Lia Soxilia |
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| L'uomo sta morendo.
Glielo hanno detto così, con la tristezza negli occhi, i suoi fratelli come se meritasse tutto quel dolore da parte di chi aveva corrotto; li vede con l’anima affranta e la sconfortante certezza che ciò possa cancellare il passato. Sorriso li guarda, riconosce il dolore che provò alla scomparsa del suo eroe, per l’ennesima volta lei non fa parte di quell’universo: il suo papà è già morto, abbracciato alla moglie con cui ha condiviso più di mezzo secolo, con le mani grandi aperte sul letto in cui lei dormiva da bambina e con quel cappello dalla piuma rossa appeso ancora alla lampada... Sa ciò che proveranno, un vuoto dilaniante un’assenza più carica di qualunque presenza. Lei lo sa. Ma non prova nulla per quell’uomo che sta distruggendo nuovamente i suoi fratelli, ha tagliato qualunque legame anni prima non per rabbia o per odio, ha accettato e perdonato ciò che fece ma non c’era più nulla a legarli: si assomigliano nella voglia di sapere, in quella immensa capacità di manipolare gli altri, in quella velocità di lettura e comprensione, in quella testardaggine che li fa scontrare con gli altri; eppure lei ha scelto di non manipolare più, ha speso tutto per sapere e si è intestardita per inseguire il suo sogno, ma più di tutto ha cominciato a dare libertà alle sue emozioni ritrovandosi una bambina alle prime armi con quel mondo incontrollabile e illogico.
Dovresti andare a parlargli.
La mamma lo dice con imposizione, una nuova conversazione di frasi fatte e discorsi da telefilm, le rimprovera di odiarlo e di non averlo perdonato di non voler cedere in quella situazione ed andare a parlargli; non capisce, crede davvero che Sorriso non sia andata avanti, non si è accorta che l’errore più grave è stato il suo. Prova a spiegarle Sorriso, prova a parlare di ciò che sente e di cosa la blocca ancora, ma la mamma continua a colpevolizzarla e dirle che se ne pentirà... Parole al vento. Sorriso vorrebbe tornare indietro, correre fino alla casa del suo eroe e lasciarsi abbracciare da quelle mani enormi pronte ad aiutare chiunque, vorrebbe tornare a quando la spingeva in altalena dicendole che poteva volare e a quando il segreto più grande era un pacco di patatine mangiato di nascosto dalla nonna. Non è più una bambina, non è più una nipote, non è più una studentessa... Non è più niente.
Le hanno detto che si deve ritrovare da sola.
Di nuovo sola, ogni cosa l’ha dovuta affrontare da sola dalla sua infanzia a Lucy, si è rimboccata le maniche e ha scalato la montagna senza arrendersi nonostante scossoni e scivoloni, ha stretto i denti e non si è arresa; ma ora le sembra di essere in un baratro in cui non c’è via di fuga: si chiede se Lui la può sentire, se stia ancora correndo con la sua punto rossa tre porte magari con accanto quel bambino che ha incontrato Sorriso tempo addietro e Lucy. Forse una via c’è, Sorriso è insicura consapevole che sta lasciando qualcosa per un enorme punto interrogativo, eppure sa che deve rischiare: bisogna provare l’impossibile per ottenere il massimo, e lei sa che anche il fallimento potrà insegnarle. Magari è la volta buona, magari potrà finalmente uscire di casa, magari sarà libera... Sola, ma libera.
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