Il Ballo dello Schiaccianoci, Ballo Scolastico | Inverno 2019

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Leah‚
view post Posted on 16/1/2020, 16:21






Gwen sembrava felice di vederla e Leah si sentì sollevata. Era veramente graziosa, vestita in quel modo, e lei era felice di vedere un volto conosciuto in mezzo ai tanti estranei alla festa.
Quando Gwen accennò al suo vestito, chiedendole se l'aveva scelto per far sognare qualcuno, avvampò bruscamente. La sensazione che qualcuno fosse riuscito a svelare il suo desiderio di sembrare carina e femminile la fece sentire improvvisamente vulnerabile. Con le guance rosse come papaveri, si guardò distrattamente intorno.
- No, no. Non scelgo i vestiti per ricevere complimenti, - disse distrattamente, ravviandosi la frangetta con un dito ed evitando lo sguardo di Gwen.
"Anche perchè le cose più belle Oliver me le ha sempre dette a prescindere da quanto fossi vestita da femmina," completò mentalmente, diventando se possibile ancora più rossa.
Scosse per un secondo il capo per tornare presente a sè stessa. Cercando di ignorare di essere arrossita, scoccò un sorriso imbarazzato a Gwen.
- Mia sorella una volta ha ballato lo Schiaccianoci. Mi sono ricordata che c'erano queste ballerine vestite da fiocchi di neve e ho preso ispirazione. Da una parte... - rise per un secondo, una risata sincera ma imbarazzata, all'idea di cosa stava per ammettere - da una parte mi sarebbe piaciuto ballare. Non ho mai ballato a una festa. -
Si sedette sulla poltroncina più vicina con un sospiro, felice di aver alleggerito le scarpette dal suo peso e nascose i piedi tra le pieghe della lunga tovaglia per poterle sfilare, appoggiando con immenso sollievo i piedi nudi sul pavimento.
In quel momento un paio di baffi e un nasino sbucarono fuori dalla casetta al centro del tavolo, e Leah si schiarì prontamente la voce.
- Un tè all'ort... al gelsomino, grazie, - disse con un momento di esitazione.
Magari il tè al gelsomino avrebbe portato fortuna. La volta precedente era successo, quindi perché non poteva capitare di nuovo? E poi era Natale, le cose succedevano più facilmente.
Si gettò ancora una volta un'occhiata intorno, sperando di vedere una testa ricciuta in mezzo alla folla attorno a lei, senza riuscirci.
Una parte di lei sapeva che Oliver l'avrebbe trovata. Non sapeva se era perché stavano insieme o per quel potere di cui le aveva parlato, ma era successo già tante volte. Aveva fiducia che lui sarebbe riuscito a individuarla, anche se era seduta in un angolo di una sala gremita di persone. Si rilassò sullo schienale della poltroncina, bevve un sorso del suo tè e scoccò un sorriso alla compagna di Casata. Stringendo le mani attorno alla tazza ancora calda, Leah esordì:
- Allora, Gwen, raccontami un po'. Che si fa a Natale dalle tue parti? -
Gwen le piaceva molto, ma non aveva mai trascorso molto tempo per chiacchierare con lei e desiderava poter conoscerla meglio in quel tempo che le era stato regalato inaspettatamente quella sera.

Leah Rose Elliott | Outfit & Hairstyle | ♪♫



Interazione con Gwen c:


 
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view post Posted on 18/1/2020, 15:11
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Interazioni con Leah♥





L
a reazione di Leah non lasciò alcun dubbio: aveva esagerato e già iniziò a sentirsi in colpa per l’insistenza delle sue parole, quindi intimò se stessa di non dire altro a riguardo. La concasata riuscì comunque a cambiare discorso e il sorriso della ragazzina vestita da soldatino goloso, perse la sua malizia, tornando ad essere sincero e felice della compagnia trovata per quella serata. Sarebbe stato bello chiedere a Leah di ballare, per realizzare il desiderio appena espresso, sicuramente non sarebbe stato quello che si aspettava, ma magari le sarebbe piaciuto lo stesso. Solo che ballare significava mettersi in mostra e far voltare occhi sconosciuti dalla loro parte, soprattutto considerando la sua inesperienza a riguardo. Provò a spostare lo sguardo verso la pista da ballo dove molti studenti si stavano divertendo, cercando di trovare il coraggio per chiedere alla compagna di ballare con lei; ma bastò una sola ragazza, abile a ballare come una professionista, per farle cambiare idea. «Neanche io» Rispose tornando a guardare Leah e subito aggiunse la domanda successiva, cercando di cambiare di nuovo il centro del discorso: «Quindi hai visto il balletto dello Schiaccianoci? Com’è stato?» Attese la compagna mentre sorseggiava la bevanda che era riuscita ad ottenere. Era davvero curiosa di sapere come fosse il balletto di quell’opera, lei ne aveva sentito parlare solo da storie e rivisitazioni della stessa e le sarebbe piaciuto poter assistere a qualcosa del genere. Sicuramente una roba fuori dalla sua portata, che non sarebbe neanche riuscita a comprendere, ma magari Leah poteva spiegarle di più: «Io non sono mai stata in un teatro» Confessò, nella speranza di ricevere altri dettagli e come al solito, senza considerare gli esiti che un discorso del genere potesse raggiungere.
Nel frattempo Leah aveva ordinato la sua bevanda calda ed il topino sul tavolo, pronto e disponibile, esaudì subito la richiesta. Gwen sorrise felice di constatare che le emozioni fossero tornate sul tranquillo e rilassato, ma non mancò di notare gli occhi della compagna: aveva cercato qualcosa o qualcuno tra la folla. Avrebbe voluto aiutarla a trovare la persona in questione, ma si era imposta di non fare di nuovo discorsi a riguardo; se Leah avesse chiesto un aiuto qualsiasi, avrebbe cercato di appoggiarla senza alcun problema, quindi fece finta di niente e tornò a sperare che fosse Oliver a trovare loro. Lui meritava davvero di poter guardare quel vestito, come lei meritava il suo ballo.
Il succo poi, però, le andò quasi di traverso quando Leah le chiese di raccontare qualcosa
"delle tue parti". Portò la mano vicino alla bocca con rapidità, tossendo brevemente e riacquisendo con inaspettata naturalezza il controllo della salivazione. Quei termini erano fin troppo familiari alla giovane Tassorosso, non erano proprio le parole esatte che aveva pronunciato e udito sugli spalti del campo di Quidditch, circa un’anno prima, ma gli si avvicinavano molto. «Scusami, certe volte mi dimentico come si beve!» Si giustificò in fretta, sdrammatizzando e cercando di trovare le parole più giuste per rispondere all’inaspettata domanda giunta alle sue orecchie. Prese il tovagliolo per pulirsi le labbra e guadagnare altro tempo e poi finalmente trovò la risposta: «Be’, anche noi facciamo l’albero!» Le sembrava geniale, non aveva mentito e un discorso del genere le avrebbe concesso di raccontare eventi realmente accaduti, omettendo magari qualche dettaglio. «Di solito ci divertiamo a costruire le decorazioni con la carta e il polistirolo, liberando fantasia e creatività!» Sorrise prima di aggiungere: «Senza usare la magia però. Certo non vengono fuori alberi come quello» Disse indicando l'imponente e bellissimo albero al centro della sala, «Ma è comunque un bel passatempo!» Concluse soddisfatta. Attese pochi istanti prima di chiedere a sua volta: «E dalle tue?»



Le parole di un anno fa a cui si riferisce, riguardano il primo incontro con Casey!
 
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view post Posted on 19/1/2020, 07:21
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soldatino-bianco Mìreen Fiachran soldatino-rosso
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Grata di esser stata invitata a sedersi con loro, sorrise e prese posto.
Nel sedersi stette attenta a piegare il vestito in modo da restare ben stirato sotto il proprio corpo e lo lisciò con delicatezza per coprire le lunghe gambe che, bastava le accavallasse, per mostrare fin troppa pelle.
Il tessuto semi-trasparente cadde lento sopra esse come fosse la coperta più leggera e vellutata che avesse mai sentito, tanto da sembrare quasi una delicata carezza sulle gambe, la carezza di un amante gentile che le causò un brivido, ben nascosto dal sorriso rimasto immutato sul suo volto.
Era così felice di conoscere finalmente e nel giusto modo l'amico di suo fratello che quasi non ci credeva.

<< Ho intravisto mio fratello poco fa', ma dopo un breve saluto è sparito coi suoi compagni. Di solito a queste feste è già molto se lo riesco a incrociare per brevi momenti... e infondo è giusto così, questa serata è vostra, di voi studenti, noi adulti siamo qui solo per controllare che vada tutto bene.>>

Quando Oliver picchettò l'indice sulla spilla da Caposcuola, Mìreen non potè che allargare il proprio sorriso, ricordando gli anni di scuola lì ad Hogwarts.

<< E a sentire Lyam stai facendo un eccellente lavoro, ma è giusto che anche voi Caposcuola e Prefetti vi concedete una serata di svago. Infondo con tutto il lavoro che svolgete durante tutto l'anno, chi più di voi può meritarsi un momento di respiro.>>

Ancora le parole di Oliver alla premiazione della Coppa delle Case dell'anno prima le turbinavano nel cuore, un misto di orgoglio e ammirazione per quel discorso tanto toccante e incoraggiante.
Lei stessa aveva tenuto un discorso un anno che avevano vinto, ma mai si sarebbe aspettata di sentire il cuore tornare a battere così energico e gonfio di soddisfazione per la propria ex-casata.
Era leggermente arrossita quando il bel rosso le aveva fatto quel complimento sul fiocco, probabilmente aveva capito la scelta del colore, infondo c'era anche lui quel giorno... Però poi aveva rovinato tutto usando il suo cognome invece del nome, e non in modo scherzoso, ma con l'intenzione di mantenere una certa professionalità, un distacco da lei a cui non volle dar peso per non rovinarsi la serata, benchè non avesse gradito.

<< Signor Weiss... - resistette un attimo al tono serio, nel tentativo di imitarlo, ma poi dopo un sospiro cedette e ritrovando il suo solito fare allegro - Oh ma dai Aiden, puoi chiamarmi Mìreen!
Non serve esser così formali, siamo pur sempre colleghi...più o meno...
[Soprattutto dopo i nostri "trascorsi"...] Ok, che siamo in servizio, ma ciò non significa doverci chiamare per cognome, soprattutto ad una così bella festa.>>

Si girò verso il giovane studente, senza aspettare possibili proteste da parte dell'uomo, tanto non aveva intenzione di cambiare idea sull'uso del nome o cognome.

