Bubbles, Privata. Per i Prefetti Bbbbelli

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view post Posted on 29/10/2021, 19:22
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CASEY BELL • PREFETTO GRIFONDORO • 17 ANNI • TERZO ANNOUn Prefetto entra in bagno.
Splash.
L'acqua l'accolse con lo stesso entusiasmo di un Aiden Weiss ubriaco alla Festa di San Patrizio di Hogsmeade. Pacche sulla schiena, soffocamento, lacrime agli occhi.
L'acqua le entrò ovunque, naso, bocca, vestiti, mutande, tasche, zaino. Casey sprofondò nella piscina fino a toccarne il fondo col deretano, le braccia sopra la testa e mille bollicine che le uscivano dalle narici. Presa coscienza di quanto accaduto si diede una spinta e risalì bramosa d'aria.
Si catapultò all'esterno inspirando una grossa boccata. Le ciocche di capelli corti vennero lanciate all'indietro schizzando acqua e saponata. Respirò annaspando con le sopracciglia alzate e dopo aver spostato lo sguardo sulla vendicatrice bronzo e blu disse: «Ussshhhh! Sarò sincera, non mi aspettavo una tale presa di posizione da un Corvonero.» Rise.
L'ansia si era sciolta nell'acqua assieme al sapone. Da ogni dove venivano lanciate battutine sulle casate, sui Grifondoro, sui Corvonero, su chicchessia, ma nessuna di quelle la tangette. Si scherzava, ed era fondamentalmente un gioco per sbriciolare l'imbarazzo dello strano incontro in costume da bagno e canottiera bagnata.
Sorrise birbona a Gwen. S'era fatta male? Forse più all'orgoglio, ma la pronta preoccupazione delle altre la punse col senso di colpa. «Stai bene, vero?» Fece una linguaccia a Camille. Uscì la lingua e l'agitò storcendo il volto. Poi un bacino. «Gne gne gne. Vuoi provare? Fatti sotto.»
Nuotò fino al bordo in fondo, dove le vetrate proiettavano luce colorata sull'acqua increspata. Riuscendo a toccare il fondale con i piedi, posò sul pavimento lo zaino zuppo, il mantello inzaccherato. Mentre ascoltava i colleghi discutere e sorrideva divertita alle loro battutine, si sfilò la bacchetta di Nocciolo dalla tasca e imprecando mentalmente per il peso madornale dell'acqua nei vestiti, si sfilò il maglione nero che ormai sapeva di frescopino e non più di sudore come tutto il resto, strizzandolo e provocando una cascata d'acqua e bolle.
Rimase in canottiera. Una canottiera slabbrata che probabilmente aveva utilizzato per anni e che avrebbe utilizzato ancora finché non sarebbe stata una pezza per la lettiera di Julius Marvin. Sotto si vedeva una fascia. Strettissima, le circondava il busto e lo stringeva con la stessa intransigenza di un corpetto settecentesco, con l'unica differenza che invece di slanciarle i seni verso l'alto aveva lo scopo di appiattirle il petto con l'ausilio di una spilla. La pelle nei pressi era arrossata, graffiata, ma Casey sembrava non badarci.
Impugnò la bacchetta con aria malandrina, ma non era sua intenzione usarla su nessuno. Invece, frugò nello zaino ed estrasse un pacchetto fradicio di sigarette. Prosciugò l'acqua di cui erano imbevute con un Arefacio e se ne mise una in bocca contemplando Daniel, colpita dal suo discorso. Ragionevole e diplomatico, pensò.
«Bando agli scherzi, c'è qualcosa di marcio in questo castello.» Mise la schiena contro il bordo, poggiò i gomiti sul pavimento. Le dita erano immerse in acqua.
«Per chi non c'era... C'è stata un'incomprensione di propositi dovuta al pregiudizio. Joshua Ellis - mi pare che sia al secondo o al terzo anno, non ricordo - voleva convincere un suo amico di Tassorosso, il cui nome mi sfugge, a fargli da cavia per un incantesimo. Joshua non ci vedeva nulla di male. E' ambiziosetto il ragazzo, voleva provare un Exulcero; ma per chi non lo sa non si tratta di un incantesimo da quattro soldi. Il Tassorosso non era molto convinto, non conoscendo gli effetti della fattura. Alla fine ha acconsentito con riluttanza. Nel momento in cui Ellis ha preso la bacchetta una nostra matricola lo ha placcato e ha cominciato a fare casino. Urlava e gli dava del "solito Serpeverde cattivo". Ero lì vicino con Viv quando sentii il fracasso e mi sono messa in mezzo. Diciamo che nessuno si è fatto male ma la situazione non si è risolta. Ma secondo voi se accendo scatta, chessò, un allarme e piove acqua? Insomma, siamo già fradici...» Chiese in una parentesi nel discorso sollevando i palmi.
«Comunque. Daniel ha ragione, benché io non sappia quanto sia serio. Ho preso da parte la matricola e ho cercato di fargli capire che non deve più dire cose simili. Non esiste una casata cattiva, non esiste una casata degli stupidi o dei fifoni o degli asociali. Quando mi sono iscritta qui non ne capivo un cazzo. Non sapevo che esistesse niente di tutto ciò: casate, bordelli, gente che si ammazza a parole e con la bacchetta, oltre che perché è mezzosangue o nata babbana. E mi fa senso sapere che noi cresciamo in un ambiente del genere. Non posso avere il pensiero che qualcuno mi dica che ho fatto qualcosa di sconsiderato perché sono una Grifondoro o che non posso spiccare in Pozioni perché non sono Serpeverde. E tu, Jean, non devi sentirti addosso il peso di un compito andato male, per puro esempio, solo perché così disonori Corvonero. E' un sistema malato.»
Si tolse dalle labbra la sigaretta ormai di nuovo bagnata dalle goccioline che le colavano dai capelli e la pose accanto alla sua roba.
«Vorrei che tutti noi prendessimo da parte i nostri, quelli recuperabili almeno, i più piccoli, e gli facessimo capire che la casata e il suo passato non determinano la nostra personalità. Che le quattro casate rappresentano qualità presenti in tutte le persone, salvo rari casi. Magari veniamo smistati dal Cappello in una casata piuttosto che in un'altra perché abbiamo obbiettivi diversi e abbiamo mezzi diversi per raggiungerli. Ma fondamentalmente se tutti noi cooperassimo e ci aprissimo a questi quattro valori saremmo degli esseri umani completi. Un ambizioso senza coraggio non saprebbe dove andare, un coraggioso senza intelligenza sarebbe un temerario» cheers a O'Hara «Un intellettuale dotato di pazienza ed empatia diventerebbe un ottimo insegnante, mentre un empatico senza un briciolo di ambizione soccomberebbe sotto il peso dei problemi altrui senza dare valore a se stesso.»
Li guardò tutti e deglutì, rendendosi conto di aver parlato un sacco e di aver probabilmente fatto una lezione non richiesta.
«Quindi spiegatemi che cazzo di senso ha tutto questo, quando la mia matricola potrebbe essere meno attaccabrighe per partito preso ed Ellis potrebbe imparare a pensarci due volte prima di fare un incantesimo su di un amico?»Words of Magic | Miscellanea | 8 • C'è uno scontro fra casate e ognuno ribatte che la propria casata è la migliore. Tu cosa fai?

