Premio Agatha & Zacharias Chapman, Cerimonia di Premiazione

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view post Posted on 8/12/2021, 22:07
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Tassorosso
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I libri scolastici erano davvero pesanti e non osava immaginare l'ulteriore aumento quando avrebbe aggiunto anche le materie facoltative del terzo anno. Bisognava solo ringraziare chiunque avesse deciso di installare delle panche tra i corridoi di Hogwarts, pur non essendo facile trovarvi posto. Era riuscita ad accomodarsi da poco, concedendosi qualche minuto di riposo fino alla prossima lezione, quando una voce familiare cercò di attirare la sua attenzione: i capelli ormai del colore opposto a quello con cui l'aveva vista la prima volta, la cingevano come una corona di dolomite, che ondeggiava mentre si muoveva nella sua direzione.
A quanto pare la Gazzetta del Profeta aveva rivelato un nuovo ed interessante evento, seppure fosse stato organizzato in un luogo che non era nato per tali scopi. La località costituiva comunque il primo motivo valido per decidere di farci un salto: non accadeva certo tutti i giorni che il San Mungo invitasse i maghi a frequentarlo; piuttosto tutti speravano di non metterci piede, quindi perché non approfittarne? «Ci sto!» Fu la rapida risposta della ragazza, lieta di poter passare del tempo con la nuova Caposcuola Grifondoro. Le loro strade facevano sempre più fatica ad incrociarsi, occasioni come quella del premio Chapman bisognava coglierle subito, non c'era motivo per farselo ripetere due volte.

Non fu difficile raggiungere l'ospedale, come sempre le passaporte disposte in luoghi strategici risultavano uno dei mezzi più veloci, tra i più scomodi esistenti. Comunque non era più un problema lo strappo all'ombelico e la nausea post viaggio, con tutte le volte che le aveva utilizzate ci aveva fatto l'abitudine. Con un gesto istintivo, controllò che di avere la gonna nella posizione per la quale era stata concepita, poi guardò la compagna per assicurarsi che fosse pronta a procedere a sua volta. Non aveva dubbi che anche Casey si fosse abituata a quei viaggi, era semplicemente nella sua indole accertarsi di poter andare avanti senza lasciare nessuno indietro.
Acquistarono i biglietti all'ingresso ed una volta nel giardino la Tassorosso iniziò a guardarsi intorno con entusiasmo: «Si sono dati davvero un bel da fare! Guarda che roba» indicò subito la vasca di Maridi, con tanto di tute da immersione. La voglia di farsi una nuotata con quelle creature era una specie di sogno nel cassetto: da buona lettrice di fantasy babbani, erano la cosa più vicina alle sirene che potevano esistere e non sarebbe riuscita a trattenersi. Ma non sarebbe comunque andata da sola, avrebbe costretto Casey a seguirla: «Dobbiamo farlo assolutamente! È un'occasione che potrebbe non capitarci mai più nella vita!!» Dato che non aveva la minima intenzione di tuffarsi nel luridume del Lago Nero. «C'è persino l'interprete» Aggiunse poi con tono astuto, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di riuscire a convincere la compagna a seguirla. Volete considerare la differenza tra pagare pegno e poter raccontare di aver visto Casey fra le Sirene?
Quindi, una volta immerse entrambe, la Nieranth avrebbe constatato che i Maridi dal vivo erano ancora più brutti di quanto i libri potessero dimostrare. Non erano di certo quelle splendide creature che narravano le storie babbane, con tutte le grazie che la Natura poteva donare, d'altronde doveva aspettarselo: quanto potevano essere veritiere le favole se già il loro canto era noto per essere tutt'altro che intonato? Questo comunque non era un freno alla curiosità della Tassorosso, che ad ogni occasione possibile rivolgeva domande, sia che avevano poco a che fare con il premio, del tipo: quanto tempo le sirene riescono a respirare fuori dall'acqua? Oppure: esistono delle canzoni popolari? Sia che riguardavano la Medimagia vera e propria: Quanto tempo è durata l'operazione? È stata svolta in acqua? In generale comunque, l'intenzione era quella di non fare pentire la Grifondoro di aver accettato l'immersione, perché alla fine lo avrebbe sicuramente fatto.
Una volta terminato il bagno, la Tassorosso si rivolse alla compagna per appurare che in realtà si fosse divertita, vero?! Allora per concludere in bellezza, o in alternativa per consolarsi, si fermò qualche istante per concedersi il primo acquisto della serata. Dopo fu Casey a proporre il prossimo stand, che aveva a che fare con metodi alternativi della Medimagia. La Grifondoro, a contrario suo, sembrava spesso alla ricerca di qualcosa, come se volesse svelare l'ignoto. Non era presa dalla semplice curiosità delle cose, preferiva scoprirle in maniera tale da capire se e come inserirle nelle proprie connessioni vitali. Era un modo di fare che la Tassorosso ammirava molto, a maggior ragione perché lei ancora continuava ad illudersi di non averne bisogno.
Accettò ben volentieri di procedere con la meditazione, soprattutto se in versione sospesa, ma prima di iniziare si concesse un ulteriore acquisto. Non spendeva spesso soldi per sé, ma quella sera aveva tutta l'intenzione di farlo.


Pian piano e di soppiatto, la mia Tassina giunge in compagnia all'evento sperperando i suoi risparmi:
■ Biglietto d'ingresso (5G)
■ Fango Caldogelo Maridese (7G)
■ Incensi "Fiordalisi della pace" (10G)
 
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view post Posted on 9/12/2021, 07:58
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Dopo aver appreso la notizia dalle pagine del Profeta, Mike si era subito attivato per tenersi libero nel corso del pomeriggio del 4 dicembre. La storia di Richardson l’aveva subito affascinato perché, pur mosso da nobili principi, con quel gesto era stato in grado di trasformare un momento estremamente frenetico e turbolento in un trampolino di lancio per la fama e la carriera.
Insomma, agli occhi attenti del Serpeverde era diventato un modello da seguire; l’immagine di chi, dopo aver coltivato a lungo le proprie capacità, con tanta intraprendenza e con un briciolo di fortuna era riuscito ad emergere all’interno di tutto il mondo magico.
Così, unendo l’utile al dilettevole, partecipando all’evento avrebbe potuto incontrare il noto Medimago e prendere un primo contatto con l’interessante realtà del San Mungo; eventi come quello erano più unici che rari nella realtà contemporanea.

Era ormai buio e il freddo iniziava a farsi persistente tra le vie del villaggio di Hogsmeade. Se non fosse stato per la luce proveniente dalla punta della sua bacchetta, Mike avrebbe avuto più di qualche difficoltà ad avanzare verso High Street per dirigersi nei pressi deI “Focolare Domestico”.
«Sarà una serata fantastica, ne sono sicuro!» la luce aveva appena illuminato i lunghi capelli della giovane che stava accompagnando, convintasi a presenziare all’evento grazie alla curiosità che un evento come quello poteva suscitare nella sua mente brillante.
«Ora, non so se hai già avuto modo di provarle, ma arriveremo a Londra tramite una Passaporta! L’alternativa sarebbe la materializzazione ma, insomma, i disagi potrebbero essere molto simili. Mi raccoman…»
Nemmeno il tempo di concludere quell’ultima frase che il marchingegno che stavano toccando si attivò, trasportandoli in un vortice psichedelico. Strattonato e strappato malamente dal suolo, Mike si sarebbe ritrovato poco dopo a cadere rovinosamente a terra in prossimità di un vistoso cancello in legno. Forse non erano del tutto sani, ma se non altro erano arrivati…

Acquistati i biglietti e svolte le prime formalità burocratiche, l’animo dell’inglese fu subito combattuto sull’itinerario da seguire; dopo la caduta aveva iniziato ad avvertire una forte fitta all’altezza del ginocchio sinistro ed ora stava avanzando nell’imponente giardino tenendo tutto il peso sull’arto sano. A conti fatti gli sarebbe piaciuto incontrare un Medimago per un breve consulto medico prima di proseguire per il tour ma, ancor di più, aveva intenzione di dirigersi verso quello che doveva rappresentare il fulcro di quell’evento: la vasca dei Maridi!
«Oh, non preoccuparti per me, davvero! Io vorrei andare subito verso le vasche ma hey, sentiti libera di proseguire dove meglio credi. Ho visto che c’è anche qualche altro studente qua e là.» Rivolse un gesto d’intesa a quel vispo visino, concedendole così l’opportunità di proseguire secondo le sue aspirazioni e, perché no, concedendosi un saluto agli eventuali volti che aveva avuto già modo di conoscere nel corso della sua esperienza al Castello.
Mike, invece, era sempre più emozionato dalla possibilità di incontrare il vincitore del premio Agatha & Zacharias Chapman. Camminando lentamente verso un banchetto lì vicino, avrebbe cercato di ignorare le prime fitte per compiere una piccola deviazione ed acquistare un vasetto in ceramica; da lì sarebbe poi proseguito per andare ad ascoltare il racconto del famoso dottore. L’occasione era troppo ghiotta e l’inglese non poteva esimersi dal cercare un chiarimento su quel modo di agire così improvviso. Richardson, senza interfacciarsi con gli uffici designati al controllo delle Creature Magiche, si era esposto in prima persona nei confronti dei Maridi per operare e curare il corpo di un essere tanto diverso da quello al quale era abituato e sul quale aveva studiato. Insomma, era come operare e curare un Goblin o un Centauro; creature che solo in minima parte condividevano l’anatomia con gli umani. Una bella responsabilità, non priva di rischi!
Se fosse riuscito anche a togliersi quel leggero fastidio al ginocchio, poi, non avrebbe esitato nell’immergersi in acqua, nei pressi di Levi e degli altri Maridi.

Mike, leggermente acciaccato, accompagna Marje e si dirige verso la vasca dei Maridi.

