Tutto è Proibito , Cina, Atene VII Incontro

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view post Posted on 17/4/2020, 12:04
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"Gran Sacerdote del Tempio della Pizza"

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giornalista ♢ fotografo ♢ bansheeVOICE ♢ 22

Scattare delle foto al gruppo nel suo complesso le viene naturale. A posizionarsi di fronte alla Scuola di Atene, obiettivo alla mano, la si vedeva oscillare a destra e manca in un tentativo abbastanza deludente di trattenere l'emozione dell'evento.
Non aveva la minima idea di cosa si sarebbero occupati, non aveva idea di dove sarebbero andati, eppure eccola lì, apparentemente mossa da una leggiadria e una calma che in molti della Scuola avrebbero additato come sinonimo di incoscienza o masochismo.
Chissà, forse dopo quell'evento lei stessa avrebbe ridimensionato la sua emozione per l'avventura. Forse no.
I dati ricevuti dall'offerta di Peverell attraverso il giornale erano incentrati sulla necessità di avere qualcuno per documentare "l'impresa" (in qualunque cosa essa consistesse) e permettere ad un occhio esterno di poter assistere alle attività extra-curriculari in voga a Castello. Era, insomma, un preambolo succoso per un articolo d'attualità e un escamotage per avere una qualche forma di copertura d'informazione su Hogwarts.
*Andiamo a fare foto ♫ andiamo a fare foto ♫ souvenir ricordo ♫ souvenir ricordo*
Quindi eccola lì, ingenuamente esaltata per un'avventura che l'avrebbe probabilmente privata di menischi e polsi. Ad ancheggiare a destra e manca a tempo del limbo babbano, davanti ad una schiera di studenti e maghi adulti di tutte le categorie e tipologie, incapace di voler ricavare una briciola di dignità per se stessa anche prima della partenza, mentre cerca la posizione giusta e TLAC- TLAC - TLAC, schiacciare delicatamente il pulsante alla sommità della macchina (fortunatamente da ferma, sta volta) per prendere da tre diverse angolazioni – tutte molto vicine tra di loro ad esser pignoli – la Scuola di Atene.
*Case, libri, scope, viaggi, foto per il giornale ♫*
Meno male che nessuno poteva leggerle il pensiero e avere conferma di quanto fosse dannatamente stramba.
Così, mentre intascava nuovamente la sua macchina fotografica – riponendola nella tracolla – e recuperava la spilla della Scuola indicata dal Preside, si mise ad ascoltare con un bel sorriso stampato in volto l'introduzione all'avventura del Professore. L'accessorio venne appuntato all'interno del proprio indumento – quindi al contrario, rispetto alla norma con cui si indossa una spilla, perché lei cose normali non ne faceva mai – all'altezza della scapola, lasciando che il legno andasse a cozzare contro la maglia termica che le fasciava il torso, facente parte del completo artico di Mr. Elegant.
Al nominare del Profeta e del suo ruolo come Reporter, istintivamente, sollevò la mano sinistra portandola alla fronte e in uno scatto di questa imitare la posa "sull'attenti" dei militari babbani.
« Enchanté!»
Trillò, nuovamente dimostrando un entusiasmo che cozzava fin troppo con il misto di pentimento, rassegnazione e determinazione che trapelavano dai volti dei suoi "commilitoni".
Avrebbe imparato a suo modo a temere alla Scuola di Atene. Forse. Magari alla perdita di uno o due menischi.
La manifestazione magica del libro, il catalizzatore della magia per il loro viaggio, la reazione del tutto normale di Ariel tradì parte della sua personalità, mostrandosi in un estasiato e sognante:
«Oddio che bellino!»
E poi il vortice di colori, il cedere dei suoni e l'implodere dei sensi.
Quando riaprì gli occhi il buio aveva soffocato i colori dell'ufficio di Ignotus Peverell e la notte, ormai al portone, li accolse in Cina.
Ariel, dal suo punto di vista, venne prima accolta dal piede di qualcuno fin troppo vicinoalla sua faccia e la consapevolezza di essere finita supina e con qualcosa di ben diverso dal pavimento di un ufficio a sorreggerle la schiena.
Aggrottò la fronte, perplessa, arricciando il naso lungo, prima di vederla cercare di scostarsi – rotolando sul fianco senza tracolla – e cercare di sottrarsi alla morsa di corpi. Un po' tutti ebbero il bisogno di riprendere coscienza di sé, coscienza del luogo.
E che luogo! Nemmeno si accorse, tanto presa dal guardarsi intorno della mutazione del suo aspetto. Dovette guardare i suoi compagni, una volta che questi fossero tornati vigili e in piedi, per sussurrare loro tutti un
«Siete tutti carini e strani!»
C'aveva qualche problema, come diceva suo cugino Mathias. Qualche problema bello forte.
Sicuro, però, era che al momento la totale mancanza di cognizione del luogo la portavano a voler rimanere un attimo piantata con i piedi per terra. Immobile per avere modo di guardarsi attorno, letteralmente e cercare di avere qualche illuminazione, qualche dettaglio che l'occhio le avrebbe fatto notare, acuta e attenta alle immagini com'era.
O forse no, forse non avrebbe capito un bel niente.
Provvidenziale, quindi, era la presenza di Ekaterina che con la dimestichezza delle donne d'affari e politica, cominciò a muoversi poco dopo, riscuotendola dall'apparente catalessi di sentimenti eccitati e confusione incalzante.
*Ma sono tutti diversissimi. Dovrei fare una foto?*
Le voci a loro vicine, però, le consigliavano di dare tregua alla sua curiosità.
Discrezione e attenzione erano in ogni caso una delle caratteristiche un fotografo doveva saper dimostrare. Il reporter? Forse un po' meno, ma per quella facciata ci sarebbe stato modo di manifestarsi a tempo debito.
Così, ancora stranita, avrebbe cominciato a muoversi fra gli studenti, ponendosi nella parte finale del gruppo, praticamente in coda a questo. Si guardava attorno, rapita da colori che non era abituata a vedere insieme.
«È tutto così carino!»
Lo sussurrò, mal trattenendo un entusiasmo rampante di cui probabilmente si sarebbe dovuta pentire.

PS: 176 – PC: 125 – PM: 116
Riassunto: Ariel disinibita e come sempre stramba a mille, scatta tre foto della scuola di Atene, prima di ritornare al suo posto e appuntare la Spilla – male, ovviamente, all'interno del vestito invece che fuori. Quando sono in Cina, recuperata cognizione della realtà – e dedicato un momento di troppo ai piedi di qualcuno che le è caduto troppo vicino – lascia che il Gruppo di viaggiatori la indirizzi nel viaggio, seguendo Ekaterina. Si porta alla coda del Gruppo, mentre si guarda attorno, attenta e curiosa.
» Tracolla contenente:
Bacchetta Magica;
Macchina Fotografica Magica;
Piuma autoinchiostrante, Boccetta di Inchiostro, 10 fogli ripiegati di pergamena.
» Indumenti speciali:
Completo Artico (Mantiene il calore e protegge dagli urti.);
Cintura da Samurai (Molto leggera. Permette di stringere a sufficienza ma, con la sua magia, riesce a dare un senso di freschezza e libertà nei movimenti);
 
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view post Posted on 17/4/2020, 13:40
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AteneCina2

Megan M. Haven
Cielo di Mercurio ☿


L’ufficio iniziò ad accogliere uno a uno gli studenti convocati per il futuro viaggio. La tensione si percepiva in ogni centimetro quadrato: da chi era pronto per l’ennesima volta ad affrontare quell’avventura, a chi invece era del tutto spaesato e lontano anche solamente dall’idea che si era potuto fare. Megan in un angolo della stanza aveva visto arrivare gli ultimi studenti e in un rigoroso silenzio aveva atteso che il preside iniziasse il suo discorso.
«Hey! Credi che ci ritroveremo davvero nella Cina del XVII secolo?» chiese Phoebe salutandola. Megan aveva posato lo sguardo sulla ragazzina, abbozzando un sorriso di circostanza, «Assolutamente sì! E non sarà una passeggiata, fai attenzione.»
Non si soffermò ulteriormente sul viso della studentessa ma sperò di essere stata essenziale nella laconicità della risposta, che la giovane avesse recepito chiaro quel messaggio dettato da un tono serio e risoluto. Tornò a prestare attenzione a ciò che accadeva intorno, fino al momento in cui Peverell iniziò il discorso di benvenuto.
La voce profonda riempì il silenzio nella stanza, rimbombò con più forza fra le mura strette tanto che Megan non riuscì a farsi distrarre dai propri pensieri. Venivano, così, elencate cose che conosceva bene: i nuovi prendevano le spille, la regola del recupero, poi le squadre e via alle danze!
Quando si sentì nominare però, ebbe l’impressione di non aver udito bene il proprio nome, tant’è che fece un passo avanti più dettato dall’istinto che dall’educazione. A quanto pare sembrava fosse tutto vero, avrebbe dovuto guidare la squadra nelle vesti di Aurea, il che non era un male, la nota negativa era che l’avrebbe dovuto fare con Thalia Jane Moran come Argentea.
Uno sguardo fugace, non di tenera espressione, colpì proprio la giovane Tassorosso, mentre lentamente avanzava facendosi spazio in prima linea. Una spilla d’oro in petto e la consapevolezza di dover mandare giù più di un grosso boccone, per via delle responsabilità che avrebbe dovuto avere nei confronti della sua squadra. Sarebbe stata all’altezza? Forse le si poteva rimproverare tutto meno il fatto che se aveva un obiettivo, avrebbe fatto in modo e maniera di raggiungerlo con tutte le forze e mezzi a disposizione. Non c’era tempo di dare spazio a faide personali, anche se avrebbe sotterrato Thalia in quella Cina di quattrocento anni or sono. L’espressione impassibile mutò, in tal modo, in un sorriso cordiale mentre dentro moriva ad ogni secondo pensato accanto alla futura compagna di viaggio. Era strano il destino a volte e lei credeva che il suo lo fosse più degli altri: doveva fingere di essere felice di avere la Tassorosso al proprio fianco, quando con altrettanta gentilezza le avrebbe piantato la bacchetta in un occhio.
Successivamente si posizionò per una foto; la novità di quest’anno prevedeva nel gruppo una giovane Reporter. Megan sperò che fosse capace di usare altro al di là di una penna e una la macchinetta fotografica, poi fece quel che più poteva somigliare a un sorriso.
Così, quando il sipario si aprì sotto pagine da caratteri misteriosi, immagini stilizzate e vecchie rilegature, fino a stabilirsi su un foglio di pergamena ingiallita, in un ritratto di una foto variopinta, la Corvonero potè contare qualche secondo prima di sentire il senso di nausea riempirle lo stomaco. Un vortice di luci, colori, suoni, invase lo spazio e si costrinse a chiudere gli occhi per non vomitare: tutto girava. Aveva totalmente dimenticato quella sensazione e ad oggi ne capiva il perché era meglio non ricordarsene.

L’arrivo non fu dei migliori, l’impatto contro il terreno venne attutito da un – non troppo duro – cuscino di foglie e rami. Quello che sentì dopo, però, fu peggio: qualcuno le atterrò sopra conficcandole un gomito sotto al collo, spingendo sulla trachea. Megan spalancò gli occhi e nello stesso istante schiuse le labbra in cerca d’aria, che di colpo le era stata negata. Una chioma rossa le oscurava la vista, poté solo immaginare chi fosse e sperare di sbagliarsi ma appena cercò di fare leva sul braccio ossuto trovò la risposta.
«Togliti di mezzo, Moran» disse. Il tono era uscito flebile, ancora offuscato dal peso che le aveva schiacciato la gola.
Facendo leva con le braccia, esortata da una voce sconosciuta poco distante, riuscì a tornare in piedi e solo in quel momento si concentrò sullo spazio che la circondava. Chi era insieme a lei? Poté vedere Emily e già questo riuscì a sollevarla. Tutto era mutato in una perfetta tela di Zhang Zeduan; architetture finemente decorate, sotto la luce di lanterne cinesi contro l’oscurità della notte in arrivo.
Il tempo di rimettersi in sesto, non più di una manciata di secondi, e la Corvonero si era fatta avanti affiancando l’anziana figura. Scomode vesti le coprivano il corpo longilineo e i colori variopinti sembravano brillare anche sotto il cielo che si ombrava in lento movimento.
Lo sguardo si perse in avanti e allora vide tre figure in avvicinamento. Fu così che si voltò verso Ekaterina con maggiore cognizione, soprattutto dopo che le ultime parole della donna si palesarono sicure, pronte ad accogliere ciò che stava arrivando; le sorrise in tralice. Quando sentì la presenza di Jean farsi avanti, affiancandola, Megan le rivolse uno sguardo facendole segno di attendere.
«Signora, volevamo capire se fosse tutto in ordine. Come procede qui? Vedo che stanno arrivando!» intervenne decisa alzando il tono della voce.
Alle proprie spalle qualcuno aveva azzardato qualche domanda e le spiegazioni furono udite chiaramente, iniziando ad arricchire un bagaglio culturale di cui Megan era totalmente spoglia.



"FLECTERE SI NEQUEO SUPEROS,
ACHERONTA MOVEBO."

"IF I CANNOT MOVE HEAVEN,
I WILL RAISE HELL."


ATTIVO E CONOSCENZE
Bacchetta - Legno di Ciliegio, Lacrima di Veela,10 pollici, semi rigida
Tracolla in pelle nera
Spilla della Scuola di Atene
Amuleto Oscuro
Anello Difensivo(Medio sx)
Effetti: : protegge da danni fisici e incantesimi. Anche da Avada Kedavra, ma poi si spezza. [Usabile 1 volta per Quest.]
☿ Anello + Zaffiro “Trillon” (Anulare dx)
Cappa della Resistenza
Effetto: Realizzata con scaglie di testuggine e cuoio di Trinoceronte e Drago, resiste a moltissimi colpi e folate di calore/gelo.
Polvere Buiopesto Peruviana
Effetto: polvere finissima e nera come la pece, proveniente dal Perù, è in grado di creare un buio intenso e impenetrabile per la durata di 5 minuti.
1 Nanosticca
Effetto: permette di assumere dimensioni di 30 cm.
Filtro Sonno Leggero
––
I, II, III Classe completa.
Eccetto: Orcolevitas e Fattoriam.
Occlumante Apprendista
Essendo apprendista, il pg riuscirà a chiudere la mente solo a legilimens apprendisti. Nulla però potrà, nel caso si trovi di fronte a legilimens esperti. Non sempre riesce a combattere le proprie emozioni, che sono per lui il problema principale.

STATISTICHE
PS: 209/209
PC: 160/160
PM: 167/167
EXP: 21


DANNI: //

RIASSUNTO: Megan non prende propriamente bene la scelta di Peverell nell’affiancarle Thalia come Argentea. Tuttavia, è consapevole che - di fronte a quella che è la Scuola di Atene – non può concedersi a faide personali. Accetta il ruolo nei panni di Aurea con un sorriso gentile, si posiziona per la foto e successivamente impreca per la nausea che solo ai primi giri il libro le provoca.
Atterrata in Cina, non proprio come avrebbe voluto (un cactus sarebbe stato più simpatico), all’udire delle parole di Ekaterina si alza, affiancandola qualche secondo più tardi. Comprende ciò che la Ministeriale sta facendo e si unisce a quella che è una meravigliosa improvvisazione!

