baby doll, Privata.

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 19/6/2022, 21:21
Avatar

entropia.

Group:
Grifondoro
Posts:
3,690

Status:


Knock my chest, emptiness
Sound of death and loneliness
All this walls crush my head
Sound of broken bones and death

Esiste un modo per amare di meno? E, se esiste, perché te ne sei andata prima che potessi insegnarmelo, madre?
C’è odore di pioggia e legno bagnato a casa di Casey. Un’improvvisa, forte umidità ha impregnato l’aria che ci separa, adesso che la bacchetta è stata riposta nel cassetto e la osservo sollevare le mani in segno di resa. Dietro la sua sagoma, oltre i vetri incrostati, il cielo non accenna pioggia. Com’è possibile? Perché riesco quasi a sentire il tocco della pioggia sulla pelle e la sensazione dei vestiti pesanti d’acqua attaccati al corpo?
È a questo che penso, assorta, mentre Casey mi concede il beneficio del silenzio e si decide ad avanzare verso di me. Il suo abbraccio, perciò, non me lo aspetto, impegnata come sono ad attendere l’arrivo della tempesta. Non se lo aspetta nulla di me — di ciò che è rimasto.
Singhiozzo e sobbalzo più violentemente di quanto ci si aspetterebbe per una stretta annunciata, ma il calore che emana da lei mi colpisce così in profondità che temo di non farcela. Di non poterlo sopportare. Vorrei stringerla. Qui, subito, adesso. Prima che ci ripensi e vada via. O prima che si accorga di aver sbagliato e mi respinga. Agganciare le mie braccia alle sue spalle e non lasciarla andare più.
Una parte di me non è d’accordo, però, È la stessa alla quale devo la scelta dell’isolamento tra le imponenti colonne di Villa dei Gigli, di una vita reietta trascorsa a colpevolizzarmi per la morte della donna più importante della mia misera esistenza. Mi ricorda che non posso fare questo anche a Casey, che non posso esporla al rischio della morte per un mero atto di egoismo, per la mia incapacità di resistere al bisogno d’amore. E io sono sul punto di assecondarla e distaccarmi da Casey, l’espressione oltre la spalla di lei contorta nel tentativo di resistere al pianto. Quando sollevo le braccia per poggiarle sul costato di lei, però, non riesco a spingerla via. La palme rimangono poggiate sullo sterno di Casey, ne assorbono l’essenza di essere umano, poi scivolano sinuosamente dietro la schiena e si legano alle spalle dell’altra come se questo fosse l’ultimo momento della mia esistenza e volessi passarlo con lei soltanto.
Stringo le palpebre e mordo il labbro inferiore così forte da ferirmi. Un rivolo di sangue scivola sul mento, mescolandosi alle lacrime che non mi sono accorta di aver già pianto. Nel silenzio, mi stringo a Casey e giuro di riuscire a sentire le mie ossa sfiorare le sue.
Vorrei amare di meno, dico alla parte che mi biasima per il mio comportamento e per il modo in cui sto esponendo la mia amica alla calamità della mia esistenza. Ma non sono capace di amare meno di così!
C’è uno struggimento violento nel bisogno con il quale mi sto aggrappando a Casey — lo strazio incurante di chi abbia perso tutto e improvvisamente ritrovi un barlume di speranza. So che non può essere durevole, perché nulla lo è nella mia vita. E so che non posso permettermi di farle del male a lungo. Ma oggi — solo oggi — mi è concesso amarla per un attimo infinito?

 
Top
view post Posted on 14/7/2022, 20:57
Avatar

We are all immortal until proven otherwise

Group:
Caposcuola
Posts:
4,837

Status:


Children don't grow up
Our bodies get bigger
but our hearts get torn up.

