Me encanta el Chocolate , Privata

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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 11/8/2018, 11:56






zSBxnkB


Era un dato di fatto, le donne non le aveva mai capite. A quel punto iniziava a pensare che non ci sarebbe mai riuscito. Non che si fosse mai impegnato molto nella cosa, ma erano decisamente complicate. Sebbene lui fosse sempre stato un attento osservatore, con empatia sotto allo zero, era arrivato alla conclusione che la mente femminile fosse peggio di un labirinto. Imbocchi una strada e invece ti ritrovi al punto di partenza. Magari era lui troppo ancorato alla linearità maschile e di conseguenza non riusciva ad andare oltre. Era un mistero che ne conteneva altri mille.
Anche la Moran, si era lanciata in un discorso di intenti ed ora faceva macchina indietro dicendogli che era lui a non aver capito nulla. Il pensiero femminile era davvero controverso.
- Proteggerlo? - quella cosa della protezione da parte delle donne lo mandava in bestia. Perché erano tutte convinte che loro dovessero essere protetti, senza nemmeno chiedere se davvero lo volessero - Cosa ti fa credere che Mike debba essere protetto? - e non si era addentrato sul "voglia essere protetto" perché non era a conoscenza delle idee di Mike.
- Io capisco le tue buone intenzioni, Moran, e sono lodabili. Ma non credi che dovresti parlarne anche con lui? - se fosse stato al posto di Mike avrebbe voluto così, ma lui e Mike era diversi sotto alcuni aspetti e lasciava questa decisione all'altro Serpeverde. In quel caso stava semplicemente esprimendo un parere.
- Davvero mi reputi una persona così sterile da non riuscire a capire quelle che possano essere le tue intenzioni, Moran? - fece una smorfia. Probabilmente capiva molto di più di quello che lei potesse pensare. Una seconda smorfia - Comunque, sì, sono fatti vostri. Non sto giudicando, ma solo esprimendo un parere. Prendere o lasciare. In ogni caso sei stata tu a tirare fuori la cosa, non io.
Era sempre stato dell'idea che Thalia non avesse un briciolo di stima nei suoi confronti e questa ne era la conferma. Non che la cosa gli dispiacesse in qualche modo, ma doveva ammettere che lo irritava profondamente. Si guardò di nuovo intorno e il pronto apparire della cameriera lo distrasse dai quei pensieri.
- Ciao Elhena - anche lei aveva fatto parte della loro brigata a Gerusalemme, sebbene Elijah l'avesse vista solo per pochissimo - io prendo una fetta di torta al cioccolato dal cuore morbido e un caffè tiepido, per favore. Ti ringrazio.

Appena la torta al cioccolato atterrò sul tavolino davanti a lui, Elijah fece un'espressione così compiaciuta che se fosse stato un sorriso avrebbe ingoiato tutta la gelateria. Cominciava già a pentirsi di averne ordinato una fetta sola. L'odore pungente del cioccolato amaro lo mandava in visibilio e ancora di più lo faceva il cuore morbido che pulsava nella pasta. Prese la forchetta e ne mise subito in bocca una bella porzione. Per tutti i Troll!! Quella roba lo mandava in estasi!! Chiuse un attimo gli occhi mentre l'assaporava, senza preoccuparsi che la Tassorosso si stesse godendo tutta la scena. La cioccolata prescindeva ogni suo controllo. Non era pago solo del primo assaggio, ma evitò di fare l'essere preistorico già al primo boccone. Poggiò la forchetta e bagnò le labbra con il caffè non troppo caldo.
- Accidenti Moran, vedo che hai drizzato di nuovo la coda. Dovresti mangiare la tua torta, però, fidati. Una volta finita la mia, potrei partire all'attacco di ciò che resta - fece un ghigno divertito, accentuandolo con entrambe le sopracciglia - Ah, grazie per avermi risposto. Citando le tue parole, implicitamente lo hai fatto. Sei stata deliziosamente esaustiva nella tua esposizione - un altro sorso al suo caffè spezzò la frase per un attimo, attimo in cui Elijah fece serpeggiare i suoi occhi imperturbabili da dietro la tazza - Io non mi illudo, Moran, ho smesso di farlo quando avevo tre anni. Cosa ci guadagneresti? E chi può dirlo! Per saperlo devi mettere la posta sul tavolo ed essere disposta a rischiare. Ma se sei davvero convinta di essere riuscita ad estorcere ogni mio segreto, allora dedicati pure alla tua Red Velvet.
Un sorriso malizioso prima di concentrare di nuovo la sua attenzione sulla torta al cioccolato.


Il mio ordine è:
- Una fetta di torta al cioccolato fondente dal cuore morbido
- Un caffè
Scalare tutto dal mio conto
:flower:


 
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view post Posted on 26/8/2018, 10:55
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Thalia J. Moran
17 anni| IV anno
Prefetto Tassorosso

Erano trascorsi solo pochi istanti da quando Elhena li aveva lasciati di nuovo soli, eppure le sensazioni contrastanti che Sullivan aveva acceso in lei andavano aumentando ad una velocità doppia. Mentre parlava con la compagna si era resa conto del tremolio soffuso della voce, la stretta serrata tra le dita intrecciate sul tavolino e del sorriso nervoso col quale l’aveva congedata.
Aveva sempre pensato che il rispetto fosse basilare nei rapporti umani: le antipatie potevano esistere, ma l’accettazione dell’esistenza di queste non doveva mai, e poi mai, condurre in errore le persone coinvolte. Sullivan poteva non capire il suo comportamento nei confronti di Mike, ma non per questo si sarebbe dovuto permettere il lusso di fornirle un’opinione non richiesta. Non riusciva a scendere a patti con quel comportamento invadente e, benché fosse stata proprio lei a dargli un implicito via libera, non si sarebbe sentita responsabile - o, in certa misura, pentita - nel replicare con veemenza a quelle idee.
«Mi sfugge proprio il momento in cui ti ho permesso di dirmi che cosa pensi del mio rapporto con Mike.» esordì, affondando la forchetta nella crema bianca della Red Velvet. Chissà perché, in quel momento, immaginava che al posto della fetta di torta ci fosse la mano di Sullivan. *Chissà perché.* rifletté sarcastica. «Quando voglio un’opinione, di solito, la chiedo.» annunciò tagliente, sollevando finalmente lo sguardo dal piattino.

