Sogni d'oro, Privata

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view post Posted on 1/2/2022, 19:05
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Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

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Draven Enrik Shaw
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Trovare finalmente la cucina e dei beni di prima necessità fu come trovare l’acqua in un deserto; e data la sete che attanagliava la gola di Draven da quando erano entrati in quella desolante abitazione, non esisteva paragone migliore. Si scolò di fretta almeno tre bottigliette d’acqua, al punto che, quando finalmente tirò un sospiro e riprese fiato, sentì tutta quell’acqua smuoversi nello stomaco… Forse aveva esagerato o, forse, aveva solo fame ma non se n’era accorto fino a quel momento. Con la stessa reticenza che gli sembrò di intravedere negli occhi di Alice, scartò anche lui una delle merendine e l’addentò a occhi chiusi. Qualsiasi cosa fosse stata in precedenza, aveva decisamente cambiato sapore e sapeva un po’ dell’odore che hanno i luoghi particolarmente impolverati, ma non era poi così male dopo due o tre morsi. Era solo questione di abituarsi a quel sapore, evidentemente.
In quell’istante di immenso sollievo e gratitudine, non gli sembrò nemmeno più di stare a vivere un’esperienza di mistica apocalisse. Sarebbe stato impossibile dimenticare quelle creature non-morte, ma mentre se ne stava lì seduto a chiacchierare con Alice smise di pensarci. Fu un cambio di rotta improvviso, ma talmente tanto voluto nei minuti precedenti che voleva solo goderselo.
Così, mentre la ragazza rideva per la sua osservazione sugli Inferi, scartò un’altra merendina. Nonostante con la precedente gli si fosse ufficialmente aperto lo stomaco, si impose di non mangiarne più: farsi venire il mal di pancia non sarebbe stata una buona idea.


Perché ti fa così ridere? È vero.le chiese, genuinamente interessato, per nulla offeso e, anzi, con gli angoli delle labbra appena sollevati a mostrare un sorriso rilassato. Subito dopo prese un morso talmente grande che le guance gli si gonfiarono al punto da nascondergli le fossette.
Mandato giù quell’ennesimo boccone, però, si rivolse a guardarla, probabilmente per commentare il suo appunto sugli Inferi: ok che non erano esattamente le creature più famose nel mondo dei maghi e che quasi costituivano una leggenda, ma era ciò che più si avvicinava agli zombie dei babbani che, ne era sicuro, nessun purosangue cresciuto tra i maghi conosceva. Era un’osservazione più che lecita!
Ma le parole gli si mozzarono in gola quando la sentì sfiorargli l’anello che portava nella mano sinistra, quello di famiglia. Sussultò per lo stupore e scansò la mano, forse per istinto o per protezione… ne era estremamente geloso. E l’ombra del sorriso mantenuto fino a poco prima sparì. Si chiese perché avesse attirato la sua attenzione e, parlando di Draven e della sua lunaticità, probabilmente fu sul punto di dire qualcosa di acido per allontanarla dall’argomento quando la sentì parlare in tedesco, o meglio, leggere le incisioni in tedesco sull’anello.
Di nuovo, si ritrovò senza parole.


Già. È un bel modo di dire, no?si limitò a commentare, balzando giù dal ripiano della cucina per rimettersi in piedi. Non era strano che parlasse tedesco, era strano che l’anello avesse attirato la sua attenzione. Aveva altri gingilli addosso, tra dita e polsi, ma l’aveva incuriosita proprio quello. Non era il caso di affrontare l’argomento e dirle che era l’unica cosa che gli era rimasta degli Enrik, la famiglia di cui faceva parte, ma che non conosceva e non sapeva come conoscere.

Dovremmo andare, se ti senti pronta a ricominciare ad affrontare gli Inferi.commentò subito dopo, di nuovo di buon umore ripensando al discorso inerente “gli zombie dei non-babbani”. E nonostante avessero ancora una piccola cosa da risolvere…
A cosa dare la priorità per lo zaino? Non era molto grande ed era anche abbastanza consunto.
Ci infilò dentro qualche bottiglietta d’acqua e ne controllò il peso, prima di infilarci anche alcuni dei barattoli e qualche altra merendina.
Era terribilmente scomodo da portare, ma con un po’ di sforzo riuscì a incastrarselo dietro la schiena mettendoselo a tracolla.