Non c'è bisogno di svelare ogni mistero.
Me lo ripeto, mentre sento il corpo caldo di Nieve fremere contro il mio. Con gli occhi spalancati oltre le sue spalle osservo tutte le domande che mi sono posta sulla sua scomparsa e mi arrendo di fronte alla possibilità di non poter pretendere una risposta.
E' così fragile, sottile, pallida. Ho la sensazione che se la forzassi a navigare a ritroso in un racconto sul passato si spezzerebbe sotto la prima onda di un ricordo. Ma cosa dovrei fare? Me ne sento addosso la responsabilità, come di tutto il resto: l'uomo ferito in strada, il lerciume in cui vivo, il disastro che mi ha predetto Sylvie.
Vorrei poter fare qualcosa, vorrei che tutto questo non fosse mai accaduto. Che Nieve adesso fosse in vacanza con la sua famiglia in un bel posto al mare dopo un intenso anno di studio. Che io non avessi schifato così tanto l'orfanotrofio da farmi buttare fuori definitivamente.
Questo abbraccio, che pare tanto una magra consolazione, è forse meglio di quanto potessi avere. Il cuore mi batte forte ma non è più scosso dall'ira. E' un battito caldo, che vuole farsi sentire per riaccordare come un diapason quello di Nieve e, viceversa, farsi riarmonizzare dal suo.
Nel mio corpo si sta lentamente sciogliendo la rigidità delle tensioni. Esso rimane vigile, e per questo è pronto per captare nuove sensazioni. Prima il tocco sullo sterno, che mi fa sobbalzare, poi la stretta condivisa. Credo di non aver accolto un abbraccio simile, sentito e bisognoso, per molto tempo. Persino quello di Alice, la notte dell'ultimo ballo, aveva avvolto una statua di ghiaccio.
Ora la statua si scioglie dall'interno, ma la pelle si arroventa come un masso sotto una colata lavica, lì dove Nieve mi tocca. Inspiro e realizzo a fatica l'intimità creatasi, che io stessa ho cercato. E sento la tensione cominciare ad affiorare dal ventre, vedo i pensieri confluire sulla proposta indecente che Nieve mi ha fatto poco prima.
Mi blocca, non faccio fatica ad ammetterlo, il tono di scherno che ha usato. Mi fa sentire compatita, derisa e umiliata per ciò che la mia mente deviata desidera da tempo in silenzio, e che cerca sempre di sopprimere. Nieve è bella, è una ragazza, è fra le mie braccia.
Non è lucida.
Sarebbe come approfittarsene. A quale fine, poi? Non c'è nulla tra noi, se non un affetto in senso amicale. Una rabbia profonda per la sua assenza inspiegabile. Che amica sarei?
Mi cospargo il capo di cenere e mi distacco di poco. Ritiro la testa e la guardo negli occhi. Vedo le sue lacrime e le gocce di sangue fuoriuscirle dal labbro spaccato e mi sento male.
«No.» Scuoto la testa in un diniego. Credo di avere anche io gli occhi lucidi. Una mano risale per avvolgerle una guancia scarna, l'altra per toglierle col pollice una lacrima.
«Io ci sono» sussurro. Mi verrebbe da dire anche "in carne ed ossa", ma è un fatto più semplice per me che per lei da comprendere.
E l'unica cosa che mi viene da chiederle, schiacciando il desiderio della curiosità del ventre e la necessità di ogni spiegazione sulla sua fuga è: «Hai fame?»



Edited by ion` - 14/7/2022, 22:20
 
Top
view post Posted on 31/7/2022, 22:38
Avatar

entropia.

Group:
Grifondoro
Posts:
3,690

Status:


Knock my chest, emptiness
Sound of death and loneliness
All this walls crush my head
Sound of broken bones and death

