Il Ballo delle Case

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view post Posted on 7/9/2021, 11:13
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Scopro Talenti, Risolvo Problemi

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Finire non è la stessa cosa di iniziare.
Una prima consapevolezza che soprattutto in quei momenti si faceva insistentemente avanti, ma se qualcosa si era ormai concluso, e per molti versi anche la sessione di bilancio era stata archiviata, era pur vero qualcosa sarebbe presto iniziato. Il passo da giugno a settembre si era sempre dimostrato sorprendentemente breve, come potesse accadere aveva del magico, eppure ciclicamente accadeva.
Perso in questo e quel pensiero, sorridendo prima alla sua destra, e poi alla sua sinistra, vegetava al solito tavolo, osservando questo e quel gruppetto che andavano formandosi nel marasma contenuto di una festa tutto sommato sottotono. Rispetto a molte altre volte encomiabile il formato a cui tutto era stato ricondotto, disertato una volta tanto il parco, tutto era più semplice, più comodo, più immediato. Il solito tavolo era lì ad aspettarlo, l'aveva accolto, senza doversi avventurare armato di machete per la foresta chiedendo indicazioni a villici e alberi. Non era arrivato nemmeno in ritardo, uscito dalla Torre il dado era già stato tratto. E risparmiare tempo era la più intelligente delle possibili occupazioni.
Il tema che andava però ponendosi in quel momento iniziava ad essere un altro. Si era già fatta una certa, qualche sbadiglio affiorante con maggior insistenza sembrava preannunciare il termine del ballo, o comunque una certa stanchezza figlia di quella lunga attesa. Chi l'aveva svangata quell'anno? Era quella la grande domanda. Oltre a un secondo villico mormorio: chi aveva spuntato la serata?
Di giallo vestito, giusto per non rischiare di passare eccessivamente inosservato, si alzò. L'attesa era finita? Il tanto atteso 'Extra Omnes' era infine giunto?


Signori buonasera. Un altro anno è concluso, un capitolo si chiude oggi, mentre una nuova pagina è già pronta per essere scritta. Per portarci avanti inviterei chi aprirà le danze questa sera a farsi avanti, M.me Wagner, la quale è anche libera di scegliersi un cavaliere.

Le stranezze non finivano mai. Una donzella che doveva anche scegliersi un cavaliere... Un tono allegro, e compiaciuto, preparava però la strada anche a un secondo cruciale dettaglino: a chi sarebbe andata la Coppa? Era quello il vero nodo, no?

Venendo invece a noi, signori.
L'Anno è infine concluso, dunque chi ha vinto la Coppa? Tassorosso si è segnalata rispetto alle altre tre Case con un buon margine, e con i suoi 1443 punti si aggiudica il primo posto. A seguire Grifondoro, con altri 1109, poi Serpeverde e Corvonero.
Dunque un bell'applauso per la progenie di Tosca, e che qualcuno si faccia avanti!


L'ennesima di tante Coppe gli apparve tra le braccia, nella speranza che quanto prima anche quella pratica potesse essere liquidata. Chi l'avrebbe raccolta non era poi un gran problema. Sarebbe successo.
Anche per quell'anno l'intera questione era stata quasi interamente assolta.



Ottimo, anche questa volta ce l'abbiamo fatta. Abbiamo la Wagner ad aprire le danze, mentre Tassorosso è attesa a ricevere la Coppa. La classifica è dunque la seguente: 4° Corvonero: 474 punti; 3° Serpeverde: 677 punti; 2° Grifondoro: 1109 punti, e 1° Tassorosso: 1443 punti.
Complimenti a tutti?
 
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view post Posted on 7/9/2021, 17:11
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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Interazioni con Gwen, Gin e Alice :fru: :<31: :<31: E reazione non molto pacata pacatissima alla vittoria...



| Camille Donovan | Hufflepuff Prefect | First Year | 13 y.o | Outfit (click) |



Strinse a sua volta delicatamente la mano a Gwen, dirigendosi con decisione verso la pista da ballo. «Sulla pessima figura non garantisco, ma il fatto di calpestare i piedi giuro era una battuta. Non ti darò questo dolore!» giunse il momento di scatenarsi e anche la concasata sembrò sciogliersi. Era impossibile non muovere i piedi, che per fortuna rimasero intatti, al ritmo rock della musica delle Sorelle Stravagarie. Tra un movimento di fianchi e l’altro, tenendosi sempre alla mano di Gwen, imitando Alice e Gin poco distanti da loro, fece anche lei una giravolta. Certo, non era aggraziata come una fata, ma si stava divertendo e questo compensava il resto.
Ormai trasportata dalle note sempre più incalzanti, rese la sua danza ancora più buffa. Ondeggiò le spalle, abbassando contemporaneamente il busto per poi tirarsi nuovamente su. Ma i movimenti non le impedirono di sentire la domanda ironica di Gwen, alla quale, ridendo, rispose: «Direi non così male! Sono sicura che non ci stanno scambiando per Troll di montagna!» ma forse l’essere scoordinate avrebbe fatto mantenere un’altra promessa: far parlare di loro.
Magari era la volta buona che non le guardavano più come macchine togli-punti. D'altronde erano umane, con sentimenti, pregi e difetti, come tutti.
La musica, però, ad un certo smise di attraversare i loro corpi vibranti e ormai quasi perfettamente a tempo con essa. Lì per lì non ci fece caso, ma poi rimase bloccata come una statua. Un piede leggermente sospeso nell’attesa di scivolare leggero sul pavimento della Sala, le braccia di poco sollevate, pronte per darsi la spinta e girare ancora una volta su stessa. Una voce attirò la sua attenzione e quella di tutti i presenti. Alzando il volto, riconobbe il Preside Peverell. In piedi, dietro uno dei tavoli predisposti per quella sera, stava iniziando il fatidico discorso. «Per Tosca e tutti i fondatori ragazze, ci siamo. In bocca all’Ippogrifo!» dopo essersi ricomposta, lo sguardo carico di tensione si posò sulle altre. Il momento più atteso di tutta la serata era finalmente arrivato, stava per essere annunciata la Casa vincitrice della Coppa. Non aveva più pensato alla tanto contesa e ambita Coppa, per un verso o per l’altro era stata distratta, ma ora probabilmente stava tremando. I nervi a fior di pelle tornarono a farsi vivi, contraendole ed irrigidendole i muscoli.
Il verdetto, però, per quando desiderato le sembrò irreale «Per le mutande sporche di Merlino Gwen! Ha detto davvero Tassorosso?» scoccò un’occhiata tra lo scioccato e l’incredulo in direzione della concasata. Avevano vinto! Ma doveva comunque accertarsi che non fosse un sogno o una sorta di strana allucinazione dovuta all’euforia. «C-cioè, la Coppa e-è nostra? Non ci credo, dammi un pizzico!» aggiunse mostrando istintivamente l’avambraccio.
Dopo la batosta della precedente assegnazione, Tassorosso a quanto pare aveva stretto i denti e si era rialzata più forte di prima, piena di voglia di combattere. Ora non restava che festeggiare! Quel trofeo non sarebbe stato solo un mero motivo di vanto messo in bella mostra. Se fosse stato solo quello non sarebbe così prezioso. È soprattutto una sorta d’incoraggiamento ai nuovi arrivati, ma anche per i veterani. Un modo per dire “l’unione fa la forza”. Loro erano una famiglia e la loro unione, almeno stavolta, gli aveva condotti lontano.