Non le piaceva l’arroganza e per quanto si sforzasse di credere che la diversità dovesse essere celebrata, dall’altro lato una furia cieca montava irrimediabilmente se un soggetto come Sullivan incrociava il suo cammino; lei stessa si era macchiata di quel difetto, pentendosene amaramente - il suo rapporto con la Milford-Haven ne era la prova - e si stupiva di come gli altri, invece, ignorassero il fastidio procurato. Era chiaro che fosse una dei pochi esseri umani a compiere un minimo d’introspezione, quel tanto che bastava a rivivere a rallentatore alcuni istanti della propria giornata, cercando di coglierne gli aspetti positivi o negativi. Era altrettanto lampante, del resto, che il Serpeverde credesse di essere nel giusto.
«Quello che ho tirato fuori era il sincero ringraziamento per essere rimasto con lui finché hai potuto. Non ti ho chiesto di psicanalizzarmi.» questa volta non riuscì ad impedirsi di esprimere il concetto duramente, troppo sollecitata dall’espressione di sfida dipinta sul volto del ragazzo e dal suo tono canzonatorio.

Trascorsero pochi istanti di silenzio, eccezion fatta per i mugugni soddisfatti - e maleducati - di Sullivan. Non aveva mai amato le regole, benché fosse costretta a sottostare ai dettami della famiglia o della scuola a seconda del momento; d’altra parte credeva fermamente nel fatto che ci fosse un modo e un tempo per ogni cosa, anche per assaporare una fetta di torta.
A differenza di Sullivan, a cui la teatralità piaceva - quasi quanto lei la detestava -, il suo primo boccone fu silenzioso ed appagante, nonostante la fame fosse passata in secondo piano. Quando il ragazzo aprì bocca nuovamente le sue dita strinsero energicamente la forchettina. Doveva impedirsi di mettersi al suo livello, ma era così difficile!
«Se ci provi sei una Serpe morta.» commentò ironica, le labbra stiracchiate in un sorriso malizioso. *La forchetta potrebbe davvero sfuggirmi di mano.*
«E’ divertente che tu creda che i tuoi segreti mi interessino.»
Se avesse voluto - e la tentazione stava superando il buon senso - avrebbe potuto scoprire ogni cosa con il più semplice dei mezzi. Iniziava a capire che cosa intendeva Winston quando, solo un anno prima, le aveva detto di poter scegliere come sfruttare il suo dono. Forse, dopotutto, la Legilimanzia non sarebbe stata un mezzo infimo per raggiungere uno scopo.
«La Red Velvet è la mia sola preoccupazione e a prescindere da quello che mi dirai - o non mi dirai - non me la lascerò scappare.»

 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 1/9/2018, 18:14






zSBxnkB


Il disappunto regnava sovrano, per non parlare del fastidio. Servivano forse conferme in merito al fatto che non la sopportava? Ne aveva avuto piena consapevolezza a Gerusalemme e quell'incontro non faceva che ribadire le sue impressioni. Riusciva a mandargli per traverso anche la deliziosa torta di Florian, ed era tutto dire. Quella ragazza aveva dei poteri che andavano al di là della Magia. Era una certezza! Se solo avesse infilato il dito in un bicchiere di latte, l'avrebbe trasformato in yogurt, e senza alcuna fatica. la tipica dolceza femminile...Sì, come no! Gli ricordava qualcuno, e la cosa gli fece storcere vistosamente la bocca. Per fortuna la fetta di torta grondante cioccolato era lí per lui, e avrebbe cancellato le parole di Thalia, la piú acida che ci sia. Non si meravigliava che stesse con Mike, solo un santo poteva sopportarla e tra Mike e la santità il passo era davvero breve.
- Uhm - inarcò appena entrambe sopracciglia, guardandola appena - e a te cosa fa credere che a me possano minimamente interessare i tuoi ringraziamenti? - raccolse con cura la crema di cioccolata che era colata disordinatamente sul piatto - Se non vuoi infilarti in discorsi scomodi e che non riesci a reggere, faresti bene a non tirarli proprio fuori.
La forchetta e il suo prezioso contenuto raggiunsero la bocca, dove il Serpeverde ebbe un altro momento di gloria dei sensi.
- E' una fortuna che a te non interessi nulla delle mie cose, perché a me delle tue importa meno di zero. Era solo un pour parler che lascia il tempo che trova.
Che poi era un peccato perché la fanciulla in questione era davvero un bel pezzo di ragazza. Era quel modo di fare che guastava tutto, un po' come mettere della panna acida a condire lo spezzatino al sugo, meglio il digiuno. Sei lì pronto a gustare una delizia e alla fine ti resta solo l'amaro in bocca.
- Chissà da cosa è mosso questo tuo interesse morboso per la torta che hai davanti. Potrebbe essere che hai così tanta voglia di mangiarla che non riesci a controllarti, arrivando a difenderla con le unghie e i denti. O magari, invece, è mosso solo dal desiderio impellente di cambiare discorso. Io voto per la seconda ipotesi, ma farò finta di credere alla prima. E' buona? Mi consigli di ordinarne una fetta anche per me?
In effetti l'idea non era affatto male. Spaziare tra due tipi di torta è sempre un'ottima soluzione, soprattutto se sono entrambe a base di cioccolato. Nella Red Velvet il colorante rosso mascherava un po' la faccenda, ma il cioccolato la faceva comunque da padrone. Peccato per quella crema al formaggio, ma si sarebbe sacrificato comunque senza problemi.
- Sai, pensavo che la simpatia di Midnight fosse irraggiungibile e invece non dovrei mai mettere limiti al miracolo dietro l’angolo – fece una smorfia piuttosto evidente e che non aveva alcuna intenzione di celare alla Tassorosso - ora che me lo ritrovo come Capo Casa la situazione non potrà che migliorare. Che allegria, io, Mike e Wolf, tutti i giorni nel suo ufficio - fece un boccone della sua torta senza troppa convinzione in quel caso - spero vivamente che non sia il tuo professore preferito.
Rimase un attimo con la forchetta a mezzaria sollevando poi gli occhi al cielo - Non oso immaginare il colloquio di orientamento con lui tra due anni. Già me lo vedo passeggiare avanti indietro, agitando i capelli e massaggiandosi cosce e affini ad ogni dichiarazione arguta – guardò di scatto verso l’interno della gelateria – credo che sto per ordinare una torta intera.
Fece un sospiro di rassegnazione - Voi che avete la McLinder siete così fortunati, una donna così di classe e piena di gentilezza. Avrei tanto voluto che fosse lei la nostra Capo Casa e invece ci è toccato lui, Hades, il Re dei dannati. Una prospettiva così allettante che sarei anche disposto a bere una botte di succo di zucca se avessi la certezza che lui possa sparire con un Evanesco.