Esiste una linea sottile tra la Nieve che sono e quella che mi sono imposta di diventare; e più passa il tempo tra le braccia di Casey più mi sento scivolare verso la me autentica.
Sulla scia del suo profumo, i ricordi tornano a scaldarmi. Vedo i colori della nostra Casata e sento le risate dei nostri compagni, il fresco sulla pelle durante le ronde notturne, le avventure affrontate in nome di Godric dentro le miniere di Bath. Ripercorro anche le singole interazioni con Casey: le volte che le ho fatto l’occhiolino agli angoli dei corridoi, le occasioni in cui le ho pizzicato le guance negli spogliatoi dopo un allenamento di quidditch, il giorno che abbiamo riso fino a stenderci — spezzate dal mal di pancia — sul tappeto della Sala Comune. Nel suo abbraccio ogni cosa assume i contorni della dolcezza e il cuore, poco alla volta, passa dal trotto al galoppo.
Mi stringo più forte a lei, sfregando il viso contro l’incavo del suo collo, beandomi del senso di sicurezza che Casey riesce a trasmettermi. Non so come e quando sia successo, perché per me è sempre stata la piccoletta da proteggere e istruire. Stasera, in questo buco di casa che puzza di incuria, umidità e muffa, invece, sono le braccia di Casey a farmi sentire protetta. Il modo in cui mi parla, in cui si muove, in cui mi guarda. È forse la prima persona che abbia incontrato negli ultimi mesi e che si sia rivelata in grado di comprendere la chiave di volta per leggermi, avvicinarsi, trovarmi oltre il freddo argenteo della disperazione.
Io ci sono… mi dice e i suoi occhi mi sfiorano il viso in una carezza che fa socchiudere i miei.
Una stretta tiepida mi chiude ora lo stomaco, poi una sensazione di vuoto mi raggiunge. Quando schiudo le palpebre e la domanda di Casey arriva, una coltre di pensieri levita nella mia mente. Allora, sono le mie iridi di luna a sfiorare tutto il suo viso con un languore atavico. Lo sguardo accarezza la curva della fronte e il disegno delle sopracciglia; la fitta distesa di ciglia sugli occhi illuciditi da un sentimento controverso; la linea delle labbra; il mento grazioso.
Riepenso al suo quesito, all’equivocità che lo caratterizza.
Hai fame?
La mia bocca si apre istantaneamente in un sorriso e non riesce a trattenere una breve risata. Non fosse per l’incarnato pallido, l’infinita criniera di capelli d’argento e l’assenza di colore delle iridi, ricorderei la Nieve d’un tempo molto da vicino. La ragione del mio divertimento Casey non può saperla, solo fraintenderla, ma le mie mani lo impediscono. Si posizionano entrambe ai lati del suo viso — i pollici le accarezzano gli zigomi, un polpastrello scende sul margine sinistro della bocca.
«Ho fame.»
La mia risposta è dolce e si spegne rapidamente nell’aere. I miei occhi argomentano in silenzio, restando fissi in quelli di Casey. Poi, è il tempo del corpo: le mani scivolano dal viso al collo di lei, infine si allacciano dietro la sua nuca.

C’è un nodo di consapevolezza che non posso sciogliere in Casey finché non sarà lei stessa a slegare gli intrecci che lo compongono. Per quanto desideri il calore che può darmi, c’è abbastanza Nieve in me da impedirmi di sottrarglielo prima che lei sia pronta ad affrontare questa nuova parte del suo percorso. Per questo motivo, oltre le proteste dell'egoismo, rimango ferma.
C'è un tempo per tutto e a dettare il ritmo, stavolta, non sarò io.



Edited by ~ Nieve Rigos - 1/8/2022, 02:36
 
Top
view post Posted on 23/8/2022, 20:07
Avatar

We are all immortal until proven otherwise

Group:
Caposcuola
Posts:
4,837

Status:


Children don't grow up
Our bodies get bigger
but our hearts get torn up.

Mi piace sentirmi così. Mi piace avere le mani di qualcuno attorno al collo e un paio di occhi che mi fissano con cupidigia. Mi sento, in qualche modo, desiderata.
Mi piace l'idea di dimenticare. Chiuderei la porta che mi separa dalle responsabilità che ho nei confronti dell'uomo steso in strada e mi proietterei nel nuovo mondo di piaceri che Nieve mi promette.
Percorro con lo sguardo la sua fisionomia. Le mie iridi viaggiano dalle sue, prive di qualsiasi colore, alle labbra rotte. Dalle spalle spigolose al seno, dai fianchi nascosti dalla veste alle ginocchia che toccano le mie.
Benché Nieve, nella sua stretta, non mi imprima forza sulla nuca, mi sento spinta verso il suo bacio. È dolce l'idea di farmi cullare dalle curve della sua bocca e di condividere il respiro con lei. Vorrei farmi pervadere dalla sua spigliatezza e lasciare che per una volta qualcuno mi prenda con sé senza opporre resistenza. Mi abbandonerei senza alcuna remora a lei, e scorderei le minacce, le urla, la rabbia e le esplosioni.

