Not a new face, Privata.

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 24/6/2018, 23:27
Avatar


Group:
Serpeverde
Posts:
1,945

Status:




Sophie



Armstrong



Serpeverde - III Anno - 17 Anni




jMd0xoS

Ricordava quel Ballo di Fine Anno come fosse il giorno prima. Aveva sempre odiato le feste, più di ogni altra cosa al mondo, ma quella spilla che aveva portato al petto fino a qualche mese addietro l’aveva obbligata a presenziare praticamente a tutti quei noiosi eventi. Molto spesso si era ritrovata a fare una semplice toccata e fuga, soprattutto durante i suoi primi due anni. Si era recata a quelle feste, si era fatta vedere dai Docenti e da almeno un Caposcuola e, una volta assicuratasi di essersi fatta vedere, si dileguava in brevissimo tempo. Ma l’anno precedente non era stato come tutti gli altri. Quell’anno Serpeverde aveva vinto la Coppa delle Case e lei sarebbe dovuta restare lì per forza di cose. Chi avrebbe ritirato la coppa se Emily, nonché sua sorella, non avesse potuto farlo per un motivo o per un altro? Senza considerare il fatto che dai piani alti per quell’occasione avevano avuto la brillante idea di ambientare i festeggiamenti in un posto molto lontano da Hogwarts, ragion per cui i Prefetti dovettero dividersi gruppetti di primini da riportare sani e salvi al Castello. Si era pentita di non essersi data per malata già non appena quella mongolfiera si palesò davanti ai suoi occhi. Ricordava bene la nausea che quel volo le aveva causato, senza considerare il continuo muoversi da una parte all’altra di quegli stupidi ragazzini super eccitati per la loro prima festa scolastica. Li voleva ammazzare, letteralmente. Non sapeva come, ma era riuscita ad atterrare senza aver rigettato nemmeno una volta, ma si portò dietro quell’orrenda sensazione allo stomaco per gran parte della serata. Fino a quando non cominciò a bere.
Fatto stava che era passato decisamente troppo tempo da quell’evento. Se non fosse stato per la vittoria della Coppa delle Case, avrebbe voluto eliminare dalla sua testa ogni singolo momento di quella serata, compreso il ritorno in Sala Comune. E da quel giorno, tante, tantissime cose erano cambiate. Lei era cambiata. O meglio, era riaffiorato in lei quel suo essere particolarmente cinica e poco incline alle belle sensazioni. Aveva imparato ad evitarle, come se si fosse arresa all’idea di non poter mai raggiungere la felicità. Eppure in quel momento era lì, in compagnia di qualcuno che la stava facendo sentire bene, che la stava facendo sentire desiderata e di questo non poteva che esserne contenta.
«Mi sembra di capire che “qualcuno” potrebbe capire soltanto ciò che gli conviene…» Gli fece eco, nel chiaro intento di provocarlo, lasciandosi sfuggire un altro lieve sorriso.
