Il Ballo delle Case

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view post Posted on 5/8/2021, 13:55
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L'abito indossato da Jane ne cingeva i fianchi sottili, scopriva lembi di pelle, evidenziava quelle sfumature che il tempo gli aveva permesso di scoprire. Eppure non era rivolto solo a lei l'apprezzamento esteta del guardiacaccia, che si trovò a gradire anche le scelte di Jolene e Aiden. Cinto dalla spensierata ironia della medimaga, si abbandonò ad un sorriso che si mantenne integro anche alle successive battute dell'Auror. Nella mente riaffiorò vivido il ricordo del loro incontro ad Hogsmeade e della strimpellata di chitarra che li aveva uniti per una porzione di tempo.
«Bisogna sempre essere in forze.» Addentò il flan di zucca accompagnandolo con il purè di patate e, tra un boccone e l'altro, bevve il succo di zucca. Rifletté sulle cucurbitacee, al calduccio sotto al terriccio; di norma quando tra settembre e novembre erano mature per la raccolta, gli studenti si mostravano interessati facevano dell'orto delle zucche una delle tante mete delle loro scampagnate. Sulla scia di quelle elucubrazioni, spazzolò rapidamente quanto aveva nel piatto, quasi avesse timore che mangiando a piccole dosi le pietanze potessero svanire sotto ai suoi occhi.
Lo scosse il sollecito di Aiden, che palesò il desiderio di condurre Jolene sulla pista da ballo. All'ultima domanda che l'Alex grifone rivolse loro, Lucien fece scattare le iridi oltremare su Jane, incaricando le sopracciglia. «Un riscaldamento è d'obbligo.» buttò lì, riflettendo sul nome stesso dell'evento cui stavano partecipando. Ad un Ballo era oltremodo scontato che ci si abbandonasse alle danze e come lo aveva fatto con Mary Granger al precedente, era intenzionato a replicare l'impietosa performance.
Cinse la vita di Jane per condurla sullo spiazzo dedicato, conscio della propria incapacità di seguire il ritmo di una musica che apprezzava. Lasciò che movimenti scoordinati lo rendessero una caricatura di sé stesso e, non appena gli fu possibile, accostò le labbra all'orecchio di Jane in modo che potesse udirlo nonostante il trambusto.
«Mi sarebbe piaciuto rivedere la Sala Comune con la sua cupola trapuntata di stelle, i ricordi pronti a riaffiorare... ma ci sono tanti altri luoghi che, se ti va, potremmo raggiungere. Dopotutto ti ho inviata proprio per offrirti la possibilità di rivederli dopo tanto tempo.»
Rimarcare il motivo dell'invito si correlò al desiderio di allontanarsi da lì il prima possibile; a conti fatti non era per stare a contatto con tante persone e il suo carattere prediligeva la solitudine o la compagnia di pochi individui. «Lo sai, non amo le masse.» con un cenno del capo indicò il gremito numero di minorenni e adulti presenti. Con lo sguardo sostò su Aiden e Jolene, presumendo che avrebbero compreso un loro eventuale allontanamento.
Come se un bolide lo avesse colpito in testa, il francese fece uno scatto con la testa, come se un'idea fosse affiorata all'improvviso e con insistenza. «Ormai ho perso il conto di quante volte sono venuto a casa tua.» Un piccolo rantolo abbandonò placido le labbra ben cesellate. Il suo volto si indurì, la distrazione di un attimo, l'improvvisazione. Un cammino tranquillo ed inconsapevole della presenza di un burrone. «È ora che ti mostri la mia, non credi?» L'ultima battuta, detta in un sussurro, si allacciò alla fugace visione della piccola capanna che attendeva silenziosa.
Lucien Cravenmoore | 26 y.o. | gamekeeper | mudblood | outfit
All your life the world has tried to tame you. It's time to be free
 
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view post Posted on 6/8/2021, 16:10
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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| Camille Donovan | Hufflepuff Prefect | First Year | 13 y.o | Outfit (click) |



«Tranquilla, non mordo» sottolineò quell’affermazione facendo un occhiolino in direzione di Gin, che pareva leggermente intimorita. Sperava non fosse colpa sua, forse col suo modo di fare l’aveva messa a disagio? S’era ripromessa più di una volta di andarci piano con l’estroversione, ma puntualmente falliva. Alice, d’altro canto, non sembrò provare rancore verso di lei. Questo la rincuorò, strappandole persino un impercettibile sospiro di sollievo. Sperava, conversando, intuisse che da lei non aveva nulla da temere. «Oh, grazie.» le guance si accesero leggermente al gesto della Grifondoro. «Giuro che nessun punto verrà sottratto stasera.» fece passare lo sguardo da Alice a Gin, sollevando a sua volta il piccolo boccale che stringeva nella mancina, tentando di sdrammatizzare la situazione. E il suo rossore.
Non ce la faceva ad essere troppo autoritaria, in quelle occasioni non era necessario. Le risultava ancora difficile abituarsi agli sguardi degli altri studenti, soprattutto dei più giovani. Sembrava si aspettassero di veder fioccare punizioni quando passavano lei o i suoi colleghi Prefetti. Incutevano davvero così tanto timore? Non aveva mai ritenuto la sua presenza minacciosa, ma delle volte la facevano dubitare.
Con la coda dell’occhio, vide che Gwen l’aveva raggiunta, posizionandosi lì vicino. Si voltò istintivamente verso di lei, facendole cenno che era tutto a posto. Intanto, la giovane Corvonero sembrò sciogliersi un po’, accennando ad un’ode alla Burrobirra appena composta. «Beh, questa merita davvero un’ode, è buonissima. Pare, però, che una delle migliori sia quella di Madama Rosmerta. Si vocifera abbia una ricetta segreta tutta sua.» disse l’ultima frase avvicinando il viso all’orecchio di Gin, come se stesse rivelando un’informazione strettamente confidenziale. Prima o poi avrebbe colto l’occasione di passare a “I Tre Manici di Scopa” per appurarlo «Magari dopo le vacanze estive, se vuoi, ti porto ad assaggiarla?» un guizzo le illuminò occhi, aveva appena avuto una delle sue idee avventate. Indicò le tre interlocutrici e si affettò ad aggiungere: «Anzi, potremmo andare tutte noi!». Accompagnare i primini ad Hogsmeade era tra i suoi nuovi incarichi, ma quella che proponeva era una cosa privata. Un normale pomeriggio tra studentesse a base di bevande fresche e pettegolezzi, non una delle solite visite organizzate. Attese le loro reazioni, prima d’incoraggiare Gin con un sorriso, esortandola gentilmente: «Concordo con Alice, ascoltiamola. Ci hai incuriosite!» Chissà quale visione della bevanda aveva la ragazza. Sicuramente era un’interessante musa ispiratrice.
Nell’attesa recuperò finalmente il pezzetto di focaccia, stavolta senza intoppi o danni collaterali, passando poi un rapido sguardo sui presenti Oltre ad alcuni studenti, era già arrivato anche parte del personale scolastico. Ma a proposito di figure autoritarie, dov’era Thalia? Desiderava davvero avesse l’opportunità di fare quell’agognato discorso.

******



[Poco prima]
Le parole di Gwen le lasciarono un’espressione sognate «Già, sarebbe fantastico. Me la immagino, tutta emozionata di fianco al Preside Peverell.» Condividevano lo stesso sogno in quel momento. Lo sguardo cadde nel punto dove ipoteticamente sarebbe avvenuta la premiazione a fine serata. Se la immaginava parlare davanti a tutti, elegante, fiera e commossa allo stesso tempo. La scorsa volta la posizione in classifica non fu delle migliori e anche stavolta, nonostante la loro Clessidra fosse piuttosto piena, rischiavano di non raggiungere la vetta. La speranza era l’ultima a morire e il momento della verità era sempre più vicino. Iniziava a percepire la tensione, quella lieve scarica di adrenalina che si avverte prima di un verdetto importante. Per molti, se non addirittura per tutti, la vittoria è motivo di vanto, ma veniva vista soprattutto come il raggiungimento di un obiettivo di squadra, frutto del duro lavoro.
Spostò la sua attenzione sul tavolo di fianco a lei, era meglio distendere i nervi mangiando qualcosa. C’era tempo per pensare al resto. C’era tempo per festeggiare oppure leccare nuovamente le ferite.

******



Fatto il sopralluogo visivo, dette il primo morso alla focaccia, masticandola lentamente, più per distendere i nervi, nuovamente a fior di pelle dopo quel fugace pensiero, che per l’appetito. Tornò poi a voltarsi verso Gin ed Alice, tutta orecchie per ascoltare il componimento della prima.







Interazioni con Gwen, Gin e Alice :fru: :<31: :<31: Giuro che la Burrobirra è analcolica, la piccola è esuberante di natura. Sentitevi libere di silenziarla come i Fwooper se serve :flower:

 
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view post Posted on 7/8/2021, 21:37
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Di sole e di gatti

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interazioni con Gwen, Camille e Alice



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Amelia Gin Moonword | 12 anni | Corvonero



Certo Gin aveva un talento per una certa stranezza, ma comporre un'ode per la Burrobirra sembrava quasi troppo anche per lei! Tant'è che ce l'aveva davvero, nella testa, una specie di filastrocca che le ronzava e che aveva come tema la speciale bevanda magica.
A sua discolpa, bisogna dire che Gin veniva dal mondo babbano, dove al più si poteva trovare la birra o dei succhi di frutti o delle bevande al caramello.... ma niente Burrobirra. Era quindi stata una scoperta sconvolgente per lei, oltre alla magia, si intende, scoprire che esisteva una bevanda così deliziosa e che, soprattutto, i minorenni potevano berla, in quanto disponibile anche in versione non alcolica.

Effettivamente era una bevanda molto comune ma Gin non si aspettava che la sua "invenzione" poetica catturasse la curiosità delle compagne.

Ma ora era lì: declamare ad alta voce i pensieri che fluttuavano come bolle nel suo cervello o svicolare elegantemente?