Vorrei affondare le dita nella sua pelle. Vorrei percorrere il suo corpo con i palmi, stringerla e irrompere nel suo mondo assecondando l'istinto del predatore. Le unghie scorrerebbero sulla sua schiena, sulle sue gambe. La bocca morderebbe e bacerebbe, bacerebbe e morderebbe.
Mentre ho gli occhi socchiusi e le palpebre stringono le sue forme, mi avvicino al suo respiro. Il naso sfiora il suo, le labbra incontrano le sue seppur solo poggiandosi in un casto saluto. Le mie dita l'afferrano per la nuca facendosi largo fra i capelli bianchi e mentre i miei pensieri sussurrano alla lingua frasi confuse che io vorrei dire ma che il mio corpo comunicherebbe meglio. Il suo respiro, il suo ossigeno e la sua anidride carbonica diventano i miei e mi colmano i polmoni. Ecco, questo mi dico questo dovrebbe essere il vero, e dovrebbe durare.
Poi, però, lo sguardo vacuo e lunare mi torna in mente. Allora chiudo definitivamente gli occhi su questo sogno. Li stringo con forza per svegliarmi, per sopportare il gelo provocato dalla tensione e il tremore causato dalla tachicardia nel petto. Ritraggo il mento, le labbra tornano indietro, ma la fronte rimane attaccata alla sua.
«Ti voglio lucida» le dico piano. «Non voglio che tu, svegliandoti domani nel tuo letto o nel mio, te ne penta. Non voglio che tu mi odi, non voglio che tu creda che io ne abbia approfittato quando ti sarai ripresa.»
Fatico a riaprire gli occhi e ad incontrare quelli di Nieve, ma devo per farle intenderle che questa decisione non ammette repliche.
Mi costa tornare a contemplare l'amarezza dei miei pensieri. Mi costa smettere di pensare alle possibilità perdute. Mi costa credere di essere da lei desiderata solo perché sotto sostanze. Ma, d'altronde, nemmeno io sono lucida, e questo desiderio reciso si avvinghia solo al mio egoismo.



Considera sempre tutto all'ipotetico. Se lo mettevo un se capeva.
 
Top
view post Posted on 27/8/2022, 20:53
Avatar

entropia.

Group:
Grifondoro
Posts:
3,690

Status:


P l a y


Knock my chest, emptiness
Sound of death and loneliness
All this walls crush my head
Sound of broken bones and death

«Cos’è questa musica? Questa lingua?»
L’aria vibra nel sole intenso di agosto, seguendo il movimento rapido dei miei capelli. Mi sono voltata di scatto in direzione del grammofono, un brivido stretto all’altezza della nuca.
«Édith Piaf, mon amour» risponde Astaroth, un mezzo sorriso sulle labbra. Se di motivi per ammirarla non me ne avesse dati ancora abbastanza, eccone un altro. «C’est Français. È francese, la lingua più romantica del mondo».
Ammicca nella mia direzione e io arrossisco violentemente. Sa a cosa sto pensando. A chi sto pensando. Giro il viso dall’altra parte e lo nascondo dietro un paravento di ciocche d’argento.


Una scarica elettrica attraversa il mio sistema in tempesta, assestandone i circuiti in modo inaspettato. Dev’esserci qualcosa nella dolcezza di Casey che, oltre a spiazzarmi, colma la voragine fagocitante di nero vestita con la quale lotto da quand’ero neonata. Vorrei sapere come e quando sia accaduto che i disegni del destino per noi due siano cambiati così subitaneamente, portandoci a questo preciso momento; e cosa io abbia fatto per meritarmi la sua tenerezza.
Una lacrima calda affiora attraverso le ciglia umide, mentre le labbra di Casey baciano le mie e il desiderio di appropriarmi della sua bocca, del suo corpo, della sua anima — fosse anche per un istante di piacere — mi divora dall’interno. La sento solcare il profilo pronunciato dello zigomo, accarezzarmi la guancia e spingersi fin sul mento; infine, precipitare nel vuoto pieno creato dai nostri corpi abbracciati. Nessuno è mai riuscito a farmi sentire amato e desiderato come Casey sta facendo qui e ora, nello spazio dissacrato della sua piccola casa imperfetta, lasciandosi andare a me intanto che io provo a ricordare cosa si provi ad essere viva.

