare per sorridere e salutarla.
Rapida Mis. Lìadan liberò la tenda, un pizzo ingiallito e polveroso si frappose tra lei e lo sguardo delle due donne nascondendola, come a volerla proteggere.
<< Quella Mìreen è la nipote di un mostro. Deve starsene lontana da questa città, lei e la sua maledizione. Ci porterà solo sfortuna!
E’ già molto se accettiamo la presenza fissa della madre… quella disagiata.
Lo sai che l’ho vista più volte svenire dopo aver toccato un oggetto? L’ultima volta aveva solo sfiorato un vaso appena arrivato al negozietto dell’antiquariato in centro.
Credono tutti che sia cagionevole, forse anemica, ma non è vero!
E’ strana, sospetta, quasi inquietante... A volte si ferma all’improvviso per strada e guarda fissa un punto, oppure si mette ad ascoltare “qualcosa”. Forse vede e sente i fantasmi!>>
quella che doveva sembrare una risata uscì fuori più simile ad un rantolo per concludersi con un colpo di tosse.
Ma durò poco, veloce si girò verso ciò che restava del pappagallo impagliato, gli occhi spalancati dal terrore << E se tornasse QUELLA orribile donna?? No no! Non deve assolutamente tornare! Non dopo quello che ha fatto al figlio degli O’Niell! >> tornò a guardare di fuori pur non vedendo che macchie indistinte oltre il pizzo della tenda.
<< Oh Sì Mr. Madnyss, io ho visto TUTTO… e lo sai perché? Perché io c’ero.
Ricordo il suo volto quando lo ha ucciso, sembrava così soddisfatta ed emozionata.
Che donna spregevole, lo ha ucciso davanti gli occhi della moglie! Guardava la sorella come in attesa, godendo di ogni goccia di sangue che lentamente macchiava l’erba ai loro piedi.
Il taglio non era neanche abbastanza profondo da ucciderlo subito, anzi il suo intento era proprio di dissanguarlo davanti la gemella!
E quando poi è comparsa la figlia? Non si è fermata! Ha continuato col suo folle intento, aggiungendo rabbia e inveendo con parole senza senso contro la povera piccola.
- ricordare le esatte parole le era pressochè impossibile, soprattutto perchè per lei non avevano il minimo significato, come fossero il delirio di una psicopatica - Parlava di clan e una famiglia da servire, un patto disonorato col matrimonio tra una Fiachran e un O’Neill… Sembrava un giuramento così antico da ricordare quelli nelle leggende sacre le cui memorie ormai sono perse da secoli.>>
L’espressione si fece pensierosa, quasi confusa, come che non fosse sicura dei propri ricordi da quanto le sembrassero insensati.
<< Ma perché lui non ha neanche provato a scappare? Non si muoveva di un centimetro, sembrava congelato… E in mano lei aveva solo un bastoncino, di cosa avevano paura??>>
Madre e figlia erano passate ormai da tempo, ora il volto della vecchia era semplicemente fisso davanti a sé, la mente persa nei suoi brutti ricordi. Ricordi che le avevano dato gli incubi, notti insonne perché non riusciva a togliersi dalla testa quella scena tanto orribile quanto inverosimile.
Luci da accecare la vista, esplosioni improvvise da spaccare i timpani, eppure lei non capiva da dove provenissero poichè nessuno impugnava alcun'arma.
Ma ciò che più di tutto non aveva mai dimenticato, e mai lo avrebbe fatto, ciò che l’aveva lasciata non solo sconvolta nella mente ma addirittura nell’animo… era quell’urlo disumano!
Un lamento di puro dolore e angoscia, da far gelare il sangue nelle vene, un suono che risvegliava le paure più profonde di chiunque lo ascoltasse.
Appena ripensò a quell’orribile grido, brividi di terrore percorsero il corpo rachitico e incurvato dalla vecchiaia, le mani nodose corsero a premersi contro le orecchie, come nel tentativo di zittirlo, disperata scosse la testa per scacciare definitivamente quel suono fantasma.
Tornò di nuovo il silenzio, le braccia abbandonate lungo i fianchi di un corpo accasciato su una sedia la cui imbottitura era da tempo scolorita e usurata.
<< Sono svenuta. Proprio tra la vegetazione della foresta, al confine con la raduna dove tutto si era accaduto. – sbuffò infastidita – Dopo quel lamento raccapricciante ho sentito le orecchie sanguinarmi, la testa quasi esplodermi dal dolore e il sangue gelarsi. Di colpo si è fatto tutto nero e mi sono risvegliata soccorsa dai miei compaesani. Quando ho provato a spiegare alle autorità cos’avevo visto, mi hanno dato della pazza!
Io non sono matta, io ho visto e SENTITO tutto!
Ma chi crederebbe alla storia di una donna dall’urlo disumano che riesce ad uccidere un uomo più forte e alto di lei, bloccandolo con un legnetto che spara scintille luminose? >>

