Il Ballo delle Case

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view post Posted on 18/7/2021, 22:39
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Auror
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Dall’epoca dei miti e delle leggende

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YsqjDLF

Un altro anno era terminato e, come di consueto, era stata organizzata una serata di beneducate frivolezze. Come per ogni festa di fine anno c’era fermento per i corridoi del castello, gli studenti si preparavano alla serata scegliendo abiti e accessori per meglio rappresentare lo spirito di appartenenza alla propria Casa.
La Sala Grande era stata addobbata con i colori delle quattro Case, in ogni angolo svettavano i singoli stendardi accompagnati da drappi e ornamenti che facevano da contorno ai quadri raffiguranti i Fondatori.



YsqjDLF

I tavoli, apparecchiati con eleganti servizi in porcellana, erano disposti in file ordinate, lasciando un ampio spazio al centro della sala per consentire agli invitati di danzare sulle note allegre della musica di sottofondo. Gli elfi si erano dati molto da fare nella preparazione del banchetto. Focacce, torte rustiche e tortini ripieni per tutti i gusti, sia tradizionali che vegetariani e vegani. Formaggi e salami provenienti da diverse parti del mondo e salse di tutti i colori svettavano sul tavolo degli antipasti.




YsqjDLF

Non mancavano le bevande, coloratissime e rigorosamente analcoliche, per soddisfare l’occhio e i palati. La più gettonata di tutte era l'immancabile burrobirra, ma per i più tradizionali c'era il succo di zucca. Per i palati più audaci erano stati predisposti dei centrifugati di frutti esotici dai colori sgargianti, con cubetti di ghiaccio che, oltre ad emanare un fumo biancastro, solleticavano il naso.
Tra una portata e l’altra, in una cena che seguiva le tradizioni culinarie inglesi, non sarebbero mancati svago e balli sfrenati sulle note delle Sorelle Stravagarie..



YsqjDLF

Luci stroboscopiche avrebbero sostituito le consuete candele che fluttuavano sopra le teste dei presenti, creando giochi di luce ed effetti ottici. Non sarebbe stato per nulla strano vedere leoni, tassi, aquile e serpenti volteggiare tra gli studenti scatenati sulla pista da ballo.
Tra fontane di cioccolata, crostate, torte e zuppa inglese, la serata si sarebbe conclusa con la consueta consegna della Coppa delle Case.







Benvenuti al consueto Ballo di fine anno!

La festa è ambientata il 30 giugno, in concomitanza con la fine dell’anno scolastico.

L’evento durerà circa un mese ed è aperto a tutti gli abitanti del Castello: studenti, docenti e personale scolastico.
Possono altresì partecipare Auror, squadra Antimago e giornalisti di professione, che saranno ritenuti in servizio, pertanto si raccomanda un comportamento adeguato.
Altri Adulti possono partecipare solo se invitati e accompagnati da un abitante di Hogwarts. I personaggi devono conoscersi on GDR.

In News & comunicazioni trovate il topic per postare il vostro Outfit

Buon Divertimento!
 
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view post Posted on 27/7/2021, 11:38
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Jolene
White



22 Y.O.
Infermiera
I balli arrivano sempre inaspettati. Sembra un'assurdità, perché chiaramente simili eventi richiedono giorni e giorni di attenti preparativi affinché nulla, dalla disposizione dei tavoli alle pietanze che li imbandiscono, venga lasciato al caso. Durante l'ultima settimana il Ballo delle Case è stato sulla bocca di ogni studente, e perfino al tavolo del personale scolastico non si è parlato d'altro. Non ho mai visto lanciare tante occhiate alle clessidre delle quattro casate: ho perfino udito più di un azzardo riguardo all'ammontare esatto di tutti i punti.
Non voglio negare niente di tutto ciò; tuttavia, quando infine le porte dell'immensa sala da ballo vengono aperte, è come se ciò avvenisse all'improvviso. Credo che, a furia di chiacchiere, io sia caduta come ogni volta nell'illusione di un tempo sospeso dall'attesa. Il ballo è tra dieci giorni, tra nove, tra una settimana. E poi, di nascosto da tutte le voci che cercano di tenerne traccia, il ballo è aperto, e sembra che le decorazioni e il ricco banchetto siano sempre stati lì ad attendere il nostro arrivo.
Non riesco a scollarmi di dosso questa sensazione, mentre passeggio a piccoli passi tra i primi invitati. Ricambio gli occasionali saluti di qualche studente, anche se ho l'impressione che la maggior parte di loro stenti a riconoscermi – a volte la fisionomia passa in secondo piano rispetto all'uniforme. Tuttavia, anche se questa sera ho l'aspetto di Jolene piuttosto che dell'infermiera White, so bene che il mio ruolo rimane quello della sorvegliante, dell'autorità che deve accertarsi che tutto fili liscio. È festa ma anche lavoro, e d'altronde i balli scolastici hanno cessato di avere un vero significato per me nel momento in cui sono uscita con i miei M.A.G.O. Gli anni non sono più scanditi con la stessa regolarità, misuro la mia crescita diversamente.
La musica solletica già l'aria con le sue note, anche se per il momento nessuno sembra accogliere il suo invito a ballare. Così presto è perfino difficile trovare chi abbia il coraggio di transitare al centro della sala: i gruppetti tendono ad aggregarsi lungo il perimetro delle pareti, vicino ai tavoli, che non tardano a prendere d'assalto. Passo lo sguardo sulle pietanze più sfiziose, primi e secondi e dolci impiattati a regola d'arte come in una bellissima vetrina. Gli elfi delle cucine si sono superati, ma io non ho fame. Non sono agitata né sento quel fastidioso nodo alle interiora che talvolta si stringe fino a darmi la nausea, ma non provo nessun appetito.
Per avere qualcosa tra le mani e dare l'impressione di festeggiare davvero, mi verso del punch da una ciotola ancora stracolma. Bevo un sorso senza curarmi di capire che cosa sia – ho sentito che in ogni caso quest'anno saranno offerti solo analcolici; ed infatti l'intruglio, fresco e di un arancione un po' esagerato, sa di zucca e arancia. Poteva andare peggio.
Do le spalle al tavolo, poi continuo a sorseggiare dal bicchiere, un po' sovrappensiero mentre tra gli invitati cerco con lo sguardo gli altri membri del personale scolastico. Anche quest'anno, come tutti gli altri, a noi dovrebbe aggiungersi una scorta di Auror che garantisca il massimo della sicurezza. Non so mai se ciò debba farmi sentire più tranquilla o, al contrario, mettermi in allerta.


Jolene è vicina ai tavoli a sorseggiare un punch discutibile. Se volete venire ad importunarla fate pure :fru:

 
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view post Posted on 27/7/2021, 20:21
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss
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✕ DARK WIZARDS CATCHER
✕ 28 Y.O.
✕ EX-GRYFFINDOR
✕ OUTFIT
✕ MOOD: cautious
I
passi erano lenti, misurati, quasi come stesse procedendo in punta di piedi e con il chiaro intento di cogliere in flagrante il più losco degli individui. Aveva lasciato ad alcuni suoi colleghi il compito di effettuare i controlli all’ingresso, mentre lui procedeva verso la Sala Grande con lo sguardo arcigno, come se si aspettasse di venire catapultato tra le cupe vie dei quartieri malfamati di Londra da un momento all’altro; invece si sarebbe ritrovato tra una folla di adolescenti intenti a festeggiare la fine di un altro anno scolastico, dove al massimo avrebbe scoperto (o così credeva lui!) qualche prode temerario intento a cercare un modo per convertire i drink analcolici con qualche liquore degno di assoluto rispetto.
Dopo quanto era accaduto al Ballo delle Rose e delle Spine, la vigilanza di Weiss ad ogni nuovo evento scolastico diventava sempre più stretta e rigorosa, i nervi tesi come le corde d'un violino pericolosamente in tensione e pronte a spezzarsi di netto. Il volto era, infatti, cinereo e testimone di un male che si era fatto silente nel tempo, ma che sapeva sempre come riemergere, scatenando un effetto domino devastante. Tutto ciò che riguardava la tragedia di Hogsmeade, con gli annessi collegamenti, disturbava il sonno dell’uomo con incubi atroci, a tal punto che l’insonnia accorreva come una mefistofelica amica; ed erano già due giorni che non chiudeva occhio, che la stanchezza accumulata lo portava spesso e volentieri ad irritarsi con maggiore facilità, ma si era impegnato molto nel non toccare nemmeno un goccio di alcol o qualsiasi altra cosa dannosa per la propria salute. Si sentiva pronto ad adempiere il proprio dovere con tutto l’impegno e dedizione di cui era capace, anche se doveva proprio ammetterlo: aveva una paura fottuta.
Era dura da digerire, ma era così. Aiden Weiss era spaventato, preoccupato perfino, che potesse accadere di nuovo; di vedere ancora Oliver crollare al suolo, stavolta privo di vita, o un qualsiasi altro studente, di udire ancora le grida di terrore e dolore mischiate al suono del vetro infranto, di ulteriori nefaste profezie, di… Basta! si disse, improvvisamente, interrompendo ogni pensiero negativo. Calmati, Aiden. Non farti prendere dal panico o non farai bene il tuo lavoro. Tentò di autoimporsi quella sorta di comando che doveva fungere anche da rassicurazione, dato che schiaffeggiarsi da solo davanti a quelli che parvero essere i primi studenti ad entrare nella Sala non era il modo migliore per iniziare la serata. Trovò quindi la forza di trarre un profondo respiro e varcare la soglia con quanta più compostezza possibile, cercando di mostrare più professionalità che le proprie emozioni, dietro la sua stoica espressione dura e seria.
Eseguì un rapido, ma quanto mai scrupoloso, giro della Sala Grande per accertarsi che fosse tutto nella norma, le mani adornate da svariati anelli infilate nelle tasche della giacca di pelle, finché non raggiunse l’angolo del rinfresco per accertarsi che perfino le forchette da dessert fossero spuntate (?). A quel punto l’attenzione del fulvo cadde su una figura familiare alla sua sinistra, intenta a sorseggiare uno strano liquido esageratamente arancione mentre dava le spalle alla tavolata e a guardarsi intorno, che lo fece genuinamente sorridere; il calore dei capelli di Jolene lo aiutarono a sciogliere la tensione accumulata, mentre la ammirava silenziosamente in quel vestito che - indubbiamente - le donava. A differenza dell’amica, Aiden aveva optato per un abbigliamento meno formale, quasi di tutti i giorni, giacché la giacca di pelle e la camicia a scacchi che teneva legata attorno la vita erano quasi sempre all’ordine del giorno; l’unica cosa che era relativamente cambiata dall’ultima volta che i due amici si erano visti era la barba decisamente più allungata, ma sempre e comunque tenuta a puntino come anche per i capelli rimasti ancora corti.
Le si avvicinò con estrema calma, affiancandola e incrociando le braccia sul petto, mentre le rivolse il più candido dei sorrisi nonostante il pessimo colorito; non dubitava, infatti, che Jolene lo notasse e lo tempestasse di domande a riguardo, soltanto che - inspiegabilmente - la cosa non lo sembrava turbarlo affatto.
«Quell’intruglio che bevi...» prese a parlare, sperando di non farla sussultare dallo spavento. «almeno è passabile? Non vorrei che i Bezoar non bastassero per tutti.» aggiunse, infine, con una flebile scrollata di spalle. «Stasera sei un incanto, Sweetie.» E decise di prenderla a braccetto.




Interazione con Jolene.
Ciao stellina! ☆


Edited by Aiden Weiss - 27/7/2021, 22:28
 
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view post Posted on 28/7/2021, 18:33
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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| Camille Donovan | Hufflepuff Prefect | First Year | 13 y.o | Outfit (click) |



Il Ballo di Fine Anno. Non si parlava d’altro in quelle ultime giornate afose di Giugno. Quasi tutti avevano la testa tra le nuvole, proiettati con la mente alla serata. L’eccitazione e l’emozione erano palpabili.
Amici conosciuti tra i banchi che si salutavano, con la promessa però di scriversi delle lettere e riprendere la frequentazione dopo le vacanze. Qualcuno, che tra un lento e l’altro, avrebbe trovato il coraggio di dichiararsi alla persona amata. Tutto molto bello, tutto molto commovente, ma esiste anche una parte prettamente negativa. Sì, ci sono pure dei difetti, come in tutte le cose. E no, non è la paura di far brutta figura sulla pista da ballo, ma bensì l’atto di rendersi perlomeno presentabili!
Le facce disperate e gli armadi svuotati erano un must. I dormitori sembravano vittime di tornado, tutto era in disordine e gettato alla rinfusa nel vano tentativo di riesumare qualcosa di decente, rispettando contemporaneamente il dress code.
In particolare, omaggiare Tassorosso tramite un outfit adeguato sembrava un’impresa titanica. Aveva trovato comunque qualcosa di adatto, almeno così credeva. Si stava appena abituando ad indossare capi eleganti, a prendere confidenza con certe cose come gonne, vestiti pomposi e talvolta il trucco, senza però esagerare. Ma non si sentiva suo agio, come facevano le altre ragazze era un mistero.
In quel momento non faceva altro che guardarsi allo specchio con disappunto, mentre continuava a rigirarsi e a giocherellare con l’abito, tentando di capire da quale prospettiva potesse donarle. Aveva impiegato ore per prepararsi, una vera tortura. Uno dei motivi per cui preferiva cose oggettivamente più pratiche.
«Oh, al diavolo. Poco importa di cosa penseranno» lentamente il broncio si distese, lasciando il posto ad un’espressione più rilassata. Si appuntò la spilla da Prefetto in alto a sinistra e, prima di uscire dal dormitorio, diede un paio di buffetti a Pinky, che dormiva beata sul suo cuscino. Si diresse in Sala Comune, dove aveva appuntamento con Gwen.
Quando scorse la concasata non riuscì a trattenere un’esclamazione d’apprezzamento per il look «Per Tosca, stai benissimo!» Vedere studenti e studentesse senza divisa era un’occasione più unica che rara, probabilmente qualcuno avrebbe stentato a riconoscersi nella folla acconciati di tutto punto com’erano.
«Pronta a scatenarti sulla pista?» la punzecchiò facendole l’occhiolino. Magari la coordinazione non sarebbe stata il loro forte, ma l’obiettivo era divertirsi.
Una volta pronte, si lasciarono alle spalle il confortevole abbraccio della Tana. Vi sarebbero tornate indenni? Dopo il ballo invernale aveva sviluppato una certa riluttanza a presenziare a certi eventi, ma non potevano accadere sempre e solo guai. Giusto? Con questa consapevolezza i sui passi divennero a mano a mano più sicuri. Percorrere le scale che portavano al piano terra non le dava più l’impressione di trascinarsi lungo la strada del patibolo.
Varcata la soglia della Sala da Ballo rimase sbalordita. Era tutto perfetto. Meglio di come se l’era immaginato. Mentre si guardava attorno, affascinata, incuriosita, i colori delle varie decorazioni le colpirono immediatamente gli occhi. Vedere Hogwarts addobbata a festa era incredibile, ogni dettaglio era stato curato.
Non sapeva da che parte rifarsi. Il profumo del cibo risvegliò un leggero languorino, ma allo stesso tempo stentava ad avvicinarsi ad uno dei tavoli, la musica che aleggiava nella stanza le faceva battere i piedi. L’atmosfera disco data dalle sfere stroboscopiche, che per l’occasione sostituivano le candele, accompagnata dal ritmo delle Sorelle Stravagarie, invogliava ancora di più a danzare. Il suo sguardo, ormai puntato verso l’alto, venne attirato dalle creature simbolo delle varie Case. Erano le luci, che creavano dei bellissimi effetti ottici, come quello che si palesò proprio vicino a lei: un piccolo tasso volteggiò sulla sua testa mentre inseguiva un serpente, strappandole una risata. Istintivamente allungò il braccio per provare a toccarli con la mano, apparivano così veri, tangibili. Tornata alla realtà e ripresasi dallo stupore iniziale, si rivolse a Gwen con un sorriso: «Da dove preferisci iniziare? Ci buttiamo a capofitto sul buffet oppure sulla pista da ballo?» lasciò alla concasata una totale libertà di scelta, ci sarebbe stato sicuramente tempo per tutto se lo avessero desiderato.






Interazioni concordate :fru:



Edited by Camille Donovan - 28/7/2021, 22:12
 
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view post Posted on 29/7/2021, 12:41
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Un tempo i balli scolastici avevano goduto di una grande attrattiva per Lucien. Come una buona fetta dei coetanei adolescenti, li aveva vissuti avvinto alla spasmodica attesa che tende ad ingigantire fatti che devono ancora verificarsi. Ormai dimentico di quelle emozioni, in veste di guardiacaccia aveva imparato a vivere quegli eventi con un certo distacco. Un processo naturale, coadiuvato dall'aiuto richiesto all'impiego e dalla responsabilità di costituire un buon esempio adulto. Non che si considerasse tale, ma in quegli eventi gli era richiesto almeno lo sforzo di provarci. Il primo step riguardava l'aspetto e già lì le fatiche non erano mancate. Domare le ciocche brune con la magia aveva richiesto pazienza, trovare un abbigliamento consono al tema aveva rasentato l'impresa, ma alla fine era riuscito a raccapezzarsi.
Come stabilito, Lucien si era ritrovato con Jane sulla scalinata principale. Di norma dopo i loro incontri si ritrovava ad avere una voragine al posto dello stomaco, ma non essendovi trascorsi quella sera il suo appetito aveva perso mordente. O meglio: era stato lasciato nella capanna assieme alla speranza di tracannare alcolici e qualsiasi altro stimolo potesse minare il proposito di rappresentare un buon esempio per i minorenni.
La trovò di spalle - presumibilmente intenta ad osservare qualche dettaglio nostalgico - così decise di rivelarsi con un gesto che le avrebbe risvegliato qualche ricordo.
Le diede un lieve morso sulla spalla scoperta, ridacchiando sommessamente. Poco gli importava se quel gesto sbandierato davanti ai passanti che come loro puntavano alla Sala Grande avrebbe potuto metterla in imbarazzo. Anzi, aveva constatato più volte che vederla arrossire lo deliziava.
«Sei pronta a danzare con il peggior ballerino del castello?» sibilò, conscio che fosse ora di mostrarle qualcosa che non era bravo a fare.