«Dicono che le nostre vite non valgono molto. Passano in un istante come appassiscono le rose. Dicono che il tempo che scorre è uno stronzo che dei nostri dispiaceri fa mantelli, eppure qualcuno mi ha detto che tu mi amavi ancora. Qualcuno mi ha detto che tu mi amavi ancora. Forse è possibile allora?»
Ascolto le parole di Astaroth, che intanto mi ha raggiunta, senza afferrarne il senso. Non capisco cosa voglia dirmi, quale lezione stia tentando di insegnarmi, se stia dubitando del mio affetto per lei, se…
«Mi hanno detto che il destino si prende gioco di noi, che non ci dà niente e ci promette tutto. Sembra che la felicità sia a portata di mano. Allora proviamo ad afferrarla e ci ritroviamo pazzi. Eppure, qualcuno mi ha detto che tu mi amavi ancora. Qualcuno mi ha detto che tu mi amavi ancora. Forse è possibile allora?»
Inizia a seguire il ritmo della musica e finalmente capisco. Sciocca, mi dico. Come ho fatto a non arrivarci prima? Mi mordo il labbro e arrossisco di nuovo. Astaroth mi prende il mento tra le dita e lo solleva per costringermi a guardarla. I nostri visi sono così vicini che chiunque ci vedesse dall’esterno penserebbe a un bacio imminente. Ma siamo io e lei e, tra me e lei, non è mai stato così.
«La vita è troppo breve per avere così tanta paura di amare alla tua età, Ninì.»


Accarezzo il viso di Casey, imprimendo tocchi leggeri sulla sua guancia. Voglio che ricordi questo momento, che pensi a me tutte le volte che le sue dita sfioreranno il lembo di pelle appena sotto la curva dello zigomo.
Lascio che si distacchi da me e vorrei spiegarvi il sollievo che provo di fronte alla sua decisione di rimanermi così vicina — di non abbandonarmi —, ma mi mancano le parole. A Casey, invece, la favella è amica perché sa cosa vuole o, meglio, sa cosa non vuole. I suoi timori giocano a rimandarle l’immagine del mostro che non è mai stata e non potrebbe mai essere. Lo so bene io che di mostri ne ho incontrati sul mio cammino e ne ho avuti nel mio letto pur di spegnere il dolore.
Le sorrido con tenerezza, le prendo il viso tra le mani e le bacio la fronte.

«Ti costringerò a impararla a costo di assumere un'istitutrice.»
La proposta di Astaroth mi lascia basita.
«C-Cosa?» domando, incredula.
«Assumerò un'istitutrice affinché ti insegni le basi di francese. Dopodiché, imparerai la canzone di Èdith Piaf e la canterai finché non ti passerà questo assurdo imbarazzo di provare sentimenti. Hai una bella voce, no? Usala!»
La guardo con occhi sbarrati, convinta che scherzi, ma la conosco troppo bene per illudermi che sia così. Nella sua mente, è già tutto perfettamente in ordine. Che abbia tirato fuori un’abilità della quale non ho mai parlato a nessuno all’infuori di lei — il canto — la dice lunga. Allora, scoppio a ridere.
«Tu sei matta» le dico con il pensiero alla notte del ballo del Plenilunio. «Vuoi punirmi perché non voglio provarci con un professore?»
«Non essere sciocca» mi riprende. «Ti punisco perché hai anche solo pensato di farti cancellare la memoria per non provare quello che senti».
Deglutisco, a disagio.