 
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view post Posted on 17/4/2020, 14:02
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Phoebe Halliwell
Corvonero | Studentessa | 12 anni | Suspicious & Curious| | ♪ "Un atto sbagliato fatto per la ragione giusta, è sempre un atto sbagliato"
young-alyssa-milano-in-red-t-shirt-and-jeans-photo-u1Non aveva la minima idea di come funzionassero questi incontri della Scuola di Atene. Sapeva però che tutti loro, partecipanti a questo incontro, sarebbero stati in qualche modo catapultati nella Cina del diciasettesimo secolo, e le parole di conferma di Megan, e il suo successivo avvertimento di prestare attenzione, non fecero altro che metterle una leggera ansia addosso. Si morse leggermente il labbro inferiore con fare incerto. Non seppe cosa replicare - evento piuttosto raro per lei! - o se rispondere a quelle parole. Almeno fino a che Megan non distolse lo sguardo. Ora la ragazza era leggermente agitata e si sentiva anche leggermente a disagio per il modo in cui un attimo prima si era approcciata a lei. Era stata per caso troppo... invadente? Una cosa però era sicura: aveva appena dato modo a Megan, di cominciare a vederla come una tipa un po' folle e stravagante. Ma non poteva farci nulla. Lei era fatta così. Dolcemente spontanea. Si ritrovò in quel momento a non poter negare a se stessa di avvertire che questa avventura sarebbe stata sicuramente peggio di quella che aveva vissuto la notte di Halloween, a causa di una pozione di Pix, il poltergeist spesso in vena di scherzi. Dell'avventura nella quale si era ritrovata coinvolta insieme a Megan. Alla richiesta della donna dall'evidente accento francese, di poter scattare una foto per avere poi un ricordo di questo incontro, e alla concessione del Preside, anche lei andò a mettersi in posa per la foto mostrando il suo miglior sorriso dolce, per poi riprendere, dopo lo scatto, ad ascoltare attentamente le parole del Preside, seguendo il suo invito a prendere, dal sacchetto poggiato su un tavolinetto, una delle spille che lei si appuntò subito al vestito. Rivolse ancora lo sguardo verso il Preside. Quindi... Cina. Città Proibita. Dinastia Ming. C'era comunque un problema, come ci sarebbero arrivati? Come sarebbero arrivati fino alla Cina del diciasettesimo secolo? La risposta a questa domanda, infondo, non tardò ad arrivare. Dopo le ultime raccomandazioni, il Preside fece per aprire il vecchio librone poggiato sul leggio, e fu proprio in quel momento che l'ufficio, all'interno del quale si trovava, prese a vorticare. Ogni cosa attorno a lei in quel momento iniziò a girare. D'istinto, si portò le mani alle tempie per poi chiudere gli occhi non appena si rese conto che, in quel frangente, sfruttare il senso della vista non avrebbe fatto altro che acuire quella fastidiosa sensazione di vertigine che stava cominciando ad avvertire. Riaprì gli occhi soltanto qualche istante dopo, nel momento in cui sentì come se stesse quasi perdendo l'equilibrio fino a cadere a terra. Piuttosto spaesata nel trovarsi in un luogo diverso dall'ufficio del Preside, a quel punto, cercò di rimettersi in piedi, di rialzarsi. Si guardò inevitabilmente attorno, cercando di studiare il luogo dove era approdata. Diede in seguito uno sguardo ai compagni che come lei erano finiti lì, nascosti tra alberi e costruzioni, dove una leggera brezza primaverile prometteva di investire dolcemente i loro volti, in quella che doveva essere una notte senza stelle, nascoste da una fitta coltre di nuvole. Un sorriso dolce e leggermente divertito baluginò tra le sue labbra mentre osservava i suoi compagni di sventura: il loro aspetto sembrava essere mutato come per magia, sembravano indossare un vestiario forse adatto per quell'epoca, e i loro volti sembravano aver assunto magicamente i tipici tratti orientali. Ma oltre i loro nuovi lineamenti riuscì a riconoscere i due ragazzi con i quali aveva vissuto la disavventura di Halloween, Daddy e il ragazzo - Derek - contro il quale, chiaramente non in sè, aveva inveito. Esternò a quel punto una espressione seria, al pensiero che sembrò nascere spontaneo nella sua mente in quel momento. Sicuramente anche i suoi lineamenti delicati erano cambiati. Ascoltò attentamente le parole di quello che doveva essere l'unico uomo adulto che era stato chiamato a partecipare a tutto questo. Cercò di assimilare tutte le informazioni sul contesto storico in cui erano precipitati (diciamo così) che lui stava condividendo con loro. Non disse una parola. Non era il momento di indugiare oltre. Si limitò poi ad annuire alla raccomandazione che era stata rivolta anche a lei dalla Prefetta dei Grifondoro. Beh... di certo era l'ultimo dei suoi pensieri, separarsi dal gruppo. Non c'era altro tempo da perdere. Era il momento di avvicinarsi ai due tizi, Timur e Calaf, che a quanto pare erano diretti verso nord con una missione da compiere e che probabilmente avrebbero potuto dare loro qualche altra informazione o indicazione, e di spostarsi da lì facendo molta attenzione. Ed è esattamente quello che fece anche lei seguendoli. Seguendo Timur, Calaf e i suoi compagni di sventura.

PS: 118 | PC: 79 | PM: 62| PE: 2
Giuls || © <i>harrypotter.it


° PS: 118/118 (100 iniziali + 8 topforum + 10 articoli vari)
° PC: 79/79 (50 iniziali + 29 articoli vari)
° PM: 62/62 (50 iniziali + 12 articoli vari)
° EXP: 2/2 (1 iniziale + 1 topforum)

INVENTARIO:
° Bacchetta Legno di Leccio, undici pollici, flessibile, nucleo di polvere di onice e lacrime di Augurey
° Bracciocchio(al polso sinistro) piccolo ed elegante bracciale che, in caso dimentichiate o rischiate di perdere un oggetto, suonerà attirando la vostra attenzione. Il minuto occhio incastonato rimane, solitamente, chiuso, mimetizzandosi ad arte ed aprendosi solo in caso di bisogno.
° Fiala di Decotto al Dittamo (1)
° Fiala di Pozione Tiepidario (1)
° Cintura da Samurai (+ 5 PC) (1)
° Stivaletti Lewam Markis (+ 7 PC) (1)
° Guanti dell'Eroe Caduto (+ 5 PS; + 5 PC; + 5 PM) (1)
° Completo Artico [azzurro] (+ 5 PS; + 5 PC) (1)
° Copricapo Egiziano (+ 7 PC, + 7 PM) (1)
° Spilla della Scuola di Atene appena presa dal sacchetto

INCANTESIMI APPRESI
I CLASSE: tutti
II CLASSE: Diffindo, Evanesco, Expelliarmus, Inversum, Muffliato, Riddikulus, Silencio
III CLASSE: Reparo
 
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treat people with kindness.

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PS: 120/120 • PC: 70/70 • PM: 72/72 • PE: 2,5GRIFONDOROCIELO DELLA LUNA12 ANNINon sapeva spiegarsi bene il perché, ma la vicinanza alla ragazzina dai capelli corvini le aveva dato motivo di calmarsi. Era forse l’influenza di quell’aura quasi angelica che ella emanava? O, più semplicemente, l’immediata percezione di sentirsi meno sola nel constatare di non essere l’unica a provare una certa ansia? In ogni caso apprezzò molto la gentilezza della giovane, strisciando leggermente a lato per permetterle di prendere posto. La scrutò con la coda dell’occhio, cercando di non farsi notare. Sperava di non averla infastidita nell’aver interrotto i suoi pensieri, poco prima. Rose Marie avrebbe voluto fare qualcosa per metterla a suo agio. Si era soffermata a rimuginare per qualche secondo sul da farsi, indecisa nel decretare se presentarsi a lei fosse da considerare un comportamento invadente o al contrario potesse farle piacere, ma le sue intenzioni furono interrotte sul nascere. Peverell e la giovane donna che gli stava accanto avevano appena richiamato tutti per una foto ricordo. Seppur a malincuore, la piccola dai capelli biondo cenere avanzò per raggiungere i concasati, infilandosi tra Casey e Oliver - nella speranza di venire oscurata da loro nello scatto - e sfoderò il sorriso meno genuino della sua intera esistenza. Non era proprio in vena di fotografie, sapendo che di lì a poco sarebbe stata trasportata di circa quattrocento anni indietro nel passato. Ricordava come fosse ieri la sua prima esperienza con una passaporta, per l’avventura a Godric’s Hollow, e il terrore che in confronto quella fosse stata una bazzecola aveva lentamente iniziando a pervadere ogni centimetro del suo esile corpicino. Paradossalmente la spaventava più l’idea del viaggio in sé, che quella di ritrovarsi nella Cina del diciassettesimo secolo. Scattato anche l’ultimo flash, il gruppetto si districò e Rose potè seguire il consiglio di Peverell, pescando dal tavolo una delle spille di bronzo per appuntarsela alla veste. Ne avrebbe fatto tesoro, al pari della sua stessa vita - d’altronde non era poi così distante dal suo scopo originario.
La cerimonia stava per avere inizio e la novellina si affiancò ultimamente al suo Prefetto, cercando da parte sua sostegno morale. Non le prese la mano, per paura che questo potesse interferire con il processo di dislocazione. Le diresse invece un ultimo sguardo, due occhietti dolci e un sorriso rassicurante. Aveva deciso di smettere di porsi domande che avrebbero solo aggiunto altro panico nella sua testolina: sapeva di poter contare sull’amica e immaginò che si sarebbero riviste di lì a poco dall’altra parte.
Dopo il discorso di Peverell calò il silenzio e la copertina del tomo fu sollevata. Le pagine incantate si mossero alla ricerca del capitolo prescelto, e quando questo fu trovato un bagliore indefinito attirò gli Evocati a sé, avviluppandosi ai loro arti, trascinandoli in un vortice di parole e suoni soavi. Rose notò con sollievo che, nonostante il senso di disorientamento generale, il viaggio non le sortì lo stesso effetto della passaporta: a tratti era quasi rilassante e le sembrò di vivere le avventure della sua adorata Alice, nello scivolare all’interno della mistica tana del coniglio.

L’atterraggio, però, fu decisamente meno piacevole. Si ritrovò a pancia in giù, il naso schiacciato sul terreno. Dovette ringraziare il caso di non essere finita sotto il peso di uno dei ragazzi più grandi, perché faceva già abbastanza male così. Le ci volle qualche secondo per riprendere il controllo dei muscoli e provare, con non poca fatica, a girarsi su un fianco. Una fitta lancinante le colpì l’addome in quel momento, una smorfia di dolore e portò istintivamente la mano sul punto interessato. Doveva aspettarsi che il suo corpicino pelle e ossa avrebbe subito una bella batosta fin dall’inizio di quella scampagnata… a cominciare dai lividi che di lì a poco le avrebbero cosparso il corpo di chiazze violacee.
«In piedi!» proferì una voce profonda alle sue spalle. Rose volse lo sguardo in direzione dell’anziana signora, che di sfuggito aveva intravisto chiacchierare nell’ufficio con Peverell. Il tono autoritario ch’ella aveva assunto non le piaceva affatto, anzi, provocò in Rose un immediato fastidio. Ma era anche vero che sembrava molto più esperta di tutti loro messi insieme e, se il preside l’aveva scelta, un motivo doveva pur esserci. Pur mantenendo le distanze da lei, la Attwood decise di fidarsi e, lentamente, si sollevò da terra cercando di fare il minimo rumore. Se le orecchie erano tese per ascoltare le parole della vecchia, le pupille irrequiete scrutavano l’ambiente circostante: l’architettura così diversa da quella cui era stata abituata, le lanterne che illuminavano il cielo notturno e sulle quali erano dipinti strani caratteri; perfino gli abiti quotidiani dei compagni erano stati sostituiti da vesti dai colori sgargianti e i loro tratti somatici avevano assunto delle forme orientaleggianti. Era incredibile, ma sembrava davvero che fossero giunti in Cina. Un brivido di emozione corse lungo la schiena della piccola, per un attimo facendole dimenticare anche il dolore delle contusioni. Non aveva mai lasciato il Continente prima, e farlo in quella maniera, catapultandosi nel passato, le sembrava così paradossale da rendere quell’avvenimento fin troppo elettrizzante. Il suo pensiero volse immediatamente ai concasati: doveva dirglielo, doveva condividere con loro quelle sensazioni. Diede un secondo sguardo al gruppo, cercando la figura di Casey, ma constatò ben presto che non era presente. L’emozione si smorzò in quell’esatto istante, così come un’espressione di terrore si dipinse sul suo viso. Possibile che le fosse successo qualcosa? Effettivamente, però, non era l’unica a mancare… anche Caleb non c’era, così come la giovane tassorosso di prima e molte altre facce intraviste. Che cosa diamine stava accadendo e dov’erano finiti tutti?
Rose intercettò immediatamente Oliver e tentò di avvicinarsi di soppiatto a lui. Una ragazza dalla chioma rosso fuoco l’avrebbe tuttavia battuta sui tempi, ponendogli la domanda che tutti si stavano chiedendo. La biondina si sarebbe dunque fatta di lato per ascoltare, aspettando il suo turno con una certa impazienza. La premessa sul contesto storico era sicuramente interessante e sarebbe tornata utile, ma l’esigenza di Rose di ricevere una risposta a quel quesito che nessuno sembrava porsi era ben più urgente. Non esitò nel momento in cui Oliver ebbe finito la sua spiegazione, afferrandolo per un braccio per richiamare la sua attenzione.
«Oliver.» esordì con tono fermo e si sforzò di mantenere un volume basso, seppur lasciando trapelare una certa preoccupazione «Gli altri. Dove sono finiti gli altri? Casey, Caleb… ci siamo praticamente dimezzati. Credi che gli sia successo qualcosa? E se… si fossero persi - in un’altra epoca, ad esempio - durante il viaggio? E’ possibile una cosa del genere? Dobbiamo andarli a prendere prima di valutare qualsiasi altra mossa.»
Aspettò una risposta con ansia, temendo il peggio. Il pensiero di aver perso la Bell e di non poter fare nulla a riguardo fece riaffiorare il forte dolore allo stomaco, e in tutti gli altri punti che sulla sua pelle morbida pulsavano ancora per l’impatto. Mise la mano destra sul cuore, mentre con l’altra stringeva ancora l’avambraccio del ragazzo in una morsa sempre più stretta. Si doveva dare una calmata, altrimenti di lì a poco avrebbe rischiato una crisi respiratoria. Fu la voce di una seconda giovane, circa dell’età di Brior, a richiamare la sua attenzione. Era abbastanza sicura che fosse una Caposcuola, forse dei Serpeverde? O no, Tassorosso. Aveva perfettamente ragione… Gli uomini di cui parlava l’anziana si stavano avvicinando, e a quel punto non avrebbero avuto scampo. Dovevano sforzarsi di controllare i propri impulsi e tenere un certo contegno, altrimenti sarebbero potuti finire in guai grossi.

SYNOPSIS & DAMAGE
Rose vorrebbe presentarsi a Gwen ma vengono richiamate per la foto. Prende poi la spilla e si avvicina a Casey per sostegno morale, poi atterra sul territorio cinese. Un po' dolorante, un po' infastidita, segue gli ordini di Ekaterina e si guarda intorno constatando di aver appena viaggiato nel tempo. Non vede però Casey e il resto del gruppo e va in panico. E' impaziente di chiedere ad Oliver dove possano trovarsi, dopo la sua spiegazione riguardo a ciò che ha letto sulla Città Proibita, e si ricorda, grazie a Thalia, di dover mantenere la calma. Aspetta poi insieme agli altri che Ping, Pong e Pang si avvicinino.
N.B. tutte le azioni di altri personaggi sono state concordate in off.
Nessun danno.
INVENTORY & KNOWLEDGE
▴ Prima classe completa.
▴ Bacchetta magica in legno di Castagno, crine di Unicorno e petali di Erica, 10 pollici, sufficientemente elastica
▴ Orologio di Bernadette Kultz (in tasca)
▴ Ciondolo della Scaglia di Drago (al collo)
▴ Guanti dell’Eroe Caduto (in borsa)
Molto resistenti e imbottiti di caldo pelo di puffole pigmee, questi guanti rendono la presa più salda.
▴ Mantello della Disillusione (in borsa)
Realizzato con pelliccia di camaleonte, il Mantello della Disillusione rende una buona, anzi ottima mimetizzazione: se il corpo è ben avvolto in questo tessuto, esso sembrerà donargli l'invisibilità.

▴ Scatolina di Oliver:
1x Detonatore Abbindolante
Simile a un clacson, gettato a terra inizia a correre producendo un gran baccano; distrae l'avversario per un turno, ottimo diversivo.
1x Palude Portatile
Crea una palude istantanea se gettata a terra; non rimovibile. Piccola (1mx1m), rallenta l'avversario per un turno.
1x Molliccio Oppugnabile
Lanciato in aria, al seguito di un Oppugno crea per quindici secondi la paura dell'osservatore.

KEYSER SÖZE.
 
