Aconitum Lycoctonum

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view post Posted on 6/7/2018, 03:55
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•Sefior
Goodwin
《Lux●○Tenebris》

► Origine:Purosangue ► Età:27 ► Ruolo:Mago Adulto ► Incline:●

L'

A luce penetrava appena dal finestrone longitudinale del seminterrato.Una delle poche notti in cui riusciva a prendere sonno veniva interrotta dai primi cittadini che,con non si sa quale voglia,davano noia alle due della notte a tutto l'isolato.
Dopo una rigenerante doccia estrasse da sotto il letto un piccolo bauletto contornato in quercia,sede delle sue varie scorte mediche magiche e di altri ingredienti fondamentali per chi se ne intende di pozioni.
Come temeva era a corto di qualche
Ingrediente e quale posto migliore di una foresta per ogni tipo di pianta che si cerca?

Un chiarore verdastro dominava in quella che,a dir di molti,era una delle più particolari e strane foreste del mondo magico;secoli e secoli di racconti e leggende tramandati su libri e forse persino sulla pelle di alcuni.
Quel posto vibrava di energia come tante altre foreste,ricordando lui la Foresta Proibita a scuola.
Sefior come ai tempi di Hogwarts respirò a pieni polmoni la fresca aria che leggera,sfiorava alberi e arboscelli sparpagliati qua e là lungo il sentiero.Invasivi e dominanti erano anche i rampicanti che contornavano alla perfezione tutta la vegetazione legnosa.
Tra gli arbusti piu bassi e nascosti il mago cominciò a rimuovere la terra con l'ausilio della bacchetta ricondizionata e ad estrarre,una radice di colore rosso fuoco.
La ripulì appena dal terriccio in eccesso e la confinò in una piccola sacca che ripose sotto al mantello.
Sefior,amante delle pozioni era solito tenere una piccola scorta personale e visto il suo ritorno in Scozia optò per 'rifornorsi' autonomamente,come era solito fare durante ogni anno ad Hogwarts.
Certo se a quell'età cercava bubotubero per l'acne da vendere ai concasati ora il suo obbiettivo era tutt'altro.
Il grigiastro sguardo esaminava l'area circostante mentre muoveva passo nuovamente verso il sentiero battuto appena visibile;sapeva che quella zona era esente da creature particolarmente pericolose,di certo non sarebbe spuntato un basilisco o una chimera da dietro l'albero,preferì comunque tenere ben salda la bacchetta lungo il fianco.






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Edited by Sef~ - 6/7/2018, 13:12
 
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view post Posted on 6/7/2018, 13:09
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Alta, imponente, preziosa. Lì, altrove, lontana. Bastava alzare lo sguardo per ammirarne i contorni, un cerchio quasi perfetto, del tutto completo, a brillare come una sfera incantata, magia al culmine del suo potenziale, dissolta nei cieli macchiati di inchiostro. Rifulgeva come mai prima di allora ed era, apparentemente, regina indiscussa di quella natura incontaminata, semplice fazzoletto di terra spoglia dove un uomo, uno tra tanti, uno ancora tra tanti, si era improvvisato cercatore all'avventura. La Luna osservava in silenzio, attonita, eppure senza palese sorpresa. Rivestiva fiocamente dei suoi raggi la figura solitaria, interessata alla sua dedizione, incuriosita da chissà quale pretesto nella mente dell'altro. Ma già una nuvola ne oscurava la superficie, un'altra inseguiva la prima, in un continuo che aveva tutto un ordine, forse un senso, di certo una coerenza scandita. Non è il momento, sembrava sussurrare. Non è il momento, si imponeva. Non appena il distacco dalla Madre della Notte si disse completo, involontario e in ampia parte inconsapevole, il giovane ex studente di Hogwarts si ritrovò a fare i conti con la palese, quanto compatta oscurità che vi sorgeva attorno. La visibilità non era stata definitivamente compromessa: anche con l'ostacolo vivente di un temporale probabilmente in arrivo, la Luna si faceva largo con quella luminosità che aveva visto decantare da più di un'artista, così nel passato che nel presente, così nel futuro, come da aspettativa più concreta. Mancava relativamente poco al suo sorgere completo: i raggi di districavano al pari delle sfumature più tenebrose, sprazzi di colore che andavano a cozzare l'uno contro l'altro, in attesa di esprimersi a nuova forma, nuova realizzazione, nuova maestria. Mancava poco. Il tempo scorreva, il pomeriggio era stato dimenticato sulla scia di un'eccessiva quanto eccezionale tempra dorata, rossa ed accesa, fin quando il fuoco del tramonto era stato letteralmente inglobato - lentamente - dal tepore del buio, del nero, del grigio. Il bianco sostava, ancora in attesa, tingendosi alla vista umana di un'ocra che ricordava il deserto. Errante, a quel punto, appariva il giovane Goodwin. Raccoglieva essenze, poi erbe, infine fiori, con ogni probabilità ne conosceva l'utilizzo e la preziosa espansione pozionistica; ne avrebbe fatto buon risultato, forse con la vendita sospetta, forse con la divertita consapevolezza di poterne ricavare più di un vantaggio, non in esclusiva di carattere economico. Un'altra radice gli capitava tra le mani, senza ferirlo, senza bruciarlo, senza sporcarlo se non di un soffio di terriccio appena bagnato dall'umidità crescente. In lontananza si scorgeva il casolare abbandonato della Stamberga Strillante, là dove si sussurrava, nelle stesse feste in pigiama tra le mura del castello di Hogwarts, circa la presenza di spettri, di dannati, di ombre non ancora restituite all'aldilà che meritavano o meno. Da quella distanza, tuttavia, l'abitazione faceva quasi tenerezza, come un tesoro abbandonato per sempre, senza alcuna visita, senza amici, senza compagnia, abituato a subire l'onta della vecchiaia, del tempo, dello scorrere della stessa solitudine. C'era compassione nell'orma svelata di quel luogo, così come c'era curiosità. Segreti svelati, altri ancora custoditi, l'uno a promuovere l'altro in un acceso discorso, dialogo, diverbio. Come se in cerca delle attenzioni cui ancora tentava di adempiere, dalla più vicina staccionata - appena visibile sulla scia di rinnovati raggi lunari dall'alto della volta priva di stelle - si sollevò in rapida successione una schiera di puntini luminosi, l'uno insieme all'altro, compattandosi come ragnatela unica a formare una sorta di nebbia, un mantello perlaceo e sospetto, che si districò esattamente lungo tutta la parte anteriore della Stamberga. I fantasmi si erano svegliati, gli spettri avanzavano nella notte oppure era in corso uno scoppio di pura foschia improvvisa? Sembrava interessante, a ben vedere, perché la cappa non si spostò di un centimetro da quella zona circostante. In tutta conferma, un grido perforò l'altrimenti silenzioso ambiente. Qualcuno era apparentemente in pericolo.


