La Morte e la Fanciulla, Privata

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The Death and the MaidenCasey Bell▴14 anni▴Madama PiediburroForse avrebbe dovuto continuare a controbattere e far valere i suoi ideali, ma più la Obraztsova andava avanti, più Casey si rendeva conto che sarebbe stato inutile. Se c'era una cosa che aveva imparato dalle suore, era che ai vecchi era fin troppo difficile far cambiare idea. Erano vissuti e cresciuti nelle loro convinzioni, e raggiunta una certa età non avrebbero mai mollato l'osso di fronte a una quattordicenne. Considerata la scusa, se non il diritto, di poter usare la carta della saggia vecchiaia, nulla avrebbe potuto spezzare il loro orgoglio. E avevano fin troppa esperienza alle spalle che li rendevano dei gran maestri in quanto a zittire i loro interlocutori, seppur nelle maniere più stupide, reclamando rispetto.
La sigaretta si consumava in cenere senza esser consumata, tanto la ragazzina era concentrata nel discorso. Guardava la donna con un misto di compassione e rabbia, e stringeva i denti ogni volta che le sue parole sfioravano ciò che per lei era il ridicolo. Avrebbe proprio voluto far assaporare al povero Rufus, almeno per un giorno, la vera libertà, nonostante lui istesso fosse un vecchio ormai fossilizzato in quello stile di vita. La schiavitù - perché di quello si trattava - non era un onore.
«Forse dovrebbe essere lei meno estrema. Definire un lavoro solo un servizio potrebbe sviare chi l'ascolta e fargli intendere l'esatto contrario di ciò che lei intende dire, sempre se...» Giocare col sarcasmo era l'unica cosa che avrebbe potuto fare senza attirare l'attenzione dell'intero Madama, dato lo stato in cui si trovava.
«E' stato davvero lodevole da parte sua lavorare nonostante non ne avesse bisogno. Credo sia necessario impegnarsi in qualcosa anche se si ha la possibilità di avere la pancia sempre piena. Fa parte della dignità della persona il lavoro, ed è per questo che deve essere rispettato».
Rimase col filtro fra le dita, scurito dal fumo, e lo gettò dentro la tazza vuota. Le fregava poco di fare bella figura di fronte a quella donna. Non si trovava da Sinister, dunque non doveva nemmeno forzare il sorriso, controllare la sua mimesi facciale per non farle comprendere quanto non la sopportasse o parlare lentamente per evitare l'abitudine di infilare in mezzo alle frasi un'esclamazione volgare. Ciò nonostante - e nonostante l'orgoglio, soprattutto - non era per nulla intenzionata a dar spettacolo in mezzo a un localino per innamorati denunciando la Obraztsova di schiavismo.
«Ovviamente sono d'accordo con lei sul fatto di incoraggiare gli altri a migliorare nel loro lavoro» disse cercando vie più diplomatiche. «Bisogna però avere anche l'intelligenza di capire chi sia il vero artefice del danno quando se ne incontra uno, altrimenti si rischia di far sembrare il richiamo più uno sfogo personale che un incoraggiamento». Vie più diplomatiche per punzecchiarla meglio.
Odio e rabbia blandivano le sue pupille come fuochi. Vibravano in mezzo al verde delle iridi, per l'impossibilità di esprimersi come avrebbero voluto. Un muscolo tendeva parte del labbro superiore verso l'alto mentre la lingua tentava di concentrarsi sul sapore amaro lasciato dalla sigaretta.
«Comunque ho gradito il tè». La guardò con un sorrisetto sfacciato. «Credo che le manderò un gufo coi biglietti del ballo».
L'espressione che aveva sul volto voleva fare intendere ad Ekaterina che provava pietà per lei. Se ne sarebbe pentita, anzi, si sentì quasi subito in colpa per quell'accenno. Non era sua abitudine usare simili vili armi quando qualcuno parlava delle proprie debolezze. Sapeva che l'avrebbe ferita - almeno solo così poteva credere Casey, e non che anche quella fosse una messa in scena - e l'aveva fatto, gioendo sul momento, sentendosi i pugni pieni di forza in propulsione; ma la battaglia in atto fra l'orgoglio e il suo senso morale, ebbe luogo sul suo volto sprezzante, che si graffiò di rosso.