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view post Posted on 17/4/2020, 14:28
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You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

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Caposcuola
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PS 267 | PC 195 | PM 230 | Exp 44
Thalia Jane Moran18 anni | Cielo di Venere | V anno

Era rimasta in silenzio per qualche istante, guardinga e affatto preparata a metabolizzare quanto Peverell aveva osato affermare con tanta e tale gaiezza: Megan Milford-Haven avrebbe guidato una delle due fazioni in gioco e lei sarebbe stata il suo secondo in comando. Per qualche assurda ragione a lei sconosciuta, era convinta che il Preside avesse volutamente giocato sporco, creando un terreno fertile per un'alleanza che mai - nemmeno sotto tortura - sarebbe potuta nascere spontaneamente. Era una stortura del tutto innaturale, un obbligo morale che la vincolava alla persona che più tra tutte quelle presenti nello studio del docente e preside le suscitava diffidenza e rancore. Sì. In passato era stata lei a sbagliare, ma se ne era pentita con ogni fibra del proprio essere; dal canto suo la Haven non aveva permesso una riconciliazione. E questo, nel suo vocabolario, significava guerra. La guardò avanzare, tronfia del potere che egli le aveva concesso; era certa che presto o tardi ne avrebbe abusato o che, forse, avrebbe messo in discussione i suoi consigli. Mettere da parte le divergenze non era una cosa in cui Megan riusciva granché bene. Abbassò il capo, per nascondere parte di quel sorriso divertito all'idea che - volente o nolente - l'avrebbe dovuta ascoltare ed agire secondo le sue direttive, ma che la questione fosse reciproca era del tutto scontato. Ne andava della riuscita della missione nella Città Proibita. Ne andava del suo orgoglio. Perché se qualcosa le era chiaro della Milford era proprio quel suo attaccamento viscerale all'amor proprio e, per quel che aveva potuto vedere sino a quel momento, la Corvonero non si sarebbe permessa di perdere il rispetto per se stessa attarverso decisioni avventate. Sarebbe stato divertente, quasi, vederla compiere uno sforzo madornale affinché la loro fazione potesse davvero nutrire qualche speranza di successo. Accettò dunque la spilla, il pezzetto di metallo lavorato che la consacrava Argentea, Gregaria della persona che più al mondo avrebbe sconsigliato per il ruolo di Guida. Le lanciò uno sguardo intenso, al di sopra delle teste dei più piccini, senza ombra di sorriso sul volto disteso.
*E' reciproco.* constatò, trovando nella sua figura e nei suoi gesti il medesimo sdegno.

Aveva dedicato gli ultimi istanti prima della partenza all'esame accurato della mappa disposta sulla scrivania del Preside, immaginando di aver di fronte una copia quanto più dettagliata possibile del reticolo di vie ed edifici geometricamente organizzati all'interno della Città Proibita. Metri e metri quadrati di strade lastricate, giardini e fontane, oltre ad un ammontare imprecisato di edifici dall'aspetto austero come la cultura che li aveva eretti. Per quanto la guardasse, cercando di ricordarla quanto più possibile, sapeva che non sarebbe servito a un granché. Sul terreno di gioco non ci sarebbe stato il tempo di ricordare gli incroci e gli svincoli, i vicoli e le piazze. L'idea di una fotografia commemorativa le strappò un sorriso innaturale, viste le circostanze, ma come da copione s'immolò alla causa. Quella giornalista sembrava convinta fosse un bel ricordo. *Aspetti e vedrà, cambierà idea* Le missioni della Scuola di Atene non finivano mai come ci si aspettava e, di certo, un reportage accurato non avrebbe oscurato i loro ricordi né ammansito l'astio tra coetanei. L'unica cosa che potevano augurarsi era di tornare sani e salvi, possibilmente con tutti gli arti al proprio posto. Si sistemò a margine - sul lato destro - agendo d'istinto secondo un rito di famiglia piuttosto ciclico. Quello era il suo spazio nelle fotografie dei Moran e quello sarebbe stato anche nei memoriali della Scuola di Atene *Prego che non finisca sul Profeta.* Sua madre, ministeriale fedele, non avrebbe approvato e non senza una buona ragione.

La magia del Libro l'aveva sempre lasciata interdetta, come ogni forma di magia sconosciuta ed ammaliante. Non sapeva che cosa pensare di quel volume consunto dal tempo, capace di trasportare decine di persone in un universo parallelo e lontano dal loro Presente. Forse, era stata anche quell'esperienza a tracciare parte del suo percorso alla ricerca delle risposte che ancora non aveva e, forse, non avrebbe mai avuto. Una cosa certa era che il Libro possedeva la medesima ironia di Peverell: univa persone in aperta lotta così come l'universo univa due amanti. Di pari intensità era l'odio che univa Thalia Jane Moran e Megan Milford-Haven. La caduta non fu agevole, né morbida. Qualcosa di estremamente spigoloso e scomodo l'aveva accolta, attutendo lo slancio verso il basso ed impedendole di rompersi il naso per la terza volta in diciotto anni. I capelli rossi, dapprima stretti in una treccia, si erano sciolti sul volto di chiunque fosse stato tanto carino nel raccattarla e, sbuffando, se li scostò dal viso indaffarata a trovare un senso tra quegli arti incastrati tra rovi e cespugli comparsi dal nulla. *E ti pareva* Lo sguardo truce della Haven ricambiava il suo, i volti a pochi centimetri l'uno da quello dell'altra. Se non fosse stato per l'odio che le univa, le sarebbe scoppiata a ridere in faccia, acuendo quell'antipatia che scorreva a pieno regime nelle vene di entrambe. Inarcò un sopracciglio nel trovarsi così a stretto contatto con lei e notò solo allora il proprio gomito alla base del collo della Corvonero. Una pressione più decisa e avrebbe potuto quasi soffocarla - se solo la natura violenta fosse stata nelle sue corde. Sorrise, beffarda, e premette soltanto un poco, quel tanto che fosse bastato a farle percepire l'assenza di nuova aria, ossigeno puro in una notte senza stelle. «Perdonami, cara.» sussurrò, rotolando di lato e alzandosi in poco tempo. Indossava una veste consona all'epoca, probabilmente con ricami tipici di quella nuova cultura della quale - almeno se lo augurava - avrebbe imparato qualcosa. Controllò che le boccette delle pozioni, strette alla vita, fossero tutte intere. Ne saggiò il contenuto di ciascuna, scuotendole con garbo, prima di riposizionarle. La bacchetta stretta nella mano destra e il Mantello arrotolato attorno alle boccette per celarle alla vista. Tutto era esattamente come doveva essere. Ad eccezione della Milford che la fissava come a dirle di spicciarsi. *Milford, se non ti fa fuori Pev, lo faccio io. Lo giuro sul Libro.*

Le voci di due o più uomini provenivano da un punto imprecisato davanti a loro e si avvicinavano all'aiuola - un tempo ben curata - nella quale erano stati catapultati. Erano nemici? Forse amici? Si guardò attorno senza sapere chi di loro avrebbe tradito per primo la presenza del gruppo e la risposta le fu fornita niente meno che dalla Ministeriale che, con un certo impegno a dimostrarsi presentabile a degli estranei, si fece avanti tutta impettita. A ruota la seguì la Milford. Si morse la lingua all'idea che la Milford-Haven dovesse mettere il naso dove sarebbe stato meglio non infilarlo e fece cenno ai ragazzi attorno di restare fermi e di uscire solamente piano piano dai cespugli. «Fate piano....» mormorò dolcemente rivolta ad Oliver e a chi intorno a lui stava cominciando ad assorbire le informazioni di Brior. Quel ragazzo era letteralmente una miniera di informazioni, chissà che cos'avrebbe potuto rivelare e se davvero quei tre non erano amici, chissà quali trame avrebbe potuto innescare. Fece cenno di proseguire, mescolandosi ai membri più giovani e posizionandosi al centro del gruppo. Lucas le era accanto e, se avesse potuto, non l'avrebbe lasciato solo nemmeno un istante. Nell'osservarne i tratti del volto orientaleggianti notò quanto la magia l'avesse cambiato, rendendolo di aspetto più maturo. *E' soltanto una facciata. Sta andando in guerra e non se ne rende conto.* Annuì, mascherando un risolino divertito sfiorandogli la spalla con la propria. Per tutta risposta, sfiorò il proprio volto alla ricerca di quel mutamento del tutto estetico. Non aveva mai pensato a se stessa con tratti fisionomici diversi da quelli tipicamente europei coi quali era cresciuta. Con un sospiro si rassegnò all’idea di aver abbandonato i tanto amati capelli rossi in favore di una chioma corvina - ben sapendo di essere ancora se stessa - apprestandosi ad ascoltare lo scambio verbale in atto che avrebbe potuto cambiare ogni cosa.

Inventario&Conoscenze
Oggetti:

Spilla della Scuola di Atene
Bacchetta - Legno di Salice, Crine di Mooncalf, 10 Pollici, Elastica
Ciondolo Capello di Veela - incanta l'avversario in quest per un turno
Mantello della Disillusione - Realizzato con pelliccia di camaleonte, il Mantello della Disillusione rende una buona, anzi ottima mimetizzazione: se il tuo corpo è ben avvolto in questo tessuto, esso sembrerà donarti l'invisibilità.
1 Fiala di Decotto al Dittamo
1 Fiala di Doxicida
1 Fiala di Rinvigorente

Incantesimi:

I Classe - Completa
II Classe - Completa + Orcolevitas
III Classe - Completa + Iracundia (Fattoriam)
IV Classe - Completa + Circumflamma, Colossum, Ignimenti, Neptuno ( Mucum Ad Nauseam, Napteria)
V Classe - Flagrate, Expecto Patronus, Plutonis
VII Classe - Legilimens
I Classe Chiara - Atlantis Cage, Rituale Perfetto

Incantesimi Alchemici:
Langue Verte

Vocazioni:

Legilimens Apprendista
Occlumante (II Livello)
Elementalista Inesperta (Acqua)

Riassunto & Danni
C'è così tanta gioia (?)
Considerazioni su questa alleanza con Megan a parte - incluso il quasi soffocamento di lei (upsy), Thalia si sistema n'attimo e osserva silenziosa l'interazione di Ekaterina + Megan con Ping/Pong/Pang. Sussurra ai compagni di far silenzio, mentre accenna di far piano mentre escono allo scoperto, mano a mano che la conversazione dei 5 va avanti e le cose si fanno più chiare. Osserva Lucas, infine, e riflette su quello che li attende.

 
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view post Posted on 17/4/2020, 14:46
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Si lasciò Megan alle spalle, passando oltre la sua esile figura mentre lo sguardo già vagava sui presenti, incuriosita. Nella lunga lista enunciata da Peverell, aveva perso due o tre nomi, e se le vecchie avventure suicide le avevano insegnato qualcosa, riguardava senza ombra di dubbio il saper contare. Era di fondamentale importanza ricordare i volti dei presenti, familiari o meno che fossero, per poi trarre le dovute conclusioni una volta approdati in lande sconosciute.
Prese la spilla dal tavolino alle sue spalle e se l’appuntò sul mantello, non notando la piccola luminescenza ad indicare il suo cielo, quello del Sole. Le iridi argentee furono finalmente libere di posarsi su tutti e nessuno, a partire dagli adulti, incuriosita di trovarvi una donna di ben altri tempi, un giovanotto impettito che le sembrò riconoscere e una Chrisalide Lovecraft, richiamata alla memoria, cresciuta troppo in fretta.
Arricciò lo sguardo, delusa di non riconoscere alcun concasata ma altrettanto frustrata dalla presenza di persone che mal sopportava: come al solito, sperava di vederle sul fronte opposto, giusto per aggiungere un po’ di sana competizione mentre cercava in tutti i modi di tenersi in vita.
Riconobbe Oliver prima di tutti per poi soffermarsi su Mya. Aveva avuto a che fare con entrambi, nelle missioni precedenti, e se il Fato fosse stato benevolo, non le sarebbe dispiaciuto piombare in Cina, col botto, a loro fianco. Dopotutto, soprattutto con la Tassina, aveva una melodia in sospeso.
*Che cafonata*, imprecò quando il flash di una macchina fotografica magica le appannò la vista, lasciando le iridi chiare arrossarsi e maledire quell’infame mossa. Fortunatamente Albus arrivò quasi subito a mitigare il suo senso di fastidio, con i primi – e ultimi – accorgimenti da tenere a mente. Ricordava a menadito le scorse avvisaglie, e quelle prima ancora, e quanto le fosse costato non avervi prestato la dovuta attenzione.
Con lo sguardo chino sulla mappa che aveva indicato, aveva già ridotto la voce del Preside a un eco lontano, distraendosi nonostante si fosse impegnata diversamente: era una battaglia persa. Una frase tuttavia, in conclusione di tutto per giunta, attirò la sua attenzione.

«[???]sono certo ci ritroveremo qui tra qualche minuto.»
«Fantastico», si lasciò sfuggire mentre stringeva le mani al petto e piegava il capo, come a voler nascondere quel cheto mormorio che solo chi prossimo a lei avrebbe potuto udire.
Immaginò di trovarsi nei panni di un novizio mentre udiva quella frase: non sarebbe certo stata una partenza coi fiocchi, visto un tale augurio.
Si avvicinò dunque al libro, arricciando le labbra davanti ai tentacoli che li bramavano come la Piovra nelle peggiori giornate di magra al Lago Nero e sciolse la presa al ventre, preparandosi a un’esperienza peggiore della Materializzazione che tanto odiava.

La cacofonia di suoni e colori e testo la colpì, disorientandola. Temette che accadesse come l’ultima volta, che, attratta da questo o quel miscuglio di colore o indecifrabile parola, giungesse nel posto giusto, sì, ma al momento sbagliato – se mai ce ne fosse stato uno.
Il caos di luci l’abbandonò sorprendentemente presto, lasciando che la vista fosse catapultata in una realtà avvinta dalla notte.
La prima cosa che avvertì, prima ancora che gli occhi potessero abituarsi alle ombre, fu il sonoro dolore all’altezza della schiena.
Ecco, aveva pensato in preda all’ottimismo che le confaceva, come minimo era finita su un palo che l’aveva trapassata da parte a parte e tanti saluti dalla Cina.
Sbracciato sulla sua schiena come la migliore improvvisazione del Cristo di Rio, era stato fiondato Oliver Brior. Non lo riconobbe subito, giacché impegnata a prendersela con il Karma che l’aveva punita per il suo cinismo precedente. Tentò quindi di far forza sulle braccia, consapevole che nessun’improbabile arma l’aveva ferita, se tale non potesse essere considerata il Grifondoro, e cercò di scrollarselo di dosso.
E la prima contusione era andata. Da quand’è ch’erano arrivati?
Le dita strinsero l’erba fresca e umida della sera e per un istante, pensò di trovarsi in un angolo buio del cortile della scuola. Quel libro faceva brutti scherzi ma il disorientamento sarebbe presto passato e lei, che mai imparava dalle lezioni di quello stesso equilibrio secondo cui tutto torna indietro, prima o poi, lo avrebbe maledetto ancora una volta.

«Oli…ver. Che entrata miracolosa la tua.» sibilò rimettendosi in piedi e scrollandosi di dosso polvere invisibile nemmeno fosse stata, letteralmente, un materasso che aveva ormai assolto al suo compito.
Piegò le ginocchia e si rese conto di essere ancora intatta. Si guardò intorno stringendo gli occhi, abituandosi lentamente a ciò che, di straniero, attirava la sua attenzione e preoccupazione.
Un rumore di passi, scarpe che battevano sulla ghiaia, catturò la sua attenzione prima delle rifiniture orientali che avevano drappeggiato volti e costumi dei compagni non ancora identificati. Non si mosse, arrestandosi sul posto, nonostante avesse tutte le intenzioni di togliersi di torno e non farsi vedere da chiunque fosse da lì a poco arrivato. Che fossero alleati o villani, avrebbe preferito scoprirlo sotto copertura piuttosto che alla luce delle lanterne.

« e dire che li avevo visti dirigersi da questa parte, dove si sono cacciati? »
«Già. Dove ci siamo cacciati?» chiese con un fil di voce, gli occhi chiari che riflettevano l’oscurità di alte mura purpuree, al di là del cespuglio in cui sembravano accatastati tutti.
Oltre ad Oliver, che fissò a lungo per via del cambiamento nei tratti (in vero, si trattenne dal ridere) ebbe l’onore di confermare che era stata arruolata sotto Megan e Thalia e, benché conoscesse l’arguzia e testardaggine della prima, era completamente sprovvista di informazioni sulla seconda. Sperò, quantomeno, che le due andassero d’accordo.
Si mise in piedi, in perfetta posizione eretta e fiera. Il cuore si calmò come il respiro, scadendo battiti lenti al pari del grande orologio che pesava sulle loro teste come spada di Damocle. E a loro, avvinti e assoggettati da quel ritmo, non toccava che dare il via alle danze.