 
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view post Posted on 8/9/2021, 08:51
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Attraverso nuove sensazioni in continuo progresso, Lucas scopriva una verità disarmante, la stessa che aveva sfiorato con il pensiero nei giorni precedenti al Ballo; la presenza di Thalia si rivelò un turbinio di nuovi sentimenti, le pulsazioni ne sfidavano ogni controllo in modo costante e in quel perdersi continuo il Giornalista già capiva come misurarsi. Si sentiva leggero, per la prima volta era completamente privo di preoccupazioni, e non avrebbe potuto chiedere cosa migliore.
Le riflessioni carezzavano l’avvicinamento più estremo, perfino lo sguardo svelava l’innata tempera animosa; non esisteva più nascondiglio sicuro, non esisteva più solitudine certa. La ragazza sceglieva di accostarsi al visibilio delle emozioni, arrestandone infine il blocco di partenza; ogni perplessità si manifestava in trame ben precise, le stesse trame che avevano consumato il cuore di Lucas in direzione del tesoro più ambito. Il contrasto giunse in modo nitido e preciso come un lampo che annuncia tempesta; così come i giorni passati non erano riusciti a deformarne il ricordo, così neanche i rumori di quella sala furono in grado di confonderne il timbro naturale.
La figura della Caposcuola che avanzava d’un passo, soltanto d’un passo, le dita affusolate che si stringevano attorno al polso di lui, dapprima in fremito, per liberarne il campo visivo da ogni paletto difensivo. La vide vicina, estremamente vicina, nell’eterna bellezza del suo viso grazioso. Più sentimenti si prodigavano ancora in un filo conduttore non troppo chiaro, una fitta di piacere, di possibilità concrete e di bellezze in eterno divenire.
Leggermente più dietro, nel repentino incastro di movenze imprevedibili, il sortilegio prese forma tangibile: apparve delicato, il cuore stretto in una morsa e gli occhi immobili, fulminei, davanti alla prigionia curiosa che ne tesseva i dolci ricami. Avvertì il corpo di lei sporgersi in avanti, incontrare le sue labbra e sigillare un delicato quanto percettibile richiamo; finalmente il gesto di cui sapeva di aver disperato bisogno.
Più si lasciava trasportare da quel determinato presente, più il battito nel petto si faceva intenso, vivo e intimamente sorpreso: non voleva separarsi da lei, lo percepiva fin sottopelle. Così, quando il distacco sopraggiunse tra loro, Lucas in modo languido socchiuse appena gli occhi. Un lungo brivido e un respiro profondo seguirono l’accaduto. Era un risveglio tanto nuovo quanto originale, un richiamo alla naturalezza più pura, un incontro alla semplicità che mancava da troppo tempo nella sua esistenza. Soppesò distratto il volto della ragazza, per un attimo che si cristallizzò nel tempo. Forse, in quel momento, si accorse ancor più che negli incontri precedenti, di aver desiderato quel traguardo con tutto se stesso, in modo estremo anche. La realtà sembrava aver fugato ogni ragionevole dubbio, di come non avesse mai accettato la banale idea che i momenti passati insieme a lei potessero divenire fossili intrappolati nella roccia di ricordi lontani. Furiose, le suggestioni si spalancarono oltre la mente, oltre ogni orizzonte possibile, e ne catturarono la luminescenza nei sentimenti.
Eppure, istintivamente, decise di non rimuginare troppo su quelle certezze, perlomeno, non quella sera. Con un sorriso appena accennato, l’espressione più sincera lo aveva portato quasi a ringraziare la Caposcuola per quell’affettuosità compiuta: un silenzio complice di un’intesa armoniosa. Era uno di quei momenti in cui non bisognava parlare, perché scivolare in banali considerazioni, avrebbe distrutto la perfezione dell’attimo appena vissuto. Avanzò così di poco e liberò lo sguardo da Thalia alla pista da ballo, senza più freni di alcun genere: se l’idea di danzare aveva attirato il suo timore maggiore, l’espressione di Lucas non lasciò travisare alcun disagio del genere.
«Dài, ragazza di Cork, ora vediamo se sei solo chiacchiere e distintivo, scateniamoci!»
tutto apparve come un movimento meccanico, scandite, le braccia di Lucas invitavano con ritmo cadenzato la figura di lei a seguirlo verso il centro della pista. Le gambe cominciarono a muoversi in modo buffo, da destra verso sinistra, inspirò a fondo: si sentiva un perfetto idiota ma poco importava.
In lontananza, la musica sinfonica di un valzer sovrastava ogni angolo della sala; la melodia iniziava come un bagno dispersivo, la paura sotto i suoi piedi sarebbe stata presto spenta del tutto. Un battito di palpebre prima di osservarla di sfuggita con sguardo colmo di speranza; solo per quella notte avrebbe trasportato la figura di Thalia verso un viaggio incantevole, fatto di romanticismi sopiti e sentimentalismi mal celati.
Trovata la giusta posizione all’interno della Sala, il capo di Lucas era leggermente reclinato di lato, mentre la vicinanza tra i corpi si caricava di forti aspettative.
La mente sapeva già cosa fare e non perse ulteriore tempo prezioso; il braccio si strinse attorno a quello di lei, socchiuse gli occhi di poco e inspirò profondamente. Il palmo sinistro aperto convinceva la schiena della Caposcuola a non cedere a nessuna controversia, era desideroso d’attingere ad un nuovo punto di contatto molto più intimo; si mosse di un solo passo, sancendo così l’inizio delle danze.
Cominciarono entrambi a muoversi; quasi subito i muscoli dapprima rigidi si rilassarono, mentre la dolcezza delle mani guidava il resto del corpo attraverso movimenti sinuosi. Forse, con un po' di fortuna si sarebbe congedato di lì a breve senza commettere errori goffi, avrebbe ballato al meglio delle capacità senza pestare i graziosi piedi di Thalia. Cercò di concentrarsi, in ogni caso: si costrinse a sorridere, certo di essere nel posto giusto al cospetto della Dama perfetta.
Spostò di poco il baricentro in avanti e mentre si muoveva, dando contegno misurato alle proprie gestualità precarie, Lucas cercò di mettere a freno ogni altro simile impulso di allungare il collo e di baciarla. Intimamente, si convinceva moltissimo della perfezione di quel dato momento, e nel corso di quel contatto prolungato qualsiasi azzardo poteva mostrarsi fatale. Sotto allo sguardo, ad un battito di ciglia, si riflesse un pensiero ancestrale, e così sorrise di una gioia che non aveva eguali.
«Percepisco dell’ironia nel tuo sguardo..»
la voce gli uscì fioca e se la schiarì, prima di sorridere imbarazzato. Un tremore lungo le gambe e fino al petto suggerì a Lucas del disastro che stava combinando in quei movimenti improvvisati; persino mani e piedi, in quel contesto atipico, si rendevano partecipi di deviazioni maldestre e fuori tempo. Cercò in fretta di recuperare terreno, a dispetto della bravura della ragazza molto più leggiadra e brava, la volontà di lui rimaneva quella di non sottrarsi al confronto.
«Me ne ricorderò quando avrai bisogno della mia lodevole esperienza di giornalista per lavorare a possibili interviste future!»
per sua fortuna, l’intervento improvviso del Preside Peverell richiamò l’attenzione di tutti e la musica cessò di suonare. Gruppi di studenti si radunarono in perfetto silenzio, non una parola sembrava oltrepassare il breve discorso intrapreso da Albus. Le aspettative cariche di silenzio si prolungarono nell’attesa di qualche secondo, mentre, le grida finali, raggiunsero ogni angolo della Sala nell’ascoltare la Classifica conclusiva: Tassorosso aveva vinto.
Seguì un lungo applauso continuo, stendardi gialli e neri ovunque, sprazzi di coriandoli colorati che cadevano dal soffitto incantato, ogni cosa sembrava divenire melodia all’interno di Hogwarts.
Le dita di Lucas si staccarono rapide da quelle di Thalia, l’espressione sorridente rivolta verso quest’ultima; percepiva il suo respiro trattenuto dall’emozione, percepiva il suo sguardo scintillare di meraviglia assoluta. Quando si allontanò di qualche passo, finalmente poté trarre un respiro profondo, e le ultime parole si unirono in un contrasto di gentilezza e ammirazione devota.
«E’ il tuo momento Moran.»
sorrise, il volto sollevato verso il palcoscenico. Volteggiò su se stesso come in un inchino di grazia e lasciò lo spazio libero alla Caposcuola di avanzare. A dispetto di una malinconia nascente per Corvonero, il suo cuore batteva felice. Sarebbe rimasto lì, per tutto il tempo necessario ad ascoltare il discorso della ragazza e ad incitarla a gran voce, ma al momento opportuno sarebbe andato via di corsa.
Nella tranquillità di un altro giorno, Lucas Scott l’avrebbe sicuramente cercata a Thalia Moran.
Lucas Scott - 23 anni – Giornalista