«Da mezzanotte in poi potresti anche diventare l’ultima persona sulla terra che voglio vedere.» Sì, lo disse, ma era ovvio che non era così. Non poteva essere così, non con lui. Gli lanciò un’occhiataccia in seguito alle sue successive parole, senza rispondere. Divenne leggermente più seria subito dopo aver udito quel suo intento di spronarla a buttarlo fuori. Ma non lo avrebbe fatto, no, né in quel momento né dopo mezzanotte. Parole sussurrate sulla sua pelle, sulla quale poteva sentire il suo fiato caldo e piacevole. E poi ci fu il bacio. Quello leggero, quello casto, quello breve, ma che comunque riuscì a lasciarla del tutto esterrefatta. Un bacio che ad ogni modo la spinse ad andare oltre, a spingerlo nuovamente verso di sé e a farlo più suo, come se ne avesse sentito un estremo bisogno. Riuscì a sentire il suo sapore, che si rivelò essere più buono di quanto si aspettasse, così buono che accettò a malincuore quel millisecondo di distacco dalle sue labbra. Si limitò a sorridere in modo beffardo, sorriso poi catturato di nuovo da un altro bacio, molto più intenso, molto più profondo. Le mani di Abel sul suo viso la costrinsero a provare ancora più fatica a staccarsi, anzi, la portarono a lasciarsi andare ancora di più. Continuò a baciarlo, fregandosene altamente di quel bancone in mezzo che divideva i loro corpi, ma, puntuali come un orologio svizzero, ecco che arrivarono le mille fisime mentali, pronte a rovinare tutto. Perché stava accadendo? Come si erano ritrovati, quei due, a baciarsi in quel modo? Abel non era uno sconosciuto, ma non era nemmeno un suo amico, un suo fidanzato. Non era nulla. E allora perché? Era davvero arrivata al punto di non riuscire a resistere davanti ad una provocazione? No, era convinta che non era solo quello. Non poteva essere soltanto attrazione fisica, o non gli avrebbe mai ceduto le sue labbra. Cercò di allontanare via quei pensieri, facendo scivolare la mano tra i suoi capelli tanto belli quanto disordinati, ma senza effettivamente riuscirci. Nonostante l’alcool presente nel suo corpo, il suo cervello era ben vigile, ragion per cui fu costretta a staccare le labbra da quelle di Abel. Col respiro affannoso, andò a cercare i suoi occhi, mentre la testa si sarebbe avvicinata nuovamente, nell’intento di appoggiare la fronte sulla sua. Una volta fatto, avrebbe spostato la sua mano dai capelli di lui alla guancia, abbassando lo sguardo. Era passato del tempo, forse troppo. E il suo turno ai Tre Manici era finito.
«Devo… Devo andare.» Avrebbe sussurrato, ancora in quella posizione. Poco dopo, si sarebbe allontanata, facendo cadere quella stessa mano sul bancone.
«A breve arriva la mia collega, devo darle il cambio.» Avrebbe portato entrambe le mani dietro la schiena e avrebbe slacciato il nodo di quella stoffa scomoda che era costretta tenere attorno alla vita per tutto il turno.
«Preferisci che ti lasci nelle sue mani, o vieni con me?»





