G.U.F.O. di Amber Serenity Hydra

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view post Posted on 25/7/2019, 09:56
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La sicurezza con cui aveva emesso la propria sentenza, non vacillò all'incontro con gli occhi d'ambra. Amber aveva imparato a suo spese che il mondo non regala nulla a nessuno e se si vuole raggiungere un determinato obiettivo non è mai un'ottima idea prendere una scorciatoia che profuma di eccessiva semplicità. Ed ancora di più aveva capito che il passato è un monito e non una speranza. Forse aveva impiegato più di molti altri per arrivare a comprenderlo; l'appartenenza ad una famiglia altolocata aveva sempre cercato di frenare i concetti più umili in favore del "che ti importa di questo? Tu puoi averlo anche solo schioccando le dita", ma alla fine aveva messo un piede oltre il confine del dovuto, per godere della bellezza infinita del guadagnato a fatica. Composta ed educata, tacque quando il mago prese la parola ed ascoltò il mito di Prometeo con rinnovato interesse ed un pizzico di curiosità. Erano molte le cose che i libri di scuola non insegnavano, e lei aveva sempre avuto il sospetto che gli studi personali di Midnight andassero ben oltre l'istruzione magica di base. A volte, per irritabile o odioso che fosse, andava semplicemente ascoltato. La Tassorosso non era del tutto sicura di voler ricevere una conferma alla sua risposta, la domanda era andata direttamente a toccare corde personali tali per cui forse un "si sbaglia, Hydra" non avrebbe fatto altro che infastidirla. Che piacesse o meno il suo ragionamento, non voleva saperlo. Apprezzò, quindi, il non far pendere l'ago della bilancia del dilemma etico verso uno o l'altro vassoio in rame e la serie di piccoli e brucianti interrogatori che tale assunzione incentivò all'interno della sua mente. Per riemergere e non trasformare il colloquio in un monologo interiore, Amber si aggrappò allo strano sorriso di Dorian. Sul vivere il presente, non aveva alcuna titubanza. Per troppo tempo aveva rincorso i fantasmi del passato ed i recenti avvenimenti tra le mura del numero 23 di Dulwich Village aveva dimostrato con forza inaudita quanto quello fosse stato il suo più grande e lungo errore. Annuì appena.

Attivata da un primo accenno di quel colloquio, sebbene stanca per le tre esercitazioni pratiche che ora pesavano sul corpo slanciato, la ragazza non si permise un sospiro di troppo. Seguì con meticolosa cautela i movimenti del docente e non faticò a comprendere che il campo in questione si fosse espanso verso antiche rune; o almeno quella fu la prima percezione. Contrariamente ai tremori che possedevano alcuni suoi compagni di corso quando Midnight esponeva i dettagli dei compiti da svolgere, la reazione di Amber si tradusse in una scarica di adrenalina - incredibile come ne avesse ancora in qualche remota riserva dell'organismo - che infiammò le iridi di giada. Continuò il gesto del docente e prima che il foglio sostasse troppo sul bancone, lo prese in mano. Le dita pallide strinsero la carta spessa e, come trasportata in una bolla di altre dimensioni, la studentessa si isolò per pochi minuti. Era solita, quando si trattava di decifrare codici e linguaggio runico, prendersi qualche attimo per studiare l'insieme, abbozzare un'idea e solo dopo esporla. Così fece, senza lasciarsi prendere dalla fretta famelica che l'esposizione della richiesta pareva esigere. Alcuni simboli avevano duplice traduzione e, laddove una "u" poteva essere confusa con una "v", alcune "i" si aggiungevano e sottraevano a "g" e "c". Piccoli ragionamenti che mossero ingranaggi ancora ben oliati. Di certo, si disse, avrebbe evitato di clonare la figura pietosa di Penelope Breathwithe che - di fronte al supplente dell'anno precedente - aveva passato dieci minuti buoni a balbettare in cerca di una soluzione, intramezzando il parlato con singhiozzi irritanti. Le cose andavano fatte bene fin da subito, e lei era particolarmente intransigente con se stessa a riguardo. «La materia dell'universo...» iniziò, occhi fissi sul foglio e capo lievemente inclinato a destra. La cosa che apprezzava di quel genere di esercizi, era la fluidità con cui, dopo le prime parole, la lettura e la traduzione si fondevano e la mente ricordava e riallacciava collegamenti quasi in automatico. O almeno era così per lei. «... è docile, e la ragione che la governa non possiede... alcuna malvagità.» concluse con un tono più pensieroso enunciando le iniziali di chi aveva formulato quel pensiero: «M.A..». Lasciò passare qualche secondo, mentre riponeva il foglio e si chiedeva se quel lampo di coscienza che l'aveva colta a metà traduzione fosse sciocco o sensato. Non era la prima volta che si trovava di fronte ad una frase simili e non poteva trattarsi di una sola coincidenza. Sebbene fosse più una sofferenza che un vantaggio, Amber aveva sempre posseduto una memoria di ferro. Non tanta da poter capire che vi era qualche differenza tra la citazione tra scritta da Dorian sul momento ed il punto esatto in cui, in quel libro, l'autore aveva dato via all'originale, ma abbastanza da ricordarsi il titolo dell'opera... ed il suo autore. «Marco Aurelio...» aggiunse e corresse, quindi, prima di orientarsi verso il vero quesito che le era stato posto. Lo sguardo non lasciò per un istante il volto del docente. La copia di valore de "Colloqui Con Se Stesso" che lui le aveva donato alla fine dell'incontro per l'orientamento, era ora parte della libreria privata di Amber, a Villa Hydra e non era stata abbandonata in chissà quale angolo della memoria. Difatti la ragazza, che non aveva nemmeno una base rudimentale di greco, aveva chiesto a Cordelia se vi fosse una copia già tradotta in commercio o se ne avessero una, perché il mistero che il senso di quel regalo aveva portato con sé, non poteva rimanere tale. L'aveva trovata e letta.

