«You must believe in spring»KC▴Prefetto▴14 anni▴Quinto Piano«Toh, tutto tuo. Bigiotteria da quattro soldi.» La Bell ridacchiò fra sé e sé. Quell'anellino l'aveva comprato da un'ambulante a Diagon Alley a qualche falce, puro acciaio smaltato. Non era per nulla una perdita. La bestiolina lo acciuffò lesta con la zampa e se ne tornò in fondo allo scaffale per annusarlo. Era stato troppo facile, anche se le due ragazze non potevano rendersene conto. Dopo pochi secondi il cucciolo di snaso apparve piuttosto indignato, e gettò via l'anello come se fosse uno scarto di cibo da destinare al pattume. Doveva trattarsi di un vero intenditore di gioielleria per comportarsi in quel modo. La grifondoro, incredula, roteò gli occhi e assunse un'espressione piuttosto aggressiva. «Insomma, ben ti sta! Mi hai rubato qualcosa di molto prezioso per me. E adesso ridammelo!» Catapultarsi sulla vetrinetta non fu una mossa del tutto saggia. Casey si beccò l'angolo di uno scaffale sulla fronte, e la creaturina, sentitasi minacciata, scappò trafelata verso Gwen. Aveva distinto, insomma, il poliziotto buono da quello cattivo. La tassorosso si era persino prodigata nel prestargli cure, la grifondoro pretendeva da lui ciò che i vizi non gli consentivano. Così egli fece un saltello e si inerpicò su per il braccio della sua infermiera, arrivandole fino alla spalla per annusarla meglio. «Ma guarda un po'. Che caro» disse il neo-prefetto con tono leggermente amaro. Poteva esserci però un lato positivo in quella faccenda. La catenella argentata continuava a oscillare dal marsupio peloso, scintillando sotto lo stretto fascio di luce proveniente dall'uscita sopra di loro. «Sì, Gwen, distrai quel coso...» Si avvicinò con passo cauto e silenzioso, allungò la bacchetta fino alla creaturina intenta a fare amicizia con Gwen e ne infilò la punta sotto la catenella. Con un movimento rapido gliela strappò dalle zampine che vanamente avevano cercato di trattenerla, e l'afferrò con la sinistra sotto il suo sguardo truce. «A-ha! Se ci provi di nuovo ti trasformiamo in un pappagallo, e non intendo l'uccellino.» Si riagganciò la catenella al collo e guardò divertita l'amica. Finalmente erano riuscite a districarsi da quella fastidiosa situazione. «Potremmo comunque portarlo su con noi, che dici? Magari gli farà bene stare in superficie.»
L'apertura sul parco di Hogwarts era fondamentalmente un buco nel terreno ricoperto dai rami di arbusti secchi e spinosi. Mai nessuno sarebbe andato a ficcarci la testa dal prato, si trattava di una sezione piuttosto impervia del giardino. Una decina di tentativi con l'Incantesimo Tagliuzzante riuscirono ad aprire loro un varco, e Casey fece sbucare il capo ossigenato da quella che aveva tutta l'aria di essere la cavità della base di un grosso tronco di quercia. Ci aveva visto giusto, erano finite proprio dove si aspettava. Qualche giorno prima aveva sondato la zona per essere sicura di non far finire l'amica su un pendio scivoloso o in mezzo al Lago Nero. «Pare che qui non ci metta piede nessuno da un po' di tempo.» Fuoriuscì dalla terra con una certa difficoltà, e dopo essersi ripulita le mani sulla divisa aiutò Gwen a fare altrettanto. Non appena la ragazza fu in piedi gli arbusti si intrecciarono nuovamente, nascondendo ancora il passaggio. Nemmeno il tempo di respirare a pieni polmoni l'aria pulita, e Casey andò spedita dietro l'albero chiedendo all'altra di aspettarla ferma, immobile, e di non sbirciare. Tornò dopo pochissimo, la bocca piegata in un sorriso che stentava a trattenersi e le mani unite a coppa davanti a lei per portare un grosso bocciolo chiuso di ninfea. «Per te! Prendi.» Ammiccò a Gwen e le porse il fiore facendo attenzione a non sgualcirne i petali delicati. Gli occhi della Bell tradivano la sua eccitazione. «Mi ha aiutata Camillo a impacchettarla. Spero ti piaccia, altrimenti... be', spero che Marcabrù non se la mangi.»