« è l'ora del cambio della guardia »
E se loro erano amici delle guardie, come si sarebbe scoperto da lì a breve, era lecito pensare che gli altri non lo fossero. Guardie, dunque, ma di che cosa? E se c’era un commilitone, c’erano dei delinquenti. Al contrario di Gerusalemme, dedusse, lei non era lì per fare la guastafeste questa volta. Le vesti imperiali di cui si accorse in quel momento le furono da prova alla base di quel ragionamento. A dirla tutta nemmeno le dispiaceva quell’abito, quanto c’avrebbe messo per ridurlo in pezzi? E gli altri?
Se non fosse stato per chi ne sapeva più di lei, avrebbe errato nel credere di non trovarsi in una fortezza e solo quando quell’informazione avrebbe solcato finalmente il suo lume, avrebbe completato la scacchiera.
Loro erano i bianchi. Il gioco poteva iniziare.
Ma dov’erano i neri?
La voce della nonna la ridestò e, con naturalezza, scosse di poco la testa, la lunga coda a bagnarle gli zigomi. Non aveva ossa rotte, non ancora.
Fu allora che arrivò la Tassorosso, a mettere a repentaglio la calma e la lucidità ritrovate.

« Fate piano »
Lo sguardo si assottigliò, gli occhi a mandorla si strinsero e il capo venne inclinato mentre con la mano libera batteva dolcemente sul braccio di Oliver, a volerne catturare l'attenzione.
«Ma chi è questa?»
Pronunciò con apatica malizia. Un semplice commento sarcastico, detto piano, ma non abbastanza affinché la Moran la sentisse.
Distolse lo sguardo, ignorandola volutamente e, attendendo comandi ben più funzionali, volse l'attenzione verso l'Aurea.


ZtBaYZG

▲ Razza e abilità

▸ Banshee
▸ Cielo del Sole
▸ Exp. 55,5
▸ Materializzazione
▸ IV Classe Incantesmi
▸ Incanti oscuri:
Sectumsempra, Vielente; Essenza Converto; Segreto Ombrae; Protego Totalus


▲ Attivo/Passivo

▸ Bacchetta, custodia, gamba sinistra.
▸ Stiletto della Banshee, custodia, gamba destra.
▸ Cuspide scarlatta, dito medio, mano destra.
▸ Catena della notte, collana, con ciondolo occhio di Banshee.
▸ Anello del Troll, anulare, mano sinistra.
▸ Mantello della Disillusione

Occhio della Banshee: migliora la visione crepuscolare anche in caso di nebbia, consentendo di castare con mira e precisione ciascuna tipologia di incanto.

Anello del Troll: aumenta la potenza del Mago.

Cuspide scarlatta: ditale simile al pungiglione di uno scorpione. Chiunque lo indossi avrà il potere di pungere un mago creando una ferita dalla quale inizieranno a sgorgare litri di sangue. Il sangue sarà solo una mera illusione ma il senso di affaticamento e confusione della vittima sarà reale.

Catena della notte: rende il corpo più leggero e dona agilità nei movimenti, facendo sembrare le ossa più mobili.

Mantello disillusione: rende un'ottima mimetizzazione, sembrerà donare l'invisibilità.

Stiletto della Banshee: pugnale di antica e pregiata fattura.




Danni subiti ▼ Riassunto

▼ Varie elucubrazioni sui presenti, Oliver e Mya in particolare e sul trio adulto.
Dopo il ciaone di Peverell accolto con ottimismo (seh) si getta in pasto alla Piovra onirica e spera di non sbagliare ora e posto dell’appuntamento, come a Gerusalemme.
Atterra e lo fa male, ma riesci ad evitare che Brior faccia la stessa fine offrendo al suo ciapet la propria schiena come base d’atterraggio. Piccolo accenno al Cristo Redentore e via di viaggi mentali. Chiede più a se stessa che ad Oliver di che morte son morti e, quando finalmente il lume la riabbaglia (aka quando le rotelle tornano a posto) cerca di fare 2+2 – sperando che non faccia 5.
A interrompere il suo contare, arriva prima la Nonna e poi Thalia. Insulta quest'utlima e attende che l'Aurea dia istruzioni, cercando di assimilare la manciata di informazioni che l'hanno travolta.

▽ ps 306 ▽ pc 284 ▽ pm 286
 
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view post Posted on 17/4/2020, 14:53
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J e a n G r e y

Guardandosi intorno, Jean poté notare di essere una tra le persone più giovani. C’era qualche altro ragazzino, forse, al primo anno come lei, ma quasi tutti erano più grandi. C’erano addirittura degli adulti. Più passava il tempo, più si domandava cosa ci facesse lì.

All’improvviso Jean fu spintonata da un lato mentre una donna cercava di fare delle foto. Jean non seppe capire se fosse stata ripresa anche lei, ma in realtà le importava poco. Dopo alcuni rintocchi di un pendolo, che attirarono l’attenzione di Jean e di tutta la sala, il Preside riprese a parlare. Titubante, Jean prese la spilla dal cesto e la appuntò sulla veste. Poi, facendosi spazio tra la folla, si avvicinò alla mappa di cui parlava Peverell. A detta sua, rappresentava la Città Proibita di Pechino. Jean conosceva ovviamente Pechino di nome, ma non sapeva cosa fosse la Città Proibita.

Subito dopo scoprì che sarebbero stati divisi in due “squadre”.
*Squadre per cosa?* Senza sapere quale fosse lo scopo di questa divisione, sperò comunque di trovarsi con Megan: era il suo unico punto di riferimento in quel casino. Cercò la sua testa tra le tante presenti e, quando la individuò, le si fece più vicino di un passo, per non perderla di vista.
Poi un libro sulla scrivania si aprì. Da esso uscivano fasci di luce. In un istante, Jean non seppe più dov’era. Sentiva pressione allo stomaco, gli occhi erano aperti ma percepivano il nulla.

*

Il nulla fece posto a un lieve dolore alle costole. Doveva essere caduta su qualcosa di morbido, forse dell’erba. Dopo un momento di disorientamento totale, si mise seduta. Con la poca luce che c’era, vide comunque che attorno alle gambe aveva una gonna, che non indossava al momento della partenza. Era buio, doveva essere sera, o notte, Jean non seppe dirselo con esattezza. Non era spaventata: confidava nel fatto che il Preside non avrebbe mai messo i suoi studenti (soprattutto quelli del primo anno) in una situazione eccessivamente pericolosa o comunque non gestibile. Era però un po’ inquieta. Guardandosi attorno, Jean notò che erano nettamente meno di quanti fossero nell’ufficio. Pensò che le due squadre annunciate da Peverell fossero state divise. Fu sollevata quando vide Megan. La fioca luce che la illuminava le permise di notare che aveva i lineamenti diversi, orientali. Ne dedusse che un incantesimo dovesse aver adattato i lineamenti di tutti al luogo in cui erano atterrati. Megan era comunque riconoscibile. Fortunatamente era molto vicina.

Jean, dalla sua posizione, poté vedere una donna di una certa età (uno dei due adulti del Ministero) sporgersi sopra un cespuglio. La vide attenta e intuì che stesse vedendo e sentendo qualcosa. Jean poteva udire un vociare, ma non distingueva tutte le parole. Sembrava, però, che qualcuno stesse venendo dalla loro parte. Ad un certo punto, la signora si girò verso di loro e confermò che si trovavano nella Città Proibita e che alcune persone si stavano avvicinando; poi la signora esortò tutti ad alzarsi. Quindi le cose stavano così: dal libro di Peverell raffigurante la Città Proibita ci si erano catapultati dentro. Jean non conosceva questo tipo di magia, ma non si stupì più di tanto: in quanto figlia di maghi e avvezza alle storie più particolari, era entrata a Hogwarts preparata sul fatto che avrebbe dovuto aspettarsi di tutto. L’essere poco stupita, però, non le impediva di essere comunque affascinata dall’intera faccenda. Non avrebbe mai pensato di ritrovarsi già al primo anno a dover affrontare questioni così articolate. E poi, insomma, era dall’altra parte del mondo: mica male come primo viaggio. In ogni caso, Jean si alzò in piedi ancora un po’ dolorante. Non aveva ossa rotte, come chiesto dalla signora, ma quando si piegò di lato facendo peso sul braccio sentì altro dolore alle costole: niente di troppo forte, per fortuna. Camminando lentamente, per non fare rumore, si avvicinò a Megan, e Jean colse un suo sguardo che le intimava di aspettare.

Rimase in ascolto quando successivamente si alternarono delle conversazioni. Megan aveva interrogato la signora su quanto stesse accadendo, e una ragazza del gruppo, di cui in quel momento non riusciva a distinguere i lineamenti, aveva domandato a quello che nella poca luce sembrava essere Oliver qualche informazione sulla situazione in cui si trovavano. Oliver aveva parlato e spiegato brevemente quello che sapeva. Qualcosa nell’inconscio di Jean le faceva intuire che quelle informazioni sarebbero state preziose, perciò si sforzò di memorizzarle per bene. Jean rimase poi in attesa di capire come si volessero comportare i compagni di avventura più esperti, pronta a seguirli se si fossero messi in marcia.


♦ Punti Salute: 107
♦ Punti Corpo: 50
♦ Punti Mana: 50
♦ Punti Esperienza: 3
♦ Punti Pozione: 0

Inventario
  • Bacchetta di Legno di Ontano, Crine di Unicorno, 11 pollici, poco elastica
  • Fiala di Decotto al Dittamo
  • Mantello invernale nero con alamari d'argento
Incantesimi
  • I Classe - tutti
  • II Classe - Evanesco
Riassunto
Jean si mette la spilla, si avvicina al libro e viene trasportata nella Città Proibita, come tutti gli altri. Si ritrova sull'erba, un po' dolorante. Segue le indicazioni della Nonna e si alza in piedi. Si avvicina a Megan, con cui ha una breve interazione concordata (invita Jean a non fare un accidente di niente e aspettare). Poi sente la domanda fatta a Oliver e ascolta la sua successiva spiegazione. Jean rimane in attesa.
 
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view post Posted on 17/4/2020, 20:28
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Oliver Brior » Cielo di Venere
Un battito di ciglia, il tempo di un sospiro, e fu privilegio. Seguì le parole del Preside, lasciò che divenissero guida e fondamento di pari modo, e non appena l'ultimo monito parve sospendersi a mezz'aria, lo sguardo di Oliver guadagnò il centro assoluto. Il Libro del Tempo, così aveva deciso di chiamarlo da lungo andare, e le esperienze che aveva vissuto si forgiavano anche in quel momento di un'aspettativa che non aveva eguali; la scintilla della più innata curiosità, il valore della scoperta, il sentore fin nel petto di un Viaggio imminente. Sostenne il bagliore del potere più antico, e in quell'esordio così primordiale, gli parve di esserne coinvolto e travolto come fiume in piena. Una forma serpentina, una figura geometrica, un cerchio spezzato - la prima liana giunse come sospiro, la seconda come aggancio, la terza come carezza, e infine fu uno strappo di netto. Parve ai suoi occhi di scrutare un Drago, e in quella simbologia si esprimeva un pensiero tutto personale, sulla scia di pura, semplice, spiccata fantasia.
59IjViT
Un ruggito possente nel cuore, un sorriso dischiuso a fior di labbra, e anche per Oliver l'incontro fu vivido più di ogni altra cosa. Avrebbe voluto cercare Rose, al suo fianco, e avrebbe voluto dirle di essere parte di una Storia più grande di loro; l'esplosione di potere, la luce raccolta in un Ufficio di Hogwarts, infine l'assalto. Nel paradosso di un viaggio nel tempo, e ancor più nel Passato, il Veggente non riuscì a fare a meno di sorridere.

czwUorS
Aveva sognato l'Oriente, lui che era Sognatore di mondi; il contatto con la terra mistica, l'incauto desiderio di un passo al tepore più occulto, il sentore di spezie mai dimentiche di ogni tempo, di ogni stirpe, di ogni magia. L'aveva sperato da lungo andare, fin da quando il Preside gli aveva affidato un libro ancor più prezioso; al lume di una candela, il capo poggiato su un doppio cuscino, aveva letto una e più pagine; al riverbero delle fiammelle del camino scoppiettante, sulla sua poltrona preferita, il libro aperto sul bracciolo tappezzato dai graffi di Kneazle dei suoi concasati, Oliver si era lasciato trasportare dal Canto dell'Asia. Avrebbe voluto dire di aver mandato a memoria uno e più dettagli, avrebbe desiderato esserne preparato fin nel profondo, ma non era di certo così: la lettura aveva però attecchito una radice ben più fertile, e il pensiero si era fatto strada come virtù, e poi auspicio - un Viaggio, zaino in spalla, alla vecchia maniera. Mai avrebbe potuto pensare di veder ripagati i suoi miraggi più intimi, e quando la Scuola di Atene si era fatta viva, tornando alla ribalta, il cuore del Caposcuola aveva afferrato ben prima di ogni pensiero. Carico di aspettativa com'era, si ritrovò catapultato in una pagina di una storia che non conosceva, non di certo come avrebbe voluto, e come in passato ne fu ancor più estasiato. Il pizzicore alle narici gli diede segno di un profumo nuovo, di un'impressione tutta al naturale, mentre il corpo si piegava sotto il peso del cambiamento. Sentì le ginocchia vibrare di un colpetto secco, la schiena portarsi avanti di scatto, e infine capitombolò su se stesso come una trottola senza più freni; tutto sommato, si era aspettato di peggio: l'ultima volta era caduto riverso sulla roccia più dura, in quel caso il suolo si rivelava ben più soffice di quanto previsto. Si accorse con un pizzico di ritardo, avvampando, di come in effetti ci fosse una ragione ben più valida per quella sensazione; la voce di Emily Rose lo raggiunse come un colpo al cuore, e l'imbarazzo che ne conseguì tinse le gote di Oliver di un intenso, fuorviante rosso. «Ops, scusami.» Borbottò al volo, cercando di rimettersi in piedi il prima possibile; sentì di aver colpito qualcos'altro - e si augurò che non fosse qualcun altro, né altre parti della Serpeverde. «Più morbida di un divanetto.» Parlò più in fretta di quanto programmato, e percepì il rossore raggiungere un tepore impressionante da collo a guance. Si augurò soltanto che l'altra non avesse sentito.
«Lato positivo: siamo dalla stessa parte.» Non aggiunse altro, non da subito, ma c'era una nota piacevole nel suo tono. Quando si schiarì la gola e finalmente guadagnò controllo sulle gambe, si guardò attorno in modo veloce; non aveva ancora idea di quale parte della storia stessero ricoprendo, ma aveva imparato dall'esperienza di non essere lì per caso, mai. Passò le mani sulla divisa e notò in quel momento di come gli abiti fossero cambiati, a favore in quel modo di una veste ben più lunga, fino alle caviglie, con una cinta in tessuto attorno alla vita. Ad una rapida occhiata, a dispetto della notte in corso, gli diede l'impressione che fosse tinteggiata di nero, e poi blu, e infine ignorò tutto prima di poter complicarsi più del dovuto. Poche frasi, pochi sguardi, tentando di mettere a fuoco le figure vicine: ne riconobbe una, poi un'altra, e ne fu estremamente felice; non ritrovò tutti i suoi Grifondoro, ma quando vide Rose e Juliet, il cuore parve battere più forte. Provò a stringere le loro braccia, un gesto veloce, appena passeggero, a mo' di carezza; quando vide i tratti più orientaleggianti sui loro volti, una vocina interiore gli impose di non indagare anche se stesso. Se avesse avuto il codino, non avrebbe mai voluto guardarsi allo specchio. Ascoltò le prime battute già mentre avanzava di un passo. Alla domanda di Emily, scrutò l'orizzonte.
«Bella domanda.» Si collegò subito dopo a Rose, sua concasata.
«Siamo stati divisi. In ogni viaggio di Atene rappresentiamo due schieramenti, gli altri temo siano altrove, ma sono certo stiano bene.» Non aveva idea di dove fossero finiti, ma aveva un compito che sentiva più impellente di qualsiasi altro: si allacciò al discorso di una Strega più anziana di tutti loro (Nonnina), che non credeva di aver mai visto prima di quell'occasione. *A dopo le presentazioni* si disse, e cercò di attirare l'attenzione degli altri. «Aspettate. C'è una cosa che può tornarci utile, Peverell mi ha dato un libro sulla Cina, c'erano alcuni dettagli. Ming Ricordò le ultime informazioni del Preside, proprio nell'Ufficio, e solo in quel momento comprese l'utilità del testo che aveva ricevuto tempo addietro. Cominciò a camminare, sul consiglio del gruppo, e continuò ancor più scattante - una parola dopo l'altra, poche e rapidissime.
«È la Dinastia Cinese più rigogliosa e fortunata di tutte, massima espansione, cultura e arte alle stelle, e se siamo nella Città Proibita.» Un respiro affrettato, e via. «Siamo nella Culla dell'Impero.» Lasciò in sospeso l'ultima frase, attratto a sua volta dal comando della Strega e dalle voci concitate sempre più vicine; non aveva nulla di così chiaro in quel momento, ma sentì di essere fortunato ad essere in quel gruppo. In più, se quella era davvero la Città Proibita, le sue aspettative non potevano che salire vertiginosamente. Preferì restare in silenzio con la mente che già macinava pensieri, alla ricerca di informazioni più utili. Quando Emily lo riavvicinò, Oliver spostò l'attenzione sulla Tassorosso più avanti.
«È Thalia Moran, ed è il suo compleanno. Psst Thalia Un occhiolino, prima che potesse essere troppo tardi. Se fosse riuscito, avrebbe mimato "auguri" a fior di labbra, lentamente, con un sorriso. Oh no, non aveva dimenticato.