 
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view post Posted on 10/9/2018, 21:11
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Thalia J. Moran
17 anni| IV anno
Prefetto Tassorosso

Strinse la forchetta fino a che le nocche non sbiancarono completamente, tanto era il fastidio per le parole di Sullivan. Non sapeva se ad infastidirla di più fosse il significato di quelle frasi o se si trattasse del tono arrogante e viziato, come se chiunque sulla faccia della Terra dovesse abituarsi seduta stante ai suoi modi da damerino. In un certo senso, la sua prepotenza le ricordava il Midnight, che con un finto candore si approcciava a tutti loro con la superbia dello stolto.
«A volte sarebbe bene tenere chiuso il becco, Sullivan.» decretò gelida, la voce appena increspata da un tremolio involontario. «Così, sai.. pour parler.»
Non accettava l’arroganza quando la percepiva negli altri e si era sempre imposta di cambiare se stessa affinché non rivolgesse agli altri la stessa scortesia, inconsapevolmente. Ultimamente era diventata insofferente a molte cose, tra cui il comportamento umano. Non solo si era convinta di potersi intrattenere con pochi soggetti - per il rischio concreto di allargare lo spettro degli effetti collaterali delle sue vicende personali -, ma si era anche accorta di non poter gestire la stupidità umana, dilagante al medesimo livello di una pestilenza. E Sullivan, per quel che la riguardava, era malato. Parecchio.
«Sei fortunato che mi stia concentrando sulla torta e non su uno dei tuoi arti. Credo che almeno quelli ti interessino.» *Pallone gonfiato.*
Non poteva farci nulla: più i suoi occhi incrociavano quelli del Serpeverde e più aumentava il desiderio di infilzargli una mano con la forchetta da dessert. Non aveva mai capito fino a che punto fosse disposta a rischiare, socialmente parlando, pur di averla vinta, ma in quel momento comprese di essere giunta sulla linea di confine che separa il buon senso dall’impulsività.
Non era più la ragazzina impavida che si buttava a capofitto nelle situazioni, che reagiva d’istinto alle sollecitazioni dell’ambiente; era cresciuta e pertanto avrebbe dovuto scendere a patti con Sullivan in un modo meno cruento e socialmente accettabile.

Poi, all’improvviso, come una folata di vento, Sullivan cambiò discorso. Dopotutto, poteva davvero essere pazzo: possibile che la sua espressione l’avesse tradita e la similitudine tra il docente e l’allievo si fosse palesata chiaramente sul suo viso?
«Un professore è solo un professore. Non deve piacerti per forza.» *Che perle di saggezza riesco a sfoggiare!* «Immagino che ci capiti ciò che più meritiamo.» *Eccome, Sullivan. Ben ti sta.*
Atena McLinder era divenuta Direttrice della Casa di Tassorosso da poco e l’ingresso ufficiale nello staff di Casata si sarebbe concretizzato solamente l’anno seguente. C’era tempo per scoprire gli arcani segreti di quella giovane ammaliante figura, ma fintantoché la McLinder fosse rimasta vigile e attenta ai bisogni della loro Casa e si fosse dimostrata disponibile verso chiunque ne avesse bisogno, sfruttando il suo fascino e la sua dolcezza, allora tutto sarebbe filato liscio. Tutto sommato, la McLinder non era niente male come Capocasa.
*Col Midnight mi sarei sbizzarrita, ma… pazienza!*
L’Esercito necessitava di informazioni e prove: avere Midnight come Capocasa costituiva una fonte inesauribile di notizie ed il passaparola era assicurato solamente in parte; Mike non avrebbe esitato a sfogarsi con lei delle angherie di quell’uomo, ma gli altri? Erano della stessa opinione? Doveva scoprirlo.
«E togliermi la gioia di vederlo mentre ti assegna punizioni incredibili? No, non credo sopravviverei ad un mondo senza Midnight!» *Se Nieve mi sentisse!*
Così un’espressione sorniona lasciò spazio ad una decisamente più appagata, con l’ennesimo assaggio della Red Velvet e la forchetta ancora tra le labbra.


Sully :flower:
 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 15/9/2018, 13:49