Prima di scendere, passiamo a riprendere le armi. Magari ce ne sono altre nelle stanze che non abbiamo ancora visto?

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view post Posted on 20/3/2022, 10:01
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Alice Wagner
Quel piccolo momento di relax sembrava aver giovato la tensione della Grifondoro e i pensieri che si erano infiltrati nella mente, rinchiudendola in un angolino buio e senza finestre. Si era perfino messa a ridere mentre addentava una merendina, era stato qualcosa di liberatorio e spontaneo << Perché mi sono immaginata mio fratello che urla GLI INFERI, GLI INFERIIII!>> il fatto che entrambi fossero maghi ma provenienti in parte dal mondo babbano rendeva più facile quella connessione, quello scambio di parole che probabilmente ad un mago purosangue sarebbero sembrate assurde e ridicole. Alice si rese conto che forse non essere finita in quell'inferno da sola aveva finito per essere positivo, avere qualcuno con cui scambiare anche solo un'idea, uno sguardo, la faceva rilassare e sentire meno abbandonata in quell'universo zoombie. Sorseggiare dell'acqua, riprendere a respirare aveva dato modo ad Alice di rilassarsi, tanto da notare dettagli riguardanti il suo compagno di viaggio ai quali non aveva prestato troppa attenzione prima. Le fossette ai lati della bocca sparivano completamente quando tornava serio e il sorriso gli illuminava il viso molto sporadicamente. Sembrava una persona tranquilla, ma molto riservata. Alice invece era curiosa, amava venir a capo delle cose e la questione dell'anello aveva acceso il suo interesse. Dopotutto era la sua lingua madre. Si chiedeva se Draven sapesse parlarla, ma il ragazzo non si era mostrato incline a rivelarle alcun segreto. Alice si era quindi ritratta, ancora con l'immagine della frase in mente << Va bene, ma vado avanti io, dato che ho l'arma. Tu puoi prendere lo zaino. >> lo superò di qualche passo con l'arco teso tra le mani, tenuto però in basso. Non aveva che due frecce ma sempre meglio di nulla. Proseguì lungo il corridoio, c'erano ancora due porte da aprire, forse avrebbero potuto trovare qualcosa. Nel frattempo qualcosa si muoveva tra l'erba fuori dalla casucola. Era saggio trattenersi lì? O forse era meglio cercare di trovare velocemente cosa gli serviva e darsela a gambe?
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view post Posted on 2/5/2022, 11:05
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Draven Enrik Shaw
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Forse proprio perché la situazione che stavano vivendo era così realistica da sembrare vera, al punto da risultare angosciante, quel momento di leggerezza aveva rinvigorito lo spirito di Draven. In una situazione normale non si sarebbe mai sentito così elettrizzato e carico di rinnovata adrenalina solo per aver trovato delle merendine scadute e dell’acqua, ovviamente. Eppure, era bastato così poco. Nonostante la parentesi anello lo avesse, per un attimo, innervosito, si sentiva pronto ad affrontare qualche altro pericolo in compagnia di Alice. D’altronde, sarebbe potuta andare molto peggio di così: avrebbe potuto trovarsi lì da solo o con un compagno di avventure fastidioso. Perlomeno, Alice non era poi così male. Certo, dovendo scegliere avrebbe di gran lunga preferito tornare subito al sicuro nei corridoi di Hogwarts, ma aveva abbandonato già da un po’ l’idea di tornare alla loro realtà semplicemente desiderandolo: si trovavano in una specie di quest da videogioco survive e, tutti gli indizi su come funzionasse quel mondo, lo avevano portato a credere che l’unico modo per uscirne fosse di ‘completare il gioco’.
Riuscendo a trovare la cucina e ciò di cui avevano avuto bisogno, avevano constatato che l’ambiente circostante fosse, in qualche modo, reattivo nei confronti delle loro intenzioni. Quantomeno quelle di Alice, visto che lui per il momento aveva fatto ben poco. Aveva pensato così tanto intensamente a dell’acqua che si era aspettato più di trovare un bagno che una cucina, mentre al primo tentativo di Alice erano riusciti a trovare le provviste; inoltre, era sicuro che la ragazza fosse riuscita a far apparire l’arco e le frecce con le quali si era difesa dagli “inferi” nella camera da letto, mentre lui aveva potuto fare affidamento unicamente sui propri riflessi assestando un bel calcio.
Zaino in spalla, fastidiosamente incastrato a tracolla, annuì alla proposta della ragazza di andare per prima. Era saggio mandare avanti chi avesse un’arma e, di conseguenza, una più concreta probabilità di liberare il passaggio per entrambi nel caso in cui fossero stati nuovamente attaccati da quelle creature; non aveva avuto possibilità di obiettare, insomma, ma non gli piaceva per niente stare dietro… Non poteva dire di avere poche cose che gli mettessero ansia nella vita, perché era probabilmente il quindicenne più fobico e ansiogeno sul pianeta, ma non gli piaceva essere colto di sorpresa e non avere le spalle coperte da qualcuno aveva appena triggerato vecchi piccoli traumi.
Così, in un modo che ritenne abbastanza spontaneo, si limitò ad affiancarsi ad Alice dopo pochi passi: almeno, in quel modo, sarebbero stati in pericolo alla pari se qualcosa avesse provato a prenderli alle spalle. Poco tattico? Probabilmente sì, ma forse era più strategico ai fini della propria sopravvivenza. Il suo egocentrismo aveva avuto la meglio anche in una tale situazione…


