Nel momento in cui le braccia di Eloise si chiusero intorno a lei, Niahndra esalò un lungo sospiro che si tirò dietro gran parte della tensione che si era annidata nei suoi muscoli fino ad allora. Si abbandonò più pesante di quanto non intendesse, frastornata dalla confortevolezza di quella vicinanza. Una parte di lei aveva temuto fino all'ultimo di essere allontanata e in quel momento si vergognò del poco credito conferito all'amica.
Permaneva una certa resistenza di fondo che le impedì di affondare completamente nell'abbraccio; un meccanismo difensivo difficile da abbandonare dopo tutti quegli anni. Era un modo come un altro di abbassare le proprie aspettative per prevenire eventuali delusioni successive.
Né, parimenti, avrebbe potuto permettersi di leggere in quel momento più del dovuto. Per quanto negli anni si fosse man mano abituata a condividere il proprio spazio personale con Eloise, quel tipo di contatto —ricercato, deliberato— continuava ad apparirle come un tabù; prendere l'iniziativa le procurava una vertigine tutta particolare che avrebbe fatto bene a tenere a bada.
*Ancora dieci secondi*, fu il tempo che si dette. Era una tecnica che adottava spesso, soprattutto quando si sentiva prossima al sovraccarico o particolarmente vulnerabile agli episodi d'ansia. Si concedeva una finestra molto limitata per dare sfogo a qualsiasi cosa le gravasse e poi fine, continuava con la giornata. Applicava la medesima regola alle debolezze.
I want to feel your wreckage, it's a firestorm
I'm falling like a loaded weapon in your arms.
Paranoid it might be reckless, no matter what I say
It's only going to steal your breath and slip away
Quella posizione offriva il vantaggio innegabile di non dover sostenere i vispi occhi indagatori di Eloise mentre le poneva quel genere di domande.
Trovatasi molto spesso a vestire i panni di confidente inaspettata, Niahndra non aveva mai avuto particolari problemi a sostenere lo sguardo delle persone nemmeno quando gli argomenti si facevano scomodi; anzi, tendeva a rimanere immobile e concentrata, dando l'impressione di oltrepassare le pupille e fissare direttamente l'anima. Quando però era lei a dover aprirsi, gli occhi iniziavano a pizzicarle e le era impossibile tenerli fermi per un confronto, rimbalzavano ogni dove pur di non posarsi sull'interlocutore.
Si prese un attimo prima di commentare il paragone tra le sue abilità e la visione scatenata dalla runa del calderone. Non perché le mancassero le parole o il coraggio, bensì per l'esatto opposto. Sarebbe stato così facile risponderle, assuefatta da quella meravigliosa sensazione di essere compresa, che si spaventò della facilità con cui le parole le salirono alle labbra.
Era qualcosa, si rese conto, alla quale avrebbe potuto abituarsi: l'intuito guizzante di Eloise, la sua visione tutta particolare del mondo, l'ingegno dinamico con cui scovava collegamenti a lei altrimenti nascosti.
Ma a quale prezzo giungeva la comprensione?
«
Qualcosa del genere—, finì col dire —
tra il senso di impotenza e sofferenza generalizzata. Di rado è così limpido però.»
Sarebbe stato così semplice —ora che aveva avuto un assaggio— continuare a vomitare parole, ricercare compassione, attingere dalla vibrante energia di Eloise; ma neppure Niahndra era così egoista da desiderare più di una piccola parentesi temporale prima di tornare alla realtà.
L'ultima cosa che avrebbe voluto era appesantire le persone a cui teneva con un fardello che apparteneva solamente a lei. Perciò centellinava con cura le parole e lasciava andare solo quelle che minacciavano di bruciarle la lingua.
I don't want to dive in first
You don't want to hear these words
It's only going to make it worse
You don't want to live that curse
Ricorrere al conforto dell'ilarità era stato un meccanismo istintivo, un'esigenza che era certa avrebbe incontrato il favore della Lynch.
Rise piano alla sottile allusione a fatti più o meno illeciti che ì, era certa, avevano la firma della rossa. Per quanto avesse l'impressione di conoscerla, erano altrettante le cose che ignorava. E andava bene così, viveva di chiaroscuri.
Si avvicinavano alla conclusione, o ad un inizio; indipendentemente dal punto di vista, poteva avvertire il cambiamento nello spazio circostante. Era la stessa nota malinconica che caratterizza le tre o le quattro di notte, quando suoni e pensieri si fanno ovattati ed il cuore batte più leggero; la pelle è ancora ruvida e scoperta per quel tipo di onestà che solo il buio ha il diritto di pretendere ed il cielo trattiene l'alba per il tempo necessario a raccogliere sé stessi e infilarsi nel letto, ancora vulnerabili, ancora sensibili.
Eloise la lasciò andare col medesimo garbo e Niahndra scrollò piano la testa ciondoloni prima di prendere posto davanti a lei; la distanza tra loro le regalò acuta consapevolezza della vicinanza precedente.
Si fece strada sul suo volto un sorriso rilassato, una sfumatura stranamente soddisfatta all'angolo della bocca. Le guance pizzicavano di timidezza mentre buttava fuori l'aria. «
Grazie.»
Poi, come avesse preso improvvisa coscienza di sé tornò padrona dei propri lineamenti. Era stata una parentesi, nulla di più. Giusto?
Si chiedeva adesso come scivolare di nuovo nella normalità e assumere da capo i reciproci ruoli. Era possibile, persino?
Non per lei, dovette ammettere; ma era un problema di cui si sarebbe fatta carico in solitaria più avanti.
«
Andiamo, O'Farrell non può resistere a lungo senza rendermi la vita un inferno.»
Sapeva che fosse sbagliato, ma per qualche strana ragione non riusciva a smettere di sorridere.
*Ancora cinque secondi,* fu il suo ultimo pensiero.
You're telling me to keep my hope
Cause you've got a heart of gold
But maybe you should let me go
I'll love you through a periscope