Edited by Selene Moonclear - 6/7/2018, 21:34
 
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view post Posted on 6/7/2018, 15:35
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U

na macchia di cielo,sempre piu scuro,spezzò quella scia verde formatasi grazie alla fitta vegetazione,il sentiero si face sempre piu ampio e il verde man mano spariva.
Prendeva il loro posto la mano dell'uomo,qualche muretto e qualche sentierino piu curato facevano da base alla via centrale che portava alla Stamberga Strillante;si vociferava la presenza di maligni e spettri all'interno della pericolante e sibilante struttura.
Nuvoloni scuri ma non troppo preoccupanti cominciarono a farsi largo nel cielo,mascherandolo piano piano,portando così un'altra ventata piu fredda e impetuosa di prima.Il suo sguardo,in lontananza,balzò quasi incuriosito tra una finestra e l'altra come per cercare qualcosa celata dietro i vetri sporchi e consumati dagli anni di abbandono.
Dopo qualche altra occhiata,respingendo un forte desiderio di penetrare nella Stamberga,decise di riprendere il suo percorso;appoggiò una mano su una grossa muratura diroccata e gettò un'ultima occhiata alle sue spalle.
Qualcosa lo attirò,un banco di particelle bianche prese vita poco distante da lui,formando una insolita nebbiolina che in men che non si dica prese la direzione della Stamberga,infrangendosi contro la parte frontale di essa,abbracciandola sinistramente.
Goodwin non aveva mai assistito ad un evento simile,non era ferratissimo sull'argomento ma non era a conoscenza di creature non eteree a parte gli spettri e spiriti in rari casi.
Quel leggero bagliore ebbe uno strano effetto su Sefior che ora era nuovamente rivolto verso la dimora,come se quelle particelle lo chiamassero.
Nel silenzio più pieno le urla di qualcuno infransero la linea di pensiero e ragione che l'ex Serpeverde stava instaurando con quella cosa mai vista,facendolo rinsavire e,concentrando meglio che potè l'udito,cercò di stabilire la fonte di quella palese richiesta di aiuto.
Come immaginava il rumore proveniva dalla stessa direzione cui la foschia aveva puntato;istintivamente con la bacchetta alla mano Sefior percorse i pochi e larghi gradini in pietra che lo separavano dal sentiero scalinato e privato della Stamberga.
Un leggero ghigno di formò sul volto spigoloso del Biondo,quell situazione lo intrigava;non era la per soccorrere qualcuno ma bensì per capire se quella leggera nebbia appena luminosa centrasse con quelle strazianti urla.


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view post Posted on 7/7/2018, 11:50
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L'istinto suggeriva di avanzare, senza alcuna rimostranza, non un pensiero in netto contrasto; la ragione sembrava tuttavia d'accordo, poteva esserlo completamente, là dove il pericolo - a ben vedere - non era da escludere in definitiva? La nebbia cresceva a dismisura, si espandeva verso più di una direzione: in alto soprattutto, verso la destra di pochi metri, verso la sinistra in extremis fino ad inglobare già parte del bosco limitrofo, infine si compattava come un velo sorprendente, appena curato. Lasciava intendere di aumentare in misura ancora ed ancora una volta, la natura non poteva essere così ordinata nel suo insieme, non quando i suoi figli le si ribellavano in modo autonomo, imprevedibile, senza attesa di alcun genere. Ma a quanto pareva quella foschia improvvisa non dava segno alcuno di soffiare altrove, non più di quanto non avesse già fatto. La stessa Stamberga Strillante stava rapidamente per essere oscurata da quell'alone perlaceo e così poco nitido, una superficie rivestita di bianco. La casa degli spettri mutava essa stessa in uno spettro: c'era dell'ironia in quella descrizione d'insieme, poteva esserci più di una riflessione, allo stesso tempo. Le grida percepite in minima parte poco prima, tuttavia, si erano infrante di netto: là dove un suono di qualsiasi valore avrebbe fatto la differenza, ora si lasciava spazio ad un impavido silenzio. Tangibile per davvero, fino ad addentrarsi nella parte più remota dei pensieri in confusione, in stasi, in elaborazione vera e propria, la tensione poteva sì crescere, così come calare a picco. Il coraggio di avanzare senza freni, d'altronde, era caratteristica di pochi. Quanti altri, prima di Sefior, si erano tirati indietro. Quanti altri avevano preferito rimescolare le carte in gioco alla presenza della nebbia crescente: sussurravano ai loro vicini storie rimaneggiate, che vedevano loro partecipi come protagonisti d'avventura, l'uno dopo l'altro, ad abbattere l'ingresso della Stamberga, ad entrarvi di soppiatto - ombra tra le ombre -, a fare baldoria e dare ristoro ai fantasmi così antichi, così taciturni, così impassibili. Non una di quelle frasi risultava eppure reale, la codardia era un marchio di fabbrica per l'essere umano comune. Ma il Mago, radici alla mano, bacchetta all'altra, non si era ancora lasciato prendere dal panico. La consapevolezza di essere alla mercé di un gioco senza precedenti, in effetti, aveva quel retrogusto dolce-amaro di una curiosità mai completamente sopita. Avanzava, passo dopo passo, e già mentre la nebbia vi si avvolgeva attorno, liane invisibili alla sua figura tanto concreta e nitida, la vista ne risentiva impercettibilmente, infine con totale costernazione e sfiducia, a cancellare le orme del percorso e del luogo circostante. Avvinto come mosca tra le fila della stirpe di Aracne, a quel punto, la soluzione già diveniva duplice, e forse una soltanto per scelta: procedere ancora, indietreggiare di scatto. La prima fu detta evidente, così quando un ulteriore bagliore comparve all'attenzione visiva - come miraggio eccellente - del giovane Mago, finalmente il corpo si spinse per istinto di sopravvivenza verso quella stessa direzione. Un altro senso sembrava essersi immediatamente attivato, quasi all'estremo, portato alla follia. L'udito, là dove la vista era compromessa, accentuava il suo potenziale per davvero e lasciava percepire all'ex Studente quella che dava l'idea di essere una litania a più voci. Si ergeva, si innalzava, si sollevava fino ai cieli macchiati di foschia e di tempra oscura, parola dopo parola in un canto che aveva dell'armonia in sé, eppure dell'incomprensione a sua stessa volta. C'era qualcuno, più di uno; sembrava quasi che fosse in atto una sorta di rituale magico, in una lingua che a tratti ricordava il Latino, a tratti l'Oriente e le sue sfumature, senza possibilità di afferrare anche solo un termine ultimo. I bagliori luminosi crescevano alla vista di Sefior, così come le voci si facevano più vicine e forti, man mano che avanzava in silenzio. Non era stato ancora individuato, ma da sua parte poteva dire di aver quasi raggiunto un gruppo, forse una setta o chissà cosa. Come si sarebbe comportato a quel punto? Tornare indietro era ancora un'alternativa. Non vedeva nulla a causa della nebbia più fitta, ma andò a cozzare con la spalla destra, in silenzio, contro una staccionata in legno, al limitare della Stamberga Strillante al suo fianco. Il canto si fece più intenso, più dolce, più misterioso.
 