<< Sì, entrambi fieri ex-Grifondoro - d'istinto guardò un attimo Aiden, per poi aggiungere - Come lo è naturalmente mio fratello e... come lo era anche mio padre a suo tempo.>>

Nominare il padre le fece venire un groppo al cuore.
Ricordava la mattina dopo lo Smistamento, lo aveva scritto l'indomani ai genitori e veloce come un fulmine le avevano spedito la risposta: una foto magica, scattata da sua madre, dove suo padre correva per casa con uno striscione, leggermente logoro, probabilmente dei colori rosso e oro, e un leone ruggente vicino alla scritta "Forza GRIFONDORO!"
Esultava come che avessero vinto la Coppa delle Case o una partita di Quidditch!
Sua madre le aveva raccontato che appena aveva letto la sua lettera, era sfrecciato in soffitta a tirarlo fuori dallo scatolone dove aveva riposto i suoi ricordi della scuola e girava per casa impazzito! Aveva dovuto minacciarlo di dar fuoco alla sua roba per farlo smettere di urlare.
Quando poi era tornata a casa per le feste, l'aveva abbracciata così forte da sollevarla e tutto emozionato l'aveva portata in camera per mostrarle come gliela aveva arredata coi colori della casata.
Aveva passato tutto il giorno a chiedere alla figlia del dormitorio, com'era cambiato, se c'era ancora la Signora Grassa e mille altre domande sui professori e la scuola, raccontando a sua volta aneddoti di quando era lui studente.
Lo sguardo della giovane Antimaga era rimasto basso, perso in quel ricordo, mentre Aiden raccontava della sua famiglia.
La sua attenzione venne attirata dalle tazze che entrambi tenevano in mano.
Curiosa guardò quella più vicina, ma non dovette neanche sforzarsi molto a capire cosa contenessero, non solo il goloso ed invitante aroma permeava l'aria, ma la barba sporca di Aiden dopo un sorso le diede la conferma.

<< Oddio, ma quella è una cioccolata calda! Coi marshmallow e... - diede un'occhiata più attenta - panna??>>

Si mordicchiò il labbro tentata... Prenderla o resistere?
La cioccolata calda era per lei un momento di tranquillità, a casa in Irlanda, sul suo comodo divano, una calda coperta, il camino acceso e un buon libro da leggere, magari con la sua gattona che le ronfava beata ad ogni carezza, e il fratello sulla poltrona o appoggiato al tavolino che studiava.
Un pomeriggio o una sera d'inverno, gustando una normalità familiare ormai sempre più rara...
Di solito per distendere i nervi preferiva tisane e infusi, soprattutto i mix studiati e creati da sua nonna, ma per quella serata avrebbe fatto un'eccezione.

<< Torno subitissimo! Continuate pure...>>

Mentre Aiden parlava di com'era da studente, si alzò cercando di non far rumore e si avvicinò alla casetta pan di zenzero più vicina. Quando ne uscì il topolino, a voce bassa per non disturbare il racconto, gli disse il suo ordine.
In breve tempo arrivò una tazza fumante di cioccolata, marshmallow, panna e sopra granella di nocciole.
Era tanto bella quanto invitante, e a Mìreen non sfuggì lo sguardo desideroso del piccolo topino, aveva fatto pochi passetti per allontanarsi, ma gli occhietti erano rimasti fissi su quella dolce leccornia.
Un tenero sorriso comparve sul volto della ragazza, prese un marshmallow grande quasi quando la creaturina e prima che potesse scomparire dentro la casetta, fingendo di osservare meglio il costumino, di nascosto glielo allungò, per poi sussurrargli con dolcezza << Sssss.... Dividilo con gli altri.>> per poi fargli l'occhiolino prima di tornare al suo posto col suo piattino e la tazza di cioccolata con mille aggiunte.
Con la coda dell'occhio diede una rapida controllata dove aveva lasciato il peloso schiaccianoci, probabilmente stupito, forse confuso, eppure stretto al morbido dolcetto come fosse un meraviglioso, inaspettato dono. Un sorriso le sfuggì: era sparito, e il bonbon con lui.
Era tornata al tavolo con Aiden che parlava di Sir Nicholas e del loro rapporto speciale, oltre al fatto che ne aveva fatte di marachelle fino ad esser considerato un ribelle reietto senza un valido motivo.

<< Chi non ne ha fatte di marachelle o scherzi a scuola?? Essere ribelli non è sempre un male come spesso molti pensano.
A volte sono considerati ribelli anche chi semplicemente si vuole distinguersi dalla massa... un colore insolito di capelli, una divisa scomposta, a volte addirittura come ci si siede al tavolo o come si cammina.>>


La sua mano provò ad avvolgersi intorno alla tazza, era ancora parecchio calda, ma almeno poteva scaldarsela un poco...

<< Siamo ribelli o anticonformisti se ci rifiutiamo di seguire una regola ingiusta? O di chiudere un occhio dove a rimetterci sarà un innocente? Se cerchiamo di portar giustizia la dove chi è al di sopra di noi un po' o non vuole fare niente?>>

Lei stessa era stata additata come ribelle per i capelli e per gli ideali che ancora portava avanti dalla morte del padre, rifiutandosi di tacere di fronte a quell'ingiustizia.
Prese il cucchiaio appoggiato sopra il proprio piattino e raccolse un marshmello con un po' di panna prima che si sciogliesse col calore del cioccolato, per poi continuare:

<< Trovami un Grifondoro che non l'ha fatto almeno una volta nella sua vita, che fosse da giovane o da adulto.
Siamo coraggiosi di cuore, audaci cavalieri. Siamo quelli che non si fanno problemi a infrangere le regole per combattere un'ingiustizia, quelli che alzano la voce per far sentire la propria opinione, che potrebbe esser sbagliata o non accettata, ma almeno ci abbiamo provato...
- il tono della sua voce si fece più basso, quasi sussurrato - Siamo quelli che corrono in una casa in fiamme per salvare chi vi è rimasto bloccato dentro, anche a costo di rischiare la nostra vita.>>

Detto questo, si portò il cucchiaino alla bocca e ne assaporò il sapore del morbido dolcetto leggermente sciolto, insieme alla panna e granella.
Ascoltò fino alla fine cosa successe ad Aiden ad una partita di Quidditch, restando quasi sconvolta dal gesto che fece il fratello rischiando di ferirlo gravemente o addirittura ucciderlo.
Lo sguardo di Mìreen si fece triste e preoccupato.
Com'era successo al loro primo incontro, quando le aveva raccontato della morte del padre, la sua mano scattò d'istinto verso quella di lui come per volerlo toccare e dargli il proprio conforto... ma si fermò prima che lo raggiungesse.
Imbarazzata, cercò di deviare la traiettoria in modo da fingere che volesse solo prendere un tovagliolino, alquanto inutile considerato che non aveva ancora toccato la propria cioccolata ancora bollente, ma pregò la Dea Madre che ci cascassero.

<< Mi dispiace per l'accaduto... Ricordo quella partita, una mia compagna urlò nel vederti cadere, ma non sapevo che il Serpeverde che ti colpí fosse tuo fratello.
Già il gesto di per sé è terribile, crudele, ma se poi viene da un proprio familiare, deve far ancora più male...>>


Osservò la cicatrice sotto l'occhio sinistro da lui appena indicata.
Quella sera, in così poco tempo aveva scoperto un aspetto di quell'uomo che non credeva avesse... Certo, le aveva già raccontato che era stato un tipo ribelle a scuola e ricordava anche lo scherzo poco simpatico fatto a danni di Vath, ma non credeva che la sua condizione di reietto gli fosse pesato durante il periodo scolastico... Credeva se ne fregasse, anzi che quasi fosse per lui un vanto l'esser considerato un ribelle.
Ma ciò che più la destabilizzò, fu l'esser stato quasi ucciso dal fratello per una stupida partita!
Come avrebbe voluto consolarlo... Abbracciarlo e dargli la forza per rimettere quel doloroso ricordo in un cassetto della mente e tornare sereno a godersi la festa.

[Mìreen No!
Resta oggettiva, non farti prendere dalle emozioni o finiresti per compiere altri gesti stupidi come quello di poco fa'!]


<< Comunque, per tornare nello spirito festoso più adatto a questa serata, visto che, caro Oliver, hai chiesto di quando eravamo studenti... Da quello che posso ricordare, e nel caso può aiutarmi Aiden, la Signora Grassa è sempre stata decisamente suscettibile, forse con l'età si sta "rabbonendo"/rassegnando un poco, a sentir Lyam.
Quando veniva noi a scuola, pretendeva un complimento prima della parola d'ordine, non dovevi assolutamente rivolgerti male a lei! Anche se il prof di Aritmanzia ti aveva dato ingiustamente una T o magari eri di fretta perchè avevi dimenticato il libro di Divinazione e dovevi attraversarsi tutto il castello per andare a lezione... te dovevi sempre rivolgerti a lei educato, composto e pronto ad elogiarla.
Non sai quanti ne ha fatti dormire fuori dal dormitorio perchè avevano osato usare il "tono sbagliato" con lei!>>


Altra cucchiaiata, sta volta sola panna con granella, per poi riprendere:

<< Sir Nick è sempre stato così come è adesso. Era tra i miei fantasmi preferiti! Mi faceva addirittura ridere col suo humour leggermente macabro, certo dovrebbe passare oltre l'esser stato "non del tutto decapitato", ma poi sarebbe veramente un peccato non poter più godere delle sue feste di Comple-morte! I suoi invitati sono dei soggetti tutti particolari... Di alcuni addirittura mi stupii come non fossero stati ammazzati prima dell'età a cui erano riusciti ad arrivare!>>

Ridacchiò divertita, ricordando una delle sue feste a cui aveva partecipato, lei e altri "viventi", e stranamente doveva ammettere esser stata persino bene, oltre a far conoscenze di personaggi storici alquanto singolari.

<< Facciamo così: uno scherzo per uno scherzo. Io ne racconto uno ma anche voi dovrete raccontare uno scherzo architettato o a cui avete anche solo partecipato. Prometto che nessuno lo verrà sapere!
Inizio io: al 5° anno una mia compagna era stata ingannata da un Serpeverde, chissà perchè sono sempre loro, più grande che l'aveva prima sedotta, portata a letto e poi scaricata smentendo tutto l'accaduto e le belle promesse che le aveva fatto, dandole della bugiarda disperata e pure della "Sangue sporco" perchè figlia di babbani, lo stronzo.
Beh, io e altre mie amiche decidemmo di vendicarci.
Preparammo dei biscotti con la pozione Tartagliante, ad una sua partita di Quidditch mi travestii e feci finta di essere una sua grandissima fan, per poi presentarmi con un regalo per il mio bellissimo e adorato eroe...>>


Fece una breve pausa, un ghigno divertito e quasi malvagio oltre che vendicativo sul volto

<< Naturalmente il suo ego smisurato, come avevamo previsto, lo portò a mangiarsene alcuni davanti a tutti, come per vantarsi del "premio" ricevuto da una bella ragazza... e poco dopo iniziò a delirare di brutto!
Vaneggiava che gli Schiopodi sparacoda si erano coalizzati per bruciare la sua bellissima faccia, che lui era il giocatore a Quidditch più bravo di tutta Hogwarts, anzi del secolo, e si sarebbe trovato una squadra con cui raggiungere la gloria, che sotto il suo letto viveva un molliccio, lo nutriva coi suoi compiti, e lo avrebbe allevato per sfruttarlo contro i suoi nemici e naturalmente contro gli spietati schiopodi-complottisti.>>


Scoppiò a ridere incapace di trattenersi:

<< Non vi dico quanto abbiamo riso quel giorno! Con quella figura la sua fama da latin lover calò a picco, magari tra i suoi concasati aveva ancora un po' di rispetto considerata anche la sua famiglia prestigiosa, ma tutti gli altri studenti gli facevano le battute sugli Schiopodi e il molliccio domestico. - si girò verso Aiden - Non mi pare che quella partita fosse giocata contro i Grifondoro, ma è sicuro che qualche voce in giro per la scuola l'avrai sentita anche te!
Lo dovettero zittire magicamente per fermare i deliri che faceva, e portato subito dal prof di Pozioni per la cura.