Era stata molto sorpresa, piacevolmente, da quella intesa improvvisa che sembrava essersi instaurata qualche secondo prima con Alice. La rossa sembrava quel tipo di ragazza in grado di divertirsi e di far divertire le persone amiche. Gin si trovò effettivamente a ridacchiare alla sua battuta sui prefetti ed era estremamente incuriosita dalle insinuazioni su un precedente incontro tra le ragazze, che sembrava fosse stato quanto meno "particolare". Ne avrebbe voluto sapere di più, anche se sospettava centrasse l'ultimo ballo. Anche Gin era stata presente, in compagnia di alcune sue concasate, e si era molto divertita con loro a parlare e a ballare in mezzo alla pista da sola al suo ritmo "interiore". Ricordava che c'era stata una discussione tra diversi studenti ma non sapeva molto più di quello che aveva intravisto da lontano, restandone volutamente alla larga.

«Beh, questa merita davvero un’ode, è buonissima. Pare, però, che una delle migliori sia quella di Madama Rosmerta. Si vocifera abbia una ricetta segreta tutta sua» sentì Camille dire alla sua incontrollata proposta di declamare un'ode alla bevanda. Sapeva della ricetta di Rosmerta, se non altro perché, lavorando come garzone al Testa di Porco, ne aveva sentito parlare in contrapposizione alla loro versione "polverosa" e decisamente alcolica.
«Magari dopo le vacanze estive, se vuoi, ti porto ad assaggiarla? Anzi, potremmo andare tutte noi!» aggiunse la tassina, sollecitando Gin a declamare la sua canzone.

Così Gin si trovò in trappola. Ma a lei non importava. Si stava divertendo e nessuna figura (penosa che fosse per il resto del mondo) poteva essere troppo per lei. Ci era abituata e non aveva paura di essere semplicemente se stessa.

«Beh, prima dovremmo essere tutte attrezzate» disse afferrando alcune bottiglie di Burrobirra e porgendole alle ragazze che ancora non l'avevano «e credo che potremmo andare a verificare di persona se la mia ode è veritiera dopo le vacanze! Anzi io credo resterò al castello quest'estate» aggiunse. Quindi si mise dritta, un leggero rossore sulle guance e un cipiglio divertito, respirò e facendo ondeggiare leggermente la bottiglia di Burrobirra che aveva in mano disse:

«Cara Burrobirra,

che di gusto sei bizzarra.

Amarognola ma cremosa,

dolce e..... sento forse una nota erbosa?

Da Rosmerta ti centelliniamo,

al Paiolo tra gli acquisti ti beviamo

e perfino al Testa di Porco....

ma lì con te noi ci ubrichiamo!

Per fortuna oggi sei analcolica

e per noi non sarai bevanda diabolica,

per cui a te i calici innalziamo

per dirti che ancora una volta noi ti amiamo!»



E terminata la sua esibizione, ridendo, sollevò la bottiglia per brindare!



chiedo perdono per la filastrocca!!! :D :D :D
 
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view post Posted on 17/8/2021, 04:45
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You can own the Earth and still, all you'll own is Earth until You can paint with all the colors of the wind

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Alice Wagner

Griffyndor | 15 y.o | 2nd year


L'atmosfera era molto rilassata, Gin sembrava una tipa interessante nonostante la superficie un po' timida. Solitamente è proprio da quelle più silenziose che ci si aspetta meno, per poi venir incredibilmente sorpresi. E infatti un'ode alla burrobirra era l'ultima cosa che si poteva aspettare. Sollevò gli occhietti guizzi andando da Gin a Camille, passando poi per Gwen. La tassorosso più giovane non sembrava ancora abituata a quel suo ruolo, ancora imbarazzata per il riconoscimento che le brillava sul petto a forma di spilla. Alice provó una certa tenerezza nel ricordare come anche la stessa Vivienne aveva reagito alla sua proclamazione ufficiale. Alice era scoppiata in una grande festa, come uno dei fuochi d'artificio che vendeva ai Tiri Vispi, felicissima di poter ora evadere le regole passando inosservata dire di essere amica di un prefetto. Certo c'erano sempre Casey ed Oliver, con loro aveva sicuramente un buon rapporto ma non erano di certo legati quanto lei e Vivienne. C'era ancora un'aria di mistero che avvolgeva gli studenti più grandi che per ora era riuscita a scacciar via solo con Mary. Il pensiero di Mary occupó per qualche minuto la sua mente ed Alice perse per un paio di secondi il filo del discorso; aveva infatti istruito Tobi, il suo scoiattolino, a prendersi cura dell'amica e a sottoporsi ad una sessione di coccole curativa.


Mentre si chiedeva come stesse andando la scoiattolo-terapia, tornò in sé giusto per afferrare le ultime parole di Camille << Ahm sì certo ottima idea! Poi possiamo fare un salto da Mielandia a svaligiare il negozio>> aggiunse entusiasta all'idea facendo un'occhiolino nella direzione di Gin << Non so se tu abbia avuto già occasione di passarci, ma ti assicuro che è un posto fantastico! >> afferró quindi il suo calice di burrobirra e lo sollevò come a voler fare un brindisi tutte insieme. Un sorrisone le si formò in viso, udendo quella filastrocca e quando Gin completò l'opera fu Alice la prima a scoppiare a ridere << Okay hai del talento devo riconoscerlo, assolutamente geniale! >> continuó incoraggiando il suo estro, mentre mimava lacrime finte di cui liberarsi ai lati degli occhi. Avevano iniziato con il botto. Si voltó qualche secondo per afferrare un muffin al cioccolato e iniziare lentamente a gustarselo, non c'era niente di meglio che qualcosa di dolce per iniziare la serata, poi sperava, avrebbero tutte presto aggredito la pista pronte per scatenarsi. La musica era qualcosa di fantastico, riusciva ad unire e a far dimenticare tutte le insicurezze, Alice prese a dondolare sul posto catturata dal ritmo << Ma--a chi va di ballare? esclamò esaltata con gli occhi verdi che andavano a scrutare con curiosità il viso di ognuna.



Interazioni con: Amelia, Gwen, Camille ❤️

 
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view post Posted on 22/8/2021, 09:55
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Interazioni con Camille, Alice e Gin!
..e chiedo scusa per il ritardo


N. Susan Gɯen ∎ 15 anni ∎ Prefetto Tassorosso Outfit↗
I
l fatto che la presenza di "ben" due Prefetti fosse una fortuna o meno, era tutta da vedere. Al posto di una delle due studentesse, probabilmente anche Gwen si sarebbe sentita in soggezione, essere di fronte e due cariche come quella, di una Casa diversa, era un'emozione non da poco; e questo non faceva che alimentare la sua indisponenza nei confronti della spilla che portava appuntata sul petto. Avrebbe voluto strapparla e gettarla via, scrollandosi di dosso il peso di quelle decisioni che non avrebbe voluto prendere. D'altra parte, anche Camille espresse la sua opinione riguardo l'evitare sottrazione di punti, ed il rossore sul suo volto era evidente: quelle spille procuravano più problemi che soluzioni! A quel punto Gwen non sarebbe più rimasta semplicemente ad osservare il seguito degli eventi, non riusciva a reggere il fatto che fosse necessario distinguere chi portava una grossa P sul petto e chi invece ne era privo, o meglio, libero. Era consapevole del fatto che questa differenza fosse un dato di fatto, come il distintivo babbano di un poliziotto, ma cercava comunque di trovare le parole adatte per spiegare il suo punto di vista, che non era fatto solo di leggi e regole da rispettare. Stava quindi per aggiungere qualcosa al discorso, quando la Grifondoro corresse il senso delle sue parole; in realtà volevano essere delle congratulazioni per la sua concasata che aveva ottenuto la nomina da poco tempo. La Tassorosso quindi sorrise, ricordandosi di quando Alice avesse rischiato il giorno del loro primo incontro, se avesse incontrato un Prefetto diverso le cose sarebbero andate in maniera diversa. Non si era pentita della scelta compiuta quel giorno e anzi, incontrare di nuovo la Grifondoro sarebbe stata l'occasione per capire se avrebbe dovuto ricredersi. «Camille si è davvero meritata la sua spilla e sono certa che sarà in grado di prendere le giuste decisioni che ne derivano..» Parlò con sincerità, guardando prima la concasata e poi la Grifondoro, più per gioco che per sfida, il sorriso sul suo volto era ancora benigno.
Alla proposta di mangiar fuori e procurare un certo piacere economico al rinomato negozio di dolciumi, rispose con cenni di assenso prima di aggiungere:
«Mielandia è un posto che bisogna visitare almeno una volta nella vita! Anche se la dipendenza da figurine delle Cioccorane può diventare pericolosa»

Per quanto riguardava la Corvonero invece, Gwen fu lieta e soddisfatta di non dover intervenire: l'ode alla Burrobirra sarebbe stata tramandata ai posteri! Per incoraggiare la studentessa, anche lei prese un boccale di quel dolcissimo nettare, e prima di berlo lo puntò verso Gin, come se stesse richiedendo un discorso prima del brindisi. Ascoltò il componimento con evidente curiosità e rimase sorpresa dalla quantità di rime baciate che la Corvonero era riuscita a trovare. Un'ode è nota per non avere una struttura metrica ben definita, ma quella di Gin sembrava anche ben studiata. Rise con tutte le presenti prima di brindare davvero e sporcarsi leggermente con la schiuma della bevanda, che rimosse con delicatezza stringendo le labbra stesse dentro la sua bocca.
Sembrava procedere tutto tranquillamente: compagnia interessante e conversazione piacevole; lei che preferiva i luoghi poco affollati e tranquilli, non l'avrebbe mai detto. Ma come sempre, arrivava il momento di una congiunzione avversativa, ovvero la proposta di ballare. La Tassorosso inspirò prima di guardare la pista da ballo, che non era colma, ma nemmeno vacante e l'idea di buttarvisi nel mezzo non le risultava allettante. Sperò che qualcun'altra rispondesse, tornando ad attendere che fossero le altre presenze a farsi avanti, e per svincolarsi dalla scelta orientò il suo sguardo verso il suo iniziale obiettivo tra il buffet, i tortini ripieni, che non aveva ancora rinunciato ad assaggiare.
 
