P r o f a n o

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view post Posted on 17/3/2020, 20:18
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Non spegnerti, fiammella. Non ora.
Allo sfinimento, all'ultimo bagliore, potrai correre, correre via. Lontano dal tempo che tutto vede, lontano dal sortilegio che ti contiene. Non spegnerti, fiammella; il ragno è imprigionato,
e del suo operato non resta che una ragnatela già sfilata.
Io ti invoco, Fiamma Eterna.
Io ti invoco, all'eco dei giorni e delle notti.
Non spegnerti, fiammella.
E divorali, divorali entrambi, divorali tutti.


Nel gioco di incastri che si realizzava in quel momento, c'era una riflessione che avrebbe potuto compiere la differenza maggiore; una riflessione per giunta ambivalente, che sia Casey sia Camillo avevano cominciato a cogliere fin nelle battute più rilevanti. La prima, tanto nitida quanto pericolosa, si esprimeva nel reticolo di gesso, nel candore di una prigionia tuttora attiva: le liane erano già state viste, erano familiari per l'uno e l'altra, avevano perpetrato danni veri e propri. Continuarono in quel senso, brillarono di un bagliore luminoso che giunse a rischiarare ogni punto delle Cucine così sorprendentemente spoglie. Quando si strinsero alle caviglie delle vittime più vicine, serpeggiarono in quel modo dal basso verso l'alto; un movimento leggiadro, tanto fluido quanto scorrevole. La Stella di Davide si inasprì di un potenziale di per sé compromesso, spezzato da un punto all'altro - tanto tra quelle pareti quanto al suo esterno, nel corridoio da cui i due studenti erano da poco arrivati -, ma non una sola volta parve ritirarsi su se stessa. Ogni punta riverberò di luce propria, fu mistura di gesso e di pietra, di magia e misticismo assoluto, e in quegli ultimi sprazzi divenne morsa a tutti gli effetti: lambì le gambe della Grifondoro e del Tassorosso, vi si contorse come spirale, e quando si fuorviò di un peso così intenso, non ci fu strategia di svolta. La pelle bruciò al di sotto degli abiti che la coprivano (-10 PS -10 PC a testa), le scottature di lì a breve zampillarono di una prima, una seconda, una terza perla scarlatta: alla fine, il sangue bagnò il pavimento e la Stella di Davide si trascinò nel contrasto di ogni simbologia, di ogni valore, di ogni senso per cui era nata. La coppia di Incantesimi dei due ragazzi giunse come congiunta, l'uno a favore dell'altro, e in quel sostegno si rivelò una conferma ai loro pensieri, alle loro riflessioni. Parve che il reticolo si illuminasse per l'ultima volta, un pizzicore appena accentuato, ancor prima dell'incontro di Nocciolo e Salice: le bacchette magiche dell'uno e dell'altra furono vinte da una scossa imprevedibile, la congiunzione eterea, il legame puro. Un'azione bilaterale, un'azione per il prossimo. Il sostegno che si rinnovava nell'affetto, nella sintonia, nella comune armonia: Camillo e Casey non avrebbero potuto saperlo, non a quel tempo, ma avevano appena assistito al cenno di una stregoneria più potente, mistica, universale.
Si ritrovarono liberi, i corpi di entrambi non più costretti all'asfissia, mentre il Lupo poco distante reclinava il capo di lato. Non aveva più agganci, non c'erano più ostacoli neanche per lui: ovunque, ad un metro da un punto all'altro di quella zona, il disegno tracciato in gesso sul pavimento era sparito. C'erano ancora strisce e diagonali bianche, ma erano sufficientemente lontane e sembravano spente; forse, non avrebbero dato problemi. Il ragazzo fece un passo indietro, e non si mostrò affatto titubante: sulla bocca, si scorgeva un sorriso fuorviante, machiavellico, in parte divertito. Spostò l'attenzione nuovamente sui ragazzi, passando dall'una all'altro. Il volto, rischiarato appena, appariva ancor più adombrato di quanto non fosse. Sentirono tutti l'Agnello in gabbia, le sue proteste, quel timore di nuovo costante. Si spostava su se stesso, si muoveva convulsamente, e tremava nella fitta peluria bianca che lo copriva. C'era però una seconda riflessione, Camillo ci aveva visto giusto: se avesse voluto, il Lupo avrebbe potuto uccidere l'Agnello. Nella partita in corso, la lotta alla fisicità era tassello vincente per l'uno, condanna per l'altro. Da parte propria, prima di ogni protesta, il ragazzo sollevò le mani in alto, a mo' di resa. La bacchetta era tuttavia stretta ancora nel palmo della mano destra. «Calmiamoci tutti, parliamo.» Il tono si palesò come pacato, nascose tuttavia una nota di stizza. «Quindi spiegatemi, chiunque voi siate.» Ghignò. «Nella visione d'insieme, il Lupo è il cattivo, l'Agnello è il buono. E tutto il resto è bianco o nero.» Non avrebbe permesso alcun assalto, il tempo delle proteste poteva trattenersi: qualsiasi tentativo da parte dei due studenti sarebbe stato bloccato sul nascere; né Casey né Camillo avrebbero potuto sapere chi fosse quel ragazzo, ma di certo non era un volto così conosciuto al Castello. Nella gabbia, l'Agnellino belò con più insistenza. «Cambiate prospettiva, lasciatemi essere chiaro. In questa storia, il Lupo è il salvatore e l'Agnello è la bestia.» Sputò quell'ultima parola, la rabbia a stento repressa. Abbassò le braccia, lentamente, e continuò in fretta. «Siamo Animagus, tutti e due. Io posso trasformarmi in Lupo, il piccolo bastardo può essere un Agnello.» Nella rivelazione che seguì quelle parole, il silenzio si pose come risposta; la gabbia smise di sbattere, le sbarre si fermarono, e al suo interno parve che l'Agnello - di bianco vestito, emblema del bene - fosse in attesa. Spostò la testolina dal ragazzo ai due studenti, e non belò più, non una volta di più. Sembrava capire. Non importava se Casey e Camillo conoscessero l'Animagia, se l'avessero mai anche solo sentita nominare; il collegamento era palese, era stato detto, era spiegato. Non era un Lupo Mannaro, non era neanche il Nemico. «La Stella di Davide è sua. E se non lo uccidiamo, lui ucciderà noi.» Uno sguardo di disprezzo verso la gabbia, e l'attimo seguente - come in richiamo - le strisce del Sacro Simbolo si attivarono ancora, ancor una volta, e serpeggiarono di nuovo da tutta la stanza. Stavano arrivando. Nel frattempo, l'Agnello si era calmato.


