Libero arbitrio ai pensieri., Thalia Moran

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view post Posted on 23/3/2021, 20:52
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You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

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Dei giornalisti, in genere, ammirava la tenacia. Non c'è vento abbastanza forte che possa scoraggiarli: se è la tempesta che desiderano, non si limitano ad ottenere una mera pioggerella primaverile. Lucas Scott incarnava perfettamente l'anima del giornalista che, in fondo, sarebbe anche riuscita a stimare se, dopotutto, non avesse affilato le penne d'aquila per il Profeta. Sua madre, insomma, le aveva trasmesso una cascata di capelli rossi, la determinazione e l'odio viscerale per la Gazzetta; eppure, in quel momento, non le riuscì di far altro se non sorridere divertita, al limite della risata vera e propria. Accavallò nervosamente le lunghe gambe, fasciate dalle calze nere che appartenevano al completo della sua uniforme; lisciandosi le pieghe della gonna, evitava accuratamente di guardare il giornalista negli occhi. Non riusciva a credere che il fosse disposto ad appigliarsi ad un simile escamotage per rivoltare la frittata in proprio favore.
«Sono nella vostra lista nera, quindi.» gli fece eco quasi subito, sorridendo via via sempre più divertita dalla piega presa dagli eventi. Se avesse trattenuto ancora le proprie rimostranze, probabilmente, gli sarebbe scoppiata a ridere in faccia.
E questo sì che non sarebbe stato tipico di lei.
«Una base deontologica.» ripeté, sfiorando velocemente la punta del naso per scacciare un prurito molesto. Poi, con la stessa spontaneità si sarebbe sporta verso di lui, come a volergli confessare un grande segreto. Era seria, serissima invero, ma dentro di sé covava la voglia sfrenata di dar del filo da torcere al giornalista come di rado aveva sentito di poter fare con un adulto qualunque. Pregustava ampiamente, insomma, il risultato delle proprie parole.
«Il giornalismo è una cosa seria.» sorrise, compiaciuta solo in parte dell'espressione che - ne era certa - presto sarebbe comparsa sul volto del suo interlocutore «Parla di confine sottile tra bugie e verità, ma i fatti sono fatti e le ipotesi devono restare tali. Le suggerisco di riflettere su questo, perché la cortina di fumo può funzionare una o due volte, ma non sempre. Non crede?» Quante volte aveva assistito alle sfuriate di sua madre di fronte agli articoli del Profeta! E quante volte lei e Connor, suo nonno, avevano discusso delle informazioni che potevano essere o non essere a disposizione del giornalista incriminato. Suo nonno era meno conservatore di quanto l'età non gli imponesse, ma sua madre era strenuamente convinta che il Profeta non dovesse impicciarsi degli affari del Ministero e, se doveva proprio farlo, che lo facesse in modo chiaro e rispondente al vero. Era risaputa, in fondo, la posizione dell'editore e proprietario del giornale nei confronti del Ministero.
Se le avessero anticipato che l'intervista, già affrontata da Megan Milford-Haven, sarebbe stata tanto divertente, di sicuro non avrebbe temporeggiato nel fornire la propria disponibilità. Ora non si trattava più di perdere tempo inutilmente, ma di saggiare la tempra dell'uomo seduto di fronte a lei. Non aspettava altro che una chiusura sbrigativa per dar ragione ai propri pregiudizi sul Profeta e sui suoi membri. «Oh no, signor Scott. Assolvo ai miei compiti in altro modo.» riprese allora, sollevando lo sguardo al soffitto, alla ricerca delle parole giuste. Poi, abbassandolo, si sarebbe mantenuta con la schiena ben appoggiata alla sedia e lo sguardo fisso negli occhi dell'uomo. «Ero curiosa, lo confesso. Ho accettato l'incontro per testare il metodo con cui i giornalisti del Profeta svolgono la propria professione. Come vede, nessuna base deontologica a definire le mie opinioni... che sono, invece, oggettive.»
Libero arbitrio ai pensieri

Thalia J. Moran | 18 Y.O. | Hufflepuff Headgirl

Mi pare superfluo precisare che l'idea di fondo è quella che si ricava dalle fonti ufficiali: nessun giornalista mi è in antipatia. Siete tutti fruffissimi! :secret:
 
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view post Posted on 26/3/2021, 21:20
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Libero arbitrio ai pensieri
intervista Caposcuola.