Acquisti:
- 5G+5G biglietto di ingresso per sé e per Marje
- 7G Fango caldogelo maridese


 
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view post Posted on 9/12/2021, 15:17
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L
eggiadria, uno dei tanti sostantivi che gli vorticarono nella mente in riferimento a Nieve. A Lucien erano sempre piaciute le persone spontanee e lei sembrava provvista di tale qualità, sebbene potesse aver preso un granchio.
«Anche per rianimarlo!» le fece eco con aria strafottente perché si, si stava divertendo, e di celarlo non ne aveva la minima intenzione. Una statua rappresentante l'apparato circolatorio mostrava il ventaglio di capillari tra una piega cutanea e l'altra, pinzate tra le esili mani. Un refolo d'aria gli fece scivolare pigramente qualche ciocca di capelli corvini sulla fronte e per un attimo fu trafitto dal desiderio di buttarsi nella fontana, calandosi qualcosa di forte che purtroppo non aveva con sé. Puntò lo sguardo sui filamenti vermigli di Nieve, di una tonalità così intensa da dubitare che un rimedio babbano sarebbe riuscito ad emularne la resa; la magia vibrava in lei in maniera unica e totalizzante ed egli la sentiva, o almeno così gli sembrava. Si domandò qualche genere di aiutino poteva essere valso quel cambio di rotta e chi ne fosse il responsabile, ma evitò di domandarglielo.
«Talvolta ci è concesso fingere per convincerci di stare meglio. I soldi sono sopravvalutati..» parlò colui che gliene aveva chiesti in cambio del suo aiuto «..e non sarà un'inezia simile a rendere meno speciali i festeggiamenti. Piuttosto, i festeggiati non dovrebbero nascondersi dietro a delle maschere, bensì brillare come rubini incendiati dal sole.»
Per quale motivo Nieve cercasse di mantenere l'anonimato non gli era dato saperlo, nè si sentiva di chiederle spiegazioni non dovute. Poteva supporlo, visti i probabili presenti e la sua situazione, ma non averne certezza. A ciascuno i propri segreti e, dopotutto, un volto era un volto e non stava nei bei tratti l'unicità della festeggiata. Lucien si compiacque della risposta ed immaginò il bottino alato di quella stramba notte, strappato alla pericolosità di un luogo dove volente o nolente metteva piede ogni giorno, in favore del riscatto di una vita condivisa.
«Rifuggi le masse? Io lo facevo anche alla tua età e, se proprio non potevo esimermi, era solo nell'ottica di fare buoni affari tra sigarette artigianali e pozioncine varie.»
Se da spacciatore o da acquirente mancò di specificarlo, ma il ricordo di Clair de Lune poteva facilmente suggerire a Nieve la risposta più valida. La punta della lingua guizzò verso la guancia e lì spinse appena. Diciotto anni potevano farti sentire un dio e un attimo dopo la briciola più storta dell'intera tavolata; era un'età critica dove le certezze crollavano per lasciare spazio all'ignoto, in qualunque forma si fosse presentato.
«In primo luogo bisogna mostrarsi felici e spensierati anche se dentro, magari, stai urlando. Dopotutto, agli eventi ci si aspetta cose da te, che corrispondano al vero o meno ha poca importanza» Un ghigno sardonico gli deformò i tratti puliti ed accompagnò il proseguo «Stai prendendo parte a qualcosa di raro che ad altri è precluso. Sei un'elitaria, per così dire, e non devi mancare di dimostrarti grata. Sei il diamante della serata, attorno a te ruoteranno diverse situazioni e potrai scegliere quali impreziosire con la tua presenza e quali lasciare che scorrano senza di te. Potrai spendere altri galeoni oltre a quelli da cui ti sei già separata per fare il tuo ingresso trionfale, che tanto non ne accuseresti, immagino. Non male come inizio, eh? Ah.. potresti anche imparare.» Con un cenno del braccio indicò sommariamente le statue.
È la curiosità il catalizzatore di quel genere di eventi, il carattere di unicità che li investe ed il desiderio di apprendere cose di cui nemmeno si sarebbe sospettata l'esistenza se non si fosse messo piede fuori casa. «Anch'io potrei insegnarti delle cose, Nieve» I suoi occhi, profondi ed imperfetti zaffiri, furono asserviti ad uno scintillio sinistro. «Se decidessi di tornare a frequentare Hogwarts» Rimaneva un suo insegnante e un tentativo era d'obbligo.
Lucien Cravenmoore | Teacher | Keeper of Keys & Grounds of Hogwarts
Interazione con Nieve
 
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view post Posted on 9/12/2021, 16:07
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Kim Jisung - 김 지성
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san_mungo1
Non poteva essere più felice in quel momento, quell'uomo dai capelli rossi gli trasmetteva il buon umore, nel senso buono del termine. Jisung, nonostante le insicurezze che lo avevano sempre accompagnato, era un ragazzo con il sole nel cuore.
L'inchino che l'uomo gli dedicò, invece, lo spiazzò di brutto. Da quando era tornato in Inghilterra non era mai successo che qualcuno ricambiasse quel gesto di cortesia. Non era un caso, probabilmente gli era già capitato di conoscere un orientale anche se non coreano. Dettaglio di poca importanza per uno come Jisung che aveva sempre preferito la sostanza alla forma. Solo il fatto che gli venisse dedicato quel tipo di attenzione da uno sconosciuto lo faceva sentire bene. Era un passo nei suoi confronti senza un come o un perché, un piccolo dettaglio che lo faceva sentire come gli altri.
Sorrideva a 360° mentre trotterellava gioioso al fianco di Aiden. Osservandolo la curiosità di Jisung prese il volo. Chissà che lavoro faceva o che casa lo aveva accolto durante il suo periodo scolastico. Non sapeva niente di lui ma sicuramente riusciva a trasmettere fascino ad ogni passo, e in questo erano diversi come il giorno e la notte.
Arrivati al bar, Aiden venne distratto da una giovane donna dai capelli chiarissimi. Anche lui era un mito con le donne, lo notò immediatamente. Riuscì ad approcciarla con una facilità disarmante.
Cercò di essere il più spontaneo possibile, accodandosi all'invito dell'uomo.
"Sarebbe un piacere la sua compagnia, signorina."
Non avrebbe potuto ripetere l'invito, dato che Aiden lo aveva già fatto. Gli sembrò più giusto far presente che anche lui avrebbe apprezzato la sua compagnia.
Perché lui non riusciva ad essere così spontaneo con l'altro sesso? Cosa aveva che non andava? Non poteva essere solo una mancanza di sicurezza, ma cosa poteva essere? Riflessioni, riflessioni, riflessioni, troppe riflessioni.
Era talmente impegnato a farsi le pare mentali e a riflettere sulla sua infima vita amorosa che non fece caso allo scheletro in arrivo. Lo scontro con il vassoio dei cocktails fu inevitabile. Jisung si ritrovò inondato di bevande analcoliche all'ananas dal petto alla pancia. L'ossuto cameriere perse il bacino e una mano che caddero sul pavimento con un suono che ricordava quello delle bacchette. Jisung sgranò gli occhi per lo sgomento. In un sol colpo era riuscito a versare le bevande, rompere i bicchieri e a commettere uno scheletricidio.
Per fortuna le parti mancanti tornarono magicamente al loro posto e quello riprese il suo giro con il vassoio ormai vuoto.
"Mi dispiace! Non mi ero accorto che..."
Non finì la frase perché il cameriere si era ormai dileguato lasciandolo in balia della sua ennesima figura di castagna. Era riuscito a lasciare un segno della sua idiozia anche a San Mungo, nonostante i buoni propositi.
Si rivolse verso Aiden e la ragazza della Testa di Porco.
"Scusatemi per lo spiacevole inconveniente."
Si stava vergognando oltre ogni misura.


san_mungo2
‹ PS: 160 ‹ PC: 110 ‹ PM: 110 ‹ EXP: 23



Ben educate frivolezze e figure di castagna con Aiden e Ariel :flower:
 
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view post Posted on 9/12/2021, 17:17
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Even if I played for another ten years, I wouldn’t lose interest.

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MarjorieMarjorie doveva ammetterlo, un abbonamento alla Gazzetta del Profeta avrebbe fatto comodo. Venire a scoprire dell'evento a causa di un aeroplanino di carta lanciatole da un certo 'grifo' durante la lezione di Storia della Magia non poteva dirsi l'ideale. Ancora adesso, non aveva idea se Dominic avesse scelto appositamente quella pagina del giornale o se si fosse trattato solo di un caso: il suo gesto era stato uno strano modo per invitarla alla cerimonia o solo un tentativo di darle fastidio? Non che avesse molta importanza visto che, tra una marachella e l'altra, l'irrecuperabile grifondoro era stato messo in punizione: al posto che a Londra, avrebbe passato la serata a pulire trofei o cose simili. Marjorie non sapeva se ammirarlo per la sua temerarietà o se far finta di non conoscerlo.

Irrecuperabile grifondoro a parte, la lettura dell'articolo si era rivelata particolarmente interessante. La storia del maride Levi e del suo salvatore l'aveva commossa ma il punto che più l'aveva sorpresa era stata la scelta di selezionare il medimago come vincitore della ventesima edizione del Premio Agatha & Zacharias Chapman. Non erano pochi i maghi che, come suo padre, non avrebbero dato grande importanza al gesto dell'uomo, arrivando anzi a denigrarlo per essere arrivato a tanto pur di salvare una creatura inferiore. Prima ancora di finire la lettura, Marjorie si era trovata a desiderare di partecipare alla serata col duplice obiettivo di scoprire qualcosa di nuovo e di incontrare la delegazione dei maridi. La recente esperienza alla Capanna del Guardiacaccia aveva soltanto aumentato l'interesse della strega undicenne per le creature magiche e non se la sentiva di rinunciare all'occasione unica di incontrarne di nuove. Non sapendo come attrezzarsi per lasciare Hogwarts e a chi chiedere per il necessario permesso, Marjorie aveva avvicinato Mike e il caposcuola serpeverde si era gentilmente offerto di accompagnarla. Successivamente aveva scoperto che Alice e Camille stavano organizzando una comitiva ma aveva deciso di non cambiare i programmi, preferendo affidarsi allo studente più grande.