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view post Posted on 8/7/2018, 19:46
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Le

grida cessarono poco dopo,restituendo all'isolata dimora il silenzio perduto per qualche secondo e dando l'occasione al giovane di capire meglio cosa stesse succedendo in quel posto.
Il forte bagliore che emanava l'insieme dei punti luminosi destabilizzò la vista del mago il quale però,riuscì a notare quasi l'intera Stamberga sparire tra le spire della foschia accecante;quella strana luce prese vita nuovamente abbracciando anche una buona parte del bosco retrostante la tetra abitazione.
Dalla Stamberga proveniva ora una sorta di melodia dalle parole incomprensibili,sicuramente enunciate da più persone,ma quante una?due?cinque?
Non aveva completamente idea di ciò che stava accadendo ma il bagliore e quelle voci lo attiravano,tanto da far muovere lui qualche altro passo verso l'entrata dell'abitazione.
Qualche fascio di luce si erse maggiormente e con maggior vigore verso l'alto;quella che Sefior comprese e definì Natura,sembrava volesse confinare quello stesso posto,si voltò appena e notò che le sue orme non erano più visibili eppure non un animale era passato ne il vento esagerato nel soffiare.
Quella foschia rendeva tutto molto diverso dalla realtà quasi.
Avanzò con espressione seria di qualche passo,le voci ora si facevano più intense ma le sue frasi rimanevano incomprensibili all'udito;Sef sapeva che l'udire quelle voci equivaleva alla certezza della segretezza della sua posizione.
Quelle voci avevano uno strano effetto sulla sua mente,nonostante fosse lucido,nonostante importava poco lui se qualcuno fosse in pericolo di vita,in pochi si sarebbero avventurati di piu verso quello che pareva palesarsi come un Rito di qualche genere;sicuramente non aveva nulla a che vedere con i Mangiamorte,atti a diversi rituali.
Quattro legnosi e scricchiolanti gradini lo separavano dalla verità assoluta e la nebbia fitta non aiutava il Goodwin nell'individure l'ormai perlacea porta d'ingresso della Stamberga.
Con decisione mosse i primi due passi in avanti,salendo i primi due,inciampando nel terzo e urtando con la spalla destra contro la staccionata che sorreggieva la copertura sopra i malandati scalini.Una leggera smorfia sul suo voltò era la prova che il giovane mago stava maledicendo in ogni lingua conosciuta quella struttura in legno e quella foschia misteriosa;si tranquillizzò quando sentì ancora il vociare del probabile gruppo di persone all'interno della casa.
La nebbia ustruiva lui ancora la vista,limitandosi ad utilizzare solo il tatto e l'udito,concentrato al massimo su quelle voci.
Decise di avavnzare nuovamente tastando la staccionata urtata precedentemente e,senza la consapevolezza di ciò che sarebbe successo,poggiò la mano sulla maniglia,rendendosi conto che non vi era alcun blocco anzi,quest'ultima era appena accostata.
Fece capolino inizialmente con la mano e poi con tutto il corpo nell'abitazione;quella foschia non faceva nessun effetto alla pelle,eppure era così densa e fastidiosa.


