Typewriter, Intervista per la Gazzetta del Profeta

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view post Posted on 1/7/2019, 15:29
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«I vecchi dovrebbero bruciare e delirare al serrarsi del giorno.»

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Noah Dietrich Von Heinrich
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R7t0Uh6Quando ho accettato questa intervista, ero pronto alle domande che mi sarebbero state poste. Del resto non avevo altra scelta: negare alla Gazzetta del Profeta l'esclusiva sarebbe stato controproducente. Tutti sappiamo che Seraphinus Bagley è uno di quelli che vorrebbero vedere il Ministero bruciare dalle fondamenta. Per quali ragioni lo ignoro, nonostante Rhaegar e Camille sembrano essere piuttosto apatici al riguardo. Suppongo siano abituati: da quel che so, è dai tempi di un certo Peverell che la Gazzetta è dichiaratamente anti-ministeriale. Non è di certo mia intenzione alimentare quel fuoco: non attendono altro. Così mi sforzo di frenare la lingua e di ascoltare con pazienza la mia intervistatrice. La domanda che segue, tuttavia, è tanto banale quanto pericolosa. Non posso dirle la verità, ma posso sempre inventare una scusa che sia abbastanza plausibile e che, in fondo, non contenga troppe bugie. Non so perché, ma mi dispiace mentirle. Amber mi piace, la sua fragilità mi incuriosisce anche se, mi dico, non è una cosa positiva: pur non volendo, tendo a spezzare tutto ciò che di fragile incontro; Brianna ne è l'esempio.
« Quando ero piccolo ero un bambino piuttosto solitario, mi piaceva molto partire in esplorazioni per le campagne. » La sto prendendo larga, ma non ho fretta e, credo, nemmeno Amber. « Mia madre mi rimproverava sempre di avere la testa fra le nuvole e per cercare di responsabilizzarmi, mi affidava mia sorella, di qualche anno più piccola. » Abbozzo un sorriso mentre ricordo il visetto di Liesel che mi chiamava perché camminavo troppo veloce. « Una volta, nella foresta, avevo trovato un rottame di una macchina Babbana e mi ci ero precipitato, lasciando indietro la mia sorellina. Ero estasiato da quello che avevo scoperto e frugando fra i sedili avevo trovato delle belle biglie di vetro che mi piacquero subito e che mi intascai senza troppi complimenti. Ebbene, successe che io, troppo preso dal mio egoistico desiderio, la persi e quando me ne resi conto, andai in panico. Mi misi a cercarla, a chiamarla, ma senza risultato. In più, si stava facendo buio. D'un tratto sentii un rumore. » Qui, devo cambiare il mio racconto. Non posso dirle che mi ero allontanato dalla zona sicura, né che avevo visto un membro dell'SS andare proprio verso la direzione in cui avevo lasciato mia sorella. E non posso nemmeno confessarle di averne ucciso uno con un sasso, per salvare Liesel, la mia Liesel. « C'era un orso, fra i cespugli, non troppo grande, ma pericoloso abbastanza per fare del male. Nei dintorni dovevano essercene altri così presi un bastone da terra e, quatto quatto, mi misi a cercare mia sorella, facendo attenzione all'orso. » Faccio una pausa, mentre cerco di rimuovere dalla memoria il momento in cui sono saltato dal cespuglio e ho fracassato il cranio di quel tedesco. Avevo solo quattordici anni. « Lei era dentro un tronco e stava piangendo, dapprima debolmente, poi sempre più forte. L'orso l'avrebbe sentita così mi sbrigai, le corsi incontro e la presi in braccio. Fui però più lento e l'animale riuscì ad afferrarmi per la gamba del pantalone. Caddi a terra, mia sorella con me e le biglie, che avevo nella tasca, rotolarono sul terreno. » Se chiudessi gli occhi ora, sono sicuro che riuscirei a vederne perfettamente la trama e i raggi del sole brillare attraverso il vetro colorato. « Mi resi conto in quel momento che avevo messo in pericolo mia sorella perché ero stato così cieco da dedicarmi a qualcosa di futile, qualcosa di puramente egoistico. Così trovai il coraggio di voltarmi e di colpire sul muso l'orso, che mi lasciò andare. Tornai a casa e pregai Liesel di non dire niente a nostra madre. » Sorrido, un po' colpevole. « Quella sera, mia sorella venne nel mio letto e mi abbracciò forte dicendomi... » Per un attimo il mio sguardo, senza che me ne renda conto, diventa vacuo. Come vorrei sentirla di nuovo, come vorrei dirle che non mi pento di quel che ho fatto, se è servito a dare a lei, e ai suoi figli, un mondo vagamente migliore. «... Che ero il suo eroe. » La morale è chiara e non è mia intenzione dirla, starà ad Amber interpretarla, ma mi premuro di aggiungere ancora qualcosa: « Fare questo lavoro non significa essere eroi. Significa voler metter da parte se stessi, per dare agli altri un posto migliore dove stare. Se per i propri cari o per perfetti sconosciuti non importa. Per me, combattere le ingiustizie, difendere questo Paese, che mi ha dato tanto, è un dovere morale. È quello che ho sempre voluto fare. » Pur non avendo mai voluto un ruolo così di spicco, né ho desiderato mai il potere, è vero. Mi sono imposto, da quel giorno, di difendere quella che è stata casa per me, mia sorella e mia madre. L'ho fatto sul mio aereo, l'ho fatto contro mio padre, ed ora con la Magia. Continuerò a farlo, nonostante tutto.