 
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Susan Gɯen Nieranth ¬ Prefetto Tassorosso

Vedere le risate degli altri Prefetti dopo che fuoriuscì dall'acqua fu davvero imbarazzante. Non sapeva quanta schiuma le stesse governando i capelli o le spalle in quel momento, ferma e dritta come un palo con i pugni socchiusi sotto l'acqua; non ci dava peso, pensava solo che tutta la divisa Tassorosso si stesse inzuppando per bene. Non voleva prendersela con Casey direttamente, era difficile per lei tenere il muso con i suoi amici e conoscendo la compagna era consapevole del fatto che la sua azione non avesse cattive intenzioni. Allo stesso tempo, anche se Camille si era preoccupata per lei, era impossibile starsene tranquilli mentre le risate rimbombavano nelle sue orecchie, come se non vi fosse nessun altro suono. Certo, chi non avrebbe riso? Non c'era da prendersela con qualcuno in particolare, nessuno si era fatto male, senza contare che restare in acqua era davvero piacevole. Così per zittire la sua testa, la Nieranth se la prese con l'intera Casata Grifondoro, parlando istintivamente senza pensare a cosa stesse dicendo. Quella sì che era stata un'azione spudorata.
L'intento era palesemente quello di aizzare una guerra contro Grifondoro, era la soluzione più rapida per dare la colpa a qualcuno e soprattutto per distogliere le attenzioni dal suo goffo tuffo. Sembrò funzionare: in prima battuta si decise di esprimere le proprie idee sulle Casate di Hogwarts, su quale fosse quella in grado di agire meglio delle altre, quindi la Tassorosso poteva tornare a pensare a come svignarsela da quella situazione. Sì perché in un dibattito simile lei non sarebbe riuscita ad esprimere un bel niente, eccetto l'esperienza di quegli anni ad Hogwarts, non aveva la minima idea di come approcciarsi ad un simile discorso. Conosceva le Case per i loro stereotipi, per le voci di corridoio e per quegli eventi che il ruolo da Prefetto le aveva permesso di conoscere, quindi per lei la suddivisione posta agli studenti di Hogwarts aveva il senso che il Cappello cantava ogni anno. Non sarebbe riuscita a prendere una presa di posizione e se solo non si sentisse impacciata nel nuotare fino al bordo della vasca, sarebbe già fuggita via da quella stanza, a costo di sembrare permalosa.
Poi però, anche Casey fu spinta dal Prefetto Corvonero e la situazione iniziò a prendere una piega diversa. Subito la Tassorosso si avvicinò all'amica, cercando di camminare sul fondo dell'enorme vasca, con il mantello scolastico che le impediva i movimenti ancor più della stessa acqua, mentre le braccia evitavano maldestramente di nuotare. Si accertò che la Grifondoro fosse riuscita a riprendere fiato e quando vide il suo sorriso scherzoso si rilassò non poco, sentendosi prontamente in colpa per le parole di poco prima. Rispose alle compagne che le chiedevano come stava facendo cenno con il capo, dimostrando che fosse tutto a posto, almeno fisicamente.
Dopo il secondo spintone, tutti avevano deciso di immergersi, in modi diversi, rendendo così quella vasca una vera e propria festa in piscina. Quindi adesso era davvero troppo tardi per andarsene. Vide Casey disfarsi dei suoi abiti e pensò che avrebbe dovuto fare la stessa cosa: muoversi in acqua con la divisa scolastica era troppo complicato, oltre che stupido. Cominciò allora a slacciarsi il mantello, ma non riuscì a fare a meno di notare la fascia al di sotto dell'usurata canottiera di Casey: sembrava molto stretta, tanto da far male e si chiese perché, non era sicura di riuscire a capire. Quando poi vide la compagna estrarre la bacchetta per asciugare le sigarette, si ricordò della la sua ancora nelle tasche del mantello. Estrasse con preoccupazione il legno di quercia, sollevandolo fin fuori l'acqua: sembrava aver assorbito parte dei saponi che sovrastavano la vasca, ma fortunatamente non le sembrò nulla di grave.
«Almeno adesso profumano di qualcosa di buono...» Disse rivolta alla Grifondoro, in riferimento alle loro bacchette, «e non del vecchio Olivander!» Concluse tentando di sdrammatizzare prima del discorso che la compagna si apprestava a fare. Raccontò degli eventi del verde-agento Ellis e si ricordò del povero Miles che, inconsapevolmente compassionevole, si fece convincere a quasi ustionarsi la pelle. Lei stessa, dopo quell'episodio, aveva detto al Tassorosso di non fidarsi mai di un Serpeverde; se ci pensava bene, non lo aveva detto solo per proteggere il carattere ingenuo del concasato, ci andavano di mezzo proprio quegli stereotipi che Casey stava guardando da un altro punto di vista. La Tassorosso ascoltò con molto interesse le parole della compagna dopo che, finalmente, si era disfatta del pesantissimo mantello. Aveva assolutamente ragione, non c'era alcun senso nel giudicare una persona solo per la Casa a cui apparteneva o peggio, solo per il sangue che gli scorreva nelle vene. Lei però, che si lasciava spesso sopraffare del giudizio delle persone, non sarebbe mai riuscita ad esprimere un concetto del genere poiché avrebbe significato anche non dare peso a quella storia della sua nascita che ancora non aveva imparato ad accettare. Rimase così in silenzio, aspettando che Casey concludesse il discorso, con diversi altri pensieri che le affollavano la mente, prima di azzardare un'altra ipotesi: «Il fatto è che...» Percependo il suono della propria voce, che si stava mischiando con un dibattito dal quale fino a poco prima cercava di fuggire, le fece uno strano effetto, ma si impose di continuare, «Ci mettono nelle condizioni tali di dover competere tra noi, per una Coppa che significa non so bene cosa.» Anche un solo occhio posato su di lei in quel momento, la fece sentire troppo esposta. «Certo, una sana competizione non può fare così male, ma unita a tutto il resto porta inevitabilmente ad astio e rancore. Non tutti gli studenti sono maturi al punto da riuscire a fare un discorso del genere.» Senza contare che le stesse famiglie tramandano certi principi nei propri figli, ma questo la Nieranth non poteva comprenderlo a pieno.

Words of Magic ¬ Miscellanea 8. C'è uno scontro fra casate e ognuno ribatte che la propria casata è la migliore. Tu cosa fai?
 
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VIVIENNE PIERCE ✿ prefetto Grifondoro