 
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view post Posted on 8/9/2021, 13:26
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Il Ballo terminerà domenica 12/9

 
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view post Posted on 9/9/2021, 17:46
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The North remembers. ♥

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La compagnia di Jolene e Aiden la fece sentire leggera e la liberò dall’abbraccio stretto in cui l’aveva avvolta la malinconia non appena aveva messo piede nel castello: alzò il bicchiere in risposta al brindisi di Aiden, sorridendo alle sue parole e trattenendo poi una risata di fronte alla sua reazione nei confronti del drink che aveva appena assaggiato. Ad una prima occhiata sembrava discostare dal genere di bevande che negli incontri precedenti aveva visto tra le mani dell’irlandese – come un certo rhum al ribes di cui non sapeva se entrambi ne avessero memoria – ma non poteva essere altrimenti dato che al ballo di Hogwarts solitamente gli alcolici erano vietati o disponibili solo per i maggiorenni. Quella sera inoltre sembrava che l’alcol fosse bandito per chiunque, una precauzione comprensibile ma era certa che in ognuna delle Sale Comuni del castello tale regola fosse stata caldamente ignorata e destinata ad essere spezzata del tutto dalla casata che avrebbe vinto la coppa quell’anno. Da quanto le aveva rivelato Lucien di sfuggita però, non sarebbero stati bronzo-blu i drappi che avrebbero decorato la Sala Grande al momento di assegnare la coppa e quando le capitava di rifletterci avvertiva un dispiacere nostalgico salire sullo sguardo. Imitò gli altri bevendo finalmente un sorso di succo di zucca ghiacciato, capace di risvegliare con dolcezza altri ricordi del suo passato tra quelle mura, ma ogni possibile distrazione venne cancellata dall’arrivo di un’altra figura conosciuta. Fiera nei colori della sua casata d’appartenenza, Mireen si era avvicinata al gruppo e Jane non riuscì a trattenere uno sguardo ammirato: anche se i loro gusti non sembravano coincidere dovette ammettere che gli accostamenti rosso-oro nell’abito e nei dettagli nell’insieme si armonizzavano in maniera quasi spettacolare ed era palese l’amore che la ragazza provava per la sua casata. « Wow, Mireen! » Nelle rare occasioni in cui la aveva incrociata – le medesime di Aiden, in aggiunta al Gala di Capodanno del PURR – non aveva avuto modo di scoprire a quale casa appartenesse quando era studentessa e riflettendoci un poco probabilmente non avrebbe potuto essere altro che un’impavida Grifondoro. Mentre Mireen parlava con Jolene si guardò intorno, notando che la sala cominciava a riempirsi, e zittì l’ansia che sentiva crescere all’idea di essere in mezzo a così tante persone finendo il suo succo di zucca.