«Difesa contro le Arti Oscure, si allaccia esattamente a questa citazione» non osò lasciarsi guidare dalla lieve esitazione che provò a minare la sicurezza del tono di voce. La teoria che a lungo aveva alimentato la distinzione tra Bene e Male, aspettava solo di essere espressa a dover. «Chiedersi cosa definisca "oscura" una pratica magica, è solo il primo passo verso una comprensione più ampia di quello che ci circonda.» per un secondo lo sguardo virò su Peverell, con cui già una volta aveva affrontato l'argomento, sebbene meno approfonditamente. Poi, tornò a Midnight. «Dovendo dare un senso, nel nostro mondo, a quanto scritto dall'autore, possiamo dire che - ed io concordo - la forza magica che vive in noi non ha connotazioni di sorta. Esiste, vive, viene plasmata, ma non è di origine né positiva, né negativa.» proseguì scendendo un gradino più in profondità. «Le regole che la governano, a loro volta non la identificano e non la rendono accusabile di alcun danno o miracolo.» ed ancora, «E' il modo in cui noi ce ne serviamo che cambia tutto. Siamo noi, che impariamo a comprenderla passo dopo passo, che ci introduciamo nell'equazione e diventiamo la variabile che ne determina il risultato.». La fine del suo ragionamento era prossima, l'espressione seria non si discostò di un respiro dalla concentrazione dimostrata. Credeva in quello che stava dicendo, e sarebbe stato evidente a chiunque. «Ma è anche vero che la magia non è rimasta uguale nei secoli. L'aver iniziato a fare un uso di un tipo o di un altro, ha portato la stessa materia ad evolversi e così sono stati inventati incantesimi di connotazione chiaramente oscura ed altri della controparte. Durante il suo corso, impariamo a conoscere entrambi e difenderci dai primi, ma non possiamo non tenere a mente che è sempre nostra la scelta che determinerà l'evolversi della magia che ci scorre nelle vene. Siamo noi l'ago della bilancia.» Concluse, costringendosi a non avvicinarsi ai ricordi del suo incontro con l'Avada Kedavra.

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view post Posted on 30/8/2019, 10:26
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Esame orale di Amber Serenity Hydra





Ascoltò in silenzio e picchiettò meditabondo le dita inanellate sul tavolo scuro; si accomodò meglio sulla sedia e, dopo aver nuovamente ricomposto la risma di fogli, si passò una mano tra i serici ricci. Pensò, e la riflessione si tradusse in sguardo fugace e intenso, che nulla l’esercizio della traduzione aveva di arido e meccanico.
Proprio in quel momento, diligenza, esattezza, compostezza e concentrazione diedero vita, sul volto di Amber, al cipiglio dell’artigiano che associa il talento critico alla conoscenza delle regole e del metodo.

Occhio. Cervello. Respiro. Parola.

La bellezza della traduzione risiede nello sforzo fisico della concentrazione, nell’armonia delle frasi; richiede pazienza e gradualità, diffonde l’allerta.
In un mondo ideale gli auror avrebbero dovuto padroneggiare con maestria incrollabile i misteri delle rune e delle lingue antiche, né per capriccio né per caso, ma per necessità.

Midnight fece scorrere la penna rossa sulle pagine di carta di riso e si appuntò una nota vermiglia, lenta, brillante, pericolosamente in equilibrio tra due righe.
«Procediamo.» Asserì solo. Sbocciò all’improvviso uno dei suoi rari sorrisi e ancora una volta la direzione dell’esame mutò in maniera imprevedibile.
«Pagina quattrocentoventisette del secondo volume, nota cinque: l’eredità di Mortigan e la tragica estinzione del casato di Isotta Latimilla nella prima metà del sedicesimo secolo.»

A ben vedere, ognuna delle sue domande, formulate un po’ per gusto, un po’ per capriccio – mai per caso – mirava ad esplorare con cura estrema ogni abilità della studentessa: profondità di spirito, pazienza, conoscenza, memoria.

«Non occorre che citi a memoria… – sorrise divertito – non tutto, almeno.»

Il suono della sua risata per molti era paragonabile a un fiotto di aghi.

«...Richiede pazienza e gradualità, diffonde l’allerta»


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view post Posted on 3/9/2019, 08:04
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Le iridi chiare puntate su Midnight non captarono alcun cenno risolutore. Niente che potesse far tacere le voci interiori della studentessa, che si divertivano a stuzzicarla. Aveva parlato troppo? Troppo poco? L'espressione distesa nel tentativo di non far trasparire la preoccupazione che - dopo ore - iniziava a farsi sentire anche per lei. La certezza di aver detto la cosa giusta, anche nel momento di massimo slancio di coraggio, risentiva della necessità di una conferma, seppur minima. Niente plausi o elogi, bastava un cenno. Amber si sforzò affinché lo sguardo non seguisse la penna solida in mano al docente, immaginava che l'inchiostro rosso detenesse le risposte alle sue domande, e quello rendeva più difficile il compito. Il cuore in tumulto, risvegliò ancora la ragazza dalla trance di pochi attimi di stasi, rivelandole l'imprevedibilità di Dorian, quando la voce la raggiunse di nuovo. Laddove la Caposcuola si attendeva una qualche sorta di dialogo relativo alle sue idee, non per forza condivisibili, trovò invece un nuovo quesito ed una nuova porta da spalancare, chiudendo quasi del tutto la precedente.