«You must believe in spring»KC▴Prefetto▴14 anni▴Quinto PianoCasey voleva un gran bene a Gwen. I suoi sentimenti però non si esprimevano tanto a parole bensì in continui tentativi di coinvolgerla nelle sue bizzarrie. Tra l'altro non si apriva molto, e di conseguenza reputava il legame con la Tassorosso siglato da un patto implicito: parlare delle proprie sfighe da orfanelle era superfluo, sarebbe valso solo a rendere ancora più gravoso il macigno che pesava sulle loro vite. Si vedevano per vivere e ridere, punto e basta. Tutto ciò che andava oltre Hogwarts non esisteva, tutto ciò che c'era stato prima di Hogwarts non era mai esistito. Arrivavano momenti però, nel cuore della notte o nei minuti morti dei pomeriggi, in cui la Grifondoro rifletteva, parlava con se stessa, e si rendeva conto di non essere l'interlocutrice di cui aveva bisogno. Ma chi poteva ascoltarla e comprenderla, chi poteva darle un parere e un conforto senza commiserarla? Solo qualcuno che sapeva, proprio come Gwen. Solo qualcuno il cui approccio dolce e gentile con gli altri non si sarebbe estrinsecato in un affetto mieloso e affettato nonostante l'argomento. La puffola, o sarebbe meglio dire Marie, emanò un verso stridulo sorpresa da quella nuova e inaspettata situazione. Tutt'altro che spaventata cominciò a fare amicizia con Gwen, e Casey a quella vista sentì il petto scaldarsi. «Credo che mangi insetti, ma secondo me se gli rifili qualche caramella non la rifiuta» disse. Era felice di tutta quella contentezza ma, adesso che la superficie le accoglieva nuovamente il nervosismo trattenuto fra le mura polverose del passaggio segreto richiedeva di emergere anche dalla sua gola. «Ascolta...» Mise da parte mentalmente la creaturina, forse in maniera un po' brusca e rendendo il gesto del regalo un po' simile a un baratto, anche se non era sua intenzione. «Tu sai qualcosa dei tuoi genitori?» La domanda non voleva essere invasiva bensì il preludio di una confessione. In effetti la sua intenzione non era quella di forzare l'altra a parlare. Si era già immaginata di ascoltare il silenzio di Gwen o a vederla andarsene con la puffola su una spalla, e dato che questa visione non le piaceva non attese risposta e si catapultò nel suo discorso, costringendo Gwen, volente o nolente, a rimanere. «Sono riuscita a frugare nell'ufficio della Madre Superiora e ho scoperto qualcosa sul mio conto. Non è molto, solo il paese da cui probabilmente provengo e la persona che mi ha portata in orfanotrofio.» Fece una breve pausa per osservare la reazione dell'altra. «Voglio andare lì e cercare questa persona, sono decisa, ma...» sospese la frase e tornò ad osservare per qualche attimo Marie. «Ho paura di ciò che posso scoprire.»Adoro questa firma
«You must believe in spring»KC▴Prefetto▴14 anni▴Quinto PianoCome si aspettava, Gwen rimase in silenzio di fronte alla sua domanda. Sebbene lo avesse tenuto in considerazione un po' le dispiacque, per paura di non essere per Gwen ciò che invece Gwen era per lei ma, soprattutto, perché non desiderava renderla triste. Un argomento così delicato si sfiora solo quando ci si sente pronti. Ma Casey era pronta? «Mi sono chiesta tante volte quale fosse la soluzione migliore» disse. «In certi momenti sento un forte bisogno di andare e di sapere, in altri come ti ho detto ho paura e non preferisco non sapere.» Si rese conto dello sguardo basso della Tassorosso, concentrato su una Marie nell'atto di scoprire nuovi sapori. Abbassò di conseguenza il suo, avvolgendosi in un velo di tristezza e imbarazzo, ma continuò a parlare. Adesso che la sua porta era stata aperta era inutile richiuderla. «Ho riflettuto spesso sulla possibilità che i miei non esistano più, o che magari siano dei...» Drogati? Barboni? Mostri di qualche tipo? Possibilità infinite che faceva fatica a nominare. Di sicuro Gwen avrebbe completato da sola quella frase. In tal caso, era da reputarsi lo stesso un guadagno? Quale trofeo avrebbe vinto e portato a casa se non avesse trovato niente? Quale invece se la verità non avrebbe rispecchiato un dolce sogno simile a quelli che in passato popolavano le sue notti di bambina? «Come una delle nostre avventure» ripeté. Sorrise al prato, ancora con gli occhi bassi ma rivolti ai ricordi. «Dici che devo seguire l'istinto? E se poi...» si fissò su un sasso. «No, non voglio pensarci.» Sentiva che Gwen aveva ragione. D'altronde viaggiare era pure sempre un'avventura, e l'unico viaggio fatto da sola coincideva di anno in anno con l'andare e venire da Hogwarts sull'Espresso. «L'unica cosa a cui voglio pensare adesso è che è primavera. Come possono andare male le cose in primavera?» Sotto il suo velo di tristezza, adesso lo sguardo di Casey volgeva nuovamente al volto dell'amica illuminato dai raggi del sole. L'affermazione, per quanto fuorviante potesse essere, nascondeva una piccola fiammella di speranza in un risvolto positivo. Finché la speranza esiste persino le brutte notizie sono in grado di darci dei buoni motivi per continuare a crescere, in alto, verso la luce del giorno. Casey si distese così sul prato. Le braccia incrociate dietro la testa, il cielo di un azzurro intenso dietro le fronde verdi degli alberi scosse dal vento. Gettò via i pensieri, li sotterrò sotto l'erba e le zolle di terra nel prato di Hogwarts. Al momento giusto, come diceva Gwen, l'istinto l'avrebbe guidata. «Infatti, secondo te da dove l'ho presa la mia sciattaggine? Da quei troll dei miei genitori.» Trattenne uno sbuffo di risa. «E a giudicare dalla nostra somiglianza, io e te potremmo essere persino parenti, trollina.»