 
Top
Abel Leiva
view post Posted on 27/6/2018, 02:46






Abel Leiva




Mago Adulto - 18 Anni




jMd0xoS

Solitamente, Abel era un ragazzo che ci pensava due volte prima di fare qualcosa di avventato. Aveva stabilito la sua percentuale accettabile di rischio e, superata quella, non rischiava. Non rischiava di mettersi nei guai, non rischiava di far perdere punti alla sua casata o anche solo di essere buttato giù da una scopa o di non passare un esame. Non era mai stato uno stinco di santo e nemmeno un secchione, ma tutto ciò che aveva fatto gli aveva consentito di passare gli esami alla grande, di vincere la Coppa di Quidditch e la Coppa delle Case, cosa avrebbe potuto mai uno studente desiderare di più? E con le donne, si, c'era stata qualche cottarella adolescenziale, una su tutte, ma nemmeno li si era mai sbilanciato troppo. Ecco perchè, chi lo conosceva, chi lo aveva conosciuto negli anni in cui era solo uno studente, se lo avesse visto in quel momento, lo avrebbe scambiato per un altro o magari, avrebbe pensato che passare un anno lontano da Hogwarts gli avesse dato alla testa. Era vero, l'alcool toglieva qualche freno inibitorio ma non era nemmeno lontanamente ubriaco. Eppure, stava baciando una ragazza che conosceva appena, con la quale aveva condiviso solo qualche saluto in Sala Comune o a casa propria, qualche bicchiere di whiskey e qualche chiacchiera nemmeno troppo importante od utile a conoscere una persona. Decisamente non da Abel, ma non aveva affatto l'aria di esserne preoccupato, turbato o di voler lontanamente, minimamente smettere. Sorrise e basta alle parole della ragazza e si umettò le labbra, osservandola da così vicino da poter sentire il suo respiro mescolarsi col proprio, mentre le accarezzava uno zigomo col pollice della mancina. Da mezzanotte? Allora c'è tempo prima che tu mi butti fuori fu un sussurro del tutto ironico perchè no, pareva che non ci credesse proprio che Sophie avrebbe cominciato a non sopportarlo o ad odiarlo non appena scoccata la mezzanotte. Il suo tirarlo per il colletto non gli dispiacque. Per differenza di stazza, avrebbe potuto evitare benissimo di essere tirato, ma per quale motivo avrebbe dovuto opporsi? Le loro labbra si unirono di nuovo in un bacio caldo, umido, come se fossero abituati a baciarsi, con una passione di chi si conosce o si frequenta da tempo eppure, non era affatto così. E nemmeno di quello gli importava. Come non sembrava importargli di essere in un luogo pubblico dove sarebbe potuto entrare chiunque da un momento all'altro, dove le voci si sarebbero sparse veloci, a macchia d'olio, giungendo alle orecchie anche della sua famiglia. Ne sarebbero stati soddisfatti, almeno di pensare che lui fosse fidanzato con Sophie, una delle ragazzine che gli erano state imposte da quando era piccolo, una delle figlie "degne" di essere invitate al maniero Leiva. Non la strinse di più a sè solo per quel dannato ostacolo di legno chiamato comunemente bancone, non voleva farle male spingendola troppo addosso a quell'intralcio ma ci pensò lei a staccarsi per prima. Schiuse le palpebre e la osservò, schiarendosi la gola con un mite colpetto di tosse, raddrizzandosi col busto e passandosi una mano fra i capelli, che più scompigliati di così non potevano diventare, recuperando velocemente il mantello che aveva abbandonato su una sedia vicina non appena entrato li dentro. Non saprebbe dire cosa gli fosse preso, veramente ora lasciava tutto quel potere ai suoi istinti? Lei gli piaceva, si, ma forse era andato oltre. O per lo meno, fu quella l'idea che l'altra gli trasmise in un primo momento, dicendogli di doversene andare. Ma le seguenti parole della bionda lo spiazzarono, letteralmente. Sembrò pensarci su, e se lo fece davvero o solo per giocare un po' con lei, non fu dato sapersi, fatto sta che si ficcò la foto sgualcita nella tasca, lanciandole un'occhiata eloquente. Non conosco la tua collega e vorrei evitare di ritrovarmi con qualche sconosciuta a bere le rivolse un sorrisetto complice. Non c'entrava nulla il ritrovarsi con un'altra persona a servirlo, ovvio fosse che non voleva perdersi quell'invito. Dopo di lei, miss Armstrong le rivolse anche un lieve inchino, allargando il braccio libero dal mantello verso la porta per invitarla a fare strada verso... non sapeva nemmeno dove e nemmeno lo chiese. Non sarebbe rimasto li dentro e soprattutto, non avrebbe cambiato cameriera o compagnia. Era chiaro a sufficienza, gli parve.


 
Top
view post Posted on 28/6/2018, 22:17
Avatar


Group:
Serpeverde
Posts:
1,945

Status:




