No., Libera, per chiunque se la senta

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 1/3/2022, 20:49
Avatar

We are all immortal until proven otherwise

Group:
Caposcuola
Posts:
4,837

Status:


CASEY BELL
SHE/HER

jpg«E fish and chips sia! E altro alcol, grazie.» L'ultima richiesta fu quasi sussurrata. Megan avrebbe capito.
Le due presero a dialogare fittamente. Per lei fu totalmente assurdo ritrovarsi in tale situazione. Ascoltava e nel mentre il suo cervellino tentava di processare quanto accadeva. Aveva anche la strana sensazione che Megan fosse sul piede di guerra, e poteva azzardarne il motivo: la Vinstav, per quanto carina, era una giornalista.
«Per la verità ho fatto fuori anche Minotaus. Ne sono uscita con un graffio. Lui invece...» prese un sorso dal bicchiere, ma si accorse solo dopo che era già vuoto. «Insomma, aspetto di capire contro chi dovrò duellare nella terza manche.»
Era solo un filino impettita, come il piccione maschio mentre corteggia la picciona femmina. In ogni caso abbassò subito lo sguardo e sfilò dal pacchetto un'altra sigaretta di asfodelo, più per abitudine che per necessità. Minotaus l'aveva ridotto piuttosto male.
Si mise la sigaretta fra le labbra ma non l'accese.
Ariel la investì nuovamente con i suoi complimenti. Ormai Casey era violacea e non si lasciava andare ad un respiro profondo almeno da dieci minuti buoni.
Più la giornalista parlava e si profondeva in carinerie più considerava con certezza due sole possibilità: che fosse ciucca come un mozzo e scema insieme o che ci stesse provando di brutto con lei. Le piaceva di più la seconda.
Così, poggiata con una spalla al muro tentò di ricostruire il mezzo sorriso più sexy che aveva in repertorio. Insomma, non era bravissima, ma ci tentò. Una mano sotto il mento, sigaretta a fior di labbra, le ciglia che si aprivano e si chiudevano con lentezza sull'obiettivo, finto disinteresse e finta alterigia. Provò a mordersi persino il labbro inferiore. Forse era un po' ubriaca, e l'alcol, si sa, non va ingerito con in circolo gli ormoni adolescenziali. Sembrava più un caimano che guarda un emù grasso e appetitoso dalla riva. Non preoccuparti, Casey, presto arriverà il pesce fritto.
Rimaneva comunque attenta.
Sorpassato l'argomento Giornata del Duellante, le due cominciarono ad alludere al fatto che probabilmente si erano già incontrate. Sì, lei confermava: all'ultimo ballo a cui aveva partecipato la Vinstav c'era. Per poco non era fuggita.
In ogni caso sentì che quell'ultimo presentimento della giornalista fosse il bolide che doveva (dovevano) assolutamente prendere al balzo.
«So io dove l'ha sentita» disse posando sul tavolo la sigaretta. Probabilmente le altre avrebbero avuto la sensazione che si stesse sforzando di rendersi la voce più bassa. «Tempo fa un suo collega scrisse un articolo su Megan. Diciamo che questo è il motivo per cui solitamente non ci piacciono i giornalisti.»
Tralasciando gli ormoni, il petto le cominciò a scaldarsi. Si trattava di un argomento delicato, specie dopo aver incontrato suddetto collega a Villa Scott. Forse a Megan non andava tanto a genio l'idea di parlarne proprio in quel momento con la Vinstav, ma si era ripromessa che prima o poi lei avrebbe avuto giustizia. Quello sarebbe potuto essere il primo importante passo.
«Ha divulgato senza previo consenso delle informazioni private e pesanti. Non so che tipo di modus operandi abbiate voi alla Gazzetta, ma non è stato un bel colpo.»
Sollevò un sopracciglio, dimenticandosi del corteggiamento. La rabbia nei confronti di Scott era tanto alta da annebbiare tutto il resto.

 
Top
view post Posted on 6/4/2022, 07:48
Avatar

Ocean eyes.