Sollevò il visto ed un'espressione attenta sostituì la tensione, mentre una piccola frazione di lei suggeriva di non fidarsi troppo del sorriso sbocciato sulle labbra del docente. La sfida accademica sfiorava la pelle come velluto, ma sarebbe bastato un secondo per trasformare la stoffa in corde di canapa con cui stritolarla. L'attenzione non era mai troppa. Pronta - non poteva essere altrimenti - rimase in ascolto, tenendo per sé la successione di pensieri che si muovevano come pazzi all'interno della mente per recuperare le nozioni necessarie a rispondere ancora. Non si trattava di un esame qualunque, era chiaro, e la difficoltà andava solo aumentando. Ricordava i nomi citati dal docente, ma fu l'ultima specifica dell'uomo a fa divampare la fiamma dell'orgoglio costantemente pungolato dall'Auror. Inconsapevole di dare il meglio di sé quando sotto sforzo, Amber non fece altro che annuire, ignorando le insidie di una risata su cui avrebbe rimuginato più tardi, "al sicuro". Come prima, si prese qualche battito per formulare un discorso completo e - sperava - non eccessivamente noioso. Le lezioni erano spesso corredate da racconti, a volte mere leggende, a volte storicamente confermati, che avevano il potere di entrare nella psiche di Amber ed esigere un posto in prima fila nella torre delle sue memorie. Così era stato anche per Isotta e Rupert. Il corpo, immobile, ebbe un fremito quando finalmente fu pronta ad esporre - ed esporsi? - ancora una volta. Un solo attimo di distrazione, fu quanto si concesse. Aveva riflettuto più volte sulla giovinezza dei docenti assunti di recente, ad occhio Midnight non doveva avere più di cinque anni di distacco da lei, che per alcuni erano un impedimento al regolare rispetto da accordare loro. Cosa poteva succedere in soli cinque anni? Era possibile che lui fosse all'ultimo anno quando lei era al primo? Voleva davvero saperlo? Scosse il capo, esprimendo così un primo effettivo commento sul vero argomento dell'esame. Scosse il capo, esprimendo così un primo effettivo commento sul vero argomento dell'esame. Impostò un tono greve, ma non fu poi un grande sforzo perché la stessa voce iniziò a richiederlo al susseguirsi delle frasi. Ricordava a memoria le riflessioni di Elizabeth Bathory, lette velocemente per redigere un articolo, poteva dimenticare il giudizio su Isotta, confermato dallo guardo impietoso di Mortigan? «"Inutile e sciocca, la meno gradevole della famiglia, lo scarto."» proferì, lasciando che il suono di quel commento citato riverberasse a dovere nella Sala Grande. «E' questa l'ultima riflessione del Mago oscuro noto come Rupert Mortigan. Le sue memorie, trafugate da Isotta, sono quel che rimane di lui. Un uomo dai dubbi hobby, il cui vero scopo era da sempre stato l'accumulo di ricchezze a discapito di chiunque capitasse nel suo mirino, questo era.» Non voleva che il racconto suonasse come una fiaba, motivo per cui tagliò via le inutili fasi centrali. l'innamoramento di Isotta, classico e sconsiderato, ad esempio. «E' stata la crudeltà con cui ha distrutto i discendenti dei Latimilla, avvelenando le donne gravide, uccidendo i figli dei capostipiti e sposando - al solo scopo di ereditare il più possibile - ogni donna nubile, a permetterci di comprendere la connessione degli incantesimi mentali con vocazioni come la Legilimanzia. Ma nel dettaglio parliamo di... » lento respiro, «Oblivion». Ovvero, il modo migliore per "incasinare la mente a proprio piacimento", così era stato definito tempo prima, a Londra. «Isotta Latimilla, l'ultima strega rimasta in vita di quel casato, l'ultima promessa sposa di Rupert, ha trovato nell'incantesimo cancella-memoria, la sua unica via di fuga.» il che era particolarmente triste, sotto molti aspetti. Sebbene quella storia fosse "un classico" visto e rivisto, ripetuto in altri contesti da altri attori... la potenza e l'angoscia che rievocavano in Amber, non mancava mai. «La particolarità di uomini come Mortigan...» sottolineò, seria «... è che spesso tendono a sovrastimarsi e sottovalutare il prossimo come diretta conseguenza.» Proseguì «Isotta era una Legilimens molto abile» nascose un accenno di nervosismo dietro un gesto semplice come accarezzarsi il braccio, inconsapevole di quanto di per sé fosse un segnale anche quello. «...e questo le ha permesso di convogliare il suo desiderio di essere dimenticata da Rupert con talmente tanta intensità che l'Oblivion per lui ha avuto un effetto devastante.» Raddrizzò la schiena. «La notte in cui Isotta ha messo in pratica il suo piano, non ha dosato la propria forza - una forza che dice non sapesse di avere - e Mortigan ha avuto una vera regressione mentale. Quell'uomo non ha solo dimenticato i suoi intenti con lei e le razzie perpetrate negli anni a discapito dei Latimilla, ha anche dimenticato se stesso e le sue scelte dai diciassette anni in poi. » D'altro canto, stavano parlando di uno degli Oblivion più potenti mai eseguiti. «La vendetta ha però avuto un risvolto particolarmente amaro per Isotta. Dopo aver rubato il diario di Rupert ed aver dato fuoco al maniero costruito sulle ossa dei Latimilla ed alle ricchezze che l'uomo aveva strappato loro a forza, ha vissuto come una reietta tra le scogliere scozzesi. E, quando è morta, ha reciso l'ultimo ramo del suo casato, lasciando ai posteri solo una nota a piè pagina nel diario di Mortigan: » stoccata finale, «"Con me, muore quel che rimaneva di te"» Tacque per un attimo, prima di trarre le fila di un discorso più accademico e meno narrativo. «Esistono altri diari dei Latimilla, che indicano come e quanto il potere di Isotta potesse sfuggire al suo controllo, e quanto poco Mortigan vi abbia badato, convinto di avere tutto sotto controllo. Forse se non l'avesse spinta ad odiarlo tanto, avrebbe continuato a vivere con le proprie memorie. Questo non lo sapremo mai, ma sappiamo grazie a loro che la magia non viene influenzata solo dal tipo di incantesimo che scegliamo di usare, ma anche da quello che di innato celiamo. A volte si tratta di abilità che ci accompagnano dalla nascita, altre volte di abilità verso cui siamo portati.. ma anche queste ultime non possono vivere slegate da ciò che ci scorre nelle vene.» Tornò in silenzio. I battiti a ritmo con il pendolo dell'orologio.
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view post Posted on 4/9/2019, 12:08
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Dorian Hades Midnight

Esame orale di Amber Serenity Hydra





Per Dorian l’istruzione era sacrificio e sofferenza. Lenta, dura, agonia.
Grazie a lui in molti avevano imparato a resistere.
A combattere, senza mai mollare.
Erano stati spezzati tante volte, prima di capirlo.
Alla fine, però, quasi tutti avevano portato a casa la lezione: devi ostinarti a respirare anche quando le forze scompaiono completamente.
Dopo tutto c’è ossigeno anche sott’acqua, no?