Andiamo di là, magari troviamo un’arma anche per me.propose, mentre istintivamente si era già proteso verso una delle porte chiuse di fronte alla cucina. Lo aveva fatto istintivamente, nonostante si fosse convinto di non avere alcun potere decisionale in quel posto e che, invece, tutto dipendesse dalle intenzioni di Alice.
Eppure, aprendo la porta, si trovò davanti un’altra camera da letto, stranamente illuminata dalla luce naturale della luna che entrava dalla finestra in fondo alla stanza; una luce abbastanza forte da permettergli di vedere, sin dall’uscio, le innumerevoli armi da collezione appese alle pareti…


Non è strano per niente.commentò, tra l’affascinato e il disgustato, arricciando il naso in una lieve smorfia.
Quale persona, per quanto amante del collezionismo, si metteva a dormire tranquilla nel suo letto circondata da così tante armi, se non era uno psicopatico?
Col senno di poi, era stata una fortuna che avessero incontrato i padroni di casa già in formato zombie… Con quelle premesse, incontrarli da umani sarebbe stato presumibilmente peggio.
Per un attimo, quella scena gli ricordò l'armadio che i suoi genitori avevano tenuto per molti anni nella loro camera da letto quando lui era ancora molto piccolo; aveva dimenticato quel ricordo, ma quell'istante gli riportò alla memoria l'angolo di armadio ricolmo di armi che suo padre teneva per collezione.
Non se ne sarebbe mai ricordato se non fosse stato per quell'improvvisa visione...
Ma comunque, non era il momento di pensarci.
Avanzò all’interno della camera e si diresse spedito verso le armi da taglio, visto che fucili, pistole, archi e balestre non avrebbe saputo come usarle. Non che avesse, invece, nozioni o competenze sull’uso di armi da taglio, ma quantomeno sapendo tirare a pugni ipotizzò di trovarle più facili da maneggiare.
Le scandagliò con lo sguardo una ad una, cercando quella che, almeno a una prima rapida occhiata, avrebbe attirato maggiormente il proprio interesse. Ma era difficile interessarsi di spade e pugnali quando il massimo nella vita era stato imparare a usare il coltello da cucina.
Quel pensiero lo sconfortò, ma fu un breve e singolo attimo, perché lo sguardo si posò prontamente su qualcosa che fu in grado di rimettere in sesto il proprio umore ballerino: un’accetta, dal bastone abbastanza lungo da risultare bilanciato e comodo da portare.
Lo afferrò con entrambe le mani e tirò di forza verso di sé, per scardinarla dal muro. Non fu poi così difficile, ma il rumore fu abbastanza assordante… Ebbe come l’impressione che avesse echeggiato nella stanza al punto da farglielo provenire da un punto lontano della casa.
Si volse d’istinto verso la porta e poi a guardare Alice.
Era stato lui con l’accetta a fare quel rumore, vero?
Vero?
Restò completamente immobile, quasi smettendo anche di respirare pur di mantenere un silenzio tale da sentire anche oltre le proprie capacità, nella speranza che quel silenzio proseguisse, ma pochi secondi dopo si sentì un altro tonfo e stavolta non c’era modo di dubitarne la provenienza: qualcuno, o meglio, qualcosa aveva appena fatto irruzione nella casa.