Group:
Caposcuola
Posts:
9,897
Location:
Nowhere

Status:


Megan M. Haven
18 yo. | Ravenclaw Head Girl


0D9F888F-52BE-4316-BD11-6454DF882401
Con la schiena appoggiata sul legno della scomoda sedia del locale, Megan aveva preso a dondolarsi sollevando appena la seduta dal pavimento. Si spingeva con il piede, braccia incrociate e sguardo che si alternava da Casey ad Ariel e viceversa. Continuava a studiare la situazione ma più cercava di venirne a capo, con l’aggiunta di quegli strani comportamenti, più gli interrogativi si sommavano dando vita a supposizioni che nella sua mente non trovavano luogo ad una logica precisa. Cosa diavolo stava succedendo? Ascoltò Casey vantarsi, assumere atteggiamenti a lei totalmente estranei e in quegli istanti si sentì a disagio. Poteva avvertire un lieve fastidio stuzzicarle lo stomaco ma lasciò a quell’ultimo sorso di whisky tutta la colpa.
Con un’espressione tra lo stupore e il perplesso, Megan si voltò dall’altra parte osservando le figure presenti in loco. Ma dove diavolo è finito il cameriere? Si chiese. Fu solo quando Ariel rispose alla sua domanda che tornò a darle tutta l’attenzione. Però prima ancora di aprire bocca fu Casey ad intervenire, spiegando ciò che era accaduto all'intervista per mano di Lucas Scott.
«Boom!» intervenne a bassa voce. Lasciò cadere la sedia a terra e finalmente tornò dritta sulla schiena poggiando entrambe le mani sul bordo del tavolo pronta a darsi un’altra leggera spinta.
Rimase immobile per qualche istante. Esigui secondi che non le permisero di placare la rabbia che risaliva lungo le viscere ogni qualvolta che quella situazione tornava a galla. Si era fidata di un giornalista che della sua professione aveva fatto un mezzo per emergere e vendere qualche articolo in più. Non trovava ulteriori spiegazioni logiche, né si sarebbe impegnata a farlo. L’unica cosa che Megan sapeva e di cui le importava era chi aveva letto quell’intervista, perché aveva scoperto una parte di sé fin troppo intima.
Lei letto l’articolo aveva trascorso l’intera giornata in stanza e ricordava i giorni seguenti gli sguardi colmi di pietà e compassione. Se chiudeva gli occhi ancora oggi riusciva a vedere chiaramente quei momenti.
«Potrei rinfrescarle la memoria se vuole: “possiamo affermare che nonostante la perdita prematura dei propri genitori, la ragazza ha dimostrato un temperamento esemplare, mantenendo tutto dentro il dolore provato”. E poi ancora: “sembra essere riuscita a nascondere quel complesso di solitudine che da sempre l’ha perseguitata” », abbassò lo sguardo per qualche secondo prendendo un profondo respiro. Le dita strinsero ancora di più la presa colorandosi di bianco pallido, era ben visibile il livore provato.
«Miss Vistav, lei è gentile e questo lo apprezzo ma avrei una domanda: per quale cavolo di motivo voi giornalisti non vi limitate a fare il vostro lavoro? Cosa siete una specie di psicomaghi pronti ad analizzare chi avete davanti elaborando una chiara diagnosi?» Megan a distanza di un anno ancora si interrogava su quanto accaduto e come sempre si ritrovava con zero risposte a combattere contro i mulini a vento. La festa a Villa Scott fu un recente chiaro esempio.
Tuttavia, a discapito di tutto lei era solo una piccola pedina facente parte di un mondo fin troppo grande, che non sarebbe mai cambiato e che l’avrebbe presto o tardi condannata ad una sola ed unica via. Forse su una cosa aveva ragione Lucas Scott: in tutti questi anni era riuscita a celare parte di sé.
Lei riusciva sempre a nascondersi.


 
Top
view post Posted on 2/5/2022, 14:14
Avatar

"Gran Sacerdote del Tempio della Pizza"

Group:
Giornalista
Posts:
1,461

Status:


Ariel A. Vinstav
Photojournalist, reporter • Banshee, 24 yo.