Quasi nessuno, in ogni caso, aveva ringraziato. Né il medimago di successo uscendo trionfante dalla sala operatoria, né la recluta che, malgrado il recente diploma, riesce ad eliminare facilmente il malfattore.
Tutti a scuola avevano chiarito almeno questo:
non mi spezzerò tanto facilmente.
Purtroppo si contavano sulle dita della mano coloro che, ripensando a Midnight, potevano concedersi un sorriso.
Lui lo accettava e, intimamente, ne era lieto.
In fin dei conti, nonostante la giovane età, sapeva di essere un buon insegnante.
Terribile, ma efficiente.

«E’ sufficiente».
Zittì la ragazza con un cenno della mano; era la solita voce dolce come il miele, ma aveva un suono diverso, più sincera e piena.
Tamburellò la penna sul tavolo, tracciando col tappo una sottile linea, come a voler determinare la vita e il destino dell'altra.

Era calmo.

Poi, iniziò.
«Comma quattro: legge sulla protezione dei babbani».
Il suo volto non esprimeva tensione, o gentilezza, o qualsivoglia emozione. Amber avrebbe avuto solo pochi istanti per pensare la risposta e scegliere le parole.
«Cosa si intende per ‘abilità milleocchi’? Da chi e in che anno è stata data questa definizione?».
Rilassato, l’avrebbe incalzata, dandole a stento il tempo di prendere aria. Se si fosse dilungata troppo, semplicemente, le avrebbe parlato sopra.
«Bombarda e Reducto: eventuali differenze nell’effetto».
Quieto.
Cordiale.
Costante.
«Un limite e un pregio della trasfigurazione impiegata in combattimento».
Le sue parole suonavano distanti a lui stesso.
«Progressi nell'impiego a scopo taumaturgico dell'incanto Conjunctivitis…»
Sospirò.

«…nella medicina inglese di età Churchilliana».
Silenzio.

«...Quieto.
Cordiale.
Costante.»


C O D E @Serenity

 
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view post Posted on 9/9/2019, 09:33
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Tacque nel momento preciso in cui la mano di Midnight le fece cenno, senza più fiatare. Fu ancora più difficile non concentrarsi sul tamburellare della penna, e su quei segni rossi che non poteva decifrare. Giusto o sbagliato che fosse, però, bisognava andare avanti. Si fece andare bene quel vago assenso, che più che altro non era un diniego, e attese composta il seguito dell'esame. Se solo avesse saputo che, di lì a poco, quella si sarebbe trasformata in una maratona incalzante di domande e risposte, avrebbe preso una boccata d'aria più profonda. Sguardo su Dorian.

Era pronta?

«Si tratta di un progetto di legge volto a proteggere i Babbani dagli abusi magici perpetrati negli anni, e si focalizza soprattutto sugli oggetti magici più potenti e oscuri. Non ha trovato grande accoglimento all'inizio, ma nonostante gli oppositori, nel millenovecentonovantadue è diventata legge» Abituata alla tempistica precedente, Amber rispose al primo quesito con precisione, senza però avere tempo di prendere fiato perché il secondo era già in coda. Lo sguardo di giada si fossilizzò su Dorian che per poco non le parlò sopra. Il confine tra interrogazione ed interrogatorio si assottigliava. Cambiare registro fu un attimo. Un attimo in cui la studentessa capì di essere accademicamente sotto attacco e, innescato il desiderio di rivalsa e di dimostrare qualcosa finalmente dopo cinque anni di studio intensivo, accelerò i tempi di risposta. Nell'incastro preciso degli sguardi, un lampo illuminò le pagliuzze dorate a destra, accendendo l'espressione di Amber, già con la seconda risposta in canna. «Prerogativa delle Acromantule medie, grandi e maggiori - anche dette "madri" - , l'Abilità Milleocchi consente loro di vedere in ogni direzione possibile, e rende molto più complesso coglierle alla sprovvista. Il termine è stato coniato da Magizoologo Newton Artemis Fido Scamander nel 1918» le nozioni dovevano scorrere più velocemente, i punti focali andavano esposti in fretta e con precisione, perché il ritmo non si spezzasse. Più veloce, più precisa, più diretta. Battiti a mille, sguardo concentrato, espressione sicura. Non c'era più spazio per alcun tentennamento e più il duello avanzava e più Amber doveva spingersi al limite del respiro per mantenersi sui binari. E le piaceva, più di quanto avrebbe mai ammesso. Fallire non era minimamente contemplato. «Si tratta di due incantesimi simili sotto molti aspetti, le cui differenze nell'effetto si riscontrano negli effetti che lasciano una volta eseguiti. A differenza di qualcosa sottoposto a "Bombarda", un oggetto investito dal "Reducto" non potrà mai più essere riparato o ricostruito. Viene letteralmente disintegrato. Entrambi comunque non possono essere applicati su esseri viventi.» Ancora un respiro e giù per l'ennesima discesa in picchiata sulle conoscenza acquisite. Scorrevano davanti a lei come fotogrammi di una mente ordinata, divise in scomparti ben custoditi e non confusionari come per cui aveva avuto il dispiacere di vederla spiare nel suo privato. Nessun limite di anno, nessun limite di area. Amber doveva sapere, e basta. Ad un certo punto i suoi nervi avrebbero ceduto, ma quel momento era ancora lontano... e certo non sarebbe accaduto sotto gli occhi dell'intera commissione. «Un pregio è l'effetto sorpresa, chi sa padroneggiare discrete Trasfigurazioni può cogliere in fallo l'avversario, essendo in duello una scelta meno rapida. Ma il difetto sta esattamente nella lentezza di applicazione di questa branca, gli incanti richiedono molta concentrazione e sono poco istintivi ed immediati.» Aveva bisogno di aria, ma non c'era tempo. La successiva domanda era già lì a morderle la coda ed una nuova corsa alle informazioni immagazzinate iniziò al suo solo accenno, salvo poi fermarsi per la specifica finale. La storia non magica - così come altre materie minori - non aveva grande rilevanza ad Hogwarts e non tutti avevano avuto un precettore privato nei primi anni. Lei, però, sì. Ma nonostante tutto, babbanologia le interessava poco. Dovette fare mente locale per più di un respiro ma meno di quattro, prima di parlare ancora. Churchill era stato un Primo Ministro a Londra, verso la metà del millenovecento... lo Statuto di segretezza era in piedi da molto. Qualcosa non tornava nell'insieme della domanda in sé, ed Amber non mancò di corrugare la fronte ed evidenziare il dettaglio, memore anche della lezione svolta in classe. «Medicina babbana - reale - e Taumaturgia non erano propriamente alleate. Prima che il nostro Statuto entrasse in vigore, di maghi che ingannavano i non-magici per guadagnare ricchezza, potere e una sorta di fantomatico dominio superiore, ce n'erano a bizzeffe. Dopo lo Statuto sono stati messi in atto controlli maggiori e questi hanno permesso di evidenziare come alcuni incantesimi ancora venissero adottati da sedicenti guaritori mistici, nascosti in bella vista tra i babbani che sfruttavano incanti come il Conjunctivictus per instillare nei creduloni il concetto di "miracolo" legato alle lacrime di un vero credente. Ma se da una parte alcuni sfruttavano nel male il loro potere, altri lo piegavano al volere del bene, aiutando i maghi babbani a compiere operazioni - soprattutto nella rimozioni di corpi estranei dagli occhi - con quel che sapevano fare meglio; usare la magia. Chiaramente in entrambi i casi si contravveniva alla legge e fu Churchill stesso a denunciare questi maghi.» Era noto che l'unico Babbano autorizzato a conoscere l'esistenza del mondo magico, fosse il Primo Ministro. Prese fiato un'ultima volta prima di concludere il discorso. «Questo ha messo un freno all'evoluzione magica in campo medico babbano, ma ha dato una grande accelerata alla stessa medimagia nel Mondo Magico, ispirando grandi menti a compiere passi più significativi e non stanziarsi nella placida calma di un miracolo per ignoranti.» Tacque e riempì i polmoni il più possibile, incapace di capire se fosse solo un primo round.


