Weird cigarettes, weird closeness, Per Lucien

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view post Posted on 16/1/2022, 21:36
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lr0WhrAP7vQES7La sorella minore aveva uno spazio tutto suo nella vita di Lucien, il quale le era più attaccato di quanto fosse disposto ad ammettere. Serbava un amore-odio nei suoi riguardi e sapeva che valeva lo stesso per lei, forgiando un equilibrio rimasto tale finché non si era affacciata nel mondo adolescenziale. «Purtroppo no» dovette ammettere indurendo i tratti del volto scavato «Ed è proprio vedendo cos’è successo a te che ho una discreta ansia nei suoi riguardi.» Non era un fratello iperprotettivo nè desiderava esserli, ma Océane era una mina vagante e gli effetti del suo passaggio andavano inevitabilmente ad influire su chi le stava accanto. La sua indole, per certi aspetti simile a Elizabeth, e l’espulsione di quest’ultima da Hogwarts, gli avevano fatto drizzare le antenne e comportare in un dato modo. «Océane è un tipo solitario, come me. Si attornia solo di chi può tornarle comodo, ma se può predilige isolarsi.» Tante erano le similitudini tra fratello e sorella così come erano tante le differenze che li allontanavano.
Inarcò le sopracciglia sorpreso nell’apprendere la professione di Shedir, sicuramente invidiabile per un amante dei draghi come lui anche se non avrebbe ma circoscritto la propria vita lavorativa ad una sola creatura. «Wow!» Si stupì anche delle altre strade prese dai loro vecchi compagni di (dis)avventure, ridacchiando sulle ultime parole proferite dalla strega. «Si, so cos’è anche se non ne ho mai posseduto uno.» A Durness, il villaggio di pescatori babbani dove aveva trascorso una fetta dell’infanzia, la popolazione era talmente povera da non possedere quei macchinari utili per comunicare. Nemmeno ne avevano bisogno, in realtà, giacché le ridotte dimensioni del villaggio permettevano di incrociarsi quasi sempre e dunque dirsi di persona ciò che si aveva la necessità di comunicare. Darsi appuntamento era rapido e se sopraggiungevano imprevisti in poco tempo si raggiungeva la dimora di Tizio o Caio per comunicarglielo o si mandava qualcuno che se ne occupasse. Tutti sapevano tutto di tutti e questa era una cosa che Lucien non aveva mai sopportato. «Sono lieto che tutti abbiano trovato la loro strada» nonostante tutto. «Ammetto di non essermi mai soffermato a pensare a cosa ne fosse stato di loro, lavorativamente parlando. È come se per me fossero rimasti gli adolescenti che, più rapidamente di quando avrei pensato, da un giorno all’altro hanno imboccato strade diverse dalla mia.»
Mosse appena il capo in una sorta di muto ringraziamento quando Elizabeth manifestò il suo dispiacere nell’apprendere la sorte di Kira. Era un argomento che di rado trovava voce dalle labbra del mago, il quale non gradiva parlarne e non riusciva ad accantonarne sempre il ricordo che bussava al suo cuore reclamando la propria dose di attenzioni. Forse un giorno avrebbe narrato a Elizabeth tutta la storia, forse no; per il momento apprezzava ciò che stava dicendo a riguardo e quella ritrovata vicinanza che, se nutrita, avrebbe potuto condurli verso una strada inaspettata.
Era certo che Liz avesse avuto i suoi motivi per essersi resa irrintracciabile, nondimeno ne era uscito destabilizzato; diverse emozioni erano scaturite in lui nel periodo successivo alla sua sparizione e andavano dall’ansia per la sua incolumità alla rabbia cieca. Rivederla ora dopo tutto quel tempo, però, gli smuoveva solo sensazioni positive.
«Anche tu» le fece eco con un ghigno malcelato. Il fatto che il giorno seguente si fossero già dati una sorta di appuntamento affinché rivedesse l’altra amicizia del passato era già un inizio.
Quello che seguì fu un gesto dettato da un impulso a cui scelse di non porre freno e in un rapido scatto Lucien si trovò a circoscrivere le spalle dell’amica in un abbraccio che sperò godesse del giusto tempo. «Mi serve una nuova amica» le sussurrò piano all’orecchio «Mi sei mancata.»
Un’ammissione che lasciò scappare con piacere, incurante dell’effetto e della sua portata. A quel punto si staccò e produsse un buffo suono con la voce, simile ad un mix tra quello di una gallina e una civetta, grazie al quale richiamò a sè Leviosa. Questa zampettò allegra verso il padrone, contenta di ricevere le sue attenzioni, e lo segui fino alla porta d’ingresso della Stamberga - o quel che ne rimaneva. Un ultimo cenno in direzione della strega, un caldo sorriso che aveva spazzato via i tristi ricordi smossi. «A domani, Liz. Passa una buona notte.» Queste furono le ultime parole del francese prima che le ombre notturne lo richiamassero a sè.