Edited by Keyser Söze. - 19/10/2019, 14:40
 
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Ekaterina ObraztsovaRussia87 anniPurosangueNeutrale MalvagiaMinisteriale V Livello L'anziana si lasciò andare ad una moderata risata quando sentì l'allusiva battuta della giovane. « Forse ha ragione, eppure sono sempre stata restia a definirlo in altro modo.»
Con un sorso delicato finì la tazza di tè e poi si fece improvvisamente seria.

« Lei è giovane, molto, ma questo non fa di lei un'interlocutrice meno severa. Sa, io a 18 anni entrai a lavorare nella Cancelleria Tedesca, dieci anni più tardi fui la prima e più giovane donna a ricoprire una carica di comando. Entro i trentacinque servivo il mio paese a stretto contatto con il Cancelliere.» poggiò i gomiti al bordo esterno del tavolo e strinse le mani a capanna davanti al volto « questo non per dire quanto io sia stata brava ma per dire che è ora che deve intraprendere la strada che vuole percorrere e usare le sue, sicuramente non limitate, energie per ottenere ciò che merita. È ora il momento di scegliere. » separò le mani ed una andò a sfiorare, giocando con le dita, i giri di perle che aveva attorno al collo.

« L'adolescenza è un periodo certamente turbolento. Ma, spero mi perdonerà Casey, cosa vuole fare? Cosa vuole raggiungere? Lei è una ragazza orgogliosa, lo prenda come un complimento, e, so per certo, sotto uno spesso strato di dubbi e di incertezze c'è un'energia che deve sfruttare appieno e solo lei può farlo. » la serietà si era macchiata di lugubre dolcezza, trasudava un interesse famelico da dietro quelle parole: un'irrequietezza febbrile e ansimante.

Rufus aveva seguito a lungo la ragazza e aveva fatto un resoconto piuttosto preciso circa le sue frequentazioni. Eppure non aveva ancora un'idea chiara, un'immagine definita su di lei.
Tutto ad un tratto si fece riflessiva « E se le dicessi che potrei offrirle un lavoro estivo, del tutto onorevole, di tutto rispetto e fiducia? » attese in silenzio un attimo affinché la frase penetrasse « Mi ha detto lei che non ha un soldo, sono disposta a pagarla il giusto e non sarà qualcosa di al di sopra delle sue capacità, tanto per escludere fin da subito il rischio che si fraintendano i miei incoraggiamenti con… sfoghi personali. Se rimanessi soddisfatta, come sono sicura sarò, potrei anche aiutarla, qualora le servisse, con una qualche referenza presso un datore di lavoro a lei più congeniale: il mio parere, in molti ambienti, è ancora tenuto in gran conto. »

In questa maniera avrebbe avuto modo di studiare Casey con più attenzione, con maggiore cura, e fare in modo che anche quest'ultima imparasse ciò che era necessario sapere su Ekaterina. Avrebbe disseminato di informazioni parziali, indizi, sospetti, e avrebbe forzato la giovane mente; non sarebbe stato facile ma doveva provarci: era la sua ultima possibilità. Sentiva il proprio orologio ticchettare al polso e, al ritmo della lancetta dei secondi, la sua mente lavorava febbrilmente progettando tutto con determinazione. D'altronde, si diceva, se Casey sopportava lavorare in ambienti come Sinister e la Testa di Porco non sarebbe stato così problematico ed impegnativo avere a che fare con lei.

Gli occhi azzurri si erano fissati numerose volte sulla giovane: ne avevano analizzato i tratti violenti e asciutti, avevano cercato somiglianze familiari, trovando risposte chiare a domande che si era fatta negli ultimi dieci anni. La giovane avrebbe reagito con sdegno? Era tesa, preoccupata, e si lasciò, brevemente, distrarre dalla gente nella saletta. Si erano avvicendate coppie, si erano susseguiti avventori ma, concentrata com'era stata, non se ne era accorta: loro rimanevano lì, loro erano lì come due cani che si contendono un minuscolo pezzo di carne, a discutere e a controbattere per un'invisibile vittoria che avrebbe potuto cambiare, per entrambe, presente, passato e futuro. Ekaterina sapeva, come aveva sempre saputo, l'importanza di un nome ed era il momento che anche la cosiddetta "Casey" lo scoprisse.

