Premio Agatha & Zacharias Chapman, Cerimonia di Premiazione

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view post Posted on 16/12/2021, 23:31
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entropia.

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Isn't it scary to be so close to be dead at such a young age
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Muovo un passo in avanti, trasportata verso Lucien da un’energia feroce che si annoda all’altezza del diaframma e che spinge gli esseri umani gli uni verso gli altri — che spinge noi sempre più vicini. Nel farlo, lo spostamento d’aria sospinge una ciocca d’argento fin sulla camicia del giovane e i miei occhi ancora più a fondo in quelli di lui. Passa un messaggio rovente tra di noi, ma sono tante le ombre che lo costellano. Narrano di pericolo, di proibito, di insania. Poi, quell’ultima frase a spegnere il focolare.
«Oh!»
Il suono esce lieve. I miei occhi, intanto, lasciano la presa su quelli di Lucien. Compio un passo indietro e, se mi conoscessi abbastanza, capirei che il sentimento che provo sa di vergogna ma anche di delusione. Il mio sistema si accartoccia appena, piegato da un’abitudine che non ho mai imparato a domare: il sentirmi sempre in difetto, non voluta. Ci sono aspetti da rafforzare se intendo giocare all’aristocratica latifondista che altri mi hanno resa, rifletto con lucidità. Nel presente, di contro, rimango comunque la scema del villaggio.
La compostezza quasi inanimata venuta col trauma della morte di Astaroth impedisce alle mie emozioni di tradursi in reazioni interpretabili dall’esterno. Io, che sono sempre stata un libro aperto per la mia incapacità di modulare e celare, adesso non sono altro che un mucchietto di pagine bianche ancora da vergare — quale sia il mio contenuto non è possibile a dirsi.
Aggiungerei sicuramente una risposta all’unico suono che l’insoddisfazione mi ha spinto a riprodurre, se il destino non si divertisse a tirare un altro filo della mia miserabile vita. L’impatto con un altro corpo — leggero nella sua natura ma forte abbastanza per un figurino come il mio — e i tratti di un viso che non potrei mai dimenticare: così, d’un tratto, le corde tornano a intrecciarsi e a serrarsi attorno a ciò che rimane del mio povero cuore.
Thalia. Il suo nome risuona nella mia testa incessantemente. È un assillo o, forse, un richiamo. Vorrei incrociare il suo sguardo e vorrei fuggire. Mi solleva e, insieme, mi tormenta constatare che non mi abbia riconosciuta. Sopra ogni cosa, l’amore che provo per lei esplode, mi accende e, per un attimo, arriva perfino a sovrastare gli effetti delle droghe che ho assunto.
Sperduta, abbasso gli occhi e raccolgo le braccia attorno al corpo come a volermi proteggere. Della ragazza misteriosa, affascinante e invitta di poco prima non è rimasto che il ricordo sbiadito. Un fischio persistente nelle orecchie, così penetrante che mi sembra d’impazzire, sovrasta il chiacchiericcio generale.
«Io…»
Non mi sono accorta di aver cercato il braccio di Lucien, le dita strette attorno tessuto della camicia per ricordare a me stessa che ho resistito; per sorreggermi e non crollare. Di Thalia, non resta che il ricordo del suo viso dolce, ora annebbiato dall’esuberante ritorno degli effetti del liquido che mi ha portata qui. Quando libero il mio interlocutore, gli faccio dono di un’espressione ammiccante — la ciliegina sulla torta di una posa nuovamente rilassata — che in tutto contrasta con la trasformazione di pochi secondi prima.
«Mi piacerebbe avere un’anticipazione stasera, professore» glisso e lo provoco, mentre cospargo il pavimento della mia coscienza della polvere che serve per dimenticare l’incontro appena avvenuto.

Sono una persona nuova, diversa. La Nieve di allora non esiste più e, con lei, è morto anche il suo passato.
a sudden, powerful, almost overwhelming desire
L u s t
of something you know is bad for you


Interazione con Lucien.
Ma vedo anche Thalia. :cry2:
 