Fece un profondo respiro, ormai aveva accettato com’erano andate le cose, l’esser schernita e beffeggiata per quelli che sembravano i deliri di una vecchia semplicemente affetta da demenza senile.
<< Eh, mio piumato amico, quel che è successo in quella raduna forse mi ha fatto veramente saltare qualche rotella ora che ci ripenso… - e non stava scherzando, sentire quell’urlo soprannaturale le aveva come spento zone del cervello tra cui quella della ragione… Infondo stava parlando con un pappagallo morto anni prima e poi imbalsamato in uno stato di decomposizione già avanzato. – Ma ne ho rimaste abbastanza da capire che quella famiglia porta solo guai. Le Fiachran vantano i casi più gravi e singolari di pazzia e suicidio… Ah e naturalmente di mariti o compagni morti.>>
Quanto quella famiglia fosse sfortunata era risaputo in tutto il villaggio. Proprio perchè erano tra le più antiche nella zona, erano sempre sulla bocca di tutti. Si credeva che abitassero ad Antrim da prima ancora dei celti, quando ancora vi era il popolo fatato, creature del folklore irlandese che si credevano fossero state cacciate dagli umani per usurparne le terre, segregandole nei laghi e nelle foreste li intorno.
<< E con quella donna crudele in famiglia come potrebbe esser diversamente? Quella Kaithly è sempre stata STRANA… Per quanto si desse da fare a studiare per prendere il posto della nostra sacerdotessa, restava sempre così riservata e in disparte al villaggio.
Credevamo fosse solo concentrata sui suoi compiti da apprendista, la più capace ed esperta dell’intera contea… eppure, ogni volta che apriva bocca, era per giudicare o impartir ordini, astio e risentimento sembravano oscurare la sua anima.
- il tono di voce si fece acido al ricordo di come trattava la gente, con un atteggiamento altezzoso - Ti guardava con superiorità, quasi con ribrezzo, neanche noi fossimo dei sudici scarafaggi e lei la perfezione al di sopra di tutti. Ma alla fine sembrata semplicemente una “so tutto” … una stronza! Si dice così tra i giovani d’oggi?>>
Era ancora così difficile anche solo pensare che una persona che vedeva tutti i giorni in città, con cui un paio di volte aveva addirittura parlato e che si dava tanto da fare per organizzare le loro cerimonie e festività, così ligia ai suoi doveri e responsabilità, potesse diventare l'assassina vista quel giorno.
Certo, era un po' troppo fissata con le tradizione e col rispettare i dettami degli antichi testi, ma non avrebbe mai pensato arrivasse a tanto.
<< Quel giorno… Quel giorno non era lei, era qualcosa di PEGGIO.
Mai dimenticherò quegli occhi da pazza sanguinaria, mentre tagliava la gola al povero Brian. Non c’era rimorso, nessun dubbio in quello che stava facendo.
Ha attaccato la sua stessa nipote! Per fortuna Kathleen, sua sorella, si è frapposta per salvarla. La piccola Sheryda piangeva disperata e spaventata per la madre che non si muoveva... poi quell’altra dalla rabbia ha cacciato l’urlo disumano che mi ha fatta raggelare e svenire.>>
<< No no, quando ho visto che nessuno mi credeva, mi sono isolata nelle mie quattro mura. Non voglio aver niente a che fare con quella famiglia, sono dei mostri, solo un mostro poteva urlare in quel modo tanto terrificante e quelle altre sono tutte sue parenti!
Stessa discendenza, stesso sangue contaminato, stessa mostruosa sorte.>>

