| Assistette al gesto di profonda maleducazione con apparente tranquillità. Quel gesto, così retorico e buffo, era di sprezzo a chi quella sigaretta l'aveva prodotta, più che a chi l'aveva offerta, proprio coloro che avevano lavorato per la produzione di quella sigaretta, coloro che lui difendeva strenuamente, che avevano bisogno di essere ascoltati, di essere vezzeggiati e coccolati, accomodati nelle stanze del potere. Ecco la considerazione che aveva, realmente, di loro. "Vede il suo errore è di pensare troppo in astratto, come tutti quelli della sua stessa idea, e considerare troppo poco ciò che esiste. Per questo tutti i vostri nobili pensieri finiscono per restare sulle candide pagine di progetti irrealizzabili. Perché, come ha potuto dimostrare con il suo gesto, non ha considerazione di chi ha prodotto quella sigaretta, di chi l'ha impacchettata e di chi l'ha spedita a me, e me soltanto, e, forse nemmeno di me che mi sono privata di quella sigaretta per gentilezza." trasse una boccata, una delle ultime: erano ormai contate." Non si deve preoccupare che io mi sia risentita del gesto, fortunatamente posso permettermi di sprecare una sigaretta e godo di un ottimo senso dell'umorismo. Però il suo gesto fa riflettere molto, non per il contenuto delle sue parole, quanto perché per la sua retorica è disposto ad andare contro i principi di considerazione, di gentilezza e, forse, anche contro i suoi propri principi. Il ritratto che ho fatto adesso è volutamente esagerato, certo, ma è curioso che questi indici vi siano tutti in ciò che ha fatto adesso." Il suo tono si era addolcito immensamente, era quasi da padreterno che, carezzevolmente, redarguisce il figlio. "Il problema delle sue tesi è che, di tendenza, non coincidono con l'operato, con le azioni piccole. Io so, almeno virtualmente, la fatica ed il lavoro che ha richiesto la produzione del Saché e lo berrò volentieri. Probabilmente mi esporrò anche in qualche complimento perché, immagino fin d'ora, sarà buono e selezionato; altrimenti non l'avrebbe portato qui. Eppure invece di rifiutare la sigaretta lei l'ha accettata e poi l'ha gettata per un semplice gesto retorico, nemmeno preso dall'ira o da qualche turbamento interno." Poi la presunzione di conoscere la sua vita, criticare le sue idee tramite la presunzione che la sua vita fosse stata facile, comoda. Senza sofferenza. "Lei porta sul suo volto cicatrici che devono averle causato grande dolore e posso solo presumere che la sua vita non sia stata facile, se porta con sé quei segni. Non so a cosa alluda parlando di una partita "giocata alla difficoltà facile" ma penso di aver capito cosa intenda e mi sento in obbligo a dirle che lei ha un'impressione sbagliata della mia vita. Non ho intenzione di parlarne qui ed ora in maniera più esplicita di quanto farò; dovrà fidarsi di me quando le dico che io non ho avuto una vita privilegiata fin da subito. Ho dovuto lavorare, molto e duramente, per prendermi una posizione di rilievo nella burocrazia tedesca poi ho perso tutto da un'anno all'altro dopo quasi quarant'anni di servizio. Metà della mia vita che crollava davanti ai miei occhi! Allora, ho preso quel poco che mi era rimasto, e ho dovuto reinventarmi di nuovo. Non ho avuto tempo né possibilità di sognare un qualcosa che non fosse… conveniente, come dice lei, perché se avessi perso tempo a svagarmi, oziosamente, pensando alla comunione pacifica dei popoli sarei finita male." Evitò di parlare dei beni dei von Kraus che avrebbero potuto sostenerla per decenni di inattività, anche perché quelli erano soldi di Faustus e lei voleva averne di suoi. Voleva avere una stabilità, voleva avere il potere che la sua famiglia aveva perso, voleva più potere di quanto la sua famiglia avesse mai avuto: lei voleva le informazioni che le sarebbero servite per consolidare la sua influenza. Questa fu la necessità che giudò i suoi passi fin da quando nel 1949 era uscita da Durmstrang e aveva sposato Faustus, più per convenienza che per vero affetto, e era entrata alla Cancelleria, più per necessità che per vocazione. Il suo sogno era stato realizzato senza scrupoli, con programmati, machiavellici, cinismo e spietatezza. Parlava di coltivare, di arbitrare: verbi che si sarebbero accordati bene a Dio. Lei puntava più in basso, lei puntava ai vocaboli che avrebbe usato un Re. "Accetto volentieri, come detto, di provare il Saké." Disse mentre si avvicinava il cameriere Ed ecco che finalmente si apriva un discorso realmente interessante. " Beh sono stata felice di sentire di una nuova figura di spicco inserita nell'organico. Sono anche stata felice che non sia stata presa a caso tra i ministeriali attualmente in attivo. E certo, da straniera, non temo che il suo essere forestiero possa essere segno di scarsa fedeltà alla causa. Normalmente i giornali tendono, giustamente, all'allarmismo e al sensazionalismo. E' un viceministro nuovo, giovane, e con maggiori energie di quanto possano averne gli anziani barbagianni impagliati che tuonano da Hogwarts o che si scotono di dosso la polvere dei millenni per scrivere un articolo. La fiducia nel futuro dovrebbe indurci a sperare in quei giovani che un giorno, alla nostra morte, prenderanno le redini di ciò che noi abbiamo condotto. Questo giovane ha preso le redini prima della nostra morte e allora spero vivamente sia un buon conducente perché io sono ancora viva. Come posso dire: ho speranza che i necrofori che mi porteranno, un giorno lontano, siano bravi nel loro lavoro ma la mia speranza è doppiamente forte per i barellieri di oggi. Se capisce cosa intendo." In tutto il suo parlare non aveva mai perso la tranquillità mansueta, non aveva dato davvero segno di essersi inasprita o risentita del gesto o di altro. Morigerata nel gesticolare, distribuiva sorrisi accomodanti dietro cui nascondeva con abilità la durezza del suo animo.
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