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view post Posted on 26/8/2021, 15:29
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Le parole della concasata la fecero arrossire un poco di più. Aveva accettato quell'incarico giurando d'impegnarsi, ora stava a lei non deludere le aspettative. Si voltò nella sua direzione, ringraziandola silenziosamente. Le rivolse uno sguardo grato ed un sorriso caldo e sincero. Il ghiaccio era rotto, l’atmosfera era amichevole e più distesa. Tutti quei progetti improvvisati la stavano entusiasmando. Si sentiva felice e spensierata, come un bambino che pianifica la propria festa di compleanno «Beh, anche Mielandia mi sembra un’ottima idea. Anzi, golosa! Approvo pienamente!» la prospettiva di fare scorta di dolciumi l’allettava parecchio «Tra l’altro io devo ancora iniziarla la collezione di Cioccorane, mi sa che ti farò compagnia nella dipendenza» disse ammiccando in direzione di Gwen. Già si vedeva a rincorrere le rane in fine cioccolata per tutto il dormitorio, con una Pinky rotolante al seguito. Insieme all’album, per caso regalavano anche una sorta di retino magico in omaggio? Poteva esserle utile!

A chiudere in bellezza quella lista di piani per organizzare il pomeriggio perfetto, ci fu l’ode di Gin. Una ragazza apparentemente timida che nascondeva un talento nascosto. Il fatto che si fosse aperta così spontaneamente con loro le fece piacere, non se lo aspettava. Rise di gusto e brindò con le altre, prendendo ancora un sorso di liquido dolce ed ambrato dal suo boccale. «Gin, hai un talento indubbio. Dovresti cominciare a scrivere da qualche parte queste poesie. Chissà, magari un giorno riuscirai a pubblicarle!» sottolineò l’affermazione con un’occhiata complice alla corvetta. Non sapeva se aspirasse a tanto, ma potevano esserci buone probabilità, un giorno, di vedere una sua raccolta nelle vetrine di qualche libreria famosa.

Stava giusto dando gli ultimi morsi alla focaccia recuperata poco prima, quando Alice propose di ballare. Alla fine, erano lì anche per quello, no? Perché non accettare, a quel punto niente poteva andare storto. «Bene, mi sa che è giunto il momento di perdere definitivamente la dignità. Io ci sto! Preparatevi a sbellicarvi dalle risate, sarà lo spettacolo più comico che vedrete stasera!» mosse in modo goffo i fianchi, lasciando frusciare e svolazzare l’abito. Giusto per dare una dimostrazione della sua poca coordinazione e scarsa conoscenza dei passi base. Ma forse c’era qualcuno che non apprezzava del tutto la cosa!
Ormai conosceva ed era abituata alla timidezza e alla riservatezza di Gwen. Quando la vide sviare l’argomento, tuffandosi nuovamente sul buffet, pensò a suo modo di coinvolgerla. Non poteva certo abbandonarla lì, sola e in disparte. Poggiò il boccale vuoto sul tavolo e, con voce altezzosa, disse: «Madame, mi concede l’onore di danzare con me?» con un gesto teatrale, si piegò in un mezzo inchino e mise in mostra il gomito sinistro a mo’ d’invito. «Mica mi permetterai di umiliarmi da sola? Giusto? E poi dovranno pur sparlare di qualcosa gli altri Tassi!» il tono era scherzoso e canzonatorio. Alzò il viso per guardare negli occhi la concasata, voleva vedere la sua reazione. Se avesse accettato, avrebbero sicuramente ricordato a lungo l’imbarazzo di mettersi così in mostra, ma almeno erano in buona compagnia. «Ah, e giuro solennemente che nessuno a parte me ti pesterà malamente i piedi! Lo prometto!» i freni inibitori erano sbloccati, ma non per via dell’alcool. Erano in gioco e le sembrava divertente giocare fino in fondo. Non avevano niente da perdere, a parte un po’ di dignità. Magari, tra chiacchere e balli sgangherati, potevano davvero nascere delle solide amicizie durante quella sera già piena di sorprese.






Interazioni con Gwen, Gin e Alice :fru: :<31: :<31:

 
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view post Posted on 30/8/2021, 22:06
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You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

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Thalia J. Moran | Hufflepuff Headgirl | 18 y.o.
Il bagno del secondo piano è famoso per molte cose, prima tra tutte l’ingerenza di un fantasma che lì ha scelto di restare per l’eternità; è con lo sguardo divertito che Mirtilla assiste ai dialoghi più segreti tra le ragazze della scuola, alle litigate e perfino ai pianti. Quella sera, però, la “Malcontenta” è spettatrice di preparativi fuori dal comune e l’eccitazione nell’aria sta contagiando anche lei.
«Mi stai strappando lo scalpo, te ne rendi conto?!»
«Se la smettessi di muoverti non sarei costretta a farlo.»
La vittima di quella tortura è Iris, la carnefice Fiona. Quelle due sono cane e gatto, pensa Thalia, che le osserva appoggiata ad uno dei lavandini con il bordo di ceramica sbeccata. La più giovane delle Moran ha scelto un’acconciatura complicata e la sorella si è ben volentieri messa a disposizione per cercare di accontentarla; la Caposcuola, per il momento, si limita a supervisionare il tutto, ma senza davvero metterci l’impegno necessario. L'unica che sembra seguire interessata lo scambio di strilli e ammonimenti è proprio Mirtilla, che annuisce ai rimproveri della Grifondoro e deride la Serpeverde.
Lo sguardo fisso di Thalia sull’abito verde smeraldo di Iris, con ricami argentei dalle forme sinuose ed eleganti, l’ha quasi ipnotizzata; in realtà, il vestito della sorella non le interessa affatto ed è ben felice di aver scelto la praticità a fronte della scelta obbligata per eventi del genere. Abiti lunghi, voluminosi o elaborati non fanno per lei, non quest’anno.
Non è solo il pensiero dell'abbigliamento, di quell'azzardo di stile - se vogliamo - a farla indugiare su alcuni pensieri; quella è una serata speciale, è il Ballo di fine anno. La chiusura di un capitolo e la proclamazione della Casa vincitrice della Coppa. Non si sbilancia, non è da lei, e soprattutto la sfida è agguerrita, pronta a stravolgersi in ogni momento. Sarebbe sciocco sbandierare un risultato per vederne sbucare subito un altro pronto a smentirlo. Oltre a questo, c’è un altro pensiero, altrettanto fisso, che non le permette di rilassarsi completamente.
Sono giorni che si chiede se lo rivedrà davvero e se, come lui ha promesso - non troppo implicitamente -, quella sera lui la cercherà. Quasi per rendergli la caccia difficile ha preferito un abito diverso dal suo genere: non fosse per i ricami dorati, che richiamano la terra e le brillanti spighe di grano, il suo completo è interamente nero. I colori di Tosca non sono banali e uscendo dalla Sala Comune ha intravisto vere e proprie creazioni capaci di fare onore alla loro Fondatrice. Il suo, più che altro, è un mero cammeo. Dubita che qualcun altro abbia avuto la brillante idea di indossare un completo simile e all’improvviso il suo piano di passare inosservata se ne va in fumo. Lui la vedrà immediatamente e la caccia sarà risolta in quattro e quattr'otto. L’istinto che le spinge a correre a cambiarsi è troppo forte, ma si distrae col fastidio della ceramica appuntita sulla pelle morbida del polpastrello.
Fiona solleva finalmente il mento della sorella minore per osservare il risultato della sua opera, mugugna un commento comprensibile soltanto a lei e poi si volta a cercare l’approvazione di Thalia.
«Sorella? Ci sei?» i toni bruschi della Grifondoro la riportano alla realtà e annuisce senza nemmeno aver capito la domanda. «Cara mia, hai una cera terribile.» scimmiottando i toni pomposi della loro madre, Fiona le si avvicina e con gli indici tesi preme gli angoli della bocca di Thalia affinché simulino un sorriso. «Ci riesci, per una sera, a non essere un manichino inespressivo?»
Ottenendo quando sperato, Thalia si risolve a sorridere e a scacciarle la mano, dopodiché ritorna al suo stato di perpetua riflessione.
«Lasciala in pace, Fiona!» sbotta allora Iris, le braccia conserte al petto, pronta a dare battaglia.
«Senti, se Tassorosso deve proprio vincere la Coppa almeno che la ritiri col sorriso sulla faccia. Altrimenti è una presa in giro.»
Seguono una serie di commenti e rappresaglie verbali degne dei migliori alterchi a difesa delle proprie Casate, che ben presto fanno ridacchiare acutamente la povera Mirtilla accoccolata sul lavandino accanto al suo. Separare le Moran è un’impresa che sente di non poter gestire, non quando il suo stomaco chiede imperiosamente attenzione con un brontolio insistente. Se l’inedia è sintomo di pensieri opprimenti, la fame indica ben altro; quando la porta del bagno al secondo piano si chiude, Fiona ed Iris sono ormai sole.