Le sue parole furono rapidamente seguite dalle risposte degli altri Prefetti, ognuno con qualche commento o frecciatina riguardo alla faccenda Ellis. Vivienne cercò di seguire gli scambi, intuendo alcune note sarcastiche da parte di qualcuno, ma senza esserne troppo sicura - non era un granché nel leggere tra le righe - così decise che forse era meglio starsene un po' zitta e ascoltare, cosa che invece le riusciva molto meglio.
Nonostante le frecciatine, sempre che avesse capito bene, uno per uno quasi tutti i Prefetti finirono in acqua, in men che non si dica le uniche all'asciutto rimasero lei e Camille. Certamente si sarebbe volentieri unita agli altri, ma l'unico modo per farlo sarebbe stato buttarsi vestita. Sarebbe stato esibizionismo il suo? Tutti quelli che erano entrati spontaneamente avevano un costume - così come doveva essere - quelli che erano finiti in acqua vestiti invece erano stati buttati contro la loro volontà. Stava decidendo il da farsi, quando Camille la tolse dall'impiccio, spingendola in acqua. Il colpo della ragazza non fu particolarmente letale, la vera colpevole fu la goffaggine della bionda, che le impedì di riacquistare l'equilibrio in quei 2 secondi che aveva a disposizione. Finì maldestramente in acqua, la schiuma le entrò nel naso e la fece tossicchiare un po', una volta riemersa in superficie. Forse quel gesto era stato una vendetta per quello che Casey aveva fatto a Gwen, ma ormai era passato troppo tempo affinché Viv potesse collegare i due episodi. « Ehi! » Per un attimo si finse indignata, ma poi si mise a ridere: in realtà fu grata a Camille per aver fatto il lavoro sporco al posto suo: alla fine aveva ottenuto quello che voleva, entrare in acqua. E, dopo aveva spinta, anche la Tassorosso era entrata: ora sì che erano tutti dentro.
Ci mise un attimo a realizzare che i suoi vestiti erano zuppi d'acqua e di conseguenza, molto più pesanti. Imitando Casey e Gwen si liberò di quelli superflui, rimanendo in camicia e gonna, non l'abbigliamento ideale per farsi un bagno, ma comunque meglio di prima.
La discussione sul caso Ellis nel frattempo continuava; prese la parola Casey che mise da parte le frecciatine e le battute, parlando chiaramente e analizzando la faccenda da un'altra prospettiva. Vivienne l'ascoltò con attenzione; non aveva mai pensato alla faccenda in quei termini. Dopotutto, era arrivata ad Hogwarts senza sapere niente e lì le avevano insegnato che gli studenti vengono inseriti in delle casate in base alla loro attitudine, mai le era venuto in mente di chiedersi se fosse completamente vero. Era tutto semplice: l'avevano inserita nella casata dei coraggiosi, quindi indubbiamente doveva esserlo (o no?). Per non parlare della sicurezza che le dava essere parte di qualcosa di più grande, la Nobile Casata dei Grifondoro. Era sempre stata fiera dei valori della sua casata, e invece, dalle parole della collega, pareva che in realtà non fossero così importanti, magari neanche li possedeva. Le parole di Casey la stavano un po' spiazzando, non se le aspettava proprio. Quindi rimase zitta, non se la sentì di ribattere, ma non riusciva neppure a darle ragione al 100%. Aveva bisogno di distrarsi da quei pensieri che la stavano seriamente mettendo in crisi. Doveva concentrandosi su altro. Lo sguardo le cadde su Casey stessa, e in particolare la sigaretta che stava appoggiando a bordo vasca proprio in quel momento. Quale miglior modo per distrarsi che provando a fumare una sigaretta? Quel gesto poteva sembrare non avere senso ma per Vivienne era la cosa più logica possibile. Forse un po' per vedere se aveva davvero il coraggio di provare a fare un tiro - il timore di non possedere le qualità di un Grifondoro la spaventò. Un po' era, banalmente, per pura curiosità: le capitava spesso di vedere o meglio, ultimamente ci faceva più caso, ragazzi che fumavano nei cortili, inclusa Casey, e doveva capire perché così tanta gente non ne poteva fare a meno. Si spostò fino ad arrivare al bordo della piscina, vicino a Casey. « Posso? » Le chiese, indicando il pacchetto appoggiato accanto al suo zaino. In realtà non aspettò neanche una risposta, sapeva che la collega non le avrebbe detto di no. La strinse tra le dita, osservandola incuriosita. La stava accendendo quando si accorse di avere una platea di sei persone che la stavano guardando, mentre lei non era neppure troppo sicura di quello che dovesse fare. Non voleva sembrare una novellina, non aveva idea se i presenti lo avessero mai fatto, nel dubbio era sempre meglio cercare di fare bella figura. La appoggiò tra le labbra - imitando il gesto di Casey di pochi minuti prima - ma non sentì granché. Stava sbagliando qualcosa. Ricordò che una volta, parlando con Olivia dell'argomento, le disse che bisognava "aspirare". Non sapeva se fosse vero, ma di solito l'amica non era solita sbagliare così decise di provare. L'effetto fu immediato e distruttivo; la gola prese a bruciare intensamente. Doveva assolutamente tossire ma in nessun caso al mondo lo avrebbe fatto davanti agli altri. Provò a serrare la bocca e stringere i denti, ma riuscì a sopportare solo per pochi secondi, poi i colpi di tosse arrivarono. Vivienne si girò da una parte e tentò - malamente - di nasconderli coprendosi la bocca con una mano. Si pentì subito della sua idea, chissà cosa avrebbero pensato di quel teatrino. Si sarebbe volentieri sotterrata. Ma si sa, ad ogni idea ne segue una peggiore, quindi in quell'attimo di panico, Vivienne pensò che il modo migliore per venirne fuori era distrarre a sua volta gli altri. Così si riaccodò al discordo di Casey, approfittando dell'occasione per tirar fuori qualcuno dei suoi dubbi. « Le casate le hanno create i quattro fondatori, vero? » Non aveva ancora avuto modo di studiare in classe la fondazione di Hogwarts, ma alcuni racconti per forza le erano arrivati alle orecchie. « Perché hanno scelto questa divisione? È vero, c'è competizione per la vittoria della Coppa, ma potevano dividerci in tanti modi diversi, anche a caso! Forse per qualche motivo loro credevano che questa divisione fosse necessaria. » O forse era Vivienne stessa a crederlo? « Un motivo che a noi sfugge. Forse magari è per spingerci a coltivare i nostri valori... » Sapere di stare tra i coraggiosi l'aveva sempre spinta ad esserlo sempre di più, Vivienne si aggrappò a questo pensiero, mentre sentiva che molte delle sue sicurezze stavano pian piano crollando.


Words of Magic | Miscellanea 8 C'è uno scontro fra casate e ognuno ribatte che la propria casata è la migliore. Tu cosa fai?

 
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⸙ B U B B L E S ⸙Jean Grey ♦ 15 anni ♦ Prefetto CorvoneroFo2bqedEra andata bene: a parte la frecciatina ricevuta dal ragazzo, secondo cui i Corvonero avevano la tendenza a defilarsi per lanciare solo consigli a destra e a manca, nessuno sembrava essersi infastidito per la sua ultima uscita, tanto meno Casey. Jean non capiva bene perché in quel momento le importasse tanto il parere di quella ragazza, che un po' la metteva in soggezione ma che la attirava come una calamita. In ogni caso, nel giro di poco tempo quasi tutti, volenti o nolenti, seguirono il suo consiglio e furono lanciati si buttarono in acqua. Ora che la vasca era piena, Jean si rese conto di quanto fosse spaziosa. Non era più il tempo di rilassarsi, visto che ormai volavano schizzi ovunque, ma lo spettacolo era meraviglioso: gente che cadeva malamente in acqua, alcuni che si spogliavano, altri che sembravano inaciditi e altri ancora che ridevano. Jean, col suo costume rosso fuoco, era una delle poche a non essere finita in acqua con i vestiti addosso. Rise di gusto insieme agli altri, e poi tornò a fissare Casey. Quella ragazza sembrava complessa, tosta, con tante cose nascoste dentro da poterci scrivere un libro; forse era questa complessità ad attirare tanto Jean. La vide rimanere in canottiera, lo sguardo le cadde sul petto e di nuovo fu colpita da uno strano senso di colpa, che ora iniziava forse ad assumere una forma sensata. Distolse lo sguardo e si guardò un po' attorno: chi più o meno fradicio e coperto di schuma, tutti ascoltavano il discorso di Casey. Jean concordava su tutta la linea: odiava i pregiudizi, soprattutto quelli che portavano a inquadrare una persona in un certo modo solo per il mondo a cui "appartiene". Era vero, però, anche quanto detto da Gwen sul senso della competizione, e su quanto i ragazzi fossero effettivamente spinti dal contesto a comportarsi in un certo modo. E sulle perplessità di Vivienne, Jean prese parola.
« La verità è che è un discorso molto complesso, difficile da esaurire in una sola conversazione. È assurdo pensare che due persone siano uguali nel carattere solo perché appartengono alla stessa Casata, non siamo tutti fatti con lo stampino. » Si prese una pausa per schiarirsi la voce. « Io credo che il Cappello ci assegni in un ambiente che possa favorire lo sviluppo del nostro potenziale, soprattutto di quello che ancora non conosciamo, ma questo non vuol dire che abbiamo tutti una sola qualità in comune e non possiamo essere contaminati dagli altri ambienti di questa scuola.» Si ricordò delle parole che Casey le aveva rivolto, riguardo al fatto che non dovesse sentirsi in colpa se non fosse andata bene in una materia in quanto Corvonero: non poteva essere più d'accordo, anche se lei stessa faticava ad accettare di andare male, ma non per la sua Casata di appartenenza quanto per i suoi obiettivi personali. « Casey, hai ragione. E quello che dici non vieta comunque di essere fieri della propria Casata, delle proprie qualità principali e dei propri compagni. La competizione, a mio avviso, dovrebbe essere presa come stimolo per fare sempre meglio, per sé stessi ma anche per i propri compagni e per il prestigio dell'intera scuola. Vero è, però, che come dice Gwen non tutti sono in grado di vivere la competizione nel modo in cui è stata pensata, e sono in tanti a competere in modo aggressivo, anche spinti spesso, e purtroppo, dalle proprie famiglie o dagli stessi compagni. Qui, come dice Casey, entriamo in gioco noi: è nostro compito far sì che tutti considerino gli altri per quello che sono, ognuno con le sue simpatie e antipatie personali, per carità, ma non in funzione della Casata di appartenenza. » Si rese conto di aver parlato senza sosta, e sentì le guance riscaldarsi. Cercò un modo veloce di sdrammatizzare. « Insomma, gli imbecilli sono dappertutto, mica solo in Serpeverde! » Buttò lì la battuta, ma lo pensava sul serio: c'erano idioti in tutte le Casate così come c'erano altrettante persone in gamba, coraggiose, intelligenti, leali e ambiziose in giro per tutta Hogwarts. La storia di Joshua Ellis, le cui intenzioni erano state travisate solo perché Serpeverde, era indice di qualcosa di grave e marcio, come aveva detto Casey, che non era da sottovalutare: si doveva prendere quella storia come esempio per aiutare tutti a eliminare dalla propria mente quel genere di pregiudizio.