Prese un sorso della sua cioccolata, finalmente non più bollente ma calda il punto giusto.

code © psiche


Interazione con Aiden e Oliver

Edited by LadyShamy - 19/1/2020, 15:25
 
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view post Posted on 21/1/2020, 09:06
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Infilando le mani con attenzione all'interno della stoffa, riuscì a chiudere il panciotto dal color scarlatto.
Soddisfatto del risultato, prese la giacca con gli alamari dorati, tipica dei soldatini natalizi, per poi appuntarsela sulle spalle con precisione.
Il blu notte dell'indumento faceva chiaramente intendere quanto quello fosse per lui un momento importante, forse, uno dei più rilevanti della sua carriera scolastica.

Sorridendo attraverso lo specchio, cercando di trovare un barlume di sicurezza dentro di sè, uscì dal dormitorio maschile per avviarsi all'ingresso della Sala da Ballo.
Scendendo con decisione la prima scalinata che portava verso il piano terra del Castello, iniziò a pensare con soddisfazione al fatto che ben presto avrebbbe incontrato la sua compagna di ballo e casata.
Pochi giorni prima, nel bel mezzo del caos scolastico, era riuscito ad invitarla architettando un diabolico strataggemma.
Facendo finta di svolgere i suoi doveri da Caposcuola, gli aveva portato una pergamena arrotolata dicendogli che l'aveva trovata in guferia ed era per lei e, continuando quella pantomima, se la fece leggere ad alta voce.

-Vuoi venire al ballo con me?-

Certo che si, come può mai un gentiluomo rispondere picche alla proposta di una nobil donna?
Soprattutto come può un uomo dire di no ad una avvenente donna che in realtà nemmeno ci voleva andare al ballo?
Se solamente ripensava a come era riuscito ad invitarla gli veniva da ridere, ma alla fine il tutto era irrilevante.
Osservando con soddisfazione le sue leve arrivare energicamente verso il traguardo, si sistemò i capelli con le mani, pronto a divertirsi.
Chissà se Megan sarebbe arrivata subito o se avrebbe dovuto aspettare. Quello che era certo, era che sarebbe stata una grande serata.


 
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view post Posted on 22/1/2020, 21:09
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Ocean eyes.

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| Il Ballo delle Rose e delle Spine [x] |
Le dita strinsero con più decisione quando il nascere di un sorriso si rivelò sulle labbra del ragazzo. Il volto candido brillò di una luce nuova per un istante, come fa una stella quando attraversa il cielo: un ultimo bagliore e poi ombra, buio.
Era vento quel soffio leggero che adesso diveniva più intenso, era terra quella che tremava sotto i piedi e che cercava di far crollare ogni cosa. L’indaco divenne notte, il satellite si spense e il lago tornò tenebra. Le iridi della Regina si scontravano con gli occhi verdi del suo Re che, ora, riflettevano i colori di una foresta abbracciata da un cielo plumbeo, pronta ad essere devastata da un violento uragano. I battiti accelerarono mentre la richiesta d’aiuto invase il cuore della ragazza, dapprima in un tacito silenzio, poi rivelandosi in un sussurro. Non seppe far altro che stringere le palpebre, cercando spiegazione, mentre il contatto con quella realtà, la sua, la loro realtà, si spezzava dapprima con lo sguardo poi con le mani.

E fu caos, e fu dolore.
Così la Regina si spogliava delle proprie vesti e tornava ad essere ciò che era. Perdeva il suo Re, la dimora divenne cenere e le sue terre sconfitte, mentre in ginocchio, adesso, guardava la felicità dissiparsi come uno sbuffo di fuliggine.













Chiuse il libro con forza. Uno sbuffo di polve si elevò nell’aria. Megan tossì e con la mano si grattò il naso trovando sollievo dal pizzicore transitorio.
«Morirò prima di finire di studiare questo vecchio libro»
Scese dal letto e una volta giunta di fronte allo specchio iniziò a pettinare la lunga chioma corvina. «Beh? Cerca di non morire stasera» affermò Grace, «hai un ballo ricordi?» con allegria la giovane studentessa afferrò il lungo vestito blu di Megan e se lo posò addosso. «Tu non sai cosa darei per andare al ballo con qualcuno!»
Megan poggiò la spazzola sul letto e si avvicinò alla compagna di stanza. «Per la cronaca, ABBIAMO un ballo. E sì, lo so, soprattutto se quel qualcuno è Daddy Toobl» allungò la mano per farsi passare l’abito, poi diede lei le spalle. «Vado perché ho una spilla e devo rispettare i miei obblighi, essendo l’unica a farsi davvero carico di questa responsabilità» aggiunse con un chiaro riferimento a Clarissa Scott. Aveva sbagliato tutto su di lei, aveva avuto numerose aspettative e si era ritrovata da sola di nuovo. Del vecchio Prefetto? più nessuna traccia, era andata via.
«E Jean?» aveva replicato Grace.
«Ha appena cominciato», aggiunse Megan seccata.
«Senti Megan, non sai quanto sei fortunata. Dico davvero! Quante qui vanno dietro al bel Caposcuola? E tu ci vai al ballo!» l’amica aveva preso posto sul letto fronteggiandola con occhi colmi di speranza.
«Ripeto è solo dovere», tornò a guardarsi allo specchio e lentamente infilò il vestito. «Ricordo che lo hai invitato tu» la bionda alzò le sopracciglia e sorrise maliziosa. «Non ho proprio invitato nessuno. Mi ha ingannata... I suoi soliti stupidi modi» scosse la testa alzando gli occhi al cielo.
«Beh, inganno o meno ci stai andando» aggiunse Grace impertinente mentre l’aiutava ad abbottonare il vestito, «e credo di sapere anche il perché. Forza! Su, Su! Sei bellissima!»
Megan rimase in silenzio dopo quell’ultima affermazione. La compagna l’aveva salutata con un cenno della mano e, pronta, aveva già preso la strada verso la Sala Grande.
Perché Daddy avesse fatto quell’azione nei suoi confronti questo non lo sapeva ma sì sarebbe tolta ogni dubbio presto.
Quel famoso giorno – quattro o cinque precedenti al ballo — era rimasta pietrificata da ciò che era successo: Toobl aveva dato una risposta a una domanda che lei aveva letto su un biglietto da lui consegnato.
Un invito. Pura follia. Ma aveva sorriso divertita scuotendo la testa quando era rimasta da sola nella Sala Comune.
Sistemò la pelle con un trucco leggero, le lentiggini facevano già il loro lavoro. Sugli occhi una linea di eye-liner evidenziava i suoi grandi occhioni blu e la matita rosa vivo metteva in risalto le grandi labbra carnose senza appesantirle. I capelli sciolti le cadevano sinuosi sulle spalle, qualche onda fra le ciocche ma nessuna acconciatura.
Era pronta. Lasciò il dormitorio e la Sala Comune diretta verso il grande evento.

––


Aveva iniziato a sentire l’ansia avvolgerla con l’udire della musica in lontananza che, a discapito del suo stato emotivo, le regalò un breve momento di felicità. I brani di Čajkovskii erano stati pane quotidiano nella sua vita e certamente ne conosceva ogni singola composizione. Giunta quasi al piano terra le scale cambiarono direzione e fu costretta a scegliere una strada diversa da quella intrapresa. I luoghi del castello non erano più un tabù e avrebbe giurato di poter vagare fra le mura anche a occhi chiusi. Scese l’ultimo gradino e svoltò in direzione della Sala Grande. Mentre avanzava fra i corridoi del primo piano la musica era sempre più chiara e non le sfuggì la famosa ”Marcia”; fra le labbra un canticchiare spontaneo. Tuttavia, lo stato emotivo apparente non la distoglieva dall’unico pensiero che riaffiorava metro dopo metro in maniera sempre più evidente. Il precedente ballo aveva lasciato dentro di lei qualcosa che non avrebbe mai dimenticato, un trauma. Tra poco doveva scontrarsi di nuovo con quello scomodo contesto e con Oliver che da qualche parte nella Sala aveva probabilmente già preso posto. Era proprio questo il punto: da tempo cercava di evitarlo in tutti i modi e se l’era cavata piuttosto bene; così sperava di continuare nell’impresa.
Quando riuscì a varcare la soglia della Sala Grande scorgere Daddy fu facile.
«Sei un soldatino perfetto», si affiancò senza degnarlo di uno sguardo. «chi potrebbe resisterti Toobl? Grace, Amelia, Susan e Madison per esempio non ci riuscirebbero. Io sì» aveva indicato lui – con il cenno del capo – ogni singola Corvonero, poi si era voltata a guardarlo. Un mezzo sorriso divertito le illuminò il volto ma per un breve istante, il tempo di cogliere nel ragazzo l’intesa del momento, e successivamente tornò a osservare ogni dettaglio presente davanti a lei.
Era tutto così bello. Il Natale lo era e, seppur lontano dal proprio cuore da tempo, non poteva mentire nello stupore che ogni volta le procurava. Spostò lo sguardo fra i tavoli, la vista di Oliver accelerò qualche battito e fu inevitabile un profondo e intenso sospiro. Abbassò lo sguardo concentrandosi sul tulle: filamenti d’oro imbrattavano il tessuto zaffiro.
«Perché l’invito Daddy?» chiese infine.