Contro ogni previsione, un primo sguardo alle prelibatezze disposte sui tavoli risvegliò il suo appetito; si ripromise dunque di fare i complimenti agli elfi una volta che si fosse recato nelle cucine per consegnare la legna per i camini.
S'incamminò verso una delle tavolate e, nel farlo, scorse due volti conosciuti. Si trovò a pensare che fosse un peccato che non fossero previsti alcolici, visto com'era finita l'ultima volta che lui, Jane e Jolene ne avevano fatto abuso.
Prese un calice di Burrobirra e riempì un piatto di porcellana con un flan di zucca, cubetti di Brie, salsicce e puré di patate. Fece cenno a Jane di seguirlo mentre raggiungeva Jolene e Aiden ad un tavolo poco distante con un sorriso disteso ad accoglierli. Per un attimo si domandò se dovesse presentare Jane a Aiden, ma poi gli sembrò di ricordare la presenza di quest'ultimo ad una serata di sbevazzamenti tenutasi mesi addietro alla Testa di Porco.
«Buonasera!» salutò sbattendo le palbebre e sciogliendo la stasi. «Mi chiedo chi scelga i temi dei balli perché ogni volta sembra diventare più sadico.» Merlino solo sapeva le difficoltà riscontrate per trovare qualcosa che si accostasse alla sua ex Casa di appartenenza e ugualmente riteneva di non aver fatto un gran lavoro. Il volto, in apparenza contratto da una fitta intercostale, fu oscurato dal boccale di Burrobirra per una prima generosa sorsata.
Lucien Cravenmoore | 26 y.o. | gamekeeper | mudblood | outfit
All your life the world has tried to tame you. It's time to be free

Jane (concordata), Jolene, Aiden
 
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view post Posted on 30/7/2021, 12:37
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Di sole e di gatti

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Amelia Gin Moonword | 12 anni | Corvonero



"Direi che potrebbe andare bene"



Disse Gin guardandosi allo specchio. Era la sera del Ballo di fine anno e Gin aveva iniziato, piano piano, ad apprezzare gli svaghi che la tenevano temporaneamente lontana dallo studio e dai libri. Almeno ogni tanto. Del resto c'erano ancora così tanti anni davanti a lei, che partecipare ad una serata insieme ai suoi coetanei, non poteva di certo farle male. Un evento del genere era, poi, l'occasione per esercitare la sua passione per ago e filo, che così spesso ultimamente tendeva a tralasciare. Da quando sua nonna le aveva mandato il set di cucito magico, Gin aveva praticamente avuto solo l'occasione del ballo invernale per farne davvero uso, se non considerava il rammendo occasionale di qualche mantello e camicia della divisa.

Si stava guardando allo specchio abbastanza soddisfatta, la sua stanza ormai silenziosa. Le sue compagne erano uscite da tempo: chi per andare a rintanarsi in biblioteca o chissà in quale aula, chi per recarsi alla festa. Gin era così: non le piaceva correre, anche a costo di arrivare in ritardo. Non era una di quelle ragazze sempre entusiaste della vita e sempre pronte a saltellare di qua e di là. Era piuttosto un tipo riflessivo, alle volte sognante, spesso semplicemente perso in mondo di nuvole e pensieri non meglio precisati.

Ka era, come sempre, sul trespolo sul comodino che sonnecchiava.

"Ricordati di andare in Guferia prima che tornino le altre, ok?" gli disse. Alcune delle sue compagne non erano felici di averlo sempre in giro, soprattutto perché Ka si divertiva a portare in camera.... cose... spesso morte. Alla raccomandazione di Gin bubolò brevemente.
Probabilmente lo avrebbe trovato lì al suo ritorno. E a Gin, in realtà, non dispiaceva.

Quella sera andava al ballo da sola, se così si poteva dire: ad Hogwarts non si era mai veramente soli, no? Ma, se allo scorso ballo era andata con alcune delle sue compagne di casata più grandi, questa volta alcune di loro erano già impegnate oppure avevano deciso di non partecipare.

"Poco male" disse Gin a se stessa "non mi sono mai vergognata di fare qualcosa da sola, non inizierò certo stasera".

Si voltò e tuffò la mano destra dentro un contenitore profondo che conteneva una tintura naturale scura. L'aveva ricavata dalla corteccia di alcuni alberi e da fiori e dava una colorazione blu scura, quasi nera. Aveva avuto l'idea qualche settimana prima, mentre cercava di prepararsi un infuso diverso dal solito. Gin adorava gli infusi, forse tanto quanto il caffè. E adorava sperimentare.

Quando tirò fuori la mano, questa era interamente coperta da un sottile strato colorato scuro, ancora leggermente gocciolante. Con un pennellino iniziò a tirare delle linee, dolcemente, intingendo la punta nell'eccesso di colore sulla mano e trascinando la punta verso l'altro, sul braccio, sul gomito, sull'avanbraccio. Non faceva disegni specifici, ma semplici movimenti casuali verso l'alto, come in un rituale. Non sapeva esattamente perché lo stava facendo, ma godeva della sensazione di avere una pelle diversa per una sera. Era ipnotizzata dal suo stesso movimento.

Piano piano che disegnava sul suo braccio, la pittura si asciugò, indurendosi leggermente e tirandole qui e là qualche pelo. Un dolore lieve, quasi piacevole, per nulla fastidioso.

"Stingerà?" chiese al nulla.

Fece spallucce e diede un ultimo sguardo allo specchio. La sua mano destra blu scurissimo e la spalla sinistra color del bronzo. Ecco come aveva deciso di omaggiare la sua casata: tingendo il proprio corpo con i colori che le erano ormai cari. Anche sulla faccia si era messa delle sottili scaglie di bronzo e il suo rossetto, unico elemento di rilievo del trucco, era dello stesso colore.

Guardò i suoi piedi ancora nudi. Vicino al letto un paio di leggere ballerine, che ignorò. Decise invece di tirare fuori dall'armadio i suoi cari, carissimi, anfibi neri. Tanto il vestito era lungo.

Uscì dalla stanza e si incamminò verso la sala grande, non senza aver messo nella sua borsa un libro, nel caso si fosse annoiata.

La Sala Grande era... in festa. Non che in genere non fosse bella, ma quella sera era ancora più calda, ancora più accogliente, ancora più invitante.

Come suo solito si diresse verso il buffet dove un enorme numero di leccornie erano in attesa di essere divorate. Gin prese un pezzo di focaccia, sul quale mise una bella fetta di salame. Era affamata. Se anche il suo outfit poteva renderla quasi elegante, lei di certo non si preoccupava di esserlo anche nei modi e soprattutto meno che meno nel cibo che avrebbe scelto. Non era per il cibo, in fondo, che si era decisa a scendere? Agguantò anche una ottima burrobirra e si mise ad osservare la sala: le persone che passavano, i gruppetti che già chiacchieravano, le luci che creavano strani effetti. Non era un'aquila quelle che le era parsa di vedere là in alto? E lì in fondo non c'era, forse, un serpente?

Gin sapeva che quest'anno non avrebbero vinto la Coppa delle Case. L'attuale conteggio non dava adito a speranze e, anche se non aveva idea di chi si fosse aggiudicato gli ultimi punti, decise che in fondo per questa volta non le importava, si sarebbe goduta la serata a prescindere.