Lentamente, con un poco di fatica si alzò dalla sedia e mosse qualche passo incerto verso la cucina, come che non sapesse veramente cosa fare per distrarsi e togliersi dalla testa quel terrificante ricordo.
Stava per varcare la soglia quando di colpo si fermò.
Aveva sentito qualcosa provenire dal corridoio. A quell’ora del tardo pomeriggio era già immerso nel buio, ma la finestra riusciva ad illuminarne qualche metro della parete opposta.
L’improvvisa comparsa di un’ombra le fece fare un salto all'indietro dallo spavento. Aveva contorni umani, ma non sapeva dire altro da dove si trovava.
La mano tremante afferrò la prima cosa che le capitò a tiro lì all’ingresso: un ombrello messo peggio di lei, con qualche stecca rotta e arrugginita, il manico per un qualche motivo storto come la sua schiena.
<< C’è qualcuno? Fatti vedere! Chi sei? Cosa ci fai in casa mia??>>
Incerta, fece qualche passo verso il corridoio, l’arma improvvisata puntata davanti a sé neanche stesse impugnando una spada affilata. Benchè la consapevolezza che difficilmente sarebbe riuscita a difendersi contro un malvivente, raccolse lo stesso tutto il coraggio che aveva nell’esile corpo e con quello che poteva definirsi quasi balzo, fu nel corridoio.
Niente. Non vi era nessuno.
Anche l’ombra che le era sembrato di vedere era sparita.
Controllò con attenzione, ma non le sembrò di vedere niente di diverso, tranne per uno strano odore che aleggiava nell’aria: forse incenso, e qualcosa di selvatico, simile a quello che tante volte aveva sentito nelle sue camminate nella foresta.
Confusa ma sollevata di essersi sbagliata, rimise al suo posto l’ombrello, sentendosi quasi stupida per aver scambiato l’ombra probabilmente di una pianta per quella di una persona.

lBpzpLR


La notte era arrivata veloce e fredda di un inverno ancora lungo.
Mis. Lìadan dopo aver cenato con un magro e umile pasto si era rimessa sulla sua sedia preferita vicino alla finestra e lì si era addormentata, con una semplice coperta sulle gambe e il fuoco che prima scoppiettava nel camino ora quasi spento, ridotto a sole braci.
In casa vi era un silenzio quasi innaturale, la stanza sembrava più buia della notte stessa.
Uno strano rumore la ridestò dai suo sonno leggero.
Restò immobile, muta, come in attesa di risentirlo o di accorgersi di essersi sbagliata. Magari lo aveva solo immaginato, proprio come l’ombra di quel pomeriggio.
Invece no, non si sbagliava.
Questa volta lo riconobbe: erano passi, forse dei tacchi, e provenivano proprio dal corridoio.
Non aveva tempo di alzarsi e raggiungere l’ombrello all’ingresso, cosa poteva fare?
Stava ancora pensando disperata ad una soluzione, quando il suono di passi si zittì, ma non ebbe il tempo di rilassarsi che una voce di donna iniziò a parlarle, restando però nascosta tra le tenebre di quella casa vecchia e malconcia quasi quanto la padrona.
<< Signora Lìadan, la trova bene considerata la sua veneranda età. – chiunque fosse conosceva il suo nome, eppure quella voce non riusciva a richiamarla alla memoria. - E’ da un po’ che non ci vediamo. O meglio, è da un po’ che lei non vede me. L’ultima volta, credo sia stata nella raduna, parecchi anni fa’.>>
La vecchia donna incurvò un sopracciglio turbata da quelle parole. Chi era? Quale raduna?
<< Dal suo silenzio, devo supporre che non mi ha riconosciuta. La cosa mi stupisce, infondo proprio oggi ha raccontato al suo amato Mr. Madnyss la storia che mi vede come protagonista… anzi forse dovrei dire Antagonista.>> detto ciò la persona che parlava si avvicinò il necessario affinchè la luce proveniente dalla strada la illuminasse.
Appena l’anziana la riconobbe, ogni possibile intento di parlare le morì in gola. Gli occhi si spalancarono per lo stupore e la paura. Il cuore iniziò a battere impazzito, mentre il terrore si faceva strada tra quelle stanche membra, ora rese tese dalla presenza in carne ed ossa del suo peggior incubo.
<< Kaithly…>>