Un battito di ciglia, l’espressione già più rilassata.
L’aspettativa di quella conversazione cresceva sempre di più, chissà da quando non gli capitava di confrontarsi con una personalità così interessante; Thalia Moran non provava vergogna, e la superiorità di opinioni che manifestava era ben palese. Non aveva timore di niente e di nessuno, ella si che era una sua pari, finalmente.
Rimasto in perfetto silenzio, ad ascoltare le parole della Caposcuola, Lucas non poté fare a meno di socchiudere gli occhi, per un attimo coinvolto da quella vicinanza concettuale più di quanto potesse ammettere.
“Il mondo del giornalismo è marcio, cerca altrove Lucas”.
Ricordava quelle parole come se fossero state pronunciate appena il giorno prima, e per quanto potesse considerarsi ad oggi un giornalista abile e uno tra i più attenti osservatori, non era mai stato in grado di cancellare quella parte della sua esistenza.
Ricordi nefasti che nel tempo aveva accantonato, spogliandoli di qualsiasi significato fin nel profondo. Il problema più grande era un altro, quel tipo di suggerimento era arrivato dalla bocca di suo padre, la persona che più detestava al mondo: un diniego che aveva percepito sulla pelle, un rifiuto che aveva compiuto la differenza nelle sue future decisioni di vita.
Di strada ne aveva fatta da quel giorno, Lucas.
Semplicemente, continuava a ripetersi, sé il percorso da lui intrapreso era fuori da ogni tipo di controllo, fuori da ogni aspettativa, e se di tanto in tanto ne rimpiangeva lo scotto, d'altro lato ne era sollevato. Non gli importava che tipo di strada avesse imboccato, il suo interesse risiedeva esattamente nella convinzione di essere andato controcorrente, di essersi portato oltre le subdole certezze più infide del suo caro padre, Normann Scott.
«Non voglio e mai vorrò parlare a nome dei miei colleghi, né tantomeno dire che io sono più bravo di altri, soprattutto di chi lavora diversamente da me; sono fortemente consapevole di essere un professionista, prima di ogni cosa. Anche prima di essere giornalista!»
non ricordava quando fosse stata l'ultima volta che si era ritrovato al centro di un simile dibattito, e poco importava che fosse scaturito per il semplice divertimento di screditare le certezze assolute della ragazza, che trattasse i metodi poco chiari adottati dal Profeta in determinate circostanze, che fosse gestita nel pieno di una tempesta d’animo, per lui.
Quello che aveva a cuore, si accorse, riguardava ben altro, qualcosa di più intimo: in quella figura fanciullesca che sedeva davanti a lui, esisteva un qualche tipo di fattore che lo attirava e lo respingeva al tempo stesso, un elemento che non riusciva pienamente a comprendere del tutto.
«In molti, come lei d’altronde, sostengono che non si può essere professionisti e giornalisti allo stesso tempo.. beh, lo dico con tutta la sincerità del mondo e senza presunzione: io ne sono la chiara testimonianza.»
sorrise, riprendendo il controllo. Quando parlò, la sua voce vibrò di aspettativa, certo di aver colto in fallo le sicurezze della Tassorosso.
«Quando iniziai a scrivere non conoscevo molto bene le dinamiche del giornalismo, quelle le ho conosciute poi, con l’esperienza. Passo dopo passo..»
ritrovava in quelle parole un vero e proprio confine, una linea perfettamente tangibile, e nel simbolico corso degli eventi si esprimeva un piacere tutto personale.
Cercò di riprendersi in fretta, spostandosi meglio sulla
poltrona per incontrare di fronte - volto verso volto – la Caposcuola. Aveva sorriso al commento dell'altra, e per istinto si ritrovò per la prima volta a sfiorare gentilmente il suo avambraccio: un gesto che appariva casuale, la mano destra di Lucas sul corpo di Thalia.
Una carezza, forse un modo per chiarire di essere disposto a condividere una piccola parte del suo punto di vista.
«Grazie a queste esperienze ho capito la vera differenza tra giornalista e mestierante. Tra chi pensa solo ed esclusivamente al Dio denaro e chi invece difende con le unghie e con i denti la propria intramontabile passione. Stupido? No, semplicemente innamorato del proprio lavoro.»
si ritirò subito, abbandonando il precedente contatto con la ragazza.
Un ghigno a fior di labbra, mentre la mano destra libera da ogni pressione, andava a recuperare la propria bacchetta; un colpo secco, e la solita piuma animata seguita dal rotolo di pergamena smisero di prendere appunti, per poi sparire dentro la tasca sinistra della giacca di Lucas. Un chiaro segnale per decretare la conclusione dell’intervista, eppure, era innegabile il forte senso di entusiasmo che stava provando nel portare avanti quel dibattito con Thalia.
«Il bravo giornalista è merce rara nel mondo magico di oggi, signorina Moran.. tuttavia, esiste ancora. Quindi, classificare un’intera categoria lavorativa per colpa di alcuni elementi negativi mi sembra oggettivamente poco corretto...»
il cuore gli batteva forte, quasi troppo rumorosamente, l'emozione di poter parlare liberamente, di essersi tolto il peso del politicamente corretto gli inondava il petto di orgoglio.