●●●

Il vociare confuso della Sala da Ballo le suggerisce di essere in ritardo, come al solito. Gli studenti si sono già portati avanti con i primi assaggi e molti gruppetti sono andati a formarsi qua e là. Ferma sulla soglia della Sala, inspira a fondo e trattiene l’aria nei polmoni fin quando non ne può più. Si liscia la giacca di seta nera, le dita che sfiorano i ricami dorati e lo sguardo naviga sui volti attorno a lei. Di lui nessuna traccia, almeno per il momento. Non è certo a passo deciso che si avvia al tavolo imbandito e cerca di capire che cosa possa incontrare il suo gusto, ora che lo stomaco si è nuovamente richiuso. Il nervosismo che aleggia nell’aria attorno a lei dovrebbe allontanare chiunque dal suo raggio d’azione, come se uno scudo invisibile si elevi a proteggerla. E' con poca convinzione che si accomoda su una delle panche e sceglie come vittima sacrificale un tortino dall’aria invitante e, forse, ripieno di carne. L’aroma speziato riaccende il suo appetito, mentre osserva i primi coraggiosi affrontare la pista da ballo. Un gruppetto in particolare attira la sua attenzione: capeggiato dalla signorina Donovan, è composto interamente da ragazze. Sorride involontariamente, pensando a quanto fossero intimidite dalla loro prima sera ad Hogwarts, Camille e Susan almeno, ed ora al contrario fossero diventate l’anima della festa. E’ da quel punto della Sala, un po’ in disparte, che comincia a sbocconcellare il tortino e a chiedersi se sia ancora adatta a quel genere di serate e a quell’ambiente… o se ci sia altro, là fuori, per lei. Non ci ha mai riflettuto un granché, ma adesso che guarda le sue compagne - ancora all'inizio di quel viaggio - si rende conto di quanto sia pronta a lasciare l'alveo sicuro della Sala Comune. Intanto, per questa sera, dovrà accontentarsi del ruolo che le spetta e che, suo malgrado, dovrà continuare a ricoprire.
Il Ballo delle Case



Menzione alle mie Tassine, Gwen e Camille :<31:
Mamma Tassa is watching you! E non è una minaccia :secret:
 
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view post Posted on 31/8/2021, 14:36
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La giornata procedeva lenta, e anche se conosceva il motivo, preferiva dimenticarne la reale motivazione.
Interpretare i propri pensieri rappresentava una parentesi difficile da trattare, che diveniva inafferrabile in ogni suo aspetto più infimo; era un richiamo che non poteva appartenere a quel corpo, mai.
Le percezioni sfumavano come l’eco di un tormento lontano, come i brividi di un animo caduto in disgrazia; un lamento profondo, molto basso, che saliva alla gola come una condanna infernale.
Eppure, in tutto questo marasma emotivo, Lucas non percepiva alcun rimpianto; non poteva permettersi di averne; non si poteva legare a sé un’altra persona. Poteva solo tenere la testa bassa e adempiere al proprio destino come membro della Famiglia Scott.
Accorgimenti in netto contrasto al turgido attorcigliamento che sentiva crescere dentro, la punta di desiderio che gli stuzzicava il ventre e il morso di gelosia che sempre lì lo attanagliava in modo terribilmente spiacevole. Doveva sopprimerlo; in fondo non voleva dire niente.
Era un peccato, niente di più: un peccato doversi girare dall’altra parte quando avrebbe di gran lunga preferito guardare, un peccato che Thalia avrebbe certamente finito per innamorarsi, ma non di lui. Il dispiacere che vi si accompagnava, però, quello sì che lo sorprendeva: ormai avrebbe dovuto essere abituato a fare cose che non voleva fare, a lasciare che accadessero cose che non voleva accadessero.
Ma quel dispiacere? No, quello non l’accettava. L’idea lo infastidiva come un lupo infastidisce le pecore. Sapeva che non l’avrebbe ucciso vederla felice con un altro: di quelle cose non si moriva, nonostante ciò che poeti e romanzieri volevano far credere disperatamente. Poteva non piacergli, non piacergli per niente, e poteva provocargli una fitta al torace molto simile alla paura, ma non l’avrebbe ucciso; sapeva perfettamente che non l’avrebbe fatto.
Leggermente preoccupato, Lucas cominciò ad indossare il suo completo blu scuro ed elegante da cerimonia, un abbigliamento del tutto normale e privo di pretese.

Le preoccupazioni vorticavano tra le consapevolezze più fragili, assaporandone la solita tranquillità mal celata, come lo strappo più infido dentro il quale soccombere.
Deglutì a fatica, la bocca ad un tratto stretta in una smorfia.
Ben radicata, la memoria si impadronì del cuore, accelerandone il battito più violento. In superficie, come quadro prezioso, il volto di Thalia appariva in modo nitido, come stella preziosa ad illuminare lo scenario più triste e solitario.
Quella sera l’immenso Giardino di Hogwarts profumava di buono, profumava d’estate; nei suoi ricordi, si aggrovigliavano sensazioni di varia natura, e lui, sorrideva amaro all’idea di doversi misurare da lì a poco con le proprie aspettative più fragili. Nelle iridi cristalline scorreva impetuosa l’emozione di smarrimento, come se a mancargli fosse stata la terra sotto ai piedi, la mente che ricamava le nostalgie più recondite a fare da sfondo.
Nel timore di sbagliare credeva di aver compromesso il suo verdetto finale, lasciandolo affievolire nel contrasto generale di tutti quei dettagli che mal si legavano alle proprie congetture di vita. Spesso si era ritrovato a riflettere sui vari accadimenti registrati alla festa di Villa Scott, trincerandosi nelle retrovie più anguste per decidere su quale direzione potesse impostare i suoi pensieri, per non annegare nel vortice tenebroso del dispiacere.
Alla fine di quell’attenta analisi, che gli sembrò esasperante nella sua infinita lentezza, il Giornalista non riuscì a spiegarsi la reale motivazione che aveva spinto la Caposcuola a fuggire in modo così vigliacco dal loro ultimo incontro, lasciandolo a brancolare nel buio più totale. Perché lui, come mai prima d’ora, continuava a percepire quel tipo d’idillio magico in grado di scacciare via qualsiasi sensazione avversa.
Quel che era stato per lui, quel che continuava ad essere, riconduceva inesorabilmente in quegli occhi color ardesia che tanto bene aveva imparato a distinguere. Eppure più che il suo sguardo, erano state le parole di lei a rimettere in moto i sopiti meccanismi eccessivamente rilassati della sua anima, sprofondata da tempo negli abissi più profondi.
Costernato di dubbi e insicurezze, Lucas si ritrovò a varcare la soglia d’ingresso della Sala Grande nel giro di qualche minuto: la forte pressione delle aspettative continuava a brulicare in modo esponenziale, incoraggiata forse, dalla costante paura di poter commettere errori.
E sbagliare, per lui, sarebbe stato imperdonabile.
Aveva - stupidamente – deciso di presentarsi in ritardo, concedendosi la possibilità di scrutare da lontano i volti dei Maghi lì presenti, soffermandosi su ciascuno di loro con espressione compiaciuta. Affrettando il passo verso l’interno riuscì a distinguere diverse persone a lui note, soprattutto studenti che avevano partecipato al recente festino di Villa Scott, e soffermò su di loro la curiosità di esplorarli sotto una luce differente.
Nella folla riuscì ad adocchiare perfino Lucien e Jane, ma preferì scorrere altrove con lo sguardo, cercando di allontanarsi il prima possibile – basta con le botte da orbi -.
Istintivamente, non provava alcun rancore verso di loro, stava semplicemente interpretando le sensazioni in atto come un naturale timore al ricordo di quanto accaduto pochi giorni prima, dove la cicatrice del suo infido egocentrismo continuava a bruciare ardentemente. Rapido cominciò a sgusciare a fatica tra le persone, come una corsa ad ostacoli, e ne accolse il lato divertente nel quadro generale; la dolce melodia, il prezioso ballo, i corpi di alcuni studenti – ragazzo e ragazza – che si amalgamavano attraverso il prezioso contatto dei corpi.
Poi, successe d’improvviso, lo sguardo trattenne la palpitazione eccessiva del momento, prima di riuscire ad individuare l’oggetto dei suoi desideri. La vedeva impegnata a trangugiare un minuscolo tortino, nel suo vestito nero, contornato dai ricami d’oro lucente, una presenza capace di eclissare qualsiasi altra figura lì presente.
Ammirare il volto pensieroso di Thalia gli spezzò il cuore. Nelle sue consapevolezze aveva vagliato un lungo discorso da farle, voleva dirle del doppio spirito che li separava sin dall’origine, della voglia irrefrenabile che aveva percepito in più occasioni di avanzare, ma che qualcosa lo teneva ancorato al punto di partenza.
Il timore che lei non potesse accettare fino in fondo quella sua natura Oscura, e potesse amarlo solamente a metà un giorno. Ricordava benissimo tutto quel discorso che tanto accuratamente aveva preparato, ma decise di non avanzarlo.
In quell’istante il cuore di Lucas dominava ogni altra percezione, invitando la corretta logica a farsi da parte, lasciando spazio alla spontaneità dei suoi sentimenti.
Impavido, si fece largo lungo l’enorme Sala, con passo deciso, senza remore, inseguendo la scia che l’avrebbe condotto al cospetto della Moran. Una manciata di passi bastarono a farlo arrivare di soppiatto, dietro le spalle di quest’ultima; le mani che si univano, che si stringevano sulle spalle di lei per farla voltare.
«Perdona il ritardo. »
chiuse gli occhi sospirando leggermente, quasi dispiaciuto, sentendo le proprie parole avvolgere quello spazio così dannatamente ristretto tra loro. Forse, aveva optato per un’entrata di scena troppo irruenta e poco razionale, eppure, non c’era più spazio per qualsiasi tipo di ripensamento, ogni sensazione sembrò traboccare violenta e inarrestabile dalle corde vocali di lui.
«Vieni, seguimi. »
allungò il braccio fino ad incontrare la sua mano, sigillando un nuovo contatto d’approdo, molto più intimo e sincero nel tentare di convincerla ad alzarsi dalla panca. Le labbra si strinsero, la fronte leggermente corrugata nel cercare una risposta nelle iridi di lei, ancora una volta. Le dita affusolate si strinsero e un sorriso incerto gli adombrò il voltò, preso alla sprovvista dalla libertà con cui aveva calibrato ogni suo gesto.
«Ti porto nel posto più esclusivo della Sala.»
la bocca si tinse di dolcezza, più intensamente di quanto non avesse mai fatto prima d’ora. Impassibile, appena incuriosito. Attendeva la Caposcuola, senza cattiveria. Semplicemente, aveva fretta di scoprire cosa custodisse il Vaso misterioso targato Thalia Moran.
Lucas Scott - 23 anni – Giornalista

Thalia, ovviamente. :flower:
 
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view post Posted on 31/8/2021, 14:42
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Di sole e di gatti

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interazioni con Alice, Camille e Gwen



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Amelia Gin Moonword | 12 anni | Corvonero




Lo aveva fatto. Aveva declamato ad alta voce la filastrocca che aveva praticamente inventato su due piedi. Senza troppe preoccupazioni... E allora?