La finestra.bisbigliò, rivolto ad Alice, prima di avvicinarsi alla ragazza e spronarla a seguirlo verso quella che, sul momento, gli sembrò la loro unica via di fuga.
Erano al secondo piano di un’abitazione che, da un piano all’altro, non aveva così tante scale da fargli credere che si trovassero a tanti metri di altezza dal terreno, ma in piena onestà non aveva fatto caso alle dimensioni della casa prima di entrarci. Potevano scegliere di combattere in casa, con le limitazioni che combattere in un luogo chiuso comportava; potevano scegliere di buttarsi di sotto o arrampicarsi in qualche modo per uscire da lì, ma col rischio comunque di essere circondati fuori da quelle creature.
Nessuna delle ipotesi che passarono per la mente di Draven in quel momento sembrava promettere bene.


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view post Posted on 3/5/2022, 05:44
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Alice Wagner
Il loro momento di pace era finito, purtroppo non era durato molto. Era ormai tempo di rimettersi all'opera per cercare di scappare da lì. Alice proseguì in avanti nonostante fosse la posizione più scoperta da un attacco frontale, ma dato che aveva un arma non poteva fare a meno. Non avrebbe lasciato di certo il suo compagno in pericolo. Era incredibile come ci si potesse sentire legati a qualcuno in una situazione adrenalinica e pericolosa, come se il ragazzo rappresentasse una piccola parte di serenità e di cose che ancora appartenevano alla realtà e non a quel mondo fittizio. Alice aprì lentamente la porta scelta da Draven, tendendo immediatamente l'arco per scongiurare pericoli, la freccia era pronta per essere scoccata ma in quella stanza non sembrava esserci nessuno. Nessuno a parte una collezione di armi da paura, manco si trattasse della casa di un serial killer 《 Ahm io direi di fare in fretta e filarcela il più presto possibile... non so chi mi faccia più ansia tra gli zombie o questo tizio. 》 un brivido le scosse il corpo, mentre avanzava lentamente per ispezionare ogni angolo. Lasciò che il ragazzo selezionasse la propria arma ma fu la prima a sobbalzare per il rumore udito poco dopo. Qualcuno era entrato. Il cuore riprese a batterle forte mentre Draven le sussurrava di fuggire per la finestra. Alice si sporse notando una scala malmessa sulla quale potevano scendere. Scese per prima, aiutando il Serpeverde a fare lo stesso ritornando quindi in quella specie di parco sparso nel nulla. Era buio e non si vedeva niente 《 Magari se aggiriamo la casa possiamo correre in quella dire-- 》 si bloccó improvvisamente. Nemmeno il tempo di fare due passi che un' orda di zombie, come un mare di persone a capodanno, li stava circondando 《 No....No... Draven!》 le armi erano inutili, Alice si sentí afferrare, furono separati, lei urlò forte, cercò di raggiungere la sua mano ma non poteva riuscirci, lacrime di rabbia presero a scorrerle sulle guance. Riusciva a vedere il ragazzo allontanato da lei, trasportato via. L'unica cosa che poteva ancora inquadrare era il suo viso. Non se lo sarebbe dimenticato, non poteva. Faceva tutto troppo male, non riusciva a contenere il dolore. Il suo compagno era stato portato via, lei anche. Era finita per loro. Era riuscita solo a guardare la scena inerme, senza poter far nulla
Senza poter agire. Alice urlava... Quando ad un tratto si svegliò di soprassalto. Era finita in un corridoio a sonnecchiare, ma cosa cavolo aveva sognato esattamente? Si carezzó la testa ancora confusa, eppure c'era qualcosa che non doveva dimenticare, ne era certa. Intorno a lei la vita ad Hogwarts scorreva con normalità. Alice rimase con una sensazione strana addosso e un nome nella testa: Draven.
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view post Posted on 4/5/2022, 18:22
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Non era il momento di soffermarsi su pensieri inutili e chiedersi perché quelle creature avessero aspettato così tanto a intervenire, ma il tempismo col quale avevano deciso, dopo almeno un’ora di silenzio assoluto, di irrompere nella casa era piuttosto sospetto e, di conseguenza, Draven non era riuscito a fare a meno di pensarci. Appena aveva preso anche lui un’arma, l’Apocalisse era scattata. Non poteva essere una coincidenza, o quantomeno non lo credeva. Ma aveva problemi più importanti ai quali pensare: dovevano trovare un modo per uscire da lì. D’istinto, l’unica cosa che gli era venuta in mente era stata la finestra… Non gli era sembrata una buona idea dal momento in cui l’aveva detto ad alta voce, ma Alice l’aveva raggiunta senza alcuna esitazione.
Vedendola scendere oltre il cornicione, come se ci fosse stata una scala, ci si avvicinò anche lui. Poteva sentire quelle creature ruzzolare sulle scale che portavano al piano in cui si trovavano loro e non era una casa così grande da sperare che non sarebbero riusciti a raggiungerli in pochi istanti.
Affacciandosi alla finestra, vide che effettivamente una scaletta, seppur un po’ dismessa, c’era, ma soprattutto che nella zona erbosa che circondava l’abitazione non c’era traccia di quelle cose. Perlomeno, sembrava prospettarsi una buona possibilità di fuga così.
Si affrettò a scendere quei gradini anche lui e a raggiungere Alice a terra, ma non appena avanzò di un passo verso di lei, un’orda di quelle creature sbucò fuori da dietro un angolo della casa.
Nel tempo di un battito di ciglia erano stati accerchiati. Troppo rapidamente per essere reale, era stato come un glitch nei videogiochi, non aveva avuto né il tempo né il modo di impedirlo.
Allungò una mano per poter afferrare Alice e una di quelle creature gli impedì di raggiungerla, scaraventandoglisi addosso con un tale slancio da gettarlo a terra. L’accetta volò via e non ebbe nulla con cui proteggersi oltre al proprio corpo: cercò di fare leva con entrambe le braccia per potersi togliere di dosso quella cosa e, nonostante il pericolo, non aveva mai distolto lo sguardo da Alice. A parte per quella che lo aveva gettato a terra, le altre creature erano andate a circondare lei. La stavano trascinando sempre più lontana e sentì la rabbia montargli addosso. Stava piangendo, poteva vedere i suoi occhi lucidi anche da quella distanza.
La creatura, per qualche motivo, invece di mirare a ferirlo in punti vitali continuava ad acciaccargli i piedi, come se volesse picchiettarli e la cosa stava davvero iniziando a dargli sui nervi.