ARxLvaJ
«Ah-ha! I miei complimenti, allora.» Al nominare il duello con il Caposcuola del Serpeverde, Ariel mostra un sorriso luminoso a Casey con tanto di pollici all'insù, come a voler dire anche col corpo un "daje così".
Va sottolineato come dal momento in cui si era reso evidente il fraintendomento delle sue intenzioni, tutta la conversazione aveva assunto ai suoi occhi sia la forma di un gioco (dove la fonte di divertimento era nel panico e l'irritazione scambiati in un modo o nell'altro tra Casey e Megan) sia di distrazione da sfruttare per inquadrare meglio la scolaresca di Hogwarts.
Il punto è che, finché il tutto poteva ridursi ad una gag, Ariel si sarebbe potuta permettere di prendere la conversazione con leggerezza, scherzarci su e aspettare le ultime battute per spiegare i fraintendimenti ed andarsene.
Fare un po' la figura della sciocca o della stramba non le interessava, c'era abituata e a modo suo lo trovava anche divertente.
Sorridente e genuina come il più vivace dei bambini, Ariel poteva sempre passare senza sforzo come il giullare del gruppo o l’eccentrica guastafeste socialmente inadatta.
Però, alla fine della giornata Ariel Vinstav rimaneva una giornalista, un narratore e un investigatore.
Non era per romanzare i fattacci altrui che aveva preso in mano la piuma fin dalla giovane età, né per caso aveva intrapreso una carriera con il giornalismo fotografico.
Qualcosa cambiò radicalmente nella sua espressione quando Lucas Scott venne nominato.
Il sorriso sempreverde morì sul posto, spazzato in un battito di ciglia.
Gli occhi vivaci si incupirono con una serietà che poteva sembrare innaturale sul suo volto.
Aprì le spalle. Raddrizzò la schiena. Con un gesto secco del braccio e le mano, la bacchetta venne estratta dalla tasca centrale della salopette.
Si voltò verso il suo tavolo, dove aveva lasciato la sua borsa e alcune scartoffie.
Era venuta lì per sfuggire ai pensieri del suo lavoro e questi erano tornati a inseguirla puntuali come un orologio svizzero.
«Ha divulgato senza previo consenso delle informazioni private e pesanti. Non so che tipo di modus operandi abbiate voi alla Gazzetta, ma non è stato un bel colpo.»
La mascella si serrò con forza, delineando un profilo duro e i tratti pronunciati tipici dell’etnia scandinava.
«Chi era il giornalista?»
La gioia e l’entusiasmo erano state messe da parte, facendo spazio ad una nota di irritazione che le vibrò in gola.
La leggiadria della voce ariosa, di chi viveva nel suo mondo incurante del tutto, era improvvisamente schiacciata da irritazione latente e curiosità.
Le parole di Megan la fecero sussultare.
Il suono che le sfuggì era udibile: era un respiro che le rimase incastrato in gola. Era passata dall'essere divertita, all'essere irritata e ora ... ferita.
Non era ferita nell'orgoglio, però. Oh no. Ariel empatizzava.
Era la sua condanna e benedizione quella di sapersi mettere nelle scarpe altrui.
La sola idea del trambusto emotivo che un suo collega potesse aver lasciato in un'altra persona, per giunta così giovane e sfruttando dati così importanti e intimi, la distruggeva.
«Quando il Ministero della Magia britannico mostrò le prime crepe del suo operato, la Redazione criticò prima il singolo individuo, poi l’organo intero, scatenando un evento mediatico di critica di massa sulle nostre piume da parte dei Dipendenti Ministeriali. La richiesta era evidente: "non fate di tutta l'erba un fascio". E io sono d'accordo con questo monito, per quanto sia legittimo rimanende sul "chi va là" nei confronti di una categoria che ha visto mossi contro così tanti articoli. Quindi non la giudico, Signorina Haven, per essere arrabbiata, ferita e vedere in noi Giornalisti un nemico, ma ... le chiedo solo di non fare il nostro errore e fare di tutta l'erba un fascio.»
Aveva preso il discorso alla larga, in una reazione che nella sua teatralità e solennità poteva risultare sgradevole, ma che per lei era necessaria. Era sia una questione di principio personale che professionale a costringerla a tenere i nervi saldi e incantenare le emozioni.
Non era più a quel tavolo come commensale, ma come professionista e per quanto l'apparenza potesse ingannare, Ariel si considerava brava nel suo lavoro.
«Se scredito una carica e una persona lo faccio esponendo fatti su cui ho investigato. Non lavoro per cercare qualcosa con cui ferirli, lavoro e - come me molti miei colleghi - per esporre il vero, raccontare storie e rendere il popolo informato. E per quanto riguarda me, mi vogli occupare da anni di Giornalismo Investigativo per cercare di svelare ciò che viene nascosto e sperare in una generazione migliore di quella che devo mettere alla gogna pubblica, non per psicanalizzare. Il punto è che quello di cui parlate sembra essere un inserto sulla vita in una prestigiosa Scuola di Magia e Stregoneria.»
Parlava e straparlava. Ariel raccontava, più che parlare; era una deformazione personale che nel diventare necessaria nel suo lavoro era solo andata peggiorando.
Per un momento le tremò persino la voce, commossa da quanto aveva appena scoperto.
Il braccio con cui reggeva la bacchetta si fletté verso l’interno e poi si stese per puntare col catalizzatore il calamaio sul suo tavolo.
Scoccò un’occhiata dura al calamaio, mentre nella sua mente un ordine si palesò forte e chiaro assieme alle sue intenzioni
“Autoscribo”
Per magia la piuma di Diricawl si sollevò, andando a cercare l’inchiostro verde scuro nella boccetta a fianco.
Si intinse da sola, privandosi della china in eccesso picchiettando il metallo contro il vetro temperato.
«Quindi La prego.» Sottolineò con la voce quel “lei”, prendendo improvvisamente distacco dai modi. Sembrava un’altra persona d’un tratto, più l'adulta che fino a quel momento aveva tardato a mostrare.
C’è da chiedersi se stesse fingendo ora che si comportava in maniera così seria o prima quando tutto sembrava essere un gioco e le sue intenzioni buone e innocenti.
«Non faccia lo stesso errore dei miei precedessori e condanni il singolo, non il gruppo. Mi parli di questo giornalista e il suo articolo. Mi dia la data, un titolo e risalirò alla pubblicazione in Archivio: se qualcuno va segnalato, lo farò. Noi dovremmo raccontare i fatti per informare le masse, per portare tutti – politici e cittadini – sullo stesso piano. C'è chi usa la vita degli altri per far commuovere le masse e vendere.» Strinse i denti e poi scosse il capo . «Ma quella persona, ve lo assicuro, non sono io.»