La donna appena riconosciuta avanzò un poco per farsi vedere meglio.
Portava un lungo mantello nero che ne copriva le forme, ma era perfetto per nasconderla nel buio di quella casa, solo i capelli bianchi ordinati e acconciati fin alle spalle erano ben visibili dalla tenebra in cui si era rifugiata, oltre ad un viso magro, la pelle non più elastica come un tempo, cadente in alcuni punti, ma tutto sommato ancora una bella signora… Se non fosse per quello sguardo da assassino e un velo di pazzia in due occhi di un grigio così intenso da sembrare metallo fuso.
<< Ohhh... vedo che ora mi hai riconosciuta. Sai, hai proprio una gran bella memoria. Ricordarti una tragedia successa anni e anni fa’, con così tanti dettagli poi è sorprendente.
Confesso che non mi ero accorta della tua presenza quel giorno, se no non ti avrei lasciata con un simile terribile ricordo. Ti avrei risparmiato tanti di quegli incubi, povera cara.>>
la voce fingeva una preoccupazione e un dispiacere a cui era difficile credere, grazie anche al sorriso malvagio che le inclinava la bocca. Era facile intuire cosa intendeva col “ti avrei risparmiato”.
Quindi era lì per ucciderla? Voleva liberarsi di lei così da non aver testimoni di quell’omicidio?
<< Oh no, non preoccuparti. Se lo avessi voluto, lo avrei già fatto da un pezzo… esattamente dopo che avevi iniziato a raccontare in giro quello che avevi visto.
Ma è stato molto esilarante vedere come nessuno ti credesse, anzi sei diventata La Pazza del Villaggio
- la stava deridendo anche lei, ma non per le cose folli che andava a dire, poichè sapeva esser vere, ma era sinceramente divertita da come le cosa le erano andate - Già non è che godevi di una gran fama, ma l’aggiunta dei bastoncini che lanciavano scintille e raggi di luce sono stati la tua condanna. E poi, tutto ciò gioca a mio favore.>>
<< Cosa intendi? Se non mi vuoi uccidere cosa ci fai qui? Cosa vuoi da me?>>
<< Tu mi servirai, in un futuro non molto lontano.
Sento che il momento si avvicina, presto la mia Mìreen si unirà a me e a quelle della nostra razza. Riporteremo finalmente ordine e onore alla nostra famiglia, riavremo il rispetto che era nostro un tempo, prima che i clan cadessero e i Fiachran venissero cancellati dalle leggende.>>

<< Ma di cosa stai parlando? Cosa ti aspetti? Non eravate neanche dei regnanti, solo discendenti da una leggenda di fate e maledizioni.>>
A quelle parole lo sguardo di Kaithly si fece quasi pericoloso, una rabbia finora celata dal sadico sorriso le fece brillare gli occhi di una sinistra luce, l’ombra delle tenebre che le nascondeva parte del volto accentuava quella figura tanto sinistra.
<< Modera le parole, schifosa babbana! O hai dimenticato cosa succede se mi arrabbio… e non sto parlando di quanto sono abile con le lame. – un suo dito affusolato laccato di rosso, scivolò lungo il collo della donna; era più giovane di Lìadan, ma il tempo stava pesando anche su di lei, incidendole alcune rughe non ancora molto profonde, ma ormai evidenti.
Subito la vecchia colse la minaccia e si ammutolì.
Se le avesse lanciato un altro orribile grido come quello che già aveva sentito in passato, era sicura che il suo povero e debole cuore non avrebbe retto.
<< Non dovresti chiamare le persone col loro nome con una tale leggerezza… potrebbero “sentirti”.
Ti ho ascoltata oggi, mentre raccontavi ancora la storia di come ho ucciso mio cognato. Non mi ha dato problemi sentirti definirmi una sanguinaria crudele, e neanche della stronza superba.
E’ stata un’altra la parola che mi ha fatto tanto tentare di mandare a monte i miei piani per metterti a tacere subito.>>