Nessun problema, l'importante è riprendere con la stessa intensità e così dimostrano i vostri perfetti interventi. Questo è un punto di svolta, prestate molta attenzione.
Come sempre, aggiornate le statistiche di volta in volta.

Prossima scadenza: 24 Marzo, 23.59
Se servisse una proroga, vi prego di avvisarmi in anticipo.
 
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view post Posted on 24/3/2020, 23:26
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Triste, come chi ha perso il nome delle cose.

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profano
Camillo BreendberghC'è una meta, ma non una via; ciò che chiamiamo via è un indugiare.Finalmente libero dalla sua prigionia, l’olandese venne pervaso da un brivido in grado di scuotere il corpo da capo a piedi. Non si trattava del dolore che le liane gli avevano procurato, non traeva la propria origine all’esterno, ma si trattava di qualcosa di più intimo, recondito; un impulso indecifrabile agli occhi del prossimo, tanto vivido da risultare quasi tangibile per lui che lo stava provando in prima persona. La rabbia aveva preso il sopravvento, trascinando e comprimendo tutto il resto fino ad annullarlo, al pari di un buco nero. Non era rimasto nulla, non la paura, non il sollievo per aver avuto salva la vita, e così anche i buoni propositi per rivalutare la posizione del lupo in merito all’aggressione subita. Quell’unico centro gravitazionale era diventato sovrano di un cosmo deteriorato e presto le sue azioni avrebbero iniziato a ruotarvi intorno.
Camillo non aveva creduto per un istante alle parole dell’Animagus - così si era definito. Già dal principio aveva nutrito dei dubbi riguardo le sue intenzioni, reagendo d’inconscio alla ferocia dimostrata sin dal momento della sua comparsa. L’istinto lo aveva portato a vederlo come un nemico e così anche la ragione, nuovamente in moto, aveva iniziato a supportare la sua tesi iniziale. C’erano troppe cose che non andavano, se ne sarebbe reso conto chiunque. Aveva prestato molta attenzione alla scelta delle parole e di certo non aveva scordato quanto proferito in precedenza: “Uccidete l’agnello o morirete entrambi”. In quel momento lui e Casey si trovavano in una posizione sfavorevole, costretti dalle cordicelle di gesso, mentre lui da queste era stato bellamente ignorato. Una volta risolto il problema delle liane il registro era cambiato: “... se non lo uccidiamo, lui ucciderà noi”. Quando aveva corretto il tiro Breendbergh e la signorina Bell non si trovavano più in una condizione svantaggiosa, anzi, erano armati e liberi di agire nel loro interesse, cosa che rendeva l’altro una preda appetibile. Poteva rifilargli tutte le storielle sulla discriminazione che voleva, poteva sollevare tutti i dilemmi morali che la filosofia aveva da offrire. Le carte in tavola non sarebbero cambiate per così poco. Poteva recitare, sì, ma in assenza di prove a supporto della sua favoletta avrebbe sprecato fiato per nulla. Le evidenze suggerivano che fosse lui l’artefice di quella disavventura o, se c’era anche solo un fondo di verità nella sua versione dei fatti, che lui e l’agnello fossero in combutta. Del resto di occasioni per metterlo fuori gioco ne aveva avute parecchie, doveva avere un buon motivo per risparmiarlo.
-E se fosse una sorta di rituale in stile Sabrinesco? Un innocente uccide un innocente e di colpo Belzebù scende dal camino con tutte le renne infernali.-
Camillo aveva commesso più reati dell'Isis, con l'innocenza non aveva nulla da spartire. *Yolo. Adesso lo batto come un tamburo.*