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view post Posted on 17/12/2021, 19:14
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But I'm scared of living too fast, too slow
Regret, remorse, hold on
I've got to go
xeVUW6s
Il richiamo al passato pizzicava gli occhi, insinuandosi ad ogni battito di ciglia. Sarebbe stato così facile caderne vittima, esserne completamente travolto: era proprio lì, fin sottopelle, in contrasto imperituro con un animo altrettanto affranto; sapeva di aver cercato da sé una trappola altrimenti inattaccabile, lo sapeva fin dal primo passo all'interno dei confini del San Mungo. Una scelta, quella, che già manifestava uno scacco matto fin nel profondo del cuore. L'impulso di girare in fretta, allontanarsi e afferrare la più vicina Passaporta, infatti, non gli sembrò mai tanto insistente come in quell'occasione – colpa sua, si ripeteva; soltanto colpa sua. Avrebbe voluto relegare tutto ad un soffio di coraggio mancante, avrebbe preferito di gran lunga flagellarsi d'una decisione che gli si ritorceva rapidamente contro: la verità, tuttavia, annegava in quella che per assurdo diveniva confessione limpida, e ovvero... l'aveva voluto.
Fin dal momento in cui aveva letto l'articolo, fin da quando l'onorificenza dell'occasione aveva tempestato il nome dell'Ospedale Magico in prima pagina – aveva trascinato con sé la copia della Gazzetta del Profeta come un relitto, sventrandone pergamena dopo pergamena come mai prima di allora. Preda di contraddittorietà, infatti, aveva autonomamente sabotato ogni conforto – non andare, gli aveva suggerito il cuore. Più simile ad un'imposizione, ne aveva ignorato ogni sussurro e quella sera, esattamente nel luogo dove convergevano memorie peggiori, cominciava a pagarne un prezzo fin troppo amaro. Una parte di sé aveva preparato una rete di supporto, un porto sicuro qualora tutto fosse andato in confusione: per la prima volta da tempo, in effetti, Oliver partecipava in solitaria ad un evento di così grande portata, e non era affatto una casualità. Aveva rinunciato perfino alla spalla di Penny, imponendogli di non seguirlo neanche di un passo. Nessuno, non voleva nessuno.
Nessuno, ad eccezione di Jane Read. Aveva indugiato per giorni sul nome dell'altra – non poteva dire di esserne sorpreso, di non averne seguito il percorso sulle notizie del giornale magico; quella della Dottoressa del San Mungo rappresentava una testimonianza che aveva cesellato un passato tanto estremo quanto intimo, così coinvolgente da averne ricordo tangibile. Nonostante le maledizioni che avevano profanato la sua bocca, quando era stato travolto dal dolore dell'attentato al Villaggio di Hogsmeade, c'era stata una scintilla empatica per Oliver. Anche soltanto socchiudendo gli occhi, allora, avrebbe potuto vivere l'epilogo d'una storia che aveva assunto il peso di un incubo – la camicia ridotta a brandelli, le grida funeste delle vittime, i corridoi gremiti di cadaveri. La morte aleggiava lì dove la giovinezza s'era in parte spezzata, ma Jane Read... lei l'aveva accolto come nessun'altro aveva saputo fare. Oltre ogni cura, oltre ogni assoluzione, la Strega che ora incontrava dopo tanto aveva avuto parole gentili per lui; lo scatto della voce nei riguardi dei colleghi che l'avevano tormentato colmava una nota preziosa. In cuor proprio sapeva di essere lì soprattutto per cercarla.
«Proprio io, Oliver Brior.» Desiderò vestirla d'incanto – in parole, complimenti, apprezzamenti. Perché non poté fare a meno di sorprendersi, genuinamente, alla rivelazione d'essere stato ricordato. Magari non subito, nell'immediato: aveva indagato l'espressione di Jane Read più con ansia che naturale attesa; la mente macinava dubbi a ruota libera, circumnavigando attorno una paura cristallina: quale sarebbe stata la prima memoria della Medimago, quale frammento avrebbe associato per primo al suo volto? Quando il Consiglio del Gufi del Natale s'invischiò nelle battute d'esordio, trasse inconsapevolmente un vero e proprio respiro di sollievo – accorgendosi curiosamente d'averlo trattenuto fino a quell'istante. Era infinitamente grato per non essere stato collegato alla tragedia, almeno non apertamente: quanto sarebbe stato semplice, per la Dottoressa, annunciarlo come uno dei suoi pazienti più grevi; e invece... non l'aveva fatto. Se anche fosse stata un'accortezza nei suoi confronti, Oliver lo apprezzò per davvero.
«Sono lieto possa ricordare la cena di gala del Profeta, spero sia stata una serata altrettanto bella come questa.» Quella domanda – Come stai – gli risultò carica di un valore aggiunto. Accennò ad un sorriso calzante, in modo gentile; le mani s'avvolsero elegantemente dietro la schiena, a mo' di gesto casuale: a nascondere, invece, un tremito improvviso. C'era in effetti una domanda in sospeso, la cui risposta già era risolta: Oliver conosceva l'identità dell'altra, e in tal senso ne aveva creato un appello al passato.
«Oh volentieri, è gentilissima.» Il nome di Gautier trascinò la promessa d'oblio, qualora la situazione fosse divenuta troppo pesante per lui. Un drink, un altro, un girotondo privo di sensi... forse non era quella la serata cui s'era promesso; e infatti apparve ancor più riconoscente per l'offerta di un infuso dal gusto degli agrumi. Ne strinse il bicchiere tra le mani, di nuovo libere: il tepore del liquido ambrato gli donò controllo, così riprese rapidamente.
«La ringrazio. Non è mia intenzione trattenerla troppo, so già che una troupe di giornalisti sia sulle sue tracce per le foto di rito dell'evento.» Socchiuse gli occhi, l'espressione addolcita. «Ci tenevo però a porgerle i miei complimenti più sinceri: per l'articolo riguardo l'evento e per tutti gli altri articoli che ha trattato fino ad oggi. Senza giri di parole, sono tra i miei preferiti.»
Dove, si chiedeva. Dove voleva arrivare. Nella semplicità di un animo onesto, non c'erano secondi fini: una caratteristica, quella, cui non avrebbe mai rinunciato. «Potrebbe concedermi qualche minuto? Vorrei chiederle come sia stato essere lì, alla Cerimonia vera e propria. L'annuncio del vincitore traboccava d'emozione fin dalle pagine della Gazzetta.»
Un'intervista, forse un accenno alla stessa? D'altronde poteva esserne plausibile, per lui. C'era però trasporto sincero sul volto giovanile, che s'accentuò quando sorseggiò delicatamente l'Infuso della Felicità. L'ombra d'un sorriso rafforzato dagli effetti della bevanda. L'impronta astratta di chi temeva un prosieguo diverso.
Something good comes with the bad
Show me my silver lining
Calling out for me
 