fdpgWEe


Lo scontro verbale con la Tassorosso lo divertiva da morire, era più forte di lui. Era un ossoduro e questo gli piaceva, dall’altro non tollerava il voler tenere il punto sempre e comunque. Elijah era tremendamente testardo, ma pur avendo un carattere ingestibile, aveva imparato un minimo a meditare sulle sue azioni e su quello che riteneva giusto o sbagliato. Se sapeva di avere ragione andava avanti come un treno, ma in caso contrario aveva imparato a fare un passo avanti. Questo non lo vedeva in Thalia e la cosa lo disturbava non poco.
Doveva stare con il becco chiuso, lui? Roba che lei era peggio di un molosso quando ti afferra la caviglia. Capacissima di buttarsi da una rupe per dimostrare di aver ragione o di fare un discorso di dieci ore se fosse in grado di sotterrarlo sotto fiumi di parole.
- Disse quella che non chiude la bocca nemmeno sotto tortura.
Tagliò una parte sottilissima della torta al cioccolato, così fina che pasta risultava a tratti trasparente. La mangiava sempre così dopo il primo assaggio mosso dall’astinenza. Amava gustarla, lasciando che la cioccolata gli avvolgesse la bocca e lo distraesse da quanto gli stava intorno.
Ed eccola di nuovo, come una slavina. Prima le gambe ed ora le braccia. Ma a chi pensava di mettere paura con quell’atteggiamento da super donna? Lui la trovava abbastanza ridicola in quella continua ostentazione di forza. Voleva sempre dimostrare di essere migliore, sempre avere l’ultima parola, senza soffermarsi a pensare quanto la cosa risultasse sgradevole ai suoi interlocutori.
L’avrebbe lasciata parlare, problemi suoi. Non era compito tuo mettersi a giocare a carte con una come la Tassorosso e , soprattutto, non gliene importava. Per lui era il discorso del momento, l’intrattenimento durante il pasto, svago che avrebbe archiviato nel dimenticatoio appena lasciata quella location. Certo, se insisteva, non sarebbe stato male diventare acido e scortese tanto quanto lei. Magari sarebbe stato un divertente diversivo, perché no? Anche quello andava valutato, come tutto il resto.
- I miei arti ti sconsiglio di toccarli, sono per te un luogo inospitale.
La differenza tra loro era nei dettagli. Lei si irritava e lui restava totalmente apatico, dopo il primo impatto. Elijah portava avanti le sue idee perché amava il confronto, soprattutto verbale. Thalia lo faceva solo per dimostrare a lui di essere migliore. Fatica inutile. Chi è migliore non deve dimostrare niente a nessuno, sa già di esserlo, il contorno non lo interessa. Chi è migliore mira ad esserlo sempre di più e per questo è aperto al confronto. Se lei stava cercando di impaurirlo, stava sprecando le sue energie. Se si stava arrabbiando faceva due fatiche, una ad arrabbiarsi e poi a calmarsi. Se stava cercando di impressionarlo, ci riusciva benissimo ma non come probabilmente l’aveva pensato. In effetti ci voleva ben altro. Ma la sua domanda era un'altra. Come faceva Mike a sopportarla? Era probabile che lo sbaciucchiarla, le togliesse il dono della parola, era l'unica spiegazione.
- Quindi io mi merito Midnight.... Uhm...e se sono qui seduto vuol dire che mi merito anche te, che non sarebbe una bella cosa se – strinse gli occhi e poi li riaprì lentamente - di contro, non significasse che anche tu meriti me - fece un sospiro molto teatrale - Che gioia immensa scoprilo, Moran. Io e te ci meritiamo. Concedimi di rammentartelo con un gufo quotidiano. Sono certo che ne avresti piacere.
Bene, ci aveva provato a fare un discorso che esulasse da loro due, che andasse oltre. La Moran dimostrava invece di non essere in grado, riportando la cosa sul piano personale, sempre e comunque. Sebbene lei sventolasse sicumera come una bandiera, il Serpeverde aveva colto alcune piccole reazioni della ragazza alle sue parole. Divertente, molto divertente. Tutto ciò infiocchettava a festa la sua strafottenza, un po' come un inno alla vita.
- Oh Moran, nutrire la tua gioia sarà un dovere per me...ma sono certo che vorresti prendere il mio posto. Mi sembra di capire che la tua ammirazione per Midnight trascenda anche la devozione. Per carità, non c'é nulla di male, del resto io ho un debole per la McLinder.
Doveva ammetterlo, gli veniva da ridere e stava facendo ricorso a tutto il suo autocontrollo per trattenersi. C’era una piccola voce maligna dentro di lui che però continuava a fargli notare che, se l’avesse fatto, probabilmente, Thalia si sarebbe arrabbiata ed era troppo divertente come prospettiva.

Thaliuzz, ti fioro tutta :flower:

 
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view post Posted on 16/9/2018, 17:54
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Thalia J. Moran
17 anni| IV anno
Prefetto Tassorosso

*Oh Sullivan, quanto vorrei darti una lezione.*
Le fu impossibile evitare quel pensiero, benché ogni fibra del suo corpo tentasse disperatamente di riprendere le redini dell’autocontrollo. Per ben diciassette anni era riuscita ad evitare situazioni simili, circondandosi di persone affabili ed affatto polemiche; persino la Milford-Haven, col suo orgoglio a tratti esagerato, non riusciva ad eguagliare la cafoneria di Sullivan. Non poté che chiedersi cosa ci avesse visto la Armstrong in un soggetto del genere e la risposta più ovvia fu quella che, inconsapevolmente, le fece assumere un’espressione schifata.
Sullivan avrebbe potuto scorgere il naso arricciato e la fronte aggrottata, come se la sua Red Velvet l’avesse tradita con un inaspettato sapore rancido. Naturalmente, la torta era perfetta - Florian si era superato anche quella volta - ed il problema era solo e soltanto Sullivan.
*E meno male che la Armstrong se n’è accorta.*

«In questo caso, immagino ci siano giornate migliori di altre...» concesse infine, il tono più leggero e quasi divertito «...e oggi deve essere proprio una pessima giornata.»
Non aveva intenzione di dargliela vinta, non su un terreno di gioco - quello dell’eloquenza - in cui sapeva di poterlo battere ad occhi chiusi. Bisognava ammettere che, sul fatto di meritarsi vicendevolmente, fosse stato Sullivan a cominciare. Non era stato forse lui a voler a tutti i costi intavolare una conversazione? Al suo saluto iniziale, del quale ora si pentiva amaramente - quasi quanto si rammaricava di aver accettato la sua compagnia -, avrebbe potuto decisamente ricambiare senza trascinarsi in quel valzer scanzonato e tutt’altro che piacevole, fatto di colpi e frecciatine di pessimo gusto per entrambi.
Doveva riconoscere, in tutto ciò, che il ragazzo aveva un certo temperamento che, in futuro, gli avrebbe potuto spianare ogni strada. Non era disposta ad ammetterlo a voce alta, ma il suo Io interiore, in minima parte, giustificava quel modo sprezzante pur senza condividerlo. Sullivan incarnava, per il momento, la sua Nemesi più assoluta. *E’ persino peggio della Milford-Haven!*
«Oh, non vedo l’ora di ricevere i tuoi gufo. Fai in modo che le lettere siano piene di passione e rancore. Adoro il pathos!» replicò veloce, sospirando di falso desiderio.
Se il tenore della conversazione doveva essere quello tipico della canzonatura, tanto valeva porsi sullo stesso piano del cafone di turno.
*Almeno finché non si sarà strozzato con la sua torta*
Sorseggiò il tè ai frutti di bosco, assaporandone la dolcezza - acuita da un generoso cucchiaino di zucchero -, ascoltando l’ennesima impietosa arringa di Sullivan.

Sorrise compiaciuta, non poté farne a meno: Atena era diventata la loro Capocasa e per questo aveva assunto un ruolo di primo piano per Tassorosso. Nulla poteva convincerla che la donna non fosse perfetta per quel ruolo, complice un’innata propensione per l’insegnamento; tuttavia, la sua relazione col Midnight, una rivelazione che Nieve aveva sciorinato come il più succoso dei pettegolezzi, aveva incrinato appena la sua visione nei riguardi della docente, indebolendone appena l’apprezzamento. Ciononostante, Atena McLinder era la loro Capocasa e, con buona pace dell’anima, magari si sarebbe innamorata di qualcun altro.
*Sempre che di amore si parli.*
«Potrei mettere una buona parola per te...» *Nemmeno sotto tortura* «Se mi dicessi che cosa non va col caro professor Midnight.» *”Caro”*
Aveva forse annusato nell’aria un nuovo candidato per l’Esercito? Che fosse proprio Sullivan… su questo forse si poteva lavorare.


