| Jean Grey statuine bobblehead (8) Spesa totale • 40 Galeoni | Con l'arrivo delle festività natalizie, il negozietto vintage del Villaggio di Hogsmeade cominciava a riempirsi di visitatori curiosi. C'era chi di passaggio, chi in cerca di una pausa al caldo, chi in anticipo sui regali... una sfilata vivace di volti, costumi e colori. L'artigianato tornava di moda, così si augurava Estia nel profondo. Quel lavoro non pesava neanche un po', strettamente connesso com'era alla passione più grande del cuore. Pur minuta com'era, Estia volteggiava da un punto all'altro – scatole, nastri, fiocchi in tinte pastello tra le mani. Percepiva l'entusiasmo del Natale, il giorno più importante dell'anno per lei (complice il compleanno, non poteva negarlo). Mancava poco, poteva rincorrere i giorni restanti tra le x rosse che tracciava sul calendario, sempre con lei sul bancone principale. Oltre lo stesso, invece, si allungava una pergamena sulla quale – per magia – si aggiornava costantemente la lista degli oggettini da realizzare. In cima, a caratteri cubitali, brillava il nome di Brigitte Priestly. Era una strega curiosissima, perennemente in giro per il mondo magico – l'ultima tappa, come mostrava la cartolina che Brigitte aveva spedito all'indirizzo di Estia, la ritrovava sulle coste cristalline della Nuova Zelanda. Era una delle acquirenti più di fiducia, attratta com'era dall'assetto vintage che apparteneva al luogo. La bambolina che Estia stava ricamando, infatti, si legava alla richiesta bella cospicua di Brigitte (regali, regali, tanti regali in programma, e per il negozietto diventava un'autentica gioia). Carezzandone la testolina, la statuetta marciò a passetti di sfilata, addolcendosi in un abito di taffetà variopinta, un foulard annodato delicatamente al collo e un paio di occhiali da sole così vistosi da strappare un sorrisetto a chi nei dintorni. «Tu apri il tuo armadio e scegli, non lo so, quel maglioncino azzurro infeltrito...» cantilenò subito dopo, le manine – rivestite di una cascata di gioielli – che stringevano le tulle della gonna con stizza. La trafila di accuse e commenti acidi continuò per un po', infondendo il dubbio – in Estia – di aver esagerato con la verosimiglianza verso Brigitte. Ad ogni modo, cacciò via la bambolina affinché non disturbasse nessun'altro in arrivo. L'accoglienza che riservò per Jean, infatti, brillò di uno dei sorrisoni più grandi. «Benvenuta, signorina Prefetto.» Salutò con gentilezza, familiarizzando all'istante con il volto dell'altra. Estia, in effetti, abitava tuttora il Castello di Hogwarts. Confermò la richiesta con un vigoroso cenno di testa, coinvolgendo le orecchie elfiche in modo un po' buffo. Jean voleva una collezione di statuette legate al Quidditch, i cui giocatori potessero volare su un manico di scopa. Era possibile? Estia già sorrideva. «Oh Estia può fare molto, molto di più. Signorina attende pure, se vuole trova in giro cioccolata e biscotti. Estia lavora artigianato, ma fa subito.» Gomitoli di lana, stoffe colorate di blu, di bronzo e d'argento, e tutta una serie di strumenti da cucito come aghi, forbici e spillette volteggiarono l'istante seguente dalle scatole che Estia custodiva sotto il bancone. Lasciò il resto dei clienti all'amico Arrie, dedicandosi completamente alle bobblehead. Con le fotografie in riferimento (e, curiosamente, con la scoperta di aver già visto alcune persone ritratte), si adoperò con movimenti che ricordavano un'autentica danza; il modo in cui tirava a sé la stoffa colorata, guidando il ritaglio in uno e più punti, in un continuo zac zac zac che ritrovava l'attenzione curiosa di chi di passaggio. Le forme di base si assestarono, alcune più basse, altre più alte – bastò un tocco leggero delle dita. Sorrise, notando che tra i giocatori vi fosse anche il Professor Drake – era una delle persone preferite, per Estia. Vi adagiò allora, per l'una e l'altra statuetta, la tunica dei Westwind – i colori della notte, delle onde del mare, del riflesso dorato delle stelle. Ricamava rapidamente, e con maestria, ogni dettaglio: simboli, nomi, elementi caratteristici del corpo e dell'espressione del volto. Ben presto i giocatori apparvero come raffigurazioni perfette, i ritratti delle fotografie magiche diedero l'impressione di sporgersi per notarne il confronto. Era artigianato, impreziosito dalla magia di Estia. Carezzò la tela, evocando i manici di scopa, dalle Firebolt alle Nimbus 2000, a qualsiasi altro modello fosse indicato: talvolta, lo sapeva, era l'arte stessa a prendere il sopravvento. Vi soffiò leggermente, invitando tutte le statuette a librarsi in volo: girarono in tondo, avvolte dal turbinio di colori e di tessuti. Animate com'erano, rappresentavano un lavoro di per sé pronto. Eppure... non bastava. Estia scoccò le dita, indice e pollice. Altre linee di tela s'avvolsero alle bamboline, trasfigurandosi negli strumenti d'appartenenza: mazze da Battitori con Bolidi, Pluffe in volo, il Boccino d'Oro in miniatura. I giocatori sparivano e comparivano in sbuffi color blu elettrico, talvolta perché colpiti, talvolta perché partecipi di tattiche sportive d'alto pericolo. «Ci siamo, signorina Grey.» Box di cartone, trapunti di blu, accolsero le statuette... non prima che un mini-Bolide volasse verso l'altra Prefetto. Se anche l'avesse colpita, le avrebbe fatto il solletico per poi scomparire. «Tornerà alle bamboline. Buona fortuna per Quidditch!» Concluse la spesa di quaranta galeoni, ringraziando nuovamente e non mancando, com'era ovvio, d'aggiungere una scorta generosa di bastoncini di zucchero.
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Draven Shaw biglie colleganti (2) orologio magico stivaletti di dorothy +1 galeone mancia Spesa totale • 70 Galeoni | Osservare Arrie giocherellare con uno e più hula hoop poteva diventare di gran lunga il passatempo preferito di Estia. L'amico vorticava come in preda ad un attacco d'allegria incomprensibile, scuoteva perfino la testolina in lungo e in largo – forse per l'effetto magico che non avevano testato? In effetti... ogni hula hoop che girava al negozietto, nell'ultimo periodo, rappresentava un pericolo per i clienti più incuriositi. Non erano articoli in commercio, non ancora. Benché Estia fosse sicurissima d'aver ultimato la realizzazione, la magia che caratterizzava gli stessi peccava in più punti. C'era qualcosa che non tornava, un difetto di fabbricazione che comprometteva l'utilizzo del gioco: capitava, a malincuore, di non riuscire più a smettere di ruotare, altre volte invece di finire a testa in giù, altre di essere circondati da una nube di fumo variopinto che spingeva lontano, troppo lontano. Un po' com'era stato per Arrie: il poveretto, alla fine, capitombolò via. Sembrò strappato alla giravolta del proprio hula hoop color azzurro, tirato da una mano gigante e invisibile; nello scatto imprevisto, tra l'altro, Arrie trascinò con sé ago, cucito e tessuti vari in una confusione ineguagliabile. Estia si portò le mani alla bocca, incerta se ridere o se disperarsi come alcuni clienti nei dintorni: Arrie, ad ogni modo, rovinò letteralmente fuori la porta, imbattendosi nell'albero in fiore (le Fate che vi si incastravano tra i rami non parvero deliziate della cosa, sibilando come serpentelli). L'arrivo tempestivo di un gufo salvò Estia – non aveva alcun desiderio di sopportare le recriminazioni di Arrie. Carezzò l'allocco sulla testolina, offrendogli alcuni biscottini e dedicandosi alla pergamena alla zampa. La richiesta la trovò sorridente: un paio di scatolette di biglie colleganti, un orologio magico – poté scegliere uno degli ultimi che aveva intagliato personalmente, con una rifinitura di smeraldo lungo il legno che lo rendeva unico –, più stivaletti magici, firma Dorothy. Anche se non era stato richiesto, si premurò di incartare i doni in carta coloratissima, aggiungendovi un fiocco in tinta. Ogni occasione di festeggiare il Natale era buona, per Estia. Con il pagamento di settanta galeoni – sorrise alla mancia, inserendo la moneta tintinnante direttamente nello Snaso salvadanaio – affidò tutto al gufo, premurandosi di incantare il box per sospenderlo con più leggerezza.