« Le sarei immensamente grata » disse accennando una delicatissima riverenza con il collo « saprò sdebitarmi »

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The Death and the MaidenCasey Bell▴14 anni▴Madama PiediburroL'ombra che la soddisfazione aveva proiettato sul suo volto - accuratamente nascosta per dare maggiore concretezza alla pietà che voleva lasciar trasparire dai suoi occhi - cominciò a dissiparsi scoprendo un certo stupore, e anche la delusione per non aver scoperto nella voce di Ekaterina nemmeno un fremito di risentimento. Almeno all'apparenza, non una delle sue parole era riuscita a colpirla; ma Casey si era detta di pazientare, di non dare in escandescenza per una simil cosa, altrimenti sarebbe stato come concedere alla vecchia lo scacco matto.
Ekaterina, di gran lunga più esperiente di lei, giocava un'altra tattica: ad ogni frecciatina della piccola lanciava un piccolo amo, e piano piano la quantità di vermi succulenti da divorare aumentava. Intorbidiva l'acqua con una finta generosità, disseminava molliche un po' a destra e un po' a sinistra per evitare che il cervello del piccolo pesce riuscisse a concentrarsi su una cosa per volta in maniera completa.
Così KC si ritrovò ad aguzzare incredula lo sguardo quando le venne chiesto "cosa volesse fare da grande", e a boccheggiare dallo stupore quando le venne offerto un lavoro. Lo shock che il repentino cambio di argomento aveva causato non le fece nemmeno porre la lecita domanda se quell'offerta fosse il vero scopo dell'incontro o un mero moto di compassione verso di lei, che aveva appena detto di non avere un soldo. Di sicuro, qualsiasi intenzione Ekaterina avesse, aveva orchestrato tutto per bene.
«Io-» Si bloccò sul pronome, cancello che dava su un palazzo di insicurezze. Una simil domanda a bruciapelo, se pronunciata da una donna che ha appena raccontato della sua strabiliante e prematura carriera politica, mette addosso un po' di terrore quando non si hanno le idee ben chiare. Non da meno, nonostante l'irrevocabile astio, l'ammirazione verso un tale successo le aveva fatto abbassare i toni. Persino lei, che tanta poca autostima possedeva - o forse proprio per questo -, era attratta dal prestigio e dall'ambizione.
«Credo... che potrei continuare nel campo della pozionistica» disse senza confessare l'idea che si trattasse dell'unica materia in cui si sentiva portata. Forse detta con quel tono la frase poteva risultare un po' arrogante, ma l'orgoglio non le avrebbe permesso né tentennamenti né indecisioni di fronte ad Ekaterina. «Ancora la strada è lunga e sono solo all'inizio del mio percorso. Devo scegliere le materie caratterizzanti del terzo e vedere cos'è più affine alle mie capacità e ai miei desideri» scrollò le spalle.
Senza dubbio era stato toccato un nervo scoperto. Gli occhi della piccola vacillarono fra la cenere delle sigarette e le tazze vuote. Un piccolo tuffo al cuore aveva segnato un velo di contentezza, illuminando sclere di umida speranza. Non si trattava del lavoro a stretto contatto con la vecchia - per Dio, avrebbe volentieri cambiato strada ogni qual volta l'avesse incrociata in giro da quella volta! - ma della referenza. Da tempo ormai l'oggetto principale delle sue ansie era l'arrivo imminente della maggiore età, che nel Mondo Magico era addirittura un anno prima rispetto a quello Babbano. Si sarebbe dovuta mantenere da sola senza contare più sull'appoggio dell'orfanotrofio, e trovare un posto in cui stare nei periodi in cui non andava a scuola. Tale pensiero aveva spodestato dal trono del suo cervello ambizione e desiderio di fare ciò che realmente le piaceva: un lavoro valeva un altro, pur di permettersi da vivere. Quindi, se avesse fatto un buon lavoro estivo, ed Ekaterina avesse mantenuto la parola rendendosi sua referenza, forse non solo avrebbe trovato di che fare, ma sarebbe riuscita anche a spingersi un po' più in alto. Sarebbe stato possibile? Sarebbe stato lecito? Non avrebbe tollerato una raccomandazione, ma una referenza... sarebbe stata un ottimo aiuto.
«Di che lavoro si tratta?» chiese con pacatezza. Per quanto non fosse abituata a contenersi non era ancora riuscita a togliersi l'impaccio dell'orgoglio - forse non era il caso. Ci tenne a non lasciar trasparire le sue emozioni, che presero allora a mordicchiarle le narici e le punte delle dita.