Il Tassorosso si era sorbito l’intero monologo mantenendo un’espressione neutra sul volto, corredata da una punta di scetticismo. Non voleva dare l’impressione di aver preso una decisione netta già dalle prime fasi della loro interazione, per questo si sforzò di celare le proprie emozioni. Era rimasto immobile, con la bacchetta di salice stretta in pugno, cercando di apparire rilassato. Quel gesto aveva una doppia valenza: ingannare chi non lo conosceva e lanciare un chiaro segnale a Casey, che invece lo conosceva meglio di chiunque altro. Quando era incerto su una decisione importante da prendere lasciava trasparire la propria agitazione, che manifestava irrigidendosi e dando il via ad una sequela interminabile di tic involontari. Scuoteva le braccia, la testa, alzava ed abbassava il collo. Alcune volte schioccava la lingua sul palato e sospirava oppure procedeva grattandosi una tempia in attesa di esser colto dall’illuminazione. C’erano state delle volte in cui i due avevano litigato scherzosamente, per le più svariate ragioni ed ogni singola volta Camillo si era calato in uno stato di distensione totale, assumendo una posizione rilassata; le diceva “Vieni qui bimba, non ti faccio nulla”, lei ci cascava e lui la brutalizzava a suon di coccole. Anche quella volta aveva adottato un linguaggio corporeo aperto, atto ad indicare la predisposizione a fidarsi dell’Animagus. Ovviamente intendeva tutto il contrario.
«Quindi se uccido l’agnello non dovremo più preoccuparci delle liane, dico bene?» Domandò come frastornato dalla quantità di nozioni appena assorbite, cercando di ingannare il lupo a sua volta. Evitando movimenti azzardati, sposto la bacchetta verso il lato, così da mettere sotto tiro le liane.
Quel giorno non sarebbe morto nessuno, lui e Casey non erano boia. Anche se la violenza era quantomento necessaria per risolvere la controversia, mandare qualcuno o qualcosa all’altro mondo avrebbe portato solamente guai. Camillo provava una discreta fiducia nelle istituzioni, al di là di ogni meme, era certo che le autorità scolastiche avrebbero indagato attentamente, ascoltato i testimoni e punito i responsabili di quella tragedia. Lui e Casey nel loro piccolo rappresentavano Hogwarts, ne condividevano fieramente i valori e difendevano i suoi studenti ed il suo buon nome all’interno ed all’esterno delle sue mura. Elargire la morte arbitrariamente non era uno dei principi a loro impartiti.
«E-va-nesco.»
La bacchetta si sollevò, andando a puntare l’ennesima ondata di corde di gesso in arrivo, mentre il polso compiva dei movimenti circolari continui e le sillabe cominciavano a risuonare nell’aria. Il pericolo imminente aveva la precedenza assoluta sul desiderio di mandare l’Animagus al tappeto, ma presto sarebbe arrivato il momento opportuno per vedere quella piccola fantasia realizzarsi. Breendbergh si concentrò quindi sulle liane, immaginandosi di vederle scomparire una volta per tutte e nel loro insieme, dalla punta alla base, dove era impresso il simbolo che dava loro origine. Si avvalse dell’unico incantesimo già sperimentato per eliminarle, nonostante la ripetitività stesse rendendo quella procedura alienante. Riponeva il suo ottimismo in uno scopo che andava leggermente oltre l’immediatezza, fiducioso del fatto che a poco a poco sarebbe riuscito ad estirpare il problema alla radice. Niente più stelle di David, niente più linee di gesso, così si era detto. Ammessa e non concessa l’assenza di intoppi. Aveva raggiunto il suo personale limite di sopportazione.
SYNOPSIS
Camillo riflette sulla versione del lupo e decide che fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Quando capisce che le stelle tornano a brillare, tenta di rimuovere corde e simboli, per quanto possibile. Spera di risolvere quel problema un po’ alla volta, in attesa di una rivelazione in grado di chiarire il ruolo del lupo e quello dell’agnello contro ogni ragionevole dubbio.
INVENTORY
- Bacchetta: Legno di salice, corde di cuore di drago, 10 pollici e mezzo, molto flessibile. Potrebbe chiamarla Frusta.
- Ciondolo della Fenice: chi indossa questo ciondolo, composto da una piuma di fenice e una sfera molto resistente che contiene sangue di drago ungherese, non viene percepito da alcuna creatura magica nell'ambito di gioco in cui si trova (licantropi trasformati compresi). Ha quindi la possibilità di agire indisturbato eliminando il contatto visivo con le creature magiche.
- Anello Difensivo: Protegge da danni fisici e incantesimi. Anche da Avada Kedavra, ma poi si spezza. Usabile 1 volta per Quest. [Medio sx]
- Anelli dei Gemelli (Casey) [Anulare sx]
- Mappa "Il Passaggio" [Tasca delle braghe]
PS: 170/220 ◾ PC: 141/161 ◾ PM: 189/199 ◾ PE: 19