 
Top
view post Posted on 31/5/2022, 07:51
Avatar

We are all immortal until proven otherwise

Group:
Caposcuola
Posts:
4,837

Status:


CASEY BELL
SHE/HER

jpgL'argomento in cui si erano appena fiondate era uno dei più delicati di quegli ultimi mesi. Motivo per cui, forzando il discorso in quella direzione, la Grifondoro ebbe per un attimo paura di aver compiuto un torto verso la Corvonero.
Lucas Scott era un nome intollerabile nella loro cerchia. Provocava rabbia, tristezza e vergogna. Casey smise di parlarne poco dopo la festa a Villa Scott, che sapeva essere stata la prova del nove per tutti i sospetti avuti sul giornalista. Quell'uomo ce l'aveva con Megan. O, meglio, lei non gli stava particolarmente simpatica. Ma cosa aveva fatto per farsi odiare a tal punto da lui con una semplice intervista?
Dopo quell'incontro-scontro Casey rifletté e rifletté, chiedendosi se quanto scritto nell'articolo fosse una vendetta. Chiunque l'avesse letto - a scuola più o meno tutti lo fecero e il passaparola fu alquanto fitto trattandosi di un Caposcuola - avrebbe additato Megan e diretto la propria pietà nei suoi confronti. E Casey sapeva bene com'era sentirsi tutti quegli sguardi addosso.
Le reazioni alla notizia furono di varia natura.

Povera Megan, è orfana, non ha più nessuno. Ma chi l'avrebbe mai detto?
Allora quelle voci erano corrette! Dicono che abbia pianto per tanto tempo chiusa nel suo dormitorio, che non sia uscita per settimane.
Che cosa state dicendo, è tutta una menzogna. La Haven avrà pagato la Gazzetta per farsi intervistare e avrà detto quelle cose per stare sotto i riflettori.