Il cambio di musica la colse alla sprovvista, soprattutto perché accompagnato da un accenno di passi di danza di Jolene che fece notare al gruppo come gli studenti fossero per la maggior parte agli estremi della pista, ancora troppo intimiditi e forse sobri per lanciarsi nelle danze. Rise all’insinuazione di Aiden che li raffigurava come corvi appollaiati su un trespolo – anche se doveva ammettere che non avvertiva un gran desiderio di scoprire cosa si provasse a tornare a ballare ad Hogwarts dopo anni, e anche se pensava che Lucien sarebbe stato sulla sua stessa linea di pensiero questi la stupì, invitandola a raggiungere Aiden e Jolene. Come spesso le era capitato davanti alle proposte del guardiacaccia non perse tempo a riflettere prima di fare un cenno d’assenso, e si lasciò trascinare nella pista da ballo senza opporre resistenza, solo un ultimo sguardo verso Mireen per poi seguire gli altri tra i pochi alunni che piano piano stavano prendendo coraggio e dando il via al ballo vero e proprio. Abbandonò su un tavolo il calice di succo di zucca ormai vuoto, e fece scivolare la mano libera dal peso leggero del vetro sulla spalla del guardiacaccia, stringendosi a lui. Un lieve sorriso si fece spazio sul suo volto quando le parole di Lucien circa le sue abilità come ballerino si rivelarono in parte vere, ma non le apparve così tragico come avrebbero ritenuto sicuramente altre ragazze più appassionate di eventi mondani rispetto a lei. Nelle poche settimane di conoscenza in realtà Lucien si era rivelato un degno figlio di Priscilla, mostrando nei loro discorsi acume e perspicacia tali da offrirle confronti interessanti, e in fondo non essere un ballerino così provetto dissipava momentaneamente l’aria enigmatica e misteriosa che spesso sembrava avvolgerlo. Quando le menzionò la sala comune di Corvonero avvertì un tremito nel petto: in cima alla Torre di Divinazione, preclusa ai più da un batacchio di bronzo pronto a snocciolare un indovinello dietro l’altro, si trovava il luogo che più le era caro ad Hogwarts e che significava più di quanto un estraneo avrebbe potuto immaginare. Era sotto il soffitto stellato di quella sala che Jane era cresciuta anno dopo anno e poterci mettere piede nuovamente sarebbe stato come tornare per davvero a casa, ma sapeva che l’accesso ormai le era precluso. « Sai, ho la vaga impressione che se Peverell ci trovasse nella torre di Divinazione sarebbe in grado di metterci in punizione anche se non siamo più studenti. » imitò i gesti del mago, avvicinandosi maggiormente al suo orecchio per farsi sentire tra le note alte del brano che echeggiava nella sala in quel momento, « E non so se sono disposta a scrivere altri due rotoli di pergamena su Cornelius Agrippa. » Seguì poi con lo sguardo la direzione che le indicava, annuendo di fronte alle sue parole: lei stessa non era un’amante delle folle e accorgersi che effettivamente gli studenti avevano seguito il loro esempio riempiendo la pista da ballo fece ricomparire il disagio provato poco prima. Le sembrò di scorgere anche una chioma bionda ben conosciuta, e prima di rivivere certe scene e rovinarsi la serata capì che uscire da lì le appariva molto allettante. Un sorriso divertito le illuminò il viso quando menzionò il suo appartamento di Londra, che effettivamente negli ultimi tempi aveva visitato spesso – tanto da conquistare addirittura la fiducia della sospettosa Persefone, e l’idea di conoscere il luogo dove Lucien passava parte del suo tempo quando era al castello le sembrò perfetta. « Altri oscuri segreti del guardiacaccia di Hogwarts pronti per essere svelati? » si allontanò di un passo, una scintilla di curiosità ad animarle lo sguardo, « Sono pronta provare la veridicità di certe voci che girano tra i corridoi del castello. Andiamo? »

jane read | 19 anni
medimago | outfit

Interazione con Lucien, menzione ad Aiden, Jolene, Mireen e Lucas.
E con questo è tutto amici, è stato bello tornare al castello anche se solo per poco 🌸
 
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view post Posted on 9/9/2021, 20:14
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You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