 
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view post Posted on 28/3/2021, 17:48
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No, l'espressione del signor Scott non si era addolcita né i suoi gesti erano stati bruschi; se il giornalista provava una qualunque delle emozioni concesse all'umanità, non ne mostrava nessuna, poiché ciascuna era velata da qualcosa che lei conosceva fin troppo bene. Il peso della memoria oscurava qualsiasi cosa, perfino la lucidità necessaria a ricordare perché fossero in quella stanza in quel preciso momento, e lei ne era stata vittima proprio come lui, in quell'istante, fragile al punto da potersi spezzare. Le sue parole avevano scaturito qualcosa, ma riuscire a definirlo non era possibile: il silenzio permeava lo spazio e il tempo, amalgamandoli in un fermo immagine che sarebbe durato per sempre, se Scott non avesse schiuso le labbra ed esitato un momento prima di parlare. La guardava - forse la vedeva, addirittura - e quando le sue parole squarciarono il velo del silenzio lo fecero con pacata brutalità. Si era sentito attaccato, naturalmente, e stava stabilendo i propri confini: sarebbe stato evidente anche ad un cieco, ma finché non lo vide protendersi e sfiorarle il braccio, con delicatezza eppur varcando i confini del suo spazio, non si rese conto di quanto si fosse spinta oltre. Se il dubbio di aver commesso un passo falso l'aveva resa vulnerabile, il tocco leggero - non del tutto invadente - la riportò per un istante al suo stato di fredda lucidità. Quei momenti di consapevolezza e attenzione al dettaglio erano sempre più rari, soverchiati dalle emozioni che, al contrario del giornalista, non esitava a mostrare. Gli occhi seguivano i suoi movimenti, i muscoli del corpo rigidi e il respiro appena trattenuto dalle labbra serrate. Era timore e imbarazzo, la sensazione di aver perso il controllo delle proprie azioni e dei pensieri; per un attimo, addirittura, avrebbe desiderato non essere se stessa. «Mi hai fraintesa.»
Al diavolo le cortesie: in un certo senso le aveva rigettate e sdoganate tutte per conto proprio e quel commento, lapidario, era stato sincero.
«Non volevo giudicare le persone, ma l'idea che il giornalismo non sia più amore per l'informazione, ma solo un modo per racimolare Galeoni.» mentre lui si allontanava ed estraeva la bacchetta, seguiva i suoi movimenti sperando che in essi vi fosse una reazione logica alle sue parole. Avevano espresso lo stesso concetto, di nuovo, eppure tutto raccontava di come Lucas Scott avesse recepito le sue parole come un affronto personale. Tuttavia, era tornato ad usare una forma di cortesia e questo, per certi versi, la feriva più dell'idea che lui poteva essersi fatto di lei. «Non ho giudicato i giornalisti, ma soltanto il giornale per cui lavora. Distorcere la realtà è una prerogativa, lì, e chi si accosta ad una condotta simile non merita il privilegio di raccontare una storia.»
Non distoglieva lo sguardo, come avrebbe fatto normalmente per lasciare all'avversario il tempo di calibrare una risposta efficace, perché sapeva che, nel farlo, Scott avrebbe riposto il suo strumento di lavoro e avrebbe varcato la soglia di quella stanza, mandando alle ortiche ogni cosa buona lei avesse detto nell'ultima ora.
«Sarei un'ipocrita se non le dicessi che conosco da vicino il suo settore. Mia nonna, la madre della donna che mi ha resa così diretta nell'esprimere le mie opinioni… è una sua collega.» rilasciò la verità come un sassolino in una pozza d'acqua, lasciando che l'attrito col fluido l'attiri verso il basso con calma. Voleva che si depositasse in qualche recondito angolo della mente del giornalista e che lì albergasse il tempo necessario a capire che quanto lui aveva espresso con tanta fierezza fosse stato da lei pienamente condiviso.
«Non importa per quale giornale lavori, sii solo onesto con chi leggerà quello che scrivi.»
Si trattava, forse, di una supplica? In qualche modo lo era e sperava avesse l'effetto desiderato. Quel continuo balzo tra una forma di cortesia e una più confidenziale lasciava spazio alla certezza che tutta quella situazione le fosse totalmente nuova, mostrando quanto fosse incapace di scegliere per sé la distanza migliore da tenere in quel caso.
Libero arbitrio ai pensieri

Thalia J. Moran | 18 Y.O. | Hufflepuff Headgirl
 
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view post Posted on 29/3/2021, 10:51
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Libero arbitrio ai pensieri
intervista Caposcuola.

