| | | | Aveva tentato di seguire la scena accanto di sottecchi, appena con la coda dell'occhio, e quando aveva colto il gesto gentile di Daddy nei riguardi della piccola Astoria, una parte di sé ne era stata pienamente coinvolta. Un fazzoletto, un'offerta tra tante, un'empatia tra poche: sentì il cuore stringersi in un moto di affetto profondo, e mai come in quel momento fu certo di non voler essere altrove. Non avrebbe potuto dire di conoscere il Caposcuola Corvonero così perfettamente, i loro incontri si limitavano perlopiù al contesto scolastico e agli acquisti di Oliver da Zonko, dove l'altro lavorava come commesso, ma si esprimeva in quel modo una consapevolezza ben più limpida. Daddy aveva saputo trovare il giusto contatto, aveva stabilito una connessione che non aveva prezzo: per quanto potesse andare in porto o meno, quell'intercessione così come il compito generico di entrambi, per il Grifondoro era stato già raggiunto un valore prezioso. Non si trattava soltanto del suo idealismo, dei suoi obiettivi, del C.r.e.p.a. ancor più nello specifico, era molto di più. Oliver perseguiva la semplicità, ancor prima di ogni altra cosa, e ne comprendeva l'eleganza a tutto tondo che ne conseguiva di pari intensità. Non riuscì a trattenersi, e il sorriso che arricciò dolcemente la bocca fu il primo sintomo di un'espressione contenta, lungo gote e volto per intero. Il commento di Bork, più nell'immediato e più direttamente di quanto non avesse previsto, arrivò come un fulmine a ciel sereno. Oliver ne rimase leggermente spiazzato. Non avrebbe potuto negarlo, aveva creduto anche solo per pochi istanti di essere sulla strada giusta, di poter già portare informazioni dalla propria parte, e in quel modo di procedere ancor più dettagliatamente. Percepiva un divario più profondo e si inaspriva in quel senso la difficoltà della situazione; la mente cominciò a macinare una e più varianti, un filo conduttore verso l'altro, e più di una strada si aprì di pari modo. Avrebbe potuto procedere in un altro senso, non era tutto già finito. Le accuse che l'Elfo Domestico rivolse alla sua vicina spezzarono ogni restante buonsenso, in Oliver. Non si accorse della piega di disgusto, lì a fior di labbra, e quando Bork colpì la mano di Astoria, sparì improvvisamente anche la sensazione più intima di pochi attimi prima. Si sporse di scatto dallo sgabello, di pochissimo, e si costrinse a sbattere le ciglia - lentamente, trattenendo il lampo acceso di rabbia tra gli occhi -, prima di poter reagire a sua volta. Aveva conosciuto tipetti come Bork: prepotenti, orgogliosi, infidi fin nel profondo, così pronti a schernire i loro stessi simili per una posizione, un fremito, un pizzico di prestigio. Ancor prima che maghi e streghe, di ogni età e di ogni genere, erano gli Elfi Domestici come lui - come Bork - a porsi come ostacoli primari per il C.r.e.p.a., e in quel senso si concretizzava un fermo interno, ben più complesso da superare. Da parte propria, Oliver sentì l'impulso di rispondere, di prendere controllo della situazione, e per un attimo lo desiderò così tanto da non avere cura neanche dell'esito della missione. Lo schiaffo sulla mano, la scelta di non considerare un posto a sedere anche per Astoria, il modo in cui l'altro le parlava, tutto andò a rifinire un dato di fatto, per il Caposcuola: disprezzava la Creatura, più di quanto potesse anche solo lontanamente immaginare. Ricordò le Burrobirre, il tintinnio, e si lasciò andare a quel suono improvviso - lì, tra i suoi pensieri più recenti, per costringersi al silenzio. Un passo falso, lo sapeva, e avrebbero perso quel minimo vantaggio già raggiunto. Riprese prima ancora che Bork potesse parlare, e sebbene la tensione del corpo fosse viscerale, Oliver cercò di accennare ad un ennesimo, forzato sorriso. «Quindi non puoi aiutarci, Bork.» Un tono asciutto, screziato appena di una nota di delusione; era intenzionale, velata al punto giusto. «Senza amici non sarebbe una vera cena, il Preside è stato molto chiaro. Peccato.» Un cenno dispiaciuto, la bocca tirata; cercò l'attenzione di Daddy, il capo leggermente rivolto verso l'altro. «Forse abbiamo sbagliato, pensavamo di aver trovato l'Elfo giusto. Ma se Bork non può esserci d'aiuto...» Un suono secco, le mani ad un tratto sulle ginocchia, palesando in quel modo l'intenzione di alzarsi dallo sgabello. «Di sicuro troveremo qualcun altro, qualcuno che conosca qualche amico di Miss Blackstorm. Come non detto, allora. Non è colpa tua, anzi.» Lasciò lì, in sospeso. Prendere o lasciare, il più intenso dispiacere nella sua stessa voce, così sul volto. Mostrava la fiducia infranta per Bork, l'amarezza del momento, perfino l'insoddisfazione; casualmente, Oliver lasciò che la mano destra salisse al petto, fin sul cuore, e strinse in quel modo - impercettibilmente - il tessuto della divisa, tirando in risalto la spilla da Caposcuola così vicina. L'orgoglio di Bork, quello il suo ultimo scacco.
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| salute 300/300 - corpo 262/262 - mana 322/322 - exp 57.5
» abilità Divinatore Esperto, Maridese, Materializzazione
» inventario bacchetta, Galeone ES, Spilla C.r.e.p.a., bracciale di Damocle, tarocchi, amuleto propiziatorio, nanosticca, orecchie oblunghe
» incanti I, II, III, IV Classe completa V Classe » Claudo/Parclaudo, Nebula Demitto, Plutonis, Stupeficium VI Classe » Perstringo
» riassunto Disprezzando la scena che vede e facendo appello ad ogni calma profonda, Oliver gioca una carta finale, la più accesa, e punta all'orgoglio di Bork per giungere ad un compromesso positivo. |
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