statistiche / inventario
salute 315/315 corpo 285/285 mana 343/343 exp 59.5

incanti
I, II, III, IV Classe completa
V Classe » Claudo, Nebula Demitto, Plutonis, Patronus
VI Classe » Perstringo
Chiari » Stupeficium, Rituale Perfetto

abilità
Divinatore Esperto, Maridese, Materializzazione

inventario
bacchetta magica, spilla atene, bracciale damocle, Stivaletti Lewam Markis, rune sacre, polvere del sonno, semi di pugnacio, intruglio confondente, rubino Enrico VII

riassunto
Oliver si lascia coinvolgere dall'aspettativa del viaggio, atterrato in Cina cade su Emily (♡), cerca di rassicurare Rose e indaga su luogo, nuovo aspetto e figure del gruppo; ricorda il libro ricevuto da Peverell, alla parola Ming collega la dinastia fortunata, e al discorso di Nonnina collega la Città Proibita alla culla dell'impero - come detto anche dal Preside poco prima. Si mette così in cammino, di nuovo accanto a Emily e Rose.
 
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view post Posted on 17/4/2020, 21:02
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Lucas A. Moray
Tassorosso | Studente | 12 anni | ♪tumblr_mm4sulRyfC1s3urz2o1_500
Non era chiaro come potesse regnare il silenzio in una stanza con più di 20 persone. Era l’ufficio del preside, per l’amor del cielo, ma in quel momento sembrava più una camera mortuaria. Sembravano tutti assorti nei proprio pensieri, e Lucas più di ogni altro si chiedeva cosa ci facesse lì dentro, quando i ragazzi iniziarono ad ammassarsi. Non si era neppure accorto di essere nel bel mezzo di una foto di gruppo. Una donna bionda e magrolina predispose la foto che avrebbe segnato l’inizio di quella nuova, strana esperienza. Ormai era lì e non poteva più tirarsi indietro. Si mise in posa cercando di azzardare un sorriso. Le foto non erano proprio la cosa che gli usciva più naturale. Poi la simpatica Eloise lo punzecchiò sul fianco facendolo scattare d’istinto per via del solletico. “Ehi…” Rise di gusto per il solletico e perché si accorse come per magia di non esser poi così solo. Nel frattempo era lì, impresso in uno scatto. Prova della sua presenza. Punto di non ritorno.
Terminata la foto altri attimi di silenzio “riempirono” la stanza. Poco dopo, però, il suono di un pendolo ruppe nuovamente la quiete per la prima volta di sette. Peverell attese galantemente l’ultimo rintocco per iniziare il suo discorso. Si raccomandò inizialmente che tutti fossero in possesso della spilla contenuta nel sacchetto poggiato sul tavolino accostato alla soglia della porta. Lucas si girò istintivamente per confermare quanto affermato dal professore. In effetti all’entrata dello studio c’era proprio un tavolino con sopra un sacchetto di cuoio pieno zeppo di spille, ma erano molte di più dei presenti, come se quel giorno fosse il primo di una lunga serie. La spilla, a suo dire, avrebbe avuto la funzione di farli tornare indietro dalla città Proibita a Pechino. Era dunque stata rivelata la destinazione di quella “scampagnata”. Peverell sembrava così tranquillo, invece per Lucas tutto sembrava tranne che un’allegra gita scolastica. Ancora una volta era chiamato a far parte di qualcosa più grande di lui. Cadair Idris era stato soltanto l’inizio a quanto pareva di una serie di avvenimenti tanto impegnativi quanto, però, interessanti.
Quando terminò la prima parte del discorso, Lucas si affrettò a recuperare la sua spilla. Era tondeggiante e raffigurava una fenice in posa fiera su un capitello con le ali spiegate a formare una circonferenza di raggio più piccolo rispetto alla circonferenza che formavano due foglie di alloro che sembravano fuoriuscire dal capitello. Sul contorno della spilla in alto la scritta “LA SCUOLA DI ATENE” e poi alcuni simboli a completare il cerchio di significato sconosciuto.
Il preside riprese il suo sermone annunciando che sarebbero stati divisi in due squadre contrapposte, come se fosse un gioco. Da una parte Eloise, dall’altra Thalia. Questa volta non avrebbe contato del favore di entrambe, suo malgrado. Con chi sarebbe capitato? C’erano anche due membri del ministero, anch’essi divisi nelle due squadre e per concludere una giornalista. D’un tratto il libro al centro della stanza si spalancò e filamenti luminosi provenienti dal esso, come fossero dei tentacoli, anche se non tangibili, attirarono al suo gli studenti. Un vortice caotico dal quale era impossibile uscire se non per sua volontà.
Poi era lì, a terra, facente parte di una distesa di corpi tutti ammassati tra loro. Cercò di constatare se ogni parte del suo corpo fosse al suo posto sperando di non aver perso qualche arto per strada. Era stranamente tutto a posto e tutto sommato indolore. L’atterraggio era stato più morbido del previsto. Nel controllare il suo corpo, notò con ampio stupore di non indossare più i vestiti con i quali era entrato nell’ufficio di Peverell e neppure nulla che gli assomigliasse. Indossava invece un abito lungo e sfarzoso color rosso-arancio con intagli dorati, un tutt’uno che di certo non proveniva dal suo guardaroba. Si mise a sedere istintivamente per evitare di sgualcire la veste che, a dirla tutta, non gli dispiaceva. Alzò lo sguardo e poté ammirare l’eleganza e l’ordine dell’architettura cinese. Palazzi dalle forme uniche nel loro genere e bellissime allo stesso tempo. Quelle larghe tettoie curve infondevano maestosità alle strutture intere. Non poteva dire altrettanto dei colori poiché oscurati dal buio della sera che imperversava privata della luce lunare per via delle nuvole.
La dipendente ministeriale donna, di cui ignorava il nome per dimenticanza, fu la prima del gruppo ad alzarsi e sollecitò la restante parte a farlo nel massimo silenzio. Dovevano muoversi con cautela per evitare di essere scoperti in quello stato così ambiguo e senz’altro sospetto. Lucas si alzò mentre cercava di capire con chi fosse capitato in squadra. Avrebbe tanto sperato di ritrovare i volti di Eloise e Thalia, sue compagne di casa, in quella che sembrava a tutti gli effetti una grande aiuola, luogo del loro atterraggio. Erano a prima vista una decina. Eloise non c’era, ma c’era Thalia, o meglio la sua copia dai tratti orientali.
“Ma cosa…” disse sottovoce notando la trasformazione della sua amica, ma si interruppe immediatamente notando che lo stesso era avvenuto a tutti quanti. Tutti sembravano la versione orientale di se stessi: occhi allungati, viso pallido. Erano a tutti gli effetti dei cittadini cinesi. C’era anche Oliver Brior, il caposcuola dei Grifondoro e grande sostenitore del C.R.E.P.A, dove lo aveva conosciuto. Anche Lucas doveva aver subito la stessa mutazione, anche se non poteva confermarlo per assenza di specchi. Si avvicinò quatto quatto a Thalia per chiederlo direttamente a lei. “Ehi Thalia, ma ho la faccia da Cinese?” disse con un velo di ironia. Era incredibile come riuscisse, anche nei momenti più strani e delicati, ad essere spiritoso.
Un attimo dopo proprio Oliver Brior informò il gruppo circa il contesto storico nel quale sembravano essere capitati. D’altronde Peverell l’aveva preannunciato. Lucas ascoltò con attenzione cercando di memorizzare ogni informazione potesse tornargli utile durante la missione. Ad un certo punto, però, si udirono delle voci in avvicinamento. Erano almeno tre uomini che parlottavano tra di loro. Lucas riuscì ad intuire dalle loro parole il nome di due di loro, Pong e Pang. Furono la signora del ministero seguita da una Corvonero ad avanzare dirigendosi verso quelle voci, in cerca di informazioni.


Riassunto:
Lucas posa per la foto e scherza per un attimo con Eloise. Prende la spilla e poco dopo si ritrova in Cina. Si alza lentamente su consiglio di Ekaterina osservando i suoi nuovi vestiti, il posto circostante e la metamorfosi orientale avvenuta sui suoi compagni e chiede a Thalia se anche per lui fosse successo la stessa cosa. Ascolta le parole di Oliver. Sente le voci di Ping Pong e Pang

PS: 148 | PC: 60 | PM: 56 | PE: 11.5
Giuls || © harrypotter.it



Inventario attivo:
Bacchetta
Anello dell'amicizia
Sacchetta medievale che contiene
- 1 Fiala di decotto al dittamo
- 1 Fiala di Tiepidario
- 1 Fila di pozione addormenta draghi

 
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view post Posted on 17/4/2020, 21:32
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Molti luoghi ha la tua anima, ivi alberga natura magnanima. Di coraggio e lealtà fanne bandiera, di Grifondoro potrai essere fiera!

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Juliet Little
‹ Studentessa ‹ 15 ‹ sheet


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Un destino ancora tutto da esplorare.
Ma ancora non capiva il perché lei fosse lì. Non capiva quali fossero state le sue caratteristiche che avevano colpito il preside.
L’aveva chiamata un giorno per bere una tazza di thè e poi c’era stato un silenzio lungo ed ora eccolo lì che chiamava il suo nome. Per un momento si era spaventata e ancora non si era assopito quel sentimento anche quando aveva capito di cosa si trattasse.
Doveva esserne onorata e invece c'era ancora quel sentimento che prevaleva su altri.
Forse era stata brava, ma non se lo ricordava più. Anzi in quel momento la sua testa era pressoché vuota. Non riusciva a pensare lucidamene e l’unica cosa che poteva fare era guardarsi le scarpe, perché si sarebbe sentita piccola se si fosse azzardata a dare un’occhiata al preside che parlava o alla stanza che trasudava della personalità dello stesso. Con lo sguardo basso sarebbe comunque stata attenta a ciò che Peverell diceva in quel momento.
Un pensiero sarebbe emerso da quella matassa di pensieri legati alla sensazione di inadeguatezza per il luogo in cui si trovava, come sarebbero andati in Cina così in tanti? Prima o poi i babbani avrebbero capito e sarebbe stato difficile non nascondere la magia. La barriera alla stazione di King Cross era un conto, ma la Cina ne era un altro. Avendo seguito le lezioni di geografia babbana sapeva che si trovava quasi dall’altra parte del mondo e quindi come potevano muoversi? Spostarsi in Cina era un bel po’ di maniche.
Con un certo senso di disagio palese nelle mani che tremavano si sarebbe avvicinata al tavolo che ospitava le medagliette di cui doveva vestirsi. Se ne sarebbe appropriata come fa un bambino con un giocattolo sempre desiderato. Se la sarebbe rigirata tra le mani, prima di appuntarsela sul bavero sul bavero della maglia, per capire come potesse essere utile un così piccolo oggetto
*Non bisogna mai giudicare un libro dalla copertina* le risuonarono in mente le parole di sua madre quando lei faceva la schizziosa su qualsiasi cosa.
Avrebbe incrociato lo sguardo di Oliver e un sorriso si sarebbe spianato attenuando le rughe di preoccupazione. Il suo viso poi si sarebbe riabbassato a guardare i suoi nuovi stivali Drow mentre le orecchie stavano attente ad ogni parola dell'insegnante.
Dopo la conclusione si sentiva agitata come se dovesse succedere qualcosa, di inaspettato, di lì ad un attimo.
Per quel motivo avrebbe stretto una mano che si trovava nelle vicinanze, non voleva essere sola mentre quel qualcosa succedeva. Per un attimo avrebbe chiuso gli occhi come per prepararsi. Ma quello le sarebbe costato caro. Non era stata partecipe del potere che l'aveva portata lì. Perché sì era dove il Peverell aveva detto che sarebbero stati. Non era più al chiuso, nell'ufficio del Preside, a Hogwarts, in Scozia, in Inghilterra, ma ora era lì, in Cina. Un cielo si stagliava sopra la sua testa.
Avrebbe tolto dalla sua pancia una gamba che non era la sua. C'era un groviglio di membra e non capiva che cosa fosse successo. Avrebbe cercato di alzarsi dal terreno cercando di non far male agli altri che sembravano essere finiti come lei in quel trambusto.
Non aveva domande da fare, anzi non voleva fare niente, che non fosse studiare il luogo e capire quale fosse stata la magia a combinare quel pasticcio. Anche se il suo sguardo non la smetteva di muoversi sarebbe stata attenta alle parole di una signora che si trovava vicino e l'impazienza e una sorta di solennità nelle parole del suo caposcuola.
Era ancora frastornata e quasi arrabbiata con sé per aver perso di vista quel pezzo di potere che l'aveva rapita dall'ufficio del preside per catapultarla in un'avventura più grande di quello che viveva ogni giorno. Avrebbe puntellato i gomiti a terra per alzarsi, ma sarebbe comunque rimasta accucciata per non far scoprire la sua posizione. Avrebbe seguito ogni direttiva della signora in giallo cercando di seguire ogni sua parola e facendone tesoro in modo da non partire con il piede sbagliato. In mano stringeva la sua bacchetta come baluardo di difesa pronta a contrastare ogni pericolo di quell'avventura. Avrebbe sentito una stretta sul suo braccio. Il suo sguardo avrebbe seguito quello del suo sguardo e con un sorriso gli avrebbe fatto capire che apparentemente stava bene. Niente di rotto. Ma c'era qualcosa nello sguardo di Oliver che la fece preoccupare. Per il momento non avrebbe indagato visto la situazione.
Dalle successive parole della donna sembrava che tra un po' sarebbero state in compagnia. Si sarebbe lisciata il vestito orientale che aveva indosso. La sua tuta mimetica sembrava essersi trasformata in un vestito più consono alla Cina di quel tempo. Sarebbe stata attenta visto che era spoglia di ogni cosa che riguardava quel luogo e quel tempo. Si sarebbe comportata come un bambino che vedeva per la prima volta la vita. Ma doveva essere cauta, come tutti gli altri.


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‹ PS: 143 ‹ PC: 68 ‹ PM: 103 ‹ EXP: 9

Inventario

~ Bacchetta
~ Lente d'ingrandimento di Sherlock Holmes
~ Nanosticca
~ Amuleto oscuro (indossato come collana)
~ Ciondolo Scaglia di Drago (indossato come collana)
~ Anello del Coraggio (al dito indice della mano sinistra)
~ Ametista degli Gnomi (indossato come collana)
~ Giada delle Fate (indossato come collana)
~ Anello del Vegvisir (al dito indice della mano destra)
~ Catena della Notte
~ Stivali Drow (indossati)
~ Cappa del Negromante (indossata sopra la tuta mimetica)

Incantesimi & Abilità

Prima Classe e Seconda Classe.