E io no. :angry2:
 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 22/9/2018, 13:51






fdpgWEe


I suoi occhi chiarissimi indugiarono per qualche istante sul volto di Thalia, studiandone ogni minima curva o spigolo, la morbidezza dei capelli e la profondità dello sguardo. Doveva ammetterlo, era una delle cose che gli riusciva meglio. Senza smettere di guardarla, sfilò una pergamena e una matita dalla tasca, allungando poi la mano per recuperare il menu della Gelateria. Il foglio finì su di esso e Elijah si concentrò sulla carta, iniziando a tracciare linee tranquille e precise.
- Probabile…
La voce sembrava quasi distratta e forse un poco lo era dato che il Prefetto era concentrato su quello che stava facendo. Sì, era davvero probabile che quella fosse una giornata nera. Questo non escludeva che le sue orecchie restassero perfettamente operative, captando ogni parola pronunciata dalla ragazza seduta di fronte a lui.
Non aggiunse altro, ma lasciò che Thalia gustasse la sua torta senza ulteriori distrazioni. Lui non aveva bisogno di molto tempo per fare quello che doveva. Passarono alcuni minuti, in cui il Serpeverde inclinò la sua matita sul foglio parecchie volte, continuando a fare chissà cosa. Ogni tanto il dito indice strofinava la pergamena, ma lui non si preoccupava di pulirlo. Riposò infine la matita in tasca e piegò con cura il foglio, avvicinandone i lembi.
- Questo è il mio primo gufo – il foglio piegato in due scivolò sul tavolo, spinto dalle lunghe dita del Serpeverde – di passione ne ho messa, come sempre. Per il resto, direi di no.
Appena la pergamena arrivò vicino alla Tassorosso, Elijah sollevò la mano e lo lasciò andare definitivamente.
- Immagino che non sia quello che ti aspettavi, spiacente di deluderti, ma sono solito fare quello che mi passa per la testa e non quello che si aspettano gli altri.
Cosa l’aveva spinto a farlo? Nessuno motivo in particolare o forse milioni. Sebbene la Tassorosso non fosse il suo tipo, aveva un volto che – come artista – trovava intrigante non poco. Il suo viso era una sfida, perché raccoglieva linee dolci e curve che sprigionavano spigoli nascosti, e tutto in un unico ovale. Il resto era contorno, i capelli, la maglia, lo scollo, nulla che lo incuriosisse come la rabbia di quello sguardo nella calma dell’azzurro. Per un artista come lui, rappresentava una sfida senza pari coglierne l’essenza. L’anima non è nulla di concreto, ma è tutta lì, nello sguardo che riceviamo.
Erano maledettamente uguali, lui e Thalia, ed era per questo che la loro vicinanza scatenava delle reazioni degne di Materia e Antimateria. Entrambe coesistono fino al momento in cui vengono in contatto. Nessuno di loro due aveva qualcosa che non andasse, non ce l’avea Thalia e nemmeno Elijah. Semplicemente avevano cucita addosso un’etichetta con scritto “maneggiare con cura”
Solo un santo sceso in terra avrebbe potuto sopportare una del genere e, al momento, gli veniva in mente solo un nome, Mike. Sebbene fossero su due pianeti alieni, lui riusciva ad andarci molto d’accordo, ragion per cui – per la proprietà transitiva – era gioco forza che lui non avesse problemi a coesistere con una iena del genere.
Appena il discorso virò sul Professore, il Serpeverde ebbe l’impressione che il tono di Thalia stesse iniziando a virare su qualcosa di diverso. Ma non fu il tono in sé, quanto la parola “caro” buttata in una pozione in cui non ne era richiesta la presenza. Qualcuno che ammirava Midnight non l’avrebbe mai usata, perché aveva una chiara accezione canzonatoria, che – chiaramente – andava colta.
- Non mi sento apprezzato come studente, sebbene faccia di tutto per raggiungere il massimo dei voti – le iridi la fissavano, analizzando ogni minima reazione che lo aiutasse a capire dove volesse effettivamente andare a parare – E’ preparato come Professore, ma probabilmente pensa che insegnare sia sinonimo di punire. Come persona ...beh…non mi piace. Ha un modo di fare, che vuole farci credere di essere un Profeta sceso in terra per illuminarci tutti.



Il tuo gufo-espresso, Moranella
uGGmCXO


 
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view post Posted on 22/9/2018, 20:23
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Thalia J. Moran
17 anni| IV anno
Prefetto Tassorosso