 
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view post Posted on 17/1/2022, 02:51
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Vabbè io sciolta, ma che dolcezza è :cry2:


Elizabeth

«Oh, non farti prendere dall'ansia» invitò agitando una mano, come a voler così fugare i pur legittimi dubbi di Lucien. «Io ho avuto un'infanzia orribile, sono stata fondamentalmente sola fino ai quindici anni e pressoché ogni mio comportamento era autolesivo a dire poco» enunciò tranquilla, con la stessa enfasi che avrebbe riservato alla lista della spesa. «Per forza è andata come è andata, non serviva essere Divinatori per capire che mi sarei cacciata in guai seri. Non vorrei sembrare presuntuosa, ma dubito che riuscirà a eguagliarmi» aggiunse, con la speranza che quella sua valutazione, per quanto poco suffragata da una effettiva conoscenza dei fatti, riuscisse a rassicurare almeno un poco il mago. L'affermazione successiva di lui le parve una conferma che Océane - oh, giusto, l'aveva proprio sulla punta della lingua - doveva essere, se non più prudente, quantomeno più sveglia di quanto Elizabeth era stata alla sua età. Trovò tale pensiero abbastanza ragionevole da condividerlo: «Vedi, già saper valutare chi o cosa può tornarle comodo denota più capacità di giudizio di quanto ne avessi io e probabilmente anche di quanto potrò mai averne e sono sicura che con il tempo saprà affinare questo suo vantaggio. Non sembrerà molto, ma è una differenza importante.» concluse. Non c'era altro che potesse dire e del resto non era certo nella posizione di elargire consigli di buon comportamento fraterno, lei che a sua sorella non aveva nemmeno rivelato la propria esistenza.
I suoi amici, la sua famiglia di elezione, erano al contrario un argomento su cui poteva dirsi ferrata. «La verità è che in fondo sono - siamo - tutti rimasti un po' quegli adolescenti, a dispetto delle nuove responsabilità e, beh, di tutto il resto» rivelò, dichiaratamente glissando sugli avvenimenti che avrebbero dovuto causare una maturazione rapida e brutale ma che li avevano invece visti aggraparsi con ancora più tenacia alla purezza di un legame nato in anni più spensierati e consolidatosi ad ogni nuova sfida.
Anche tra loro due, in quella improbabile serata, in fondo era stato così. Tutto quel rievocare, appena ritrovatisi, le ferite più profonde di entrambi non si era spento in silenzi imbarazzati o in una fuga celata dietro improbabili scuse, ma al contrario sfociava nel rinnovarsi di una promessa che fino a poco prima sembrava persa in un passato lontano. Elizabeth comprendeva l'eccezionalità del momento, eppure il gesto repentino del mago la spiazzò. D'istinto si irrigidì e per tre, forse quattro secondi rimase immobile, ma subito dopo rilassò le spalle, lasciò che il proprio capo si appoggiasse alla clavicola dell'altro e sollevò le braccia a circondargli il busto, senza nemmeno stupirsi di quanto quella stretta la confortasse. Quando si staccarono, non ebbe la forza di guardarlo negli occhi: si sentiva già terribilmente esposta così. Preferì invece soffermare l'attenzione su un'innocua ciocca di capelli, caduta a coprire parzialmente il viso di Lucien. In un gesto automatico allungò le dita a rimetterla a posto, per quanto un qualcosa potesse avere un posto su quella testa perennemente scompigliata, e solo allora e con lo sguardo fermo in zona sicura, ben al di sopra delle sopracciglia del mago, Elizabeth riuscì a rispondere: «Anche tu».
Si erano detti tutto quel che serviva, non restava che salutarsi. Scesero le scale della Stamberga in una curiosa processione, che vedeva Lucien in testa a scegliere con disinvoltura le porzioni di legno ancora sano, il diricawl zampettargli dietro e la strega in coda a fornire l'appropriata litania, con una sequela di imprecazioni soffocate ad ogni gradino fallace.
Un ultima battuta per Lucien - «'Notte Cì. Non lasciare che i tuoi marmocchi ti stanchino troppo» - e un occhiolino a Leviòsa, cui andava riconosciuto il merito di averla condotta nel posto giusto al momento giusto, e con una giravolta Elizabeth si smaterializzò.

 
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16 replies since 5/9/2021, 21:04   364 views
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