 
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view post Posted on 31/7/2021, 15:25
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Interazioni con Camille :fru:


N. Susan Gɯen ∎ 15 anni ∎ Prefetto Tassorosso Outfit↗
U
n ultimo ed inutile sguardo davanti allo specchio prima di uscire dal dormitorio nella maniera più invisibile possibile. Durante i balli era molto più semplice, tutti gli studenti erano presi dalle emozioni dell'evento e nessuno badava alle spille indossate, anche se molte ragazze tendevano a spettegolare sugli abiti di chiunque, in particolare delle figure più rilevanti della Casata. Era comunque una sensazione con la quale aveva imparato a convivere da quando aveva accettato di diventare Prefetto, quindi riusciva a non darci troppo peso.
Giunta nella Sala Comune, attese poco prima che anche Camille si presentasse e sospirò per il sollievo della sua puntualità, oltre che per il potersi risparmiare il tentativo di cercare di essere naturale fra tutti i concasati, vestiti a puntino in attesa dei ritardatari. Inutile dire che la Tassorosso non si sentiva proprio a suo agio fuori dalla divisa scolastica; era una menzogna bella e buona quella di essersi abituata alla spilla da Prefetto, continuava a non rendersene conto dando la colpa alle sue scarpe.
Per fortuna Camille era una di quelle persone in grado di mettere a suo agio chiunque le fosse vicino, una dote inestimabile per Gwen che, con chi aveva poca confidenza, tendeva a creare momenti di silenzio imbarazzanti, mentre con Camille era quasi impossibile che accadesse.
«Grazie» Le rispose con gentilezza ed un velo di soggezione nella voce, il suo commento le sembrava più che esagerato. «Tu stai davvero benissimo!» Aggiunse con convinzione, insistendo appena sul "tu", per poi reagire con ulteriore imbarazzo all'incitamento successivo: «Oh certo, prepariamoci alle migliori figuracce della storia di Tassorosso!» La sua autostima si era già scavata la fossa, tanto valeva buttarvisi a capofitto, rise comunque con la concasata. Alla fine poteva andare peggio; decisamente peggio se pensava ai balli passati.
Così attraversarono i sotterranei verso il piano superiore, dove la festa stava pian piano affollandosi. Il tutto era fantasticamente magico, come ogni anno, ed osservare le fiere di ogni Casata che si molestavano a vicenda era divertente. Istintivamente i pensieri del Prefetto si spostarono sui punti per la Coppa delle Case: la clessidra dei Tassorosso era pienissima e la possibilità di riuscire ad ottenere la Coppa era davvero alta; gli studenti giallo-neri si erano dati davvero un gran da fare. Chiunque potrebbe pensare che è il loro modo di essere, quello del duro lavoro, ma anche tra i Tassorosso – come in tutte le cose – si celano quelle piccole differenze che non li rendono fatti con lo stampino, e l'orgoglio di vedere la Coppa in Sala Comune ne è un esempio.
*Se solo i Grifondoro non ci fossero così alle calcagna!*
Quei pensieri vennero interrotti dalla voce di Camille al suo fianco, con una proposta che non le creava alcuna indecisione, «Ma dal buffet, mi sembra ovvio!» E quasi senza nemmeno attendere la compagna, si diresse verso i tavoli. Si voltò comunque dopo pochi passi, sorridendole con fare divertito ed accertandosi che fosse daccordo con la sua scelta.
 
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view post Posted on 31/7/2021, 22:02
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You can own the Earth and still, all you'll own is Earth until You can paint with all the colors of the wind

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Alice Wagner

Griffyndor | 15 y.o | 2nd year

C'erano grossi preparativi in corso, il ballo di fine anno era sempre uno degli eventi più discussi tra gli studenti, ci si chiedeva con chi andare, se organizzarsi in gruppo, cosa indossare e altre mille insicurezze facenti parte del libro: l'adolescenza renderà la tua vita un inferno.
Alice era abbastanza entusiasta all'idea, in qualche modo stava cambiando e facendo i conti con il suo corpo che si stava trasformando sempre di più in quello di una ragazzina, lasciando indietro quelle caratteristiche infantili e dando vita a curve inaspettate. I fianchi si erano allargati e ammorbiditi, la vita seppur piccina doveva ora sostenere un petto lievemente più ampio e per la prima volta nella storia aveva deciso lei di dover andare a far shopping per comprare qualcosa di carino da indossare. Chiaro non si piaceva sempre, c'erano giorni in cui i brufoli comparivano in massa, altri in cui la sua figura non rispecchiava la sua idea di figura e altri in cui cercava di apprezzarsi e farsi dei piccoli complimenti. Nonna Rose la era stata molto vicina durante questo periodo, più di sua madre che era sempre impegnata con il suo lavoro di modella; era difficile per suo padre Joseph e i suoi fratelli star dietro ad una ragazzina alla scoperta di se stessa e spesso le battute che la facevano scompisciare dal ridere pochi anni fa ora le davano ai nervi. Alice sentiva di aver bisogno di una figura femminile che rispondesse a tutte le domande che aveva e nonna Rose era una vecchina arzilla e sfacciata. Inoltre avere una madre modella non aiutava esattamente con l'autostima e spingeva piuttosto a sentirsi quasi sempre inadeguata. Quelle erano tutte piccole insicurezze di cui Alice non parlava spesso, ostentando sempre una grande sicurezza e positività. Spesso si era ritrovata a riflettere su cose che inizialmente aveva liquidato con una risata o uno scherzo. Stessa cosa valeva per qualsiasi questione avesse in ballo i suoi sentimenti, Alice semplicemente non ne parlava. A volte esplodeva, altre si lasciava consumare internamente.

Inizialmente al ballo doveva andarci con le sue compagne Grifondoro, ma sia Casey che Mary erano sparite. Alice aveva immaginato avessero altre cose da fare, ma questo sarebbe costato loro uno scherzo dispettosissimo. Peggiore di quella volta in cui aveva sostituito lo shampoo di Mary con la tinta per capelli di Casey. In realtà era piuttosto preoccupata per Mary, sperava stesse bene e aveva già pianificato di portarle qualcosa di buono da mangiare appena finita la serata. Sapeva che i dolci non avrebbero risolto la situazione, ma avrebbero potuto aiutare a riscaldare il cuore.
Una volta indossato l'abito bianco e posizionato il mantello con i colori della propria casata, Alice prese a disegnarsi rune e simboli celtici sul corpo così da entrare nel personaggio. Le piaceva l'idea di attraversare la sala da Ballo nelle vesti di una guerriera, in qualche modo ne avvertiva lo spirito e la forza. Il tessuto bianco era piacevole da indossare, leggero e morbido, il mantello era lievemente più pesante ma abbastanza sostenibile. Diede un ultimo tocco ai capelli rossi, che le coprivano le spalle ormai e scese giù dove era allestito il ballo.

La vista dei colori delle casate colpì per prima il suo sguardo, era tutto allestito a tema ovviamente e sulle loro teste svolazzavano periodicamente gli animali simbolo delle quattro case. Era un'atmosfera tranquilla per ora, alcune persone avevano già fatto il loro ingresso come il team scolastico e quello degli Auror. Dal primo ovviamente cercava di allontanarsi il più possibile, figuriamoci se aveva voglia di vedere uno dei suoi insegnanti vestito da festa, ricordarle di dover leggere e studiare i compiti assegnati per le vacanze, l'ultimo invece, Alice lo guardava con occhi luccicanti. Da qualche mese a questa parte aveva deciso che non c'era cosa migliore per lei che seguire quel tipo di carriera, sempre in campo, attiva, un'avventura dopo l'altra.

Alcuni studenti avevano già occupato la sala ed Alice diede un'occhiata per vedere se c'era qualcuno che conosceva. Sperava in qualche modo che la serata si sarebbe mantenuta così, dopo l'ultimo ballo dalle note tese non voleva fare altro che divertirsi e magari anche scatenarsi in pista.
Mentre si chiedeva se versare qualcosa nel succo di zucca servito o comportarsi bene per una volta nella sua vita notó sia Camille e Gwen che aveva in realtà conosciuto in situazione diversissime. Camille l'anno scorso si era ritrovata parte del dramma del ballo e aveva cercato di mediare tra le controparti ed Alice aveva appreso che da poco era perfino diventata prefetto. Gwen l'aveva incontrata in una delle sue prime notti al castello in cui aveva ovviamente finito per fare qualcosa di illegalissimo, ma nonostante ciò era riuscita a scamparsela. Sorrise ripensando alla situazione, possibile che alla fine aveva incontrato più prefetti che altro tra i Tassorosso? Si avvicinò al buffet, dove c'erano tante leccornie e cose deliziose da mangiare e si versò del succo di zucca, Amelia era a pochi passi da lei, Alice non la conosceva forse era arrivata da poco. Mentre le figure svolazzavano in giro per la sala, un grosso leone sembrò volare sulle sue teste << Wow, questi animali sembrano proprio veri! >> commentò rivolgendosi alla ragazza, un sorriso allegro e bonario, Alice era una tipa socievole, le piaceva incontrare sempre gente nuova<< Io sono Alice Wagner, non ti ho mai vista in giro, sei qui da poco? >> le chiese curiosa, focalizzando i suoi occhietti vispi sul viso della ragazzina. Era molto giovane, forse doveva essere al primo anno e apparentemente a giudicare dai suoi vestiti una corvonero. Forse per questa non l'aveva mai vista, lei e la biblioteca non avevano un rapporto di frequentazione molto assiduo.