Sophie



Armstrong



Serpeverde - III Anno - 17 Anni




jMd0xoS

Tutta quella situazione si rivelò essere alquanto strana, ma principalmente del tutto inaspettata. Negli anni Sophie aveva realizzato di essere una delle persone più razionali del mondo, una di quelle persone che mai avrebbe permesso a qualcuno di toccarla o addirittura parlarle, se prima lei non ci avesse pensato cento volte. L’unica volta in cui si era lasciata andare si era ritrovata a pentirsene, evento che la costrinse a divenire ancora più allergica al genere umano, ancora più prevenuta. Diverse volte un uomo l’aveva invitata a bere, ma lei aveva sempre rifiutato, nonostante l’uomo in questione potesse apparire interessante. A dire il vero, le era capitato anche con le donne. Ma Abel aveva un che di diverso, qualcosa che andava oltre alla sua razionalità, alla sua perenne e noiosa idea di non dare mai confidenza a nessuno. Cosa avesse di diverso ancora non poteva saperlo, ma lei aveva sempre creduto nel destino. Credeva che il destino non si potesse cambiare, che se lui avesse preso una decisione, le sue vittime avrebbero dovuto semplicemente star zitte e subire, molto semplicemente. C’era un motivo per cui esistevano le cose brutte, ma c’era anche un motivo per cui esistevano le cose belle. Ed Abel, in quel momento, rappresentava una di queste ultime. Non che potesse essere mai paragonato ad una cosa, ma a prescindere era bella. Gli attimi in cui i loro respiri si univano in uno solo, o in cui le loro labbra si ritrovavano ad essere appiccicate tra loro, la annientavano, nel vero senso della parola. Già dal primo momento in cui il viso di Abel si era avvicinato al suo, lei, sconfitta, fu costretta a cedere, ad arrendersi.
«Sfrutta bene queste ore, allora.» Sussurrò in un fil di voce, maliziosamente. Sorrise alle sue successive parole, scuotendo impercettibilmente la testa, mentre si slegava quell’affare dalla vita. Prese bicchieri e bottiglia e li allontanò dal bancone, prima di aggirarlo e trovarsi finalmente di fronte a lui, cosa che la fece sentire leggermente in imbarazzo. Da dietro al bancone non poté rendersi conto della differenza di altezza tra i due, ed in quel momento, ritrovandoselo lì di fronte, fu costretta ad alzare il capo per poter cercare i suoi occhi.
«Devo ammettere che lì dietro mi sentivo più sicura di me stessa…» Ammise, indicando il bancone, con un leggero sorrisetto. Dopodiché cominciò a camminare verso l’uscita, non aveva intenzione di attendere l’arrivo della collega, era letteralmente stufa dei suoi ritardi. Se un cliente avesse trovato il pub chiuso sarebbe stata colpa sua, non di certo di Sophie, considerando che il suo turno era finito da un pezzo.
«Oh, avanti, dì la verità. Dillo che non vuoi staccarti da me, che vuoi approfittare di questa mia cordialità fino all’ora X. Sai, il tempo passa veloce, goditelo.» Non che avesse realmente intenzione di non vederlo più, tutt’altro. Una volta fuori dal locale, se lui l’avesse seguita, avrebbe atteso che anche lui varcasse quella soglia.
«Tu.» Sentenziò, decisa, mentre chiudeva la porta e se la lasciava alle proprie spalle. «Sabato, a Hogwarts, ci sarà il Ballo di Fine Anno.» Il suo sguardo andò a cercare quello di Abel. «Tu verrai con me. E non è una richiesta, o un invito, o quello che pensi che sia. È un obbligo.»
La mano sinistra si sarebbe avvicinata alla destra, e indice e pollice andarono a sfilare un anello. Gli anelli gemelli che qualche mese addietro le aveva regalato Aiden per il suo compleanno erano ancora entrambi al suo dito, non avendo fatto neppure in tempo a darne uno all’iniziale destinatario. Ma, in quel momento, si rivelò essere stato meglio così.
«Prendi questo. Non ti esaltare, non è un anello di fidanzamento. Serve per comunicare. Qualora dovessi aver problemi all’ingresso, Sabato, usalo. Puoi dire che ti ho invitato io.» Avrebbe teso l’anello ad Abel, abbassando per un momento lo sguardo, poi lo avrebbe rialzato.
«Spero mi riporterai a casa sana e salva.»