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PHOEBE HALLIWELL - PREFETTO CORVONERO - 16 ANNI - II ANNOphoebe-halliwellInarcò un sopracciglio alle parole del Prefetto Serpeverde. Non aveva avuto certo intenzione di attaccare nessuno, aveva semplicemente voluto esprimere quello che lei sapeva, quello che le era stato riferito, nulla di più. Fu poi chiaro a cosa il ragazzo stesse riferendosi con le parole successive: al Ballo delle Fate, ovviamente. In quella occasione, erano state coinvolte tutte le Casate nel "casino" che era scoppiato. Tutte, tranne Corvonero. Decise di sorvolare sulla faccenda, non sarebbe servito a nulla in questo caso guastare il clima più rilassato che nel frattempo era andato a crearsi. Si stava così meravigliosamente bene in acqua. Si voltò posando i gomiti sul bordo della vasca. Rise di rimando all'esclamazione di Casey per poi prendere ad ascoltare il racconto di ciò che riguardava l'evento su cui avevano cominciato a confrontarsi. Il modo in cui la Grifondoro espose gli avvenimenti lasciava ben trasparire quanto questi fossero gravi. E in effetti, lo erano. « Credo che il problema stia alla base » Cominciò a dire. « Ho partecipato ad un campeggio estivo » Continuò. Ricordava che, un paio di anni prima, quando le aveva chiesto se poteva partecipare insieme ad alcune amiche senza poteri magici al campeggio, Nonna Penny non si era dimostrata affatto entusiasta della cosa, ma alla fine era riuscita a convincerla. « I primi giorni ci hanno fatto fare delle attività tutti insieme. » Avevano trascorso quei momenti in totale serenità collaborando l'uno con l'altro: nessuno si era sognato di attaccare gli altri. « C'è stata collaborazione, vicinanza. E solo quando gli organizzatori ci hanno divisi in gruppi - un po' come fa il Cappello Parlante - hanno cominciato a svilupparsi i primi attriti, i primi scontri » Aggrottò la fronte cercando di far tornare tutto alla mente. « Noi siamo meglio di loro... Insieme ad epiteti molto poco carini » Non se la sentiva di ripetere quegli epiteti. « La pace poi è tornata quando ci hanno dato degli obiettivi che potevamo raggiungere solo con la collaborazione tra i gruppi » Si prese una pausa. « E secondo me, il tutto è valido anche qui, ad Hogwarts. Con questo non voglio dire che non vada bene la divisione in sé. Quello che intendo è che, se anche qui si comincia a puntare sulla collaborazione, invece che sullo scontro e il pregiudizio tra Casate, non dovrebbero verificarsi eventi simili a quello accaduto due giorni fà. Ovviamente un po' di sana competizione per la Coppa non fa certo male. » Riprese le parole di Gwen. « Ma se, alla base di tutto, c'è supporto, cooperazione e partecipazione, il clima certo migliora. Ancor di più se siamo noi i primi ad evidenziare, con i nostri comportamenti e le nostre parole, che non siamo migliori degli altri solo perché apparteniamo a Corvonero, Grifondoro, Tassorosso o Serpeverde. E' importante il senso di appartenenza, il sentirsi parte di qualcosa - ed è questo che non deve mai mancare. » Lei ne era fermamente convinta, perché era proprio questo che portava le persone a percepirsi importanti. « Tuttavia, in sostanza è il focus che deve cambiare. Interagire con una persona in base ai preconcetti di tipo negativo non va bene. Quella persona potrebbe non essere come si crede. La vicenda di Joshua Ellis lo testimonia. » Poi ovviamente non tutte le persone erano buone e simpatiche: sarebbe stata un'illusa a crederlo. Lei stessa infatti era consapevole che ci fossero persone che mai sarebbe riuscita a sopportare. « Bisognerebbe provare a conoscere quella persona, prima di dare una qualunque forma di giudizio. »Words of Magic ♧ Miscellanea ~ 8: C'è uno scontro fra casate e ognuno ribatte che la propria casata è la migliore. Tu cosa fai?



Edited by » Phoebe ° - 2/11/2021, 19:08
 
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view post Posted on 4/11/2021, 15:47
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Non avevano capito niente, notò Daniel con un sospiro di sollievo. Il suo era stato preso come discorso conciliatore, quando invece voleva solo fare del sarcasmo. Tipico dei Grifondoro sogghignò tra sé. Il discorso successivo di Casey lo ascoltò però con molta attenzione e gli fece drizzare le antenne. I concetti espressi erano molto interessanti, eppure il suo sopracciglio sinistro restava intento nel cosplay di Don Carletto Ancelotti, qualcosa non gli tornava ma non avrebbe saputo dire cosa. Aspettò in silenzio, i pensieri in subbuglio, una certa agitazione data dal non sapere cosa lo turbasse.

Rimase così in silenzio, il funghetto di schiuma ostinato in testa, ad ascoltare i discorsi delle altre, appoggiandosi anche egli col gomito a bordo vasca per poterle osservare meglio, tenendo al contempo la schiena e le gambe distese sotto l'acqua, muovendo queste ultime di tanto in tanto, attento a non creare schizzi. Il sopracciglio si abbassava via via, ma il sorriso del prefetto prendeva una piega amara man mano che ascoltava e quando tutte ebbero finito seppe cosa l'aveva lasciato così pensoso. Prese la parola
- non mi aspettavo questa piega - confessò, il tono amaro quanto il sorriso - devo dire che concordo in pieno con te, Casey - anche se non era così serio prima, evitò di specificarlo. Riprese - e da Serpeverde ho piacere a sentire le vostre parole - le guardò una ad una in volto, come ad imprimere meglio il senso del suo discorso e la sincerità della propria gratitudine. Però.
- Però sono facili da dire queste cose al vostro posto. Certo, gli imbecilli non sono solo in Serpeverde, dici bene - diresse un cenno del capo verso Jean - eppure tu hai citato noi, non hai detto "non sono solo in Corvonero, Tassorosso, Grifondoro" - una breve pausa per fare arrivare meglio il senso del proprio discorso, l'amarezza delle proprie parole - ciascuno in questa scuola reagirebbe diversamente se gli venisse detto di fidarsi di un Serpeverde o di qualcuno di un'altra casata, questo è indiscutibile. Non è un problema di tutti contro tutti, è un problema di tutti contro dei singoli ben determinati. - Abbassò lo sguardo un attimo, come schiacciato dal peso delle proprie parole, poi lo rialzò con fierezza - perciò vi ringrazio per ciò che avete detto, ma non la starete facendo un po' troppo facile? Non starete guardando da un punto di vista un po' privilegiato? Bello che vi siate rese conto di un problema, ma da dove lo state guardando? - Certo, le serpi avevano parte della responsaibilità ma non era forse un circolo vizioso, un cane che si morde la coda? Secoli di timore e di ostracismo da parte delle altre casate si tangevano, si respiravano nelle stanze della sala comune verde-argento. Per quanto Daniel ne avesse risentito il giusto però aveva visto troppe volte in azione lo stereotipo, troppo era stato inebriato da quell'aria piena di solitudine che aveva condotto molti, troppi, all'elitario disprezzo e spesso a una via più oscura di quella che il fato aveva tracciato per loro.
Lasciò le domande aleggiare nell'aria, non dette un'interpretazione, non dette un punto di vista. Non voleva in alcun modo condizionare quelle che sarebbero state le riflessioni delle altre, solo aprire un diverso punto di vista. Sarebbe stato tacciabile di non voler ammettere le responsabilità della sua casata, di ergersi a simbolo di perfezione. Così non era, non nei suoi intenti, ma Daniel non lo specificò, preferendo che ognuno si facesse la propria idea, prima di portare quella che era la sua esperienza personale nell'ambito della discussione. Non si pronunciò inoltre sulla quaestio del razzismo verso i nati babbani. Era una cosa che non comprendeva e che risaliva a ben prima che il mucchietto d'ossa e cenere rispondente al nome di Salazar Serpeverde avesse calcato quelle terre. Era inoltre un fermento presente in tutte le casate di Hogwarts, eppure al solito era un germe di cui solo i verde - argento erano tacciati, quando invece le responsabilità andavano piuttosto cercate nel nucleo familiare dei singoli. O almeno così pensava


Words of Magic / Miscellanea 8: C'è uno scontro fra casate e ognuno ribatte che la propria casata è la migliore. Tu cosa fai?
 