Interazioni con: Amelia
Menzione: Gwen,Camille

 
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view post Posted on 1/8/2021, 14:44
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The North remembers. ♥

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Era convinta di essere riuscita a superarlo, ma non era così: aveva sottostimato il legame profondo che ancora la teneva ancorata al castello e solo quando vi aveva di nuovo messo piede dopo mesi si era resa conto di quanto fosse forte la nostalgia che provava. Hogwarts negli anni aveva rappresentato per lei come per molti altri una sorta di seconda casa e tra alti e bassi erano state le esperienze che aveva vissuto tra quelle solide mura a renderla la persona che era diventata. Anche se ormai la sua vita si era spostata altrove sentiva che le mancava la quotidianità del castello, i pasti insieme ai compagni di casata in Sala Grande, il rumore in biblioteca delle piume d’oca che grattavano aritmiche sulle superfici ruvide delle pergamene, il vento che solleticava le guance durante le lezioni notturne di Astronomia e il profumo che si levava dai prati dopo un temporale in autunno. I balli, invece, non rientravano appieno nella lista nostalgica dei suoi anni da studentessa: poteva contare sulla punta delle dita di una mano i rari casi in cui si era davvero divertita durante quel genere di eventi, nonostante le vittorie della sua casata e i festeggiamenti che spesso ne erano conseguiti. La colpa era da imputare sempre alla medesima persona, ma non aveva intenzione di scavare così a fondo nei ricordi, non quella sera: voleva godersi al meglio l’opportunità di essere ad Hogwarts anche per poche ore soltanto e le ombre del passato dovevano rimanere alle sue spalle.

Il punto di ritrovo concordato con Lucien era sulla scalinata principale del castello, e l’ex corvonero lo stava attendendo con lo sguardo verso l’alto, immersa nei ricordi e nella malinconia: non lo sentì arrivare e sobbalzò quando avvertì il morso leggero sulla sua spalla. Si voltò, lo sguardo sorpreso e la cute sulle guance che salutava il solito candore per accogliere un lieve rossore: non era una reazione nuova ai gesti di Lucien, capaci di creare una sensazione di elettricità che correva pungente sulla sua pelle, ma trovarsi così esposta allo sguardo – e ai commenti – della gente la fece arrossire più del solito. Alzò una mano per dargli una spintarella, sorridendo, mentre il guardiacaccia le parlava di ballo e ballerini. « Oh, non sono sicura di voler dare agli studenti di Hogwarts l’occasione di aggiungere nuove macchie alla reputazione del loro guardiacaccia, ma se insisti… » si avviò lungo la scalinata, impaziente di entrare nel castello, « ti aiuterò ad alimentare le voci di corridoio. »

Entrare in Sala Grande le fece uno strano effetto, tanto che dovette fermarsi qualche attimo nei pressi del portone d’ingresso per fare un respiro profondo: sentì la nostalgia salire prepotente sul suo viso, e dovette sforzarsi di trattenere una lacrima malinconica che sembrava pronta a scendere lungo la sua guancia e rendere palese a tutti le sue emozioni. Fu quando alzò lo sguardo verso il cielo stellato che capì di essere veramente tornata a casa. Un serpente argenteo scivolò sinuoso nel suo campo visivo, impalpabile e leggiadro, riportandola con i pensieri alla serata e a cercare Lucien: notò il cenno che le aveva fatto, riconoscendo nelle persone verso cui si stava dirigendo Jolene e Aiden. Aveva avuto la fortuna di conoscere l’amica di Lucien il mese precedente a Villa Scott ed era felice di avere l’opportunità di poterla incontrare di nuovo; Aiden invece non lo vedeva da più tempo, da quello strano festino molto alcolico improvvisato una serata di qualche mese prima alla Testa di Porco. Li raggiunse, recuperando lungo strada un bicchiere di succo di zucca dai tavoli riccamente imbanditi: gli Elfi Domestici come previsto non avevano deluso le aspettative e nemmeno i suoi ricordi più sfumati, e anche se al momento non aveva fame dovette ammettere che il banchetto era alquanto invitante.
« Jolene, Aiden. Che bello rivedervi! » li salutò, il volto illuminato da un sorriso. Si concesse un breve istante per ammirare il vestito da Jolene, prima di concentrare la sua attenzione sui colori scelti dall’Auror per onorare la casata di appartenenza. « A quanto pare sei circondato da uno stormo di corvi gracchianti, Aiden. Avrai il coraggio necessario per resistere alla loro compagnia? » Scherzava, e nel fondo delle sue parole si poteva leggere un velo di elogio nei confronti del mago: come era accaduto con Jolene quando l’aveva conosciuta, e con Lucien mesi prima, non avrebbe potuto immaginare una casata d’appartenenza diversa per l’Auror da quella rosso-oro.

jane read | 19 anni
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Lucien (azioni concordate), Jolene & Aiden
 
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view post Posted on 2/8/2021, 16:48
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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| Camille Donovan | Hufflepuff Prefect | First Year | 13 y.o | Outfit (click) |



Sorrise di rimando a Gwen, seguendola verso il buffet. Già ad un primo sguardo gettato a distanza si poteva intuire quanto si fossero dati daffare gli Elfi, i tavoli erano pieni di ogni ben di dio. C’era persino una serie di fontane di cioccolato «Penso di non aver mai visto tanto cibo in vita mia. Mi sa che torneremo in Sala Comune rotolando.» Aveva incontrato gli Elfi in un paio di occasioni. Poteva dire che non solo erano abili cuochi, ma anche creature dolcissime, in grado di fare tente altre cose se lasciate libere di esprimersi e vivere secondo i loro desideri. Molti nel Mondo Magico li sottovalutano, li credono utili solo a servire maghi e streghe e spesso li maltrattano. Per questo si era iscritta al C.R.E.P.A, nel suo piccolo voleva aiutarli in qualche modo.

L’occhio, però, non le cadde solo sul lauto banchetto. Non si era mai soffermata più di tanto ad osservare le Clessidre Segnapunti, in bella vista in fondo alla Sala. Erano testa a testa con i Grifondoro, l’ultima Coppa era stata vinta da quest’ultimi. Stavolta potevano sperare di riuscire a vincerla loro. Sarebbe stato certamente motivo d’orgoglio, ma anche un piccolo incentivo per motivare i nuovi arrivati. Immaginava l’entusiasmo dei concasati se quel sogno si fosse realizzato, probabilmente la loro Tana si sarebbe trasformata in luogo di baldoria. Chissà se Eloise aveva con se qualche chicca dei Tiri Vispi adatta all’occasione?
«Ho notato che ci giochiamo la Coppa con i Grifondoro stavolta.» accompagnò le parole con un cenno del capo in direzione delle Clessidre «Non succede, ma se succede ricordiamoci di portare qualche leccornia in Sala Comune per festeggiare a dovere» magari non davano l’impressione di essere una Casa di persone goliardiche, ma la realtà era ben diversa. Dietro ad una coltre di biscotti e duro lavoro c’era anche del sano divertimento.
Arrivate finalmente al tavolo, restava solamente da scegliere cosa assaggiare. Puntò immediatamente ad una bevanda che era curiosa di provare: la Burrobirra. Rigorosamente analcolica per quella sera. Allungò timidamente la mano sinistra per prenderne un piccolo boccale, dopodiché lo portò alle labbra, lasciandosi scivolare in bocca il liquido ambrato. La schiuma le lasciò una piccola scia sotto al naso, se Gwen l’avesse notata probabilmente si sarebbe messa a ridere. Cercò di ripulirla rapidamente con un tovagliolino, facendo attenzione a non sbavare il trucco. Non lontano avevano posizionato delle ciotole che stavano….fumando? «Secondo te stanno per esplodere come i calderoni durante le ore di Pozioni?» disse alla concasata indicandole. Il contenuto sembrava invitante, ma quella strana nube bianca che ne fuoriusciva la inquietava leggermente.

Il bere, però, doveva essere accompagnato anche da qualcosa da mangiare. Decise di optare per un pezzetto di focaccia. Fece pochi passi per avvicinarsi al vassoio, posizionato non lontano da due ragazze che stavano conversando. Nello stendere il braccio destro urtò leggermente la spalla di una delle due (Gin) con la propria. *Ottimo, sei proprio imbranata. Corri a scusarti.*, si disse tra sé e sé. Per fortuna, durante quel movimento poco delicato, non aveva rovesciato il contenuto del boccale che stringeva ancora nella mancina. Il disastro peggiore era stato evitato. «Perdonami. Spero di non averti fatto male». Voltandosi, l’aria familiare dell’altra (Alice) la colpì immediatamente. Dove poteva averla conosciuta? Dopo pochi secondi, il ricordo le ritornò vivido nella mente: il Ballo delle fate.
Era tra i Grifondoro con cui aveva attaccato briga Narcissa. Per quale strambo motivo ancora se lo stava chiedendo. Sperava non portasse rancore, almeno nei suoi confronti. Decise di fare il primo passo e tastare il terreno. «Noi ci siamo già viste giusto? Anche se forse non nella migliore delle occasioni.» non restava che attendere. L’animo della rossa si sarebbe infiammato come i suoi capelli?
Nel frattempo, si presentò alla moretta. Sembrava avere più o meno la sua età, forse anche lei era al primo. Corvonero, se l’abito non la traeva in inganno. Magari si erano pure incrociate in aula. Oppure a una riunione del C.R.E.P.A? «Ti chiedo ancora scusa, io mi chiamo Camille. Camille Donovan. Tu?» sorrise e le porse la mano, cercando di metterla a suo agio. Non voleva spaventarla con il suo carattere forse troppo estroverso.