Il suo sorriso era sognante e divertito, non una punta di malizia né di voglia di mettersi in mostra. Solo pura e semplice inventiva e... beh e un po' di sano menefreghismo per le conseguenze, le potenziali voci, e le eventuali prese in giro che la sua audacia avrebbe potuto scatenare.

Andò bene, se non benissimo! Le ragazze vicino a lei sembravano divertite e gli animi sembravano essersi definitivamente distesi. Non che fossero mai stati veramente tesi, ma ora sembrava che fossero entrate tutte nell'ottica di una festa di fine anno tranquilla e divertente, dopo un primo scambio di battute che forse diceva più cose di quelle ad alta voce esposte. Gin, finora, aveva sempre avuto un buon rapporto con i prefetti e non vedeva la loro presenza come una limitazione della sua libertà e, men che meno, come una minaccia. Con i prefetti della sua casa andava ovviamente d'accordo e con quelli delle altre case non aveva mai davvero avuto a che fare direttamente. Ad ogni modo era contenta che qualcuno del suo anno fosse stato ritenuto degno di quella responsabilità e Camille le comunicava sensazioni piacevoli. A pelle, insomma, le piaceva. Eccessiva semplicità? Forse ma, per ora, il mondo di Gin non includeva nessun tipo di sentimento negativo per i suoi compagni di scuola. Quelli li aveva lasciati chiusi in un baule, in camera sua, fin da quando era partita per Hogwarts e intendeva tenerli accuratamente e saldamente chiusi.
*Che fine avrà fatto Cent?* pensò cogliendosi alla sprovvista da sola. Doveva stare più attenta.

«Okay hai del talento devo riconoscerlo, assolutamente geniale!» disse Alice e Gin le rivolse uno sguardo sorridente e appena trasognato, quando Camille aggiunse «Gin, hai un talento indubbio. Dovresti cominciare a scrivere da qualche parte queste poesie. Chissà, magari un giorno riuscirai a pubblicarle!».


«Grazie a tutte» rispose Gin «oh beh non ho mai pensato che fosse una possibilità, è un piacevole passatempo. Aiuta a svuotare la mente, quando me la ritrovo piena...» rivolse il suo sguardo alla sala mentre le altre parlavano di andare in pista a fare quattro salti.
"Chissà perché, poi, si dice "fare quattro salti"* pensò *come se uno ballando saltasse... io non salto mica quando ballo, più che altro mi lascio trasportare dalla musica... e... volteggio. Giro e volteggio...*

I suoi pensieri furono interrotti da Camille che diceva: «Madame, mi concede l’onore di danzare con me?» Con sollievo, Gin notò che non si rivolgeva a lei, ma a Gwen.
Quindi Gin, ricordandosi improvvisamente che aveva lasciato cadere il discorso di Mielandia, si rivolse ad Alice dicendole:

«Sono già stata da Mielandia e mi è piaciuto molto, ci tornerei davvero volentieri. Ho anche acquistato delle Cioccorane ma, chissà perché, non ho ancora avuto modo di guardare bene le figurine. Ero così entusiasta di vedere le rane di cioccolato saltare che poi me ne sono dimenticata! Comunque io ci sono sempre per ballare. Non conosco questa musica, ma mi piace» e così dicendo si avviò verso la pista da ballo.
 
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view post Posted on 1/9/2021, 07:51
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Thalia J. Moran | Hufflepuff Headgirl | 18 y.o.
Non impiega troppo a decidere che quello sarà il primo di una serie di appetitosi tortini di carne, pasticci in formato mignon insomma, capaci di risvegliare la fame persino ai morti. Sospetta che gli Elfi si siano superati, questa volta, osando mescolare la cucina inglese con quella orientale, tanto è stato l’uso del cumino e di un pizzico di peperoncino per insaporire il ripieno di carne; forse, potrebbe concedersene un altro, ma prima dovrebbe pensare di bere qualcosa. Si allunga per prendere un tovagliolo e, mentre toglie le briciole dalle dita e dagli angoli della bocca, il suo sguardo lascia le ragazze Tassorosso, in pista ormai, per spostarsi altrove.
E’ sciocco pensare che non venga, giusto? E’ assurdo anche solo ipotizzarlo. Deciso com’era alla festa a casa sua, Lucas deve esserci. Altrimenti il palco delle buone intenzioni - e dell’ego smisurato - finiranno per crollargli sotto i piedi. Ha rivissuto quella sera innumerevoli volte e si è chiesta spesso se quel silenzio e il ritardo, adesso, siano rappresaglie per il modo in cui gli è scivolata tra le dita con l’ausilio di un pizzico di Polvere Buiopesto. L’odore pungente della polverina era inconfondibile, ne aveva sequestrato qualche sacchetto in passato, e in quel momento le era sembrato perfetto andarsene alla chetichella a quel modo. Aveva perso il controllo, ora che era completamente lucida se ne rendeva conto, e non avrebbe potuto in alcun modo evitare un altro tentativo da parte sua. Perché, se di una cosa è sicura, è che Lucas non si arrende. Glielo ha letto nello sguardo tra l’offeso e il ferito, ma tentare la Sorte non fa per lei. Quando il cinquanta percento di possibilità è alla soglia del punto decisivo, meglio spingere nella direzione opposta. Quella, insomma, che può controllare.
C’è sicurezza, troppa, nel sapere di poter gestire tutto se solo ce ne fosse il tempo e il modo: ma i sentimenti, per quanto ne sa, sono terreno scivoloso ed imprevedibile per almeno la metà delle parti coinvolte. Può gestire il suo coinvolgimento, ma quello di Lucas è e resterà sempre precluso alle sue manie di controllo. Al pensiero di non sapere, il suo corpo intero reagisce con un brivido; a questo si unisce presto lo spiacevole pizzicorio sulla nuca che anticipa l’impressione di essere osservati, ma fa di tutto per non darci bado. In fondo, quella è una festa, e come lei anche gli altri si staranno guardando attorno alla ricerca di un volto noto e familiare.

Intreccia le dita sotto al mento, le gambe accavallate a tenere il tempo del brano delle Sorelle Stravagarie. Un pezzo non troppo movimentato, ma nemmeno melenso e adatto alle coppie che pian piano si son trovate mescolate tra loro sulla pista da ballo. Le guarda quasi con invidia, riflettendo su quanto sarebbe bello e semplice, allo stesso tempo, lasciarsi andare completamente. Avere sedici anni - o diciotto come nel suo caso - e godere appieno delle frivolezze offerte da un ambiente austero come quello scolastico. Non le riesce difficile credere che sua sorella la compari ad una mummia da museo, rivestita di bendaggi stretti che non la lascino mai andare; la versione del manichino inespressivo, poi, rende meglio l’idea generale dell’ultimo periodo. Non può fargliene una colpa, pensa, se Fiona non sa tutto quello che succede attorno a lei, nell’oscurità dell’ignoranza - beata - che l’affligge.
Sospira e nel farlo si scopre avvinta da un’altra emozione, forse tristezza. Un groppo che piano piano le risale il petto e si ferma lì, nel punto in cui dovrebbero originarsi le parole. Si rende conto di non poter parlare quasi ed è contenta che nessuno sia lì per rendersene davvero conto: si sente cresciuta troppo in fretta, senza aver assaporato davvero l’età che così velocemente si sta lasciando alle spalle. E’ tentata, ora più che mai, di uscire dalla Sala da Ballo e di fare un giro tra i corridoi, di restare sola e tornare solamente quando il suo sesto senso le suggerirà che è ora di comparire nuovamente per i festeggiamenti finali.

E’ in quel momento che, con una prima nota di indecisione e poi via via più sicura, sente una presa solida alle spalle. Se non percepisse l’ampiezza dei palmi che le cingono ora gli avambracci, penserebbe ad una delle sue sorelle, giunte a rallegrarle la serata. Scioglie la stretta tra le dita sotto al mento e sussulta nel voltarsi e nell’udire la sua voce.
Com’è possibile che sia entrato e lei l’abbia mancato? Ha scelto quella panca per avere una visuale discretamente buona dell’ingresso, con la pista da ballo in bella vista. Ora che ce l’ha di fronte, non riesce a spiegarsi nulla e tanto meno a convincersi di aver fallito in un compito tanto semplice.
Tace e lo fa sapendo di non aver nulla da dire o recriminare: di ritardi, lei, ne sa qualcosa. Addirittura pensa che lui sia rimasto lì per tutto il tempo e che la sensazione di essere osservata non sia stata frutto di suggestione. Se così fosse, avrebbe senso non averlo visto prima.
«C-ciao.»
Banale. Talmente al limite che, se non avesse la sorpresa a farle da freno, probabilmente gli offrirebbe uno di quei pasticcetti di carne per trarsi d'impaccio.
Da un lato, pensa, meglio stare zitta per una volta.
Non oppone resistenza quando lui cerca di prenderle la mano: lo lascia fare, come una bambina che si fidi ciecamente. Il suo corpo, ancora una volta, sembra non appartenerle perché ogni reazione è contraria a quanto, di solito, sarebbe disposta a fare. Inizia a dubitare che il tortino, in realtà, fosse imbevuto di qualche intruglio mal riuscito e, come nelle migliori storie, se lo sia bevuta senza fiatare. E adesso? Che vuole fare?
Quando si alza, risponde al suo tacito comando e non sa se sia per la voglia di vedere dove tutta quella storia andrà a finire o se sia meramente quello che desidera. Ultimamente, le due cose tendono a fondersi più di quanto non voglia. Prima, però, c’è qualcosa che deve dirgli e si è pentita di non avergli chiesto nei giorni precedenti. Vuole sapere che cos'abbia fatto, dopo che lei è svanita nel nulla alla festa; quali siano stati i suoi pensieri e quanto, poi, gli abbiano condizionato la serata. Come se, dopotutto, lei fosse così importante.
Così come lui ha impresso una minima forza affinché la decisione di allontanarsi fosse chiara, altrettanto fa lei nel fermarlo. Ora che sono uno di fronte all'altro, non c’è via di fuga.
«Per un attimo ho creduto ti saresti tirato indietro.» dice, ma nemmeno questo è vero. Non le serve notare il baluginio nei suoi occhi per sapere di aver detto una sciocchezza, fin troppo generale perché lui possa capire a che cosa faccia riferimento. «M-mi riferisco al… ballo.»
Gli occhi puntano ora in direzione della pista, via via più gremita. E’ questo che intende, o no? Intanto, lascia affondare nel substrato di frasi non dette quanto, invece, avrebbe voluto sapere.
il ballo delle case
 
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view post Posted on 2/9/2021, 06:21
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Alice Wagner

Griffyndor | 15 y.o | 2nd year

Era una serata decisamente divertente, Alice stava ridendo più di quanto si aspettasse. Inoltre la filastrocca di Gin era stata l'ultimo colpo di genio. Alice finì di mangiucchiare il suo muffin e brindó insieme alle altre << Alla Burrobirra quindi! >> bevve un grosso sorso fino a metà bicchiere. Ah ricordava ancora la sensazione della burrobirra alcolica, quella bevuta di soppiatto l'anno precedente, le aveva fatto venire un leggero mal di testa e una voglia matta di ballare. Nonostante questa fosse priva di alcool la sua voglia di ballare continuava anche se non tutti sembravano troppo entusiasti all'idea.
Alice era invece una da pista da ballo continua.