Così, la sera del quattro dicembre aveva lasciato il castello assieme a Mike ed era giunta nel vicino villaggio di Hogsmeade. La luminosità sempre minore non le aveva permesso di apprezzare pienamente la sua prima, per quanto veloce, visita al villaggio ma Marjorie si era lo stesso guardata attorno curiosamente prima di essere riportata alla realtà dalle parole del suo accompagnatore. «Sì, son sicura che ci divertiremo.» Rispose mentre un sincero sorriso le compariva sulle labbra. Sorriso che si alleviò soltanto al sentire la parola 'passaporta'. Non poteva dire di andare matta per quel tipo di trasporto magico, troppe volte le era capitato di doverlo prendere per partecipare alle feste di famiglia in casa dei nonni materni. Inizialmente si era chiesta perché lei e i suoi genitori fossero costretti ad arrivare tramite passaporta mentre gli altri potevano arrivare tramite metropolvere ma poi aveva capito: loro erano i parenti indesiderati, costringerli a prendere una passaporta era il modo con cui i suoi nonni avevano deciso di dimostrarlo. Alla fine sua madre aveva parzialmente rinunciato a riparare i rapporti coi genitori e aveva smesso di trascinarli a feste in cui non erano i benvenuti ma questo non aveva reso il viaggio tramite passaporta migliore agli occhi di Marjorie: era semplicemente troppo disagevole per i suoi gusti.

Come si aspettava, il viaggio non fu per niente piacevole. Nausea e vertigini la assalirono appena i suoi piedi toccarono terra, così forti che fu solo per un colpo di fortuna che Marjorie non seguì Mike nella sua caduta rovinosa. In qualche modo riuscì a seguirlo fino all'ingresso, respirando profondamente per combattere il senso di nausea. Quando si riprese, si rese conto che Mike aveva comprato il biglietto anche per lei. Per un attimo si sentì a disagio, chiedendosi se fosse giusto approfittarsi di lui così, ma poi si rese conto che non avrebbe dovuto provare sensi di colpa per una gentilezza altrui. «Grazie, Mike.» Lo ringraziò in modo semplice ma sincero. Non avendo con sé molti galeoni (vista la situazione economica della sua famiglia, era già un miracolo che lei avesse una paghetta), quel gesto significava molto per lei. «Ok, allora io do un'occhiata in giro e provo a vedere se c'è qualcun altro che conosco. A dopo!» Era tentata anche lei di dirigersi immediatamente verso la vasca dei maridi ma tutto attorno a lei c'erano tante cose interessanti: ad uno degli stand c'erano anche quelli che erano indubbiamente dei libri. Come poteva resistere a darvi un'occhiata? «Ah... dove ci ritroviamo a fine serata?»

Una volta ricevuta la risposta alla sua domanda, Marjorie si fiondò allo stand che aveva attirato la sua attenzione scoprendo che il libro in questione era la ristampa di un volume di metà ‘800 sulla medimagia africana. Per un attimo tentennò, insicura se comprarlo o meno, ma poi decise che non faceva male informarsi sulla medimagia: dopotutto, non aveva ancora scelto su che disciplina magica specializzarsi. Alla peggio, la guida sull’utilizzo delle piante a scopo terapeutico al suo interno le sarebbe stata utile per Erbologia. Fece anche una piccola offerta per la costruzione dell'ospedale pediatrico in Africa, ottenendo così una carinissima treccia per capelli, poi spostò finalmente la sua attenzione sul proprietario dello stand che stava parlando del suo libro in prossima uscita. Un altro da aggiungere alla sua infinita lista dei desideri?

Marjorie Hastur
11 anni | Primo anno | Serpeverde | scheda


Mike compra il biglietto per Marjorie (click).
Interazione con Mike.

Acquisti:
- 7G | ERBORIUM AFRICAE, di Xenophilius Adelphi
- 1G | TRECCINA “I COLORI DELL'AFRICA”

Attualmente Marjorie si trova allo stand
Gene Astrid & l'associazione Medimaghi Senza Confini.

 
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view post Posted on 9/12/2021, 19:13
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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20211208-180440
«Mi sembra decisamente un ottimo piano socia!» era ora di darsi all pazza gioia, o quasi, finalmente «Credimi, festeggiamenti e nomina sono più che meritati! Non so se te l'ho già detto, ma è un piacere averti in squadra!» Alice aveva fatto tanta strada e quella era la dimostrazione lampante. D’altro canto un bel brindisi, del sano divertimento e un po’ di spirito goliardico erano quello che ci voleva, il minimo sindacabile per riprendersi dalle incombenze più o meno gravose che quella carica, volenti o nolenti, portava con sé.
Non restava che dirigersi verso il giardino. L’area verde, situata all'interno del cortile dell'Ospedale, era meravigliosa «Si sono dati da fare anche con le decorazioni e i gadget vedo!» tra la moltitudine di bancarelle c’era l’imbarazzo della scelta. «Guarda, c’è addirittura uno stand della Gazzetta! Chissà cosa combinano di nuovo alla redazione?» incuriosita si avvicinò. Oltre a pubblicizzare l’apertura di una nuova rubrica di Medimagia, sul banco erano disposte una serie di matite con tanto di logo del giornale. Ne prese una la e rigirò tra le dita, poteva essere uno strumento utile per scrivere nuovi articoli. «Ne prendo due per favore!» il primo fruttuoso affare era fatto, ne restavano molti altri.
Dal più esotico, dove si percepivano benissimo i colori, la cultura e le usanze mediche della lontana Africa, al più new age, li stand erano tantissimi e super variegati. Tanti e variegati quanto li oggetti in lista da acquistare. Una lista che stava per diventare un lungo ed interminabile papiro. La strada verso lo shopping compulsivo era sempre più spianata. «Dici che la meditazione potrebbe essere una soluzione per rilassarsi dopo le ronde in compagnia di Pix? O questo giardino zen, ad esempio, esploderebbe se lo mettessimo nel Bagno dei Prefetti?» le ronde con il molesto poltergeist a presso erano una fonte inesauribile di stress quotidiano, nessuno poteva negarlo. Le battutine fastidiose ed inopportune, il continuo tirarle i capelli per farle i dispetti. Era stata più di una volta in procinto di lanciargli contro qualcosa, qualsiasi cosa, dalle scarpe ai libri scolastici, accompagnando le azioni con maledizioni di ogni tipo. «Se non dovesse diventare una sorta di bomba ad orologeria a causa delle vibrazioni negative, potremmo tentare di utilizzare il rastrello come arma per chiudergli la bocca una volta per tutte? Smetterà di perseguitarci prima o poi!» lei di solito è una persona calma, tranquilla ed estremamente ragionevole, ma Pix le metteva a dura, anzi durissima prova, avrebbe fatto scappare la pazienza persino ad un santo. Il giro era quasi terminato, così come i galeoni che aveva portato con sé. In compenso sarebbe tornata alla base operativa con qualche pacchetto in più, sempre se fosse riuscita a mantenere integri gli acquisti durante il viaggio in Passaporta ovviamente. Sentiva già il crack di qualche involucro nell'aria.
La sua attenzione andò infine all’ultimo stand, l’unico che ancora non avevano visionato. Si ergeva vicino ad una specie di piscinetta, almeno all’apparenza. «Oh, quella deve essere la vasca dei Maridi! A quanto ho letto danno la possibilità di fare immersione ai presenti per comunicare con loro, naturalmente assistiti da un interprete!» la indicò con un cenno del capo ad Alice prima di incamminarsi, attirata come una falena dalla solitaria luce nel buio. Oltre l’esperienza da provetti sub, vendevano un prodotto fangoso sigillato all’interno di vasetti in fine ceramica. Lo avrebbe aggiunto alla sua collezione? Certo che sì. Osservò qualche istante lo specchio d'acqua meditando sul da farsi «Che dici, proviamo anche noi? Ci facciamo coraggio?» disse mentre si rifletteva sulla superfice increspata «Non so in quanti tenterebbero, ma sembra divertente?» rabbrividì, le temperature invernali di certo non invogliavano, però l’occasione era troppo ghiotta. Mica capitava tutti i giorni di poter parlare e porre domande a creature timide e schive come i Maridi. Per punzecchiare l’amica e convincerla a tuffarsi passò le dita nel liquido limpido e freddo, ridendo sollevò un piccolo spruzzo cercando di schizzarla. «Dato che non ci è concesso nel lago Nero!?» inarcò un sopracciglio in attesa di una risposta.