Certi commenti se li era ritrovati ovunque. In giardino, in sala comune, in classe. Quando dicevano che fosse stato tutto orchestrato da Megan stessa si incazzava fortemente. In dormitorio, ora, Nimue non si azzardava più a parlarne. L'ultima volta che lo fece ci rimise un dente rotto.

Lasciò spiegare Megan. Si trattava di una questione sua e non voleva metterci becco. Doveva affrontarla da sé, con lei che le copriva le spalle e che la sosteneva; ma togliersi quel dente avvelenato dalla bocca era compito della Corvonero.
Finì il whisky e percepì un po' di bruciore allo stomaco. Non aveva mangiato nulla e aspettavano da un po' che qualcuno portasse qualcosa. La rabbia però aveva annichilito ogni forma di ebbrezza da alcol.
Mentre Megan parlava, vide il suo pugno stringersi fino a far impallidire le nocche. Spontanea, lo circondò con la propria mano. La avvolse, e col pollice carezzò la pelle bianca per la pressione. Poteva solo essere difficile per lei, e si sentì dentro tutto quel dolore, tutta quella rabbia, a cui era avvezza da... sempre.
Probabilmente prendere la mano di Megan non si configurava un buon modo per sedurre Ariel. Alla fine dei conti, però, tutti quegli sforzi nel piacere alla nuova arrivata le erano costati buoni minuti di tramestio interiore. Invece, quel semplice gesto, solo un battito di cuore.

La lucidità era il centro di un tiro al bersaglio in un pub alle tre di notte. Vuoi per la rabbia, per quel whisky a pancia vuota e, per ultimo ma non per importanza, per l'agitazione che il contatto fra le mani generò non appena si rese d conto di ciò che aveva fatto. Così l'improvviso mutamento d'atteggiamento della giornalista fu un leggero shock. Sembrava di star parlando con una persona totalmente diversa da prima.
*Che donna affascinante.*
Ma al di là dei pensieri stupidi e delle fascinazioni giovanili, il discorso di Ariel le rimase impresso a fuoco in mente. Solitamente diffidente come un'ostrica di fronte a un banco di granchi, Casey pensò che si trattasse dell'argomentazione più assennata che sentì nell'ultimo periodo. E più di ogni altra cosa, fra i volteggi della piuma di Diricawl e le richieste di non far di tutta l'erba un fascio, il suo cervellino si fissò su un solo particolare detto: Ariel si occupava di giornalismo investigativo.
Avrebbe potuto chiederle.
Avrebbe potuto chiederle di controllare negli archivi della Gazzetta.
Forse avrebbe pure scoperto cosa volesse dire quel simbolo.
Spalancò gli occhi e le si colmò il petto di speranza. Le avrebbe chiesto però in un'altra occasione. Avrebbe potuto mandarle una lettera.
Per il momento si girò di nuovo verso Megan per farle coraggio con lo sguardo.

 
Top
view post Posted on 26/7/2022, 11:26
Avatar

Ocean eyes.

Group:
Caposcuola
Posts:
9,897
Location:
Nowhere

Status:


Megan M. Haven
18 yo. | Ravenclaw Head Girl


0D9F888F-52BE-4316-BD11-6454DF882401
La rabbia risaliva lungo le viscere. Un fuoco alimentato dall’alcol che a poco a poco aumentava gli effetti in assenza i cibo nello stomaco. Megan sentì girare la testa, chiuse gli occhi qualche istante per poi riaprirli appena la mano di Casey avvolse la sua. Quel forte contatto la spinse a guardarla abbozzando un sorriso. Si sentì compresa e al sicuro. Casey era una delle poche persone di cui si fidava. Un rapporto nato e cresciuto nel tempo basato sull’affetto e sulla fiducia reciproca. Un rapporto al quale si era lasciata andare senza alcuna riserva e che sentiva importante. Così, riprese contatto con la realtà cercando di attutire gli effetti del whiskey. Ascoltò le parole di Ariel con poco interesse. Poteva essere vero di non dover fare di tutta l’erba un fascio ma il punto era che Megan non si fidava. Quel continuo straparlare riusciva ad infastidirla abbastanza da attutire la maggior parte delle parole pensando ad altro. Difatti l’attenzione si era focalizzata nella confusione dei clienti del posto, in discorsi senza un apparente senso a cui partecipava in silenzio. Solo quando Ariel finì di parlare emise un lungo e profondo respiro. Tornò a fissarla per qualche secondo. Allentò la mano e si appoggiò sul tavolo avvicinandosi alla Giornalista.
«Capisco. Vede Miss Vinstav, io non mi fido. Nessuno fino ad ora mi ha mai aiutata. I miei genitori sono morti e basta. Ho smesso di esistere perfino per mia nonna», nel tirarsi indietro incrociò le braccia al petto lasciandosi invadere dalla tristezza. La verità faceva sempre male e sebbene fosse in balia di ciò che la vita le aveva dato da tempo ormai, ammettere quella condizione era sempre difficile.
Si riprese. «Non metto in dubbio la sua professionalità ma credo di non doverle spiegazioni, né altro» sorrise. Non voleva offendere quella donna, per questo esitò per qualche secondo prima di continuare quella discussione appena nata. Megan non aveva alcuna intenzione di lasciare che Ariel ficcasse il naso nella sua vita. Da tempo aveva capito di doversela vedere da sola, non si sarebbe esposta così.
Mise un punto troncando quel discorso sul nascere. Quasi le dispiaceva seguire l’istinto di allontanarsi da lì. Eppure, quella che doveva essere una piacevole chiacchierata si era rivelata più complicata del previsto. Ed era stata Megan stessa a spingersi oltre. Un flusso ininterrotto di parole colme di risentimento. Se ne pentì. Sciolse le braccia poggiando le mani sul tavolo. Lo sguardo si posò su Casey certa che avrebbe compreso. «Credo che questo piacevole incontro sia giunto al termine ma la ringrazio molto per il suo aiuto, magari ne terrò conto. Mi lasci pure il suo biglietto» le sorrise ancora una volta e la salutò in maniera cordiale senza però stringerle la mano, poi, fece leva sulle ginocchia. In piedi sgranchì le gambe, prese i galeoni necessari per pagare ciò che avevano ordinato e li lasciò sul tavolo. «Qualcuno verrà a prenderli».
«Tu che fai?» avrebbe chiesto infine a Casey.


Nonostante il mancato arrivo dell'ordine, Megan paga la somma per tutti i presenti. Si considera dunque un acquisto a tutti gli effetti in attesa di essere gestito dal garzone di turno.

Un grazie speciale ai due fiorellini presenti in questa role ✿
 
Top
view post Posted on 12/8/2022, 19:46
Avatar

"Gran Sacerdote del Tempio della Pizza"

Group:
Giornalista
Posts:
1,461

Status:


Ariel A. Vinstav
Photojournalist, reporter • Banshee, 24 yo.


ARxLvaJ
L’incontro con Megan e Casey si era rivelato un rollercoaster emotivo per tutti, a cominciare dall’imbarazzo della Caposcuola dei Grifondoro e a concludersi con il costante su-e-giù di stati d’animo della Giornalista.
Era venuta lì per staccare la spina dalla metropoli londinese e magari provare a strappare un invito post-cena a Jolene, invece si era ritrovata con tra le mani una gatta da pelare più grande del previsto.
Lo stomaco era stretto in un nodo bollente. Improvvisamente il suo ordine di hamburger e patatine le sembrava una pessima scelta per la sua salute.
L’odore del Whiskey Incendiario che le due studentesse si erano divise, invece, sembrava una scelta più adatta alla situazione in cui si era ritrovata.
Una studentessa, una strega giovane e dal passato burrascoso messa alla mercé della stampa per poter ricamare una storia pietosa con cui fare qualche galeone in più e dall’altra parte un’altra strega, protettiva e ugualmente priva di fiducia negli adulti, pronta a saltarle al collo se si fosse rivelata una minaccia anche lei, come lo era stato con Lucas Scott.
Sospirò pesantemente.