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Thalia J. Moran | Hufflepuff Headgirl | 18 y.o.
Negli istanti che seguono non può fare a meno di pensare a quanto sia diversa la percezione che ha di se stessa, ora che - finalmente - l’espressione di Lucas conferma ogni suo gesto. Non ha saggiamente detto nulla, lasciando alla confusione tutt’attorno e al silenzio tra loro il compito di stabilire il nuovo passo. Poco o nulla è cambiato, forse in realtà è cambiato tutto, e la realizzazione del fatto in sé è ben lontana dalla comprensione; ciò che conta adesso è la scarica di energia che sente vibrare lungo il corpo e, forse, il fremito sulla pelle. Solo le gote più rosee del solito danno una vaga idea di che cosa abbia significato quel momento per lei: simile ad una liberazione, si sente quasi più umana. Inutile negare che mesi di privazioni, di emozioni e sentimenti quantomeno, le hanno lasciato addosso lo stigma che sempre conferisce l’insensibilità. E’ come se, dopotutto, con la sua insistenza Lucas l’avesse in un certo qual modo riabilitata emotivamente. Non l’avrebbe creduto possibile, prima di quella sera. E il bello deve ancora arrivare.
Si lascia condurre da Lucas, ora decisamente più baldanzoso che mai, e sorride anche lei - pensando a quanto basti poco, a volte, per rendere felice qualcuno. E lei? E’ magnificamente felice o soltanto appagata dal superamento di un confine e sollevata per il coraggio ritrovato? Mentre lui le fa fare una piroetta sulle ultime note di un pezzo famoso delle Sorelle Stravagarie, scoppia a ridere. E’ la prima volta dopo mesi e la realizzazione, questa volta, è immediata e totale.
Nello stesso istante, la musica in Sala cambia, e si assesta su qualcosa di meno vivace, ma ugualmente cadenzato. Impiega qualche secondo a capire che si tratta di valzer, un po’ inusuale per la band, ma non ha tempo di interrogarsi oltre su certe stranezze: la mano, forse un po’ indecisa, di Lucas prende la sua; l’altra si assesta sulla schiena, all’incirca a metà. E’ con un uno sbuffo divertito che la guida leggermente più in alto e distoglie lo sguardo per evitare di scoppiare a ridere, di nuovo.
«Credo che le tue percezioni si sbaglino.» ribatte lesta, stringendo le labbra e continuando a seguire il suo cavaliere. Non fosse altro per l’impegno di seguire il tempo e la rigidità delle spalle, gli farebbe i complimenti. Ora, però, capisce che quella - tra tutte quelle possibili - è l’unica attività che a Lucas Scott non è congeniale. Il pensiero la diverte, indubbiamente, ma subito dopo l’esilarante figura di lui, che cerca di inanellare i passi come da manuale, si tramuta in qualcosa di diverso. Le ha promesso un ballo senza saper, quasi, danzare. La faccenda assume dei contorni ammirevoli… oppure dannatamente sciocchi. Decide di non infierire, anche se vorrebbe tremendamente assestare il loro rapporto - qualunque sia il suo destino - sulle linee dell’ironia e, di tanto in tanto, del sarcasmo. Eppure, prenderlo di mira per aver cercato di impressionarla non sarebbe educato. Non dopo tutta la fatica fatta sino a quel momento.
«Non capisco proprio di che parli.» gli sussurra sardonica.
Del resto, è tutto estremamente vero, così come il momento sospeso nel tempo, quando la musica si ferma e tutto tace. Gli sguardi rivolti al punto in cui le Sorelle Stravagarie si trovano e che, celermente, stanno abbandonando.
L’ultima piroetta la sbilancia e finisce spalla a spalla con lui, le dita ancora intrecciate in una presa non più salda e gli occhi rivolti al Preside. L’annuncio della Reginetta del ballo viene accolto con ovazioni da parte dei Grifondoro - compresa Fiona, che saltella sul posto nel suo bel vestito color rubino. Il sorriso che segue la nomina di Alice Wagner, tuttavia, sparisce in fretta dal suo viso. Il momento della proclamazione più importante è arrivato e il Preside si prende tutto il tempo di intrattenerli. Quando il nome della Casa vincitrice riecheggia nella Sala da Ballo per qualche assurdo motivo non riesce a crederci e cerca la mano di Lucas, se non altro per puro sostegno morale. Tassorosso ha vinto.
Se potesse parlare - dannata emozione - probabilmente gli chiederebbe perfino un pizzicotto. Invece, c’è quasi dell’orgoglio nello sguardo del ragazzo, mentre pronuncia il suo nome e un incoraggiamento. Prima di andarsene gli stringe le dita attorno al braccio, lo sguardo che naviga tra gli astanti, il Preside in attesa e Lucas.
Non ti muovere. mimano le labbra e un sorriso suggella i momenti successivi, mentre si allontana - rinvigorita dall’adrenalina - verso il Preside. Passando accanto al gruppetto in cui si trovano Susan e Camille, fa loro cenno di accompagnarla: quel merito è anche loro e di tutti i Tassorosso che rappresentano.
Il sapore della vittoria è maledettamente dolce e lo assapora via via che la Coppa delle Case si avvicina. Applaude allo sforzo delle altre Case, ma l’orgoglio che le dimora nel cuore ha due soli colori. Colori che mai avrebbe pensato di amare tanto.
Un cenno affermativo del capo rivolto al Preside anticipa in parte quanto ha da dire su quella vittoria.
«Preside, la ringrazio a nome di Tassorosso. E io ringrazio i miei compagni, per l’impegno che non smette mai di fiorire, per il sostegno che ciascuno offre… per gli obiettivi che singolarmente raggiunti ci hanno aiutati a vincere, insieme.» volge lo sguardo, allora, ai suoi Prefetti, poi alla Coppa e aggiunge «Bentornata a Casa.»
Lascerebbe volentieri in dote quel fardello carico di soddisfazioni, sacrifici ed emozioni tra le più svariate a Susan e Camille: in fondo, è la loro prima vittoria per la Coppa delle Case. E non sarà l’ultima.
Cerca lo sguardo di Lucas tra la folla, mentre il ballo continua e, quando lo ritrova, si limita ad un sorriso raggiante. Che cosa ne sarà di loro, dopo questa sera, è tutto da vedere.
il ballo delle case


Sono estremamente orgogliosa dei miei Tassini :<31:
Menzione alle mie Prefette (interazione libera, obv.) per il ritiro della magica Coppa. :sbrill:
 