20211208-180454


| Camille Donovan | Hufflepuff Prefect | 14 y.o | Outfit








Interazione con Alice <3 <3
Bon, diamo fondo alle casse :ph34r: al biglietto dal costo di 5 G si aggiungono:
- MATITA LESTORIMEDIO x 2 (14 G)
- TRECCINA “I COLORI DELL'AFRICA” x 2 (6 G)
- GIARDINO ZEN INDIVAR (10 G)
- FANGO CALDOGELO MARIDESE (7 G)
Totale (biglietto incluso): 42 G :flower: :<31:
 
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view post Posted on 9/12/2021, 21:23
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You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

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Non è ancora scesa totalmente a patti con la propria incapacità di adeguarsi alla situazione senza trascendere nelle smorfie tipiche di una bambina schifata da quanto ha appena assaggiato. Non è che la disgusti poi così tanto, in verità, ma il problema non è questo; no, l’ostacolo vero e proprio è la sua testardaggine, quella che non sa concepire che la magia sia più avanti di lei almeno di tre o quattro passi.
Amortentia. L’ha odiata sin dal principio, quando l’uso e la ricetta hanno fatto capolino tra le righe del manuale di Pozioni. Un tempo il suo profumo era diverso e, nemmeno a dirlo, la persona che le ricorda è parte di una dolorosa consapevolezza; adesso, invece…
*Mi rifiuto di pensarci.*
Perché dedicare qualche minuto al ricordo di una serata estiva finita in modo decisamente inaspettato avrebbe richiesto una tempra morale più forte di quella in suo possesso. Forse non sarebbe stato il caso di bere ancora, non quando zia Ellen poteva spuntare da dietro l’angolo in qualunque momento e ricordarle gli effetti di questo o quell’intruglio. Non è certa che la sua mente sia così elastica.
Si sposta, voltando le spalle all’ingresso del giardino e della mostra, per dedicarsi alla statua vicina e alla sua esposizione sapiente del successivo argomento. Non è chiaro se si tratti del sistema nervoso o di qualche altra stramba diavoleria da Medimago: ingollando l’ultimo sorso di Chaporouge, scorge il profilo di una persona - quella persona - e per poco il liquido dolce-amaro non le finisce di traverso. Volge le spalle al ragazzo in fretta e furia, pulendosi l’angolo della bocca con l’estremità dell’indice, senza accorgersi di aver urtato qualcuno e che l’identità di quella persona sia altrettanto nota, ma in quel momento ben camuffata.
«Mi perdoni.» mormora, indietreggiando di un passo e chinando lo sguardo intimidita da tanta goffaggine.
*Forse, posso sgattaiolare via.* ma anche quel pensiero si realizza nel nulla di fatto, non appena supera la soglia del giardino per cercare il conforto di zia Ellen e del suo bell’abito rosso fiammante.
E' proprio lì, infatti, che ritrova Ellen, accompagnata dall’affascinante Medimago che l’ha accolta con tanta premura.
«Oh, eccoti. Cominciavo a credere te ne fossi andata.» cinguetta Ellen, il sorriso onnipresente a sottolineare la frecciatina sottesa «Hans, caro, ti presento mia nipote.»
Senza troppa fatica scopre che l’uomo è un amico di vecchia data di Ellen e di quei lontani cugini tedeschi che nemmeno sapeva di avere; operava al San Mungo ed ora si sposta in giro per il mondo per affrontare le nuove sfide della Medimagia.
*Tutto molto affascinante.* pensa, mentre un sorriso ebete di cortesia le si dipinge sul viso pallido. Non è certo colpa di Hans se, da quell’angolazione, Lucas Scott ora è estremamente vicino. Se l’abbia scorta tra gli invitati all’evento è tutto da vedere, ma dubita che possa essere vero il contrario; ha come l’impressione che il Caso ci stia mettendo il suo solito malato zampino e lei, per dirla tutta, ne ha le tasche piene. Riflette allora sull’idea di andarsene in giro per il mondo con il buon amico Hans, ma non appena il silenzio cala tra loro, Ellen trova il modo di riportare la conversazione su un terreno più frivolo e amabile.
«Thalia, dovresti andare a sbirciare gli stand e i gadget. Mi hanno detto che in quello dedicato alla delegazione Maridese c’è un unguento piuttosto utile… dovresti decisamente andare a dare un’occhiata.»
E’ forse un modo carino e gentile per dirle che, adesso, è tempo di levare le ancore? Prima ancora che Ellen possa dire “A”, Thalia ha già salutato il loquace Hans, spostandosi ad ammirare la vasca e i Maridi che vi sguazzano all'interno. Quasi non sente la propria voce chiedere un vasetto di unguento caldogelo. Ed è sicura di non aver ben capito come si sia trovata per le mani, pronta a rimpicciolire il tutto all'interno della borsetta, l'Erborium e la Treccina - solo per contribuire alla beneficenza, ovviamente.
Non si rende conto di quanto i suoi pensieri abbiano sovrastato le sue azioni, di come si sia trovata a vagare tra gli stand, esaminando gadget di varia natura e cominciando a nutrire il dubbio - l'ennesimo - di non aver motivo per restare. Di certo, il non avere un drink che le ricordi un certo giornalista e il fatto di essere sola tra una marea di sconosciuti dovrebbe ritemprarle lo spirito.
E allora perché, anche adesso che le volta le spalle, desidera che lui la veda? Forse per ricordare a se stessa che riesce ancora a provare qualcosa?
No, a quello ha pensato lo Chaporouge.
Thalia J. Moran


Soffocamento alcolico a parte, Thalia urta inavvertitamente Nieve (che se la Rigos non va alla Moran, la Moran va alla Rigos (?)).
Il tutto causato dalla vista di qualcun altro, vero Lucas? :fru:
Girovagando per il mondo (cit.) finisce in un punto imprecisato - all'interno del giardino - nel triangolo tra lo stand e la vasca dei Maridi, il tavolino dedicato alla Gazzetta e quello di Medimaghi Senza Confini.
Non so chi ho accanto, ormai mi sono ubriacata a forza di girare :ihih:

Acquista:
° Fango Caldogelo Maridese - 7 Galeoni
° Treccina “I Colori Dell'Africa” - Offerta di 3 Galeoni
° Erborium Africae, di Xenophilius Adelphi - 7 Galeoni

Tot. 17 G. + 5 biglietto = 22 G.
 
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view post Posted on 10/12/2021, 10:25
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We are all immortal until proven otherwise

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CASEY BELL
17 ANNI • OUTFIT
CAPOSCUOLA
Ancora un respiro profondo.
Quella posizione le stava addormentando le gambe. Per non parlare del sedere che, levitando, se non stava dritta la faceva roteare all'indietro.
Provava a respirare profondamente ma l'aria le usciva dalle narici come il soffio rabbioso di un toro nella corrida.
Inspira, conta fino a sei. Uno, due, tre, quattro, cinque, sei. Trattieni per quattro secondi, poi espira per otto secondi.
Poi questa cosa che doveva tenere gli occhi chiusi per tutto il tempo proprio non le andava giù. E se li avesse aperti? L'avrebbero squalificata come in Palla Avvelenata? Be', non sarebbe stato un grosso male. Non vedeva l'ora di poter liberare le gambe da quell'assurda posizione del loto.
Siete nel vostro giardino segreto. L'acqua di un fiume scorre di fronte a voi. Come scorre? E' veloce, è lenta? L'acqua è cristallina o torbida?
Aprì un occhio, poi l'altro. Si guardò attorno. C'era quella sorta di santone, Abbahia Invidiar, che levitava come una leggerissima piuma di fronte a tutti loro e parlava, sorrideva imperturbabile, senza badare alla noia.
Accanto a lei, invece, c'era Gwen. Si era messa un carinissimo vestito bianco e delle calze a tema molto "ospedale". Lei era fatta così: era sempre carina in qualche modo, nel fare e nel presentarsi. Lo fu anche nel chiederle di tuffarsi insieme nella vasca per ascoltare la conferenza sull'operazione di Levi. Non avrebbe mai potuto dirle di no, dopo quel "per favore" con le mani sottili strette alle balze della gonna. Così indossò la tuta - comoda tra l'altro -, si fece fare uno strano incantesimo che le racchiuse la faccia in una grossa bolla. Poi si tuffò e andò a oscillare sul fondo della piscina assieme a tutti gli altri.
Non aveva mai visto un Maride in tutta la sua vita. Erano umanoidi, non propriamente belli a suo avviso ma con un fascino tutto loro. Li studiò come se fossero extra-terresti - decisamente lo erano - e rimase appesa alle loro labbra squamose ogni volta che essi cantilenarono nella loro lingua.
A parte questo, la descrizione dell'intervento per poco non la fece vomitare nella sua bolla. E così barrò senza indugiare oltre l'opzione Medimagia dalla lista di idee lavorative per il futuro.
La descrizione dell'operazione fu una tremenda tortura per lei. Continuava a ripensarci: sangue, suture, ossa visibili sotto la carne, vasi sanguigni dilaniati. No, no e poi no. Non aveva simili problemi quando doveva avere a che fare con ingredienti di derivazione animale in Pozioni. Maneggiare organi, fiale di sangue e bile era piuttosto semplice quando non doveva estrarli da qualcosa di vivo.
*Per cortesia, solo cose morte nel mio futuro laboratorio. Grazie.*
Contenta di possedere finalmente una certezza nella vita, rimase di stucco di fronte al particolare interesse che invece Gwen mostrò per la conferenza. Pose domande, fece ragionamenti ad alta voce e parve piuttosto soddisfatta e affascinata da quanto scoperto una volta uscite dalla vasca.
Ora, mentre levitava come un Buddha illuminato - e incazzato -, siccome la noia la stava divorando, pensò per bene di attrarre nella sua tela di fancazzismo l'amica. Le infilò un dito nel fianco per risvegliarla dal torpore della meditazione e le sussurrò piano, sperando che Abbahiar non la fulminasse con strane magie Ajurvediche.
«Pss. Mi fanno male le ginocchia e il coccige. Il mio giardino segreto è un inferno di spilli. Ti prego, andiamo via.»


Casey paga il proprio biglietto e prende tutti gli oggettini. Per il braccialetto offre un galeone, mentre vorrebbe una bella confezione mista di tisane.
Interazioni con Gwen, ma interagirà con chiunque ne avrà voglia.
 