 
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view post Posted on 7/1/2020, 16:50
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Ekaterina ObraztsovaRussia87 anniPurosangueNeutrale MalvagiaMinisteriale V LivelloLe domande agitarono il pelo dell'acqua come il sasso che cade in un laghetto. Ekaterina guardò le onde rincorrersi nella mente della giovane, affrettarsi verso gli occhi colmi di perplessità e fiorire, sulle labbra, come una singola, tremolante, sillaba.
La soddisfazione dell'anziana crebbe perché seppe che aveva colpito nel segno. Dunque attese, coltivando in silenzio la propria gioia, prima di incalzare, dolcemente, con un sussurrato: « Lei..? »
Ed ecco, dapprima tentennante, poi pian piano espressa in un crescendo d'orgoglio e di sicurezza il disegno del suo futuro. Uno sguardo di tenera ammirazione sorse negli occhi dell'anziana. Non tanto per il pragmatismo della giovane, né per la familiarità della materia, più per la naturalezza con cui era sgorgata. Probabilmente era una delle passioni giovanili che sarebbero state seccate alla prima gelata, i velleitari sogni su cui i giovani fondano molte delle loro aspettative per il futuro. Aspettative… come se al mondo intero possa importare qualcosa della vita o della morte di qualcuno, come se possa essere di qualche interesse per la comunità il benessere e le aspettative di chicchessia.
« Apprezzo le persone con i piedi per terra, mia cara. » fece con tono pratico « le difficoltà ci saranno sempre, anche per coloro che, come noi, prevedono tutto. » poi si fece pensierosa per un istante « Le ho detto che il mio compianto marito era un pozionista di una certa fama, vero? Faustus era bravo, talentuoso, geniale perfino. » sorrise di nuovo « Lei ed io andremo molto d'accordo, ne sono convinta: è una giovane pratica, concreta. È ciò che cerco e ciò che mi serve. » disse soddisfatta, come chi parla dopo un acquisto definitivo.
Di che lavoro si trattava? " E chi lo sa con certezza " si disse. Certo non poteva dirlo così alla giovane, doveva darle qualcosa di pratico, di tangibile.
« Dovrà aiutarmi con la catalogazione di alcuni documenti e la formazione di un archivio. » si fermò un attimo « Non le nascondo che sarà, indubbiamente, un lavoro piuttosto noioso » alzò la borsetta dal pavimento e se la poggiò in grembo. Poggiò il programma della Wigmore Hall con una fotografia immobile di alcuni musicisti stampata sulla destra del foglietto A5 mentre, sulla sinistra, c'era scritta la presentazione: "Schubert, Der Tod und das Mädchen D 531; Op. 7, No. 3 - The Death and the Maiden ". Al programma seguirono a ruota alcuni oggetti: un paio di occhiali con la montatura in oro e tartaruga, un piccolo astuccio in pelle nera e un pacchetto di sigarette, dall'incartamento verde acido con immagini truci sopra ed alcune scritte in italiano, ancora chiuso, poi si fermò.
« Principalmente documenti di famiglia di scarso interesse, qualche lettera, magari potrebbe trovare un qualche appunto di mio marito sulle pozioni. E chissà, potrebbero essere scoperte remunerative » gettò la testa all'indietro in una risata sonora. Avrebbe preso i fogli da catalogare da un qualche archivio già sistemato così da sapere perfettamente cosa sarebbe passato per le mani della giovane. Qualora non ci fosse stata lei stessa a seguirla avrebbe fatto in modo che lo facesse Rufus.
« Cosa ne pensa? » chiese con tono innocente, cinguettante. « Per quanto riguarda i requisiti non ho molte pretese: basta che sappia leggere e scrivere, un briciolo di memoria ed un po' di sale in zucca. Lei che orari segue a Sinister, quante ore fa giornaliere? » fece a bruciapelo ma poi continuò senza attendere la risposta, stava pensando ed andava a ruota libera « Io sono estremamente flessibile per gli orari e la durata dell'incarico purché venga fatto entro la fine dell'estate . Se desidera terminare tutto il lavoro in una sola tornata, per quanto mi riguarda, posso metterle a disposizione alcune stanze cosicché possa lavorare e dormire comodamente senza evitare troppi spostamenti, e certo non sarà un problema per la cuoca preparare tre pasti al giorno anche per lei » poi aggiunse, acida, prima di continuare « e se anche fosse un problema non dobbiamo preoccuparcene, Rufus saprà convincerla; se preferisse trovarsi un albergo vicino alla Casa penso che la campagna inglese possa offrire degli ottimi ostelli. D'altro canto se preferisse invece dilazionare in più sessioni giornaliere e volesse tornare… dovunque abiti non c'è alcun problema: in Inghilterra siete forniti di ottime linee ferroviarie e la mia casa non dista troppe miglia a piedi da una stazione. » sorrise « o, se si fida, posso farla accompagnare da un Elfo ma… solo occasionalmente perché Rufus è molto occupato a seguire i miei impegni e dubito riuscirebbe a star dietro anche ai suoi orari. »
A quel punto si concentrò nuovamente sulla borsetta, che, dal fermaglio tipico, poteva essere identificata come una Launer. La pelle nera lucida del modello Traviata rifletteva il volto di Casey, distorcendo tutto ciò che c'era dietro di lei. Da essa trasse ancora un taccuino nero e una stilografica d'argento.
« Chiaramente riferirà a me personalmente, non a Rufus. » e, ammiccandole vistosamente in maniera quasi giocosa, aggiunse « Le va di lusso, mi creda… Rufus è assai più intransigente di me » rise di nuovo. E cominciò a scribacchiare qualcosa sul taccuino parando la vista di Casey tramite la copertina rigida girata verso di lei. « Non si spaventi, mia cara, per le molteplici proposte ed idee che le presento: era da un po' che pensavo di trovare una collaboratrice che mi aiutasse a fare questi lavori e con Rufus avevamo già preventivato quasi tutte le possibili dinamiche che si sarebbero poste innanzi a noi. Mi piace essere preparata. »