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view post Posted on 8/7/2018, 20:41
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Un passo, ancora un altro. Non c'erano ostacoli di alcun genere al cammino del Mago, la strada si snocciolava alla sua attenzione come una tela al cospetto del talento più grande, intenso, sorprendente. Alcun necessario utilizzo di bacchetta, alcuna sortilegio a giungere in soccorso, nulla che non potesse essere effettivamente svolto esclusivamente con una cospicua, a ben vedere, dose di coraggio. Così quando si piegò al suo volere la maniglia del cancello in legno, al centro esatto della staccionata che delimitava la Stamberga Strillante, l'ingresso poté dirsi già di per sé completo. Sefior si trovava tuttavia ancora all'esterno, circondato il più possibile dalla nebbia dirompente, ma non un assalto né uno spettro di qualsiasi entità gli erano stati da grattacapo. Procedeva senza problemi, poteva essere così banale? Dove si stava addentrando per davvero? L'abitazione non era anonima, era piuttosto dimenticata: lontana dallo sguardo indiscreto di più di un passante, presaga di timori e di spaventi che non avevano corrispettivi di alcun tipo, la Stamberga accoglieva il suo ultimo dannato. Pacifica, desolata, in attesa, l'antica Casa non chiudeva i battenti, non si risparmiava nella generosità di quel profondo diritto ospitale. Avanti, diceva. Avanti, avanti, avanti. Come se in una percezione del tutto astrale, un invito che partiva dal cuore, coinvolgendo pensieri, curiosità, innati ragionamenti, la sua sola presenza non disdegnava l'attenzione della figura intrusa. Lo era davvero, in ultima analisi? Se la domanda circa cosa potesse farci lui nei paraggi fosse stata scandita a chiare lettere, a voce imponente dalla stessa Stamberga, più di un interpellato avrebbe dovuto a quel punto rispondere. Costeggiando dunque i confini laterali, sulla sinistra, della vecchia dimora ancestrale, Sefior si accorse che lentamente la nebbia perdeva la sua intensità. Non era scomparsa, non del tutto, ma già si diradava verso quello che era senza alcun dubbio il centro dal quale proveniva nitidamente il cicaleccio di voci in litania. Crescevano, l'una dopo l'altra, a dare riprova di quanto qualcosa - qualsiasi cosa - stesse per giungere ad una conclusione autentica, ad un traguardo di preciso valore. Un rituale, era palese, non appena il giovane Mago raggiunse la fine del viale percorso, potendosi sporgere così dal muro dell'abitazione al proprio fianco, mettendo rapidamente e maggiormente a fuoco una visione d'insieme che aveva in sé del soprannaturale. Una schiera di figure incappucciate, vestite di nero, si stagliava misteriosamente alla sua presenza. Una accanto all'altro, si stringevano le mani, palmo contro palmo, il volto di ciascuna rivolto verso l'alto. Erano donne, erano uomini, erano l'uno e l'altra? Non era ancora chiaro, la parte che Sefior scorgeva, meno adombrata dalla foschia ancora presente, anche se non più come prima, restava tuttavia fioca e quasi fuligginosa. I contorni definiti di corpi umani, però, erano evidenti in ogni caso. Le figure continuavano il loro canto, ma le voci così vicine, a quel punto, sembravano sussurrare un'armonia diversa, che a tratti risultava spezzata, a tratti sospesa, infine ripresa come a seguire un ordine ben articolato, sicuramente conosciuto. Al centro, là dove i bagliori si accentuavano ancor più del solito, si scorgeva un tavolo di strettissime dimensioni, al massimo di circa un metro soltanto. Indagare, spingersi oltre, sfruttare un incanto forse a proprio vantaggio: quale la soluzione vera e propria, quale la scoperta senza subirne le conseguenze peggiori? Le figure presero a girare, insieme, all'unisono. Ma prima che potesse anche solo agire in qualche modo, alle sue spalle Sefior percepì un fruscio indistinto, infine un soffio di vento tra l'incavo del collo e la bocca. Se si fosse voltato all'indietro, non avrebbe visto altro che nebbia, ancora una volta. Ma c'era qualcuno, poteva quasi sentirlo. Non era il solo intruso, a quanto sembrava.
 
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view post Posted on 9/7/2018, 08:38
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La

sensazione che in quel posto stesse accadendo una sorta di rituale magico era appurata,il vociare continuò con impeto e costanza.
L'ingresso della Stamberga pareva desolato e tristemente vuoto;era evidente che se vi era qualcuno non sostava nell'abitazione stregata dato che la litania poté udirla finalmente all'esterno.Un fascio di luce catturò la sua attenzione sul versante sinistro della casa,cosi gettò un occhiata oltre la finestrella all'ingresso notando delle scure figure atte a compiere un qualche sacrificio probabilmente;Sefior non riuscì a mettere completamente a fuoco i soggetti poiché la nebbia seppure calata era persistente.
Con tutta calma e ragionevolezza considerò l'ipotesi di tornare sui suoi passi e così fece,fece ritorno sull'uscio e gettò un'altra occhiata lungo il fianco della casa,era sicuro di aver notato dei movimenti tra il fianco della casa e il boschetto retrostante ad esso.
Lo scenario che si palesò ai suoi occhi aveva dell'incredibile,quasi.Le stesse figure spiate poco prima ora si prendevano per mano,l'un l'altra,come per darsi forza:al centro ergeva un rilievo,forse un tavolo improvvisato,sicuramente non di grosse dimensioni visto che il gruppo di probabili persone era compatto e stretto su quest'ultimo.
La limpidità della situazione si mostrava a poco a poco,un brivido percorse tutt'un tratto la schiena del Biondo,arrivando fino al collo e facendolo sussultare appena,la sensazione di essere solo l'aveva ormai abbandonato da quando aveva visto gli intensi bagliori e poi quelle figure..ma potevano solo loro far provare lui quella sensazione di 'disagio'?

Voleva sapere a cosa miravano gli incappucciati,bacchetta alla mano si portò alle loro spalle,riparato da un muro e dalla vegetazione attorno a lui;si premurò di non fare alcun tipo di rumore,ove possibile;per precauzione sussurrò un incanto furtivo
Muffliato.
Con esito positivo avrebbe distratto il gruppo conferendo lui la possibilità di non essere individuato.
Intervenire?l'avrebbe fatto volentieri visto il presunto disarmo dei presenti,quei canti però lo fecero desistere,se quegli esseri avessero avuto poteri sovrannaturali?i dubbi erano forti,come forte era la sensazione di essere lui stesso soggetto in esame da parte di terzi ma,guardandosi attorno vide solo la residua nebbiolina che poco prima si era mobilitata verso gli incappucciati.