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view post Posted on 4/11/2021, 16:59
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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Scherzi e scaramucce a parte, il caso Ellis sembrava più serio e complesso di quanto sembrasse. Non aveva assistito direttamente alla scena e, d’altro canto il giovane Tassorosso coinvolto, forse per timore, non ne aveva fatto parola con lei. Sperava di riuscire a parlare con lui quattr’occhi e convincerlo ad aprirsi. Il discorso di Casey la colpì molto. Ingenuamente non si era mai messa a riflettere a lungo su questa problematica, forse perché lei stessa non era mai stata colta dal pregiudizio. Ascoltò le opinioni degli altri senza battere ciglio. Erano tutte giuste e sensate, la cosa fondamentale era che tutti fossero d’accordo su una cosa: andavano abbattute certe barriere.
Mentre le parole di ognuno dei colleghi arrivavano alle sue orecchie, nuotò fino al bordo vasca. La canottiera, ormai nuovamente zuppa, le pesava rallentandole i movimenti e rendendo goffe le sue bracciate. In cerca di un sostegno fisico poggiò la schiena al solido marmo. Si tolse i capelli, pieni di profumata schiuma, dal volto.
Quello che pensava di tutta quella situazione? In primis quell’episodio non doveva rovinare un’amicizia.
«Anzitutto, se posso permettermi, cercherò di parlare con il mio, anzi, il nostro concasato della faccenda!» indicò Gwen prima di proseguire.
«Se lui ed Ellis sono davvero amici non è giusto che quanto è successo, seppur spiacevole, rovini il loro rapporto.» per lei l’amicizia è una cosa importante e gettarla alle ortiche perché Ellis, a seguito di un insulso pregiudizio, veniva tutto d’un tratto bollato come il nemico era inconcepibile.
«E, per rispondere alla tua domanda, tutto ciò non ha un senso! Buoni e cattivi sono ovunque, così come persone simpatiche o antipatiche, attaccabrighe o pacifiste! Insomma, non siamo fatti con lo stampino!» ogni individuo è unico, non può essere stereotipato perché inserito in un determinato gruppo.
«Forse proprio qui hanno sbagliato i fondatori!» disse per agganciarsi al discorso fatto da Vivienne. «Il sistema era marcio fin dall’inizio! Forse loro stessi si basavano su principi sbagliati. E questo si è protratto nel tempo.» fece una pausa per cercare il modo più adatto per spiegarsi.
«Concordo che forse dividere i ragazzi in gruppi potesse sembrare una buona idea, almeno inizialmente. Ma sarebbe stato ancora meglio se, senza classificazioni caratteriali, ognuno dei fondatori avesse condiviso con tutti loro, indistintamente, i propri pensieri, le proprie idee, le proprie conoscenze magiche!» quella che immaginava era una comunità di studenti unita, senza nessuna divisione. Una comunità dove ognuno condivideva i propri punti di forza, aiutandosi a vicenda per tirare fuori la propria parte migliore, le proprie qualità. Quest'ultime non dovrebbero essere sancite da un oggetto magico, che alla fine su poche basi pone un individuo all'interno di un insieme chiuso.
«Se Salazar non fosse stato un purista, se avesse messo avanti a sé stesso il bene degli studenti anziché il suo credo malato oggi i Serpeverde non verrebbero visti come degli stronzi!» il suo sguardo si posò su Daniel, che di certo non era un ragazzo brutto e cattivo da evitare come la peste.
«Se Godric, invece di litigare con Salazar, avesse messo da parte il suo ego e anche lui avesse pensato a ciò che potessero provare i ragazzi nel trovarsi in un ambiente in cui aleggiava solo tensione e odio oggi non saremmo arrivati a mettere alla gogna Casey!» passò alle colleghe di Grifondoro.
«Tosca e Priscilla, che dire, loro magari avevano capito il problema, ma non si sono fatte avanti per risolverlo. Semplicemente hanno tacitamente acconsentito a mandare avanti il pregiudizio!» magari aveva torto marcio, ma con tutte le carte disposte in tavola non riusciva a vederla diversamente.
«La Coppa non ne ho idea se è sempre opera dei fondatori, ma sicuramente è una cosa che molto spesso induce a litigare. La sana competizione non è un male, ma qui molto spesso si esagera!» era innegabile la soddisfazione di sollevare quell’ambito Premio, ma a quale prezzo? Se non porti punti alla tua Casa vieni considerato uno stupido scansafatiche. Se addirittura li fai sottrarre è la fine. E tutto ciò per dimostrare cosa? Di essere i migliori?
«Vincerla alla fine cosa rappresenta? Se vogliamo analizzare fino in fondo non indica certo il migliore o il peggiore dato che tutte le Case hanno andamenti scostasti. Una vota vinci una volta perdi. Come in tutte le cose. Alla fine per cosa ci scanniamo esattamente? Davvero ne vale pena litigare per un pezzo di metallo, per quanto prestigioso?» lei stessa aveva avuto l’onore di sollevarla a nome dei Tassorosso, ma tutto ciò che stava venendo fuori le faceva vedere le cose in modo diverso.
«È troppo tardi forse per cambiare il sistema, ma sicuramente si potrebbe optare per un modo più sano per spronare gli studenti a migliorarsi. Alla luce di tutto ciò, puntare a vincere un premio non sembra più così allettante!»
Ma magari, come ha fatto notare Daniel, la stavano mettendo su un piano troppo semplicistico, puramente teorico. Arrivati a questo punto occorrevano delle soluzioni concrete «Forse, come dice O’Hara, siamo dei privilegiati. Quindi perché non dimostriamo anzitutto a noi stessi il contrario? Approfittiamo per organizzarci e capire cosa possiamo modificare e cosa no? Porre noi stessi il problema con delle soluzioni ai Caposcuola e a chi di dovere potrebbe essere un punto di partenza?» stilare una sorta di lista con delle prerogative era necessario.
«Quello di Ellis è stato un caso isolato, ma potrebbe succedere di nuovo un episodio simile! Oltre a spiegare come stanno le cose ai novellini, a insegnare loro il rispetto, voi cosa fareste? Come cambiereste il sistema? Come spronereste in maniera alternativa i ragazzi alla competizione? Perché, diciamolo chiaramente, alla fine lo studio deve portare ad un obiettivo, comune o meno!» il dado era tratto. Adesso era curiosa di sapere cosa pensavano i colleghi.






Prova Words of Magic:
Miscellanea n°8 - C'è uno scontro fra casate e ognuno ribatte che la propria casata è la migliore. Tu cosa fai?
 