Riassunto & Status delle Ferite

Paturnie nell'ufficio di Peverell e seguono paturnie nella Città Proibita. Juliet non rivolge parola a nessuno, ma fa tesoro di ciò che viene detto riguardo alla situazione in cui sono stati catapultati. Si è accorta del cambiamento nel vestiario, ma non sul volto




















 
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view post Posted on 18/4/2020, 11:00
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Abbandonate Ogni Speranza, O Voi Ch'Entrate

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Era una situazione molto particolare. Unica.
Il luogo più sicuro della Cina, e tra quelli più sicuri al mondo in quegli anni, era stato violato. Una violazione delle più serie, quelli che sarebbero potuti essere tutti rivoltosi, se solo la sorte si fosse distratta, erano andati semplicemente a sommarsi a qualcosa che era già in atto. Ribelli in quella che almeno nel nome, e sino a quel momento anche nei fatti, era stata una Città proibita a quasi chiunque. Non per scherzo, in quel luogo Tutto era proibito, da sempre. Da quando la capitale imperiale era stata spostata. Circostanze sicuramente peculiari, insomma. E a detta di qualcuno nessuno sospettava ancora nulla. Come diamine erano entrati, seppur in più tempi? Sarebbe stato un problema?
Forse no, dentro erano dentro. Mal che andasse sarebbero stati scoperti. Era certamente improbabile ne sarebbero usciti. Eppure si inseriva immediatamente un secondo grosso interrogativo, la cui risposta però non sarebbe parsa troppo strana a chiunque non fosse stato troppo inconsapevole. Se dei maghi, seppur da un secolo e una terra molto lontani, erano piovuti dal cielo, possibile che non ve ne fossero degli altri, pronti ad accoglierli, a braccia più o meno aperte? Sarebbe stato quello un nuovo considerevole problema? Da un lato le probabilità che tra le fila dei custodi ve ne fossero erano elevate, per una semplice questione numerica, erano migliaia, ma del resto se un pugno di uomini erano riusciti a beffare un dichiarato Divieto, evidentemente anche loro non dovevano essere degli sprovveduti. Di conseguenza, quale piatto della bilancia pendeva maggiormente, e dalla parte di chi? Chi aveva il vantaggio di prima mossa? L'avrebbe conservato quanto a lungo?
Fosse stata una maratona chi sarebbe resistito? Se fosse invece stata una cento metri piani, o un'estrosa versione del Triathlon qualcosa sarebbe cambiato? Avrebbero trovato il tempo per un The, e per una arguta riflessione? Quello che era certo è che per essere sera, ovunque si guardasse, qualcosa stava succedendo. C'era del movimento. Era un bene o un male?

Nel sud della Città si era respirato sin dal principio una certa palpabile tensione nell'aria. Il fatto che una metà del gruppo se la fosse squagliata, in cerca di fortuna altrove, era ormai un fatto, del passato. Scorrevano lentamente i minuti, la sabbia di una ineffabile clessidra scorreva con mefistofelica studiata flemma. Lo sciamannato deputato a tenere e osservare il cronometro di quell'epica corsa aveva già sparato, non visto e non sentito? Un primo ignaro ostacolo si faceva avanti, con perfetta solerzia e ottimo tempismo. Erano capitati all'interno di un oliato meccanismo, da corpo estraneo quale erano. Ed erano proprio loro a dover avere familiarità con il territorio. Ma lo sapevano?

Ottimo, Timur e Calaf pronti! La nostra copertura è la notte, nessuno deve sospettare la nostra presenza. Non visti e non uditi dobbiamo trovarlo, giusto? Semplice l'idea. Se quella è la via un primo problema ci sta venendo incontro, e un secondo è già là in attesa. Come procediamo? Chi è la nostra punta di diamante? Il tempo non è dalla nostra parte.


Quello che evidentemente doveva essere Timur aveva preso la parola, e bisbigliando ancora prudentemente all'ombra degli alberi, aveva prima indicato l'ostacolo più evidente, una pattuglia in rapido avvicinamento, ormai non più così distante, già emergevano dalla penombra offerta generosa e benevola dalla sera i riflessi dorati delle armature dei due aprifila di una colonna di quindici uomini, quella di una seconda in sosta davanti a quella che era stata scartata quale via percorribile, e un ultimo cenno sopra di loro, distante. Qualcosa in cielo, la cui debole ombra sbiadiva su quello che era il lastricato. Un semplice pennuto in cerca di frescura, un volatile solerte diretto a un'errabonda toilette, o qualcosa di più periglioso?
Pur avendo dunque individuato il dove andare, avevano davanti a loro i primi duecento passi, in territorio aperto, o prossimo a esserlo, sotto lo sguardo curioso e interessato dei primi figuranti di quella strana notte. Non visti. Non uditi. Sarebbero riusciti?

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Intanto, più a nord, le preoccupazioni che montavano erano altre. Convincere i tre rotondi passanti della loro buona scusante. Che dovessero essere convinti della loro alleanza era forse credere troppo, ma placarne l'irritazione sembrava essere all'ordine della serata. Se al pari delle altre volte sarebbero stati loro a dargli man forte, una qualche soluzione andava trovata, e in fretta. Spuntare dalla neve, come margherite, non era la più astuta delle strategie. Ma qualcosa si stava muovendo. La prima a emergere da quello strano ambiente appartato era anche la più esperta del secondo gruppo, militante evidentemente tra quelle che erano fila degli abitanti di quella così particolare cittadina. Un vantaggio sì, non sarebbero dovuti andare sfuggendo la propria ombra, non rischiavano di essere impiccati nell'immediato, ma erano pur sempre al centro di un delicato equilibrio di poteri e contropoteri, che avviluppavano quasi interamente quella particolare Corte, al pari di molti altri momenti della Storia. Avevano qualche scusante, certo, erano i nuovi venuti, qualcosa doveva pur essere perdonato loro. Ma qual era il delicato confine? Pestare i piedi alla persona sbagliata cosa poteva significare? Essere timorati di un Preside anziano, ma non troppo altero, nel XX secolo, quanto era paragonabile a sottovalutare il primo basso e rotondetto perfetto sconosciuto nel XVII? La più navigata del gruppo che ricordi ancora conservava della sua non troppo recente esperienza in Oriente? E poi via, l'azione era cominciata. Titoli di testa conclusi, lancia in resta verso quella che forse era verosimilmente una cento siepi. Ed erano finiti già ma solo nella prima.

Eccovi. Si può sapere dove diamine eravate finiti? Vagare di notte per questi sentieri non è la più astuta delle mosse, se si sveglia indispettito potrebbe crearsi un nuovo... increscioso incidente. Sono già morti una decina di giardinieri settimana scorsa, possibile che voi villici non prestiate mai ascolto?

Va bene Pang, hanno capito. Presto presto, andiamocene, non è una visita guidata. Venga Madama, presto. E silenzio voi in fondo, Huanglong sta dormendo, non sarebbe saggio disturbarlo!


Una parlata composta, affabile e in sordina, intercalata da una trattenuta gestualità. Con un minimo d'intuito e attenzione avrebbero potuto assegnare un nome a un volto, per almeno due di quelli che erano ormai a poche yarde di distanza. I primi due, le cui voci erano le stesse ad averli inconsapevolmente accolti al loro inaspettato arrivo, erano evidentemente Pong, vestito di verde e particolarmente conciliante sino a quel momento, la cui voce era del resto perfettamente rispecchiante quello che almeno apparentemente era un buon carattere, e il secondo, Pang, in rosso, decisamente più ostile e iroso. Altezzoso e spocchioso, che fosse il più importante dei tre? Silente e pensieroso, seguiva entrambi un terzo individuo, il capo chino e il volto nascosto, una lunga veste nera gli conferiva un cipiglio diverso. Sino a quel momento non aveva proferito verbo, e non sembrava nemmeno partecipe del concitato scambio tra i due colleghi di brigata. Sembrava capitato lì un po' per caso, al pari degli altri astanti, Ateniesi. Al netto di impercettibili differenze, i tre sembravano pressochè identici, più la distanza si accorciava, più le differenze offerte dalla penombra sbiadivano. Erano semplicemente cinesi, o erano fratelli?
Ricompattato che fu il il nuovo strambo e riassortito gruppo, tra un borbottio e una nuova imprecazione del Brontolo della compagnia, eccoli ripartire da dove erano venuti. A parti invertite. Il Nero non aveva neanche compiuto lo sforzo di raggiungere i due apparenti fratelli, che nel frattempo lo avevano ulteriormente distanziato, raggiungendo il gruppo di giovani avventurieri, semplicemente così come era apparso, aveva voltato loro le terga, e si era nuovamente avviato verso quella che doveva essere l'uscita più veloce, e senza pedaggio.

Pang non sarà certo il più simpatico dei Ministri, ma nelle vostre Province non è noto il detto 'Mai stuzzicare un Drago quando dorme', dire che dovrebbe essere semplice buon senso. Siete stati messi in guardia da tali rischi, no? Xie Jin è sempre molto attento a questo 'genere' di dettagli, specie con i nuovi arrivati. Se non ho sbagliato a capire venite dal Fujian, giusto Madama? Sono tempi travagliati questi, un po' per tutti...


Sembrava che Pong fosse il più ciarliero dell'intera corte, il volto sereno, e la capigliatura rada, qualche pelo sul volto ne incorniciavano la figura, ma se l'avessero lasciato solo, davanti a un bronzeo leone dorato quanto tempo sarebbe andato avanti deliziato, prima di realizzare che vi fosse un inghippo? A patto certo l'avesse considerato tale, un bronzo era alquanto improbabile potesse interromperlo, o contraddirlo. Eppure, questo non voleva dire nulla. Aveva forse uno spiccato senso dell'ospitalità, era forse più abituato ad avere a che fare con degli ospiti, era forse ancora più semplicemente di buon umore. Poco importava. La vera domanda era come la più esperta del gruppo (Q) se la sarebbe cavata. Le attenzioni del più giulivo che avessero sino a quel momento trovato erano per lei, gli altri erano passati sotto silenzio dopo un primo sdegnato sguardo, e l'argomento doveva essere parso chiuso del tutto. Che fosse un problema di età? Che fossero tutti e tre molto più maturi di quanto non sembrasse? Come si poteva determinare l'età di un abitante del Paese di Mezzo? Eppure, gli indizi erano molti... Ma che fosse anche tempo di iniziare a porsi qualche altra domanda? E se una tra le più giovani avesse intuito il vero nocciolo della questione? Erano soli? E chi mancava all'appello, dov'era?


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Ottimo e due, ci siamo.
In generale direi di non fare l'abitudine con questa pacifica e paciosa tranquillità, ma i primi post sono utili a prendere le misure, e trovare una prima quadra per tutti. Capiamo reciprocamente cosa diamine stiamo scrivendo, che potrebbe rivelarsi piuttosto utile sulle lunghe distanze.
Come già sapete per il momento siete tutti perfettamente consapevoli di dove siate, all'interno di una mappa piuttosto precisa che avete ricevuto. Sino a che non vi incontrerete, e/o sino a quando i Ribelli non saranno scoperti è un equilibrio stabile e durevole, non trovatevi al bar, a teatro, al parco, allo stadio... vabbè, non trovatevi per discuterne troppo perché le posizioni non si cambiano. Tale principio vale anche per l'On, potete non fare riferimenti precisi alla posizione, o a quanto venga detto, ma anche in questo caso tanto buon senso. Se discutete della Dinastia Ming la cosa può essere 'sbolognata' abilmente, se dovete convenire cose molto più precise tra voi in On, direttamente legate all'azione, e soggette a margini di aleatorietà la questione diventa molto più delicata. Dovrete esplicitarle.
Come spesso accade la Tuke vi concede quasi tutto, potete fare abbastanza affidamento su questo come al solito, se volete avanzare di cento passi saltellando e facendo capriole, fermo restando il buon senso, è verosimile lo facciate. Condensate quindi laddove possibile questa complessa serie di 'passaggi' ed evoluzioni, se effettivamente c'è un problema verrete fermati, e i verbi 'per magia diverranno condizionali passati e irrealizzati'. Anche in questo caso, come sempre, molto buon senso, non quindici 'se' tutti di fila. Consiglio ai più giovani, però, di farsi coraggio e osare, al pari di una lezione di Storia della Magia. Chi prima, chi poi avrete tutti bisogno del maggior aiuto possibile.

Venendo all'attuale turno, il I di molti, non è successo nulla di troppo significativo o sbalorditivo. I Ribelli hanno forse le idee ancora più chiare, e attendono nell'ombra, al netto di qualche aggiustamento. Non si sono mossi da dove si trovavano per via di quel paio di ostacoli che il vostro baldo alleato vi ha fatto presente. Se vi beccano non avete scuse, o attenuanti! Intanto, invece, gli Imperiali cercano di fare colpo sulla Corte, e vivono almeno per il momento una parentesi lieta... salvo bucce di banana impreviste e insidiose.

Vi rammento da ultimo le squadre, con relativi riferimenti:
Ribelli: Eloise (E), Casey (K); Daddy (D), Mya (M); Phoebe (P), Susan (S), Caleb (C), Derek (B); Vath (V).
Imperiali: Megan (H), Thalia (T); Oliver (O), Emily (R); Jean (G), Juliet (J), Lucas (L), Rose (F); Katherine (Q), Ariel (A).

Dove sapete trovate le vostre schede, al momento dell'inizio del gioco, e dove sapete troverete per un po' di tempo le relative mappe del caso. Salvo controindicazioni, o compromessi successivi, tutte le scadenze sono da intendersi quali 22.59 del giorno indicato. Sin tanto che non ci sono grossi ostacoli andiamo lesti. Concludo con un grande grazie a due Ribelli, in particolare, che si sono date alla Cartografia e alla Topografia, Nih e Mya. Chissà quali ricchi premi, di solito si finisce nel letame sino al collo... Ma!

La vostra prossima scadenza, che non è vietato anticipare, è il:

24 - IV









Eloise (E)

Punti Salute: 243/243
Punti Corpo: 147/147
Punti Mana: 149/149
Exp: 39

Casey (K)

Punti Salute: 175/175
Punti Corpo: 144/144
Punti Mana: 178/178
Exp: 10

Daddy (D)

Punti Salute: 327/327
Punti Corpo: 283/283
Punti Mana: 296/296
Exp: 78

Mya (M)

Punti Salute: 221/221
Punti Corpo: 166/166
Punti Mana: 163/163
Exp: 61

Phoebe (P)

Punti Salute: 118/118
Punti Corpo: 79/79
Punti Mana: 62/62
Exp: 2

Susan (S)

Punti Salute: 131/131
Punti Corpo: 83/83
Punti Mana: 77/77
Exp: 7

Caleb (C)

Punti Salute: 152/152
Punti Corpo: 83/83
Punti Mana: 77/77
Exp: 7

Derek (B)

Punti Salute: 247/247
Punti Corpo: 219/219
Punti Mana: 232/232
Exp: 24

Vath (V)

Punti Salute: 267/267
Punti Corpo: 182/182
Punti Mana: 203/203
Exp: 32

Timur (Y1)

Punti Salute: ?
Punti Corpo: ?
Punti Mana: ?

Calaf (Y2)

Punti Salute: ?
Punti Corpo: ?
Punti Mana: ?

Megan (H)

Punti Salute: 209/209
Punti Corpo: 195/195
Punti Mana: 230/230
Exp: 44

Thalia (T)

Punti Salute: 267/267
Punti Corpo: 195/195
Punti Mana: 230/230
Exp: 44

Oliver (O)

Punti Salute: 315/315
Punti Corpo: 285/285
Punti Mana: 343/343
Exp: 60

Emily (R)

Punti Salute: 306/306
Punti Corpo: 284/284
Punti Mana: 286/286
Exp: 56

Jean (G)

Punti Salute: 107/107
Punti Corpo: 50/50
Punti Mana: 50/50
Exp: 2

Juliet (J)

Punti Salute: 143/143
Punti Corpo: 68/68
Punti Mana: 103/103
Exp: 9

Lucas (L)

Punti Salute: 148/148
Punti Corpo: 60/60
Punti Mana: 56/56
Exp: 12

Rose (F)

Punti Salute: 120/120
Punti Corpo: 70/70
Punti Mana: 72/72
Exp: 3

Katherine (Q)

Punti Salute: 180/180
Punti Corpo: 118/118
Punti Mana: 137/137
Exp: 27

Ariel (A)

Punti Salute: 176/176
Punti Corpo: 125/125
Punti Mana: 116/116
Exp: 24

Ping N. (X1)

Punti Salute: ?
Punti Corpo: ?
Punti Mana: ?