 
Top
Abel Leiva
view post Posted on 29/6/2018, 08:32






Abel Leiva




Mago Adulto - 18 Anni




tumblr_inline_mowaqaaEte1qz4rgp

Afferrato il mantello che aveva tolto non appena entrato nel locale, si diresse verso l'uscita, lasciando che la sua ex concasata bionda lo precedesse, osservandola mentre toglieva il grembiule e girava intorno al bancone, ritrovandosela davanti e ricambiando lo sguardo, dovendo, per forza di cose, abbassarlo vista la differenza di altezza. Lei aveva ragione, stare l'uno di fronte all'altro senza quel bancone di mezzo, era diverso. Fortunatamente, Abel era munito di un gran senso di autocontrollo, che sicuramente l'alcool aveva abbassato, ma da li ad annullarlo del tutto ce ne sarebbe dovuta passare di acqua sotto i ponti. O di whiskey, nel loro specifico caso. Si sarebbe dovuto scusare? Ci pensò, comportarsi così non era mai stato da lui, si conoscevano appena, ma considerando il fatto che lei non parve affatto dispiaciuta, non disse nulla, si limitò a rivolgerle un sorriso. Lo farei, se solo fossi certo che tu non voglia più vedermi davvero peccava di autostima o di ego? Probabile, ma era quella l'impressione che aveva e che, osservandola, lei stessa e forse involontariamente, gli dava. Ma, al contrario di quello che lei disse, per Abel non era una questione di sicurezza, figuriamoci, per uno perennemente sicuro di sè non era quello il reale problema che rappresentava il bancone. Alzò la mano destra per tentare di accarezzarle lo zigomo con un dito, rivolgendole un lieve ghigno altrettanto malizioso. Sicura? Non avrai mica paura che possa saltarti addosso meglio? O ci speri e basta? ma non fece nulla di tutto ciò, anzi, allontanò qusi subito la mano dal suo viso e la seguì fuori di lì. Non voleva che qualche collega entrasse e la vedesse intrattenersi con un cliente dentro il locale e se non aveva capito male, la sua collega sarebbe arrivata da li a breve per darle il cambio. La temperatura all'esterno, si era alzata ma restava piacevole. O era lui che si sentiva ancora accaldato a causa di alcol e di... beh, della ragazza che aveva affianco? Ma non fece in tempo nemmeno a finire di pensare perchè la sua voce lo costrinse a voltare il viso, osservandola con un sopracciglio alzato ed un'espressione mista fra il perplesso e l'interrogativo. Il Ballo? voleva veramente farlo tornare a Scuola, in mezzo ai suoi ex concasati più piccoli, in mezzo a quei ragazzi e quei docenti che non vedeva da un anno? Non la vedeva come una da "Ballo Della Scuola", a dire il vero e non lo era mai stato nemmeno lui. Amava le feste ma i balli di fine anno, solitamente servivano alle coppiette di studenti per sfoderare i loro vestiti migliori, ballare goffamente qualche lento e fare a gara a chi avesse la ragazza più carina, non erano quelle le feste che amava. Osservò l'anello che lei gli porse e si decise ad afferrarlo, sbuffando. Melensa, Armstrong non la faceva così romantica ma la stava prendendo in giro, chiaramente e palesemente prendendo in giro. Strano, non ricordavo che il Ballo ci fosse oggi, prima della mezzanotte le rivolse un'occhiolino divertito ed infilò l'anello al dito. Ci vediamo li? E dove starebbe la cavalleria? Non dovrei passare a prenderti, porgerti il braccio e farti fare la tua entrata trionfale da possibile reginetta del Ballo? sorrise, rimettendosi sulle spalle il mantello nero, fortunatamente di una stoffa leggera. Non dubitare. Sono io quello più grande, oltre ad essere probabilmente quello più figo che potessi invitare fra i tuoi coetanei. E posso bere roba alcolica in faccia ai professori. In effetti, non sembra un'idea tanto malvagia fece spallucce e le sorrise va bene, ci sto. Comincia a farti bella, non vorremmo mica che la corona se la prenda un'altra? quello che avrebbero detto i suoi genitori. Non era poi importante se un'altra ragazza fosse stata Purosangue, ma le possibilità erano di due a dieci per le figlie di Babbani. Rimase ad osservarla per qualche attimo prima di allungare una mano per afferrare la sua, chinandosi appena in un baciamano a fior di labbra, divertito ma affatto fatiscente o plateale. La ringrazio della compagnia, miss Armstrong. E del servizio. soprattutto del servizio. Ma quello se lo tenne per sè.