Interazioni con queste belle donzelle: Gwen, Gin e Alice :flower: :<31: :<31:
Intanto Alice starà contando i rancori che porta con sé fin dall'asilo

 
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Di sole e di gatti

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interazioni con Gwen, Camille, Alice



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Amelia Gin Moonword | 12 anni | Corvonero



*Oh Burrobirra, tu che con il tuo sapore dolce e allo stesso tempo amarognolo allieti il palato di studenti assetati,
che con la tua consistenza cremosa scivoli giù per la gola senza opporre resistenza, che con la tua freschezza disseti anche nella giornata più calda, che con la tua schiuma....*



Ecco cosa stava pensando Gin, mentre il suo sguardo vagava sulle luci animalesche della Sala Grande. Generalmente quella stanza era illuminata da migliaia di candele galleggianti ma, per la serata, avevano optato per una decorazione più "mobile" e festosa, usando luci stroboscopiche che prendevano la forma degli animali rappresentativi delle varie casate. Ma era la Burrobirra che stava interamente riempendo la mente di Gin in quel preciso momento. L'aveva già assaggiata un'altra volta e come allora il suo palato era andato in festa. Le piaceva enormemente quella bevanda e sarebbe stata capace di berne barili interi se non avesse avuto il fastidioso effetto secondare di gonfiare un po' la pancia.

*Chissà se qualcuno ha mai preso il volo, per una pancia gonfia da Burrobirra?* si ritrovò a pensare e una leggera risatina uscì dalle sue labbra. Doveva davvero fare uno strano effetto: una ragazzina, poco più che bambina, vestita in modo elegante mentre mangiava focaccia e salame e beveva una burrobirra dalla bottiglia, ridendo da sola e con il naso all'insù!

Ma evidentemente, e direi io, per fortuna, molte erano le stranezze di Hogwarts e così dei suoi abitanti. Gin non sarebbe certo sembrata fuori posto in un luogo del genere!

«Wow, questi animali sembrano proprio veri!»

disse una voce. Gin non aveva visto arrivare la ragazza che aveva parlato, del resto il suo sguardo era catturato dalle luci in alto. Si girò verso la persona che doveva aver parlato, non certa che si stesse rivolgendo proprio a lei, e notò che si trattava di una bella ragazza rossa, vestita con un leggero abito bianco e che dava l'idea di una corsa sfrenata in piena estate attraverso campi di papaveri.

«Io sono Alice Wagner, non ti ho mai vista in giro, sei qui da poco?» aggiunse la ragazza. Sì, si stava proprio rivolgendo a lei.

«Piacere» disse Gin timidamente «io sono Gin. Amelia Gin a dire il vero, ma io preferisco Gin» perché doveva arrossire tutte le volte che diceva questa cosa? Ricacciò indietro quello stupido imbarazzo e disse subito:

«Sono al primo anno e devo ammettere che non vado tanto in giro. Questo castello è così grande e conosco così poche persone, che ho sempre paura che se finissi intrappolata da qualche parte nessuno si accorgerebbe della mia assenza!» terminò con un sorriso, semplice e appena divertito.

Non fece quasi in tempo a finire di parlare che qualcuno la urtò. Si girò di scatto, pronta a dire un "Ehi", ma notò subito la spilla da Prefetto sul vestito della ragazza che l'aveva urtata. Subito dietro di lei c'era Gwen, altro prefetto, che Gin aveva conosciuto tempo prima e che, segretamente, adorava e ammirava.

«Perdonami. Spero di non averti fatto male» disse la Prefetta, che Gin non conosceva.

Gin iniziò a farfugliare qualcosa, ma la ragazza si era subito rivolta alla rossa dicendo qualcosa su una loro conoscenza pregressa e di cui Gin non era a conoscenza.

Comunque la ragazza doveva essere proprio estroversa perché, come un fiume in piena, si era di nuovo rivolta a Gin dicendole: «Ti chiedo ancora scusa, io mi chiamo Camille. Camille Donovan. Tu?»

*Wow* pensò Gin mentre la ragazza parlava *ma come fa?*. Ovviamente Gin sapeva perfettamente chi era: diventare prefetto al primo anno ad Hogwarts equivaleva ad essere una specie di leggenda, soprattutto per persone come Gin che erano introverse e desideravano non esserlo.

«Ciao, Camille, piacere» disse Gin ancora più in soggezione di prima «io sono Amelia Gin Moonword, primo anno, Corvonero». La sua presentazione era suonata più o meno come la recita della carta di identità da parte di un bimbo di 5 anni alla recita di fine anno.

*Ripigliati, dai, cavolo* disse a se stessa e, infine, aggiunse «ciao Gwen. Sapete ho appena composto un ode alla Burrobirra...» le sfuggì dalle labbra. Ma cosa aveva in testa. Le sue guance erano in fiamme. Troppe emozioni tutte insieme. Troppe persone fighe tutte insieme attorno a lei. E quando accadeva, Gin diceva cose.... beh.... originali strane. Ma, in cuor suo, Gin era felice di essere per una volta al posto giusto. Forse.

 
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view post Posted on 3/8/2021, 17:14
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Jolene
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22 Y.O.
Infermiera
Ad osservare il ballo da qui, ai margini dello stesso, mi rendo conto di come le cose non cambino mai di una virgola. Ogni anno viene proposto un tema inedito, certo, ma sono dettagli di facciata. Sarebbe stupido affermare che gli studenti che ora girano agghindati negli abiti da festa non siano i medesimi che fino a ieri correvano per i corridoi nelle loro divise scure; allo stesso modo, delle decorazioni e un menù diversi non bastano per creare un nuovo mondo. Tra gli invitati osservo atteggiamenti già noti, reiterati come una coreografia in cui si esibiscano di anno in anno. Se vogliamo essere sinceri, l'unica cosa ad essere cambiata è la consapevolezza che il pericolo non esita nemmeno di fronte ad un giorno cerchiato da settimane sul calendario. Questo lo sappiamo, eppure, di Auror nemmeno l'ombra – perlomeno, nessuno che io riesca a riconoscere ad una prima occhiata.
Così sovrappensiero, a malapena mi accorgo del movimento al mio fianco. Mi sposto leggermente, pensando che qualcun altro voglia servirsi da bere e io gli sia d'intralcio. La voce di Aiden, così vicina al mio orecchio, mi coglie del tutto di sorpresa, tanto che la mia reazione istintiva è un sussulto evidente.
«Che passo felpato, volpe Gli sorrido, lo spavento già dimenticato. La mia espressione si fa esitante quando, voltandomi ad osservarlo meglio, noto il pallore malsano sul suo viso. Lo interrogo con lo sguardo, ma non faccio commenti. Io e Aiden siamo molto simili, per certi versi: entrambi abbiamo perso qualcosa, e da quel giorno ci portiamo avanti come meglio riusciamo – a volte camminando a testa alta, altre strisciando. I balli scolastici non sono un bel momento per nessuno dei due.
«Non mi parlare nemmeno di bezoar.» Gli faccio una smorfia esagerata, ma il mio tono suona fin troppo serio quando aggiungo: «Prima di scendere ho ricontrollato almeno dieci volte che le scorte in infermeria siano al pieno». Ho studiato la periodica ordinazione di pozioni curative affinché tutto arrivasse proprio pochi giorni fa; non si sa mai, mi sono detta, mentre spacchettavo le ampolle passando un dito su ciascuna, come a volerne sentire la solidità. Ora gli armadietti strabordano di Blandofuoco e Bava di Gorgoll.
Aiden mi prende a braccetto, e io appoggio la testa sulla sua spalla. «Grazie» mormoro in risposta al suo complimento. Poi me ne resto così, in silenzio per qualche secondo. Mi permetto di chiudere gli occhi e mi concentro sul buio e sulla musica, sulla sensazione di fluttuare nella scia delle note. Quando ritorno a guardare, il soffitto è distante come sempre.
Poi, deliberatamente, mi animo: interrompo il contatto con il mio amico, poi gli lancio un'occhiata da sopra la spalla mentre gli verso un bicchiere del punch arancione. «Mi piace questa tenuta casual. Hai grinta, come un vero Grifondoro.» Gli passo il bicchiere colmo. Prima che possa proporre un brindisi, però, veniamo raggiunti da Lucien e Jane.
Mi risulta semplice sorridere loro per accoglierli. Rivedere Lucien è sempre un piacere, e Jane mi dà l'impressione di essere una ragazza alla mano con cui potrei trascorrere ore a sorseggiare tè e parlare di libri. Trovo la sua vicinanza calmante, per certi versi – un'impressione che l'incidente a Villa Scott non è stato in grado di mutare. Qui, quantomeno, sembra che potremo passare una serata priva di quel tipo di inconvenienti.
«Ciao ragazzi! Siete incantevoli.» E lo sono davvero, entrambi avvolti nei colori che ci sono così cari.
Lucien esprime a voce alta quello che ho pensato fin da quando è stato annunciato il tema, poi Jane rincara la dose facendo notare ad Aiden di essere circondato. Scoppio a ridere, e sulla stessa scia aggiungo: «Promettiamo di non stordirti a suon di indovinelli solo per ricordare i vecchi tempi. Forse». Ammicco in direzione di Lucien e Jane, prima di prendere un altro sorso di punch. Devo essermici abituata, perché comincia a piacermi.
In seguito ad un istante in cui sulla sala è sceso il silenzio nella transizione da un brano all'altro, le prime note di una vecchia hit delle Sorelle Stravagarie tornano ad animare la festa. «Oh, bella questa!» Un po' sul serio, un po' scherzando, accenno qualche passo di danza intorno al nostro gruppetto. Il ritmo è trascinante, ancora di più dal momento che mi ricorda balli in cui io stessa ero studentessa, e la mia unica preoccupazione per la serata era se sarei o meno riuscita a strappare uno sguardo ai ragazzi che mi piacevano. Naturalmente, ora ho cose ben più importanti a cui pensare – tutti ne abbiamo. Mi ricordo che i balli scolastici hanno perso di leggerezza. Così, con una piroetta torno alla mia posizione, il mio sorriso ora incerto mentre faccio correre lo sguardo da Jane a Lucien, ad Aiden. Mi sento in imbarazzo, come se fossi stata scoperta a ridere ad un tavolo a cui tutti sono mortalmente seri – non me lo fanno credere tanto le loro espressioni, quanto l'idea che ho dell'atmosfera intorno a noi. Vigile, all'erta, con i distintivi degli Auror infilati nei taschini delle giacche eleganti.
Mi stringo nelle spalle. «Queste nuove generazioni sono troppo timide. Non possiamo davvero essere noi ad aprire le danze.» Lo dico con il mio miglior tono da quand'ero io giovane, signora mia..., con una punta d'ironia che spero nasconda i miei autentici pensieri. Mi porto di nuovo il bicchiere alle labbra, cingendomi la vita con il braccio libero.