Pong R. (X2)

Punti Salute: ?
Punti Corpo: ?
Punti Mana: ?

Pang V. (X3)

Punti Salute: ?
Punti Corpo: ?
Punti Mana: ?



JmwKpGv









Alcune postille!

A fronte della semplice constatazione che i più giovani sono molti, e i più anziani sempre più anziani, per quanto sia certo che nel frattempo siate tutti perfettamente al corrente delle svariate peculiarità della Tuke, il pettegolezzo è un'Arte, sottolineo un paio di conquiste che abbiamo raggiunto nel tempo:

- A ogni post corrisponde al massimo un'azione magica, che veda o l'impiego attivo di un artefatto, che decidete voi di utilizzare, o il ricorso a un incantesimo, ferme restando le solite regole. Se nello stesso turno volete correre una maratona, fare un salto dal parrucchiere, e tirare castagne all'indirizzo di un passante molesto, queste non costituiscono azioni ulteriori. Nei limiti del possibile, quindi, una sola azione magica per volta, e tanto buon senso. L'obiettivo rimane snellire e velocizzare il gioco quanto più possibile, se volete fare il quarto grado a un vostro alleato fate tutto in un solo post, e non abbiate timore della vostra ombra, ci sarà ben altro di cui preoccuparsi;

- Nel corso dei turni torneranno alla ribalta i nostri ormai mitici compagni di giochi, segugi, smilzi, bonzi... Al netto di una rinfrescata d'abito anche per loro i presupposti teorici rimangono gli stessi di sempre;

- Le volte scorse avete iniziato a familiarizzare con il concetto di 'refrattarietà magica' da parte di alcuni figuranti, solitamente nelle ultime fasi del gioco, in occasione di 'botte da orbi', tenetelo a mente. Al pari delle peculiarità storiche del contesto di riferimento, sono piuttosto sicuro che i vostri 'esperti', proporzionali al grado di difficoltà del vostro lato del tavolo, vi abbiano già illustrato alcune cose. Ottimo, rifletteteci bene, i dettagli non sono sempre casuali;

- Abbiamo riesumato il nostro vecchio amico Defcon, altri non è che un 'indice sintetico di allarme' delle forze che presidiano la fortezza. Più si avvicina a 1, l'allarme rosso, più le guardie saranno nervose e guardinghe. Ovviamente sapete che guardie e ronde possono non essere come sembrano, e possono cambiare rapidamente di natura, ormai conoscete una parte dei nostri amici di merende. Giusto? Ma per il momento tutto appare tranquillo, normale e ordinario. Nessuno sospetta nulla.
A beneficio di tutti il Defcon è palese, e riportato in ogni post. A fronte delle dimensioni della Mappa, ogni quadrato (A-N) ha un Defcon specifico, influenzato dalla vostra condotta, che a sua volta influenza il Defcon dei quadrati vicini. Se il Defcon di un quadrato tocca 2 è allarme rosso per quello specifico quadrato, se si scende a 1 l'allarme è generale.

Al momento siamo a Defcon 5 ( = ).




by Nih


Edited by Ignotus Albus E. Peverell - 18/4/2020, 15:56
 
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view post Posted on 24/4/2020, 12:38
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all that is gold does not glitter, not all those who wander are lost

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DoMnjQI
Cielo del Sole ☉

PS 243
PC 147
PM 157
EXP 39
Non visti e non uditi. Eloise frenò i passi che già la stavano facendo precipitare allo scoperto e si impose di procedere con cautela. Era convinta di doversi amalgamare tra i passanti notturni e vestire i panni di chissà chi per vedersi concesso il permesso di procedere fino a nord, un presupposto sbagliato che l’avrebbe sicuramente condotta a sentire l’allarme per l’intrusione. Si scelse un cespuglio sufficientemente fitto da poter osservare senza essere osservata, e seguì le indicazioni di Timur all’indirizzo degli ostacoli, già troppo numerosi. Armature dorate e ombre in cielo: cattivi, registrò la Lynch nella sua mente semplice, scrutando con attenzione la truppa in avvicinamento. Memore delle esperienze passate, degli incontri con i nativi e con i Romani, e ancora nostalgica della relazione stabile che aveva costruito con Sempronio, concluse che Timur e Calaf non dovevano essere lì per caso, ma potevano dimostrarsi più utili di semplici guide disorientate. «Voi potreste assicurarvi che non veniamo palesati alla vista, il prima possibile? Sarebbe una vera scocciatura.» Aveva stabilito il contatto visivo con i due e parlato in un soffio bassissimo, facendo del labiale la principale fonte d’informazione.
Gettate le premesse, si volse verso il resto del gruppo, intimando di avvicinarsi il più possibile ai due uomini, e mimando un veemente NASCONDETEVI con le labbra. Era importante sfruttare ogni strumento a loro disposizione - artefatti, incantesimi, zone di ombra e stature minute - per mettere in atto la strategia che il loro schieramento aveva preparato da tempo. E sebbene una nota di coscienza le suggeriva che non c’era alcuna certezza di trovarsi dal lato giusto della barricata, con tutte le sfaccettature che il concetto di giustizia si portava dietro, decise di zittirla e di interpretare il ruolo che le era stato assegnato in una storia già scritta, e per questo immutabile.
Non era ancora riuscita a individuare l’identità di ciascuno dei membri del gruppo, ma la corporatura esile e l’atteggiamento temerario della figura che stava attirando la sua attenzione le rivelarono con chiarezza di essere in presenza della compagna di stanza: riconoscere il volto di Mya sotto i tratti asiatici generò in Eloise un moto di riconoscenza verso il Fato. Da quando l’aveva vista evocare i pennuti nei vicoli scuri di Cluny aveva saputo di poterla annoverare tra le sue figure di riferimento, e averla tra gli alleati in una situazione così delicata era un sostegno prezioso. Dopo averle indirizzato uno sguardo interrogativo, comprese le sue intenzioni, e rispose di conseguenza: Mya si sarebbe vista indirizzare un occhiolino altrettanto furbesco, la fiducia di Eloise riposta in quella strategia. Se dovevano passare inosservati, l’attenzione doveva essere rimossa dallo spazio aperto che li attendeva.
Nell’osservare le armature compatte e luccicanti sfilare oltre la coltre di arbusti, si ritrovò a evocare, nell’ordine, gli spiriti di Merlino, Mago Baruffio, Tosca Tassorosso e Daisy Dodderidge, richiedendo la loro intercessione perché uscissero vittoriosi da quella prima prova. Sentiva i corpi dei compagni vicino a lei, ma in realtà non volava una mosca: il rumore dei passi poco più in là era l’unico protagonista sonoro della scena. Lo sguardo di Eloise rimase fisso sul nemico fino a che non fu ben oltre il loro nascondiglio, la sua mano destra che stringeva la bacchetta come un talismano. Aveva trattenuto il fiato, reciso ogni fonte di rumore, e si concesse di tornare a respirare solo a scampato pericolo.
Prima di proseguire, la Lynch decise di fare appello alle sue abilità per contribuire in piccola parte alla fase successiva del piano che aveva in mente. Desiderava che il loro passaggio fosse impercettibile da ogni punto di vista; e se già risultavano assenti alla vista, anche l’udito andava aiutato. In un caso come quello le sembrava adeguato evocare i tratti distintivi dei predatori, che grazie alla generosità della Natura si avvicinano alle vittime senza essere scoperti: i cuscinetti sotto le zampe dei felini presero forma nella sua mente, un chiaro obiettivo a cui desiderava arrivare. La parte inferiore dei suoi calzari doveva trasformarsi in morbidi ammortizzatori, soffici al tatto, capaci di ridurre a zero il suo impatto sul mondo. Focalizzò la sua attenzione sui piedi, affiancandoli con cura, e lasciò il polso morbido mentre la bacchetta andava a puntarli. *Felpàto* pensò intensamente all’apice della concentrazione, quando il pensiero dei cuscinetti era talmente ben formato da poter diventare fattuale.
Terminato l’incanto, tornò a focalizzarsi sulla strada da percorrere e, assicuratasi che non ci fossero pericoli imminenti, mormorò al gruppo di proseguire. Non era sicura della strategia usata dagli stregoni, ma voleva essere sicura di tornare visibile anche alla parte di alleati sotto i mantelli. Si misero in marcia verso lo spazio aperto che li separava dalla macchia boschiva poco distante, scivolando nell’ombra alle spalle della pattuglia, attenti a muoversi rapidi e a mantenersi silenziosi. Eloise rimase vicina a Timur e Calaf, monitorando la situazione circostante come una vedetta scrupolosa per tutto il tragitto a cielo aperto. Osservava il terreno attorno, e lanciava costantemente sguardi attenti alle nuvole, pronta a ripiegare o lanciarsi su un diversivo qualora avesse colto qualcosa di imprevisto. Se era la segretezza che andavano cercando, avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per garantirla.
Una volta che ebbero ottenuto la protezione dell’area boschiva, si concesse un momento per assicurarsi che tutti i visibili ci fossero ancora; e poiché non voleva arrischiarsi a parlare, per gli altri non poteva che fidarsi. Proseguì a camminare nella direzione che le era stata indicata come nord, cercando di avvicinarsi ulteriormente al gorgogliare dell’acqua, che sembrava scorrere nelle vicinanze. Non appena ne avessero incrociato la fonte, avrebbero provato a seguirlo nella speranza che l’acqua coprisse qualsiasi rumore imprevisto.

NwSKYFx
ATTIVO & CONOSCENZE
Bacchetta Legno di Sequoia, Piuma di Ippogrifo, 11 policci e 1/4, Rigida
Spilla della Scuola di Atene
Cappa Elementale Effetto: Riduce i danni degli incantesimi che utilizzano il potere di Fuoco, Acqua, Terra ed Aria ed amplifica la forza degli incantesimi lanciati dal possessore di questo oggetto, a patto che siano incantesimi elementali. [+3 PS, +8 PC]
Bisaccia
Diadema della Veela Un bellissimo diadema appartenente proveniente dal tesoro di una Veela. Conferisce un fascino più prepotente nei confronti del nemico.(difatti invocando il suo potere blocca l' avversario in quest per un turno, utilizzabile una sola volta per quest) PC +2, PM +2, PS +2
Caramella dell’Illusione Chi la ingerisce si “sdoppia” rendendo difficoltoso per l'avversario riconoscere quello vero!
Polvere Buiopesto Peruviana Polvere finissima e nera come la pece, proveniente dal Perù, è in grado di creare un buio intenso e impenetrabile per la durata di 5 minuti.
Strillettera che non sa di avere con sé

Elementalista inesperta: Aria
Smaterializzazione
Prima Classe Tutta
Seconda Classe Tutta
Terza Classe Tutta [Fattoriam Mutas Iracundia]
Quarta Classe Tutta [Circumflamma Colossum Ignimenti Mucum Ad Nauseam Neptuno/Aqua Eructo Repsi Genitum]
Quinta Classe Flagrate Stupeficium
Sesta Classe Homenum Revelio Repello Incarceramus
AZIONI & DANNI
Eloise comprende la delicatezza della situazione e decide di far rimanere il gruppo celato nelle ombre. Chiede a Timur e Calaf di eseguire un incanto per celarli alla vista [coinvolti: Eloise, Caleb, Gwen, Mya, Phoebe con i due Seocculto di Timur e di Calaf], intima al gruppo di nascondersi e si accorda con Mya per un diversivo. Trattiene il fiato al passaggio della pattuglia e, se la Tuke ce la manda buona (glissiamo sull’uso dei condizionali?) una volta che i nemici hanno superato il nascondiglio Eloise usa il Felpato sui suoi piedi. Attira l’attenzione del gruppo con un mormorio (per assicurarsi di essere visibile a tutti gli alleati, anche a quelli nascosti dai mantelli) e indica di proseguire nello spazio aperto, alle spalle della pattuglia. Durante tutto il tragitto monitora la situazione, pronta a ripiegare in caso di pericolo. Una volta raggiunta la successiva copertura della vegetazione, cerca di seguire il suono dell’acqua per avvicinarsi e proseguire, sempre verso Nord.
Danni subiti

 
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view post Posted on 24/4/2020, 12:40
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We can MASTER the future.

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vath1


vathnome
Dipendente Ministeriale ~ C.M.I. ~ 28 anni ~ Inglese
PS: 267 ~ PC: 182 ~ PM: 203 ~ EXP: 31,5


Si impose la calma. Il ministeriale non era solito gettarsi allo sbaraglio in una situazione a lui sconosciuta. Vath non era solo: aveva con sé altri otto studenti che, per quanto alcuni sembravano già adulti, erano comunque sotto la propria responsabilità. Fece un cenno, rivolto a tutti i presenti, di far silenzio e estrasse il proprio mantello di disillusione mostrandolo agli studenti sperando che qualcun altro ne fosse in possesso e capisse che era il momento di usarlo. La ronda si stava avvicinando e nell'ombra di quell'uccello c'era qualcosa che non lo convinceva. «Se qualcuno ha un mantello lo usi...» Iniziò a sussurrare rimanendo il più possibile nascosto tra la vegetazione, prima che riuscisse ad esplicare la propria idea, venne anticipato dalla Lynch con un iniziativa che lo fece sorridere. Aveva aspramente criticato la giovane mesi prima, ad un corso sulla Materializzazione, perché sembrava non saper stare all'interno delle mura ministeriali, facendosi beffa dell'autorità. Eppure al vederla in quel frangente, insignita della carica di Aurea, far della propria iniziativa un punto di forza si dovette ricredere. La ragazza sapeva il fatto suo e l'incantesimo proposto rappresentava esattamente ciò che al momento era loro necessario. Cogliendo appieno l'idea della giovane celermente avrebbe detto a chi non aveva estratto un mantello. «Chi non possiede un mantello si avvicini a Timur e Calaf.» Osservò gli studenti guardandone i visi e cercando con un sorriso di rassicurarli, specialmente i più giovani, con un rapido movimento Vath dispiegò e si avvolse nel mantello. Avrebbe osservato il passaggio del drappello di uomini al sicuro nel suo mantello, attimi di puro silenzio in cui l'unico rumore sarebbe stato il passo cadenzato delle guardie. La Scuola di Atene era un'esperienza educativa senz'altro forte, pregna di momenti storici importanti e, se ciò che ricordava dai propri studi si sarebbe concretizzato, piena di pericoli. Si chiese per un istante per quale ragione, studenti ancora inesperti del mondo, fossero buttati così alla cieca in un evento senz'altro bello ma denso di rischi. Non era il momento di pensare a quelle cose, ma di certo, avrebbe posto qualche quesito ai giusti livelli Ministeriali. Una mano avrebbe fatto capolino dal mantello, indicando agli studenti la direzione da prendere esparendo subito dopo, Vath di sarebbe diretto il più cautamente e silenziosamente possibile.

vath2




Statistiche:
PS: 267/267 PC: 182 PM: 203 PE: 31,5

Inventario Attivo:
Bastone da passeggio lasciato in eredità da un vecchio parente con l'impugnatura in argento a forma di testa di serpente dove, all'interno, si cela la propria bacchetta in legno di Acero, pelle di Runespoor, 12 pollici e 3/4, rigida.
Scarsella medievale (originale) +5 corpo +2 mana [Possibilità di contenere 8 oggetti di medie dimensioni.
1 - Drago d'artificio
2 - Valigetta palude portatile immensa
3 - Mantello della Disillusione Lepricanico
4 - Un sacchetto di Polvere Buio Pesto peruviana
5 - Lanterna: Questa particolare lanterna in ferro battuto e vetro, se accesa con la Magia, farà luce soltanto a chi la tiene in mano. Meccanismo simile a quello della Mano della Gloria.
Campagne Viennesi, 1880 d.C.]
Anello del Potere - Blocca l'avversario per 2 turni. Utilizzabile solo in Quest.
Bracciale di Damocle - Chi indossa questo oggetto avrà la possibilità di lanciare un "doppio incanto", ovvero due incantesimi in un solo post/azione, ma non più di una volta ogni 6 post di Quest/Evento (non portabile in duello del Club).