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view post Posted on 14/9/2019, 09:53
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Esame orale di Amber Serenity Hydra





Centottantamila millisecondi. Centottanta secondi. Tre minuti. Fu il tempo concesso ad Amber per argomentare, esporre, discutere.
Dorian rimase immobile, ascoltò con attenzione e non fece altro. Si morse il labbro con dolcezza – con molta dolcezza – all’udire la risposta finale.
«Ad oggi, raramente ho interrogato qualcuno cosí...»
Fu sul punto di esplodere in una nuova raffica di domande, ma si frenò, sorrise e finalmente lasciò che trasparisse la sua soddisfazione
«…così ben preparato».
Quella frase avrebbe fatto il giro del castello in poche ore, lasciando sbigottiti colleghi e studenti.
«Bene.» La rassicurò concedendole un sospiro, prima di riprecipitarla nel cuore della discussione.
«Vorrei farle un’ultima domanda, cui seguirà, se del caso, la parte pratica.»
La scintilla che si era accesa sulle sue labbra pian piano si trasformò in una linea sottile; sollevò le mani e intrecciò le dita inanellate davanti al viso.

Era il quesito più pericoloso.
Se avesse sbagliato a rispondere sarebbe stata bocciata senza alcuna possibilità di appello.

A quel punto, coloro che avessero udito il racconto nelle ore successive, avrebbero trattenuto tutti il fiato, come si fa d’istinto nei momenti in cui la spannung raggiunge il suo limite.
«Dovendo elencare tre caratteristiche proprie dell’auror ideale, quali dovrebbero essere per lei
Midnight si fece d’improvviso più attento. Osservando l’espressione di Amber poteva quasi sentire il sapore dei suoi pensieri.
Quello dell'auror era stato il mestiere di tutta una vita, nonostante avesse un modo di intenderlo certamente poco ortodosso; ma era, soprattutto, una delle professioni che lei, per motivi inspiegabili, più detestava al mondo.

Era passato molto tempo, ma non aveva dimenticato.


C O D E @Serenity



No pressure.

Edited by Dorian - 14/9/2019, 15:19
 
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view post Posted on 16/9/2019, 10:45
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Non era riuscita a contare il tempo trascorso, non aveva idea di quanto avesse impiegato a rispondere, non poteva nemmeno immaginare la reazione che Midnight avrebbe avuto. Aveva recuperato le informazioni necessarie con precisione chirurgica e questo aveva acceso in lei il familiare desiderio di dimostrare qualcosa a qualcuno. In quel caso, aveva la necessità di rispondere che sì, aveva studiato fino allo sfinimento dimenticando più di qualche dovere nel mezzo e ora voleva che ogni notte insonne fosse valsa a qualcosa. Alla fine, le parve quasi di distaccarsi dalla realtà. Rassegnata a qualsiasi altra cosa avesse in serbo il docente, non fece altro che sostenere il suo sguardo ed aspettare il movimento successivo, in allerta come un cervo in un bosco. Nelle vene il sangue fremeva, pronto a farla scattare ancora.
Il ritorno alla realtà, però, fu più dolce del previsto. Troppo, col senno di poi.