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view post Posted on 11/9/2021, 17:30
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PER ALICE WAGNER
Per molti degli abitanti di Hogwarts l'attesa della fine del semestre era un lento incedere ansioso e colmo di aspettative verso il ballo studentesco. Quella stessa sensazione l'aveva spesso guidata con eccitazione verso l'evento durante i suoi primi anni, con insofferenza ed esasperazione in quelli successivi. Se all'inizio trovare il vestito attinente al tema e qualcuno con cui andare saturava l'aria di emozioni, poco dopo il fermento generale riuscì solo a farla navigare in un mare di indifferenza in cui cercava di far tuffare persino i suoi amici.
Les, ben poco propenso a lasciarsi trascinare da lei nel girone degli ignavi dei balli, di tanto in tanto cercava di ricordarle quanto si fossero divertiti sulla pista e ai buffet in passato.
Vogliamo parlare dell'ultima lite fra Grifondoro e Serpeverde?
«Ecco come divertirsi un mondo se sei prefetto, Les. Una parola sbagliata e ti ritrovi trenta bacchette puntate al collo. Si fa per dire.»
Sì, ma vogliamo parlare del rutto?
«Non parlarmi di Camillo.» Senza contare che aveva conosciuto il Tassorosso proprio ad un ballo.
Di sicuro, allora, è incontestabile la gioia di aver spaccato di brutto vincendo tutto quello che c'era da vincere. Coppa, Re e Reginetta.
«Già, già. Guarda le clessidre adesso.»
Insomma, Casey era quel tipo di persona che si lamenta sempre e che prima di lasciarsi convincere ti fa pesare il semplice fatto di avere chiesto. Ma alla fine cedeva, cedeva sempre, perché sì. Come quella volta.
I rubini a giugno sembravano avercela quasi fatta a toccare la sommità di vetro della clessidra, superando di gran lunga zaffiri e smeraldi e facendo lo sgambetto ai topazi. Qualcosa andò evidentemente storto, come il probabile sopravvento della pigrizia di fronte ai doveri meno eccitanti tipica degli adepti di Godric - come ad esempio fare i compiti. Nulla di così biasimevole in fondo.
Nonostante tutto non era l'essere arrivati secondi nella Coppa delle Case che rigenerò la rinomata insofferenza bell-iana verso i balli. Il semplice fatto di mostrarsi in pubblico, di svestirsi della neutra divisa scolastica per ricordare a tutti chi era stato sei mesi prima, durante un simile evento, la metteva a disagio.
Provava vergogna, e al solo pensiero di tornare in pista e di sentirsi gli occhi degli altri addosso, memori del ruolo di Re assegnatole, le faceva venir voglia di strapparsi la pelle dal corpo.
Mezz'ora di gloria per un semestre di insidiosi pensieri e imbarazzo; un coming-out che forse nemmeno desiderava così tanto, anche se le venne così naturale quella sera.
Non sapeva come sentirsi, i suoi reali desideri erano sempre più confusi con quello di essere qualcosa che gli altri potessero accettare ed apprezzare. Forse coincidevano solo con questo, anche se un agglomerato di tensioni lievitava nel suo petto rendendole chiaro che le mancasse un pezzo di qualcosa, ben seppellito altrove. O si trattava solo delle amare emozioni trovate a Villa Scott.
Passò l'intera serata a far la spola dal buffet agli esterni, dove Les sopportava la sua iniziale mancanza di partecipazione alla socializzazione sfumacchiando insieme sigarette dalla dubbia natura. Dopo un po' si lasciò andare: cominciò a ridere, a scherzare, ad osare un flirt in direzione di qualcuno che aveva bevuto un sorso di troppo. Quando venne l'ora dell'annuncio di Peverell si riversarono con tutti gli altri negli interni, e non si trattennero dal ridacchiare, prendendo in giro qualche Tassorosso troppo entusiasta per la vittoria della loro casata, semplicemente per non piangersi addosso.
Assieme al gruppetto di altri Grifondoro lì nei pressi, fecero un coro di ovazioni per la nomina della Wagner a Reginetta.
«Devo ammettere che Alice è cresciuta molto bene» le fece Les. Casey lo guardò con un sopracciglio alzato.
«E' diventata la tua nuova cotta?»
«Non la conosco così tanto, ma potresti presentarmela.»
«Non credo che te la presenterò. Sei troppo grande per lei.»
Alice, poco più in là, festeggiava con qualcuno. Casey fece cenno a Les di avvicinarsi. Lui tentò un approccio diretto, benché non la conoscesse e lo sguardo dell'amica gli dicesse che sembrava un troglodita.
«Grande, sorella! Hai vinto, ma sei senza un cavaliere.»
«E questa è la migliore vittoria che una Grifondoro possa desiderare.» Lo rimbeccò.
«Ma per ballare bisogna essere in due. Quindi...»
Il ragazzo ammiccò un po' imbarazzato. Casey si avvicinò ad Alice, fissando a braccia conserte l'amico con la beffa dipinta sul volto. «Credo che sia il suo modo di invitarti a ballare. Ma come Regina solitaria hai tutto il diritto di andare a scatenarti da sola o di sceglierti un partner per ballare. E ho mille ragioni per fare in modo che non sia lui.»
Erano entrambi alticci. La stronzaggine era nell'aria, ma si trattava di una semplice sfida fra amici. D'altronde la serata era già cominciata col piede del punzecchiamento.

 
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view post Posted on 11/9/2021, 20:21
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Alice Wagner

Griffyndor | 15 y.o | 2nd year

Stava giusto fermando i suoi passi mentre scioglieva Amelia dalla presa sulle sue mani, quando Peverell fece il suo ingresso. La sala praticamente diventò muta, un silenzio pregno di aspettativa e speranza riempì l'intero spazio. Chi avrebbe vinto la coppa delle case? Alice sapeva che i Grifondoro si erano difesi bene, ma non sapeva se questo sarebbe bastato per vincere. Il preside sembrò aspettare qualche secondo prima di rivelare la cosa più inaspettata di tutte. Alice aveva totalmente dimenticato anche solo l'idea del titolo di re e reginetta. Era uno di quei titoli che solitamente venivano assegnati ad altri, alle tipe stragnocche, insomma giusto per dire una delle ultime era stata Vivienne, che Alice considerava assolutamente meravigliosa o Rose dall'eleganza sopraffina. Quando il vecchio Pev annunciò il suo nome, Alice rimase senza parole. Che? Lei reginetta del ballo? Lei? Alice Wagner? Aveva sentito bene? Rimase a fissare il preside per diversi minuti mentre i Tassorosso esplodevano i mille feste, balzi, urli, salti. Alice era felice per loro, se lo erano meritato e in fondo la casata Tassorosso le stava particolarmente simpatica, applaudì nella loro direzione << Congratulazioni ragazze!>> disse diretta verso Gwen e Camille. Poteva dire che la casata Tassorosso fosse quella che le stava più simpatica tra il resto. Il gruppetto dei Grifondoro la raggiunse in pochi secondi e iniziò a stramazzare per la sua vittoria, c'era chi l'aveva abbracciata stritolandola, chi aveva cercato di sollevarla e chi semplicemente si congratulava con entusiasmo. Le guance di Alice si colorarono di un rosso tenue, mentre un sorriso ampio le illuminava il volto << M-Ma in che senso---- ma siamo sicuri che abbia letto bene, sapete l'età a volte gioca brutti scher--->> farfugliò ironicamente, ancora incredula della sua vittoria. Era qualcosa che decisamente non si aspettava, ma che come tutte le sorprese, la elettrizzava da morire. Era una reginetta solitaria che aveva vinto senza un cavaliere, ma che poteva scegliere con chi danzare. Solo a lei poteva succede una cosa così curiosa e particolare e per quanto la considerasse unica sentiva un po' di nervosismo nel dover chiedere a qualcuno di ballare con lei.
Ad un tratto notò Casey e un tizio che non conosceva avvicinarsi a loro, Alice non ricordava di averlo mai visto prima, sorrise ancora con le guance in fiamme, rivolgendosi poi al ragazzo << Grazie. Eh sì penso di averli spaventati tutti. >> ridacchiò prendendosi in giro da sola, passando lo sguardo dal tipo sconosciuto a Casey. Doveva essere arrivata da poco o forse durante il momento in cui era in pista, perché non l'aveva vista prima. Sembrava che i due avessero bevuto un po' perché sembravano particolarmente chiacchierini, era divertente vederli discutere. Alice non era molto esperta in campo sentimentale, non sapeva quando qualcuno ci stesse provando con lei, però il modo di fare di Les le sembrò decisamente diretto. Ma in qualche modo Alice era più colpita da quello di Casey, forse perché la conosceva meglio e non se lo aspettava. Osservò Les per qualche istante << Mh. Hai mille ragioni eh? >> imbeccò Alice spostando lo sguardo sugli occhi chiari del Prefetto << Be' allora perché non balli tu con me, Bell? >> e nel dirlo allungò la mano verso di lei facendole cenno con un sorriso divertito. Era una sfida anche la sua visto che sembrava che i due si divertissero, ma non pensava che Casey avrebbe accettato.



