Fuoco alle Polveri

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view post Posted on 13/9/2018, 06:40
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Cjhmyup
Dorian sorrise.
I suoi occhi brillarono di una soddisfazione felina e la luce, scivolando tra i riccioli scuri della sua chioma piacevolmente scarmigliata, vi accese come un’aureola di gioia fatale.

Sorrise.
Principe di quel secolo di calce e fluoro, di aniline e di diplomazia, in cui non regnavano né giustizia né bontà, ma ambizione e scaltrezza.

Sorrise.
E fu un sorriso impercettibile, senza calore e pieno di soddisfazione, perché aveva ottenuto ciò che desiderava.

Linea dritta e virtuosismo, desiderio e espressione, espansione della volontà, sinuosità della parola, fermezza nel proposito, varietà nei mezzi, amalgama mistificante e indivisibile della menzogna, leggerezza di tratti – ogni cosa aveva reso quello scambio una composizione in cui il piacevole e l’orribile si erano fusi completamente.
«In questo caso, sta bene» mormorò, e la marea montante di una finta rassegnazione versò flutti di oblio sulle tracce del suo prodigioso compiacimento.
«Sembra che non potrò sottrarmi al severo gioco della politica ancora a lungo – si tacitò per un momento, poi riprese – non permetterò che il soffio malefico del pettegolezzo investa il Castello, né che il Ministero si intrometta quando non è invitato, di questo puoi stare certo. La passione e l’indipendenza del mio carattere si conciliano perfettamente alla tua visione delle cose» convenne accomodante.
Esaminò ciò che aveva detto e le sue azioni con la fredda sottigliezza di un mercante astuto e comprese di aver appena allacciato un legame obbligando la sua fede ad una promessa che aveva soltanto del conveniente. Così, tutto il fastidio provato quella sera evaporò dal suo spirito come una goccia d’acqua su una lastra arroventata, dissolvendosi nel nulla. I suoi capricci ardenti e fantastici alla fine erano stati soddisfatti; le scelte, le brame, la sola volontà ancora una volta alimentavano la sua leggenda.
«Continuerò a condurre il lavoro qui e a portare avanti la mia occupazione di auror in modo indipendente, non professando altro mestiere se non la discretezza. Separo i miei voti di fedeltà.»
C’era, in quel suo ultimo discorso, una sorta di godimento modesto e per nulla aristocratico; era la promessa serena di chi ha poche ambizioni e un forte senso dell’equilibrio, del giusto e dell’ingiusto, di chi, semisdraiato su un belvedere, si limita a contemplare la gente che passa e che ritorna, di chi guarda il mondo senza brame di alcun tipo, di chi vuole custodire nell’anima le armoniose oscillazioni della concordia.
D’altro canto, caro lettore, in difesa del diavolo va detto che un tempo fu veramente il più buono tra gli angeli. Il più misericordioso, il più abnegato.

«Hai il tuo Vicepreside.»
Sospirò il favoloso mirmidone, sospirò Achille che alla fine scelse di scendere in battaglia.
 
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view post Posted on 14/9/2018, 19:14
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Scopro Talenti, Risolvo Problemi

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Avrebbero raggiunto un accordo?
Sarebbe stato siglato con il sangue un mefistofelico patto? Chi era il diavolo, e chi lo sfortunato erudito? Quanto si sarebbe sentito soddisfatto del risultato raggiunto, se solo la fortuna avesse giocato la sua parte? Era tutta e solo una questione di fortuna? Aveva fatto tutto il possibile per rendere accettabile quella che sin dal principio era stata di gran lunga una più che lusinghiera proposta, avrebbe osato rinunciare una seconda volta, conscio di quanto esso avrebbe comportato? Per quanto taciuto, quello era un grosso problema, inevitabile nel caso di determinate proposte finite non nel più auspicabile dei modi. Ma era pur vero, che in tali frangenti non era nemmeno così scontato come sarebbe potuta finire: quanto tutto era lasciato alla fortuna, quanto... 'ad altro'? Le circostanze avevano richiesto quella piccola ma significativa deroga a regole non scritte ma non meno categoriche, le circostanze avrebbero anche dimostrato che era stata la migliore delle decisioni possibili. Forse addirittura l'unica, per mitigare la gestione di un rischio esponenzialmente scappato di mano, da troppo tempo. Qual era il problema? Avevano la fortuna inaspettata che fosse uno soltanto? Il solo fatto per cui si erano ritrovati in tali circostanze era indice del fatto che le 'normali circostanze' fossero qualcosa di estremamente remoto e arcano, vestigia di un mondo che era passato. Se anche soltanto avessero voluto serbare la segreta speranza che una pur minima parte tornasse a farsi viva e presente, quelli erano compromessi da stringere, prima di lavarsene copiosamente le mani in acqua profumata.
Poi il trionfo. Un milione di romani urlanti, riuniti ai bordi delle strade, ad accogliere un non troppo giovane imperator di ritorno dalla campagna in una qualche provincia orientale ribelle, riportata all'ordine, e sotto l'ala dell'aquila latina. Era fatta? Era il segnale convenuto del via libera? Tana libera tutti? L'allarme si era diffuso tramite segnali luminosi a macchia d'olio, di torre in torre, lungo migliaia di chilometri, sino alla capitale. Tombola, era fatta? Ma come lasciarsi?
Annuì alle parole del giovane Auror, accogliendole sollevato.