Accadde qualcosa che non aveva minimamente preventivato e, privata di un terreno su cui poggiarsi, non nascose l'incurvarsi legittimo delle labbra in un mezzo sorriso soddisfatto al complimento - non v'erano dubbi che lo fosse - di Dorian. Si era rivelata abbastanza preparata da soddisfare uno dei docenti con gli standard più elevati di tutta Hogwarts e, probabilmente, dell'ultima decade. Perfino i trattati di Peverell impallidivano davanti alle ricerche approfondite da compilare per Difesa contro le Arti Oscure. Un moto d'orgoglio riempì il petto di buoni propositi e quasi la lusingò con l'idea che, forse, la direzione imboccata fosse quella giusta. Illusione che non durò più di qualche secondo, giusto il tempo di crogiolarsi prima che l'interrogazione continuasse e la pungesse direttamente sul vivo. Nelle iridi chiare una serie di micro cambiamenti avrebbero reso chiarissima l'idea di "colpo basso" che lo sguardo della studentessa doveva trasmettere. E Midnight non sapeva minimamente quanti risvolti e quanti libri e diari aveva aperto quella - per nulla innocente - domanda. Amber sentì il respiro venirle meno mentre ordinava ed organizzava una risposta soddisfacente per sé, prima che per lui. Midnight sapeva? Immobile come una statua, ad eccezione dell'espressione in continuo mutamento, ora più greve data la potenza di un quesito simile, la cui eco era già arrivata ai bassifondi del cuore, Amber inspirò. Cosa doveva avere un Auror per lei, per essere ritenuto tale? Morgana! Aveva fatto di tutto per rinchiudere Killian in un angolo di mente dedicato a quanto sarebbe accaduto dopo l'esame, perché non inficiasse il durante o - anche peggio - il prima. Tra i suoi timori, quando il corpo docenti si era riempito di Auror, c'era proprio quello che qualcuno di loro conoscesse abbastanza bene l'Ispettore da sapere più di quanto lei e lui avrebbero voluto condividere. Ma quell'agitazione che faceva pesare ogni battito era insensata, giusto? Midnight doveva per forza riferirsi a sé stesso, il che rendeva ancora più accidentato il terreno su cui la Tassorosso doveva muoversi. Era chiaro che la morsa non avrebbe avuto pietà di lei, né se avesse esitato, né se avesse sbagliato. Arrossire fuori contesto sarebbe stato ancora più imbarazzante, e costringersi a pensare a Killian come Auror e basta, di nuovo, l'avrebbe fatta deviare troppo dalla traiettoria. «Mh» Emise solo un sussurro, prima di lasciare che la verità muovesse le labbra morbide senza eccessivi freni. Il docente avrebbe capito subito se lei si fosse mossa solo per glorificarlo o tentare di ingraziarselo e, se l'uomo aveva capito qualcosa di lei, avrebbe potuto immaginare che non l'avrebbe fatto. Si convinse a parlare solo dopo essersi rassicurata; se conosceva il modus degli Auror non era solo grazie a Killian, uno dei pochi ad essersi guadagnato la sua fiducia, ma era anche grazie a May che aveva incarnato alla perfezione quello che una zia, ed un Auror, non avrebbe dovuto essere. Il rancore malcelato era ancora lì, pronto a travolgerla ad ondate, ma non era il momento di lasciarsi cullare da quel mare scuro. «Sangue freddo» proferì, sollevando il capo e guardando il docente dritto negli occhi, era lì che avrebbe trovato le sue prime reazioni. «Non dico che un Auror debba annullare l'umanità con cui convive dalla nascita, ma credo sia indispensabile avere la capacità di silenziarla di fronte a momenti in cui questa non può che intralciarne le azioni. Penso che avere la prontezza di spirito giusta nel momento in cui è davvero richiesta, possa fare la differenza tra vittoria e sconfitta. A maggior ragione quando "sconfitta" è sinonimo di morte. » e Killian l'aveva? Ma quello era solo uno dei punti da trattare, non si soffermò sulla morte che aveva già macchiato lo sguardo verde di un dolore represso e logorante. Avrebbe sperato ogni giorno che Killian ne avesse abbastanza. «Motivazione» fu il secondo punto, ulteriormente indispensabile secondo lei. «Credo sia logico che per compiere un qualunque lavoro ci sia la necessità di volerlo svolgere al meglio, ma in questo caso non si tratta di un mestiere privo di rischi. Non si affrontano solo maghi fuorilegge comuni, si può - ed a volte si deve - avere a che fare con Maghi Oscuri, adepti del Signore Oscuro e questi sono tra i più spietati assassini e criminali. Penso sia imprescindibile avere una motivazione forte e assoluta, il più solida possibile.» e Killian l'aveva? Ingoiò il nodo in gola per consentirsi di esprimere l'ultimo punto che, se possibile, faceva ancora più male. Mayline aveva vissuto secondo l'ultimo dettame esasperandolo ed in cuor suo Amber sperava che il suo ragazzo potesse non sentirla pronunciare quelle parole ed ancor meno prenderle alla lettera. «Spirito di sacrificio» aggiunse, quasi a denti stretti, frenando le labbra con un canino affinché non osassero tremare. «Che distinguo adeguatamente dall'istinto suicida immotivato. Penso che sia un lavoro che richiede di dover sacrificare molto, soprattutto nel privato e -» ecco le esatte parole che non voleva pronunciare «- che imponga a volte di allontanarsi da tutto, di avere pochissimi capisaldi umani e non esporli in alcun modo per non evidenziare o dare adito alla fazione oscura di percepire la propria debolezza, soprattutto se questa ha l'aspetto di persone a voi care.» e Killian l'aveva? Non esitò nel riferirsi al docente in prima persona, per spostare il peso sulla sua bilancia. D'altro canto, anche lui era un Auror. «Ho l'impressione che, a lungo andare, questo sia un mestiere piuttosto solitario.» e temeva così tanto che lo fosse, che non disse altro. Tacque, rinchiusa dietro le sbarre di timori che non pensava avessero un peso tanto grande anche per lei. Probabilmente gli Auror avevano la possibilità di muoversi in squadre, di vivere momenti di unione fortissimi tra loro, di instaurare rapporti saldi oltre ogni aspettativa... ma sempre tra loro. Che ne era di chi attendeva a casa? E di lei?
G.U.F.O. - Giudizio Unico per Fattucchieri Ordinari


:flower: nessuna proprio
 
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view post Posted on 16/9/2019, 18:02
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Dorian Hades Midnight