Megan M. Haven
xxxPrefetto Corvonero | 17 annixxx





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view post Posted on 24/1/2020, 09:03
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Un filamento della giacca librava nell'aria inerme. Era lì, placido, che dondolava al suo spostarsi, rimanendo ancorato solo per una estremità alle sue origini.
Se avesse potuto rapportare quel filamento alla sua persona, certamente avrebbe potuto notare come i suoi pensieri fossero come quel filo, sereni, ma allo stesso tempo ancorati ad un pensiero, un timore remoto, che era quello della paura di rovinare la serata.
Non sapeva come sarebbe andata, che cosa sarebbe successo, sapeva solo che l'agitazione silenziosamente si stava insinuando sotto le vesti rendendolo nevrotico.
Passandosi nuovamente la mano tra i capelli, pensò di andarsi a fumare una sigaretta.
Sicuramente quel turbine di erbe e fumo lo avrebbe distratto, ma si fermò; mancava poco all'arrivo della sua invitata, poteva anche aspettare.
Sorrise al pensare a Megan, a quali diavolerie potesse fare con lei e dove il discorso sarebbe potuto andare a parare.
Dopotutto, non avevano un grande rapporto, non uno di quelli estremamente stretti e vincolanti per le cariche che ricoprivano e, forse, quella serata avrebbe permesso ad entrambi di fare dei passi in avanti a livello confidenziale.
Proprio quando la mente solleticava divertito i momenti tra di loro prima dell'annuncio dei Capocasa delle casate di Hogwarts, dove la cravatta proprio non voleva annodarsi, i suoi occhi incontrarono la sua accompagnatrice.
Un vestito blu, dalle tinte simili al suo vestito, ben si intrecciava sul corpo di lei che sembrava essere fin troppo a suo agio in quella situazione.
Immediatamente il volto si fece caldo, vibrante all'altezza del labbro superiore, mentre lo stomaco, pian piano si restringeva dandogli la sensazione di essere sulle giostre.
Non si aspettava che quell'incontro gli potesse assicurare quelle sensazioni, ma era convinto che fossero date per lo più dall'inconsueto disagio che viveva che per altro.
Mentre si avvicinava a lui, il cervello cercava di capire come si dovesse comportare.
Era giusto darle un bacio su una guancia? Farle un baciamano? O una stretta di mano?
Forse la stretta di mano era un buon inizio, qualcosa di altamente professionale per ciò che loro rappresentavano per Corvonero.
Era prossimo all'allungare la mano alla donzella quando, con sua sorpresa arrivò la prima mazzata tra i denti.
Sembrava essere partita a tromba Megan, pronta a sfatare il suo mito da bello impossibile affibiatogli da non so chi e non so quando.


-Cosa?-

La domanda fuoriuscì spontanea. Era stato spiazzato dall'irruenza e dal modo in cui gli erano state elencate le sue "vittime", di cui aveva una conoscenza molto grossolana.
Ridendo lentamente, in maniera tale da non far trovare le sue difese completamente sguarnite, si ammutolì non appena la ragazza lo fissò negli occhi e gli sorrise.
Durò tutto un secondo, non dandogli il tempo di decidere come fosse meglio agire, ma facendogli capire una cosa rilevante: il cenno di capo sarebbe stato il loro saluto.
Allungando anche lui il collo in risposta al cenno fatto da lei, fece il suo primo passo all'interno della sala.
Quel giorno la Sala da Ballo sembrava maggiormente grande, imponente ai suoi occhi.
Chissà se erano riusciti a vincere la Coppa delle Case, a raggiungere i sogni che per molti anni erano rimasti chiusi nel cassetto.
Sentendo l'ennesima domanda della ragazza - anche questa una chiara mazzata per far breccia nei suoi pensieri - il giovane si spostò in modo e in maniera tale da farsi fissare.
Non sapeva a che gioco stava giocando Megan ma ci si sarebbe subito adeguato, di certo non sarebbe stato il suo bambolotto di pezza che veniva sballottato.


-Ma che hai? Ti sei data da fare con il Whiskey incendiario in camera?-

Guardandola divertito, cercando di trovare le sue iridi, aggiunse:

-Mi spiace non riesco a capire la domanda. Mi hai invitato tu.-

Il suo sorriso ebete venne sfoggiato con strafottenza alla ragazza, la quale, con la grinta che aveva avrebbe potuto tranquillamente spegnerlo dandogli un pugno sul volto.
Il ballo era entrato immediatamente nel vivo ed era pronto a quel botta e risposta che ancora non si sapeva dove avrebbe portato.


 
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view post Posted on 27/1/2020, 14:32
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| Il Ballo delle Rose e delle Spine [x] |
Le dita strinsero con più decisione quando il nascere di un sorriso si rivelò sulle labbra del ragazzo. Il volto candido brillò di una luce nuova per un istante, come fa una stella quando attraversa il cielo: un ultimo bagliore e poi ombra, buio.
Era vento quel soffio leggero che adesso diveniva più intenso, era terra quella che tremava sotto i piedi e che cercava di far crollare ogni cosa. L’indaco divenne notte, il satellite si spense e il lago tornò tenebra. Le iridi della Regina si scontravano con gli occhi verdi del suo Re che, ora, riflettevano i colori di una foresta abbracciata da un cielo plumbeo, pronta ad essere devastata da un violento uragano. I battiti accelerarono mentre la richiesta d’aiuto invase il cuore della ragazza, dapprima in un tacito silenzio, poi rivelandosi in un sussurro. Non seppe far altro che stringere le palpebre, cercando spiegazione, mentre il contatto con quella realtà, la sua, la loro realtà, si spezzava dapprima con lo sguardo poi con le mani.

E fu caos, e fu dolore.
Così la Regina si spogliava delle proprie vesti e tornava ad essere ciò che era. Perdeva il suo Re, la dimora divenne cenere e le sue terre sconfitte, mentre in ginocchio, adesso, guardava la felicità dissiparsi come uno sbuffo di fuliggine.













L’agitazione albergava in lei senza trovare una via d’uscita, una porta aperta da varcare per trovare la libertà. Megan non era più sicura di cosa realmente la facesse sentire in quel modo ma era certa di doverlo mascherare. Il contesto era sicuramente strano, s’immergeva nuovamente in una situazione che sapeva avrebbe fatto di lei un punto nero circondato da punti bianchi. Dopo quei mesi di silenzio… E poi era sempre totalmente fuori dall’ordinario, nascosta fra la gente come avesse dono dell’invisibilità. D’altronde, era un volto noto ma in quanti davvero la conoscevano?
Alzando gli occhi verso il soffitto si meravigliò della candida neve che scendeva placida su di loro. In quegli attimi di silenzio potè sentire il respiro del compagno fermarsi un secondo. Daddy si lasciò sorprendere dalle parole, titubante della lucidità del Prefetto. Era il muro che la circondava a farsi sentire; spesso e insormontabile.
E così non si stupì del susseguirsi degli eventi. Del sentirsi lontana anni luce da lì. Corvonero era la sua seconda casa. Un posto sicuro su cui contare sempre. Da quando aveva varcato la soglia della Sala Comune credette subito di essere nel luogo giusto. Era fortunata in qualche modo, era quel posto ad averla aiutata. Eppure, l’aveva resa altresì diversa. Probabilmente un processo che non si sarebbe in alcun modo potuto evitare e di cui ora aveva fatto abitudine.
Gli occhi incontrarono quelli di Daddy con più intensità. Sul volto del ragazzo si leggevano domande e Megan non potè biasimarlo. Gli sorrise, l’espressione apparentemente divertita fece vibrare la corda tesa. Poteva veramente aspettarsi una risposta? Così lasciò sfuggire un sospiro e con un gesto chiaro scosse il capo. «Certo» rispose alzando le sopracciglia, gli occhi proiettati verso il cielo per qualche attimo. «Quindi immagino che ora debba baciarti la mano e condurti in pista, no?» allungò il palmo in un chiaro e buffo invito.
«Spero che portarti prima al tavolo più vicino, per un bicchiere, non sia un problema.»
Alcune studentesse vicine sorrisero assistendo alla scena.
Megan in quegli attimi aveva pensato a quante volte, ad ogni annuncio della coppa, aveva osservato Daddy da lontano. Sorrisi di circostanza, buona educazione e nient’altro. Ciononostante poteva contare realmente le volte in cui il Caposcuola l’aveva supportata, anche con un semplice sguardo. Il Barnabus era uno degli esempi più vicini. Ora si chiedeva se meritasse l’opportunità di conoscerla di più, di avvicinarsi, se quella fosse la giusta serata.
D’altro luogo adattarsi era la soluzione. Lo aveva sempre fatto bene da anni a questa parte.
Era lì. Era altrove. Costantemente viaggiava su due binari.




Megan M. Haven
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Nel Mondo babbano tutto sarebbe stato diverso.
Probabilmente, si sarebbe evitato di invitare Megan al ballo e di escogitare un piano per risultare meno piecione nei suoi confronti.
Probabilmente, ci avrebbe chiacchierato senza troppi indugi, senza troppe pare mentali, mandandola a quel paese, senza rischiare di vedere il Prefetto scappare dalla casata.
Che poi da loro il rischio era già elevato; aveva parlato giusto dieci minuti con la Scott e guarda quale era stato il risultato.
Sorridendo alla battuta della giovane, l'ennesima battuta pungente atta ad innervosirlo, si avvicinò ridendo.
Era divertito da tutto ciò, ma la domanda che si poneva era: Cosa pensava di ottenere la prefetta da quelle provocazioni?
Che poi inevitabilmente stava rosicando, ma non poteva dargli la soddisfazione, non a quel ballo, non durante quell'evento che in qualche modo era filo conduttore tra di loro.


-No.-

La risposta fu secca, senza possibilità di replica.
Se la giovane era così nei suoi confronti era perché probabilmente nella scuola nessuno gli aveva dato pan per focaccia, rispondendogli a dovere.
Avvicinando con delicatezza la sua mano verso la mano di lei, rosso in volto per via di ciò che stava pensando di fare, provò ad avvicinarla a lui.
Se c'era una cosa che non poteva contrastare del suo carattere era il voler essere strafottente sempre, anche e soprattutto quando non si trovava a suo agio. Il miglior modo di affrontare le sue paure era combatterle con i battiti cardiaci elevati.


-Madame Mílfòrd, mi concede questo ballo?-

La fatidica domanda arrivò, mentre cercava di avere un accento francese così da non mostrare totalmente il suo disagio.
Provò a muoversi come un papero per avvicinarsi a lei tra le risatine delle ragazze vicino a loro che di tanto in tanto osservava gelidamente. Da quanto tempo era che non ballava? Come si faceva?
Se fosse stato nel Mondo babbano, probabilmente si sarebbe evitato di muoversi sulle note di CiaoCoso. Probabilmente, sarebbe stato a vomitare in un vialetto nei pressi di una discoteca o ,meglio, non sarebbe proprio riuscito ad entrare nel locale per via della troppo accentuata sfumatura ai capelli che non era convenzionale per i locali londinesi.