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Alice Wagner statuine bobblehead (2) nastro dell'amicizia Spesa totale • 14 Galeoni | Natale, finalmente, era alle porte. No, non era un modo dire... lo era letteralmente. Nella sfilata di fate di cristallo, gnomi di terracotta e altre, tante altre decorazioni infilate tra i rametti sempiterni dell'albero in fiore, si scorgeva un gigantesco pupazzo di neve, interamente avvolto da abiti tipicamente legati alla figura di Santa Claus. Indossava un lungo mantello rosseggiante, ricamato da linee bianche e dorate; portava un cappello con un pon-pon verso la fine, un paio di guanti grandissimi e, ciliegina sulla torta, un sacco traboccante di regalini – il resto era ghiaccio, da cima a fondo. Scivolando in cristalli di neve, il pupazzo offriva scatolette in tinta pastello, distribuendole tra i clienti in arrivo al negozietto vintage. Una svendita, forse? Una nuova promozione di cui nessun giornale aveva parlato? Più o meno. Il finto Babbo Natale, animato magicamente, regalava piccole cose – perlopiù artefatti di legno e di terracotta, in forme che richiamavano le simbologie natalizie: fate, folletti, popolo del sottobosco e del sogno. Zampettavano in lungo e in largo, alcuni volteggiavano elegantemente: il tutto, in un estro di generosità che attirava spesso sorrisetti d'entusiasmo, confermato da sacchetti di zuccherini (bastoncini, omini di pan di zenzero, e così via). Era un'atmosfera di gran lunga divertente, oltre che spensierata. Estia, però, osservava curiosamente con una smorfia stampata in volto, quasi impaziente. La lista dei regali da portare a termine, di statuette e orologi e scarpette da verniciare, non finiva più. Andava benissimo per gli affari, non poteva lamentarsi... ma aveva una fame devastante, ancor più adocchiando le leccornie che Babbo Natale tirava fuori dal sacco festivo. L'arrivo di Alice, infatti, parve un miraggio a ciel sereno. «Biscotti per Estia?» L'espressione imbronciata di poco prima, allora, cambiò in un battito di lunghe ciglia. Si lasciò trasportare dall'abbraccio della Prefetto Grifondoro, d'un tratto sorpresa come non mai. Erano... erano per lei, tutti per lei? La semplicità dei piccoli gesti come quelli, d'altronde, le risultava talvolta ancora atipica. Strinse a sé il sacchetto di biscottini, separandosene a malincuore soltanto per ricamare le bamboline che l'altra aveva richiesto. Ogni desiderio, ogni richiesta di Alice – un vestito più colorato e vistoso, un effetto magico più singolare – non mancò affatto. La realizzazione delle statuette, infine, strappò un sorrisetto ancor più felice. Vi aggiunse la scatoletta del Nastro dell'amicizia, spiegandone nuovamente e in breve il funzionamento magico. Con il pagamento di quattordici galeoni e una scorta bella generosa di caramelle gommose, Estia sollevò la manina per salutare e ringraziare la Grifondoro con tanto affetto. *Alla faccia di Babbo Natale di ghiaccio*, pensò divertita.
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Emma Green statuine bobblehead (4) tappeto volante Spesa totale • 55 Galeoni | Per la prima volta in tutta la sua vita, Estia faceva l'inventario. Aveva scoperto da poco di cosa si trattasse, come dovesse svolgerlo e, soprattutto, perché fosse importante. Se fosse dipeso solo da lei, avrebbe passato il tempo con la testa tra le nuvole, sognando nuovi articoli, effetti magici sorprendenti e tanto, tanto altro per il negozietto. Per gli affari – che brutta parola, pensava ogni volta – aveva bisogno di trascrivere la lista dell'oggettistica, aggiungendovi note a piè pagina di pagamenti, retribuzioni e spese varie. Sapeva, naturalmente, che Il Focolare Domestico fosse più di un semplice negozietto vintage – offriva stabilità economica a tanti come lei, e di questo era soddisfatta. Fare parte del cambiamento rappresentava un vero e proprio privilegio, fare incetta di vecchi articoli... un po' meno. Arrie, fortunatamente, era di grande aiuto. Era lui, l'amico del cuore (e forse... chissà, qualcosa di più?), ad occuparsi degli aspetti burocratici, guidato di tanto in tanto dai collaboratori – maghi e streghe – del Comitato. Circondata dalle pergamene fitte della calligrafia ondeggiante di Arrie, lei poté occuparsi degli altri clienti in modo spensierato, e di certo con un pizzico di divertimento che mai guastava. L'arrivo di Emma, una delle studentesse che più aveva a cuore, trovò Estia con