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Edited by Sef~ - 27/9/2019, 11:31
 
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view post Posted on 30/7/2018, 17:03
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La litania aumentava, saliva al cielo, lo macchiava tremendamente. Un canto in lingua antica, perfida, classica, dimentica nel mondo e dal mondo; Latino, Sanscrito, Greco, l'uno ad escludere l'altro, l'uno a combaciare in eterna lotta con l'altro. Idioma all'incertezza dell'ascoltatore privo di raziocinio, assente in basi e conferme, fin quando lo stesso Sefior non poté fare a meno di percepire su di sé, lungo l'intero corpo, al pari di un serpeggiare profondo, che qualcosa in quel punto fosse in avvicinamento, fosse sbagliato, in extremis. C'era del suono peccaminoso, c'era del diverbio, una maledizione che sorgeva sulla scia del Canto orientale e poi nordico, vinto dal caldo tepore estivo e dal gelido soffio invernale. Cosa stesse davvero accadendo, cosa potesse essere in corso, non era dato ancora sapere. Non per tutti, non per lui. Avanzò di un altro passo, alla mercé del nascondiglio di una schiera di cespugli, foglia contro foglia, ramo intrecciato l'uno all'altro, in una tessitura geometrica che fungeva da necessaria cospirazione. Il Muffliato, incanto tra i più semplici, riuscì a mascherare in parte minima la sua presenza, ma fu la concentrazione del nutrito gruppo, di quella che a priva vista risultava essere autentica setta mistica, ad ignorarlo totalmente. Poteva procedere, la strada spianata, il rischio pure. A suo pericolo, senza alcuna fretta, se non fosse stato per un rinnovato svolazzo alle sue spalle. Se si fosse girato anche solo per un secondo, non avrebbe visto ancora nulla. Il vuoto era una compagnia che l'ex Serpeverde avrebbe dovuto imparare a conoscere, forse a convivere. L'aria si fece aspra, arcigna, perfino acre, in un profumo crescente di quello che dava l'impressione di essere incenso. Ancora avanti, un solo passo. Vinto da una sensazione che partiva dal petto, a rivestire interamente la sua spiritualità, la sua decisione, il suo stesso battito incessante di un cuore ormai pulsante, il Mago fascinoso non poté fare a meno che dettarsi schiavo di una legge cui involontariamente era stato appena costretto. Proseguì, sull'insistenza di una curiosità sempre maggiore, sporgendosi dai cespugli, affacciandosi all'onta dell'incontro. Ne desiderava essere osservatore o partecipante? La domanda sostava, il quesito in perfida attesa, fin quando la vista si adeguò alla spirale di nubi circostante, all'intenso turbinio di incenso e spezie d'altri luoghi, schiarendosi tra le figure femminili, incappucciate, nascoste. Al di là di alcune tra quelle, in circolo perpetuo, si notò un altare di medie dimensioni, religioso come una blasfemia appena accentuata, rivestito di rose dai gambi intrecciati, prive di spine, rosse di fuoco. Il canto faceva cadere i petali di quei fiori, li giustiziava come sospiro malefico, distruttore, innaturale. Caduti di un rituale che pavoneggiava uno scontro alla vita più gentile, rose spezzate, rose recise.

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In un circolo di corpi, mani unite le une alle altre, ombre risorte all'occorrenza ultima, si stagliava fiocamente davanti all'altare in granito una sorta di lago di medie dimensioni; una pozza d'acqua forse stagnante, ninfee sospese in bella vista come arte di una simbologia mai del tutto disprezzata, così misteriosa, infinitamente sottovalutata. Il Canto continuò la sua crescita infida, le voci salirono di un'ottava, la musica divenne asfissiante, pericolosa, frenetica; c'era vita nell'aria, c'era morte in attesa, non poteva essere spiegato. Ancelle che orbitavano attorno ad una preda, poiché dall'acqua - in superficie, come un velo appena riverso sottilmente - si sospendeva, stranamente, un corpo umano. Le mani in alto come a voler spuntare via dagli abissi cui la figura era costretta, non un movimento, come se quel cadavere fosse immobilizzato in una discesa ancora da ultimare. Stava affondando o stava risalendo a galla? Chiunque fosse, non dava l'impressione di muoversi; anche le ninfee erano fisse al pari delle onde di un lago privo di linfa. Poco distante, all'indietro, qualcuno posò una mano sulla spalla di Sefior, ritirandola subito dopo in un sussurro istintivo. «Non parlare. Siamo in pericolo.»
Si piegò sulle ginocchia, invitando l'altro a seguire il suo esempio, ancora dietro il nascondiglio d'eccezione; bella, ribelle, viva, i capelli lunghi e sciolti, temprati di scuro, Selene era arrivata.
 
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view post Posted on 30/9/2019, 18:48
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Il mondo non è diviso in persone buone e cattive:tutti abbiamo sia luce che oscurità.Ciò che conta è da che parte scegli di agire.