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view post Posted on 29/2/2020, 22:49
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The Death and the MaidenCasey Bell▴14 anni▴Madama PiediburroLe falangi bianche e porose distrutte dal tempo si posarono sulle giovani membra della fanciulla. Con una contrazione le pupille di ella si restrinsero cedendosi al vuoto, ma sulle sue labbra era increspato un sorriso.

Qualcosa dentro il suo petto esplose. Quando era successo? Come era successo? Come aveva potuto permetterlo? L'ammirazione e l'odio verso quella donna si erano cancerizzati in una sofferente soddisfazione. Ekaterina la voleva con sé, la reputava in grado, adatta a svolgere quel lavoro. Non si trattava di un granché da fare, ma cosa pretendeva? Mai nessuno - professori e supervisori - le avevano affidato un incarico lavorativo perché la ritenevano in grado. E lei si sarebbe sentita in grado quella volta, piena di sé, perché così le era stato detto.
Sfondando le barriera della diffidenza di un orfano con le lusinghe, la donna aveva toccato il suo bisogno di accettazione. Non sarebbe finita lì però. Dopo il momentaneo cedimento alla propria vanità e brama di conforto, Casey non avrebbe dimenticato tutte le sensazioni che Ekaterina le aveva trasmesso, tantomeno quel disprezzo nato sin dal principio, dal loro primo incontro. Traviata dai venti indecisi dell'emozione, il senso critico perdeva contatto con la continuità del tempo e si attaccava ai caduci punti di vista che essi producevano. D'altronde si sa che a volte l'odio avvicina ancor più all'oggetto odiato di qualsiasi altro sentimento, in particolar maniera se esso si rivela come un continuo mistero che ci dedica caritatevolmente bocconcini di indizi su se stesso affamondoci ancora di più.