Non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di farsi cogliere in flagrante, eppure a un certo punto le fu impossibile evitare di continuare il proprio assalto alla torta per concentrarsi totalmente sui movimenti di Sullivan.
Non lo capiva ed il fatto che non fosse in grado di scendere a patti col suo modo di essere così strano e pedante la lasciava interdetta. Non aveva prestato troppa attenzione alla matita tra le sue dita né si curò troppo del fatto che girasse con fogli di carta nelle tasche dei jeans. C’era di peggio, in fondo. In un primo momento si perse a rivolgere lo sguardo altrove, ma in seguito si disse di non poter fare a meno di cercare di capire che cosa diamine stesse facendo con la scomoda pausa silenziosa decretata all’unanimità.
Non riusciva a scorgere il foglio nella sua interezza e non avrebbe saputo dire quanto tempo fosse trascorso dal momento in cui le sua dita avevano iniziato a maneggiare con fare esperto quel piccolo e prezioso strumento.
*Magari è uno di quei disegnini in cui mi suggerisce ‘implicitamente’ di buttarmi dalla Torre di Astronomia.*
Sullivan forse non se ne accorgeva nemmeno, ma tracciando linee e trascinando l’indice sul foglio, inclinava il capo a destra e a sinistra, come se cercasse di trovare un senso in ciò che il suo occhio attento cercava di riprodurre. Era riuscita a capire che si trattasse di un disegno dal movimento del polso e dai mancati gesti cadenzati che la scrittura di getto richiedeva. Sullivan stava probabilmente ritraendo la vetrina di Florian solo per ignorarla, per non darle la soddisfazione di averlo ammutolito. Benché si sentisse vittoriosa, quella piacevole sensazione - anche se non poteva saperlo - avrebbe avuto vita breve.
Quando il foglietto giunse in prossimità del suo piatto spinto in avanti dalle dita, che lasciarono piccole impronte fuligginose sulla superficie bianca e un po’ stropicciata, non avrebbe voluto sapere che cosa ci fosse riportato all’interno. Sullivan l’aveva provocata sin dal primo momento e non si sarebbe stupita se anche in quel caso avesse voluto giocarle un tiro mancino.
Tacque, lasciando che fosse il tintinnio della posata sul piattino ad animare il silenzio; le dita affusolate si mossero velocemente e, prima di aprire il foglietto, sollevò lo sguardo su di lui. Non vedeva l’ora che lei vedesse il risultato dei suoi sforzi, ma non perché desiderasse stupirla - forse soltanto in minima parte - bensì per provare a se stesso qualcosa che alla Tassorosso, almeno per il momento,continuava a sfuggire.
«Mi domando perché.» lo canzonò appena, l’ombra di un sorriso malizioso e dimentico dell’evidente incompatibilità di carattere.
I loro sguardi si incrociarono e si studiarono, quasi che le reazioni di entrambi fossero per l’uno e per l’altra di importanza fondamentale. Poi, senza dire una parola, aprì il foglietto ripiegato a metà e le labbra si schiusero quasi immediatamente in un’espressione interdetta.
*Inquietante.*
Quell’aggettivo le sovvenne in un baleno, fin troppo velocemente da non poter essere spazzato via dalla sorpresa di essere stata ritratta in modo tanto perfetto. Gli occhi che stava ammirando - e che sembravano volerla trapassare con intensità - erano i suoi, ma venati di una strana luce che, persino in bianco e nero, non avrebbe mai saputo di possedere. Eppure, Sullivan era riuscito a coglierla e a trasporla su carta, senza esitazione e con una precisione disarmante.
Sbatté le palpebre un paio di volte, mentre gli occhi vagavano sul foglio e rivivevano gli istanti precedenti; ed eccola lì la sfumatura sui capelli che gli aveva portato via qualche istante di troppo nell’esecuzione. Era tutto perfetto, persino la lievissima curvatura del naso, frutto di una caduta infantile. Si sentiva smarrita dalla quantità di informazioni riassunte in quei tratti leggeri e si ammutolì, fino a che non decise che fosse giunto il momento di rendergli giustizia.
«Non sapevo disegnassi. Sono… colpita.» *Ed è niente in confronto a quanto vorrei dirti.*
Così dicendo adagiò il foglio sul tavolino rimanendo a fissarlo ancora un po’. Era stupita, doveva ammetterlo, ed un tantino infastidita. Che cosa pensava di ottenere con quel gesto?

Decisa a dimenticare l’imbarazzo ed il fastidio, proseguì senza incertezze sull’argomento che più di molti altri avrebbe potuto garantirle una nuova stabilità emotiva. Midnight era molto più interessante - strano a dirsi - se messo in relazione con i propri Prefetti.
«Tu guarda. E pensare che quella traduzione dal greco ti ha reso famoso.» non poté fare a meno di canzonarlo, solo per il gusto di prendersi una rivincita che il Serpeverde non le avrebbe lasciato gustare a lungo. «Ti voglio dare una notizia, Sullivan.» *Tu pensa che generosa.* «La tua è una situazione condivisa da molti. Anche se io non ne capisco proprio il perché.»
L’aria canzonatoria fu ben presto sostituita da una più innocente: non aveva intenzione di parlare dell’Esercito del Mezzogiorno senza prima averne discusso adeguatamente con la Rigos. Si trattava di un principio cardine nel quale credeva e che né Sullivan né i suoi disegni avrebbero potuto corrompere.
 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 7/10/2018, 14:12






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Lo scontro verbale tra lui e la Moran procedeva a vele spiegate. Lei non si arrendeva e lui, di contro, non si scomponeva di un millimetro. Era certissimo che lei si aspettasse qualche genere di insulto in quel bigliettino che aveva appena depositato dal suo lato del tavolo.
Elijah infilò l’indice nel manico della tazzina e la portò alle labbra per un sorso rapidissimo. Ora non gli restava che godersi lo spettacolo. Il caffè era ancora caldo ed il Serpeverde trattenne la porcellana sul palmo della mano. Gli occhi erano fissi in quelli di Thalia, delle cui espressioni non voleva perdere nemmeno una virgola.
Un altro colpo di fucile, condito di ironia. Non si sarebbe aspettato nulla di diverso.
- Perchè no? - si limitò ad annuire appena a quella domanda retorica. Non aveva mai smesso di chiedersi il perché delle cose, ma aveva imparato a lasciare il beneficio del dubbio ai perché delle persone. Fece un altro sorso, mentre gli occhi la scrutavano da dietro la linea della piccola tazza. La scostò di qualche centimetro, mentre la lingua raccoglieva una goccia di caffè che si era ostinata a sostargli sulle labbra.
Silenzio. L’aveva ridotta al silenzio, la Moran, una che non taceva nemmeno colpita da un Silencio ben servito. Fece un ghigno mentre gustava le espressioni che faceva Thalia specchiandosi nella pergamena che teneva in mano.
- Ci sono molte cose che non sai di me, Moran, e altre che pensi erroneamente di sapere senza conoscermi minimamente – la tazzina prese di nuovo posto sul piattino dello stesso colore, e vi giunse senza il minimo rumore – comunque, grazie.
Non riusciva a capire come la Tassorosso avesse maturato quelle convinzioni su di lui ed era certo che non dipendesse solo dal suo malcelato desiderio di rivolta a Gerusalemme. C’era di più, qualcosa che probabilmente gli sfuggiva, qualcosa che era nato ancora prima della loro partecipazione all’evento storico del Preside Peverell.
Non dipendeva dal fatto che fosse un Serpeverde, altrimenti avrebbe perso completamente di consistenza la storia che Thalia aveva con Mike. No, non era un problema di Casata, non c’entrava nulla. Il problema doveva essere lui, lui soltanto, ed Eliljah non riusciva a dare alla cosa una spiegazione logica.
Aveva ancora mezza torta al cioccolato dal cuore morbido e decise di continuare a farla sparire dal piattino. Era proprio vero, il cioccolato era il vero ed incompreso nettare degli Dei. Non esiste cosa che non possa curare.
- Oh, beh….temo che per quella traduzione io debba dividere gli onori con Wolfgang – un ghigno divertito apparve sulle labbra, nella pausa tra un assaggio e l’altro - non farmici ripensare. Una notte sprecata a tradurre un brano senza conoscere nemmeno i rudimenti del greco antico.
Probabilmente se avesse assegnato ad entrambi un compito supplementare di Difesa contro le Arti Oscure avrebbe avuto più senso, almeno ai suoi occhi. E comunque, diciamolo, era proprio quella punizione che si erano visti assegnare che non aveva alcun senso. Castigati per cosa? Perchè li aveva trovati in Aula a parlare dopo la fine della lezione, solo perché uno dei due aveva dimenticato un libro sotto al banco. Erano solo due ragazzini del primo anno, uguali e diversi, arsi dal bisogno di conoscere qualcuno che potesse essere davvero una nuova famiglia dentro la scuola. Lui e Wolf lo erano diventati davvero, non solo amici, ma due fratelli, nonostante quell’inutile traduzione dal greco.
- Moran, credimi, non mi dici nulla che io non sappia già e, per quanto mi riguarda, il mal comune non è affatto mezzo gaudio.
Fece un altro boccone della torta e l’ennesimo sorso di caffè – Forse è proprio questo il problema, non credi? Non dovrebbe essere un qualcosa che accomuna molti studenti. Un caso unico non salta mai alla cronaca, ma questo avviene con il reiterarsi di un evento. Dico proprio una cosa sbagliata?