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view post Posted on 17/11/2021, 12:25
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CASEY BELL • PREFETTO GRIFONDORO • 17 ANNI • TERZO ANNOLa discussione si stava infittendo. Casey aveva appena avviato un grosso dibattito fra le bollicine e l'acqua della vasca e ne era sotto sotto stupita. Non si aspettava di poter trovarsi nel Bagno dei Prefetti con tutti i Prefetti a tuffarsi in piscina, tantomeno di discutervi dentro dei massimi sistemi.
Ognuno di loro disse qualcosa di vero. Gwen contestò quella necessità di uguaglianza di cui lei poco prima aveva parlato dicendo che giocoforza le casate venivano poste in conflitto per la Coppa delle Case. Questa verità venne condivisa da molti dei presenti, inclusa Casey, e Vivienne constatò che a quel punto doveva esserci un motivo di fondo per cui tutti loro fossero stati divisi in quattro casate e non di più o di meno, e che tale motivo poteva essere il coltivare certi valori. Casey, osservandola parlare, benché condividesse cominciò a credere che la ragazza fosse stata turbata dal suo discorso. Sapeva di essere una gran nichilista la maggior parte delle volte e che aveva messo in tavola uno schema di pensiero troppo fluido, dovuto forse soprattutto alla sua personale enorme difficoltà nell'inserirsi nei gruppi e a sentirsi parte di qualcosa di più grande.
Jean, una studentessa con cui Casey aveva sempre avuto poco a che fare, si rivelò nel gruppo uno degli elementi con la mente più elastica, e ciò la colpì molto. Con un breve discorso si erse al di sopra dei vari dubbi poco prima posti proponendosi come giudice moderatore del dibattito. La sostanza del suo pensiero fu "la verità sta nel mezzo". Possiamo essere fieri della nostra casata senza considerare le altre spazzatura; possiamo unire i valori e possiamo anche competere per la coppa in maniera sportiva.
L'altro Prefetto Corvonero, Phoebe, enfatizzò il discorso con un secondo esempio concreto di vissuto. Per Casey tali dimostrazioni possedevano una validità enorme, più di qualsiasi teoria. I fatti non mentono: se le persone vengono divise in gruppi e poste in una gara tendono a farsi la guerra tra loro. E, pensò Casey in aggiunta, se l'ingresso nel gruppo viene santificato in maniera plateale come durante la Cerimonia dello Smistamento e il nome del gruppo ha una storia importante come quella di Corvonero, Grifondoro, Tassorosso e Serpeverde, allora ogni membro del gruppo penserà di trovarsi nel posto migliore e vorrà dimostrare agli altri quanto il proprio gruppo, o casata, sia migliore degli altri.
Infine venne la volta di Daniel e di Camille. Casey rimase di sasso di fronte alla condivisione de primo. I Serpeverde venivano sempre considerati le pecore nere del gruppo, quelli di cui non ci si poteva fidare perché il loro stesso fondatore tradì la fiducia degli altri tre. Di base non si poteva condannare un'intera casata per le scelte del capostipite, ma di sicuro per chi veniva adocchiato come "cattivo in latenza" non appena smistato in Serpeverde doveva essere dura.
Camille invece, contro ogni aspettativa, mise in tavola un'opinione piuttosto anticonformista, se non anarchica.
«Di sicuro l'assetto base di una scuola secolare come Hogwarts non può essere cambiato dall'oggi al domani. Le casate esistono sin da quando sono state edificate le fondamenta di questo castello e sono motivo di orgoglio per tutti i maghi e le streghe della Gran Bretagna.» Con un cenno della testa, in una piccola parentesi, acconsentì a Viv di accedere al suo pacchettino di sigarette. «Per quanto mi riguarda mi trovo più d'accordo con Jean. Non penso che il sistema sia marcio, penso che sia una situazione difficile in cui per crescere bisogna fare delle grandi prese di consapevolezza. e la verità sta nel mezzo. Infine, parlando della divisione e dei motivi per cui è stata fatta, io sono Grifondoro perché il Cappello avrà visto chissà come che dentro di me ci sono determinati valori e obiettivi (a me del tutto sconosciuti, fra parentesi) che Grifondoro potrebbe essere più in grado rispetto ad altre casate di tirare fuori e far maturare. Perché? Per me stessa non sono in grado di parlare, ma guardando altri posso provare a farmi un'idea. Ad esempio ci sono persone molto timide che possiedono grandi doti e ambizioni ma che Tassorosso potrebbe annichilire del tutto spronandole alla moderazione e che altrettanto potrebbe fare Serpeverde gettandole nella mischia dell'ambizione. Grifondoro invece sarebbe in grado di infondergli coraggio e tante altre cose di cui loro e solo loro potrebbero avere bisogno. Ognuno ha bisogno di qualcosa, incarna qualcosa e ha diverse esperienze che le casate possono accogliere in maniera diversa. Io non sono il Cappello Parlante, quindi non so dire se sto parlando bene.»
Si voltò verso Viv e la sua piccola coltre di fumo. «Tutto a posto? Potrei provare a farti scatarrare con un Waddiwasi» la prese in giro battendole leggermente il palmo sulla schiena.
«Comunque la Coppa è necessaria. Senza di essa la divisione in casate non avrebbe senso. Il problema spesso sono le figure di riferimento, Prefetti inclusi: sproniamo i concasati a fare punti per superare gli altri e si crea una competizione insana. A volte ho visto persino alcuni tentare di mettere nei guai persone di altre casata per fargli togliere punti. Dovremmo essere noi a sollecitare una gara rispettosa e sana, oltre che i docenti.» Pensò che fosse meglio concludere riportando l'attenzione sul caso Ellis. «Vorrei farvi notare tuttavia che non appena io ho parlato di pregiudizio mettendo in luce l'avventatezza del mio concasato, vi siete tutti concentrati sull'ingiustizia subita da Ellis e su tutti gli stereotipi sbagliati che si aggirano per la scuola. E' giusto ed è vero, ma vi voglio ricordare che Ellis ha puntato la bacchetta contro un amico per sfruttarlo come cavia per un incantesimo pericoloso senza conoscerne bene gli effetti. La mia matricola si è gettata su di lui e lo ha fermato. Io avrei fatto quasi lo stesso: gli avrei chiesto cosa avesse intenzione di fare e gli avrei detto che non era una buona idea. Di sicuro rimproverarlo con "solito Serpeverde cattivo" è biasimevole, ma la sua stessa azione doveva essere redarguita. E con ciò, riferendomi a quanto detto da Daniel, voglio dire che se le stesse punizioni o sollecitazioni nel comportamento, nello studio e nella competitività vengono fatte ricalcando quanto la casata sia superiore e tutti i suoi stereotipi non si può che cadere nell'errore e nel cattivo insegnamento. Io non conosco Ellis, ma persino lui potrebbe essere sotto la cattiva influenza di concasati e non o persino di parenti che dato che è un Serpeverde può permettersi di fare quel che vuole, e che dato che è un Serpeverde può comportarsi in maniera scorretta. La medaglia ha due facce: come ci vedono gli altri e come ci vediamo noi, di conseguenza come ci comportiamo. Non dico che sia così, ma spesso la spinta verso l'ambizione può portare a gesti folli come questo e oltre. Per cui, le parole sono importanti e hanno un peso enorme quando parliamo con gli altri: io all'inizio del discorso ho parlato di pregiudizio e ho manipolato il vostro pensiero apologizzando Ellis e vi siete schierati tutti a suo favore nonostante anch'egli sia in torto marcio; pensate quanto voi con quello che dite, come Prefetti, siate importanti per i vostri concasati. Potreste influenzarli negativamente o positivamente con un nonniente.»
Si accese finalmente la sigaretta ed espirando il fumo scivolò fino alla fascia stretta in acqua.

 
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view post Posted on 12/12/2021, 18:57
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VIVIENNE PIERCE ✿ prefetto Grifondoro


Il suo tentativo di fare nuove esperienze non era andato come pensava. Le persone sembravano così eleganti mentre fumavano, come facevano a non rischiare di soffocare ad ogni aspirazione? Non riuscì a nascondere i colpi di tosse molto bene, almeno non da Casey. « Oh no, benissimo. Mi è solo andata di traverso... acqua di quando Camille mi ha buttato dentro! » Avrebbe potuto rispondere alla battuta della collega, ma non le venne in mente niente di geniale, così si limitò a sussurrare una scusa cercando di non attirare l'attenzione, in quanto era ben cosciente che questa facesse acqua - per rimanere in argomento - da tutte le parti. Comunque il dibattito era entrato nel vivo, e il suo tentativo disastroso sembrava non aver attirato troppo l'attenzione.