Come ovattate, le rivelazioni della ragazza si caricarono di una tensione prevedibile, e non per questo meno suggestiva.
Il suo sguardo in quel frangente non annunciava rancore, non era altro che un pozzo di acqua smeraldina, e invitava le attenzioni di Lucas come un pasto ghiotto a non indietreggiare. Nel momento più intimo di quella conversazione, non c'era altro che il sintomo di una carezza, e l'abbandono non avrebbe potuto essere di richiamo migliore.
Quel muro così bello e difficile da togliere sembrava sgretolarsi, pietra dopo pietra; lasciando spazio ad un mondo nuovo, fatto di fiumi e oceani, una distesa libera dove potersi tuffare in tranquillità, in quello spazio tempestato di verde, come le iridi di Thalia.
L'assalto dialettico del giornalista pareva aver colto nel segno; accolse con bramosia le nuove informazioni esternate dalla Caposcuola, la consapevolezza di essere riuscito nell’intento di farla spingere troppo oltre, il rischio che ne conseguiva; una percezione vera e propria, fino ad imprimersi di un potenziale inesplorato nella vibrante reazione di quest’ultima. Incline alla comprensione più di quanto potesse immaginare, Lucas percepì il peso delle aspettative farsi largo nelle proprie riflessioni.
Eccolo, riusciva finalmente a sentire il suo odore; un odore fatto di purezza, di mistero, di pericolo. Forse una questione di carattere, tuttavia, in Thalian Moran si intravedeva la bellezza di una reticenza spirituale, profondamente complessa.
La verità riguardante sua nonna lo colse di sorpresa, per un attimo, la visuale d'insieme sarebbe apparsa sfocata, per pochi istanti la mente del giornalista sembrò scegliere la direzione che conduceva nelle retrovie, cercando di annullare qualsiasi tipo di preconcetto ideologico maturato.
«La rivelazione che riguarda sua nonna mi coglie impreparato!!»
la critica riguardante il suo mondo lavorativo era un paradosso che viveva fin sottopelle da moltissimo, e che in quel momento tornava come un'amara consapevolezza: semplice provocazioni, per lui, potevano rappresentare l’epilogo costante di una battaglia concettuale da vincere ad ogni costo.
Era lì ora, catapultato in quella situazione di leggero imbarazzo, incapace ancora una volta di gestire la propria esuberanza fugace. Le parole della Caposcuola erano riuscite a creare un vivido e reale collegamento con la parte più tangibile nel suo intimo; mai avrebbe creduto che di fronte, proprio in quella stanza, vi fosse qualcuno che più di tutti avrebbe saputo cogliere le sue debolezze più recondite, e trascinarle fuori verso la luce del sole.
«Mi perdoni, solo che capita spesso di sentire o vedere cose fuori dal mondo riguardo il giornalismo, accuse surreali, ignobili, per come vivo io questo lavoro.»
l’espressione, ora meno greve rispetto alla parentesi precedente, trasmetteva calma e gentilezza. Fattori estranei che Lucas difficilmente avrebbe mai palesato in un contesto simile.
Al momento opportuno, tornò in piedi, alzandosi dalla poltrona. Con calma serafica, andò a riporre la propria bacchetta all’interno della giacca, districandosi dalla stasi in cui era rilegato.
Come finale eccelso, offrì la mano all’altra e le sorrise, un congedo vagamente dolce, sicuramente scandito dal precedente scambio di vedute.
«Ne ho conosciute poche di personalità interessanti come la sua, mi basta una mano per contarle… tuttavia, per riscontare l’onestà intellettuale del mio articolo sarà costretta a comprare la Gazzetta questa volta!»
così la lunga intervista volgeva al termine, parole di circostanza in grado di non lasciare alcun prosieguo nell’immaginario di Thalia.
Difficile decifrare il suo stato d’animo in quel momento. Si sentiva strano, avrebbe voluto saperne di più, conoscere più a fondo le motivazioni della ragazza, forse più di quanto non gli fosse permesso.
Un occhiolino, un cenno divertito e si sarebbe voltato per uscire da quella stanza.


 
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