L'aria attorno a lui prese vita,come un sospiro di sollievo leggere folate lo sfioravano silenziose.
Tutto sembrava essere sigillato in qualche strano e antico incanto a lui sconosciuto,tanto che per qualche secondo si parve vittima di un'illusione.Il vociare mutò in una melodia ben definita,tanto armoniosa quanto inquietante ma dal contenuto ancora segreto per Sefior,che nonostante la poca distanza non comprendeva alcuna parola.
La poca luce soffusa dalla dubbia provenienza illuminava una distesa d'acqua che al contatto con la riva tornava dolcemente indietro,come se il lago stesso richiamasse ogni sua forma al suo centro dopo un lungo viaggio.
Il suo sguardo cadde su sbiadite macchie biancastre che coloravano tutto quel nero davanti a lui;mettendo a fuoco le riconobbe come ninfee,appoggiate delicatamente su distese di foglie verde scuro.
Dovette muovere un altro passo in avanti al limitare del cespuglio per osservare meglio ciò che i suoi glaciali occhi trasmettevano al cervello:appena dopo la riva ed a qualche centimetro dalla cresta del lago levitava una figura ambigua e senza apperente vita.Il vestito o una presunta vestaglia improvvisata toccava il filo del lago rilasciando piccoli cerchi concentrici.
Le pupille dell'ex Serpeverde si dilatarono appena e un brivido sibilante lo pervase per tutto il corpo.
Un sussurro..fredde ma al contempo dolci parole sfilavano vicino al suo orecchio,spiazzando il mago che istintivamente e senza minimamente sapere il perché si accovacciò tra gli arbusti e spezzando un arboscello secco.Fu quello il momento in cui qualcosa schioccò nella testa del Mago emulando il crack del fragile arbusto rotto,si voltò di scatto..
Una figura poco meno alta di lui si era palesata senza fare il minimo rumore ,mostrandosi al giovane che quasi ipnotizzato studiava come quei lunghi capelli castani cadevano su un bellissimo viso.
Le nere pupille del Goodwin tornarono di normale grandezza mentre le sue iridi grigie e spente si perdevano nello sguardo diamantato e sicuro di sé della donna,che chissà per quale assurdo motivo sconvolse per una frazione di secondo Sefior.
La mano che inconsapevolmente aveva allentato la presa sulla bacchetta si fece nuovamente salda e d'istinto il mago sussurrò di rimando:
Chi sei?
Intimò tenendo basse le braccia e puntando la bacchetta poco distante dalla posizione della donna.
siamo in pericolo
Quelle parole gli rimasero in testa per quasi un minuto mentre studiava la situazione e si assicurava,visto l'abbigliamento palesemente diverso dalle altre figure presenti,che la donna non rappresentasse una minaccia.
Perché mi stavi seguendo?
Nonostante il suo tono freddo e sicuro incrociare lo sguardo di lei lo distraeva da qualsiasi cosa si stesse consumando su fianco della collina dominata dalla Stamberga Strillante.




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Edited by Sef~ - 30/9/2019, 20:59
 
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view post Posted on 17/10/2019, 12:15
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L'incontro inatteso, l'unione dell'uno e dell'altra: avrebbe fatto differenza ancor prima di comprenderne l'esito, e a quel punto la chiarezza sarebbe stata di dominio perpetuo. Non era il momento, tuttavia: di parole a mezza voce, di sussurri indistinti, di spiegazioni vere e proprie. Lo spazio si faceva stretto, mentre un infido rituale si compiva alla loro attenzione. Selene si volse leggermente alla sua destra, lo sguardo catturò un bagliore improvviso: era una donna sorprendentemente bella, il viso incastonato in una forma perfetta, i tratti aggraziati, ma c'era furia nel suo sguardo, ed era tensione e percezione di un segreto mai dimentico, e pronto a salirne a galla ad ogni comando. In quell'equilibrio d'insieme, l'espressione tradiva un picco di frenesia. Aspettativa, attesa, apatia, l'uno e l'altro mischiavano le conclusioni e realizzavano conseguenze ancor più del previsto. Non avrebbe potuto trattenersi più del dovuto, lo sapeva e lo avrebbe compreso anche Sefior. Quello che accadeva poco distante non era governato dal raziocinio degli incontri casuali. Era al di là del loro operare, e di molti, molti altri ancora. Intimò il silenzio, l'indice sulla propria bocca. «Non seguivo te.» Parve una risposta plausibile, un cenno esclusivo; poteva essere veritiera o meno, per il momento era quanto necessario per non essere scoperti. Ci sarebbe stato modo e tempo di provvedere al resto.
«Guarda

IBn5IHx

L'altare era ormai nitido, seppur lontano, dalla nuova postazione che avevano raggiunto Sefior e la donna. Non si era presentata ancora, non ne aveva avuto modo, ma c'era qualcosa nell'aria circostante pronto al cambiamento: l'essenza delle rose si raccolse in un profumo più greve, arcigno e asfissiante, che apparve lì nell'immediato come incenso vero e proprio. Dai bracieri che riempivano l'altare in pietra nella radura di fronte, infatti, continuavano ad innalzarsi spirali di fumo e di vapore, spirali bianche, spirali concentriche. Salivano al cielo, nella notte scura, e tempravano di candore tutto il resto. Il canto assumeva tratti veloci, istante dopo istante, e divenne ritmico in un cadenzarsi di lingue, lettere e fruscii: la bocca, una e l'altra, le bocche. Si muovevano di scatto, quasi feline, mentre la voce delle figure segrete finalmente si allineava, trovava costanza, infine plasmava e infondeva sicurezza al Canto stesso. Era armonia, la più bella, la più pericolosa. Sefior ne sentì l'impulso: di avvicinarsi, di cantare con loro, di lasciarsi andare; muoversi con loro, in cerchio, stringere le mani delle donne, infine perdersi in un oblio dal profumo di fiori, di rose e di incenso, dalla certezza di pace eterna. «Occorre fermarle.» Un suono aspro, ruvido, contrastivo all'insieme che Sefior stava assaporando: giunse dal fianco, appena udibile, e si accorse di Selene che lo guardava di sottecchi. Aveva estratto la bacchetta magica, la stringeva convulsamente. «Appena estraggono il corpo dall'acqua, attacchiamo.» Aveva dato per scontato la partecipazione dell'altro, il suo intervento comune, con lei, al suo fianco. Forse sarebbe stato per davvero così, oppure no. Sefior aveva una scelta: bizzarramente, non dipendeva dall'onore né dall'orgoglio, era qualcosa di più intimo, qualcosa di profondo. Andare via, tornare indietro: pensare di riuscirci non era così certo, a quel punto. Il Canto aumentava, le figure si vedevano partecipi di una litania vivida. Ma i suoni si abbassavano, si affievolivano, come se fossero giunti ormai alla conclusione. Sefior percepì ancor più intensamente il desiderio, ormai l'istinto, di gettarsi a capofitto verso l'alcova per rendersene parte attiva. Voleva andare, voleva andare da loro a tutti i costi. Dal lago cominciò a salire una piccola onda e pian piano assunse i tratti di un vortice. Lento, leggiadro, libero, fece spazio alle mani in superficie: il corpo stava finalmente salendo a galla e Selene, attenta, sarebbe stata pronta.