 
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view post Posted on 7/10/2018, 17:16
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Thalia J. Moran
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Prefetto Tassorosso

*Già. Perché non ti limiti a comportarti come un essere umano ‘normale’?*
Non riusciva proprio a farselo andare a genio quel Sullivan e non capiva perché stesse perdendo con lui così tanto del suo prezioso tempo. C’era da dire che anche il Prefetto Serpeverde stesse investendo i propri minuti di libertà in una lotta senza quartiere e questo la soddisfaceva soltanto in parte; se era una punizione divina, erano stati entrambi a meritarla e non soltanto lei.
«Non... » stava per pronunciare una nuova disarmante malignità, quando il buon senso bussò alla sua porta con veemenza «...no, lasciamo perdere.»
Mordersi la lingua non era un comportamento che le si confaceva, non più di quanto le piacesse girare con un naso di plastica rossa ed il volto dipinto. Sullivan era per lei una sfida da vincere, ma di quel passo era certa che l’unica vittoria sarebbe stata un giretto al vicino San Mungo, un luogo che mai aveva visitato e che non rientrava tra le sue mete dell’immediato futuro.

L’eco degli eventi dell’Aula di Difesa Contro le Arti Ocure avevano rimbalzato di parete in parete grazie al chiacchiericcio confuso dei soggetti ficcanaso dei molti ritratti presenti al secondo piano. Midnight pareva essersi divertito molto in quell’occasione e scorgendo i difetti di Sullivan non faticò, con suo sommo disappunto, a cogliere la ragione secondo cui - almeno per ciò che riguardava il Prefetto seduto davanti a lei - il docente si fosse spinto a tanto.
D’altro canto, aveva conosciuto Wolfgang Bogdanow, neo Prefetto della Casata verde-argento: schivo, tutt’altro che aperto alle nuove conoscenze a meno che il fine non giustificasse il mezzo. Si trovava costretta a credere che al suo primo anno di corso, Wolfgang si sentisse spaesato e come un bambino in cerca di protezione e simpatia si fosse rivolto alla prima persona disponibile che gli avesse mostrato un minimo di compassione e cameratismo. La scelta era ricaduta su Sullivan e si chiese, nel silenzio più cupo, se si fosse trattata davvero di una scelta o se fosse stata un’imposizione dettata dalle circostanze. Avrebbe potuto chiederne conto a Mike, ma non le sembrava il caso di dare adito ai pettegolezzi, non quando uno dei due soggetti interessati era proprio lì, a portata di mano.
«Povero Wolfgang. Un ragazzo così per bene…» mormorò sinceramente dispiaciuta «Ma dimmi, la traduzione di chi era? Sofocle?»
Ne aveva citato uno a caso, un nome letto in un saggio babbano di sfuggita in una delle rare passeggiate per la cittadina natìa. Cork offriva vere e proprie rarità se si sapeva dove cercarle ed una di queste era una piccola libreria, situata in un vicolo piuttosto stretto e solitario tra le grandi costruzioni del centro storico. Lì si poteva trovare davvero di tutto e, nell’accompagnare Máire - la sua unica amica babbana - alla ricerca di preziosi volumetti, aveva posato il proprio sguardo su una raccolta di tragedie greche ad opere dell’appena citato Sofocle. Una scoperta che l’aveva lasciata incuriosita verso quel mondo sconosciuto e ricco di sorprese, ma che aveva ben presto trovato posto nei meandri del proprio personale dimenticatoio.

«Non credo tu stia sbagliando. In linea generale, almeno.» si morse mentalmente la lingua per quella parvenza di comunione di opinioni «Conosci qualcun altro che abbia avuto problemi con lui?»
Ricordava bene le limitazioni dettate da Nieve alla Milford-Haven e a Bogdanow: a quest’ultimo la bionda aveva severamente proibito di parlare con Sullivan dell’Esercito del Mezzogiorno e della sua misericordiosa - e suicida - missione. C’era soltanto da capire se la Rigos, per una volta, si fosse lasciata trascinare dalle sconosciute vicissitudini personali e non dalla pura razionalità.
*Anche se di rado è completamente razionale.*