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view post Posted on 10/12/2021, 19:37
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You can own the Earth and still, all you'll own is Earth until You can paint with all the colors of the wind

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Alice Wagner
Prese dunque Camille sottobraccio e iniziarono ad dirigersi in ogni dove << ll piacere è tutto mia socia, so già che le ronde insieme saranno uno spasso!>> esclamò divertita. Il giardino doveva ammettere era stato decorato davvero con gusto e gli stand dove fermarsi ad ammirare cose o a riempirsi le tasche di gadget erano davvero tanti. Alice ammirava sorridente l'entusiasmo di Camille nel vedere ogni nuovo stand, sempre pronta con un'esclamazione stupita o con una battutina divertente, era sicuramente di compagnia e in qualche modo si chiedeva come quel corpicino potesse contenere tutte quelle energie....e quella parlantina. Che avesse inghiottito una radio da piccola? Qualcuno la spintonò di lato, facendola voltare per assicurarsi chi fosse quel cafone che manco si era scusato, ma quando si girò non riuscì ad identificare nessuno. C'era davvero tantissima gente, molti adulti ma anche diversi studenti ed erano vestiti tutti in tiro, il che faceva sembrare la sua gonna una roba da quattro soldi, ma in fondo non le poteva importare di meno. Mentre passavano accanto al giardino zen e osservavano i piccoli giardinetti in miniatura Alice scoppiò a ridere << Oh ma dai, vuoi dirmi che non conosci il segreto per tenerlo a bada? >> un tono particolarmente divertito colorò le sue parole, mentre assottigliava gli occhi chiari << Mmh sai che c'è? Te lo mostrerò di persona. Pix è proprio un burlone, bisogna essere più fastidiosi di lui per averla vinta >> e se c'era una cosa che Alice poteva fare, era essere incredibilmente irritante e dispettosa. Tra le chiacchiere finì per acquistare un botto di roba, assolvendo anche al suo lavoro di nipote e comprando degli oggetti per sua nonna Rose. Mentre si dirigevano nella vasca dei marinidi le sembrò di notare Gwen e Casey dirigersi nella direzione dalla quale loro stavano venendo, anche se non era sicura si trattasse di loro perché era un posto decisamente affollato. A quanto pare tutti volevano provare ad immergersi ed Alice sembrava realizzare solo ora dove davvero si trovavano davvero. Non è che ci aveva pensato ma marinidi significava acqua. ACQUA. Lei odiava l'acqua << IMMERSIONI? CHEEE?>> esclamò più ad alta voce di quanto volesse, finendo per far voltare un paio di vecchiette sconvolte. Camille era però già partita per la tangente e se non l'avesse fermata avrebbe finito per trascinarla dentro. In un secondo Alice sembrò sbiancare, ma manco se le avessero puntato una bacchetta contro ci si sarebbe immersa figuriamoci volontariamente << Ahm Cami io non--- non>> si bloccò, non voleva di certo rivelarle di essere una codarda incredibile quando si trattava di immersioni, ma allo stesso tempo non voleva immergersi, si sentiva come intrappolata, decise di inventarsi una balla bella e buona << p-penso di essermi scordata qualcosa allo stand precedente, sai per mia nonna...>> arrossì lievemente, mentre la liberava dalla sua stretta << Ma tu fai pure ci vediamo direttamente al bar quando hai fatto, che dici? >> le disse con un sorriso, affrettando poi il passo nella direzione opposta. Quel posto non faceva decisamente per lei.
Gryffindor — 16 y.o — 3rd year — Prefect


Interazioni con Camille :<31:

Menzione Casey e Gwen

Alice acquista oltre al biglietto (+5 galeoni):

MATITA LESTORIMEDIO
7 Galeoni - + 1PC

TRECCINA “I COLORI DELL'AFRICA”
3 Galeoni - + 1 PC

ERBORIUM AFRICAE, di Xenophilius Adelphi
7 Galeoni - + 2 PM

INFUSI DELLE EMOZIONI
1 Galeone (confezione mista)

INCENSI “FIORDALISI DELLA PACE”
10 Galeoni - + 3 PM

LAMPADA ANATOMICA
8 Galeoni - + 2PM

Totale = 41 Galeoni

 
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view post Posted on 11/12/2021, 16:18
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But I'm scared of living too fast, too slow
Regret, remorse, hold on
I've got to go
xeVUW6s
Nero. Il sangue di salamandra scivolò dolcemente lungo la lama argenta del pugnale: una goccia dopo l'altra, simile all'inchiostro, cadendo infine nel calderone in peltro già in ebollizione. Una schiera di ingredienti, una fiala di cristallo, un set di strumenti da lavoro, tutto evidenziava un'attenzione fondamentale per l'arte pozionistica. Il banco in legno sembrava tuttavia spoglio, al di là dell'essenziale – dov'erano le zanne di serpente, le radici di mandragola, le foglie di artemisia? Mancavano troppe cose, ne era consapevole; continuava imperterrito, un passo dopo l'altro, crogiolandosi nel fallimento che drasticamente, e curiosamente, aveva scelto in prima linea. Spirali voluminose, all'essenza della corteccia e della terra boschiva, vorticavano intorno fino a pizzicare la punta del naso; e lui, Oliver, ne assaporava – inebriato, quasi fuori controllo – ogni più intimo, sottile sentore. Una piuma azzurrina scintillò nella pozza alcolica, un tuffo cristallino e silenzioso ad accompagnare l'assalto del sangue. Bruciava, vapore ardente. Bruciava al punto da pretendere di spegnersi. Per un attimo, soltanto un attimo, non ebbe chiarezza circa cosa o chi stesse bruciando – le mani colte da un tremito, la gola asciutta, il cuore in tumulto ancora una volta. Le pagine della Gazzetta del Profeta svettavano sullo stesso tavolino, inusuali in quel trambusto di ampolle, provette e coltelli.
Un giornale violato, la carta arricciata dal calore del calderone nelle vicinanze; lacrime vermiglie, puntini tanto lucidi, conducevano lo sguardo alla coda tumefatta di un rettile. Una salamandra, quel che ne restava – un teatro dell'orrore, eppure leggero, a deturpare l'equilibrio del Profeta. C'era un articolo, un titolo in prima pagina, che non recava altro che una stilla rossa. La notizia del premio Chapman aveva fatto il giro del mondo magico, sorpassando nettamente perfino le ultime avvisaglie di cronaca oscura. Chiunque cercava una distrazione di quel periodo, e lui... lui non sentiva di escludersene. Si diceva che fosse un'onorificenza di prestigio per l'ambito medimagico, si diceva che fosse stato atteso da tempo dall'intera comunità – probabilmente non ne era così informato da poter trarne altro che una cornice d'insieme. Era una bella storia, non poteva negarlo, e una parte di lui aveva scovato interesse profondo nei riguardi dell'operazione al Maride. Ne era follemente incuriosito, tanto da aver coltivato da giorni l'idea di fare tappa all'evento: una serata di gala, un incontro che avrebbe portato frutti e risultati per più versi. C'era un problema, però. L'evento era al San Mungo.
«Evanesco» Un'impronta, niente di più. Il calderone zampillò, dissolvendo ogni contenuto. Gorgogliò come una creatura ferita, l'offesa di aver cotto a puntino gli ingredienti, di aver collaborato fino a quel punto, invano. Qualsiasi cose fosse stata in preparazione, oramai era scomparsa. Restava un'aula vuota, un pomeriggio assente, e il dovere di sistemare ogni cosa prima di rientrare in classe. Bagnò l'indice nel sangue colato sul giornale e l'attimo seguente ne tracciò una riga rossastra lungo i bordi pergamenati; antichi simboli, quelli, per lui carichi di valore. Ben presto ritagliò l'articolo dedicato all'evento dell'Ospedale Magico, avendone cura di salvarlo dal resto. Un superstite, l'unico in quella stanza.