Bene, possiamo riprendere. Bentornato per cominciare, per il resto la situazione dovrebbe essere nitida: lotti contro l'istinto di gettarti verso il rituale e con l'istinto di restare al sicuro, ancora nascosto. Selene ti chiede sostegno, in modo diretto. Hai libertà d'azione, ma tieni conto di tutto questo. Posta inoltre statistiche e relativa valida oggettistica dal prossimo turno.
 
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view post Posted on 8/7/2022, 10:29
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Il mondo non è diviso in persone buone e cattive:tutti abbiamo sia luce che oscurità.Ciò che conta è da che parte scegli di agire.


La sicurezza di non conoscere quella donna si fece sempre più forte dentro di sè eppure,pareva esserci un filo invisibile che legavano le loro parole e le loro anime in qualche assurdo modo in quel momento.
Una parte dei suoi pensieri era rimasta interrogativa verso le persone che apparentemente compivano una sorta di rituale poco più distanti,le loro odi risuonavano in maniera inquietante nella sua testa provocando in Sefior una sensazione piacevole ma al contempo troppo invadente.
L'altra parte di sè si concentrava invece sulle parole che la bellissima donna aveva appena sussurrato lui:
Non seguivo te
Lo ripeté più volte con la mente come se dovesse convincersi fosse verità assoluta.
Non lo aveva attaccato ne interrotto in maniera brusca, pensò fosse stata attirata anch'essa dal canto che aumentava di tonalità minuto dopo minuto.Un'altra leggera folata di vento portò al suo olfatto un odore acre di acqua stagnata al quale susseguiva però un'altro profumo più dolce che però non seppe definire con precisione; si lasciò pervadere per qualche secondo da quelle sensazioni e profumi quando un forte sapore metallico esplose nella sua bocca facendolo rinsavire in men che non si dica. La voglia di addentrarsi tra quelle persone aumentò tanto quanto il desiderio di scoprire le reali intenzioni della bella affianco a lui:voleva attaccare la piccola folla riunita sulle sponde dello stagno.
Le sue parole 'occorre fermarle' fecero intendere al mago un qualche legame tra loro e la donna stessa,era quasi sicuro sapesse cosa stavano tramando davanti ed intorno a quel freddo altare in granito.
Cosa stanno facendo? Ne sai il significato?
Domandò con un movomento rapido e silenzioso: il braccio e la mano che stringevano la bacchetta era ora puntata verso le figure vestite di bianco le quali,restando in cerchio,cominciarono a ondeggiare lentamente quasi in maniera ipnotica.
Con noncuranza e forse sbagliando testa e cuore decisero di schierarsi con la donna appena rivelatasi dall'ombra, voleva scoprire ad ogni costo cosa o chi celavano quelle acque scure cosparse di ninfee immobili ma piene di vita e le intenzioni della donna sembravano le sole per soddisfare questo suo impellente desiderio.
Voglio sapere.
La sensazione di pericolo imminente unite alla determinazione dell donna,fecero capolino insieme ad una sottile e velata pazzia nella sua mente.
Il lato più oscuro del mago prese il sopravvento assieme ad un'irrefrenabile curiosità: se la donna avesse attaccato,ed era sicuro potesse accadere da li a poco, si sarebbe unito a lei in quel folle gesto incurante del pericolo e delle conseguenze.
Voleva arrivare fino in fondo alla faccenda.

Salute 160
Corpo 110
Mana 110
Exp 23




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Edited by Sef~ - 8/7/2022, 15:49
 