 
Top
view post Posted on 3/7/2018, 20:28
Avatar


Group:
Serpeverde
Posts:
1,945

Status:




Sophie



Armstrong



Serpeverde - III Anno - 17 Anni




jMd0xoS

Non sapeva esattamente per quale motivo lo avesse invitato al Ballo di Fine Anno. Cioè, il problema non era proprio l’invito in sé quanto la sua strana quanto inaspettata decisione di parteciparvi, che fosse con Abel o meno. Fino a quell’anno era stata costretta a prendere parte a quelle feste di poco gusto, data la sua carica di Prefetto, ma di fatto non lo era più, ragion per cui avrebbe tranquillamente potuto evitare di andarci e starsene distesa comodamente sul divano in Sala Comune. Quale miglior momento per trascorrere del tempo in pace con se stessi? La verità dei fatti è che le venne così, spontaneo, senza meditarci su nemmeno per mezzo secondo. Se si fosse dovuta mettere a riflettere sul motivo per cui lo avesse fatto, non ne avrebbe trovato risposta, almeno non in quel momento. Dopo la sua ultima esperienza in un’occasione del genere, si era ormai convinta del fatto che mai e poi mai l’avrebbe rifatto, se, appunto, non ne fosse stata costretta. Non poteva essere perché avrebbe voluto farsi vedere con un ragazzo più grande, o perché voleva far vedere a tutti che ormai con Elijah non aveva più niente a che fare, niente affatto. Non si era mai preoccupata dei pensieri della gente, perché doveva cominciare a farlo proprio allora? Semplicemente fu spontaneo, e lei non avrebbe potuto tirarsi indietro, non più. E non era stata neppure colpa dell’alcool.
«Sei così sicuro di te, Leiva…» Commentò, mentre sfilava la chiave dalla serratura della porta del pub. Il caldo quasi afoso e le belle giornate avevano ormai preso il sopravvento da settimane, e in quel pomeriggio il sole spendeva alto nel cielo, i cui raggi, scontrandosi con i capelli dorati della Serpeverde, permisero loro di brillare ancor più del dovuto.
«Saltarmi addosso? Perché non ci provi?» Fece, ritornando a cercare il suo sguardo. «Sono convinta che non ne avresti il coraggio.»
Per quanto Sophie potesse apparire sicura di sé, in realtà era sempre stata la persona più fragile ed insicura del mondo. A diciassette anni, si era ritrovata ad aver avuto un solo fidanzato nella sua vita, l’unico a cui avesse mai dato un bacio. Era probabilmente colpa dell’alcool, in quel caso, ma in quel momento, lì, su due piedi, dubitava che si sarebbe limitata a quel semplice tocco di labbra. Si fece scappare una piccola risata, dopo aver notato l’espressione perplessa del suo ex compagno di Casata al suo invito, poi cercò di ricomporsi, per quanto avrebbe potuto. Mollò la presa da quell’anello per permettergli di afferrarlo del tutto, un po’ infastidita dalla sua decisione di allontanare la mano dal suo zigomo.
«Beh…» Fece, corrugando la fronte. «Suppongo che quindi questo non serva, se arriveremo insieme.» Indicò l’anello che Abel aveva messo al dito, poi alzò impercettibilmente le spalle.
«Tienilo lo stesso. Potresti tornarmi utile, qualche altra volta.» Di certo non avrebbe potuto chiamare il suo nome durante qualche missione affidatale da Voldemort in persona, ma tant’era.
«Ripeto: sei troppo sicuro di te, Abel Leiva. Ma guardati come sei eccitato all’idea di presentarti al ballo con una tale bellezza al tuo fianco.» Come era già risaputo, Sophie non aveva mai vantato una grande autostima, ma senza troppi giri di parole, amava provocare, ed era proprio quello che stava facendo in quel momento.
«Mi fai così superficiale, Leiva?» Rise, prendendo a camminare verso una meta non ancora precisa. «Odio quella roba, non accetterei mai di salire su uno schifo di palco a farmi mettere una corona in testa.»
Proprio mentre egli afferrava la sua mano, un’altra insana voglia di prenderlo nuovamente per il colletto e portare il suo viso di fronte al suo si impossessò di lei. Ma che figura ci avrebbe fatto? Non avrebbe fatto altro che renderlo ancora più soddisfatto del suo operato, e lei non era di certo il tipo di persona che voleva far sentire appagato qualcuno. Gli permise di sfiorarle la mano con le sue labbra, compiaciuta.
«Allora ci troviamo qui. Alle cinque e mezza.»







 
Top
19 replies since 14/6/2018, 00:03   346 views
  Share