«Capisco. Vede Miss Vinstav, io non mi fido.»
Certo che non si fidava. Sarebbe stata stupida a fare diversamente. Persino lei che paventava una finta innocenza ed allegria non avrebbe mai peccato di tale ingenuità, non dopo quel poco che aveva sentito da Megan.
Era così che voleva mandare avanti la sua carriera?
Millantava di voler fare la differenza, ma era bastato un primo vero confronto per sentirsi con le spalle al muro.
Era lì per schiacciare le ingiustizie con la verità cristallina dei fatti, era lì per scongiurare pregiudizi e luoghi comuni educando il prossimo.
Qualcosa puzzava ad Hogwarts? Lei scriveva un articolo a riguardo, indipendentemente dal lavoro di un suo amico di infanzia e la sua compagna.
Qualcosa di pericoloso avveniva a Londra? Si metteva il materiale in borsa e partiva all’investigazione.


«Non metto in dubbio la sua professionalità, ma credo di non doverle spiegazioni, né altro»
Ora invece si sentiva inerme, sbaragliata da una ragazza che forse aveva perso la Traccia la settimana prima e che della vita adulta avrebbe dovuto saperne molto meno di lei.
La stampa l’aveva sfiduciata, il suo lavoro aveva confermato il dolore di una vita che evidentemente aveva cominciato a farla soffrire prima del tempo.
E lei chi doveva essere per intromettersi nella vita altrui? Chi era lei per poter fare la differenza.
Si era messa addosso la mantella da supereroina appena ottenuto un posto alla Gazzetta del Profeta, ma la verità era che fosse una sconosciuta con un’autorità fragile e una notorietà pari a zero.
«Ha ragione. Non sono nessuno per lei.» Lo sguardo scivolò verso Casey.
Per un attimo l’unica cosa che si sentì fu solo il rumore della sua piuma che ancora incantata dall’Autoscribo, riportava su carta la sua rassegnazione. Le mani si strinsero tra di loro, schiacciando le vesti contro l’addome e costringendola a trattenere il respiro.
Inspira. Espira.
«E per lei.» Tornò a guardare Megan. «Ma per quel poco che possano valere le mie parole, vi lascio il mio biglietto: qualora ci fosse qualcosa di cui volesse discutere, niente mi impedisce di provare a dimostrarle di nuovo le mie intenzioni e le mie parole.» Si allontanò di qualche passo, quanto servisse per aprire la sua borsa. Due cartoncini color pergamena vennero poggiati di fianco ai galeoni appena lasciati.
“Ariel Astrid Vinstav,
Giornalista investigativo, Fotografo e Reporter
Gazzetta del Profeta.”

Sul retro le specifiche via posta riportavano l’indirizzo del suo ufficio nella Redazione Centrale della Gazzetta, a Londra, a cui poter inviare posta via gufo.
«Che dire … mi scuso per avervi disturbato e rovinato la cena. A quanto pare ho un talento non solo nel fare foto, ma anche nel fare figuracce.» Il nervosismo la costrinse a ripiegare su un umorismo amaro e stentato.
Improvvisamente sfuggiva allo sguardo di entrambe, trovando particolare attenzione sulla punta delle sue scarpe.
Sospirò, di nuovo, senza nemmeno cercare di nascondere il suo dispiacere.
«E comunque, volevo davvero offrirvi la cena senza nessun secondo fine.» Si strinse nelle spalle, prima di cominciare a muoversi verso il suo tavolo.
«Alla vostra età non mi succedeva facilmente di ricevere una cena gratis fuori dall’Accademia» Lo sguardo risalì a forza sul volto della Caposcuola di Corvonero, prima di spostarsi e indugiare su quello della sua collega.
«E poi a quel duello eri stata bravissima sul serio, quindi pensavo fosse un’ottima scusa per scoprire se ne facessi ancora di competizioni così. Niente di più, niente di meno.»
Un modo molto poco sottile per poter cercare di ridefinire quell’incontro bizzarro: era fraintendibile e sicuramente non le interessava molto seguire la convenzione sociale, ma Ariel era sempre guidata da buone intenzioni e sicuramente, non era arrivata da loro né per toccare argomenti delicati, né per provarci con una studentessa.
“Dovrei seguire un corso per riuscire a finire una conversazione in maniera normale. Ci fosse mai una volta che non rischio uno schiantesimo.”
Non avrebbe detto altro, limitandosi a tornare a sedere al suo posto e fermare una volta per tutte la sua piuma.

Grazie bellissimi :flower:
 
Top
20 replies since 15/11/2021, 22:09   779 views
  Share