 
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view post Posted on 9/7/2019, 08:33
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AMBER SERENITY HYDRAPREFETTO TASSOROSSO ✧ 18 Y.O. ✧ MINISTERO DELLA MAGIA ✧ LONDRA L'inizio del racconto vide brillare la scintilla d'interesse negli occhi di lei. Sensibile, più di quanto amava ammettere, alle storie personali altrui, Amber non osò interrompere il momento nemmeno con il solito scivolare ruvido della matita sulla carta. Era piuttosto certa che non avrebbe dimenticato quanto stava per sentire. Più si concentrava su qualcosa e più quell'ultima le rimaneva impressa, che fosse importante o futile era irrilevante per i magazzini della memoria. Era sempre stato così per lei, fin da bambina, fino a prima di immagazzinare il terrore senza freno che l'aveva arsa viva con la fiamma verde della morte. Aveva sempre ricordato i dettagli che John riusciva a dimenticare, compensava i suoi vuoti di memoria con un acerbo: "è lì, papà", o un più recente "in basso a sinistra, proprio dove l'hai messo la settimana scorsa". Amava definirsi la prova vivente che stare attenta a lezione consentiva già di imparare più del cinquanta percento delle nozioni in oggetto. Rimase quindi in silenzio, e non si lasciò scappare una virgola. Non volle farsi sfiorare dall'idea che quella sua dote potesse davvero essere utile al giornale, era fin troppo consapevole di avere una visione totalmente divergente da Bagley. Quel che Amber però non poteva controllare, erano le micro espressioni empatiche che il volto rimandava all'interlocutore, piccoli segnali di congiunzione mentale che - quando l'interazione si faceva meno formale - non poteva del tutto frenare. Era umana, in fin dei conti. Così l'angolo delle labbra si alzò verso un mezzo sorriso chiuso, al sapere che Von Heinrich era stato un bimbo solitario, un po' come lo era stata lei. Poi furono le sopracciglia a muoversi dichiarando una vaga incomprensione latente, mescolata al desiderio di capire qualcosa al di fuori della sua portata; com'era non essere figli unici? Che rapporto si creava tra un fratello maggiore ed una sorella minore? Un angolo del cuore le ricordò che non poteva essere casuale il suo interesse, ma niente cambiò esteriormente. Un battito si sottrasse al normale ritmo, quando il discorso iniziò a farle percepire che qualcosa non fosse andato per il verso giusto anni prima, tanto che la bionda si ritrovò a supporre che la sorellina del Vice Ministro avesse riportato più di un trauma alla fine dell'avventura. Senza accorgersi trattenne il fiato, immaginando anche troppo vividamente la scena. L'orso, il tronco in cui la bimba era nascosta e l'aggressività della bestia nei confronti del giovane Noah. La voce di Amber si spense prima di qualunque commento, soffocata dal gesto d'affetto finale. Il parallelismo nacque spontaneo e disarmante, e la mente la riportò subito al momento in cui, in una lunga notte di sette anni prima, era rimasta abbracciata a John piangendo sommessamente e pregandolo di non lasciarla andare ad Hogwarts da sola. Sapeva che non aveva niente a che vedere con il racconto appena udito, eppure non poteva non immaginare che il mago lì di fronte fosse davvero un riferimento importante per la sorella citata. Chiaro e limpido, lo sguardo di Amber non si concesse alcuna pausa da quello dell'uomo. Per ragioni che non era certa di poter esprimere su carta, aveva appena deciso di potersi fidare di lui al punto da convincersi che fosse un'ottima scelta per Mondo Magico inglese. Porre l'accento sul "non essere un eroe" fu la ciliegina sulla torta. Per svariate ragioni non aveva mai sopportato chi si immolava senza coscienza o millantava atti eroici che, di fondo, non erano altro che un vago tentativo di sbandierare al mondo la propria utilità... rendendosi così ancor meno utili. «Capisco...» Stringato, il primo commento fece la sua comparsa, seguito da un paio di punti tracciati finalmente sul taccuino. Non gli avrebbe chiesto il permesso di citare la storia della sorella, perché non l'avrebbe citata in partenza, ma avrebbe fatto tesoro dell'ideologia di fondo che muoveva il Vice Ministro e quella sì che l'avrebbe scritta. «Penso che questo sia esattamente quello che i lettori hanno bisogno di leggere... e di capire» La sua opinione non era richiesta, ma non si pose neppure il dubbio che esprimerla potesse rappresentare un problema. Non che dovesse spiegargli come stavano le cose, ma... «Dopo quello che è successo, tra attentati dentro e fuori Hogwarts, non biasimo del tutto chi afferma di aver perso fiducia in questa struttura... ma nessuno di loro, o così immagino, si è mai chiesto cosa la muova ed in che modo. Sono tutti convinti di poter fare di meglio, senza alcuna base o strumento per capire. E' questo che io vorrei scrivere.» Era andata decisamente oltre. Il tentativo di riportare i remi in barca, seguì la confessione. Amber non si era mai sentita estremamente portata per il giornalismo e sapeva benissimo che finita Hogwarts, avrebbe lasciato quel posto alla Gazzetta... ma finché c'era, perché non raccontare la verità dietro le supposizioni sciocche? Oh, e non era proprio quanto Seraphinus si sarebbe aspetto, quello lo sapeva già. «Non intendo chiederle se ...» un velo di imbarazzo aumentò i battiti cardiaci, mescolato al disagio esistenziale che l'accennare quelle cose le procurava. Lo sguardo scese al taccuino. «... se c'è qualcuno al momento nella sua vita, né le chiederò altro sulla sua famiglia. » Altra presa di posizione che Bagley non avrebbe approvato. «Vorrei sapere, però, se c'è in previsione qualche piano per evitare che le situazioni dell'ultimo anno si ripetano o ... intensifichino.» Quello le interessava.

INTERVISTA AL NUOVO VICE MINISTRO DELLA MAGIA: Noah Dietrich Von Heinrich
 
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