Interazioni con Aiden, Jane e Lulù.

 
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss
N2dUAzH
✕ DARK WIZARDS CATCHER
✕ 28 Y.O.
✕ EX-GRYFFINDOR
✕ OUTFIT
✕ MOOD: cautious
F
u davvero estasiante sentirsi chiamare il quel modo da lei, dalla sua migliore amica, da colei che vedeva come una sorellina minore, tant’è che i suoi occhi - per un breve istante - brillarono come i sfavillanti astri nel cielo notturno. Il fatto che le avesse rivelato la sua natura di Animagus, mettendo a nudo la sua stessa anima, aveva contribuito a consolidare maggiormente il loro legame, e Weiss si era sentito più che sollevato nel non essere mai stato sfiorato dal rimpianto.
Le labbra si piegarono in una piccola e flebile smorfia, quando lo sguardo indagatore dell’Infermiera andò a scrutarono quello di lui, in cerca del male che lo affliggeva. Non sarebbe servito essere Occlumanti con lei, in fondo erano amici e in amicizia, come anche in amore, uno sguardo valeva più di mille parole; negare l’evidenza, poi, sarebbe solo servito a renderla più decisa di prima nel ricercare la verità, perciò non le nascose nulla, non si chiuse a riccio come era solito fare. Era sofferente e tormentato, eppure era lì, a fare il suo dovere nonostante il dolore e la paura. Tornò improvvisamente serio quando vide Jolene fare altrettanto e le parole che la sentì proferire in seguito lo fecero preoccupare: era come se, in un modo o in un altro, lei fosse più simile a lui nonostante svolgessero professioni diverse, ma entrambe votate al bene collettivo, con Weiss che proteggeva le persone e la White che ne prendeva in cura la salute.
«Che bella accoppiata che siamo diventati, non trovi?» esordì con una nota carica di sarcasmo. «Mamma e Papà Orso alla riscossa!» aggiunse, con l’ennesima piccola smorfia a fare da padrona sul suo volto. Del resto, a parte il tono caustico con cui lo aveva detto, un fondo di verità c’era: entrambi, ognuno a modo proprio, era diventato iperprotettivo e voleva assolutamente svolgere il proprio lavoro al massimo delle proprie capacità; e dato che si trovavano ad un ballo scolastico, il riferimento alla famiglia di orsi calzava alla perfezione, cosa che - non ne dubitava - perfino Jolene avrebbe convenuto.
La guancia barbuta sfiorò la testa dell’amica quando la percepì accoccolarsi contro la sua spalla, sentendosi finalmente più tranquillo e rilassato di prima, come se quella semplice vicinanza avesse scacciato via ogni traccia delle loro rispettive paure. Non pensò a niente durante quel loro piccolo momento, nemmeno l'eventualità che i presenti in Sala potessero pensare ad un altro tipo di legame tra loro, ma - più semplicemente - si godette quel momento di benessere con la propria amica. Soltanto quando la vide staccarsi dal proprio fianco per potergli servire il medesimo drink arancione, Aiden assunse una posa goliardica, alzando appena il mento con fare altezzoso, ma palesemente scherzoso.
«Oh, ma grazie, mio piccolo bocciolo di rosa!» esclamò, muovendo appena le labbra, tenute strettamente a chiappette di gallina, e alzando la mano con una tale nonchalance che Regina Elisabetta levate proprio!
Fu soltanto dopo che ebbe afferrato il bicchiere da lei gentilmente offerto che si accorse dell’arrivo di Lucien e di Jane. Entrambi si mostrarono nella medesima combinazioni di colori, perfettamente coordinati tra loro, ma senza togliere nulla all’altro: Lucien dava più l’impressione dell’incarnazione delle placide acque di uno stagno nelle ore notturne, mentre Jane rispecchiava proprio quella volta celeste che sovrastava l’immagine del suo accompagnatore. Accolse entrambi con un cenno del bicchiere verso l’alto, proprio in tempo per un brindisi.
«Oh beh, suppongo dovrò chiederlo al mio stomaco, prima...» mormorò in risposta a Jane, lanciando un ghigno significativo in direzione di Jolene, l’unica che avrebbe compreso a pieno il senso di quell’affermazione, considerando il modo cui l’aveva accolto e consapevole della voracità della creatura dal pelo fulvo in cui Aiden si trasformava. Tuttavia, si schiarì quasi subito la voce e tornò a guardare i due appena arrivati. «Ad ogni modo non mi lascerò sopraffare, cara Jane. Siete tutti di rara compagnia!» Alzò, infine, il bicchiere per fare un brindisi ufficiale, ma comunque scherzoso. «A me, unico vecchio leone, in mezzo a voi corvetti gracchianti!»
Tracannò il liquido come se fosse acqua, benché fosse a tutti gli effetti un drink analcolico, destreggiandosi come il miglior APA (Alcolista Poco Anonimo) ancora in circolazione, ma concludendo il tutto con una smorfia di puro disgusto. Le proprie papille gustative classificarono l’immonda bevanda come qualcosa di altamente osceno, vomitevole e che non meritava nemmeno di essere considerato un drink vagamente passabile. E mentre la propria espressione prese a cambiare in pochi nanosecondi, tra la lingua in fuori e gli spasmi che anticipavano il rigetto, Aiden si domandò con quale coraggio Jolene fosse riuscita a scolarsi un bicchiere di quello scempio senza sentirsi male.
«Ma che è? La nuova formula per pavimenti di Suor Acetonella?» bofonchiò con ancora il volto contratto da varie smorfie. «Quasi quasi preferisco gli indovinelli a questo… Potrei addirittura sorprenderti.» Era sicuro, comunque, che non avrebbe più accettato drink di dubbie entità da parte di Jolene, specialmente ai balli scolastici. Anzi, mai più!
Lo sguardo vagò, per svariate volte, da Jolene a Lucien e Jane e viceversa, quando l’altra rossa del gruppetto accennò a qualche passo di danza attorno a loro. L’Auror provò un moto di disagio iniziale davanti al Guardiacaccia e alla Medimaga, non sapendo se cogliere al balzo l'occasione di invitare a ballare Jolene o starsene con le mani in mano; certo, non aveva sentimenti nascosti per l’amica e lei questo lo sapeva, ma cosa avrebbero pensato quei due di loro? Che ci fosse una sorta di liaison? Non che la cosa gliene importasse granché, in realtà, eppure provò un attimo di esitazione, finché alla fine non si decise a buttarsi nella mischia e concedersi un momento di totale serenità prima di tornare a fare la sentinella.
Cercò di afferrare l’amica per le spalle, affinché potesse trascinarla in pista, ridacchiando come un monello. «E perché no? Dai, diamo una svegliata a quei giovincelli!» Poi si volse verso Lucien e Jane. «Venite anche voi o vi devo tirare giù dal vostro trespolo?»




Interazioni con Jolene, Lucien e Jane.