Ho le labbra ancora a contatto con la pelle tiepida di Casey, quando comincio a sussurrare le prime battute della canzone. Non ho mai cantato per nessuno a Hogwarts, mai. Ho bisbigliato ninne nanne ad Ania, assicurandomi che non ci fossero compagne in camera. Ho fatto lo stesso con il Thestral nella Foresta Proibita e con le creature che ho avvicinato fuori dal controllo dei docenti. Forse, avrei dovuto provare anche con il drago del mio passato per evitare che uccidesse Ỳma.
Canto per lei in un francese sporcato appena dalla ruvidità dell’islandese. È un linguaggio strano quello che ho scelto di utilizzare e non sono sicura che Casey abbia gli strumenti per comprendere: le sto facendo dono di frammenti di una me che pochissimi hanno conosciuto — una me della cui esistenza avevo perso memoria.
Non ho una chitarra ad accompagnarmi, solo il ricordo di una persona che ho amato più profondamente di quanto essere umano abbia mai fatto e la consapevolezza che non potrò rivederla mai più. E non ho molto da dare a Casey perché non sono sicura che ciò che rimane di me abbia un valore. Voglio però che lo sappia: Nieve non ha ancora smesso di esistere e, stasera, è merito suo se è tornata in superficie.

«La vita è troppo breve per avere paura di amare alla tua età, Casey.»



Edited by ~ Nieve Rigos - 28/8/2022, 00:11
 
Top
view post Posted on 29/8/2022, 19:03
Avatar

We are all immortal until proven otherwise

Group:
Caposcuola
Posts:
4,837

Status:


Children don't grow up
Our bodies get bigger
but our hearts get torn up.

Il bacio di Nieve sulla fronte mi sorprende. Mi coglie alla sprovvista per il semplice fatto che reca con sé una rinnovata lucidità della ragione. È tenero, controllato, pari a un dono. Vi è una totale differenza tra di esso e i movimenti più disorganizzati che aveva compiuto durante la sera.
Lo stesso sguardo, prima velato, raccoglie pensieri e connessioni che la rendono più viva, e meno reattiva agli istinti più bassi.
Accolgo il bacio ad occhi chiusi e sorrido, e così, raccolta nel suo abbraccio e nell'oscurità dietro le palpebre, contemplo le emozioni che mi pervadono.
Sono strane. Non ho le farfalle allo stomaco, non mi brucia il cuore, come di solito mi accade in tali situazioni. Mi sento pienamente me, e niente di lei, di come mi fa sentire, mi porta via un pezzo del mio essere. Forse è perché la conosco bene, forse è perché questa parte di me che bacia Nieve è tutta da scoprire – come lo è stata tutta la serata in sua compagnia.
Un manto di calore abbraccia la mia corazza. Nieve non vuole sfondarla, come tentò di fare Alice, ma la avvolge con lo stesso affetto di un koala abbarbicato ad un albero, da cui egli stesso trae supporto e nutrimento. E tutto ciò mi riscalda.
Ciò che invece più mi prende in contropiede sono le note che la sua bocca, ancora poggiata su di me, comincia a cantare. Tutto diventa molto più intimo, e mi sento tanto toccata da provare una certa invidia inconcreta. Chissà se altri hanno avuto modo di vivere una situazione simile con lei. Essere baciati e cullati dalle sue labbra, cosa che solo un affetto importante potrebbe ricevere. Se lei elargisce la pace della sua abilità a tutti in momenti simili, o se io ne sono la sola fortunata destinataria.
Quando il contatto termina torno a guardarla, e un sorriso d'interesse e stupore nasce sul mio volto accogliendo le sue rime in francese. Non ne comprendo una sillaba, ma mi viene da inclinare la testa e da oscillare a tempo leggermente per accoglierla al meglio.
È così viva – finalmente, oserei dire – seppur traviata dalle sostanze. Perlomeno è felice. Ed essere, in parte, l'artefice di questa felicità, mi da immensa gioia.
Sei bella, Nieve. Vorrei che tu abbia più momenti del genere, che tu ce li abbia avuti. Non so cosa ti sia successo, ma penso che la vita non ti abbia dato modo di vivere appieno tutto ciò dovresti poter vivere.
Sei bella, e vorrei che tu fossi circondata, di nuovo, da persone che ti amano e che ti permettono di vivere questi momenti.
Ma vorrei anche che tu, da sola, riesca a ricavarteli. Perché tu la forza ce l'hai, e in fondo in fondo hai sempre saputo cos'è meglio per un essere umano. Me l'hai sempre saputo dire anni addietro, quanto ti chiedevo consiglio e quando gli altri lo facevano. È difficile trovare soluzioni per noi stessi alla stessa maniera, ma tu sei in grado di capirlo, forse più di chiunque altro.
Le parole che escono dalla tua bocca sull'amore me lo confermano. Non so se si tratti di un moto d'istinto, per convincermi a lasciarmi andare alle voluttà del piacere carnale, o se si tratta di una proiezione dei tuoi pensieri su te stessa. Se si tratta di un consiglio che tieni che io segua perché tu in prima persona non l'hai fatto. Lo metto da parte per il momento, perché ora non sono in grado di capire e non so quanto tu sappia della mia vita e dei miei amori. In questo momento vorrei solo che tu possa ricordarti domani della spensieratezza che stai vivendo.