 
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view post Posted on 24/3/2020, 23:55
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We are all immortal until proven otherwise

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profano
Casey Bell
«E allora noi vili
che amavamo la sera
bisbigliante, le case,
i sentieri sul fiume,
le luci rosse e sporche
di quei luoghi, il dolore
addolcito e taciuto —
noi strappammo le mani
dalla viva catena
e tacemmo, ma il cuore
ci sussultò di sangue,
e non fu più dolcezza,
non fu più abbandonarsi
al sentiero sul fiume —
non più servi, sapemmo
di essere soli e vivi».
Il dolore e la paura crebbero con l'intensificarsi del bagliore. La luce della Stella di Davide che roteava attorno alle sue ferite aprendole ancor di più era così forte da impedire di vedere dalle caviglie in giù. La pelle bruciava come immersa nel fuoco, ma ogni grido di lamento venne tramutato nella foga con cui pronunciò la formula magica. Fu in quel momento che, nella comunione dei due incantesimi atti alla reciproca protezione, una nuova sensazione chiara, pura, un calore piacevole le inondò il petto, come sd Camillo l'avesse appena stretta fra le sue braccia. Una piccola fiammella di speranza dopo l'ennesimo orrore di quella sera la animò donandole maggiore decisione e potenza sin nel nucleo della bacchetta. Allora finalmente gli strali di gesso e luce scomparvero da sotto i loro piedi e i loro corpi ebbero una tregua.
KC si accostò subito a Millo, si aggrappò alla manica della sua veste ma senza dimenticarsi dei presenti. In particolar modo dedicò tutta la sua attenzione al lupo trasfigurato in uomo e al suo sorrisetto. Lei non aveva detto sul serio quelle ultime parole, "altrimenti ti uccideremo noi". Non l'avrebbe mai fatto, e anche volendo non avrebbe saputo come confrontarsi con un ragazzo così grande armato di bacchetta e in grado di trasformarsi in lupo. Ecco perché, anche alla sola menzione dell'altro di assassinare il presunto animago - o come cavolo si diceva - agnello, un singulto colmo di orrore per poco non le fece rigettare tutto il purè con cui già Camillo aveva tentato di soffocarla a cena.