-Dillo: Cos'è tutta questa rabbia? È voglia di far vedere che mi tieni testa? Voglia di far capire a tutte le studentesse Corvonero che non sei l'Alice di turno? O c'è altro? Tira fuori. Basta nascondersi.-

Il suo sorriso ebete, divenne ancor più ebete, mentre il cuore pompava sangue come non aveva mai fatto fino a quel momento.
Cosa era tutta quella sincerità? Come aveva fatto a tirare fuori tutto quel minestrone?
Il pantalone lentamente iniziava ad ondeggiare sulle note della melodia ai suoi occhi fatta di miele e discordia.
Megan presto avrebbe potuto reagire male, ma gli interessava il giusto. Il loro rapporto doveva iniziare con delle basi stabili, ben più stabili di quelle che gli erano state offerte.


 
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Le dita strinsero con più decisione quando il nascere di un sorriso si rivelò sulle labbra del ragazzo. Il volto candido brillò di una luce nuova per un istante, come fa una stella quando attraversa il cielo: un ultimo bagliore e poi ombra, buio.
Era vento quel soffio leggero che adesso diveniva più intenso, era terra quella che tremava sotto i piedi e che cercava di far crollare ogni cosa. L’indaco divenne notte, il satellite si spense e il lago tornò tenebra. Le iridi della Regina si scontravano con gli occhi verdi del suo Re che, ora, riflettevano i colori di una foresta abbracciata da un cielo plumbeo, pronta ad essere devastata da un violento uragano. I battiti accelerarono mentre la richiesta d’aiuto invase il cuore della ragazza, dapprima in un tacito silenzio, poi rivelandosi in un sussurro. Non seppe far altro che stringere le palpebre, cercando spiegazione, mentre il contatto con quella realtà, la sua, la loro realtà, si spezzava dapprima con lo sguardo poi con le mani.

E fu caos, e fu dolore.
Così la Regina si spogliava delle proprie vesti e tornava ad essere ciò che era. Perdeva il suo Re, la dimora divenne cenere e le sue terre sconfitte, mentre in ginocchio, adesso, guardava la felicità dissiparsi come uno sbuffo di fuliggine.













Il sorriso non si ammorbidì nemmeno per un istante sul bel volto della Corvonero. Neanche quando il categorico rifiuto aveva interrotto il perfetto filo conduttore che si era creato fra di loro. Tuttavia, niente l’avrebbe smossa. Nascosta dietro a una maschera di cera; perfetta – a tratti inarrivabile – si adattava a qualsiasi gioco le veniva palesato. Così, la mano tesa verso il ragazzo si abbassò lentamente ubbidendo all'ordine impartito. Avrebbe incassato quel colpo e giustificato l’inutilità di quella relazione, che di base aveva solo il legame dettato da doveri burocratici. Lo sguardo, allora, si spostò in direzione del tavolo più vicino ma prima di muovere un solo passo fu colta di sorpresa.
Le dita calde del Caposcuola sfiorarono la sua mano che d’istinto - per qualche secondo - si ritrasse esitante. Gli occhi seguirono quel gesto e solo quando le dita afferrarono la presa tornò a fissare le iridi smeraldine. Si lasciò trasportare da quella semplice azione e ridusse, definitivamente, le distanze.
«Se è ciò che vuoi.»
Sul volto lentigginoso spuntò un lieve imbarazzo che andò ad evidenziarsi man mano che i gesti sancivano un contatto più profondo. La mano sinistra, con delicatezza, si poggiò sulla spalla del ragazzo mentre la destra si univa perfettamente a quella di lui.
Era di nuovo lì. Stesso contesto ma con una persona diversa. Si chiedeva, tra quanto avrebbe assistito a qualcosa di irreparabile? Quando qualcosa sarebbe andata per il verso sbagliato? Poi, le parole irruppero quel breve momento ancora indefinito ma Megan non smise di mantenere il controllo.
Rise. La sonorità dell’azione fu incontrollata. Il capo si mosse in un chiaro segno di negazione. «Daddy» il tono era calmo, fievole, divertito. «Hai totalmente frainteso le mie azioni. Vedi, ho fatto una semplice domanda alla quale non hai risposto. Mi chiedo chi dei due si stia nascondendo», tirò indietro il collo per guardarlo meglio in volto. «Dunque, c’è altro?» gli sorrise piegando la testa da un lato.
Le danze erano iniziate ancor prima dell’annuncio. Passi piccoli, talvolta incerti, sotto la melodia trionfante dei brani di Čajkovskii. Megan seguì attentamente ogni sequenza senza distogliere lo sguardo dal compagno; risoluta, aspettava con impazienza una reazione.
In quegli attimi il contesto aveva smesso di esistere. Se l’intento di Daddy era quello di portarla altrove poteva dirsi quasi soddisfatto. Tuttavia, l’intensità del momento scaturì in lei ricordi ben chiari.
Scostò il viso appena e Oliver acquistò nitidezza. Lo guardò per qualche secondo, il tempo di incrociare i suoi occhi. Non sapeva come avrebbe dovuto comportarsi con lui.
«Mi devi un bicchiere di Whiskey.»
Le iridi posarono di nuovo sul bel viso del Caposcuola.

Intorno a loro la festa scorreva rappresentando una perfetta cornice natalizia. La felicità invadeva anche il più piccolo spazio all’interno della sala. Era difficile non cogliere la serenità di quel momento e persino Megan stessa poteva dire di avvertirla. Brividi lontani, nascosti nella parte più profonda del cuore.
Ancora qualche dolce movimento accompagnato dalla melodia iniziale di Clara e lo Schiaccianoci; Megan guidava e si lasciava guidare sotto i passi a tratti incerti del Corvonero. Successivamente prese iniziativa ed eseguì un perfetto giro su se stessa — lasciandosi aiutare — per poi tornare in posizione.
«Miss Haven, Mr. Toobl. Buon Natale!» esclamarono un gruppetto di studenti passandogli davanti.
«Buon Natale» aveva risposto Megan presa alla sprovvista cercando di ricomporsi. Le dita si aprirono staccandosi dalla presa andando a sistemare le ciocche corvine dietro le orecchie. Pensare che l’indomani lei e Daddy sarebbero stati argomento di pettegolezzi in Sala Comune la sfiniva con netto anticipo. Guardò il Caposcuola alzando gli occhi al cielo poi tornò a stringergli la mano, riprendendo quel che aveva lasciato.





Megan M. Haven
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OT: Piccola parte concordata con Olly. :flower:
 
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Interazione con Oliver e Mireen.
Ahimè, devo dileguarmi a causa di Niniska, le servo. Chiedo venia.
Piccolo saluto veloce ad Amber e Megan. Spero apprezziate. Cenno ad Daddy.
@Niniska, adescami pure. :ue:



VYyQPAv


Aiden Weiss

Il Ballo dello Schiaccianoci


Alzò un sopracciglio quando vide la propria intenzione di dare almeno una parvenza di professionalità andare in fumo: Mireen sembrò farsi beffe di lui e non si scompose più di tanto nel mantenere la propria aria allegra e desiderio di godersi l’evento nonostante gli obblighi e i doveri. Sospirò dunque profondamente, alzando gli occhi al cielo, in un evidente stato di pura rassegnazione, ma senza lasciarsi completamente andare a sua volta; vi erano dei limiti da rispettare e di certo non voleva mostrarsi troppo a suo agio a favore di un Ballo che nemmeno gli apparteneva, perché lui ormai non era più uno studente ma un Auror che era stato chiamato ad assicurarsi che nulla di pericoloso accadesse nel corso della serata.
Trangugiò l’ennesimo sorso della cioccolata calda, deciso a non trattenersi oltre una volta terminata, sperando che almeno Oliver comprendesse l’importanza della propria presenza ad Hogwarts, senza doversi ritenere responsabile dopo quanto era accaduto al Ballo Estivo.
«Sia quel che sia, ma non voglio ammorbidirmi troppo...» replicò una volta che ella ebbe finito di dire la sua, con tanto di scrollata di spalle. Non gliene importava granché se fosse passato per troppo freddo o rigido, Aiden sentiva di non essere nemmeno dell’umore giusto e che doveva preservare al meglio delle proprie forze il controllo delle proprie emozioni e dei suoi stessi pensieri. Questo perché, se non lo avesse fatto, lo avrebbe spinto a pensare a Thalia e pensare a lei avrebbe risvegliato il ricordo del Ballo delle Ceneri, in cui l’Auror aveva inseguito la ragazza piuttosto che rimanere fermo nella propria postazione. Era incredibile pensare a ciò che la Tassorosso era in grado di fargli fare senza nemmeno volerlo, senza dare a lui una possibilità di ribellarsi o rimanere padrone di se stesso, e questo bruciava talmente tanto a Weiss dal voler disperatamente seppellire la testa nella sabbia per la vergogna.
«Beh, mi viene da domandare se anche tu eri così a quel tempo. Non ricordo di averti mai vista fare scherzi...» mormorò, pulendosi la barba. Ascoltò però in silenzio i vari resoconti di Mireen e rimase sorpreso dello scherzo vendicativo che aveva compiuto durante gli anni di scuola. A quel punto non poté fare altro che alzare le mani in segno di resa. «Sapevo che voi donne diventate delle vere e proprie creature diaboliche quando vi ci mettete, ma mai avrei pensato che dietro a quel fatto che - sì, mi era giunta voce - c’eri pure tu. Touché!» Sospirò e, poco prima di finire la cioccolata con un’ultima sorsata, aggiunse: «Sia lode al Dagda per non avermi mai fatto cedere con le ragazze ai tempi della scuola...»
Posò la tazza ormai vuota e con un tovagliolino cercò di levarsi i residui dalla barba, dandosi quindi un contegno, per poi alzarsi lentamente e fissando i presenti. «Temo di dover interrompere qui il mio momento festoso, ma devo rispettare la prassi e controllare che sia tutto apposto. Oliver, spero di rivederti presto ma confido tu sappia che potrai sempre contare sul mio aiuto e il mio consiglio, semmai ti servissero.» Poi lanciò uno sguardo eloquente a Mireen. «Ora che lo so non accetterò mai biscotti da te.» E salutò entrambi con un cenno del capo, per poi allontanarsi con le mani nelle tasche della giacca.