Il riassunto della sbevazzata di Aiden:


Edited by Aiden Weiss - 4/8/2021, 22:26
 
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view post Posted on 4/8/2021, 19:55
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Interazioni con Camille, cenni per Alice e Gaelle
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N. Susan Gɯen ∎ 15 anni ∎ Prefetto Tassorosso Outfit↗
«C
osì è come immagino il paradiso» Disse la Tassorosso, con occhi sognanti rivolti verso il buffet. Probabilmente era la fame a parlare: si disse che avrebbe mangiato ogni singola cosa lì presente. Come sempre durante quegli eventi, le cucine di Hogwarts non deludevano mai. Il commento di Camille poteva forse considerarsi più discreto, «E rotolando sia!» rispose, «Passeremo più in fretta le scale» Aggiunse poco dopo ridendo, immaginando la scena dei due Prefetti che rimbalzavano sui gradini, intimidendo qualsiasi altro studente. Sarebbe stato divertente! Pur di non essere travolte, le matricole fuggivano alla loro vista come non mai..
Prima di raggiungere il beneamato buffet, anche la concasata si era fatta prendere dai pensieri riguardo la Coppa delle Case:
«Già purtroppo per colpa dei Grifondoro rischiamo di non vincerla nemmeno quest'anno!» Il rammarico nella sua voce era piuttosto evidente, soprattutto visto il piccolo desiderio che si portava dietro da un po' e che non azzardava ad esprimere. «Da quando sei entrata ad Hogwarts, quante Coppe abbiamo vinto?» Tentò di ricordare, ma in queste cose la sua memoria non era per nulla brava e anzi, aveva paura che Camille non avesse mai visto la Coppa in Sala Comune. «Non dirmi nessuna!» La voce della Tassorosso si fece più supplichevole, era davvero sconfortante. I fattori che contribuivano alla vittoria erano molti, non si poteva dare la colpa a nessuno se la Coppa finiva altrove. Ma la delusione era comunque un'emozione che pretendeva un posto in prima fila.
«Sai, quando il Preside annuncia la Casa vincitrice ed il Caposcuola si avvicina a lui per congratularsi con i suoi concasati..» Si decise a parlare più avanti, quando erano quasi vicine ai tavoli, ricordandosi di uno dei più bei momenti prima che Amber terminasse i suoi studi ad Hogwarts. Il ricordo della rosa gialla che aveva alzato verso di lei quell'anno, l'anno in cui aveva visto la Coppa erigersi per Tassorosso, era ancora vivido nella sua mente e quasi si dimenticò di terminare la frase. Stava per confessare a Camille il suo piccolo desiderio: «Vorrei tanto vedere Thalia fare uno di quei discorsi!» Abbassò lo sguardo verso le vettovaglie, appena imbarazzata per quella ammissione, poi sorrise alla concasata curiosa di sapere il suo parere a riguardo.
Nel frattempo, decise finalmente di allungare le mani ed iniziare ad addentare un po' di cibo. Preferiva provare i tortini rustici ripieni, ghiotta di assaggiarne ogni tipo, ma si fermò quando si rese conto che la compagna si stava scusando per qualcosa con qualcuno. Si era distratta un attimo e già succedeva il caos?! Subito il Prefetto alzò lo sguardo verso di lei, per capire cosa fosse successo, ma per fortuna non era nulla di grave: Camille era solo molto educata e questo fece sorridere istintivamente Gwen, che osservò la scena come se fosse totalmente estranea alla faccenda, una spettatrice al museo. Notò due volti più che familiari parlare con la concasata, uno era di Alice, la Grifondoro piantagrane, non poteva dimenticarla visti i trascorsi; l'altro volto era invece di una studentessa che aveva già incontrato in guferia, compiendo una delle sue fantastiche figure, solo che proprio non riusciva a ricordare come si chiamasse. Ma l'educazione giunse ancora in suo aiuto e la Corvonero si presentò a Camille, rivelando il nome che Gwen avrebbe probabilmente già dovuto sapere. Sollevò la mano per rispondere al saluto di Amelia, oppure preferiva Gin? E pensò di poter riportare la sua attenzione sui tortini ripieni, ma ancora una volta ci fu un'interruzione, la rivelazione della Corvonero: un'ode per la Burrobirra. Bisognava chiedergli di condividerla con il resto del mondo.
La Tassorosso tornò ad osservare il terzetto con curiosità, qualcuno doveva chiedere a Gin di esporre quell'ode, non poteva restare così in sospeso. Lo avrebbero sicuramente chiesto, prima o poi, poteva aspettare e continuare a fare la spettatrice di quegli eventi. Se nessuno lo avesse chiesto, la questione sarebbe rimasta in sospeso per sempre? Impossibile, di sicuro avrebbero fatto la domanda... Vero?

 
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view post Posted on 5/8/2021, 05:13
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You can own the Earth and still, all you'll own is Earth until You can paint with all the colors of the wind

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Alice Wagner

Griffyndor | 15 y.o | 2nd year


La ragazzina accanto a lei sembrava un po' nervosa, probabilmente doveva essere uno dei suoi primi balli, Alice ricordava benissimo la sensazione di perdersi nel castello, solo che a lei scatenava la reazione contraria, invece di paura, eccitazione e voglia d'avventura << Ehi niente di cui aver paura, se per caso dovessi perderti puoi sempre chiedere ad un quadro o a un fantasma, cerca di evitare Pix però, anzi se lo incontri puoi dirgli che sei mia amica così non ti farà troppi dispetti. O almeno spero >> ridacchió ripensando alle sue parole, quel vecchio Poltergeist era un osso duro da battere. Prima che potesse chiederle come si trovasse in classe e quali professori le stavano antipatici, vennero sopraggiunte da altre due donzelle. Alice era una tipa che portava rancore, lo nascondeva bene, magari evitava di parlarne fino ad esplodere ma quando qualcosa la faceva arrabbiare era difficile riuscire a dimenticarsela. La rabbia cambiava e si trasformava in delusione, tristezza, armi che ferivano lentamente ma in profondità. Di solito però, portava rancore solo per situazioni veramente dure e quello che era avvenuto con Narcissa per quanto le desse ancora ai nervi, sapeva non avere niente a che fare con Camille. La Tassorosso aveva guadagnato dei punti nel cercare di mediare e non alimentare il conflitto come invece NON avevano fatto le altre serpi, ma Alice si chiedeva ancora come cavolo era finita tra le amicizie di quell'arpia. Non riusciva minimamente ad immaginare un lato di Narcissa che non fosse irritante e cattivo e per questo motivo teneva Camille ancora in osservazione. L'aveva incontrata spesso nei corridoi e ovviamente essendo un prefetto la sua presenza era molto più costante rispetto a quella di altre figure della sua casata. Le era sembrata gentile e nonostante la giovane età sembrava prendere quel ruolo sul serio, su questo non aveva niente da dire. Lei non sarebbe mai riuscita a portare con tanta grazia quella spilla, avrebbe finito per doversi punire da sola. Era una grossa responsabilità e un lavoro costante, Camille doveva sicuramente avere delle doti che le avevano permesso di arrivare a quel risultato, ma questo non cambiava la sua diffidenza generale; entrare a far parte delle sue amicizie era come entrare a far parte della sua famiglia. L'amicizia per Alice era tutto. Era il valore assoluto sopra cui fondava le basi dei suoi rapporti umani, per essa avrebbe lottato fino all'ultimo e non avrebbe esitato un secondo a rischiare qualsiasi cosa. Nonostante ciò non aveva intenzione di creare alcun tipo di conflitto, era di buon umore e le sembrava una buona occasione quella, per potersi fare un'idea diversa e per imparare a conoscere nuove persone. Un sorriso lievemente imbarazzato occupò il viso della giovane << Ahm sì >> aggiunse cercando di focalizzarsi sul rutto di Camillo più che sugli insulti di Narcissa, il sorriso sembró velare una risatina ora << ma vedo che in questa occasione sei tu ad aver portato dietro un prefetto >> esclamò a mo' di battuta come a volerci rider su piuttosto che focalizzarsi sulla tensione scatenata dal ricordo, il sorriso si allargò passando lo sguardo su Gwen e tornando su Camille, non pensava sarebbe piaciuta molto visto le sue malefatte, ma almeno si presentava onestamente per come era << Anzi, di prefetti ne abbiamo ben due qui, quando si dice la fortuna eh? >> tirò gli occhi al cielo in maniera drammatica, il tono chiaramente scherzoso e sarcastico ora rivolto verso Amelia a cui diede una gomitata amichevole. Quasi stesse sottintendendo che stavano per combinarne una, anche se in effetti Amelia le sembrava una tipa piuttosto calma. Forse per questo il tutto sembrava ancora più divertente << Ehm cioè quello che intendo è che colgo l'occasione per congraturarmi con te per la spilla >> sollevò ora il bicchiere con il succo di zucca in suo onore, chinando lievemente il capo, ma quasi non sputó il contenuto nel bicchiere per la risata improvvisa << Un'ode alla Burroburra? Ma è fantastico! Sentiamo sentiamo>> la invitò immediatamente.



Interazioni con: Amelia, Gwen e Camille ❤️

 
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40 replies since 18/7/2021, 22:39   1633 views
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