«O forse a Serpeverde, ragazzi miei, voi troverete gli amici migliori, quei tipi astuti e affatto babbei che qui raggiungono fini ed onori!»
U
n velo di malinconia si frappose tra lei e Richard. Ogni volta che si parlava della sua famiglia non riusciva a fare a meno di intristirsi e di temere che anche solo una parola di troppo avrebbe potuto far crollare il suo castello di bugie. Sua nonna Elodie non glielo avrebbe perdonato, nemmeno se il tutto si fosse incrinato davanti a Richard, la persona più pacata e discreta dell'intero dormitorio di Serpeverde. Aveva ormai intuito, dopo lo scambio di battute che s'era venuto a creare tra loro, che il concasato non era il genere di persona che si sarebbe deliziato a diffondere segreti e debolezze personali, ciò nonostante la paura che nutriva nei confronti di sua nonna vinceva su tutto e impediva alla sua lingua di sciogliersi a dovere. Forse, se si fossero ritrovati in un contesto diverso e più intimo, come ad esempio la Sala Comune di Serpeverde, lontano da orecchie indiscrete, tutto sarebbe stato più semplice. Ma a Hogwarts tutti avevano le orecchie dappertutto, anzi, aveva persino sentito parlare di orecchie che permettevano di origliare meglio le conversazioni. E visti i nemici (o nemiche, per meglio dire) che s'era costruita negli ultimi tempi, mantenere riserbo su certe questioni personali le sembrava un'opzione più che valida da tenere a mente.
Narcissa sorrise vagamente in direzione di Richard, ringraziando il cielo che il ragazzo non conoscesse sua nonna, nemmeno per fama. Questo le rendeva possibile provare a sbilanciarsi un pelino più del previsto.
"Mi rincuora sapere che tu non la conosci. Ho sempre paura che qualcuno possa..." e si interruppe, alla ricerca delle parole più adatte, che però faticarono ad affiorare alle labbra
"ecco, possa riferirle che non sono come vorrebbe che io sia davvero. Io la temo" ammise, rendendosi conto che non sempre era in grado di fingersi la nipote perfetta e purosangue che nonna Elodie tanto desiderava lei fosse e che le aveva imposto di diventare a Hogwarts.
Nonna Elodie era il suo punto debole. Se qualcuno lo fosse venuto a scoprire probabilmente avrebbe scoperchiato un eterno vaso di Pandora: nonna Elodie rientrava in tutti i suoi incubi più ricorrenti. Ne temeva l'ira, ma anche il giudizio. Aveva paura che potesse sottostimarla, esattamente come aveva fatto con suo padre Laurent sino al giorno della scomparsa. Non che poi avesse preso a stimarlo, intendiamoci, però per lo meno aveva smesso di snocciolare la sua serie di invettive variopinte nei suoi confronti.
"Mia nonna ha un modo tutto suo di volermi bene, però non sempre capisce tutto ciò che mi riguarda. E' difficile da spiegare, Richard, molto difficile. Hai la fortuna di non aver avuto a che fare con persone come mia nonna nella tua vita e ti auguro di non averne mai. Sono abili a metterti con le spalle al muro e a farti sentire in difetto, nonostante poi ti vogliano un bene dell'anima" confessò sconsolata.
Quasi le avesse letto nel pensiero, sul tavolo apparve un bicchiere stracolmo di un fiammeggiante succo di zucca. Narcissa afferrò meccanicamente il bicchiere e bevve avidamente, quasi stesse tentando di mandare giù una medicina piuttosto amara.
"A volte mi chiedo cosa si provi ad avere una famiglia normale. Per esempio, voi, senza magia, cosa facevate per far passare le giornate?" chiese poi, decisa a spostare il discorso verso altri lidi.
Parlare delle usanze dei genitori adottivi di Richard l'avrebbe allontanata ancora per un po' dai suoi pensieri turbolenti. Avrebbe voluto scoprire se la vita che conducevano i suoi nonni materni fosse 'speciale' o se rientrasse nei parametri di normalità, sempre che esistesse una normalità, per i babbani. Narcissa aveva ricordi nitidi di sua nonna, tutta agghindata con spessi guanti da forno e un grembiule ricco di macchie, mentre sfornava i suoi amati biscotti alla vaniglia. Nonna Elizabeth sapeva quando la nipote adorasse la vaniglia e la sua fragranza: spesso l'aveva osservata assaporare i suoi biscotti e chiudere gli occhi, quasi stesse viaggiando con la mente verso luoghi lontani, che solo la sua giovane mente avrebbe potuto esplorare. Sorrise a quel ricordo, mentre il suo stomaco cominciò a lamentare il desiderio di qualcosa alla vaniglia. A Hogwarts gli elfi cucinavano pietanze vanigliate o restava una prerogativa dei babbani? Era una domanda a cui non sapeva rispondere ed era sicura che lo stesso Richard non avrebbe saputo colmare quella sua lacuna.
"Ti piace la vaniglia?" domandò poi, di punto in bianco, rendendosi conto d'aver appena posto un quesito apparentemente del tutto fuori contesto. Al solito, in quelle circostanze, era il suo stomaco a parlare per lei. Mentalmente lo maledisse, imponendogli un nuovo digiuno e mandando giù un altro sorso di succo alla zucca per tamponare il gorgoglio che si alzava dalle sue viscere.