«Rimani qui stanotte, non andare col buio per Nocturn Alley» dico dopo un po', dopo che ha enunciato tutte le sue strofe, dopo l'ennesimo abbraccio. «Il mio letto è abbastanza grande per entrambe, ma se preferisci ho una branda e te lo lascio.»
Prendo le sue mani e, finalmente anche io più distesa e in grado di scherzare, comincio a molleggiare, avanti e indietro, tirandola e spingendola un po' da me e verso di me.
«Cooooomunque, per cena ci sono patatine fritte di ieri da riscaldare e spaghetti alla salsa di pomodoro. Vanno bene?»
Le faccio un occhiolino, e solo ora mi pervade un po' d'imbarazzo, perché ho realizzato solo in questo momento fin dove io mi sono spinta con lei questa sera.

 
Top
view post Posted on 3/9/2022, 17:26
Avatar

entropia.

Group:
Grifondoro
Posts:
3,690

Status:


Knock my chest, emptiness
Sound of death and loneliness
All this walls crush my head
Sound of broken bones and death

La tetraggine che ha avvolto la mia vita — il mio spirito — continua a incombere su di me. La presenza di Casey, però, rischiara una porzione del mio io e mi aiuta prendere fiato. C’è un velo di letargia che annebbia le mie percezioni, ora intensificandole esponenzialmente ora assopendole. Ciononostante, Casey è riuscita a riportarmi alla coscienza — a ripescare la Nieve derelitta che ho costretto all’oblio. Per la prima volta, la guardo per quello che è diventata nei mesi trascorsi: una ragazza e non più una bambina da salvare e da guidare.
Nel cogliere il suo imbarazzo, sorrido e ricambio l’occhiolino. Poi, le lascio le mani dolcemente, facendo scivolare le sue dita poco alla volta tra le mia. Non voglio che pensi di avermi offesa. Non voglio che si senta inadeguata. Riesco a vedere sul suo viso la stessa inesperienza — solo più tormentata — che dominava me prima che conoscessi Astaroth. Ricordo quel momento con un sospiro malinconico, ma annuisco per scacciare la nostalgia e dare seguito alla proposta di Casey.
Da quando mi sono trasferita, ho mangiato così poco che Tilly ha quasi dovuto costringermi… per quanto sia possibile a un elfo domestico imporre la propria volontà sul padrone. E la mia alimentazione è cambiata, passando a un registro di gran lunga più raffinato. I Morgenstern — e Astaroth su tutti — hanno sempre amato, sostenuto e brandito il concetto di eleganza. La mia mentore era in se stessa l’incarnazione dell’ideale edonista del vivere la vita. Spaghetti al sugo e patatine è una proposta molto distante distante dalla latifondista che sono diventata, eppure così vicina alla bambina che sono stata. La stessa che rubava il cibo ai cani randagi per non morire di fame.