Poggió il bicchiere suo e di Gin sul tavolo e le si avvicinò prendendole gentilmente le mani << Be' cosa aspettiamo allora? Andiamo! Adoro questa canzone! >> la condusse dunque verso la pista già ondeggiando al ritmo della melodia. Iniziò dunque a muovere i piedi dando modo alla sua compagna di abituarsi, guidandola se necessario affinché si creasse una certa armonia. Il sorriso le dipingeva il volto, illuminandolo, a tratti era possibile vederla ripetere le parole della canzone con un certo sentimento, in altri la musica parlava per sé ed il corpo sembrava muoversi a tempo senza che Alice vi ponesse alcun controllo.


Era semplicemente liberatorio ballare. Le spalle andavano ad ondeggiare avanti e indietro, saltelli mirati le permettevano di girare intorno alla sua compagna e permettere a lei stessa di far fare a Gin diverse giravolte, era come ballare con la sorellina minore che non aveva mai avuto. Le guance si arrossarono per la fatica ed Alice non vide l'ora di togliersi quel mantello di dosso. Lo poggió temporaneamente su una sedia lì accanto e tornó correndo verso la pista << Pronta per una nuova giravolta? >> chiese a Gin, afferrandole le mani. La sua idea era di avvicinarsi a Camille e Gwen così da poter interagire tutte insieme. In fondo cosa c'era di meglio che ballare con le proprie amiche?



Interazioni con: Amelia, Gwen, Camille ❤️

 
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view post Posted on 2/9/2021, 10:17
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Cominciò come un sentore dolente, il cuore già accelerato, le braccia pesanti e paralizzate, la scarica di terrore lungo tutto il corpo.
Quello era il giusto prezzo da pagare, Lucas lo sapeva; più la presenza di Thalia si propagava in lui, più i sensi venivano contagiati, e fu la mente così ad arrendersi per prima, le parole si essiccarono sulla lingua, il petto si sollevò al ritmo di pulsazioni frenetiche. Non avrebbe resistito, si ritrovò a pensare. Le gambe tremarono, il pallore del viso arrivò al collo, infine in quel combattimento introspettivo le ginocchia già cedevano.
Aveva sempre creduto, e ne era stato felice, che la solitudine per lui fosse un destino già scritto; tutte le esperienze che aveva trascorso ad Hogwarts, e tutte le avventure più belle che avrebbe potuto ancora inseguire, infatti, brillavano di una spensieratezza completamente nuova.
Sorrise confortato a quel pensiero. Un leggero fremito di piacere gli attraversò la pelle e gli occhi si soffermarono lungo il corpo di lei, ora che si trovano uno davanti all’altro. L’abito nero sposava a pennello la sua struttura esile. La pelle delicata, il ramato dei capelli e lo sguardo penetrante, tutti elementi che nel loro complesso dettavano serenità nelle sfumature della Caposcuola.
Eppure, nel nascondiglio al quale entrambi cercavano di prendere parte, nell’atipica curiosità che stavano provando, tutto era idillio per degli animi di per sé continuamente privi di certezze.
Mentre le parole di Thalia carezzavano l’aria, ponendo sotto osservazione ogni informazione relativa ai pensieri che Lucas custodiva, per un breve istante, la memoria di lui, iniziò ad accelerarne lo studio minuzioso. Perduto in quelle immagini, le gote si tinsero di vermiglio, ancora un volta, come a testimonianza del tormento e l’incanto che lui costantemente provava davanti a quella presenza.
Da parte propria sapeva di aver temuto quel confronto per la più semplice ragione, quella di non voler rispondere alla probabile serie di domande che riguardavano i suoi sentimenti. Con lei aveva condiviso più dettagli e spazi del solito, complice la forte sintonia caratteriale spesso chiusa e riflessiva, talvolta anche troppo, che li univa sin dall'origine.
Bisognava mettere un freno, pensò, e finalmente riuscì a trovare il coraggio di non indugiare oltre, di non fuggire come di consueto; restarono così vicini, il respiro di lei che si tingeva del delizioso aroma di carne e spezie orientali, e per un attimo gli sembrò di assaporare lui stesso il minuscolo tortino ingerito in precedenza da Thalia. Non avrebbe saputo dire quanta distanza separava i loro volti, aveva semplicemente acconsentito alla sua domanda di tacita curiosità, concentrandosi su quello che aveva dentro. Così, un nodo alla trachea lo costrinse a sbattere le palpebre ripetutamente, a distogliere la paura del momento per tornare ad allentare la morsa lungo gli avambracci di lei, senza interrompere il contatto fisico.
Un lungo sospiro e un mezzo riso accompagnarono la sua risposta.
«Sai, dopo che sei scomparsa, a Villa Scott, ho passato il resto della serata a convincermi del fatto che era stata la scelta migliore la tua, dicendo a me stesso che, saremmo riusciti a trovare un nuovo modo di comunicare, di volerci bene, uno che fosse finalmente in grado di parere i colpi che in passato abbiamo entrambi subito. »
le parole, di nuovo, andarono a scalfire quel senso di inquietudine di cui non era capace di liberarsi in via definitiva. Quella, però, era una serata particolare, lo era fin da quando aveva scelto di prendere parte alla festa. Non aveva idea di dove sarebbe arrivato, ma sentiva il bisogno di avvicinarsi il più possibile alla verità che sentiva dentro. Così, si lasciò guidare altrove, dal puro istinto che sfiorava ogni fibra del suo essere; un gusto completamente nuovo che appariva pieno di promesse, e trame che ancora non erano state scritte. Che fosse una sensazione del tutto personale, legata al suo modo di sentirsi, Lucas non lo sapeva ma provava un forte beneficio nell’argomentare quelle profondità mal celate.
«Ho provato ad illudere me stesso di poter vivere in una scala di grigi, ma la verità è che quando si ha la fortuna di scoprire il profumo della felicità, come quello che io ho scoperto nel conoscerti, difficilmente si riesce poi a cancellarne il ricordo.»
un sorriso di circostanza cela la paura nel pronunciare quelle parole. Riflette sul fatto di aver oltrepassato, finalmente, la barriera delle fragilità più implicite, ed è felice di questo passo compiuto; superare il muro di silenzio che li divideva poteva comportare il superamento di altrettanti limiti, confini che lui stesso non era mai riuscito a valicare.
Si sentiva a suo agio nell’avvertire quell’emozione; lei avrebbe potuto sentire il braccio di lui rimarcare, con maggiore veemenza, il contatto fisico già in essere. Ma il suo cuore non era ancora in sicurezza, e prima di concederle la possibilità di rispondere, le sue intenzioni si mostrarono precise e letali, condannandola ad una definitiva presa di coscienza.
«Se sono qui ora, è perché ho avuto il coraggio di capire che quello a cui avrei rinunciato, tirandomi indietro, mi sarebbe mancato in eterno forse...»
non aveva idea del perché il fato avesse portato la Tassorosso nello spazio eterno dei suoi pensieri, ma non gli ci volle molto per capire quale fosse la decisione giusta da prendere. Il Gran Ballo di fine anno era giunto al momento opportuno: era lì, nel Castello di Hogwarts, quel luogo magico che lo aveva visto crescere sotto differenti mentite spoglie.
Né carezzò il privilegio, quel luogo che era stato rifugio di paure, di fragili speranze e di coraggiosi propositi, ora lo riportava a completare il cerchio delle decisioni.
«Vorrei solo capire se io, in qualche modo, ho abitato i tuoi giorni con la stessa disperata nostalgia con cui tu hai abitato i miei... ma se così non fosse lo capisco.»
capire perché da una persona conosciuta da poco sembrasse dipendere gran parte della felicità futura era un paradosso di fronte a cui, a volte, bisognava arrendersi e basta. L’espressione non mutò questa volta, quando si trovò a tirarla maggiormente verso di sé, spingendo il mento fra le sue dita. La bocca, così come le mani , il collo, i denti, le spalle, le braccia, il corpo intero sembrava arrendersi alla richiesta del bacio più desiderato che il suo cuore abbia mai cercato.
Si lasciò cullare dal momento e non si curò delle successive risposte, né di cosa avrebbe potuto pensare lei. Nelle sue sensazioni, il respiro di Thalia giungeva più nitido che mai, fuorviato com’era dalla distanza minima che separava le loro labbra, e dalla triste certezza di non avere ulteriori frecce da scoccare al proprio arco. Quel che gli restava era soltanto la volontà della ragazza di abbandonarsi a quella pioggia di sensazioni.
Lucas Scott - 23 anni – Giornalista