«No.»

Qualcosa mosse le sue labbra. L'istinto? L'anima pura e benevola? Il ricordo, perlopiù. Non vi era modo di ragionare, nemmeno per un attimo, ma trasalì per un brivido cogliendo un déjà-vu: le veniva chiesto di uccidere, un innocente davanti a lei, fantoccio di ogni brutalità e scherno, un tentativo di traviare con l'inganno il suo già primitivo senso di giustizia. Era già successo, era già caduta in quella trappola, ma non sapeva dove e quando.
Alzò la bacchetta e la puntò dritta al naso del predicatore. Aveva la sua più completa attenzione, accompagnata dal pericoloso galoppare del sangue nelle vene delle tempie. Non sarebbe successo di nuovo - non sarebbe successo, punto.
Ciò davanti a cui l'uomo li aveva posti appariva come un tremendo bivio: morire o uccidere. Predicava la loro ostinata visione in bianco e nero ma lui non era da meno, e questa cosa la fece incazzare più del dovuto. Se i ruoli erano capovolti allora l'agnellino si nascondeva proprio bene, e lui era un pessimo paladino del bene sotto copertura.
«Dimostralo» disse simulando il tono ordinatorio da lui usato poco prima. «Non crederai che ti daremo retta in questa maniera. Avresti potuto ucciderlo in tutti i modi possibili, e adesso vuoi che lo facciamo noi? Qual è il tuo scopo?»
La rabbia le cuoceva la testa, le faceva tremare le dita e sbattere il cuore nella gabbia toracica. Quel trauma diceva la sua, e riappariva sornione in quel sorriso venefico. Nei suoi occhi da lupo fittizio captò una scintilla, come se quell'uomo, il tempo e il mondo stesso le riproponessero sempre lo stesso fotogramma in loop nei sogni e nella realtà per farla cedere agli istinti più paurosi dell'ego. Era la sua mania del controllo che parlava? Che la voleva tutta per sé? "Distruggi ogni possibile minaccia, spargi il sale su ogni centimetro di terra al fine di non vedere risorgere più nulla, radi al suolo una città intera per far fuori pochi ma pericolosi malviventi".
Reagì in preda all'ira. Il movimento si compì d'istinto, come se la sua bacchetta fosse una racchetta fremente nell'aria in attesa di fare il servizio. La punta partì dall'altezza del naso, davanti a sé, per poi lanciarsi in avanti, dritta all'impugnatura dell'uomo-lupo. Il braccio si tese di fronte a lei, in perfetta linea col Nocciolo e scandì una prima sillaba: «Ex-». Come l'accensione di un motore essa avrebbe dato il via alla partenza del colpo, e il resto della formula, fermo il braccio, lo avrebbe completato: «-pelliarmus!»
La bacchetta del lupo era un pericolo. Lui, la sua parlantina manipolatoria erano un pericolo. Se avesse dovuto parlare avrebbe solo dovuto rispondere a quanto lei gli chiedeva, senza potersi muovere, senza potersi difendere, senza potersi opporre. «RISPONDI, BASTARDO!»
SYNOPSIS
Il dolore è intenso, ma la magia protettiva attuata da lei e Camillo le fa recuperare in qualche moo speranza e forze. Liberata e rimessasi in piedi si avvicina a lui, ma le parole dell'uomo-lupo diventano trigger di qualcosa di molto profondo e ormai quasi dimenticato. Si tratta di un riferimento alla quest di casata "I Sogni son Desideri... Oppure no?" fatta da Casey quando aveva undici anni, dove aveva vissuto un scena molto simile. Ciò le basta per andare via di melone, e a reagire d'impulso accanendosi contro l'uomo. Intende disarmarlo per togliergli la possibilità di attaccarli e per costringerlo a spiegarsi meglio.
Ferite alle caviglie provocate da liane magiche.
INVENTORY
Bacchetta (Legno di Nocciolo, piuma di civetta bianca, 2 gocce di sangue di Mooncalf, 10 pollici, Flessibile): il legno di nocciolo percepisce l'acqua nel sottosuolo; [in tasca]
Borsetta in cuoio a tracolla piccola e leggera;
▴Il suo consueto pacco di caramelle: piperille, api frizzole, bacchette alla liquirizia, crostatine canarine, fra cui anche la Caramella d'Illusione; [nella tracolla]
Detonazioni Deluxe rosso-oro (x2); [nella tracolla]
Orecchie oblunghe; [in tasca]
Anello dei gemelli (Camillo); [al dito]
▴Consueto Anello a forma di Testa di Leone con Diamante incastonato e Medaglione Dorato. [al dito e al collo]
PS: 86/121 ◾ PC: 45/65 ◾ PM: 78/88 ◾ PE: 4,5