***

Arrivò in ritardo al San Mungo. O almeno, consultando l'orologio da taschino, poté essere certo di essere né in anticipo né in perfetto orario: aveva tentennato fino all'ultimo secondo, perfino quando aveva sfiorato la Passaporta da Hogsmeade. Non essere sciocco, gli aveva detto Penny. Non perderesti mai un'occasione simile. Aveva ragione, e tutto in lui ne era sicuro. Se la premiazione fosse avvenuta in qualsiasi altro luogo, non avrebbe avuto dubbi di partecipazione; ma più s'apprestava ai cancelli d'apertura, più sentiva la pelle bruciare nervosamente. Era una sensazione insopportabile, l'istinto di un'anima in tormento che gridava, gridava in silenzio. Corri, pretendeva. Corri, corri, corri via. Nell'incavo di un soprabito elegantissimo, un completo di seta scura, Oliver sfiorò un bocciolo di biancospino. L'aveva strappato dalla corona di fiori che ancora custodiva dal Ballo delle Rose, la stessa che aveva cristallizzato in perpetua magia: un memorandum, quello, di quanto accaduto. La fila davanti a sé sfumava rapidamente, e lui... lui era solo. Per la prima volta non era in compagnia di nessuno, intravide in lontananza volti familiari – avrebbe potuto sfruttare i benefici della Redazione del Profeta, invischiarsi a sua volta nella troupe dei giornalisti e dei fotoreporter. Invece, assente, procedeva da sé. Pagò il biglietto quasi senza usuale saluto, perduto in un temperamento emotivo che avrebbe potuto giocargli brutti scherzi. Non gli capitava da molto di vivere condizioni così distratte, ma il San Mungo rappresentava per lui la tragedia maestra, il culmine di un incubo divenuto fin troppo tangibile. Gli sembrava fosse trascorso pochissimo dalla sua degenza in quel luogo, una degenza che aveva creduto infinita. Cominciò ad interrogarsi circa la scelta di essere lì, quella sera, come se tutto fosse stato normale. Non si trattava più dell'infantile, innata fobia degli ospedali, in quel senso s'inaspriva un'esperienza vissuta sottopelle. S'accorse infatti di aver trattenuto il respiro, varcando l'ingresso; quasi a non voler sperimentare gli stessi odori d'una volta. Costringendosi a non fare dietrofront, osservò tutto intorno: lentamente.
*È diverso*, pensò d'immediato. Le carole natalizie, le decorazioni vivaci, le ghirlande di vischio in festa, ogni aspetto lasciava dimenticare le tende bianche, le lenzuola di lino e i vasi di calendule sul comodino della sua camera d'ospedale; il profumo delle spezie dolci, del liquore e dei frutti di bosco, quello di cannella che tanto gli piaceva, perfino quei gusti non rimandavano alle note arcigne del disinfettante, delle pozioni curative e del sangue. Passò una mano sulla giacca, a sistemare pieghe invisibili; strinse maggiormente il nodo della cravatta, pizzicò così le guance per concedervi un incarnato più roseo, e gradualmente trovò controllo sul proprio cuore. Non avrebbe fatto un giro rapidissimo, non subito; voleva testare le sue sensazioni, tenendosi alla larga dalle sale interne per il momento. Arrivò inconsapevolmente verso il mini-bar disponibile all'evento, e sebbene tutto in lui pretendesse di correre a perdifiato verso la vasca del Maride, fu grato di essere lì come prima destinazione. Si fermò al bancone, impeccabile nell'aspetto e nel portamento. Desiderò da bere, qualsiasi cosa per la gola arsa, ma una parte di lui sapeva di essere all'evento anche per un altro motivo. Dove sei, si chiedeva. Indugiava nella ricerca, e tuttavia ebbe concretezza della sua vicinanza ancor prima che i sensi svegliassero contatto. Un volto, un volto che ricordava nitidamente. Un volto, l'unico volto, che aveva sperato di non dimenticare. E un nome, ancora una volta, di cui aveva fatto tesoro nella raccolta di più di un articolo di sua firma. Avanzò a passi lenti, intrecciando un sorriso gentile sul tremito della bocca: né imbarazzo né ansia, soltanto... l'anelito di una paura ancestrale.
«Dottoressa Read.» Suonò come un punto di domanda, la voce simile ad un sospiro cauto. Era lei, sembrava chiedere. Un cenno d'inchino con il capo.
«È un privilegio poter incontrarla in occasioni migliori.» Attese, girando d'un passo per porsi di fronte l'altra figura. Attese, assicurandosi potesse essere lei.
«Spero possa ricordarsi di me.» Studente, diciassette anni, ferite all'addome, perdita di sangue... Una voce, un'altra, un'altra ancora. Indelebili in mente e in cuore, più forti di un colpo di cannone. Bruciature, ustioni di primo e secondo grado, danni... Un tremito, un tacito grido. Silenzio.

È pazzo.
L'avevano detto. L'avevano detto tutti loro.
Medimaghi allo sbaraglio, burattini in camice.

Non lei.
Lei l'aveva salvato.
Something good comes with the bad
Show me my silver lining
Calling out for me

Oliver paga il biglietto, arriva al San Mungo e via di trip mentali. Interazione con Jane
(ho atteso da tempo questo momento ♥)
 
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view post Posted on 11/12/2021, 20:41
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Jolene White
infermiera


22 y.o.
Avevo accolto la notizia della vittoria di Richardson con gli stessi sentimenti che strariperebbero in un appassionato di Quidditch che vedesse la squadra del proprio paese campionessa mondiale: con un orgoglio entusiasta, di cui mi riservavo il diritto per il semplice fatto di condividere la terra natia di quell'uomo straordinario. Avevo seguito con interesse il processo che aveva portato alla nomina del Medimago, ovviamente: l'abitudine mi aveva reso familiari i nomi stranieri degli altri candidati, e ogni volta che leggevo delle loro azioni mi sentivo un po' partecipe di quella grandezza umana che si manifestava in loro. Ero orgogliosa di condividere la loro stessa professione, per quanto non mi fossi mai nemmeno avvicinata alle loro imprese; e non avrei potuto trovare parole per esprimere la gratitudine per il fatto di poter partecipare ai festeggiamenti che si sarebbero svolti al San Mungo.
Non che l'ospedale fosse carico di bei ricordi, per me. Al contrario, l'idea di tornare tra quelle mura risvegliava la mia agitazione: era un attimo rivedermi come ero stata allora, nei giorni dopo l'attentato. Ritornare lì significava rischiare un nuovo incontro con quella persona piccola e spezzata che, con tanta fatica e risultati imperfetti, avevo seppellito dentro di me. Ma rimettere piede nel posto che aveva ospitato il mio orrore era anche un segno di forza, perché significava che ormai ero un'altra persona, che sapevo guardarmi alle spalle con il giusto distacco. Ostentavo il mio coraggio come chi è ancora troppo insicuro per affrontare le proprie paure.

Ad ogni modo, in un primo tempo la mia decisione si rivelò felice. L'ospedale era praticamente irriconoscibile, perso nel buio della serata alle estremità del giardino in cui avevano allestito l'evento. Non si respirava l'olezzo delle pozioni, né quello ferruginoso del sangue, bensì l'aroma sottile del terreno, della resina di cui erano rigati i tronchi degli alberi. Potevo respirare a pieni polmoni e sentirmi libera, e sorridere così senza costrizioni ai volti conosciuti che incontravo.
Ce n'erano diversi. Medimaghi ed Infermieri conosciuti ad altri convegni, più piccoli e modesti di quello; per di più, vista la portata internazionale dell'evento, mi imbattei perfino in Anna Peretti, una vecchia collega dell'ospedale italiano. Sembrava passata una vita intera da quando avevo svolto il tirocinio, invece ci riconoscemmo senza difficoltà, come se ci fossimo separate solo poche ore addietro a fine turno. Ciò mi riempì di gioia, ma anche di un indefinito senso di straniamento: possibile che qualcuno mi potesse confondere con la ragazzina che ero stata allora? Come faceva a non vedere che ormai ero un'altra persona, che mi avevano rivoltata come un guanto? Se solo avesse saputo.
Bevvi qualcosa insieme ad Anna, sorridemmo spesso mentre lei mi raccontava di mia cugina, mentre mi chiedeva di me. Una piccola, amabile conversazione che lasciò entrambe tiepide, a salutarci infine con due baci sonori sulla guancia. Lei andava a cercare Maddalena, un'altra collega comune di allora; sicuramente ci saremmo riviste dopo tutte e tre, così dicemmo.
Lasciai il bar con un sorriso ebete che mi aleggiava sulle labbra, assieme al sapore forte del whisky incendiario. Boom Boulevardier era un nome molto chic per un mix infuocato di superalcolici, che sorseggiavo piano perché non mi andasse alla testa tutto in una volta.
Mi spostai tra la folla educatamente allegra. Mi fermai al primo stand abbastanza libero che riuscii a trovare, si trattava di Medimaghi senza frontiere. Mi congratulai con loro per le loro iniziative nobili ed acquistai ciò che avevano in vendita, infilando tutto dentro alla borsetta su cui avevo castato un incanto di estensione irriconoscibile.
Mi guardai intorno mentre prendevo un altro sorso del mio drink. Davanti a me, a qualche decina di passi, scorsi una donna dall'aria familiare [Thalia]: mi dava le spalle, ma l'altezza, la corporatura e i lunghi capelli fulvi non potevano che appartenere a Maddalena. Stranamente, di Anna non c'era traccia, ma forse non si erano ancora ritrovate, oppure si erano già separate un'altra volta. Comunque fosse, non avendo di meglio da fare, decisi di avvicinarmi per un saluto. Le avrei sfiorato la spalla con la punta delle dita, volevo vedere la sorpresa nei suoi occhi castani quando si sarebbe voltata. Avevo già raccolto un sorriso con cui ero pronto ad accogliere la domanda che avrei letto sul suo viso, e che si sarebbe poi allargato al momento del riconoscimento. «Maddalena, ne è passato di tempo!» Uno sbuffo di piccole e innocue scintille di fuoco coronò il mio saluto come punteggiatura entusiastica.


Cominciamo a dare fondo alla camera blindata :fru:
Primi acquisti:
- Treccina "I colori dell'Africa" (offerta 5G)
- Erborium Africae (7G)

Interazione stupida finale con Thalia :aiuto:



Edited by Unconsoled - 11/12/2021, 21:00
 
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view post Posted on 12/12/2021, 17:56
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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20211208-180440
Aveva agito d’istinto, troppo d’istinto, e questo probabilmente, come a suo solito, l’aveva indotta a sbagliare «D-d’accordo» spiazzata dalla reazione di Alice riuscì a dire solo quello. Non se l’aspettava. Rimase lì impalata come una statua di marmo, inebetita e consapevole di aver combinato un guaio. Cos’aveva detto o fatto per farla fuggire così non lo sapeva, ma in qualche modo l’aveva spinta ad allontanarsi.
«Ti raggiungo dopo…» mormorò dispiaciuta mentre l'altra si dirigeva nella direzione opposta.
«Ahhh, stupida, stupida, stupida…» si rimproverò. Alcuni dei presenti la fissarono con espressione interrogativa, ma lei li ignorò. Non era granché vogliosa di fare quell'esperienza da sola, non era dell'umore giusto, si sentiva in colpa, anche se non era conscia di cosa esattamente. Stava per rinunciare e seguirla, ma poi si chiese se fosse meglio lasciarle un po’ di spazio. Se l’aveva offesa? Se non avesse voluto vederla? Alla fine decise di rimanere lì, ne avrebbe approfittato per escogitare un piano per scusarsi a dovere. Un addetto puntò la bacchetta contro la sua faccia, lì per lì rimase interdetta, poi comprese che serviva per farla respirare sott’acqua. S’immerse poi goffamente, non era stata una buona idea combinare la tuta subacquea con la gonna, anche se senza quella sorta di protezione probabilmente sarebbe congelata. C’erano altre cinque persone interessate a cui si unì, impiegarono in tutto circa mezz'ora per ascoltare il racconto e porre le domande, più o meno interessanti e sensate, su ciò che incuriosiva maggiormente del famoso intervento chirurgico, un intervento che ha valso il premio Chapman al dottor Richardson e alla sua incredibile equipe. Parlare con loro fu a dir poco piacevole, illuminante, non credeva che la Medimagia fosse una disciplina tanto affascinante o che potesse avere sviluppi in un certo senso “avventurosi”. Cioè, non solo sì erano presi in carico la vita di una creatura, ma l'avevano operata e curata in condizioni fuori dal comune, che agli occhi di una profana come lei potevano essere considerate quasi estreme.
Terminata quella piccola parentesi di distrazioni venne il momento di tornare con i piedi per terra, con annesse le paranoie. Salutò e ringraziò calorosamente lo staff e si allontanò rapidamente dallo stand, mettendosi subito a cercare Alice nella folla, per prima cosa era intenzionata a scusarsi. Raggiunse il bar e quando intravide la chioma rosso vivo si diresse verso di lei a passi decisi, a differenza . «Ehi!» nel mentre le sfiorò la spalla per avvertirla della sua presenza, ponendosi poi al suo fianco, non voleva coglierla alla sprovvista. Ci mancava solo farle prendere un colpo.
«Io-» abbassò lo sguardo completamente in imbarazzo, come minimo avrebbe finito per fare la figura della perfetta idiota. «Ecco, spero di non averti messo a disagio prima…» come doveva comportarsi adesso? «Sei praticamente scappata e-» e non aveva fatto in tempo a sapere perché. Non che fosse tenuta a giustificarsi, tutt’altro. Era il momento di rimediare «Mi dispiace. Tanto. Non dovevo partire a razzo come mio solito!» risollevò di nuovo il volto e, con aria contrita, la osservò con i classici occhioni da cucciolo. Un cucciolo in attesa di essere perdonato per le sue marachelle. Intanto un elegante schele-cameriere in frac passò di lì, somigliava ad uno strano pinguino. Gli fece cenno di fermarsi per poter ordinare da bere «E poi ti avevo promesso dei festeggiamenti! Mica vogliamo mandarli in fumo?» sorrise lievemente «Per me un Branchiflore, grazie! Tu cosa preferisci?» annegare la preoccupazione in un cocktail poteva risultare la soluzione migliore.

20211208-180454


| Camille Donovan | Hufflepuff Prefect | 14 y.o | Outfit








Interazione con Alice :<31:
Il mood è più o meno questo click
 
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view post Posted on 12/12/2021, 18:28
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"Gran Sacerdote del Tempio della Pizza"

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Ariel Vinstav, journalist; a 24 y.o. banshee Spare some words?aurora-giving-in-to-the-love-video
Il Branchiflore era fortunatamente uno dei drink più leggeri fra quelli offerti e berne un secondo non le avrebbe fatto rischiare un’occhiataccia da parte delle guardie in servizio.
Mentre prendere l’ennesimo sorso dal calice, Ariel si ritrovò col cercare di riordinare i suoi pensieri e distrarsi dall’ansia impellente, chiudendo gli occhi per un istante.
Così non si rese conto dell’arrivo di Aiden il cui tocco inaspettato la portò a trasalire sul posto.
Irrigidì i muscoli di scatto, disegnando solchi profondi negli incavi del collo. Apri solo un occhio, il destro, con cui squadrò timorosa il volto di Aiden.
Era familiare, ma sul momento la sconvolta immagine di Aiden ad Halloween e quella più coinvolta e giocosa dell’auror alla Testa di Porco non sembrarono coincidere.
Eppure, ne era sicura, quell’uomo lo conosceva.
«Oh! Ma sì, lei è l’amico di Maurizio, vero? L’auror irlandese»
Il nome sfuggiva ma l’identità di Aiden tornava gradualmente a galla nei suoi ricordi nebulosi, come la diapositiva di una foto gradualmente in sviluppo.
Aprì e chiuse rapidamente le ciglia, sfarfallandole nel tentativo di riscuotersi dalla confusione.
Visto il drink che reggeva in mano sarebbe potuto sembrare più un controeffetto alla calma indotta dalla magia; aveva proprio bisogno di un altro drink.
Il sorriso tenue che rivolse al suo nuovo accompagnatore venne però spezzato immediatamente dal fracasso dei vassoi inconsciamente rovesciati da Jisung.
Aiden si sarebbe sentito strattonare la giacca del completo quando di istinto la mano libera della giornalista avrebbe cercato di chiudersi attorno al braccio dell’auror e stringerlo di scatto.
Sussultò, prima di sospirare e scuotere il capo.
”Va tutto bene. È un ragazzo maldestro e tu sei tesa. Respirone, finisci il drink e metti a fuoco cosa ti viene detto. Non panichiamo solo perché abbiamo confusione. Forza.”
Avrebbe mostrato ad Aiden un sorriso di circostanza e scuse prima di allentare la presa e cercare di estrarre dalla piccola custodia di cuoio alla cintura alla vita la sua bacchetta.
«Oggi io e la mia testa non collaboriamo molto, scusi la reazione così improvvisa»
La voce solitamente calma e accogliente era diventata lenta, affaticata e sporca di rammarico nei confronti di Aiden.
Si sarebbe potuto dire che la giornalista stesse soffrendo un signor mal di testa.
Mandati giù gli ultimi sorsi del Branchiflore, abbandonò il calice nel tavolino più vicino e poi voltandosi verso Jisung avrebbe puntato con la bacchetta le sue vesti. Ispirata dalla graduale sensazione di calore che l’alcool e me proprietà calmanti del Branchiflore le trasmettevano, avrebbe cercato di riportare la stessa intenzione di ristoro nella sua magia. Dei drink versati non sarebbe rimasto che l’odore leggero sugli indumenti ora asciutti addosso a Jisung.
Movimenti a spirale del polso e la bacchetta più la formula non verbale “Arefacio” avrebbero fatto al caso suo.
«Non si preoccupi, sapesse quante volte mi distraggo anche io! Sono cose che capitano.»
Scosse leggermente la mano libera come a voler dire gesticolando “non è nulla”, prima di infoderare la bacchetta e girarsi verso Aiden, accompagnata dal dondolare a destra e manca del cartellino identificativo del profeta e la sua macchina fotografica magica a tracolla.
«Accetto con piacere della compagnia: ho necessità di un po’ di distrazione prima di tornare a lavoro. Vi state trovando bene?»
Avrebbe fatto silenziosamente cenno a Jisung di raggiungerli del tutto.
Tanto vale cogliere la palla al balzo e cercare di portare il focus dei suoi pensieri su suoni e sensazioni più gradevoli.
✕ schema role by psiche

\ Ariel è nella zona bar a bere un Branchiflore.
Interazioni sempre con Aiden e Jisung che si becca un arefacio.

 
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view post Posted on 13/12/2021, 20:01
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Quindi a Casey non aveva fatto piacere la nuotata con le Sirene. Osservando le sue reazioni, era chiaro che tutta la questione dell'operazione non le piacesse affatto, il suo disgusto era evidente. Eppure secondo la Tassorosso si trattava di un'impresa davvero strabiliante, a cominciare dall'installazione dell'improvvisata sala operatoria sott'acqua; il premio era assolutamente meritato. In ogni caso, meglio non esagerare con le richieste di dettagli e passare al prossimo stand. Al posto della compagna non avrebbe desiderato continuare e poi anche la meditazione sembrava una cosa interessante: un momento di soave tranquillità nel proprio io.
Si accomodò nella posizione indicata e chiuse gli occhi, rispettando tutti i comandi. Inspirava ed espirava a tempo, provando ad immaginare ciò che veniva raccontato, anche se quello che vedeva la Tassorosso era diverso. Non c'erano cascate di acqua limpida o torbida, prati fioriti o deserti sconfinati. Vedeva una cascata di liscia e lucente cioccolata, che terminava in un letto di fiume fatto di marshmallow bianchi. Le colline tutte intorno erano pane di grano, integrale e ai cereali; i fiori di caramelle e sugli alberi crescevano ciambelle. Lo spazio dei dessert si estendeva fino ad una lunga staccionata di grissini, oltre la quale iniziava la parte che diventava via via meno zuccherata. Stava provando a scavalcare la staccionata, quando alcuni grissini si spezzarono ed una delle schegge le si infilzò con prepotenza nel fianco. Riaprì gli occhi di soprassalto, cercò goffamente di evitare di fratturarsi qualcosa muovendo le braccia come un funambolo senza asta, fin quando non si rese conto che nessuna spina si era conficcata da nessuna parte, ma ormai era già finita per terra. Sospirò per essere riuscita a cadere con quella che sapeva benissimo non fosse grazia e poi si voltò verso Casey, avvicinandosi con il busto per ascoltare il sussurro del suo disagio. Si preoccupò per l'immagine di un giardino segreto infernale e le fece subito cenno di sì con la testa, alzandosi prontamente per andare. La quantità di persone presenti non avrebbe nemmeno fatto notare la loro resa anticipata, ma la Tassorosso avrebbe ugualmente chiesto scusa a chiunque nei dintorni, prima di allontanarsi con l'amica. Non sopportava l'idea di essere la causa del disagio altrui, sia per Casey che per gli altri presenti, che sicuramente desideravano proseguire con la meditazione, quindi le sue scuse furono spontanee.
«Devo ammettere che ho preferito la nuotata con le Sirene..ehm, cioè, i Maridi» Disse, correggendosi subito sul finale, «anche perché la meditazione mi ha fatto venir sonno..» Si fermò qualche istante, riflettendo sulla sensazione che stava provando: «..e fame!» Concluse con un tono di voce tale da sembrare di aver scoperto qualcosa di veramente importante, mentre inconsciamente la sua mano si posò sullo stomaco. Era curiosa di continuare a girare tra tutti gli altri stand, consapevole del fatto che il mondo magico serbasse sempre ottime sorprese, ma una piccola pausa non le sarebbe di certo dispiaciuta. «Che ne dici di passare al dunque e recarci al Bar? Magari troviamo anche qualcosa di commestibile»