Si concesse un lento giro di perlustrazione lungo la Sala da Ballo: tutto appariva al proprio posto, senza presentare anomalie e senza notare problemi nemmeno tra gli stessi partecipanti; ognuno si godeva la serata come più gradiva, in totale armonia con i propri compagni, e non una rissa o litigio sembrò attirare il proprio sguardo magnetico.
Guardingo, come una volpe che si aggirava silenziosa in un immenso pollaio, benché la propria statura lo rendesse fin troppo appariscente ed ingombrante, vagò più e più volte senza meta tra gli studenti. Abbozzò un timido sorriso quando gli sembrò notare la figura di Megan in compagnia di un ragazzo che aveva già visto alla spedizione della Scuola di Atene (Daddy), accennando ad un breve saluto con la mano, che ella lo avesse visto o meno. Sempre procedendo in quel suo giro di sorveglianza, Weiss riuscì ad intravedere la giovane Hydra con tanto di ali traslucide sulla schiena. Non seppe dire se anche lei lo avesse notato o meno, ma in ogni caso l’Irlandese non seppe come comportarsi, se avvicinarsi per salutarla o farlo da lontano come aveva fatto con Megan oppure continuare per la propria strada. Una parte di lui vedeva in Amber il riflesso di Thalia, ma non perché fossero simili, piuttosto perché la prima era la Caposcuola della seconda ed entrambe erano delle Tassorosso; e questo sembrò bastare a mandarlo in tilt. Una parte di lui avrebbe dato qualsiasi cosa pur di vedere Thalia al posto di Amber in quella Sala da Ballo, così che potesse andare da lei e provare ad invitarla a ballare, ma c’era l’altra parte che invece fu piuttosto lieta che ci fosse Amber e non la persona che lo stava facendo letteralmente impazzire.
Sospirò a pieni polmoni, abbassando appena le spalle, per poi concedere alla ragazza lo stesso identico saluto che aveva rivolto a Megan. Non rimase neanche in quel caso ad aspettare di vedere se il proprio saluto sarebbe stato ricambiato, che andò ad appostarsi vicino all’ingresso della sala, appoggiandosi con la spalla contro uno degli stipiti del portone, le braccia incrociate sul petto e uno sguardo attento e serio.

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Auror ✶ 27 anni ✶ Ex Grifondoro



Edited by Aiden Weiss - 30/1/2020, 18:23
 
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view post Posted on 31/1/2020, 12:45
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entropia.

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L’espressione di Nieve cedette per un istante — uno soltanto — al fastidio, prima di tornare allo stato di beata quiete nel quale si era avvolta per l’occasione. Le bastarono uno sbuffo e il riverbero delle risatine allegre delle due scalmanate per scongiurare un deturpamento del suo buonumore. Dunque, tornò a risplendere di quella particolare luce che appartiene agli innamorati, quando li anima la speranza di trascorrere anche un solo minuto in compagnia dell’oggetto dei propri aneliti. Ma Nieve Rigos era nata in una notte fredda, dimenticata dagli astri del cielo e funestata dal vento artico d’Islanda, ben lungi dai ghirigori raffinati di una fiaba d’autore. Non era destinata ad essere la principessa della favola, perché era venuta al mondo reietta e rachitica — la bestiola prematura che il padrone non ha avuto la pietà di finire prima che lo facesse la vita. Per questo, l’idillio travalicò presto i confini del rosa pallido e la introdusse alle tinte forti, sprezzanti, disarmoniche del reale.
Kurt era venuto alla festa ed era bello come se l’era immaginato centinaia di volte nei minuti spesi a cercarlo ansiosamente tra la folla. Nieve lo individuò nel mezzo della pista da ballo, impegnato in un passo a due un po’ sgraziato ma con gli occhi risplendenti di gioia. Era stretto alla fidanzata — una ragazza di media statura, dai corti capelli castani, con la pelle color pesca e uno splendido sorriso gentile — e compensava le sbavature delle sue (dis)abilità da ballerino a suon di tenerezze. Incarnavano una visione così graziosa nei suoi profili di spontaneità che la Rigos finì per reagire nel solo modo che le riuscisse di provare: si biasimò per aver odiato, sottilmente e inconsapevolmente osteggiato, a tratti perfino maledetto lei; e prese a detestare, ripudiare, respingere colui che aveva adorato fino a un istante prima.
Deglutì a vuoto, frattanto che i suoni del salone perdevano di consistenza e i palpiti del suo cuore turbinavano col fare rapinoso dei vortici. Era stata sciocca almeno quant’era stata meschina. Sopra ogni cosa, però, emerse il pensiero di essersi resa ridicola. Chinò lo sguardo sulla foggia dell’abito che aveva commissionato alla nonna e fieramente indossato per tutto il tempo servito a ingannarsi: lo trovò etereo come ricordava e, tuttavia, estraneo. Aveva sperato di interpretare un ruolo destinato a un’altra, in lei viva la speranza di succedere. Era coerente con l’impronta della sua esistenza, invero, il fatto che fosse bastato così poco a smascherarla ed esporla alla nudità della sua vera essenza — un’impostora che voglia ingannare il pubblico e finisca scoperta, derisa, scacciata.
Non si accorse di avere imboccato il percorso che conduceva alla porta d’ingresso finché non ne ebbe varcato la soglia e il suono secco di una serratura le restituì un barlume di consapevolezza dello spaziotempo. Chiusa in uno stanzino polveroso al primo piano, circondata da una paccottiglia variegata e informe, Nieve portò le mani al viso e si nascose, trattenendo il pianto. Avesse avuto la maturità necessaria a strutturare un pensiero immune all’onta del giudizio e della deprecazione di sé, si sarebbe dispiaciuta della propria condizione senza negarsi il conforto del plauso: al di là delle motivazioni che l’avevano spinta ad osare ben oltre le abitudini che le erano confortevoli, nulla avrebbe cancellato il fatto che quell’unico importante passo verso la riscoperta della femminilità fosse suo e di nessun altro; e che nemmeno la prospettiva di essersi crogiolata nel vagheggiamento di piacere avesse il potere di determinare un’inversione di rotta. Invece, accese la punta della bacchetta, si guardò dall’alto in basso e, nel non riconoscersi, si condannò. Dunque, allungò la mano all’indirizzo di un paio di forbici e si preparò a restituirsi a sé stessa.

❁ ❁ ❁


A passi volutamente cadenzati, una nuova versione di Nieve Rigos viene al mondo dal ventre muffito del bugigattolo nel quale ha trovato riparo — sul pavimento di acari, giacciono i resti di una gonna ormai ridotta a brandelli.
Un sorriso mellifluo sorge sulle labbra rosate della studentessa, mentre ridiscende la prima rampa di scale e incrocia il cammino di alcuni compagni. Sente i lembi sfrangiati dell’abito — di ciò che ne rimane — sfiorarle la parte alta della coscia, ben al di sopra del margine della metà adatto alle signorine perbene. Se non è la principessa della storia, si dice ancheggiando con fare volutamente accentuato, magari le verrà meglio interpretare la sgualdrina.
Nel profanare il lavoro meticoloso di nonna Lucrezia, Nieve ha promesso a sé stessa di fare ritorno nella sala da ballo col proposito di bruciare le carte che si era augurata di giocare e sedere a un tavolo diverso, dove a dominare è l’azzardo e la sua mano è composta di sole picche perché sia negato agli altri di rifilarle a lei; di non scappare e rintanarsi in un qualsiasi nascondiglio come ha fatto da bambina. Così, quando oltrepassa il grande arco di pietra, lo fa con un’attitudine che non riflette nulla della spensieratezza di petali che si è trascinata appresso durante le prime fasi dell’evento. Non desidera altro che liberarsi dall’impressione di essersi genuflessa dinanzi all’Amore, disattendendo le istruzioni di Astaroth perché smettesse di avere ancora una tale presa sulla sua anima, e di essere finita per deludere l’Uno e l’altra, irrimediabilmente. E, adesso che il cuore spasima ben più di quanto dolgano le ginocchia, non le resta che pentirsi.
Imbattersi nella figura di Aiden Weiss attribuisce al proposito della contrizione un tono che la rende più vicina alla tentazione. Le pupille di Nieve si dilatano e il suo corpo si irrigidisce in una reazione naturale come lo è stato, in passato, sorridergli. Le dita sfiorano il profilo lineare della bacchetta, annidata in una piega della gonna tra l’anca e il femore, e la mascella si contrae — tra i denti, riesce quasi a sentire lo scricchiolio dei granelli di sabbia, mentre il ricordo della tormenta che gli ha scagliato addosso restituisce vigore al suo sorriso. Dunque, un pensiero sboccia in lei con la brutalità scriteriata che ben le si attaglia, la stessa che può permettersi di sfoderare sapendo Thalia al sicuro, lontana dalle viscide mire della persona che ha di fronte. Tributa all’amica una cura che, per converso, non sa dirigere verso di sé.

«Weiss!» Presceglie un tono apparentemente neutro, mentre si dispone a fronteggiarlo, dando le spalle alla sala da ballo. Per indifferente che appaia nei confronti del resto degli invitati, è perfettamente consapevole della loro presenza, come lo è della posizione di Kurt, che ha le mani occupate da due bicchieri e si trova in prossimità di un tavolino, momentaneamente da solo — ne ha incrociato lo sguardo col solo bisogno di distoglierlo. «Che piacere vederti» mente. Ci sono un centinaio di battute che vorrebbe fare riguardo i motivi che pensa possano averlo indotto a presenziare a un ballo scolastico: adescare le ragazzine con la scusa della sicurezza, tanto per dirne una; la sua preferita. Eppure, ha intenzione di usarlo e, per riuscirci, deve fingere. Nei crepitii di un cortocircuito che si era convinta di avere ormai ricomposto e che non è più avvezza a tenere a bada, sente un fuoco saturnino divampare e lambirle il costato. «Spero che tu ti stia divertendo» gli dice col fare confidenziale che ha smesso di usare da tempo in presenza dell’altro, ravvivandosi i capelli ora di un argento aduggiato. Gli occhi scorrono la figura del mago, elegantemente abbigliato come si conviene a una cerimonia della portata di quelle esibite da Hogwarts. Non ha perdonato Aiden, né il suo corpo ha smesso di reagire in malo modo al solo saperlo nei paraggi. Ma l’idea di servirsi di lui per far provare a Kurt un solo, microscopico assaggio di quanto ha sperimentato lei nel vederlo in compagnia della fidanzata è un carburante troppo potente perché un dettaglio come l’avversione possa fermarla. Sorride all’Auror, rinchiusa dietro una maschera di gelosia e vendetta che serve soltanto ad annacquare il sapore intollerabile dell’odio che prova per sé stessa. Non si perdonerà tanto presto per essersi esposta alla ridicolizzazione. Ne è così convinta che i complimenti di Katie, l’approvazione dei nonni, i commenti di Thalia svaniscono in uno sbuffo di fumo. E l’acredine torna a inasprirle l’umore. Ma Aiden non è la vittima, stavolta; è l’arma. «Posso invitarti a ballare?» domanda, le palpebre che battono lente sugli occhioni da cerva. «Per seppellire l’ascia di guerra» si affretta ad aggiungere. «Ti assicuro di non avere cattive intenzioni e di tenere la bacchetta al suo posto... se tu farai lo stesso con la tua». L’allusione è così poco velata che deve mordersi l’interno della guancia per costringersi a mantenere un tono gentile e, al contempo, per non ridere dell’ironia di cui ha derubato la sorte. Sorride con la malizia spregiudicata che nessuno saprebbe negarle. «Ci stai? O vuoi farti pregare? Sarò brava, lo prometto» spergiura, porgendogli la mano destra; la sinistra, sinuosamente, scivola dietro le scapole dove indice e medio s’intrecciano tra loro.
Il Fato, si sa, possiede un’ironia pungente e un debole assoluto per i garbugli più ingarbugliati. E altrettanto potrebbe dirsi della Rigos, dopotutto.