 
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view post Posted on 4/9/2021, 17:53
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Thalia J. Moran | Hufflepuff Headgirl | 18 y.o.
L’impressione di essere sospesa nel vuoto, come della terra che si sgretola sotto ai piedi, non fa che diventare sempre più una certezza. Scorge senza fatica le difficoltà di lui nel mettere insieme, in modo preciso ed ordinato, le emozioni che lo animano e conosce fin troppo bene le proprie. Riconosce perfino il sacrificio che Lucas sta facendo nel presentarsi lì, di fronte a lei, con una sola richiesta che pesa più di tante altre sciocche domande messe insieme. Perché, e nell’incapacità di distogliere lo sguardo ne coglie l’importanza, lui aspetta una risposta definitiva. Proprio lì. In questo momento. E nell’impossibilità di guardare altrove, Thalia sa di non poter più guadagnare tempo prezioso: questa volta nessuno lancerà una manciata di Polvere Buiopesto - scatenando l’inferno nella Sala da Ballo - e non potrà sgusciare via come la codarda che è stata a Villa Scott. Temporeggiare… lo sa fare così bene che si stupisce di tutte le circostanze in cui è riuscita a cavarsela con uno stratagemma più o meno articolato.
La stupisce, anche se non dovrebbe, la miriade di sensazioni che la coinvolgono; come se non avesse mai provato nulla di simile prima di allora, Thalia percepisce tutto quanto accade intorno a lei, ma senza davvero vederlo coi propri occhi. Si perde nello sguardo di Lucas, che la osserva incurante delle persone e del luogo in cui si trovano, che ignora perfino le implicazioni di una vicinanza simile tra loro. Dopo aver dato spettacolo a Villa Scott, ne è certa, questo non è nulla.
E così come ricambia il suo sguardo, anche il resto del suo corpo risponde ai segnali che lui le manda. Voler restare e fuggire insieme; voler dire qualcosa per, subito dopo, ritrattare tutto. Che cosa può dirgli che già non sia stato detto affinché lui non aggiunga nulla, la lasci andare e continuino a vivere come se nulla di tutto ciò sia mai accaduto?
E perché dovrebbe allontanarlo? Solo per la paura di finire nei guai insieme? Per non essere stata coerente con se stessa e con quanto fatto in passato? Per aver lasciato credere a Mike di essere pazzo, di non essere stata lei ad allontanarsi, ma lui? Di aver spinto Aiden a sapere ogni cosa e a comportarsi con lui come se gli dovesse qualcosa per una promessa di protezione e aiuto? Sono tante contraddizioni da accettare tutte insieme e, in fin dei conti, sono reali e tangibili quanto le dita strette attorno al suo braccio. Se solo fosse libera dai sensi di colpa, forse, saprebbe vivere meglio di così. Pur essendo nel bel mezzo della Sala, si sente messa all’angolo.
«Non credo...» Non credo di essere la persona giusta? Non credo che sia così semplice? Non credo… cosa? «Non credo tu sappia in cosa ti stai cacciando, Scott.» dice alla fine e lo intende davvero, pur usandogli un tono che non ha nulla a che vedere con l’arroganza o il distacco emotivo.

Che lui ne sia consapevole oppure no, la situazione è complicata. Vorrebbe suggerirgli di darsi una tregua, di smettere di cercare una felicità effimera che finirà soltanto per lasciargli l’amaro in bocca. Lei non è stata ferita a morte da nessuno, mai, perché ha preferito abbandonare la nave prima che questa potesse affondare. Lei non è la naufraga, è l’onda che travolge e spezza.
Il suo è il meccanismo di difesa più antico sulla faccia della terra, eppure adesso è così difficile da mettere in pratica! Ha il timore di far scoppiare la bolla che si è costruita attorno, quel porto fatto di sicurezze che nessuno - in teoria - avrebbe potuto spazzare via. E poi… poi c’è tutto il resto. Un universo intero di variabili a cui non ha pensato e che non riesce a prevedere, alcune invece così certe da essere l’unico ostacolo tra loro.
Lucas sembra non rendersi conto dei segnali, ma la tensione nel suo corpo non può ignorarla. Non può non accorgersi della rigidità delle spalle, del respiro a metà e delle labbra strette per non lasciare che l’emotività prenda il sopravvento e dica qualcosa di cui, poi, finirebbe per pentirsi. Perché, in fondo, al loro ultimo incontro ha ripensato spesso. Anche troppo, per i suoi gusti, e sa che indugiare sui ricordi finisce soltanto per trascinarti a fondo. Allo stesso tempo, non può fingere che non le importi nulla, che tutto quello che si sono detti ed è successo non significhi nulla. Ammira la sua costanza, quasi gliela invidia; nonostante tutto, lo lascia avvicinare, contro ogni previsione, e lo sguardo cambia. Non esiste più il velo di paura o incertezza, né la reticenza a lasciarsi andare. Vorrebbe avere il coraggio di colmare quella distanza, di renderla così piccola da sembrare infinitesimale. Vorrebbe poter essere diversa da com'è, solo per una notte, e vivere con leggerezza. Solo per una volta.
Al diavolo, pensa, non è questo che manderà in fumo ogni cosa. O forse sì?
La mano libera si solleva e se Lucas crede di ricevere una carezza o un altro gesto gentile, si sbaglia di grosso. Le dita affusolate si stringono delicatamente attorno al polso, imprimendovi la forza necessaria a scostargli la mano dal viso. Se c’è traccia di sorpresa sul volto del giornalista, lei non la nota e prosegue per la sua strada, qualunque essa sia. Per una volta non ha una direzione certa, non è preparata e non vuole esserlo. Il pensiero di essere lì, di avere diciotto anni e una vita intera per preoccuparsi dei mali del mondo - tranne quella sera - è più forte della paura di perdere tutto, persino la coerenza verso se stessa. Così, fa un mezzo passo avanti e, prima che le labbra sfiorino le sue, sorride sorniona. Non è un bacio vero e proprio, ma è un passo avanti. E’ leggero e delicato, un punto fermo da cui partire. Non può cedere in un solo momento di fronte a tutti i suoi paletti: abbatterli tutti nello stesso momento non è possibile, nemmeno per Lucas.
«Credi possa bastarti come risposta?» glielo sussurra, prima di scostarsi del tutto. Il cuore batte all'impazzata nella cassa toracica, annullando completamente la maschera di tranquillità del viso.

Ha dubitato fino all'ultimo secondo di provare qualcosa di diverso dalla curiosità e dal bisogno di sapere come sarebbe stato. Ci ha creduto, come una povera sciocca, ed ora che il distacco tra loro è definitivo, si aspetta che lui non dica nulla, che sappia di dover restare in silenzio per non rovinare ogni cosa. Quel gesto, seppur minimo, è indice che qualcosa è cambiato, ma se le chiedesse che cosa è accaduto, lei non saprebbe rispondergli. E' stato istinto, puro e semplice, capace di soverchiare la sua razionalità per un momento: come una partita a braccio di ferro e la mossa decisiva, pronta a stravolgere il risultato, si presenti solamente all'ultimo secondo. Avrebbe potuto indugiare di più, prolungare quel contatto su cui, sotto sotto, ha fantasticato per un po'... ma non sarebbe stato da lei.
Sorride di nuovo, coperta da un lieve imbarazzo dalla testa ai piedi, e spera che lui sappia di non dover esagerare. Per assurdo che sia, vorrebbe tenerlo sulla corda ancora un po' per scoprire se davvero le sue parole hanno un fondo di verità. Quello spazio che lui le concede non è passato inosservato, quel lasciare a lei a decisione finale non è scontato. All'essere travolti, lei, preferisce travolgere. Lo ha sempre fatto e, senza averglielo detto, lui l'ha capito.
Ammicca in direzione della pista da ballo, come a volergli suggerire di passare oltre e di godersi quella serata con la certezza che non andrà da nessuna parte - per il momento - e che, in fondo, possono (e dovrebbero) divertirsi. Lasciarsi alle spalle ogni cosa, quella sera, sembra più semplice.
il ballo delle case
 
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view post Posted on 6/9/2021, 04:24
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Mìreen K. N. Fiachran
★ SCHEDA PG
★ OUTFIT
★ Docente ERBOLOGIA