La mente della donna corse a cercare tra i ricordi di quel pomeriggio i termini con cui l’aveva definita e quale avrebbe potuto scatenare la sua ira, ma non dovette attendere molto, ci pensò l’altra a rispondere a quella sua muta domanda “Quale?”
<< Non sforzare troppo quella tua testolina folle. Te lo dirò io… MOSTRO.
Hai osato definire non solo me, ma la mia intera parentela "una famiglia di MOSTRI"!>>

La voce si era alzata di qualche tono, inasprendosi e accentuando quella punta di rabbia che cercava di trattenere per mantenere un portamento controllato e padrone della situazione.
<< Siamo mostri per chi non sa dare una spiegazione a ciò che non capisce, per chi non conosce la verità o non l’accetta.
Siamo mostri quando non rispecchiamo gli standard decisi da chissà chi che definisce cosa è umano e cosa no.
Siamo mostri o pazzi quando abbiamo comportamenti strani, come il guardare fisso un punto, parlare con gli animali o ascoltare il vento e la voce della foresta.
Sai, in latino monstrum deriva da monère ‘ammonire’ e significa ‘prodigio’.
Un termine che nasce dall’ammonire, monito, come che il prodigio sia un messaggio, un avvertimento. Quanta affinità provo con questa parola. Infondo non sempre è utilizzato per indicare cose negative, ma anche capacità straordinarie, manifestazioni del soprannaturale.>>
sembrava quasi orgogliosa ddi quella definizione alternativa del termine "mostro", come che se ne potesse vantare.
Quella spiegazione le fece ripensare nuovamente all’urlo disumano che di “straordinario” aveva ben poco, ma sicuramente sembrava soprannaturale.
Uno sbuffo infastidito e la donna sembrò riprendere da dove si era un attimo fermata come ad ascoltare…
<< Siamo mostri quando un lamento di dolore e rabbia diventa così lacerante e angosciante da spaventarti nel profondo, farti sanguinare l’anima stessa. Un suono in grado di arrivare dentro le ossa e spaccarle da quanto le scuote.>>
Ad ogni frase si era avvicinata di un passo a dove la 90enne sedeva, i suoi occhi sempre più furenti e iniettati di puro odio, parole di veleno che uscivano da quella bocca dalle labbra tirate.
<< I mostri si nascondono nel buio, sotto il letto o dentro gli armadi per magiare i bambini cattivi che non vogliono andare a dormire.
Ecco come si spaventavano i bimbi per convincerli a comportarsi bene.
Peccato che sono le persone, gli “umani”, a creare i mostri. Li create per sentirvi migliori e normali, uniformati al gregge… E chi ne resta fuori, allontanato per motivi fisici o per comportamenti da voi incomprensibili, diventa un mostro.
Tante volte sono le vostre stesse azioni a crearli, proprio come sono state create quelle della mia razza: il dolore per un amore distrutto, due innamorati che non possono stare insieme per motivi tanto ingiusti quanto stupidi.>>