Esame orale di Amber Serenity Hydra





«Amici?», domandò nonna Salomé, scoppiando a ridere.
«Ti sei fatto degli amici?»
Il crepitio della sua voce sensuale, rovinata dal fumo e dall’età, sfrigolò caldo coprendo la musica del giradischi.
Dorian si fermò e guardò le cameriere, rendendosi conto di una cosa. Erano tutte a piedi nudi, gli occhi gonfi, le braccia troppo magre. Scoccò lo sguardo all’ultima arrivata: una ferita rossa le percorreva la palpebra sinistra fino alla guancia, brillando come una rosa nella neve. I polpastrelli, lividi e tremolanti, disegnavano mezzi cerchi stanchi sul grembiule candido, inamidato alla perfezione.
«Non hai tempo per queste sciocchezze, caro.»
La donna espirò l’ultima boccata e la chaise longue vibrò appena quando si allungò per picchiettare il mozzicone nel posacenere di cristallo. Tintinnò il bocchino d’argento contro la superficie.
«Siamo nati per vegliare nella solitudine; alle persone nella nostra posizione non occorrono amici. Essi permettono al povero, al debole e all’insignificante di tirare avanti un altro giorno.»
La densa cortina di fumo che impregnava la stanza fu stracciata come un velo impalpabile da una sinistra folata di vento.
Nell’istante stesso in cui due dita scheletriche gli sollevarono il mento e un bacio casto gli sfiorò la bocca – gonfia di innumerevoli baci già dati e ricevuti – Dorian chiuse gli occhi, lasciandosi manovrare come una bambola di pezza.
«Una delle cose più confortanti della ricchezza è poter comprare quella fedeltà assoluta che nei rapporti col prossimo è soltanto parvenza scialacquata». Sentenziò infine, a fior di pelle, e si bagnò le labbra laccate di rosso nella coppa di champagne.
«Almeno finché l’offerta è allettante».
Il riverbero del fuoco acceso nel grande camino pareva spezzarsi in una decina di riflessi iridescenti d’arancione e blu, illuminando in maniera romantica i tappeti orientali e i sofà. Gli specchi restituivano a Dorian l’eco lugubre della sua stessa espressione.



«La solitudine è una prova per ogni essere umano. Soltanto in assenza degli altri, quando siamo lontani dal coro delle voci presenzialiste, invidiose, ciarliere della gente, possiamo veramente trovare noi stessi, miss Hydra.» La apostrofò con premura, senza sapere neanche il perché, ma quel suo discorso aveva riportato in superficie i pezzi indistinguibili e frammentari di un relitto, affondato in un passato di cui aveva perfetta memoria.
«E forse, un auror, per potersi fregiare di un tale titolo, deve aver prima trovato se stesso.»
Si tamponò sovrappensiero la bocca col dorso della mano.
Alla fine, incurvando le labbra in un sorriso rincuorante – cercava di placare la tensione che saturava la stanza – osservò come persino le ciglia di Amber fossero chiarissime. Con lo sguardo prolungò il silenzio sceso tra loro, interrotto solo dal sorgere di una nuova melodia, giunta a fare da sottofondo a quell’istante infinito.

Era la musica del trionfo.

«A ben pensarci, non occorrono ulteriori dimostrazioni, in fin dei conti oggi l’abbiamo vessata a sufficienza».
Quella concessione dissipò ogni superfluo timore.
Non occorreva insistere, Dorian lo sapeva.
«Sarò più che felice di ritrovarla nella mia classe l’anno prossimo – raccolse i fogli pieni delle sue annotazioni con entrambe le mani e li accantonò a lato del tavolo – riposi e passi delle buone vacanze.»
Parlò piano, le parole furono quasi immediatamente stemperate da un nuovo sorriso, dolce come una carezza sulle labbra.

E così, finalmente, l’esame si concluse.


C O D E @Serenity



Bene. Anche quest’avventura – certamente più noiosa che avvincente – giunge al suo fantomatico epilogo. Per quanto conoscessi bene il tuo modo di scrivere e non avessi dubbi sull’esito, sono stato molto lieto di trovare i post sempre entusiasti e convincenti. In ogni singola riga la tua voce personale non manca: risuona forte e veicola in maniera diretta e immediata le emozioni di un personaggio eternamente coerente con se stesso e col proprio vissuto, curato ai limiti dell’ossessione, unico e sempre credibile.
Un passo importantissimo, a mio avviso, che chiunque voglia scrivere seriamente prima o poi deve compiere è imparare a leggere con sicurezza e profondità di visione tra le righe; soltanto così, a sua volta, potrà dare vita ad un corpo narrativo sempre in tensione, stimolante e mai banale. Tu lo fai benissimo, forse persino troppo. La ‘medicina inglese di età Churchilliana’ era semplice medimagia, ma l’osservazione acuta che muovi ha trasformato la mia leggerezza espressiva in una risposta approfondita, giusta e non forzata.
Hai dimostrato di saper leggere, pensare, inventare e persino traslitterare; di essere tenace, costante e sempre originale. Il mio voto, pertanto, è Oltre Ogni Previsione.

Effettua pure il post di chiusura. Buon proseguimento!
 
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view post Posted on 17/9/2019, 09:56
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AMBER SERENITY HYDRACAPOSCUOLA DI TASSOROSSO ✧ 18 Y.O. ✧ O.W.L. ✧ Difesa contro le arti oscure
Un mestiere solitario. L'aveva detto lei, spontaneamente e l'idea di potersene convincere l'aveva fatta rabbrividire. Non voleva entrare nei dettagli e con forza negava l'idea di dover applicare quanto espresso a Killian. C'era un buco nero al quale non osava avvicinarsi e pur sapendo che un giorno avrebbe dovuto gettare una candela in quel pozzo e provare ad illuminarne almeno i confini, o capire quanto profondo fosse, non era quello il tempo. Era ancora il tempo degli esami, e lei era stata così brava a tenere a distanza i pensieri più dolci/amari da non voler rovinare la traiettoria e deviare troppo dal suo obbiettivo. Sperò candidamente in un nuovo cambio di argomento ma per la prima volta dall'interrogazione, Midnight rispose, forse interessato maggiormente alla questione sollevata. Imparare a convivere con se stessi, quello rientrava esattamente in quanto Amber ancora non era in grado di fare. Si era convinta, innumerevoli volte a dir il vero, di poter controllare il passato che le si gettava addosso appena rimaneva da sola, ma gli alti e i bassi del suo umore le avevano aperto gli occhi sulla realtà; non ne era in grado. Il lento lavoro di levigatura, di smussamento degli angoli appuntiti con cui era stata costruita fin da bimba, era appena agli inizi. Gli inesperti operai che vi lavoravano giorno e notte, aiutati anche da agenti esterni, non erano ancora così abili da sopprimere la macchia d'inchiostro nero che sporcava il marmo candido, iniettata dall'assassino e alimentata dai suoi demoni. Aggiungere marmo sarebbe servito a poco.