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view post Posted on 10/7/2022, 21:35
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«...maledicto sanguine rebellis» riprendeva il canto in preghiera, palesandosi in sillabe infine più nitide. Non era una lingua così sconosciuta, perfino uno stregone alle prime esperienze avrebbe potuto afferrarne il richiamo al latino – cosa significasse, tuttavia, si perdeva nella dissolvenza di voci congiunte. Parole antiche, l'una stringendosi all'altra, salivano al cielo dalle bocche celate delle fattucchiere. Cosa stessero compiendo, chi fossero davvero, quelle erano domande che anticipavano soltanto dubbi in successione. Poteva trattarsi ufficialmente di una setta, com'era già stato sondato: l'occulto abitava i confini della Stamberga Strillante, giravano tuttora strane dicerie al riguardo. A dispetto dell'enigma in corso, tuttavia, si percepiva qualcosa di meno astratto. Il rituale non s'affidava alla famigerata schiera di fantasmi, pur nell'espandersi di nubi diafane. Sefior poté osservare ogni partecipante, non importava che fossero distinti fintanto che non sparissero come frutto d'illusione. Erano poco oltre, prive d'ogni nascondiglio: e forse non ne avevano mai avuto bisogno. Il casolare che tanto aveva riempito pagine di leggende e racconti della notte, in effetti, sostava in lontananza, e restava a sua volta spettatore attonito: la Casa degli Spettri non era l'obiettivo, non lo era mai stato, ma i suoi dintorni – staccionate, giardini, soprattutto il lago – attiravano l'oggetto di ogni interesse. Le nubi, alla fine, cominciarono a scemare: il soffio di vento leggero, ingentilito dalle note di rose e d'incenso, sfumò via nelle ultime spirali, alcune diramandosi come l'abbraccio di un gigante invisibile. Qualcosa stava cambiando, trascinava con sé una sensazione tangibile – il tremito del cuore pulsante del corteo, la consapevolezza di poter infine cogliere un ritmo, perfino la tensione di pelle e di mente in allarme. Non occorreva sporgersi chissà quanto per accorgersi dei movimenti delle figure: dapprima all'apparenza immobili nel tempo e nello spazio, ora univano mani ancor più strettamente le une alle altre, in una giostra che annunciava concordia mistica. La litania mutava, aumentava di chiarezza e non solo, finché lugubre attirò il contatto della natura: l'altare s'impose ancora come colonna portante, che tutto osservava al di sopra del lago; le rose incastonate alla superficie marmorea brillarono l'ultima volta, petali strappati da mani d'eterea misura: scivolavano netti, con una delicatezza che si offriva nel senso del sacrificio. Macchie di colore, corolle stracciate convulsamente da forze imprevedibili, gocciolarono come un reticolo di sangue – le rose vermiglie, alla fine, cambiarono nell'avorio, più vicine a perle di conchiglia di quanto non fossero mai state fino ad allora. Non più rosse, non più vive, appassivano candidamente al crescendo dell'invocazione.
Selene intimò il silenzio, accanto al mago. Di profilo com'era, tutto in lei tradiva dissapore: gli occhi assottigliati, la bacchetta già volta in avanti, le schiena arcuata nella poesia di un cacciatore che accoglieva famelico la preda più ghiotta. Non c'era tempo per rispondere ai dubbi leciti di Sefior, entrambi – nel ritrovo cui s'erano imbattuti – acquisivano il ruolo di ospiti indesiderati: con la mano libera, infatti, mimò un gesto che poté tranquillamente intendersi come la promessa di rimandare le spiegazioni. A quando, tuttavia, non era dato sapere: ne sarebbero usciti incolumi, lei e Sefior? Mentre la luna divampava nel buio notturno, stelle e nuvole s'attorcigliavano velocemente in una danza che ricordava un po' una lotta: cerchi di luce e d'ombra si alternavano lungo il luogo in cui si trovavano, e c'era quasi il sospetto potesse essere... voluto.
«Surgite nobis ab aquis... surgite ad nos» – le voci armonizzavano il punto di non ritorno, le figure incappucciate cominciavano difatti a muoversi circolarmente. Pochi passi verso una direzione, pochi passi verso l'altra subito dopo, articolavano un equilibrio che ammaliava lo sguardo di chi, come Sefior e come Selene, risultava all'esterno. La natura rispondeva all'appello segreto, le nubi cenerine si consumavano in alto, l'altare cominciava una discesa verso il lago, fagocitato da onde sempre più dinamiche; poche rose, alcune rosse e altre già bianche, si inerpicavano come superstiti sul piatto di pietra, ben presto però condannate agli abissi come le altre sorelle. Selene si abbassò di scatto, come in anticipo sui tempi: un movimento tanto leggero e repentino da perdersi come un'ombra. Pochi attimi dopo, il lago tremò come in ebollizione: il corpo, appena in superficie, risalì a galla sospinto da una forza eterna, finché non si scoprì come il cadavere di un giovinetto. Spezzava il cuore, l'idea che potesse essere annegato in tenera età; pur distante di alcuni metri, Sefior poté scorgerne l'intera figura: il corpo era completamente nudo, non dimostrava più di vent'anni. Come geometrie delicate, alcune rose e ninfee ne trattenevano pudicamente l'incanto pallido della propria pelle: il volto era nascosto dalle figure in canto, appariva e spariva così di continuo negli intervalli del cerchio e delle mani di chi inneggiava all'ignoto. Era morto, lo era davvero? Non dava segni apparenti di vita, non un tremito al petto né la parvenza di un respiro; e d'altronde, già soltanto il tempo di permanenza di Sefior lasciava intendere che lo sconosciuto fosse stato a lungo sott'acqua.
«Avanziamo, lentamente La voce di Selene poté attirare nuovamente il mago accanto, distaccandolo dal desiderio sempre più asfissiante di raggiungere la confraternita. Pur nella forza di volontà cui tanto stava affidandosi, Sefior avrebbe dovuto continuare a lottare: l'istinto di spingersi oltre, finché non avesse anche solo sfiorato una delle presenze segrete, non diminuiva. Selene lo chiamava a sé, consapevole in qualche modo di come in gioco vi fosse molto più del solito: curiosamente, non sembrava a sua volta attratta, perlomeno non nella stessa evidenza che Sefior avrebbe potuto mostrare. Si abbassò al punto da celarsi tra foglie, cespugli e muschio in prossimità del lago, procedendo a tentoni come una fiera silenziosa. Non lasciava segni lungo il passaggio, i sensi tuttavia in allerta estrema. Muoveva appena la bacchetta, in sortilegi impercettibili, affinché s'aprissero rami e foglie tanto per lei quanto per Sefior. Si augurava che potesse seguirla, lui che si era invischiato involontariamente in un disegno complesso: tuttavia, Selene non avrebbe più atteso. Il canto riprendeva più forte, tornando a disperdersi in parole impervie: il vento ruggiva dietro di loro, le nubi presto arrivarono ad offuscarne insieme ogni dettaglio. In breve, infatti, Selene sparì alla vista come inghiottita dalle spirali opalescenti, e Sefior vi sembrò intrappolato a sua volta. Non poteva scorgere più nulla, la radura lo aveva appena inglobato. Avanzare o tornare indietro perdeva direzione, la fitta coltre estingueva oramai la decisione.


Bentornato, è un piacere ritrovarti tra noi!
Riprendiamo la nostra avventura, comincia a complicarsi. Attenzione alla prossima scelta, combatti ancora con il desiderio crescente di raggiungere la setta, per di più sei in una situazione sempre più difficile. Come sempre, resto a disposizione.
In bocca al lupo... o forse no?
 
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11 replies since 6/7/2018, 03:55   358 views
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