F
u davvero estasiante sentirsi chiamare il quel modo da lei, dalla sua migliore amica, da colei che vedeva come una sorellina minore, tant’è che i suoi occhi - per un breve istante - brillarono come i sfavillanti astri nel cielo notturno. Il fatto che le avesse rivelato la sua natura di Animagus, mettendo a nudo la sua stessa anima, aveva contribuito a consolidare maggiormente il loro legame, e Weiss si era sentito più che sollevato nel non essere mai stato sfiorato dal rimpianto.
Le labbra si piegarono in una piccola e flebile smorfia, quando lo sguardo indagatore dell’Infermiera andò a scrutarono quello di lui, in cerca del male che lo affliggeva. Non sarebbe servito essere Occlumanti con lei, in fondo erano amici e in amicizia, come anche in amore, uno sguardo valeva più di mille parole; negare l’evidenza, poi, sarebbe solo servito a renderla più decisa di prima nel ricercare la verità, perciò non le nascose nulla, non si chiuse a riccio come era solito fare. Era sofferente e tormentato, eppure era lì, a fare il suo dovere nonostante il dolore e la paura. Tornò improvvisamente serio quando vide Jolene fare altrettanto e le parole che la sentì proferire in seguito lo fecero preoccupare: era come se, in un modo o in un altro, lei fosse più simile a lui nonostante svolgessero professioni diverse, ma entrambe votate al bene collettivo, con Weiss che proteggeva le persone e la White che ne prendeva in cura la salute.
«
Che bella accoppiata che siamo diventati, non trovi?» esordì con una nota carica di sarcasmo. «
Mamma e Papà Orso alla riscossa!» aggiunse, con l’ennesima piccola smorfia a fare da padrona sul suo volto. Del resto, a parte il tono caustico con cui lo aveva detto, un fondo di verità c’era: entrambi, ognuno a modo proprio, era diventato iperprotettivo e voleva assolutamente svolgere il proprio lavoro al massimo delle proprie capacità; e dato che si trovavano ad un ballo scolastico, il riferimento alla famiglia di orsi calzava alla perfezione, cosa che - non ne dubitava - perfino Jolene avrebbe convenuto.
La guancia barbuta sfiorò la testa dell’amica quando la percepì accoccolarsi contro la sua spalla, sentendosi finalmente più tranquillo e rilassato di prima, come se quella semplice vicinanza avesse scacciato via ogni traccia delle loro rispettive paure. Non pensò a niente durante quel loro piccolo momento, nemmeno l'eventualità che i presenti in Sala potessero pensare ad un altro tipo di legame tra loro, ma - più semplicemente - si godette quel momento di benessere con la propria amica. Soltanto quando la vide staccarsi dal proprio fianco per potergli servire il medesimo drink arancione, Aiden assunse una posa goliardica, alzando appena il mento con fare altezzoso, ma palesemente scherzoso.
«
Oh, ma grazie, mio piccolo bocciolo di rosa!» esclamò, muovendo appena le labbra, tenute strettamente a chiappette di gallina, e alzando la mano con una tale
nonchalance che Regina Elisabetta levate proprio!
Fu soltanto dopo che ebbe afferrato il bicchiere da lei gentilmente offerto che si accorse dell’arrivo di
Lucien e di
Jane. Entrambi si mostrarono nella medesima combinazioni di colori, perfettamente coordinati tra loro, ma senza togliere nulla all’altro: Lucien dava più l’impressione dell’incarnazione delle placide acque di uno stagno nelle ore notturne, mentre Jane rispecchiava proprio quella volta celeste che sovrastava l’immagine del suo accompagnatore. Accolse entrambi con un cenno del bicchiere verso l’alto, proprio in tempo per un brindisi.
«
Oh beh, suppongo dovrò chiederlo al mio stomaco, prima...» mormorò in risposta a Jane, lanciando un ghigno significativo in direzione di Jolene, l’unica che avrebbe compreso a pieno il senso di quell’affermazione, considerando il modo cui l’aveva accolto e consapevole della voracità della creatura dal pelo fulvo in cui Aiden si trasformava. Tuttavia, si schiarì quasi subito la voce e tornò a guardare i due appena arrivati. «
Ad ogni modo non mi lascerò sopraffare, cara Jane. Siete tutti di rara compagnia!» Alzò, infine, il bicchiere per fare un brindisi ufficiale, ma comunque scherzoso. «
A me, unico vecchio leone, in mezzo a voi corvetti gracchianti!»
Tracannò il liquido come se fosse acqua, benché fosse a tutti gli effetti un drink analcolico, destreggiandosi come il miglior APA (
Alcolista Poco Anonimo) ancora in circolazione, ma concludendo il tutto con una smorfia di
puro disgusto. Le proprie papille gustative classificarono l’immonda bevanda come qualcosa di altamente osceno, vomitevole e che non meritava nemmeno di essere considerato un drink vagamente passabile. E mentre la propria espressione prese a cambiare in pochi nanosecondi, tra la lingua in fuori e gli spasmi che anticipavano il rigetto, Aiden si domandò con quale
coraggio Jolene fosse riuscita a scolarsi un bicchiere di quello scempio senza sentirsi male.
«
Ma che è? La nuova formula per pavimenti di Suor Acetonella?» bofonchiò con ancora il volto contratto da varie smorfie. «
Quasi quasi preferisco gli indovinelli a questo… Potrei addirittura sorprenderti.» Era sicuro, comunque, che non avrebbe più accettato drink di dubbie entità da parte di Jolene,
specialmente ai balli scolastici. Anzi,
mai più!
Lo sguardo vagò, per svariate volte, da Jolene a Lucien e Jane e viceversa, quando l’altra rossa del gruppetto accennò a qualche passo di danza attorno a loro. L’Auror provò un moto di disagio iniziale davanti al Guardiacaccia e alla Medimaga, non sapendo se cogliere al balzo l'occasione di invitare a ballare Jolene o starsene con le mani in mano; certo, non aveva sentimenti nascosti per l’amica e lei questo lo sapeva, ma cosa avrebbero pensato quei due di loro? Che ci fosse una sorta di
liaison? Non che la cosa gliene importasse granché, in realtà, eppure provò un attimo di esitazione, finché alla fine non si decise a buttarsi nella mischia e concedersi un momento di totale serenità prima di tornare a fare la sentinella.
Cercò di afferrare l’amica per le spalle, affinché potesse trascinarla in pista, ridacchiando come un monello. «
E perché no? Dai, diamo una svegliata a quei giovincelli!» Poi si volse verso Lucien e Jane. «
Venite anche voi o vi devo tirare giù dal vostro trespolo?»