AZIONI & DANNI
Fa cenno a chi possiede un mantello di disillusione di tirarlo fuori e usarlo, dice agli studenti privi di mantello di stare vicini a Timur e Calaf.
Danni subiti

 
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view post Posted on 24/4/2020, 13:42
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~ It's very rude to disturb attractive people ~

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Ekaterina ObraztsovaRussia87 anniPurosangueNeutrale MalvagiaMinisteriale V LivelloMentre vedeva i giovani rialzarsi dalla loro caduta nelle sue orecchie fischiavano le parole di Preziosilla:" È solo obliato | da vile chi muore; | al bravo soldato, | al vero valore | è premio serbato | di gloria, d'onore! | È bella la guerra, | è bella la guerra!" Li guardava, ancora, mentre dubbiosi si fissavano; i borbottii e le spiegazioni enciclopediche la stavano mandando in bestia. Pareva volessero disegnare, a lettere dorate, un bersaglio sulle sue spalle "Nossignori" pensò l'anziana "Non sarete causa della mia morte". Con lo sguardo dardeggiante d'una furia greca fissò la giovane truppa. Se non ci fossero stati i veterani a fermare quel sonoro cicaleccio l'avrebbe fatto lei lanciando bastonate. Intanto i passi si avvicinavano: che fare? Lasciarli prendere? Avrebbe potuto dire al preside di aver fatto ogni cosa per difenderli, ma una povera anziana contro dieci o quindici armigeri - senza esagerare - non era stata abbastanza forte! Forse sarebbe riuscita anche a versare qualche lacrima per loro. Poi si ricordò della giornalista ed il sogno s'infranse come cristallo di Boemia. No, era in ballo e doveva ballare. C'era tempo per parlare, pochi istanti, prima che arrivassero gli uomini: "Siamo nella Culla dell'Impero" sentì e non fu in grado di frenare il sarcasmo: « Ottimo posto per morire, allora. » poi, dettolo, fissò i giovani davanti a lei senza nemmeno accennare a battere le palpebre, a mo' di rimprovero. Le batté dopo aver spostato, rapidamente, lo sguardo verso Megan « Non so. Consideriamoci tra nemici. » le rispose sottovoce « statemi dietro; appena potremo: pianifichiamo. Ora improvvisiamo. » disse un attimo prima di parlare a volume più alto, sentendo i passi e i respiri sconosciuti, e se possibile più perentorio, ma senza che fosse un urlo, una minaccia lapidaria.
« Perché non eravate al vostro posto? » disse ammorbidendo l'espressione, pur non troppo, il tanto che capissero di stare al gioco. « Disgraziati, non siamo qui a poltrire! »

Si voltò assumendo una postura quasi fiera, ma non aggressiva verso i due stranieri che li avevano raggiunti, rimanendo sempre un po' piegata: decise di non sfruttare la propria altezza e mostrarsi vagamente più debole, forse più fragile. Ma era vero il contrario o mostrava la realtà? Infondo non lo sapeva nemmeno lei.
« Certamente Signore. Non è il caso, Signore » disse rivolta a Pang avanzando claudicante verso di loro. « Era ciò che stavo dicendo, Signori » era deferente ma non servile. Asciutta senza essere fredda, cortese ma non prolissa come al solito. Riferiva ai superiori, non parlava con amici.

« Non era certo loro intenzione mettere a rischio vite: sono zelanti, le nuove reclute. Esuberanti, perfino, ma competenti. È un pregio, ma, come sapranno, anche un difetto della gioventù. » l'anziana camminava un po' indietro rispetto agli uomini e, con discrezione, lanciava qualche occhiata al gruppo dietro di loro. Studiava i due uomini vicino a lei con profondo interesse e curiosità: ne studiava gli abiti con attenzione, i modi e, in parte, cercava di imitarli. Era sempre stata piuttosto brava ad adattarsi. « Un Ministro non deve essere simpatico, deve dire ciò che è giusto » disse con tono comprensivo rispondendo all'uomo in verde [Pong], aveva abbandonato il tono deferente e, in queste vesti, aveva un tono educatamente confidenziale. Pareva voler dire di aver dimenticato tutto, che se l'erano meritato e che non l'avrebbero più fatto. Anche se meditava di accoltellare l'uomo per averla chiamata "villica". Ma c'era un tempo per ogni cosa e quel tempo non era adatto all'omicidio. « E direi che lo fa! Sono onorata l'abbia fatto con noi: ogni momento, e ogni età, sono buoni per imparare. » aggiunse « Non sbaglia, veniamo proprio da lì, sfortunatamente non sono ancora riuscita a mettermi in contatto con Xie Jin per comunicarglielo. A proposito mi auguro goda di buona salute. Mi era arrivata notizia, tramite un mio conoscente: Po Chen, che fa un continuo andirivieni da Pechino - probabilmente lo conoscerà, traffica in anatre… mi pare - ecco, sua cugina mi ha detto che non era in salute! Ma ormai sarà passato diverso tempo. Questo mi ricorda quella volta che incontrai il marito di una mia vecchia amica, morta anche lei , aveva la tosse ed un brutto colorito, gli dissi "Devi stare a casa e curarti!" E lui non lo fece, sa? E' finito a mangiar la soia dalla parte delle radici in meno di un mese. Ai giovani lo dico sempre: pregare e curarsi sono la base di una vita lunga. Il viaggio, comunque, è stato un disastro per la mia schiena. E non ho più l'età per farli senza portarmeli dietro per settimane. » disse seria. Aveva osato molto nel proprio discorso ma al pari delle vecchie suore aveva subissato il suo interlocutore di talmente tanti dettagli inutili che, sperava, l'avrebbero fatto perdere per la strada delle sue rimembranze dei tempi antichi e, per tagliar corto, avrebbe risposto alle domande. Era poco, certo, ma non poteva far pressioni: avrebbe rischiato di passare dalla parte del torto, avrebbe rischiato di metterli in allerta. Era poco ma, a sua detta, già rischiava tanto. Intanto seguiva la corrente, e mentre camminava calcava un po' più del solito il proprio zoppicare, rimaneva un po' più ingobbita sotto l'ampia cappa in modo che la postura la invecchiasse fin a dimostrare la sua età o, addirittura, un poco di più. « Vi sono stati cambiamenti? M'era parso di capire che vi fossero novità, ma non sono riusciti a riferirmi niente prima che partissi » Disse pensosa « Ma forse mi sbaglio, alla mia età non è solo il mio fisico ad aver bisogno di bastoni, ogni tanto. » guardò con calore l'uomo che le stava vicino « Sono tempi carichi di tensioni, davvero carichi di tensioni. Andando avanti con gli anni si spera sempre di vivere a lungo e in tranquillità, crescendo si impara che si ottiene solo una delle due, non è così? »

Code & image by Keyser Söze.



Punti Salute: 180 | Punti Corpo: 118 | Punti Mana: 137 | Punti Esperienza: 27


Inventario:
Avversaspecchio Portatile +3 Salute
Frangia di Merlino Salute +3; Mana +6
Anello Luminoso Mana +2
Catena della Notte Corpo +3 Mana +2
Cappa del Negromante Salute -5 Corpo + 5 Mana +5
Bastone da passeggio e Pietra + 12 Mana

Ciondolo Grazia Ricevuta: Questo amuleto rende vano l’anatema Cruciatus per una sola volta se si viene colpiti. USABILE PIU’ DI UNA VOLTA, ma solo una volta al giorno


Riassunto per Pigri:
Ekaterina, aka mrs Simpatia, sbraita qui e là, si avvicina servile ai due, che ha capito essere un po' più importanti di lei. Zoppica e claudica come sempre. Parla del tempo, della vecchiaia, della morte, e della salute. Si lamenta dei viaggi, dei reumatismo e spettegola. Si fa odiare da tutti, insomma. Sopprimiamola.
 
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view post Posted on 24/4/2020, 13:49
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Mya J. Lockhart • Tassorosso • Animagus
« PS : 221/221 | PC : 166 | PM : 163 »



Per quanto intrigante fosse la storia di cui ogni volta il professor Peverell voleva renderli partecipi, Mya continuava ad avvertire in sé quel desiderio di estraniazione. C'era così tanto da vedere, e da scoprire in quel tempo antico e perduto, che sembrava avere per lei più valore dei gretti intrighi di potere, che erano poi sempre alla base dei paragrafi di Storia. Anche in quel principio di viaggio aveva percepito quello stesso irrefrenabile impulso di fare tre passi più lenti del gruppo, lasciandosi scomparire dietro un'ombra o un muretto poco più alto. Allontanarsi in un vicolo, sfiorare con le dita la calce rossa delle mura, lasciarsi catturare dalla perfezione di un giardino interno, e perché no magari incontrare una fonte dove rifocillarsi senza fretta.
La storia sarebbe avvenuta ugualmente, niente di ciò che avrebbero fatto avrebbe avuto reale importanza. Il Tempo era immutabile e la Storia un libro già scritto. Quello sparuto gruppo di avventurieri erano poco più che spettatori, per quanto il libro li lasciasse vestire abiti e ruoli diversi, non c'era modo di alterare il corso degli eventi. Era solo un'illusione, un racconto vissuto in prima persona e niente più.
La copertura del bosco andava svanendo, lasciandoli più prossimi al tocco caldo delle lanterne, se attendeva un momento perfetto per dileguarsi era senz'altro quello. Ma l'istinto, quello vigile e presente, le impedì di staccarsi dal gruppo. Ringraziò la sua percezione uditiva più spiccata, che le permise di ascoltare passi in avvicinamento prima ancora di tutto il gruppo. Un gran numero di passi, che calpestavano ritmicamente il terreno ghiaioso, la mise in allerta. Afferrò delicatamente la spalla del ragazzo che le era più prossimo, facendogli cenno di non parlare e di avvisare il resto del gruppo. A poco a poco tutta la squadra si era avveduta della truppa che iniziava ad intravedersi chiaramente ad una cinquantina di metri circa. Eloise si vide costretta a rivedere lo spostamento che li avrebbe portati troppo allo scoperto, come chiaramente detto dai due ribelli. Non potevano esporsi a tal punto, non fin dal principio. La tassorosso restò in attesa, che l'aurea desse direttive più precise, per quanto un discorso non verbale e fatto di gesti potesse risultare chiaro. La truppa nel frattempo avanzava, fornendo col suo scalpiccio l'unico suono udibile in quegli attimi di silenzio. Mya restò nel raggio d'azione dei due ribelli, pur non mollando la presa sullo spostamento della truppa. Eloise sembrava fidarsi ciecamente dei due tizi in nero, al punto da affidargli la loro incolumità senza batter ciglio. Lei parimenti si fidava di Eloise, ma non abbastanza per non diffidare dei Due. La concasata le aveva riservato uno sguardo incerto, vedendola restare in disparte e sfilare la bacchetta dall'imbracatura che le cingeva l'avambraccio. In tutta risposta la Lockhart le aveva strizzato l'occhiolino, simulando fra le labbra un soffio lento di vento, accompagnato da un gesto evocativo della mano destra. - Cerco di assicurarci un po' di copertura - le aveva sillabato fra le labbra, e con un filo di voce, sperando che l'amica riuscisse a cogliere quel suo non detto.
Si piegò leggermente sulle ginocchia, nascondendosi maggiormente a possibili occhiate, qualora le speranze nei due Ribelli fossero state mal riposte. Estese il braccio sinistro in avanti con la punta di salice puntata verso il basso. Prese un profondo respiro socchiudendo gli occhi e cercando di evocare mentalmente quanto più vividamente l'immagine del suo obiettivo. Dapprima vide un terreno sgombro nella penombra di una notte senza stelle, bagnata dall'umidità estiva. Il suolo che lentamente si lasciava sfiorare da uno strato di leggero vapore, che goccia dopo goccia aumentava la sua portata, stringendosi l'una sull'altra. Cresceva in massa, e in volume, facendosi prima fiume, poi nuvola, infine muro. Lo vedeva muoversi con lentezza, come un silenzioso serpente nascosto appena sotto la sabbia. Non doveva comparire dal nulla, non doveva essere un'anomalia. Quanto più un evento naturale, lento e venefico, che si sarebbe insinuato fra i piedi dei soldati senza che questi se ne rendessero nemmeno conto. Confondere l'atmosfera, modificandola perchè offrisse loro il mantello di cui avevano bisogno per muoversi senza essere visti. Dopotutto il fiume che sembrava scorrere a pochi metri, e l'umidità dell'aria, avrebbero potuto giocare a loro vantaggio nella credibilità di quell'incanto.
Il respiro a quel punto lasciò il suo corpo, ora perfettamente concentrato. Il braccio si sollevò verso sinistra disegnando un primo cerchio verso est, verso il corso del tempo. Poi un secondo nella medesima direzione, ed altri due in verso opposto. Il movimento era stato lento, proprio per rafforzare quell'intento di evocare una nebbia calma e melliflua. L'incanto venne enunciato fra le labbra, e rafforzato dal pensiero chiaro, incrociando a metà strada l'incanto verbale e quello non verbale.
- Atmosféria - Aveva spezzato l'incantesimo fra le due fasi di movimento, di modo che accompagnasse la gestualità e ne rafforzasse il richiamo, convergendo con la dovuta forza nel momento in cui la bacchetta concludendo i cicli era tornata a puntare il terreno. Lì, nel punto dal quale aveva ben chiaro il desiderio di veder prendere vita il fitto strato di nebbia che li avrebbe protetti dagli sguardi ormai troppo vicini dei soldati.
Il respiro quasi immobile fissava il legno chiaro del suo catalizzatore, in attesa di scoprire se il suo incanto avesse sortito l'effetto desiderato.
Dopodiché avrebbe velocemente raggiunto i compagni, aiutata dall'effetto che quella cintura aveva sui suoi passi, resi più leggeri al tocco del suolo.



Outfit | Scheda | Animagus esperto(forma)

[Azioni]
Mya medita di fare la turista nella città, ma poco prima di staccarsi dal gruppo si accorge dei soldati. Afferra il compagno più vicino e lo fa notare a tutti gli altri. Attende nuove istruzioni sugli spostamenti, dopodiché resta nelle retrovie per evocare una grossa nuvola di nebbia che vada a coprire l'area frontale al bosco, offrendo ai ribelli un corridoio sicuro. Dopodiché li segue verso nord.

[Inventario]
♦ Bacchetta: Legno di salice, squame di ramora, flessibile, 10 Pollici
♦ Mantello marino: Protegge dal Freddo e dal Caldo (tramutato in una tunica scura, di taglio cinese)
♦ Pantaloni chiari: proteggono dal fuoco non magico
♦ Cappello del Falco: migliora la vista (tramutato in un cappuccio, che al momento è calato sulle spalle)

♦ Spilla, Cielo di Venere (appuntata al bavero, chiude la tunica)
♦ Catena della notte: rende più leggeri e agili (tramutata in una cinta che le cinge la vita)
♦ Anello Vegvisir ( Indice della mano sinistra )

♦Runa Laguz della Memoria
(impressa sul palmo della mano sinistra)

PS: +7
PC: +3

Effetto: "Utilizzabile una volta per quest, consente, dopo aver toccato un oggetto ed essersi concentrati in modo particolare, di vedere un evento importante nel passato dell'oggetto stesso. L'evento può essere legato a una certa circostanza, o anche ad un altro oggetto, concentrandosi allo stesso momento sull'oggetto che si vuole "scrutare" e sui fatti/oggetti che si vogliono a lui collegare.
Può essere utilizzato anche su persone, ma richiede una concentrazione e un controllo maggiore, nonché la probabile perdita di sensi. (salute ridotta a meno di 1/3)
Consente inoltre, una volta per quest, di evocare un "eco" di sé stessi, una figura eterea inattaccabile della durata di tre turni. Durante questi tre turni, l'Eco è in grado di evocare per una sola volta l'ultimo incantesimo utilizzato prima dell'evocazione dell'eco stesso (castare ulteriori incanti dopo l'evocazione dell'eco non cambierà l'incantesimo che l'Eco può castare). L'Eco è controllabile direttamente dall'evocatore. Immediatamente dopo l'utilizzo di uno qualsiasi tra i due effetti della runa, l'utilizzatore viene assalito da un freddo gelido, che riduce il suo corpo ai 2/3 dell'originale per la durata di tre turni (nel caso dell'Eco, l'effetto è da applicare subito dopo la sua evocazione, e non dopo la sua sparizione)."



 
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