«Sembra un lavoro complesso ma non per questo difficile» disse cercando le parole giuste per enfatizzare la sua propensione tecnica all'incarico. «Non sarà un problema per me archiviare qualcosa di diverso da manufatti oscuri di dubbia origine.»
La notizia che il defunto coniuge von Kraus fosse un pozionista incrementò il suo desiderio di partecipazione. Avrebbe avuto modo forse di entrare in contatto diretto con gli appunti di un professionista, e di sicuro sarebbe stata un'esperienza diversa da tutte quelle che aveva già vissuto a scuola. Forse avrebbe avuto persino modo di percepire con più consapevolezza se quella sarebbe stata la strada giusta per lei. «Interessante, suona davvero interessante.»

«Ci riusciremo entro questa estate. La scuola termina a fine giugno e allora avrò solo Sinister. Riusciremo perfettamente a incastrare gli orari.» Sempre se quell'idiota del suo capo non avrebbe raddoppiato i suoi turni approfittandosi delle vacanze. «In ogni caso per me non sarà un problema allontarmi da Londra durante la settimana. Credo che più tempo io starò lontana dal posto in cui soggiorno... meglio sarà.» Ed era Ekaterina la giusta scusa per non passare l'estate in orfanotrofio assieme alle sue vecchie detestabili compagne? Sicuramente la richiesta della sua presenza per un lavoro sarebbe stata accettata di buon grado dall'istituto, molto più di lasciarla fra le grinfie di un ragazzo sconosciuto, Camillo, o di una ragazza, Drinky, che non era la sua tutrice ufficiale. Casey si era posta eccome il problema, e la soluzione sembrava averla raggiunta al Madama Piediburro senza alcun indugio.
«Magari potrei fare un po' è un po', in base agli impegni del negozio. Sinister a volte sa essere un vero intransigente, oltre che taccagno. Comunque sa dove trovarmi per ulteriori informazioni e per metterci d'accordo sugli incontri. Se non ha fretta potremmo cominciare appena dopo gli esami del primo anno, così potrò dedicarmici a mente più lucida.»

 
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view post Posted on 20/3/2020, 21:12
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Ekaterina ObraztsovaRussia87 anniPurosangueNeutrale MalvagiaMinisteriale V LivelloGli occhi si alzarono dal foglio che stava graffiando con la penna e si fissarono, calmi, quasi pacificatori, sul volto della giovane che le stava davanti. L'aveva ascoltata mentre, già immaginandosi, abboccava all'amo. Non si cullava, sapeva che era un piccolo passo, che i giovani son volubili e avrebbe dovuto legarla a sé, imbrigliarla nella propria tela. Al vederla cercare di divincolarsi si sarebbe avvicinata, l'avrebbe stretta a sé per passarle il veleno e immobilizzarla. Ma non era ancora il tempo, la giovane svolazzava ancora spensierata.

"On n'attrape pas les mouches avec du vinaigre" * pensò tendendo le labbra in un sorriso d'incoraggiamento.

« Non penso proprio sia al di sopra delle sue capacità » ribadì « Anzi, potrebbe trovarlo fin noioso » e sorrise, come schernendosi. Notò il guizzo di interesse balenare sul volto della giovane « Beh, certamente gli appunti di mio marito farebbero gola a molti, ho pensato a lungo di donarli a Durmstrang » gettò nuovamente lo sguardo sul piccolo foglio, coperto dalla sua criniera candida e dalla copertina rigida simile a quella di un astuccio per il libretto degli assegni. L'aveva pensato, certo, ma non l'aveva mai fatto: preferiva tenere per sé le cose di un certo valore. Accumulatrice compulsiva di conoscenze e di informazioni, di persone di valore o di utilità, Ekaterina non aveva mai pensato seriamente di lasciar sfuggire dalle proprie mani il fulcro della sua influenza: usando come arma di ricatto la propria ricchezza, in documenti e fondi, faceva cadere, nelle conversazioni, qui e là un "in futuro potrei lasciare" così da far gola a chiunque volesse avere ciò che lei deteneva. Così la coccolavano, la vezzeggiavano pensando di lisciare il pelo, di tenersela buona; su questo contava e proprio su queste vuote promesse e, altrettanto vuote, speranze si reggeva l'esile figura della donna.