Quando aveva deciso di dirigersi verso il bagno dei Prefetti, tutto aveva immaginato tranne di ritrovarsi a dialogare civilmente con tutti i suoi colleghi. Non che fosse una persona a cui piaceva litigare e battibeccare - Vivienne era la pace in persona - però aveva recentemente capito a sue spese che non tutti erano così. Dopo aver spiegato i suoi dubbi, per un attimo temette che potessero essere motivo per deriderla, invece constatò grande sensibilità da parte dei suoi interlocutori nell'aiutarla a trovare una risposta. Le piacque molto il discorso di Jean, per cui la casata aiuta a sviluppare il proprio potenziale. Le sue parole servirono anche un po' a rincuorarla dalla crisi in cui si era ritrovata da quando era iniziato il discorso. « Questo, per me, ha senso! Insomma, ti senti più spronato a migliorare sotto quel punto di vista. » Le rispose. Così la divisione in casate aveva senso e permetteva l'inclusione di un senso di fratellanza che poteva unire tutti gli studenti, senza tener conto della casata. Forse Vivienne fino a quel momento si era rifugiata nell'idea dell'appartenenza cieca alla casata perché la faceva sentire sicura; l'idea di una famiglia che ti protegge dai cattivi (le altre casate?) era qualcosa che non aveva mai vissuto nella sua infanzia e che la faceva sentire tremendamente tranquilla. Eppure, ora che ci faceva caso, provava quel senso di calma anche in quel momento, immersa in acqua con i vestiti fracidi, a parlare con i Prefetti delle altre casate di come fare le cose per bene. Era lei stessa, che si era ingannata per tutto questo tempo? Aveva sempre cercato, nella sua vita, di farsi guidare dall'ideale del fare sempre la cosa giusta, ora invece le prendeva il dubbio di essere stata una persona superficiale, di aver giudicato persone solo perché appartenevano ad una certa casata. Ovviamente stava estremizzando, non aveva mai giudicato in modo irreversibile qualcuno solo per la casata - anche perché era solita cambiare opinione sulle persone molto rapidamente - ma forse per la prima volta stava capendo quanto quei pregiudizi, che erano diventati l'hot topic del giorno, fossero radicati così bene in lei. Si vergognò un po' di se stessa, ma realizzò che forse non era l'unica che si era comportata in quel modo. Il senso di colpa continuò ance dopo le parole di Daniel, che sottolineò quanto i pregiudizi negativi fossero concentrati intorno alla casata verde-argento. A pensarci lucidamente, non poteva negare che non fosse vero. Però, era anche vero che, ripensando a quello che aveva vissuto da quando era arrivato ad Hogwarts, le sue uniche esperienze negative erano legate a Serpeverde. « Ma... » La sua bocca si aprì prima ancora di poter ragionare su cosa dire. Fortunatamente si fermò in tempo, realizzando che tirar fuori quei pensieri non era la migliore idea del mondo, almeno non in quel momento in cui stavano andando d'amore e d'accordo. « No, niente, lasciate perdere. » Tornò a concentrarsi sulla sigaretta che era rimasta tra le sue dita, spegnerla dopo un solo tiro sarebbe stato imbarazzante, così l'avvicinò di nuovo alla bocca. Questa volta si concentrò nell'aspirare piano, sentì il sapore del tabacco bruciarle la gola, ma non fu così terribile come la volta precedente (anche se non era ancora convinta che fosse una cosa piacevole). « Cioè, io non toglierei le casate! Dopotutto, la competizione per la Coppa è divertente, quando è competizione sana! » Vedere che ognuno esprimeva la propria opinione senza filtri, le diede il coraggio e la voglia di aprirsi anche lei un po' di più. « Però ci sta fare una bella riflessione sui pregiudizi che ci hanno insegnato e che a sua volta, con i nostri gesti quotidiani, insegniamo agli studenti più piccoli di noi. Io stessa credo di averne troppi in testa. » Lo sguardo guizzò un attimo verso O'Hara, inutile negare che i pregiudizi più grandi erano verso quella casata. Però, era ancora considerato pregiudizio, nel momento in cui - anche se solo con due persone - si era rivelato corretto? Oggettivamente si rese conto che no, una sola esperienza non poteva bastare ad etichettare un insieme di persone, ma si rese conto che non era facile crederci veramente. E quindi non sarebbe stato facile liberarsi dei pregiudizi. Come fare? Quasi come se le avesse letto nel pensiero, Camille fece più o meno la stessa domanda a tutti loro: come Prefetti, come potevano agire per cambiare la situazione? « Anche se riuscissimo a limare gli attriti tra casate, la competizione secondo me continuerebbe a restare, dopotutto è come se fossimo divisi in squadre. Il problema sono proprio i pregiudizi. Che poi, diciamoci la verità, sono così ben radicati che, nonostante tutti abbiamo amici in altre casate, questo non ci impedisce di continuare a crederci! È un problema irrisolvibile! » Trovare una soluzione sembrava impossibile per il cervello della Grifondoro, che sbuffò frustrata.




Edited by V i v i e n n e - 7/5/2023, 18:36
 
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view post Posted on 29/12/2021, 11:51
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Susan Gɯen Nieranth ¬ Prefetto Tassorosso

Era bello vedere che i Prefetti avevano l'idea comune di garantire che gli studenti non compiessero azioni discriminatorie, anche solo la possibilità di esporre e cercare di fare comprendere una ideologia simile era ammirevole. Sicuramente parlare in quel modo, in qualità del ruolo che ricoprivano, era la cosa giusta da fare, la cosa giusta da dire. Ma quanto era reale tutto ciò? Il discorso di Daniel, infatti, evidenziava una quasi impossibilità di sradicare certi pregiudizi nella mente degli studenti e la Tassorosso non poteva essere più d'accordo. Lei stessa continuava a credere che l'uguaglianza non era un pensiero in grado di essere ottenuto da tutti, consapevole degli errori che aveva commesso nello stesso ambito. Era innegabile il fatto che l'essere umano è quasi completamente dominato dalle emozioni, non a caso aveva citato la Coppa delle Case: l'orgoglio è un sentimento parecchio insistente e spesso tende ad eclissare le altre emozioni, una fra tutte la solidarietà; quasi che possano essere considerati contrari. Allo stesso tempo, altri tipi di impulsi non garantiscono la completa lucidità di ragionamento, che si parli di rabbia e rancore come di affetto e amore, bisogna possedere un pensiero parecchio critico per riuscire a superare l'asse nodale. Era però difficile trovare le parole adatte per esprimere un concetto del genere e per quanto ci provasse, la Tassorosso proprio non riusciva a dire nient'altro. Continuava ad ascoltare tutti i presenti, muovendo la testa in segno di approvazione alle parole di Jean e riflettendo sul discorso di Phoebe: anche se separati, con gusti ed ideologie diverse, alla fine siamo tutti esseri umani.
Frattanto, cercava anche di capire se continuare a restare vestita in acqua, da perfetta citrulla, o se togliersi almeno il secondo strato della divisa, per sentirsi totalmente in soggezione. Non succedeva tutti i giorni di ritrovarsi a fare il bagno insieme ad altre persone della sua età e anzi, poteva dire di non averlo mai fatto in vita sua. La cosa la imbarazzava non poco: erano davvero in troppi, anche se poteva notare che ognuno dei presenti stava pensando alle chiacchiere messe in tavola, a trovare un punto in cui sedersi per rilassarsi e anche a fumare un po', forse per smorzare la tensione, provava innegabilmente un po' di imbarazzo. Si decise comunque a voltare le spalle ai presenti per togliersi la maglietta con lo stemma Tassorosso, rivelando una canotta scura, per poi prendere la bacchetta in modo da asciugare e sistemare con cura il tutto, compreso il mantello che si era rimossa poco prima. Si voltò nuovamente verso gli altri e non appena ne incrociò le figure, si pentì delle azioni compiute e si immerse immediatamente in acqua, fino al mento.
Ciò che colse la Tassorosso quasi alla sprovvista, facendole completamente dimenticare l'imbarazzo provato, fu il concetto espresso da Vivienne. Non si era mai posta una domanda simile e non riusciva più a pensare ad altro: perché avevano deciso di dividerli proprio in quel modo? Con queste Case ben definite, si intende. Aveva sempre pensato che, semplicemente, il carattere dei fondatori fosse esattamente come i valori che rappresentava ogni singola Casata e che quindi, per effetto diretto, il Cappello scegliesse gli studenti in base a quanto più la loro indole fosse vicina a quella dei fondatori stessi. E se invece c'era qualcosa di più complesso sotto, di più profondo? Esattamente come Casey aveva esposto per prima. Questo pensiero la accompagnò per diverso tempo, tanto da dover faticare per essere attenta a cosa dicessero gli altri Prefetti in sequenza, almeno fin quando non venne indicata da Camille. Fece un rapido cenno con la testa, poiché in teoria era completamente d'accordo con lei, bisognava migliorare l'opinione che gli studenti avevano delle altre Case, ma in pratica si sentiva piuttosto timorosa: ne sarebbe stata davvero in grado? Camille proseguì poi con quelli che per lei erano stati gli errori dei Fondatori, anch'esso un parere interessante sulla faccenda, in fin dei conti erano i valori stessi a cui le Case si ispiravano e se in primis erano sbagliati, che cosa rimaneva? Sospirò con Vivienne sul finale della sua ultima considerazione, irrisolvibile il termine usato.
«Se vogliamo però vederla in termini matematici» Azzardò a dire, sollevandosi appena dal pelo dell'acqua, «la probabilità che la situazione resti sempre la stessa è pari al cento per cento se restiamo fermi. Un po' come l'equazione di Drake, che dimostra che la probabilità di trovare vita nel resto dell'universo è quasi pari a zero, ma se non ci proviamo nemmeno a cercarla, allora è davvero nulla.» Si fermò qualche istante, più per chiedersi perché avesse messo in mezzo lo spazio in quel discorso che per concedere una pausa di riflessione ai presenti. «Sono d'accordo sul fatto che la cosa risulti parecchio difficile da cambiare, se non impossibile. E che bisognerebbe almeno provarci.» Restava magari da chiedersi meglio il come, visto che non sempre le parole vengono percepite correttamente. «Solo che dobbiamo prima di tutto esserne certi noi stessi.» Concluse, intendendo principalmente la propria insicurezza sulla faccenda.
Sono consapevole del fatto di averci messo una vita e non aver concluso nulla :ph34r:
 