 
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view post Posted on 27/3/2020, 18:15
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Non spegnerti, fiammella. Non ora.
Allo sfinimento, all'ultimo bagliore, potrai correre, correre via. Lontano dal tempo che tutto vede, lontano dal sortilegio che ti contiene. Non spegnerti, fiammella; il ragno è imprigionato,
e del suo operato non resta che una ragnatela già sfilata.
Io ti invoco, Fiamma Eterna.
Io ti invoco, all'eco dei giorni e delle notti.
Non spegnerti, fiammella.
E divorali, divorali entrambi, divorali tutti.


Sulla superficie di una scacchiera non aleggia alcun dubbio: il bianco da un lato, il nero dall'altro; è il candore che si veste di neve, di fiocchi, di cristallo, la Regina che avanza vestita di biancospino, i petali luminosi di una corona che compie il suo prezzo; è il buio che diventa mistero e negligenza, l'oscuro assoluto, nell'accezione mai di male, ma di opposto, di necessità, di virtù, mentre il Re si bagna di inchiostro e parole e così avanza, un passo dopo l'altro. Un intreccio, il Bianco e il Nero. Un contrasto che si esprime in unione, l'abbraccio indomito, l'eterea danza di pedoni e pedoni, la freccia scoccata di un Alfiere in diagonale, la Torre che accoglie e tutto vede. Dall'alto, sempre più in alto, dalla cima di un mattone dopo l'altro, dalla vetta di una Battaglia destinata a percuotersi e percuotere, infinita.
«Così si compia la volontà del Bene.»
Una scintilla, la frase di un salmo, un soffio a fior di labbra. Il Lupo si portò indietro, appena un passo, e la sua mossa fu presto chiarificatrice; respinse in un battibaleno l'assalto di Casey, e la guardò a lungo, come una preda, come una scelta, non più come una vittima. Uno sguardo indagatore, il baluginio delle liane vicine a rischiarare due occhi come pozze d'acqua, infine il Nero. Sulla scacchiera, la partita giungeva al termine, e il Lupo, il Nero, il Buio, anche tutto quello decretava il suo ultimo incontro. Indice e pollice giunsero ad un leggero contatto, uno schiocco soltanto e le liane in avvicinamento si bloccarono: in parte cancellate dall'ennesimo colpo di bacchetta di Camillo, per il resto scomparse nel nulla. Là dove tutto apparteneva, anche quel sortilegio incauto poneva il compimento ultimo. Le Cucine si liberarono di una morsa che non potevano più contenere, le torce alle pareti si accesero e fu luce, fu visione d'insieme, fu chiarezza. «Sono loro, David.»
Chiamò così, la voce diversa, nuova, viva più di quanto non fosse apparsa fino a quel momento; il Lupo sorrise per la prima volta, e la bocca si screziò di una gentilezza che sapeva di poter governare per bene. La gabbia si spalancò di getto, le sbarre si eclissarono al bagliore delle fiamme alle pareti, e in quel luogo così in solitaria, anche l'Agnello saltò via. Un passettino, un balzo velocissimo, infine si piegò su se stesso, belò ancora e un'ultima volta, infine si contorse. L'Agnello, il Bianco, la Luce, anche tutto quello decretava il suo ultimo incontro. La lanugine si ritirò sulla pelle, il busto si piegò sotto una presa sempre più insistente, infine le lunghe orecchie furono vinte dalla trasformazione in atto e pochi attimi dopo, non più inerme, un ragazzo dai capelli biondi come l'oro, gli occhi color mandorla e un viso a punta, apparve nella stanza. Si riscosse dal torpore cui era stato costretto, si portò le mani alle ginocchia e poi sopra, fino al petto, vestito com'era di una divisa scolastica, color verde-argento. Quando parlò, la voce fu rauca in principio. «Scacco matto.»