Ottimo direi, allora abbiamo un accordo. Non voglio pensare alle conseguenze di un secondo rifiuto, ma l'importante è la sostanza. A fronte della natura di questa nuova... intesa, penso di poter affermare non serva darne notifica a terzi. Qualora si rendesse necessario sarà mia premura informare direttamente il mio successore. Credo sia tutto, Dorian. Del resto, è vero, per quanto possa sembrare un 'blasone' inutile, è anche bene ricordare che il nostro sia un Regno, e non una delle tante umili e decadute repubblichette che vanagloriose languono oltre Manica.

Era finita?
Forse inaspettatamente, forse era ormai il momento, il Vecchio si alzò. Per una volta la pesante poltrona scivolò all'indietro senza problemi, il gioco era ormai fatto. Tutto sarebbe seguito, nei binari prestabiliti, con efficienza elvetica. Il gioco era riuscito, aveva strappato una netta vittoria, che presto avrebbe dato i suoi frutti. Frutti di cui nessuno si sarebbe potuto accorgere, ma che erano comunque destinati ad avere il loro ruolo negli equilibri dei mesi a venire. Se il Ministero avesse davvero agito, e non era scontato, una tela era già stata tessuta, sarebbe stato più semplice proseguire lungo la strada tracciata. Se il Ministero non avesse agito, come in fondo era pur comunque possibile, aveva comunque guadagnato qualcosa.
Una mano tesa, a mezz'aria, sopra la scrivania, ancora rigorosamente nel mezzo.
Un sorriso decisamente soddisfatto.


Professor Midnight, complimenti.
Lei è il nuovo Vicepreside di questa scuola.
E sì... immagino sia tutto per questa sera.


Infine era fatta.
I giochi erano ormai finiti.
Restava solo cenere, e l'eco di un botto.
Le Polveri avevano raggiunto tutti i loro obiettivi.

 
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view post Posted on 15/9/2018, 14:25
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Cjhmyup
Scrivere di quell’ennesimo successo che la vita gli aveva riservato sarebbe stato dolce e semplice come intingere la punta della piuma nel calamaio; ma, d’altra parte, vi era qualcosa che Dorian non avrebbe ottenuto con facilità?
Era venuto al mondo con la grazia di un ballerino, sotto una luna d’avorio immersa in un oceano risplendente di stelle – più simile ad un freddo e limpido mare di vetro che a un cielo invernale. Era cresciuto in una fiaba, viziato come un giovane imperatore, venerato come un dio in fasce. Si era trasformato in un tiranno affascinante che pretendeva ogni cosa e a cui veniva dato anche di più. Persino il suo aspetto era talmente stupefacente da ricordare il sole negli affreschi, che si può contemplare senza che ferisca lo sguardo.
I nomi hanno un potere, e quello che lo aveva accompagnato dal battesimo, probabilmente, aveva decretato anche il suo cammino.
Era giovane, favoloso e perfetto.
Fuoco e divinità.
E il mondo bruciava davanti a lui. Per lui.
Non era un essere comune, ma la sua apoteosi.
Eppure, dove la luce è più forte, l’ombra è più nera.

E lui, in fin dei conti, di nomi ne aveva due.

Si finse silenzioso e serio, come se quella nomina non potesse suscitare altri sentimenti, e si sentì sollevato dal congedo.
«Ti ringrazio, Albus. Lo terrò a mente. Buonanotte.» Salutò l’anziano preside con un sorriso – spontaneo questa volta, a prova di quell’ultimo dono ricevuto – e una sobria stretta di mano.
Dopo che richiuse la porta alle sue spalle, si morse il labbro inferiore e lo succhiò appena, pensieroso. Poi iniziò a scendere le scale, con una certa flemma.

Arrivato in Sala Grande, dove gli amici lo aspettavano, accostò le mani a ognuna delle due grandi porte, spinse, e, quando le ante si schiusero e tremarono, lui era già passato oltre. Le scarpe elegantissime di vernice – con un ricamo a coda di rondine sulla tomaia in perfetto stile inglese – risuonarono sul pavimento, la falcata agile e sicura non intralciata dal fruscio della giacca, adagiata su di un braccio.

«E’ fatta.»

L’indomani l’intera scuola avrebbe saputo.
 
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