Lei dal coro di voci si era sempre tenuta a distanza, ma mai abbastanza da impedire loro di raggiungerla sul serio... forse proprio perché rimanere da sola era anche peggio. Annuì con serietà, per indicare quanto comprendesse le sue parole. Non che a Midnight servisse una conferma, ma a lei sì. Lei sentiva il bisogno di non sfaldare la connessione che si era creata. In qualche modo avevano raggiunto un accordo, oltre il volto della studentessa e del docente ed Amber sentiva di poterlo considerare saldo, al momento. «Capisco» sottolineò, distendendo appena le labbra, prima tese come corde di violino. "Capisco, ma non voglio pensarci"; sarebbe stata la frase più veritiera, quella che il cuore suggeriva a gran voce, ma non serviva esprimerla perché da sola la ragione l'avrebbe accantonata ancora un po'. La bionda mantenne il silenzio desiderato - forse - da entrambi, mentre la stanza sembrava espandersi richiamando l'eco di ogni frase espressa fino a quel momento, degli incantesimi evocati in silenzio e di serpenti che cambiavano aspetto fino a divenire zucche intangibili. Di ingredienti che richiamavano la dolcezza di Eveline nei fiori d'arancio o di storia e conflitti tra vedute dei grandi esperti. Avrebbe affrontato ancora una prova, quella pratica accennata, provando a dare fino all'ultima stilla di energia rimasta in corpo, ma sospirò lo stesso di sollievo, inspirando poi a pieni polmoni, quando la voce sicura del Vice Preside confermò la fine del suo esame. Il voto, sebbene la curiosità la pungolasse, passò in secondo piano. L'avrebbe scoperto a tempo debito, e ne avrebbe sorriso, con una soddisfazione mai provata prima. Il sorriso sincero che, invece, riservò alla commissione, era un intruglio strano che mescolava insieme felicità, stanchezza, sfinimento e un senso di liberazione ineguagliabile. Doveva crederci, i G.U.F.O. erano finiti. Osò solo un attimo trattenere il labbro inferiore dal rivelare quella soddisfazione, ma poi lasciò che il candido sorriso parlasse da sé, permettendole solo dopo di rivolgersi a Midnight «Grazie, Professore.» e alla commissione «Grazie, a tutti voi.» Ognuno di quei ringraziamenti era reale, tangibile. L'avevano messa alla prova, e li guardò ancora uno ad uno prima di produrre un live inchino di saluto e voltare loro le spalle. L'avevano messa alla prova e lei era cresciuta davanti a loro. L'avevano messa alla prova ed i cinque anni di studio erano valsi la pena così tanto da renderla per la prima volta fiera di ciò che era diventata. L'avevano messa alla prova, e lei quella prova l'aveva superata.

Non si girò indietro e, posata una mano sulla maniglia fredda del portone d'ingresso della Sala, chiuse gli occhi e spinse. Fu in quel momento che si rese conto di quanto stanca fosse, perché se esternamente nessuno avrebbe potuto notarlo, internamente registrò una fatica maggiore nell'aprire l'immensa porta. Lasciò che gli sguardi sospesi sostassero su di lei senza premurarsene e che le massicce ante si chiudessero con un tonfo sordo alle sue spalle, sincronizzato sempre con l'ennesimo sospiro soddisfatto. Chiusa in una bolla di ovatta, non capì la raffica di domande a cui la stavano sottoponendo gli altri, in lista per l'esame orale. Alcuni sembravano preoccupati per le loro sorti, altri per il rumore di cristalli in frantumi che dovevano aver udito quando il lampadario era collassato al suolo. Altri ancora si limitavano a guardarla, mentre continuava nel suo incedere, incapace di rispondere a chi le chiedeva gli argomenti trattati. Li guardò senza vederli, convinta e certa di non apparire la stessa studentessa che era stata qualche ora prima, lì fuori con loro. La compostezza dell'acconciatura aveva lasciato filtrare l'umanità tra le ciocche bionde, ora più libere e ribelli. La camicia ben stirata - sebbene ripulita dal sangue - era un po' stropicciata e da un lato si sollevava troppo oltre la gonna a balze grigia. Gli occhi chiari rimandavano ora stanchezza e beatitudine. Si era ripromessa di rimanere lì un po', in quella sala d'ansia d'attesa, ma i desideri, come una parte di sé, erano cambiati in quei lunghi minuti trascorsi con la commissione, e la necessità primaria era diventata quella di farsi un bagno, uno di quelli lunghi e rilassanti, immersa nelle bolle profumate della vasca del quinto piano, inviare un gufo ai cari per avvisarli di aver finito anche quel percorso, di aver raggiunto una nuova tappa e.. godersi la cena dopo settimane di mal di stomaco e notti insonni. Quasi verso i sotterranei, ormai ignorata da chi la stava già disprezzando in preda all'ansia più nera, si volse - finalmente - verso il portone e, stanca ma sollevata, rivolse un ultimo e mentale "G R A Z I E" a tutti i membri della commissione, testimoni viventi di una crescita a cui avrebbe lei stessa dovuto credere nei mesi e negli anni successivi. Le avevano permesso di compiere un importante passo verso la figura della Strega che voleva e doveva essere, e per quello li avrebbe ringraziati sempre.
G.U.F.O. - Giudizio Unico per Fattucchieri Ordinari | THE END



Sono commossa. Grazie, davvero.
Se ho raggiunto questo traguardo è anche grazie a voi.
Mi avete dato modo di far crescere Amber e questo non ha prezzo per me.

E' stato mortale bellissimo 💛
 
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