★ 25 anni ★ Sangue BANSHEE ★ Irlandese
Nella sua stanza al dormitorio degli insegnanti, Mìreen finiva gli ultimi ritocchi al suo vestito.
Il cuore le batteva forte mentre la mano lisciava con delicatezza il tessuto scarlatto che le avvolgeva i fianchi come un guanto, a tratti interrotto da decori barocchi che ne esaltavano le forme femminili.
Gli occhi azzurri brillavano come un gioiello incastonato in un trucco dorato, le lunghe ciglia nere che con una semplice linea di matita assottigliavano lo sguardo come quello di un felino, mentre le labbra rosse sembravano voler attirare l'attenzione verso quel carnoso frutto proibito.
Fino all'ultimo era stata indecisa se colorare i capelli di rosso o di un bel dorato... alla fine aveva optato per entrambi. Perchè scegliere tra due colori così perfettamente abbinabili, quando poteva creare una meravigliosa chioma infuocata, le cui onde davano movimento ad una fiamma che rappresentava alla perfezione l'ardore e la passione di quella casata?
Una corono dorata, arricchita da veri rubini, poggiava sul suo capo, come a ricordare chi era il re della savana, nonchè simbolo di quella fiera e coraggiosa Casa. Ulteriore richiamo al leone, vi era un medaglione al collo, e unghie affilate ben curate, laccate con scaglie dorate. La mano era decorata con un accessorio a cui non sapeva dare un nome, intricati incroci color oro, simili ai ricami sul vestito, ricoprivano l'indice e l'anulare della mano destra, uniti da una sottile e fine catenella.
Alla mano sinistra, vi era un braccialetto in catena dorata, da cui pendeva un ciondolo creato appositamente su sua richiesta: spirali in puro oro avvolgevano con eleganza fino a racchiudere al proprio interno una goccia in vetro soffiato rossa come il sangue, a rappresentare la purezza di cuore che caratterizzava ogni Grifondoro.
Alle orecchie, forse nascoste dalla chioma voluminosa, pendevano due spade, purtroppo erano le uniche che aveva trovato abbastanza simili a quella di Godric Grifondoro, uno dei quattro fondatori di Hogwarts e il primo CapoCasa dei Grifondoro.
Quanto avrebbe voluto quella nomina... al solo pensiero sentiva un fuoco accendersi nel suo petto, il cuore che si riempiva di orgoglio ed emozione a quella piccola fantasia, forse speranza, di poter vestire un ruolo tanto importante: rappresentare la Casa in cui tempo addietro era stata smistata, com'era stato per suo padre ancora prima e come era adesso per suo fratello... Dove aveva vissuto le avvenute più belle e indimenticabili, per cui aveva lottato ad ogni duello del club, studiato per guadagnare punti e vincere la coppa delle case e tifato ad ogni partita di quidditch.
Con un profondo respiro, allungò la mano verso un cofanetto di velluto rosso, con delicatezza lo appoggio sul proprio grembo e lo aprì lentamente. Dentro, appoggiato su un cuscino dorato, vi era una spilla, il cui tempo non aveva minimamente scalfito la lucentezza dei colori. Una scritta vi era incisa sopra, ancora perfettamente leggibile "Prefetto". Il solo leggerla scatenò in Mìreen un'ondata di ricordi ed emozioni, un sorriso faceva capolino sul bel volto della docente, gli occhi di colpo lucidi, colta alla sprovvista da quella improvvisa nostalgia. Con mano quasi tremante, si appuntò sul seno destro il gioiello più bello che potesse mai indossare per quell'occasione, illuminato da una spruzzata di glitter dorati su tutto il petto.
Riappoggiò sul mobile vicino al letto il cofanetto. Ciò che poteva saltare subito all'occhio, era come quella "scatola" fosse fin troppo grande per una sola spilla, ma ormai la ragazza non ci faceva più caso. Le era stata regala dai genitori, dopo che era stata nominata Caposcuola, ma dopo la morte del padre, proprio al suo settimo anno, prese la difficile decisione di restituirla, incapace di adempiere ai suoi doveri a causa del dolore per la perdita. Non aveva voluto cambiare cofanetto, ancora ricordava il volto del padre, così pieno di orgoglio e ammirazione per la figlia quando le aveva consegnato il pacchetto, e per quanto fosse un ricordo dolce-amaro, era tra i più belli che aveva.
Con un poco di fatica, per via dello stretto vestito, riuscì ad infilarsi i tacchi rossi dai decori dorati che riprendevano quelli del vestito e del gioiello alla mano.
La bacchetta era come sempre ben nascosta rosso tessuto del lungo abito, facile da sfilare in caso di bisogno.
Finalmente pronta, si diede l'ultima occhiata soddisfatta prima di scendere dalla sua torre e raggiungere la sala da ballo al piano terra. Era strano non dover raggiungere la scuola dall'esterno com'era successo fino a quel momento, anzi adesso che faceva parte del personale scolastico, poteva addirittura esser lei quella che invitava un'altra persona a partecipare a quell'evento! Di colpo non era più l'invitata ma quella che invitava.

Appena varcata la soglia dell'enorme sala, non potè che sorridere ai meravigliosi addobbi in onore delle casate e dei loro fondatori.
Come sempre Hogwarts non mancava di fascino e stile anche quando il tema non poteva che esser tra i più "personali e sentiti" da quella scuola.
Mentre si muoveva verso il tavolo riccamente imbandito, notò con la coda dell'occhio il proprio fratellino, naturalmente vestito coi colori Grifondoro, intento a mostrare alla bella morosina americana i quadri coi fondatori e probabilmente le stava facendo anche esperto Cicerone... come riuscisse a prendere voti tanto alti in Storia della Magia era per lei un mistero, non lo avrebbe mai detto uno interessato alla storia magica.
Arrivata al tavolo del buffet, la mancanza di alcool non fu per lei un dispiacere, infondo sapeva divertirsi anche senza bere e ugualmente, adesso che era docente, con la festa addirittura organizzata dentro la sala da ballo della scuola, non avrebbe certo alzato il gomito. Forse un drink come alla scorsa festa, ma niente di esagerato, per quello c'erano altri eventi in altri luoghi più consoni al divertimento alcoolico.
Si servì qualche fetta di salame con focaccia e una coloratissima bevanda con cubetti di ghiaccio e un insolito fumo biancastro che le solleticava il naso. Ne bevve un sorso.
Intanto il suo sguardo vagava, passando da un volto all'altro, curiosa di vedere come si erano vestiti studenti e professori.
Per poco non le venne un colpo nel vedere prima Aiden, poi Lucien e Jane insieme. Si mordicchiò il labbro un poco nervosa e indecisa se raggiungerli, non aveva neanche "coraggio liquido" per aiutarsi in quella difficile decisione, ma quando due adulti si spostarono dal suo campo visivo e mostrarono chi altro era con loro, il sorriso tornò sul suo viso e fece i passi necessari a raggiungerli.
<< Buona seeeera! Felice di rivedervi, e per di più vestiti con le nostre ex-casate.>>
I suoi occhi si posarono sull'amica Jolene e il suo elegante vestito dai colori del blu più intenso e profondo.
<< Sei bellissima Jolina! - guardò gli altri e rivolse a tutti un'occhiata d'approvazione alle rispettive scelte - Non sapete quanto c'ho messo a decidere come meglio vestire la mia amata casata! Ho ancora dubbi su quello che ho scelto. - gli occhi tornarono ad ammirare come il lungo vestito cadeva morbido e leggero sul fisico snello e sinuoso dell'infermiera rossa - Cavolo, a vedere te mi pento di aver indossato questo... dovevo mettere l'altro vestito che avevo visto da Madama Malkin's... Mi sono fatta deviare da questo col taglio a sirena... credo... Non ne avevo mai vestito uno così e volevo provare...>> stava parlando in modo incerto, un poco nervosa dall'esser comparsa così a caso in mezzo a loro.
Si sentiva forse di troppo, come che avesse rovinato un bel momento tra loro...
<< Ehm... se stavate per andare a ballare, o da qualche altra parte, non preoccupatevi per me. Io non ho ancora cenato, resto qui col mio piattino ad assaggiare le delizie su questa bella tavolata e a sorseggiare la mia strana bevanda dal colore, odore e sapore un poco strano ma ugualmente gradevole.>>
Era leggermente imbarazzata e intimorita dalla possibilità di aver appena disturbato, con quella sua improvvisa apparizione mentre stavano allegramente chiacchierando. Sarebbe andata a prendersi altro cibo e magari a salutare un po' di studenti in quel caso...
Aveva individuato un gruppetto di studentesse non molto distante da cui poteva andare a rompere le balls sentire quali programmi avessero per l'estate.

code © psiche


// Interazione soprattutto con Jolina e con gli altri presenti: Lucien, Jane e Aiden
Menzione al gruppetto di Gwen, Camille, Alice e Amelia


E alla fine...

SONO ARRIVATAAAA!!! :muah:

 
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view post Posted on 6/9/2021, 08:09
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Interazioni con Camille, Alice e Gin


N. Susan Gɯen ∎ 15 anni ∎ Prefetto Tassorosso Outfit↗
«A
ppena scarterai le prime cioccorane, metti da parte i doppioni per me, ti prego!» Rispose supplichevole alla concasata, dimostrando quanto potesse davvero diventare grave la questione, «E lo stesso vale per voi, anzi posso regalarvi i miei doppioni anche adesso» Continuò rivolta al resto del gruppo, si fermò qualche secondo solo per rendersi conto che non portava con sé quelle speciali figurine. «O anche domani, ma insomma: aiutiamoci a completare la collezione!» Parlava come se si aspettasse chissà quale magia all'ottenimento di tutti quei preziosi pentagoni.

Dopo il brindisi alla burrobirra, tutte erano già pronte a lanciarsi sulla pista da ballo, posati i bicchieri di quel nettare tanto elogiato quanto fornitore degli zuccheri necessari per scatenarsi. Dire di voler assaggiare i tortini ripieni sarebbe stato un motivo più che valido di rifiuto, se solo lei fosse stata dall'altra parte; ma di fronte c'era Camille e se davvero aveva capito che tipo di persona fosse, non avrebbe accettato una risposta negativa. D'altra parte, essendo il problema principale quello di fare una brutta figura, se ci pensava bene la vera domanda era: chi l'avrebbe guardata nel mezzo della pista da ballo? Fra tutti i presenti c'era per forza qualcuno che ballava male, non potevano essere tutti dei coreografi, senza contare che l'occhio umano viene attratto dalle cose belle e quindi da chi invece di danzatore ne aveva la stoffa. Difficile quindi che guardassero proprio lei, vero? Dunque inspirò e strinse la mano che le era stata prontamente offerta, sapendo di dover fare la figura che era già stata prevista all'inizio di quella serata:
«Andiamo a mantenere quella promessa!» Disse alla concasata che in quanto a sdrammatizzare la situazione, aveva già fornito tutto il necessario. Rise alle sue battute e si preparò a cercare di evitare lei stessa di pestarle i piedi.
Doveva ammettere che ballare poteva essere liberatorio, un modo per permettere ai muscoli di rilasciare tutte le tensioni accumulate facendoli distendere e contrarre a ritmo di musica. Un'altra novità che non avrebbe mai potuto anticipare se avesse pensato ai risvolti che la festa avrebbe potuto avere. L'età della giovane strega si stava inoltrando in quelli che erano gli anni più difficili, psicologicamente parlando, e provare quelle nuove emozioni era davvero liberatorio. Certo però, vista dall'estero non faceva probabilmente una grande figura: era poco coordinata, ma soprattutto impacciata e le sue movenze non erano sicuramente invidiabili; al contrario di quelle di Alice, che sembrava fatta apposta per muoversi sulla pista da ballo. Sperava solo che Camille non le proponesse di farla girare come una trottola.
«Quanto male stiamo andando?» Pose quella domana alla concasata, sempre con l'intenzione di sdrammatizzare sulla promessa di una figura che sarebbe stata narrata nei sotterranei come in tutta la scuola. Era comunque vicina al resto del gruppo che poteva udire le sue parole ed il suo tono di voce piacevolmente divertito.
 
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