Levati di dosso, cazzo!urlò e, al seguente battito di ciglia, riaprendo gli occhi, si ritrovò accasciato a terra nei corridoi di Hogwarts.

Hey, Shaw! Che ti è preso?la voce di un ragazzo attirò la propria attenzione e alzò lo sguardo verso di lui, un Tassorosso che gli stava picchiettando i piedi, per qualche motivo…

O “che ti sei preso”, vorrai dire?disse subito dopo il tizio vicino a lui, iniziando a ridacchiare e ad additarlo.
Perché era seduto per terra nei corridoi? Aveva un gran mal di testa, ma non riusciva a spiegarsi perché. Forse quei due lo stavano prendendo in giro perché gli avevano fatto qualche scherzo?
Si mise subito in piedi e si accostò a uno dei due, quello più vicino che aveva parlato per primo. Passandogli di fianco per superarlo, gli sbatté contro una spalla e fece pressione con un piede su una delle sue caviglie: spinse con tutta la forza che aveva in corpo per fargli perdere l’equilibrio e proseguì subito a camminare, senza esitazione, ma il tonfo sordo alle proprie spalle gli fece intuire che lo sgambetto era riuscito.
Si voltò per osservare, con discrezione, il risultato del proprio gesto e vedere il ragazzo di faccia per terra che veniva issato dall’amico gli diede non poca soddisfazione.
Si sistemò la borsa scolastica e tracolla e scrollò le spalle in risposta all’occhiataccia dell’altro.
Una rapida occhiata nei paraggi per assicurarsi che non ci fossero altri testimoni, poi riprese a camminare.
Aveva bisogno di prendere una boccata d’aria.


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Fine Role.
 
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