 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 11/10/2018, 10:20






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Interfacciarsi con la Moran era un po' fare come Muzio Scevola. Mettere le dita dentro un braciere e tirarle fuori con la consapevolezza di poter mangiare hotdogs. Se sei furbo la mano tra le fiamme la fai mettere ad un altro e, per gioia sua e di tutta la Gran Bretagna, Mike si era già immolato a nome di tutto il sesso maschile. Che sant’uomo! Avrebbe meritato una medaglia al valore per servire così devotamente e silenziosamente la patria. Oh, per carità! Non che la Moran non fosse carina, anzi, ma per i suoi gusti aveva la lingua troppo piena di spine. Certo, lui non era da meno sul fatto di avere la lingua biforcuta, ed era per questo che la loro vicinanza portava sempre a delle reazioni chimiche pericolosissime. Fece un ghigno mentre portava alla bocca l’ultimo boccone di torta. Che triste momento era quello, aveva già voglia di ordinarne una seconda fetta. L’avrebbe assaporata in santa pace, senza la Tassorosso che gliela avvelenava dal primo all’ultimo boccone.
- Meglio – fu l’unica parola che gli uscì dalla bocca in seguito all’ultima esaltante esternazione della ragazza.
Non aveva dubbi. Sebbene lei cercasse l’originalità, con il suo apprezzamento su Wolf era caduta nell’ovvio e prevedibile tentativo di denigrare la sua persona. Era libera di fare. Non era proprio il tipo che si lasciava trascinare in quel tipo di giochini psicologici, e soprattutto da coinvolgere il suo migliore amico.
- No, era il giuramento di Ippocrate – allontanò leggermente la tazza dal bordo del tavolo con la punta delle dita e fissò gli occhi in quelli di Thalia - Giuro su Apollo medico e su Asclepio e su Igiea e su Panacea e sugli dei tutti e tutte, rendendoli testimoni, che renderò effettivo conformemente a mia possibilità e mio giudizio questo giuramento e questo contratto...e cosí via. Potrei declamartelo tutto senza problemi - la guardò piuttosto infastidito - e non chiedermi come mai lo ricordo ancora perché la risposta è piuttosto scontata.
Era vero che il Serpeverde aveva una memoria prodigiosa, ma quel brano era stato un tormento dei peggiori.
Cominciava ad alzarsi un leggero venticello e la cosa non gli dispiaceva affatto. Elijah aveva perennemente caldo. D'estate si sentiva soffocare, d'inverno andava in giro in maniche corte sotto la felpa se non doveva indossare la divisa. L'arrivo dell'autunno era per lui il momento di liberazione che attendeva per tutta la stagione calda.
-Dovresti sapere come funziona, Moran – le lunghe dita sparirono tra le ciocche dei capelli, ravvivando il ciuffo in modo frenetico – quelli del primo anno piangono davanti ai voti, ma hanno paura a parlare con un Prefetto, raccontando quello che gli passa per la testa. Quelli più grandi non si fidano più di nessuno e tengono la bocca chiusa.
Si fermò un attimo e a sua espressione si inasprì – Io spero vivamente che non faccia piangere anche mia sorella.

 
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view post Posted on 11/10/2018, 20:32
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Thalia J. Moran
17 anni| IV anno
Prefetto Tassorosso

Un punto a favore per Sullivan.
Se tutto l’oro della famiglia Moran avesse potuto pagare il prezzo di quell’ammissione, probabilmente, avrebbe investito ogni Galeone in un simile intento. E già che c’era poteva pure fargli l’inchino per la bravura con la quale aveva brillantemente risolto la questione.
*Non mi piace, ma ha ragione.*
Nelle settimane precedenti al ritorno a casa per le vacanze estive, Thalia aveva trascorso la maggior parte del proprio tempo in Sala Comune ad aiutare gli studenti del primo e del terzo anno, impegnati con gli esami di fine anno. Midnight era stato letale al pari di una falce in un campo di grano maturo: gli Accettabile erano stati davvero troppi e l’ambizione dei concasati aveva toccato livelli assolutamente inesplorati. Pianti isterici, musi lunghi e insulti bofonchiati a labbra strette erano solo la punta dell’iceberg. Quando però si trattava di indagare e scoprire la motivazione di simili comportamenti le risposte ricevute erano pari a un Lascia perdere oppure Non sono affari tuoi. A nulla era valso far valere il proprio ruolo di Prefetto, giacché l’imposizione dell’autorità non aveva fatto altro che peggiorare le cose. Dovevano trovare un approccio nuovo, inventarlo se necessario, oppure l’Esercito del Mezzogiorno avrebbe visto la propria fine prima delle dieci del mattino.

«Non nego che alcuni diventino estremamente taciturni quando si tratta di lamentele... » e dovette mordersi la lingua per evitare di esprimere quel concetto con un più diretto Hai ragione «...ed è abbastanza chiaro, da quel che mi dici, che esiste comunque un sottofondo di malcontento generalizzato.»
Sapeva che la verità fosse palesemente nota ad entrambi gli occupanti di quel tavolo: non solo avevano sperimentato in prima persona la crudeltà del docente in questione, ma avevano assistito al propagarsi di un’epidemia contagiosa, quella che costringeva i più a disertare le lezioni. I Grifondoro, da quel che diceva Nieve, trovavano sempre un modo alternativo di trascorrere le proprie mattinate e persino qualche Tassorosso inventava qualche scusa - alcune davvero pessime - per evitare un contatto diretto con l’insegnante.
«Sei un Prefetto. Vuoi dirmi che i tuoi concasati non apprezzano la mediazione che operiamo tra corpo studentesco e quello dei docenti?» chiese, l’aria innocente di chi sapeva che i Serpeverde erano troppo altezzosi per ammettere di avere un problema. Un po’ come i Corvonero, del resto. Dal canto proprio, Tassorosso poteva essere considerata la Casa più scialba di tutte, ma aveva imparato ad apprezzarne i valori semplici e l’affiatamento continuo. Contro Midnight, ne era certa, avrebbero fatto fronte comune. Lo sapeva fin troppo bene.

«Immagino sia ora di andare.» sospirò stancamente, sorseggiando l’ultima goccia di tè ai frutti di bosco «Visto che sei stato così gentile da accomodarti con me e tenermi compagnia, il minimo che possa fare è offrirti ciò che hai consumato, ti pare?»
Sarcasmo, pungente come un ago e dolce come il miele. Si trovava nel suo elemento nell’operazione pericolosa di stuzzicare Sullivan. Per comunicare maggiormente il proprio scherno, gli sorrise mentre si alzava e lo affiancava. «A meno che non voglia offrire tu. E il prossimo giro di caffé te lo pago io.» prese lievemente le distanze da lui, come a volerne studiare l’espressione del volto. Sapeva che in qualche modo si sarebbe difeso, probabilmente con commenti al vetriolo ed espressioni pari alle sue.
«Perché, caro Sullivan, temo proprio che questa non sarà la nostra unica ed ultima chiacchierata. Aspettati un mio gufo.»
Sì, non era detto che si sarebbero rivisti presto - se non altro l’avrebbe incrociato nei corridoi del castello -, ma ciò che le interessava di più non aveva nulla a che vedere con le dispute ammiccanti di quel pomeriggio. In ballo c'era molto di più.


Sully, sai cosa devi fare. Alla prossima! :flower:
 
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26 replies since 13/6/2018, 14:14   523 views
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