What do you want from me? Why don’t you run from me?
What are you wondering? What do you know?
Why aren’t you scared of me? Why do you care for me?
When we all fall asleep, where do we go?


Nieve Rigos | Prefetto Grifondoro | 17 Anni | Skinny Love | Outfit



Edited by ~ Nieve Rigos - 31/1/2020, 18:23
 
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view post Posted on 1/2/2020, 12:37
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Il contatto arrivò.
Sentì la prima mano poggiarsi con delicatezza sulla sua spalla, mentre l'altra, dopo alcuni momenti di incertezza, si intrecciò alla sua.
Fissandola in quegli occhi color abisso, alla risposta di lei cercò nuovamente di capirla, non riuscendoci.
Lei rideva, come lo faceva lui. Era innegabile come fossero due maschere architettate alla perfezione per non venir colpiti.
Con estrema delicatezza portò la mano sul fianco di lei, mentre il cervello iniziava ad elucubrare una risposta o almeno una parvenza di questa per continuare a mantenere quel momento di tensione e non vederlo sfilacciare in inutili discorsi di circostanza e timidi sorrisi.
La osservò, nuovamente. Notava la profondità dei suoi pensieri, ma non riusciva a catturarla, a renderla sua.
E pensare che era pure Legilimens! Era per caso una presa in giro quella? Come diamine era possibile che non arrivasse a sviscerare da quella ragazza dei semplici pensieri?
Stringendo con cura la mano di lei, cercando di non avere una presa troppo forte e in grado di fargli male, si spostò leggermente all'interno della pista da ballo.
Come una nave vogliosa di salpare dalla costa sulla quale era attraccata, lui voleva sganciarsi dalla zona iniziale della sala da ballo per addentrarsi all'Interno di essa, nel tripudio di colori dei vestiti dei coraggiosi studenti che si erano messi a ballare come loro.
Salutando con un lieve spostamento di capo l'Auror (Aiden), che aveva conosciuto all'evento del preside alcuni mesi addietro, proprio mentre sentiva che si stavano per addentrare nella zona di ombra, maggiormente riservata, sentì la mano di lei staccarsi per augurare buon Natale ai piccoli di casata.
Osservandoli con sguardo torvo, vedendoli sgambettare lontano da loro come piccoli capretti, disse:


- Saremo lo scoop principale della serata. Da domani ci toccherà fare le ronde per far tacere definitivamente i pettegolezzi.-

Sorridendo più per il fatto che la mano di lei fosse ritornata a destinazione che per la sua battuta, cercando di spostarsi con eleganza all'interno della sala, aprì la bocca con l'intento di rispondere alla giovane.
Come doveva agire? Era il caso di scoprire le sue carte o di continuare quel tiro a molla?


-Dici che ho frainteso? A me sembrava fossi un po'...Come dire..Turbata e volevo che tirassi fuori quello che pensavi.-

Certo che se quella fosse stata una partita a scacchi, la sua mossa in quel frangente si sarebbe potuta ritenere difensiva, utile a poter successivamente attaccare. Senza ulteriori indugi aggiunse:

-Io non mi sto nascondendo. Diciamo che sapevo che se non avessi risposto di "si" alla tua richiesta di essere il tuo accompagnatore con molta probabilità non saresti venuta al ballo.-

Muovendosi con coraggio sulla sua destra, cercò di far fare a loro la prima piroetta della serata, il primo capogiro fisico e non mentale.

-Questa sera è la tua come quella di tutti i presenti. Quello che è successo in passato di certo non ti può condizionare.-

Era convinto che le parole sibilline fossero state carpite dalla giovane.
Dopotutto era una Corvonero, una degna compagna e erede di quel onore/ fardello.
Avvicinandosi all'orecchio di lei, mentre sentiva il suo lento respiro e profumo aprì la sua bocca per un'ultima volta.


-A cosa stai pensando?-





Edited by Daddy E. Toobl - 1/2/2020, 13:01
 
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view post Posted on 2/2/2020, 17:15
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Ennesima fine, ennesimo inizio?
Se un primo giro era terminato, non era comunque il caso di montarsi la testa, dopo tutto il bello doveva ancora arrivare? A essere onesti iniziava con l'essere alquanto irritante, sembrava quasi che saltasse di ballo in ballo. Un eterno rimpallo tra inverno ed estate, e ancora inverno, e poi nuovamente estate. Se aveva sempre detestato balli e feste, quella nuova creativa forma di routine stava semplicemente esasperando le intolleranze di un tempo. Era stato un anno complicato, per molti versi troppo, contrariamente a quanto sembrava essere cominciato.
Mentre scendeva dalla torre, gradino dopo gradino, avrebbe sgozzato il primo mal capitato che avesse incontrato, eppure nessuno sembrava voler correre il rischio. Un'aria truce, un diavolo per capello, e un rumoroso incedere, si faceva largo alla volta della festa. Che fossero tutti già là? I coraggiosi che avevano deciso di trattenersi per le feste al Castello evidentemente non dovevano averci messo più di quel tanto per trovare una prima quadra, convenire un orario adeguato, e unirsi alla festa di gruppo in gruppo. Chi si era dedicato quell'anno agli addobbi?
Passò davanti a un'armatura che cantava a squarciagola un qualcosa di orrendo, e soffocando un paio di note tacque, con aria contrita. Uno sguardo rabbioso e spazientito era stato più che sufficiente. Che dovesse lavorare forse un attimo su quello? In fin dei conti doveva unirsi a una festa...
Ma quel degenerato del Custode dove si era cacciato? In giro, da qualche parte, come al solito a perder tempo. Non v'erano dubbi, per Giove!
Scalino dopo scalino, infine ecco la meta.
Rosso come un pomodoro, di cardinale vestito, apparve nel bel mezzo di una leggera nevicata. Ci mancava solo il mal tempo! Solita profusione pacchiana di oro, neanche fossero in Francia o in Russia, e via alle danze. Un cenno di qua, un sorriso non troppo convincente di là, un minimo di esercizio era pur sempre necessario prima di iniziare a fare le cose sul serio.
Guadagnò senza premura il centro della nevicata, e allargando le braccia provò almeno ad attrarre l'attenzione dei più immediati astanti, catturati i primi, il resto sarebbe venuto da sé. Almeno su quello la tecnica era ormai rodata!


Signori!
Anche quest'anno ci siamo, conto stiate trascorrendo una buona serata, e che non vi stiate struggendo troppo in trepidante attesa della Coppa, giusto?
Ma per dare un tocco di brio alla serata, apriamo alla prima novità! Questo ballo prevede semplicemente una fanciulla, che aprirà le danze, che per semplicità definiremo Fata dell'Opera. Quale inventiva, no? Invito quindi M.me Hydra a raggiungermi. Dove si è cacciata?


Un sorriso qui, uno là.
Stava velocemente risalendo la china, da buon vecchio lupo di mare. A voler vedere troppo per il sottile qualche problema era rimasto, ma dopo tutto non ogni ciambella ci si poteva attendere uscisse con il buco. Se quella era una pratica quasi archiviata, poteva già essere tempo di affibbiare anche la Coppa ai vincitori? Un passo alla volta, tutti nella stessa direzione, e una soluzione l'avrebbero certamente trovata. Ma quindi, chi aveva vinto?
Uno sguardo intercettò la giovane Tassorosso ancora in fondo, quindi c'erano quasi. Mancava semplicemente un fanciullo, che sicuramente non avrebbe cercato lui!


Perfetto, ecco Hydra. Si porti dietro qualcuno con cui aprire le danze, mi raccomando. Quest'anno ci affideremo al suo intuito, giusto per essere tranquilli.
Il che mi porta subito alla Coppa!


C'era poi un serio problema cronico temporale. Non si capiva più cosa fosse già stato, cosa sarebbe stato, e cosa sarebbe invece dovuto essere. Che razza di anno andava concludendosi? Com'era iniziato, e com'era finito? Nel bel mezzo di cosa? Cos'era stato interrotto, cosa sarebbe invece dovuto ancora venire? Diversi appuntamenti sul calendario sembravano essere svaniti nel nulla più assoluto, per quanto certo non fosse né possibile né probabile. Ma quindi, perché quella strana sensazione che mancasse qualcosa? Una sensazione che nel corso delle ore aveva spinto alla maturazione una cocente irritazione, nei confronti di un qualcosa di non ben definito. Ma la Coppa!
Sì ecco, quello era un buon punto da risolvere.
Nulla di troppo strano, rispetto al solito?
Sventolando la mano, all'insegna della folla, ecco una pesante coppa apparire tra un fiocco e l'altro. Coppa nevicata, coppa fortunata?


Ecco la Coppa, ed ecco che i colpi di scena non sono finiti. Dopo un anno in sordina, segnato da grandi traguardi accademici, e altri meno libertini di quanto non fossimo abituati a vedere, Serpeverde si aggiudica... il quarto posto, a 1018 punti. Grifondoro invece, a 1432, è seguita a ruota da Tassorosso, poco distante, a 1329.
Il che inevitabilmente ci porta alla conclusione che ormai tutti hanno capito: Corvonero vince la Coppa delle Case!
Ben 1883 soddisfazioni si sono levati quest'anno, non poche in più di Grifondoro. Dunque molto bravi, e un bell'applauso! Magari anche M.me Milford Haven ci vuole raggiungere?
Sembra che questa sera aspetti solo studentesse...


Un nuovo sorriso, ed era quasi finalmente fatta.
Aspettarne una, o aspettarne due, tanto valeva entrambe.
Che ballo sarebbe stato, senza una Coppa, per Diana!
Ciò detto, non restava che confidare nella divina provvidenza. Sarebbero giunte, con un terzo figurante, ancora sconosciuto. Era l'anno delle sorprese?! Un po' come quell'insopportabile d'un russo che strimpellava di sottofondo. Era forse anche quella una prima volta.

 
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view post Posted on 3/2/2020, 10:58
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ᗩᙢᕊᗴᖇ ᔕ. ᕼᎩᕍᖇᗩ
La risposta alla sua prima domanda era:
No, le cose non vanno sempre come le hai pianificate.
Sì, non hai il controllo di un bel niente Amber.