« Ci penserà mio figlio a tempo debito, per ora rimettiamoli in sesto » tagliò corto, come di consueto.

L'anziana scribacchiò per qualche istante e poi poggiò la penna dopo aver avvitato nuovamente il tappo a coprire il pennino. La stilografica dall'aria pesante si poggiò con un tonfo sul tavolino. Ekaterina strappò con gesto risoluto la carta dal taccuino e la piegò a metà.

« Sarà la benvenuta » le disse « e sono anche disposta a mandare una lettera per giustificare la sua assenza, così nessuno starà in pensiero. » poi, poggiato il foglietto alla propria destra, cominciò a riempire nuovamente la borsa con criterio e garbo.
Iniziò infilando il pacchetto di sigarette, seguì l'astuccio di pelle nera contenente il suo fidatissimo binocolino da teatro poi gli occhiali ed infine il programma della pomeridiana.

« Faremo quando sarà disponibile… » disse laconica, facendo eco alla progettualità della ragazza « Io conterei di partire per fine luglio per la stagione di riposo, per quanto breve, che mi vedrà tornare per fine settembre, salvo imprevisti. » trasse un respiro prima di continuare « Conterei dunque di concludere per allora il nostro lavoro, visto che la casa verrà chiusa dopo la mia partenza » Pensò con una certa trepidazione ai dolci colli romani, al caldo torrido rinfrescato da aperitivi ghiacciati. « Considerando tutto possiamo anche concepire finisca il lavoro nei giorni durante i quali si procede alla chiusura della casa, normalmente dura una settimana. Ma mi spiacerebbe pensarla assediata dalla servitù che spolvera e copre i mobili. » L'anziana donna si alzò traballante, lisciandosi il tailleur.
« Voglio sperare che la benevolenza che la mia famiglia ha sempre usato con il Signor Sinister venga da lui, in quest'occasione, ricambiata nel non negarmi un favore così piccolo. Lo facesse, se fossimo inclini, potremmo risentircene. » pronunciò con una calma incombente, con una nonchalance signorilmente intimidatoria. Quel "risentircene" covava una minaccia serpeggiante, segretamente vuota ma nondimeno volutamente temibile, che voleva parer di abbattersi sull'uomo che avesse osato mettersi di mezzo.

« Mia cara » fece facendo scorrere l'orologio d'oro con cinturino in pelle da sotto la manica per fissarlo di sfuggita « Il suo tempo e prezioso ed io sono attesa altrove: non è il caso che trascuri i suoi impegni per star troppo dietro a me, ha già fatto molto ed io le sono obbligata ancor più di quanto sappia e possa dire » tese le labbra in un sorriso cerimonioso mentre indossava il soprabito e attorcigliava un foulard di seta a coprirle il collo secco.
« Credo che da ora, per quelle poche informazioni che servono, ci si possa consultare per lettera » spinse il foglietto che aveva scritto verso la giovane « Questo è il mio indirizzo personale, mi scriva senza titubanza alcuna. » poi cercò lo sguardo della giovane, cercando di essere più chiara possibile « Non abbia timore, sarà sempre ospite gradita e attesa »

Detto ciò si incamminò sorridendo verso l'uscita mentre osservava, ondeggiando la testa nell'aria come fanno taluni serpenti, l'intero locale. Svanì nella pioggia serale.

Era soddisfatta, Ekaterina, si sentiva trionfante. Un tempo, per festeggiare una situazione come questa, sarebbe andata a trovare il padre costretto nella sua cella buia. Gli avrebbe raccontato tutto spegnendo, una ad una, le sigarette sulla sua pelle bianca e sporca. Nel deserto artico delle sue incertezze, questa svettava come una piccola bandiera rossa: una vittoria. Non si sarebbe cullata tra gli allori, non avrebbe abbassato la guardia, certamente, ma era da contarsi. Il padre di Ekaterina, però, non era più avvicinabile, forse non era nemmeno più vivo, non sapeva e non aveva voluto sapere degli ultimi capitoli della storia di Hans Ehrbert, al secolo Sergeij Obraztsov.
La donna se ne andò canticchiando, tra sé, alcune parole del lieder di Shubert:

"Ich bin nicht wild,
Sollst sanft in meinen Armen schlafen!"
**



E ancora non sapeva se fosse lei Morte o Fanciulla.