Senza volerlo, la mente di Lìadan ritornò alle parole dette dalla stessa donna quel giorno di morte, mentre uccideva l’uomo che la sua gemella amava, spezzava una famiglia, con la scusa di voler ristabilire promesse e giuramenti fatti secoli prima tra clan neanche più esistenti se non perché nominati su dei libri di storia.
Ancora una volta Kaithly sembrò capire a cosa stesse pensando la vecchia tremante davanti a lei. L’espressione di rabbia e crudeltà sparì per lasciar posto ad una cupa tristezza.
<< Hai ragione, non posso negarlo. Io SONO un MOSTRO, per quello che ho fatto a mia sorella. E vedo come sua figlia cerchi con fatica di gestire il dono che quel giorno involontariamente le ho dato.
Non doveva succedere a lei, ma a Kathleen. Lei doveva trasformarsi, non il frutto di un amore proibito.
Non doveva trovarsi lì e sua madre non doveva mettersi in mezzo quando me ne volevo liberare.
No, non volevo ucciderla per quanto la odiassi, solo toglierla dalle scatole... ma naturalmente mia sorella doveva fare la madre protettiva e svenire lei invece della figlia, mentre Brian espiava l’ultimo respiro di vita.>>
fece una breve pausa, lo sguardo basso, come che cercasse le parole per meglio capire il suo punto di vista.
<< I mostri spesso sono degli incompresi. Io l’ho fatto per un motivo importante, e quello che è successo è stato solo un imprevisto che TU presto mi aiuterai a rimediare, solo con un diverso obiettivo.>>
Più parlava, più cercava di spiegare, meno la vecchia capiva…
La sua razza? Trasformare? Dono?
Cosa significavano quelle parole, ma soprattutto, cosa voleva farne di lei? Per quale scopo non la uccideva subito?
<< Dimmi cos’hai intenzione di farmi! Perché non me lo vuoi dire??>>
Il sorriso crudele e sadico rifece capolino sul volto della pericolosa donna in piedi a pochi metri da lei.
<< Non aver fretta, sono 25 anni che io aspetto. Lo scoprirai.
Per adesso fai la brava vecchietta, spia pure sulla tua logora sedia la gente che passa... e parla col tuo pappagallo impagliato.
Ma tieni ben a mente le mie parole:
- si chinò su di lei, avvicinandosi al suo volto, gli occhi fissi su quelli spalancati dal panico della povera vecchietta, incapace di muoversi, paralizzata dalla paura. Un topolino che indifeso guardava rassegnato il serpente pronto a mangiarselo - stai ben attenta a chi nomini e di chi parli male. Potrei decidere di tornare a farti un divertente salutino.>> era ben chiaro che sarebbe stato divertente per lei ed estremamente doloroso per Lìadan.
La mano di Kaithly s’infilò in una tasca del lungo mantello per tirarne fuori uno di quei lunghi bastoncini che ricordava aver visto il giorno che aveva decretato la fine dell’anziana donna.
Glielo puntò contro e mentre la poverina aspettava terrorizzata di vedere un raggio di luce sprigionarsi dall’oggetto, l’altra le parlò con voce bassa, quasi sussurrata:
<< E’ giunto il momento di tornare a dormire, ci rincontreremo presto.>> la vide muovere il sottile legno e un’improvvisa sonnolenza la colse, tanto da riaddormentarsi.

lBpzpLR


Quando il giorno dopo si risvegliò, lo fece di soprassalto, come che il suo istinto di sopravvivenza si fosse di colpo riattivato.
Era sulla sua sedia alla finestra, il sole passava attraversava le tende ingiallite illuminando l’intero salotto con una luce calda.
Eppure non la scaldava, sentiva così tanto freddo da tremare e non riusciva a togliersi dalla testa quel nuovo ultimo incubo: Kaithly nella sua casa che la minacciava, offesa perchè aveva dato del mostro alla sua famiglia.
Eppure, alla fine, lei stessa lo aveva ammesso di esserlo, ma forse non era stato giusto darlo anche alle altre donne Fiachran.
Era stato veramente un sogno? Eppure le era sembrava così nitido da darle ancora i brividi.
Si sentiva come tornata bambina, quando ancora temeva il buio e credeva che un essere spaventoso fosse nascosto tra le ombre di casa sua, pronto a mangiarla se non fosse scappata abbastanza veloce nel suo letto, al sicuro sotto le sue copertine.
Che fosse stato reale o frutto di una deviata immaginazione non lo sapeva, ma per la prima volta da quando era cresciuta e diventata adulta, aveva provato una paura così profonda da poter dire con sicurezza che, quella notte, aveva incontrato un vero e proprio "Mostro degli Orrori".


I'm gonna make this place your home
Oliver harrypotter.it


Edited by LadyShamy - 31/3/2022, 23:47
 
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