Ingoiò il boccone amaro solo quando capì di essere sola. Ovunque volgesse lo sguardo, lui non c’era e - sebbene circondata da studenti e volti noti - non trovare Killian fu come vedere rapidamente sciogliersi il fiocco di neve e spegnersi la magia del ballo. Non amava dipendere così dai suoi sentimenti, ma era altrettanto impossibile che così non fosse; aveva iniziato a viversi ogni cosa con intensità e interesse ed ora non poteva più smettere. Strinse il pugno ed il pungolo del cristallo caldo svanì in un istante, lasciando un vuoto al centro del palmo appena inumidito. Era vero che non si erano esplicitamente dati appuntamento, non lo facevano mai quando si trattava di quegli eventi nello specifico perché lei assumeva che il compito di Auror lo portasse almeno il novanta percento delle volte li ad Hogwarts. E invece quella volta qualcosa era andato storto ed i calcoli che aveva dato per scontato, si erano rivelati per ciò che erano: azzardi. Aveva sbagliato sapendo di sbagliare e così aveva vanificato tutto il suo prepararsi e imbellettarsi che - in fin dei conti - non sarebbe più servito al suo scopo primario. Le guance bruciarono per un solo secondo rivelando l’emozione nascosta dietro la realizzazione, imbarazzo per essersi lasciata trascinare da un desiderio tanto infantile e sciocco. Nulla in ogni caso avrebbe cancellato l’amaro in bocca che aveva chiuso lo stomaco nel trovarsi a dover rivedere i suoi piani. Tra le cose che mal sopportava c'era proprio quella di vedere i suoi piani, quando ne faceva, andare in fumo senza che potesse averne un minimo controllo. L’idea di diventare un fantasma e così rimanere fino all’assoluzione di ogni suo compito come Caposcuola ora diventava dogma e legge. Piano B, il più classico, svanire con l'arredamento...

Si sarebbe concessa giusto qualche sorso di vulcanomenta - la sua preferita - prima di eclissarsi all’ombra delle colonne portanti finché possibile, persa d’un tratto anche la voglia di interagire con alcuno. Il Fato volle però che le cose andassero diversamente, prendendosi gioco di lei con la peggior ironia possibile. Chissà perché i momenti in cui Nieve Rigos orbitava nel suo sistema, erano sempre i peggiori per farlo. I momenti di quei silenti incontri sinceri nella Foresta erano così lontani che quasi non li ricordava. Fortunatamente la sola cosa che Amber vide non fu il volto della giovane grifondoro, quanto piuttosto il meraviglioso vestito da cui si era separato più d'un petalo nella foga di un volteggio troppo audace. E dunque al contatto con la pelle nuda e pallida del braccio, il figlio delicato di un fiore rosso, esplose in un colore intenso e vivo, tanto che Amber in principio rimase a guardarlo e basta. Gli occhi saettarono in direzione della figura longilinea di una Nieve ancora celata, il cui volto non venne colto dalla Tassorosso. Il rosa tenue dei capelli, però, le strappò un sorriso compiaciuto, oltre quelle parole trascritte in una lingua a lei ignota. Non capì il riferimento più profondo che nascondevano, ma a dir il vero non se ne curò troppo, preferendo raccogliere il petalo e farlo fluttuare su un ramo vicino del grande abete agghindato. Avrebbe voluto dirle di fare attenzione, perché piroettando così non sarebbero rimasti molti altri petali attaccati all'abito, ma non lo fece, preferì dirsi che c'era un motivo dietro ogni gesto e che lei semplicemente non lo conosceva.

Ironico.
Con la coda dell'occhio notò il saluto dell'Auror Weiss, che ricambiò alzando appena la mano sinistra, prima che le dita scendessero a ripiegarsi.
Ironico al cubo.

Le sfuggì la mossa del Preside ed il suo sopraggiungere e prendere la parola, almeno in principio. Il tempo, quando sapeva rendersi immobile, scorreva così in fretta che in un primo momento si convinse fosse una benedizione; voleva dire che il Ballo stava finendo, e che presto avrebbe potuto appendere al chiodo l'idea di quel vestito e la sciocca speranza che potesse servire ad uno scopo ancora più sciocco. Certo non sapeva cosa stava per accaderle. Con una mano reggeva ancora saldamente un bicchiere di quel liquido verdognolo che era andata cercando e di cui aveva bevuto un solo sorso, quando la voce di Peverell la raggiunse e prima ancora di quella, lo sguardo dei presenti. D'un tratto un faro si era posato su di lei e "Dove si era cacciata?" «...come?» un sussurro inutile lasciò le labbra, una protesta-non protesta. Ed Amber fu nuovamente divisa, sebbene una sadica ironia avesse ormai preso piede oltre ogni cautela. Ironico, che l'unica volta in cui si era personalmente impegnata a non apparire solo una statuina classica, era stata premiata per quello.. ma che l'unica persona a cui voleva importasse, non fosse presente. Non solo era stata eletta Fata dell'Opera, ma aveva anche la possibilità - l'onere - di scegliersi un compagno di ballo tra i presenti. In un Universo parallelo, avrebbe cercato Killian con lo sguardo, quanto bastava a dirgli "non posso scegliere te, ma è come se l'avessi fatto", avrebbe cercato un amico tra i più vicini ed avrebbe ballato sulle note di una sola canzone, prima di tornare sui suoi passi e finirla lì. Ovviamente si sarebbe aspettata rimbecchi divertiti e penitenze da sopportare con rinnovata intenzione e più di un pizzico di malizia. Ma in quell'universo invece, quello vero, non ci sarebbe stato niente di tutto ciò e con gli occhi di molti puntati su di sé, e nessun amico stretto nelle vicinanze, Amber percepì chiaramente un vuoto in petto. Durò un attimo, sempre il tempo della consapevolezza, prima che gli insegnamenti di Cordelia attecchissero in lei, e si desse il via ad un piccolo spettacolo intimamente fastidioso. All'esterno la bionda sorrise, ringraziando così chiunque avesse scelto di votare per il suo vestito, e slacciò le ali affinché potessero brillare lungo il corridoio di studenti che la portava al centro della pista da ballo. Belle, opalescenti, delicate. All'interno, nulla. Non un battito accelerato, non un'emozione positiva, solo il desiderio di uscire dall'imbarazzo il prima possibile, ma solo dopo aver fatto il suo dovere. Fu sul limitare della via, che un viso noto apparve in parte a salvarla da una decisione difficile. Edan Logal McIvory, Corvonero del settimo anno, amico di studi di Dan - compagno di apprendimenti di Amber - lì per l'ultimo anno scolastico. Si conoscevano solo perché Dan aveva insistito per inserirlo nel gruppo di studio sugli incantesimi elementali, un piccolo ritrovo per altro istituito da Amber, alla ricerca di quelle conoscenze più nascoste e meno alla portata. Lui, dunque, allungò una mano per afferrarle il braccio e lei, incapace di recepire il brillare degli occhi castani, assecondò mesta quel primo gesto, dichiarando il ragazzo come suo accompagnatore. «Hydra, sei... bellissima stasera.» sussurrò Edan, guadagnandosi però solo uno sguardo un po' spento di Amber che, notando la tenuta tipica dello Schiaccianoci, riprodotta sicuramente da una delle sarte di famiglia, non fece altro che ricambiare con un lieve: «Hai centrato il tema, anche tu, grazie...» Tra le cose che non aveva mai imparato a fare, c'era la gestione delle chiacchiere di circostanza. Quando entrambi furono al centro della pista, la posizione del primo Valzer fu facile da replicare; entrambi sapevano ballarlo, anche se lei avrebbe avuto modo di capirlo solo in "corsa". Non incrociò lo sguardo del rosso, approfittando della posizione insegnatale da Cordelia, dove il volto della ballerina sostava fisso oltre la spalla sinistra del partner. Partner che, invece, sembrava in vena di cogliere la vicinanza obbligata - sebbene la staticità di Amber - per sciogliere il ghiaccio. «Non sembri particolarmente felice... non come immaginavo potesse esserlo la Fata dell'Opera.» pungente, la constatazione aumentò solo il sarcasmo che inacidiva il sorriso candido della ragazza. «Se c'è qualcosa che non va, puoi dirmelo... questo Valzer dura almeno altri sei minuti...» fu quello il momento preciso in cui l'effetto del sorso di vulcanomenta ammorbidì le curve del ballo e sciolse la lingua di Amber. «Dove hai imparato a ballare?» lasciò che un pizzico di curiosità cambiasse l'argomento, perché di certo non avrebbe raccontato i suoi stati d'animo a Edan, c'era da giurarci. Le iridi chiare incrociarono finalmente l'insistenza nello sguardo scuro del corvonero. Lo Schiaccianoci sorrise, abituato anche se in minima parte ad avere a che fare con lei, la conosceva (se proprio doveva dire di conoscerla) da meno di un anno, ma alcune cose gli erano state chiare fin da subito. «Ci sono tante cose che ancora non sai di me, Hydra... ma potremmo parlarne più avanti, magari ad Hogsmeade, ci vuole più di un Valzer per farmi cedere» dedicando un sorriso a chi ancora li guardava - sebbene altri avessero preso ad occupare la vista - si sentì rispondere abbastanza in fretta; «Non credo sia il caso...» il perché non riusciva a razionalizzarlo, ma quando la delusione, non così accennata, investì il volto di Edan, in parte si sentì artefice dell'ennesima mossa sbagliata. Tentar di salvare capre e cavoli non le riuscì benissimo, soprattutto quando aggiunse: «Però il club non finisce anche se Dan non c'è, quindi... » che era un modo per dirgli che si sarebbero rivisti per continuare a studiare, cosa che però non sembrava entusiasmarlo tanto quanto l'idea di una passeggiata per Hogsmeade. Non c'erano attenzioni particolari da fare, Edan era un libro aperto e lo sguardo che le rivolgeva in pista sarebbe stato palese per chiunque, come il non ricambiare di Amber. Ma lei non poteva e non voleva dare adito ad alcuna fiammella di speranza, consapevole o meno che fosse. Così, quando la musica scemò, la risposta del ragazzo venne meno. Le rivolse un inchino di circostanza come se nulla fosse, prima di dedicarle privatamente uno sguardo da dimenticare, ed avvicinarsi tanto da sussurrarle uno schietto: «Ne riparliamo. Ho una coppa da festeggiare adesso» e niente più. Impegnandosi per l'ennesimo sorriso, lasciò la pista a gente più degna e più in vena di festeggiamenti ed osservò il mutare dei colori in onore di Corvonero e di quella vittoria tanto sudata. Ripiegò le ali, perché lo spettacolo era finito e si infilò di nuovo tra le retrovie. Sarebbe rimasta lì il tempo necessario a rispettare la meritata vittoria altrui, prima di tornarsene in dormitorio e capire come indirizzare il fastidio che le martellava mente e cuore.

caposcuola di tassorosso✧ 18 anni ✧ VI anno ✧ Outfit completo



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view post Posted on 3/2/2020, 12:59
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A n n u n c i o

Come di consueto, anche questo Ballo giungerà al termine. Siete dunque invitati a svolgere quanto rimane da svolgere e uscire di scena come più si confà ai vostri pg entro e non oltre le 23.59 del 9 Febbraio 2020



:flower:
 
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31 replies since 23/12/2019, 19:06   1338 views
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