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* Non si catturano le mosche con l'aceto

**Non sono cattiva,
dolcemente dormirai fra le mie braccia!
 
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view post Posted on 31/3/2020, 21:37
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The Death and the MaidenCasey Bell▴14 anni▴Madama PiediburroNon vi era stato nulla di più semplice, pensò Casey. Disquisire con una vecchia signora sui principi morali di un lavoratore, farsi beffa delle sue idee retrograde - purtroppo non era la sola, sia nel Mondo Magico che in quello Babbano - e attrarre la sua attenzione, mostrandosi l'acquisto ideale per un lavoro così a stretto contatto con il proprio boudoir. Avrebbe pensato di essere un portento, di possedere chissà quali inestimabili doti di organizzazione e di rara sottigliezza d'intelletto. L'orgoglio derivato dall'esser scelta fra molti - nonostante l'acredine mostrata senza alcun rispetto delle buone maniere nei confronti di Ekaterina - era imparagonabile a qualsiasi altro complimento elargito da un professore e da un esperto. Non si interrogò sulle caratteristiche e l'origine del magnetismo che suscitava in lei quella donna, dapprima odiata poi stimata. Forse erano state le sue risposte, non tanto per il contenuto ma per il modo in cui gliele aveva apparecchiate su quel tavolino del Madama, così scontate, così scontate da risultare sorprendenti.

Era stato troppo semplice. Il modo in cui era caduta fra le grinfie di quella vecchia era stato disdicevole. L'orgoglio adesso si dibatteva come un bastardino randagio nella gabbia di un accalappiacani. Per un intero mese, se non di più, sarebbe stata al suo servizio, e non avrebbe potuto dire di no a nulla, persino alle richieste meno condivise. Ma in fondo era ciò di cui aveva bisogno, o no? Un lavoretto estivo che le permettesse di racimolare qualche soldo da mettere da parte per i tempi più ostili, accompagnato da una referenza, o nel migliore dei casi da una raccomandazione, in grado di porla un passo avanti rispetto a molti. Ma sarebbe stato veramente così? Ekaterina avrebbe mantenuto la parola?

«Allora ci sentiamo via gufo. Arrivederci, e grazie per il tè.»

In preda a un crescendo di strane sensazioni, KC se ne andò via dal Madama. Percorse le strade di Hogsmeade fino al castello, col cuore che piano piano si colmava di disagio, cercando di appoggiarsi ancora e ancora a quell'idea malsana di aver raggiunto un grosso obiettivo nell'essere considerata da una come lei. In effetti, guardate cosa stava facendo: lavorava, studiava, rivestiva la carica di Prefetto. Si trattava di cose che molti degli invidiati figli di papà che popolavano la scuola non potevano nemmeno sognarsi. I suoi pensieri ricaddero su Nimue, la sua concasata in vena di sberleffi mirati a farle vuotare il sacco sulle sue condizioni e sulla sua debolezza. Oh, come avrebbe desiderato vantarsi con lei dell'essersi guadagnata la fiducia di Ekaterina. Farle capire chi lei fosse, e osservare nei suoi occhi l'invidia per la loro discrepanza. La fortuna d'altronde se la si crea, e di sicuro non facendo l'indegna imitazione di un salotto con le finte amiche, seguaci unicamente per non essere da lei inseguite.
Le fantasie scaturite dalla proposta di un lavoretto estivo la trasportarono in alto, e sino alla Torre di Astronomia, anche se divisa fra quella necessità di essere considerata e quella di considerarsi. Stava volando molto in alto, attratta fra le braccia di qualcosa di oscuro, alla sua luce e ai suoi occhi, piccolo pedone mosso da una mano nera.
Tuttavia persino un pedone è in grado di divorare la Regina o di essere promosso a Re.



Grazie ♥
 
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