Perdonate, non mi ricordo più come si scrive in off agli eventi :meow: qui interazioni nuovamente con Casey, ma mi accodo in caso di nuove..! Ci si sposta al bar? :ue:

Continuano inoltre gli acquisti...■ TRECCINA “I COLORI DELL'AFRICA” (offre 3G)
■ ERBORIUM AFRICAE, di Xenophilius Adelphi (7G)
■ ANATOMIA MAGICA UMANA, di Frank Tenner (10G)
■ GIARDINO ZEN INDIVAR (10G)

Totale: 5(biglietto) +17(int1) +30(int2) = 52G
 
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view post Posted on 14/12/2021, 00:38
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Osservava affascinata i maghi e le streghe che si alternavano nella zona dedicata alla meditazione, seguendo ad occhi chiusi e a mente aperta i consigli di Abhaya Indivar. Volteggiavano a mezz’aria, immersi nei loro pensieri e nel loro io più profondo, scegliendo i sentieri più nascosti che il medimago rivelava loro con le sue parole. Delle risatine leggere giunsero alle sue orecchie facendola voltare verso un’altra zona dello stand. I più temerari si erano avventurati nella pratica dello yoga magico, sospesi a mezzo metro da terra grazie agli incantesimi che i collaboratori di Indivar si premuravano di controllare. Le sfuggì un sorrisetto alla vista di Ginevra Wilson, la severa caposala del reparto avvelenamenti al terzo piano, trascinata da una collega a provare le contorsioni e gli allungamenti magici e in preda ad una risata imbarazzata, le guance arrossate e la rigida acconciatura che le teneva stretti i capelli leggermente disfatta. Sembrava che tutti i dipendenti del San Mungo quella sera avessero smesso di indossare il camice, anche solo per pochi minuti, e si rese conto solo in quell’istante che era la prima volta che vedeva alcuni di loro al di fuori dell’ambiente lavorativo. Era un po’ strano, doveva ammetterlo, eppure non le dispiaceva. Bevve un altro sorso di quella birra così particolare che Grace le aveva fatto assaggiare, voltandosi verso l’amica pronta a proporre la prossima tappa. « Che dici, andiamo a farci un giro nell’ala Frank Tenner? » Fremeva all’idea di visitare la mostra di anatomia magica, e non voleva attendere un istante in più. « Mi sembra una buona idea! Andiamo a cercare anche Thomas, che dici? So che anche lui volev- oh, maledetto Merlino, non è possibile! » Grace la afferrò per le spalle, nascondendosi senza grandi risultati dietro di lei. « Dimmi che quella donna con quell’orribile cappello color cachi non è mia zia Sara, ti prego! » Avrebbe voluto essere d’aiuto, ma come mentire davanti all’evidenza? La strega indicata da Grace stava sorridendo allegra, muovendo una mano in segno di saluto in direzione delle due. « Credo proprio sia lei, Grace… e credo anche che ti abbia vista! Andiamo a salutarla? » Si spostò con lentezza, posando una mano sulla spalla dell’amica per convincerla ad andare a parlare con la parente. « Ti risparmio l’interrogatorio su ”Quanti pazienti avete visto oggi ragazze? Ma non è indecente che siate qui invece che al lavoro? Ah, il San Mungo un tempo era un luogo serio, quando ci lavoravo io…” » Non riuscì a trattenersi: una risata leggera uscì dalle sue labbra davanti all’imitazione di Grace così precisa dell’anziana zia, vecchia infermiera in pensione. « Vado a salutarla e poi torno, così andiamo a vedere la mostra di anatomia! Aspettami qui, va bene? » Jane annuì, sulle labbra ancora un sorriso, e dopo aver lasciato il bicchiere vuoto ad uno degli scheletri in frac, tornò a cercare con lo sguardo Abhaya Indivar, speranzosa che avesse finito la sessione di meditazione. Il colloquio con il mago qualche minuto prima era stato breve poiché era atteso per guidare le pratiche meditative, ma non per questo era stato poco proficuo: si trattava di un vero e proprio esperto internazionale di meditazione, medimagia e medicina alternativa, e forse le sarebbe piaciuto trattenersi di più a parlare con lui e dare sfogo alle innumerevoli domande che le affollavano la testa. Quell’evento per lei non era una semplice occasione per festeggiare il vincitore dell’ambito premio Chapman e trascorrere una serata in compagnia con i suoi amici e i suoi colleghi. Più parlava con gli invitati, più ascoltava gli esperti giunti dai vari angoli del globo, più nei suoi occhi si faceva strada una luce particolare e sentiva scorrere nelle vene il brivido della conoscenza. C’era così tanto da poter imparare nel mondo magico, innumerevoli segreti, sfaccettature diverse dello stesso problema, nuovi modi per risolverlo… era per questo che amava così tanto la Medimagia. Era un mondo sempre in movimento, le scoperte sbocciavano come fiori a primavera tanto che a volte le girava la testa quando provava a stare al loro passo: le radici però rimanevano salde e perpetue nel ricco terreno, e questo le forniva un senso di sicurezza, un appiglio a cui aggrapparsi quando temeva di essersi persa. Gli anni trascorsi tra le mura della biblioteca di Hogwarts erano sfumati nelle notti tra vecchi tomi polverosi di medimagia, nelle ore in sala settoria con i suoi colleghi, nelle lezioni tra un turno di lavoro e l’altro. Per ogni cosa nuova che imparava scopriva di non conoscerne altre cento, e a volte non era facile convivere con il senso di inadeguatezza che la pungeva nel profondo, ma era conscia che fosse il prezzo da pagare per svolgere quel lavoro. Era anche uno stimolo per continuare a migliorarsi, non tanto per sé stessa quanto per i pazienti che si affidavano nelle sue mani ogni giorno, inconsapevoli dei suoi dubbi ma speranzosi di ottenere un aiuto. Non sempre si sentiva all’altezza delle loro richieste, in realtà erano rari i momenti in cui sentiva di avere davvero il controllo della situazione, eppure se ne avesse avuto l’opportunità non avrebbe scelto altro mestiere al mondo.

Dottoressa Read. Una voce gentile interruppe il suo flusso di pensieri: si voltò, alla ricerca del suo proprietario, incuriosita. « Sì? » Le parole che seguirono il cenno d’inchino di quest’ultimo furono la scintilla improvvisa che tramutò il pallore dei suoi zigomi in un rosa tenue, e si sforzò di rispondere con voce sicura nonostante si sentisse vagamente in imbarazzo. « E’ un piacere anche per me… » Lo scrutò meglio, alla ricerca anche del più piccolo particolare che potesse riportarle alla mente il ragazzo che si trovava di fronte. Nonostante tutti i buoni propositi nel momento dell’assunzione, purtroppo non sempre i volti delle persone che visitava e curava riuscivano a rimanere impressi nella sua mente – solo quelli dei casi più particolari, o degli affezionati del San Mungo. Per il ragazzo davanti a lei, però, era diverso. Sicuramente si trattava di uno studente di Hogwarts vista la giovane età, ma guardandolo con attenzione si accorse che aveva un’aria fin troppo familiare. Lo aveva già visto… « …Oliver, vero? » Era trascorso quasi un anno ormai, ma come poteva dimenticare il discorso del viceredattore della Gazzetta del Profeta all’evento natalizio dell’anno prima? « Consiglio dei Gufi di Natale, l’anno scorso alla redazione del Profeta, giusto? » Sorrise, sperando di non aver commesso errori. Ma c’era altro dietro le parole del giovane, ne era certa. Improvviso, il ricordo del loro primo reale incontro la travolse, stringendole il petto. Il caos che regnava in ospedale. Le notizie allarmanti, i messaggi degli Auror che volavano da una stanza all’altra. I lamenti doloranti dei pazienti nella sala d’attesa, nei corridoi, negli ambulatori. Le urla dalla sala interrogatori allestita accanto agli uffici dei medimaghi. Cenere, cenere ovunque, vestiti bruciati e uno sguardo spento… lo sguardo di un ragazzo che gli Auror le avevano affidato senza troppe preoccupazioni. Il fantasma dell’attentato ad Hogsmeade era pronto a fare il suo ingresso in scena, ma non c’era spazio per lui quella sera. « Come stai? » La domanda le scivolò dalle labbra veloce, nella speranza che il giovane non avesse notato l’ombra che le aveva velato gli occhi per un istante. Prima che potesse rispondere però, fece un cenno ad uno degli addetti dello stand di Indivar, facendosi consegnare due bicchieri di carta colorata. « Sicuramente al mini bar dello Chef Gautier si possono provare drink più interessanti, ma… ti andrebbe di provare questo infuso? » Allungò un bicchiere di Infuso della Felicità al ragazzo. Si trattava di un mero escamotage per sviare la conversazione, ma l’immagine di Oliver disteso sul lettino dell’ambulatorio, i vestiti bruciati, faticava ad abbandonarla dall’istante in cui la memoria l’aveva riportata a galla e non voleva metterlo a disagio rievocando momenti del passato poco piacevoli per entrambi.
Interazione con Oliver (dopo tanto tempo, onorata, davvero ♡)
Jane acquista 2 tazze di Infuso della Felicità (10 F x 2 = 1 Galeone e 3 Falci)

{Nieve, arriverò prima o poi, non temere :secret: }
 
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