| Non crede alle coincidenze, così come non crede all’eventualità che si possa incontrare qualcuno capace di condividere strettamente una parte - o più d’una - del suo percorso con la stessa attitudine; eppure, Scott parla come se quella non fosse per loro la prima volta, spontanea e senza filtri, come se - giocando a ripetere mentalmente le sue parole - si conoscessero da sempre. Quella sensazione di doversi punire ad ogni costo per ogni sgarro, errore voluto o sfortunata coincidenza, o perfino l’assurdo desiderio di voler attingere all’autocommiserazione per un fato avverso e per le carte che si trovano a dover giocare - lasciando perdere l’umanità e la moralità - tutto fa convergere pensieri e sensazioni in un’unica direzione, che la spaventa e la pietrifica per un momento. Dice il vero, quella stanza ideale esiste e le punizioni che ivi si consumano sono le più terribili che un essere umano possa immaginare. Costringersi a tacere, immolarsi al silenzio e alla solitudine di una condizione che nessuno conosce davvero, fingere che tutto sia perfetto e nulla possa scalfire la presunta integrità oggetto di vanto. L’articolo che lui ha scritto per lei è pieno, tra le righe d’inchiostro, di quelle punizioni senza definizione. Solo lei può vederle, pesarle e fingere che non esistano. Fingere. Un verbo che diventa la parola chiave di un’intera esistenza, la sua, e che cela a propria volta un corollario di emozioni che non trovano espressione in nessun tempo o spazio. Non esiste un momento per definirsi fragile, stanca e avvilita. Non esiste un luogo in cui possa essere materialmente se stessa senza finzioni o segreti. Sì, conosce bene la condizione che Lucas le sta descrivendo. Poi, il discorso prende una piega inattesa e l’impressione è quella di non aver capito nulla, ancora. Cosa direbbero se... è la più grande e sciocca delle domande che la sua coscienza le propone e che, stupidamente, non riesce ad ignorare nemmeno adesso. Osserva i movimenti di Lucas, in attesa di un esito che è incerto come la sua posizione in tutta questa situazione: non si sente padrona di nulla, nemmeno delle espressioni del suo viso. Non si accorge, quindi, di schiudere le labbra in un accenno di sorpresa e curiosità alla vista dell’involucro di pura e semplice carta, o di aver trattenuto il respiro, mentre l’invito assume il tono che la voce di Lucas gli imprime. Allunga istintivamente la mano e mentre la carta le sfiora le dita capisce di essere in ritardo e di non poter evitare ciò che i suoi occhi hanno captato prima della sua proverbiale intuizione. E’ una carezza che dura poco meno di un secondo e fingere che non sia importante è assurdo perfino per lei. Se le condizioni ora sono diverse da un anno prima, questo non significa che sia pronta a far entrare qualcuno, chiunque a dire il vero, nel proprio spazio vitale. Ha lasciato aperte troppe porte in passato, per potersi considerare disponibile in un battito di ciglia. Non capisce lo scopo di Lucas, non coglie le avvisaglie e non ha mai saputo farlo davvero, né con lui né con altri. Come può sperare di potersi fidare quando in fondo, non ha contemplato nemmeno che Nieve potesse lasciarla sola? Si sente un’isola sbeffeggiata da un mare placido, ogni imbarcazione alla deriva e vittima di una bonaccia perpetua. Non riconosce lo sforzo di chi, nonostante le condizioni avverse, vorrebbe avvicinarsi di più, poiché l’unica eventualità che può contemplare è quella di una distanza che non ha fine. Qualcosa che, ad onor del vero, ha avuto inizio proprio da lei. «Ci penserò.» concede, la voce simile ad un sussurro arrochito dal troppo silenzio. Non vuole promettere nulla, non desidera creare più illusioni di quante non abbia già messo in pratica. Fa scivolare l’invito sul tavolo, seguendone il movimento con lo sguardo, finché non lo afferra con entrambe le mani e lo tiene in grembo. Rimane sospesa in quella posizione per istanti che sembrano durare un’eternità e soppesa le implicazioni di quanto è appena accaduto con una meticolosità disarmante. La tentazione di cedere, non lo può nascondere nemmeno a se stessa, è forte; eppure, altrettanto intenso è il bisogno di restare fedele alle scelte già fatte, le cui conseguenze sembrano ancora pesarle. Deve ancora imparare a convivere con le proprie decisioni e non può pensare di rispondere in un modo che sia definitivo, nemmeno adesso a fronte di un invito evidentemente impacciato, ma inaspettato e gradito insieme.
AsgardThalia J. Moran | 18 Y.O. | Hufflepuff Headgirl
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