più felicità del solito. Apprezzava tantissimo, infatti, adocchiare gli abitanti del Castello di Hogwarts al negozietto: un po' come a dire che una parte di Casa la seguisse sempre, mai abbandonandola. I biscottini, poi, le tolsero il respiro con un singhiozzo a stento trattenuto. Tremò di gioia, stringendo a sé il sacchetto e aprendolo con impazienza – il profumo della pasta frolla, dello zucchero e della glassa... cosa c'era di più delizioso? «Sono... come me» commentò, in un filino di voce. Sorrideva, recuperando il primo biscottino a forma proprio di Elfo Domestico: la dovizia di dettagli era meravigliosa, con orecchie a punta, occhioni grandi e il corpicino cui Estia era abituata. Erano biscotti bellissimi, quasi le dispiaceva l'idea di mangiarli. Si affrettò a ringraziare, allungando una manina per stringere il braccio di Emma. Una carezza leggera, il singulto di una creatura che da poco conosceva la gentilezza del cuore. «È regalo di compleanno per me» vi aggiunse, gli occhioni pieni d'entusiasmo. Si adoperò, poi, per gli articoli richiesti: quattro statuine bobblehead, con ogni dettaglio preferito dalla studentessa (ago, cucito e stoffe erano già pronti, Estia manovrò gli strumenti con maestria); un tappeto volante, uno degli oggetti che più apprezzava e che più andavano a ruba. Quando capitava di volteggiare in cielo aperto? Lasciò libertà, ad Emma, circa quale decorazione volesse per il tappeto: le tessiture, c'era da dirlo, erano incantevoli. Concluse con il totale di cinquantacinque galeoni, sparpagliando molte, moltissime praline al cioccolato lungo le confezioni colorate. «Buon Natale, torna presto e grazie.»
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Edmund Knight tappeto volante Spesa totale • 35 Galeoni | Mancava pochissimo al compleanno di Estia, il calendario segnava tantissime crocette rosse; il negozietto vintage, tra l'altro, appariva più frenetico di quanto non fosse di solito: capannelli di studenti, di maghi e di streghe di ogni età, di altri Elfi Domestici e, talvolta, di stormi di civette, barbagianni e uccellini variopinti (qualcuno aveva spedito un Augurey, era stato curiosissimo) sfilavano in lungo e in largo, sciorinando liste di articoli regalo, richieste continue e confezioni dai colori vivaci. Per Estia, complice l'atmosfera gioiosa delle festività, era come vivere un sogno ad occhi aperti – come darle torto? Il profumo pungente di ghirlande, vischio e bacche sfumava in tutto il locale, appena addolcito dalle note dei fiori d'inverno, dei vassoi traboccanti di biscotti alla cannella e, soprattutto, di candele aromatizzate e sospese a mezz'aria. L'effetto magico di queste ultime, tra le altre cose, infondeva un'illusione bizzarra – le testoline dei clienti, infatti, mutavano in apparenza in omini di pan di zenzero, talvolta in renne, altre in folletti. L'incantesimo, leggerissimo, coinvolgeva chiunque, perfino gli allocchi. «Oh, e tu chi sei?» La vocetta delicata di Estia accolse l'ultimo dei rapaci, battendo le palpebre più e più volte per metterlo a fuoco (inizialmente, complice la candela stregata in giro, Estia aveva letteralmente creduto di imbattersi in un gigantesco omino di frolla). Si occupò presto dell'ordinazione, sciogliendo la pergamena e leggendo rapidamente le frasi eleganti. Il tappeto, con uno schiocco di dita, arrivò in volo sul bancone: si trattava di un manufatto pregiato, d'inestimabile valore magico; non guastava il fatto che avesse una decorazione articolatissima, di punti e nodi sottili e luminosi tra loro. Colori, quelli, che soltanto la fantasia e l'arte elfica avrebbero potuto tessere tanto meravigliosamente. Si premurò di avvolgere il tappeto volante in una confezione blu, come desiderato dall'acquirente: un fiocco di una sfumatura più chiara, come il turchese, concluse tutto. Estia incantò il box affinché risultasse leggero (e anche per evitare che il tappeto, come in trappola, fuggisse via... capitava, bisognava ammetterlo). Skye – il cui nome le piaceva tantissimo – non avrebbe avuto problemi nella consegna, non più. Con il pagamento di trentacinque galeoni, alcune girelle di zucchero colorate d'azzurro e una carezza sulla testolina dell'allocco, Estia lo salutò e seguì il volo con un sorriso. Non aveva dimenticato di aggiungere un biglietto di ringraziamento per Edmund Knight, un rettangolo di carta con una firma argentea.
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