Spostò l'attenzione su Casey e Camillo, insieme, e soltanto alla fine sorrise a sua volta; si rivolse all'amico, al Lupo, e gli si avvicinò, stringendogli il braccio in un gesto d'affetto. «Stavi per farmi fuori, Samuel. Se non avessero agito come da programma, l'avresti fatto.» C'era una nota divertita, sul volto del ragazzo. L'avambraccio era punteggiato di scarlatto, ad indice di una ferita che non si era ancora rimarginata. Tornò su Camillo.
«E tu, ragazzo, mi hai punto per bene!»
C'era molto, dietro quelle parole. Una partita disputata, un gioco vinto, ma gli Scacchi esigevano chiarezza. Da sempre, fin dalla prima mossa. I due Animagi si osservarono brevemente, lì nelle Cucine. Ai loro piedi, la Stella di Davide era sparita. «Vi abbiamo seguiti per mesi, ragazzi. Il mio nome è David, appartengo alla Casata di Salazar. Lui è Samuel, Corvonero.» Un cenno del capo, le bacchette riposte nelle tasche, l'uno e l'altro. Non c'era minaccia, non più. Se Camillo e Casey avessero deciso di ascoltare, allora avrebbero proseguito. Il Lupo, Samuel, prese la parola.
«C'è di più, in questo Castello. Segreti che possono fare la differenza, scelte che possono avere valore. Era una prova, per voi. Perché nel bene e nel male, fra il paradosso degli opposti, il Lupo è il Cattivo, il Buio è il Male, mentre l'Agnello è il Buono, la Luce è il Bene.» Sorrise. «Stronzate Indicò alle sue spalle, là dove una porta era appena apparsa. «In questa lotta, in questa vita, non c'è confine. Potevate agire in un modo, scegliere il percorso più facile e il più scontato, invece avete atteso, contro ogni ragione. C'è dell'altro, e potete fidarvi, adesso.» Una pausa, veloce. «E seguirci oltre quella stanza. Non c'è pericolo, ma c'è verità.» Così facendo, Lupo e Agnello cominciarono ad avanzare, senza aggiungere oltre per quel momento. Non si volsero indietro una sola volta, attraversando la porta alla parete; si compiva una scelta, per Camillo e Casey: andare avanti, verso una spiegazione con tutta probabilità; oppure tornare indietro, a loro discrezione, dimenticando tutte le stranezze della sera.

Un ultimo passo, un'ultima mossa.
Scacco matto.


La vostra avventura finisce qui.
Sono state testate la vostra predisposizione al Bene, la vostra capacità di lucidità in situazione critiche, la vostra scelta là dove ogni contesto suggeriva opposizione, la vostra affinità, la vostra determinazione, la vostra volontà di spingervi oltre anche in battaglia;
e ce l'avete fatta, Camillo e Casey.
Aprirò nella Stanza delle Necessità, potete seguire i due personaggi,
non occorre post di chiusura qui.
 
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33 replies since 6/4/2019, 08:27   1022 views
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