Passo il tempo con Casey piacevolmente. Sbocconcello il cibo — o, forse, dovrei dire che lo tocco appena — e provo a distrarla con qualche racconto sopra le righe, io che ne ho accumulati parecchi vivendo la mia vita ben oltre i limiti. Eludo qualsiasi riferimento possa portarmi a dare spiegazioni in merito alla mia sparizione, ai motivi che vi stanno dietro, a quando e se mai tornerò a scuola. Sono i miei occhi e i miei capelli ad avvisarmi del rischio, trasmettendomi una sensazione di dolore sordo tutte le volte che l’oggetto della conversazione rischia di vertere su un terreno scosceso.
Di tanto in tanto, le sfioro una mano per assicurarmi che sia qui con me, che sia vera e non frutto di un’allucinazione psicotropa. Una volta, decido di prenderle le dita tra le mie e di baciarle una ad una, teneramente, nel silenzio denso della casa. Quando le iridi di luna tornano a fissarla, trovo un leggero rossore sui suoi zigomi e mi concedo un accenno di risata. Poi, la invito a dormire, adducendo una stanchezza che non mi appartiene davvero.
Chi, come me, combatte una lotta con demoni tanto potenti non corre il rischio di addormentarsi. A me, non è dato il lusso di prendere sonno facilmente e, se accade, gli incubi che trovo oltre la soglia dell’incoscienza sono talmente vividi e sconvolgenti da farmi preferire la veglia.

Casey mi stringe a sé tra le lenzuola. Lo fa con la stessa dolcezza che mi ha avviluppato il cuore durante il primo abbraccio, un paio di istanti dopo averla invitata a farmi del male. Il contatto con il suo corpo è inedito e caldo, ma non nel modo in cui sono abituata ad avvinghiarmi agli altri. La pansessualità ti rende libera dai pregiudizi e ti apre le porte per provare esperienze che mai avresti immaginato di fare. Per me, la scoperta della mia sessualità è avvenuta con naturalezza in questa fase di sordida follia.
Io, però, ho sempre fatto un sesso selvatico senza provare nulla per la persona a cui mi sono data. Non mi sono mai lasciata avvolgere dalle braccia di qualcuno. Non ho mai smesso di seguire la prima regola aurea che Astaroth mi ha insegnato: “Devi divertirti, ma quando hai finito devi essere la prima a scappare”.
L’abbraccio di Casey non pretende nulla da me. Non mi sta chiedendo di farla godere, di trasformare il suo corpo in una mappa e di scoprire dove si trovi il suo tesoro. Non desidera fare contorcere me per portarmi all’acme. Spera soltanto che resti con lei, che rimanga al sicuro e, per un po’, decido di concederglielo.

La luna è ancora alta nel cielo e i suoi raggi d’argento rilucono, nonostante tutto, nel cubicolo sporco che Casey chiama casa. Il respiro di lei, ancora accoccolata a me, è ora più pesante. Riesco a sentirlo a poca distanza dal mio orecchio smuovere piano un paio di ciocche bianche e solleticarmi la pelle del collo. Sorrido senza celare il velo di amarezza, stavolta. È giunto il momento di andare, di dire addio a… Be’, a qualsiasi cosa abbia significato questo frammento di incontro tra noi!
«Non posso metterti in pericolo» le sussurro, accarezzandole il viso, ora seduta sul bordo del letto. La guardo dormire profondamente e mi coglie il desiderio di restare — non per un tempo determinato ma per sempre. Di fermare le lancette dell’orologio. «Io porto solo guai e tu… Ho bisogno che tu stia bene. Che resti viva».
Mi chino per darle un bacio sulla guancia e indugio più che posso. Per lei, per me, per entrambe. So che non posso lasciare nessun altro segno del mio passaggio, altrimenti si ricorderebbe di questo momento. Invece, deve dimenticarlo. Deve pensare di averlo sognato. Deve tornare a vivere la sua vita come se io non fossi mai accaduta — lasciare che il tempo sbiadisca il mio ricordo e mi cancelli dal suo cuore, come farà con tutti gli altri.
«Ti voglio bene, Casey!»

La luce aranciata del sole sfiora Casey Bell, imprigionata in una spirale fatta di sogni e lenzuola. Quando apre gli occhi, di Nieve Rigos è rimasta soltanto una traccia di profumo sul cuscino e sui vestiti che indossa; e un lungo capello d’argento che gioca a rimandarle riflessi argentati dal pavimento sotto il tavolo della cucina.

 
Top
21 replies since 18/8/2021, 17:50   779 views
  Share