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view post Posted on 17/1/2022, 11:39
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⸙ B U B B L E S ⸙Jean Grey ♦ 15 anni ♦ Prefetto CorvoneroFo2bqedDall'angolino della piscina in cui era immersa, Jean era rimasta zitta, in ascolto, prendendo nota di tutto quello che stavano dicendo i compagni. Aveva annuito ad alcune frasi e storto un po' il naso per altre. Il fatto stesso che quelle poche persone in quel bagno avessero quasi tutte un'opinione diversa sull'argomento non faceva altro che avvalorare il suo pensiero di fondo. L'esempio portato da Phoebe era perfettamente in linea con il suo punto di vista. Daniel aveva obiettato sull'oggettività del loro modo di ragionare sulla questione, e a Jean questo non era sfuggito. Camille, invece, era emersa con un discorso che Jean non si sarebbe mai aspettata: nonostante non concordasse con lei, aveva trovato il suo un discorso sincero, uscito più dal cuore che dalla testa, e questo l'aveva fatta sorridere ma le aveva anche fatto provare ammirazione per la forza d'animo della ragazza.
Quello che sorprese di più Jean, però, furono le parole di Casey. Aveva intuito che i loro punti di vista fossero simili, ma non pensava che potesse concordare con lei fino a quel punto. Jean si era sentita quasi lusingata, nonostante non ne riuscisse a capire il motivo. Ma poi Jean si era concentrata sulla seconda parte di quanto detto da Casey, iniziando a ragionare sul fatto che effettivamente anche Joshua Ellis avesse avuto la sua buona dose di torto in tutta quella faccenda. Jean si sorprese a sentirsi emozionata: quella conversazione improvvisata in quel bagno si stava rivelando davvero interessante, non aveva partecipato ad argomentazioni di quel livello da ormai non sapeva più quanto, e finalmente stava parlando con interesse, e in libertà, con qualcuno che non fosse Genny.
Si trovò poi a concordare con Vivienne, con il suo entusiasmo per la Coppa (che Jean comunque condivideva) e con la posizione riguardo ai pregiudizi. Nella testa di Jean iniziava pian piano a formarsi un nuovo pensiero, che si sarebbe riallacciato a quello precedente ma arricchito dall'intervento di tutti. Vero era anche quanto detto da Gwen: per quanto intricata e apparentemente irrisolvibile sembrasse la situazione, non fare niente equivaleva automaticamente a fallire in partenza nell'intento.
Quando Gwen terminò di parlare, Jean immerse la testa e riemerse poco dopo, come per darsi la carica prima di prendere la parola. «Penso che suggerire di eliminare alla base la suddivisione in Casate sia un ottimo modo per eliminare il problema invece che affrontarlo e risolverlo. Sarebbe un po' come cercare di cancellare le violenze fisiche tenendo chiuse in casa le potenziali vittime.» Si riferiva principalmente al discorso di Camille. Si sforzò di soppesare bene le sue parole, non voleva rischiare di risultare pesante o presuntuosa. «Io credo, invece, che si debba smettere di pensare che siamo tutti uguali, e che piuttosto si debba capire che siamo tutti diversi e che in questo non c'è niente di male. Bisogna accettare le differenze, non nascondersi dietro la scusa che siamo tutti uguali per cercare di far andare tutti d'accordo. Siamo diversi, è naturale ed è giusto. Se non esistesse la suddivisione in Casate, ci sarebbero comunque delle divisioni interne tra gli studenti, gruppetti di persone "simili" che sono guidate dagli stessi ideali: sarebbe esattamente la stessa cosa, ma con molto meno controllo.»
Jean si guardò un po' attorno, sperando di non trovare sguardi di disapprovazione nei suoi confronti. Per non pensarci, fissò gli occhi sul fumo proveniente dalla sigaretta di Casey.
«Io credo che il problema sia da cercare ancora più in alto. Provo a farvi un esempio. Quanti studenti del primo anno vedete arrivare già convinti di quale sia la Casa a cui apparterranno o vorrebbero appartenere? Praticamente tutti, tolti i Nati Babbani che non ne sanno ancora niente se non le voci (e chissà quali voci) sentite sul treno. Questo fatto dovrebbe dare un'idea di dove risieda il problema: si arriva già pieni zeppi di pregiudizi, anche e soprattutto inconsci, dati da tutto quello che si è sentito in precedenza, dalle proprie famiglie, dagli amici, dai notiziari, dai libri.» Mentre terminava la frase si rivolse a Vivienne con lo sugardo, per far capire che aveva ripreso il suo discorso e che era d'accordo con lei. «So che il mio discorso può risultare banale, forse semplicistico, non lo so, però è così che la penso. Ritengo che il modo migliore per far andare le cose bene in questa scuola, e in generale ovunque, sia insegnare ai ragazzi l'educazione, a prescindere dai rapporti personali che possono essere positivi o meno (mica dobbiamo andare d'accordo con tutti per forza): se fossimo tutti sufficientemente educati, potremmo affrontare qualunque competizione senza arrivare alla violenza, verbale o fisica, e senza arrivare a odiarci tra Casate. Ma questo è un discorso che deve partire dalle proprie case (e intendo le case in cui viviamo con la famiglia), noi Prefetti insieme agli insegnanti possiamo sicuramente essere d'aiuto ma non possiamo fare tutto il lavoro al posto delle famiglie.»
Aveva deciso già prima di iniziare a parlare che avrebbe risposto all'obiezione di Daniel, perché lo aveva sentito amareggiato e le era dispiaciuto, anche perché Jean non era in disaccordo con la sua obiezione. Si voltò verso di lui e riprese a parlare.
«Daniel, rispondo anche a te: è vero che probabilmente noi, o per lo meno io, vediamo il discorso da un punto di vista "privilegiato". Però, se ci pensi, il mio discorso riguarda proprio tutti, sia i ragazzi che pensano che i Serpeverde siano tutti cattivi sia quelli che arrivano a Hogwarts convinti di dover finire in Serpeverde perché loro sono perfidi, cattivi, "da Serpeverde", no? Così come quelli che siccome hanno aperto qualche libro in vita loro si autoassegnano a Corvonero, i crocerossini che si associano a Tassorosso e quelli che hanno salvato un gattino su un albero che si proclamano Grifondoro provetti. Non so se sono riuscita a spiegare cosa intendo. Intendo che i pregiudizi ci sono da qualunque punto uno guardi la questione. Anche qui, ognuno dovrebbe prendere coscienza di quali sono i propri pregiudizi e lavorarci sopra, anche e soprattutto col nostro aiuto.»
Si stoppò, convinta di aver parlato decisamente troppo. Le venne però in mente un'idea, non solo per smorzare la pesantezza del suo discorso ma anche perché le sembrava un'idea potenzialmente utile.
«Sapete, non sarebbe male organizzare qualche incontro con tutti gli studenti per parlare di questo argomento, ritengo che gli insegnanti e il Preside non ne parlino abbastanza.»
Sorrise, vagamente imbarazzata, e si immerse nuovamente in acqua, questa volta per qualche secondo in più nella speranza che il rossore sulle guance, che sicuramente aveva anche se non si poteva vedere allo specchio, passasse in fretta.
 
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