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PER ALICE WAGNERGli occhi velati dai piccoli sorsi di whisky resero la pista da ballo un mero sfondo su cui danzare. Dai tratti sfumati, le persone erano come piccole fiammelle su candeline: si attorcigliavano su loro stesse, danzando sfocate in preda all'offuscamento della ragione; una presenza necessaria al fine di rendere il momento e il posto terribilmente speciali ma irrilevanti, alla pari del contenuto di una scatola dentro cui avrebbe chiuso quel ricordo non appena fosse finito.
Casey non era mai stata una grande bevitrice. L'alcol si manifestò come una semplice curiosità quando lavorava dietro i banconi del Testa di Porco, dove assaggiarne un sorsetto di nascosto risultava uno stupido scherzo. Il gusto non le piacque a dodici anni suonati; a diciassette ormai se lo era fatto andar bene per appianare la tensione del confronto con una festa e ciondolare a destra e a sinistra, avanti e indietro, assieme agli amici. Motivo per cui adesso, poco abituata a bere, le furono necessari solo un paio di sorsi dell'odioso whisky per stimolare la velocità dei riflessi della lingua e la propria prontezza nel conficcare spilli di parole nell'incarnato dei suoi interlocutori.
In quel caso, fu proprio Les la vittima sacrificale. Un'offerta al dio dell'egocentrismo, che gli avrebbe appioppato il ruolo del bifolco donando a lei l'occhio di bue del solista virtuoso.
Che si trattasse di alcol o no, dimenticandosi della possibilità che chiunque in mezzo alla massa danzante si creasse l'immagine sbagliata di lei, Casey trasse un profondo godimento dalla scelta di Alice. Si aggrappò come un rapace alla preda, afferrando con brama l'improvvisa attenzione che il Fato le aveva donato. Prese la Grifondoro a braccetto e la portò in pista con un sorriso soddisfatto.
«Mille ragioni.» rimarcò. Una volta arrivate in pista prese la sua mano e se la mise sulla spalla; l'altra la strinse nella propria, mentre le cingeva un fianco. «È così che si fa, vero?» Chiese con una smorfia, entro un paio di parentesi. Accennò quel mezzo sorriso, dandosi un'aria smaliziata. Resa spigliata dall'alcol in corpo, mosse dei passi in avanti per invitare l'altra a seguirla e guidarla in una marcia per lei all'indietro.
Musica tranquilla, né lenta né movimentata, animava la sala, ma lei era fin troppo concentrata sullo scambio di battute per sentirla davvero. Poco le importava in effetti, perché l'unica cosa a cui riusciva a dare ascolto era la strana sensazione di calore e forza che le si diffondeva repentina dentro, scorrendole negli arti intrecciati alla ragazzina, nelle gambe tese e su per il collo. Il presente parve pregno di importanza; ogni secondo trascorreva vivo, e lei li abitava, vi camminava dentro, consapevole di chi era. Le analogie del suo attualmente debole cervello posero il ballo precedente con Rose Marie tanto vivido, come se fosse stato il suo ieri più vicino. Le sensazioni erano simili, vestiva panni simili o si spogliava dei soliti logori panni e il vigore del ritrovarsi nel reale mandava in estasi i suoi sensi.
Casey era forte, era chi gli altri non sapevano che fosse ed era lì davanti ai loro occhi. Davanti agli occhi di Alice.
«Come dicevo, il tuo prefetto ha mille ragioni per non farti cedere al passaggio del primo che capita. Non dirmi che devo elencartele. Devi stare accorta, piccola Wagner.»
Davanti agli occhi della piccola Alice.
Cingerla in quel ballo riusciva farla sentire forte, più forte. Si sentiva migliore in un certo senso, rispetto alla fragile ragazzina che faceva la ronda nei corridoi del castello o che veniva adocchiata come la ragazza di qualcuno. Anche se la Grifondoro di fronte a lei era semplicemente lì di passaggio, era spettatrice di quel mutamento. Della rivelazione di un volto sotto una maschera ben attaccata alla pelle. Sarebbe stato strano per lei? Si sarebbe sentita sopraffatta? Se ne sarebbe accorta? Inconsciamente, Casey si poneva queste domande mentre lentamente si accorgeva degli sguardi che le tangevano il corpo.
Casey sentiva di imporsi sugli altri, schiacciando l'identità che ognuno di loro le aveva stupidamente associato.

 
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Alice non era sicura di riuscire a cogliere tutto quello che stava avvenendo sotto i suoi occhi. Era chiaro che tra Les e Casey ci fosse una sorta di competizione, qualcosa di elettrico che imprigionava l'aria. Erano entrambi brilli e questo era evidente, Les aveva provato la sua mossa ma gli era andata male, un po' per il suo stesso atteggiamento un po' per l'innocenza di Alice che non era ancora esperta in quel tipo di situazioni. Casey poi non l'aveva mai vista così, sembrava stesse lottando contro qualcosa che le dava il tormento e per cercare di assopire tutto questo aveva buttato giù un goccetto di troppo o chissà cos'altro, i suoi occhi erano altrove, le sembrava di non riuscire ad inquadrarli. Sollevò un lembo del vestito con la sinistra mentre si dirigeva verso il centro della sala, accanto a lei Casey con il suo completo rosso e i capelli sbarazzini. La sua presa risultò più solida del previsto, un sorrisetto beffardo le dipingeva il volto, palese soddisfazione trasudava ogni sua movenza. Era come se avesse avuto una botta di adrenalina o vinto una sorta di premio, uno di quelli concessigli dalla stessa Alice nell'annunciarla suo cavaliere. Alice era come inondata da diverse sensazioni contrastanti insieme, sulle quali la confusione dominava, senza contare il fatto di sentirsi come una specie di trofeo di caccia, una scommessa vinta, un gioco d'azzardo finito particolarmente bene << Ahm s-sì. >> farfugliò anche se Casey sembrava sapesse già fare tutto senza bisogno di conferme, era difficile capire cosa le stesse passando per la testa in quel momento. Alice però non era una che si tirava indietro dalle situazioni, anzi, era una di quelle a cui piaceva andarvi a fondo. Seguì le sue movenze poggiandole delicatamente una mano sulla spalla e la gemella su quella che l'altra le porgeva. La mano di Casey scivolò sul suo fianco e Alice avvertì un brivido percorrerle la schiena, si era perfino dimenticata del fatto che praticamente tutta la sala le stava fissando, non che le fosse mai importato granché cosa pensassero gli altri. Iniziarono a danzare e fu facile perché il suo corpo si scioglieva e le permetteva di rilassarsi da quella tensione che carpiva nell'aria, il ritmo era tranquillo, ma la discussione iniziava ad accendersi << Non darmi della lattante, Bell. Ho quasi sedici anni, non sono una bambina. >> sbottò irritata. Quella solfa gliel' avevano rifilata i suoi fratelli da anni e non riusciva davvero a capire quale fosse il loro maledetto problema, non era così stupida, per Merlino. Le guance tornarono a colorarsi di rosso e gli occhi si accesero di una luce diversa << E poi- non capisco cosa potrebbe mai succedere-->> continuò guardandola in viso, uno sguardo acceso e diretto, in contrasto con quello più sbiadito del suo prefetto. Voleva proprio saperle quelle maledette mille ragioni, ma non gliele avrebbe mai chieste. O sarebbe significato perdere qualsiasi gioco stessero giocando. La presa della mano sulla sua spalla aumentò lievemente mentre Alice si perdeva in una giravolta improvvisata, accompagnata dalla sinistra di Casey. I capelli si sollevarono in aria facendo sì che qualche ciocca si perdesse intorno a lei.



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PER ALICE WAGNERLa musica si spense e il brusio della festa contemplava l'assopimento. Gli studenti si produssero in un'ultima ondata di schiamazzi, felici della fine dell'anno, provati dall'ennesimo ballo ma colti dall'amarezza dell'avvicinarsi del coprifuoco. Alcuni, sapeva, avrebbero approfittato del caos dell'atipica sera per continuare a festeggiare dentro e vicino le sale comuni. Ben pochi desideravano davvero che la notte terminasse, in pochi si sarebbero coricati stremati non appena spenta l'ultima luce del castello. Persino lui non voleva che quelle sensazioni cessassero.
Casey lasciò andare la presa su Alice. Il riso non tardò a manifestarsi di fronte a quel visino corrucciato, strizzando le palpebre sugli occhi velati. Si portò un palmo alla fronte, sbuffando.
«Giuro, non ti sto deridendo.» Si sforzò di raddrizzarsi e, abbandonando le mani in tasca, di guardarla ancora negli occhi. «Oh dai, se sei così grande dovresti capirlo da sola. E poi comunque per me rimani piccola. Sei più piccola di me, è un dato di fatto.»
Fece un inchino, una volutamente goffa imitazione dei modi affettati di Sir Nick quando si presentava a cena, e le porse di nuovo il braccio invitandola ad andar via dalla pista. Guardandosi attorno, spiccò al suo sguardo l'espressione conturbata di Les, che a braccia conserte le mimava con la bocca "ti odio".
«Cosa potrebbe succedere» ripeté con malizia. Gli occhi vacui scorsero un capannello rosso-oro, pronto a dirigersi verso la Torre di Astronomia. «Ad esempio, dopo un semplice ballo e buone maniere, potrebbe ammaliarti con un sorriso stucchevole o semplicemente passandosi le dita fra i suoi folti capelli brillantinati per l'occasione. Potrebbe portarti a un festino, lontano dagli sguardi altrui senza dar mostra di plausibili cattive intenzioni. Passeresti una serata fuori dal comune, emozionante, e potresti credere di esserti innamorata, per poi risvegliarti l'indomani, scoprire la sua indifferenza e che hai vissuto solo una menzogna.» Alzò un sopracciglio in direzione della sua interlocutrice, senza nascondere il sorriso sornione. «Oppure potresti finire nei guai. Trovarti di fronte un ragazzetto appiccicaticcio, inconsistente e insicuro che ti starà col fiato sul collo credendo di poterti conquistare in questo modo. Fiori in classe, lettere d'amore che cantano, dichiarazioni sulla Gazzetta del Profeta o, peggio, a tu per tu in corridoio mentre vorresti solo dirgli che non è il tuo tipo e che ti deve lasciare in pace; ma non lo fai perché ti sentiresti tremendamente in colpa.»
Si fermò, lasciando scorrere la massa di studenti e rimanendo indietro. Studiò la reazione di Alice a quanto aveva appena detto e sbottò nell'ennesima risata, consapevolizzandosi dello stato alticcio in cui si trovava.
Riprese con calma a parlare, ricongiungendo il proprio passo a quello degli altri e conducendo l'altra dietro la fila di gente.
«Ovviamente Les non è così. E' un bravo ragazzo, altrimenti non sarebbe mio amico. Il suo unico difetto è che si prende una cotta al giorno per una ragazza diversa. Proteggerti da tanta incostanza è mio dovere.» Abbandonato totalmente lo scherzo, continuò a parlare con tono più serio. «Insomma, bando alle ciance. Stasera sulla cima della nostra Torre hanno o stanno continuando a fare baldoria. Credo. Conviene andare a dare un'occhiata, non credi?»
Ricevuto assenso da Alice, abbandonarono la festa in chiusura per raggiungerne un'altra.


Mi disp, sono riuscita a raggiungervi solo alla fine. La prossima volta vi romperò i boccini per più tempo, I promise :gufetto:

 
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