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view post Posted on 17/12/2021, 22:19
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L
ucien fu portato a credere di aver toccato un nervo scoperto che, ancora al loro primo incontro, si era ben guardato dallo sfiorare. Sulla scia di un'intimità che permetteva l'azzardo, vide scivolare l'ombra di qualcosa di indecifrabile, portatore di effimere supposizioni e di un allontanamento da parte di colei che per prima gli si era avvicinata. Più le si accostava, più Nieve si rivelava l'enigma che gli era parso essere, capace di sbocconcellare briciole che potevano condurre sulla giusta strada per capirla, così come perdersi in un cammino fallace. Una lieve ma percettibile scossa indusse il mago a sondare con maggiore attenzione quella reazione forse sotto sotto aspettata, d'altronde consapevolmente aveva imboccato un percorso a strapiombo nominando la sua assenza al castello, ma il fato bloccò qualsiasi tentativo sul nascere.
Una figura femminile, che dalla propria angolazione non ebbe modo di cogliere - e dunque eventualmente riconoscere - urtò la strega mascherata e ciò che ne conseguì lasciò Lucien attonito. Nieve parve trasfigurarsi in una versione di sé a Lucien sconosciuta, spaesata e scevra della sicurezza che l'aveva contraddistinta sin dall'incontro alla Stamberga. Lo spettro di ciò che si sarebbe aspettato dalla sua età si manifestò per un brevissimo istante, cristallizzatosi nella sua mente, salvo poi tornare ad investirsi delle vesti note e più adulte. A logica, il mago pensò che avesse risconosciuto la strega che l'aveva urtata, ma allora perché non v'era stato un cenno di saluto? L'altra sembrava non averla riconosciuta, ammesso che fosse possibile, o forse l'aveva volutamente ignorata. Incuriosito, ma ugualmente poco propenso ad impicciarsi di affari che non lo riguardavano, non avrebbe comunque avuto modo di sondare il terreno giacché Nieve lo prese in contropiede, riallacciandosi alla primaria questione. Aggirandola abilmente.
«Vedremo se si presenterà un'occasione favorevole affinché possa ottemperare alla tua richiesta» replicò con fare sornione, volutamente stucchevole e velatamente irriverente. «Nel frattempo, propongo di lasciare la compagnia di queste minuziose statue per goderci ciò che la tua festa ha da offrirci. Possibili regali, locations inimmaginabili, qualcosa da bere... vedremo come riuscirà a stupirci.»

Un girovagare impetuoso condusse il mago e la strega a scoprire gli spazi adibiti a stupire il pubblico del conclamato evento ed acquisti interessanti imposero loro brevi quanto utili soste. Le parole che intrecciarono seguirono una musicalità udibile solo a loro e li condussero al piano bar. Qui, con sua grande sorpresa, Lucien notò la presenza dell'ex concasato Jisung, dell'amica d'infanzia Ariel e dell'Auror Aiden Weiss.
«Sempre a sbevazzare te?» proruppe in direzione di Jisung, ammiccando con fare complice ed incuriosito nel constatare che avevano delle conoscenze comuni. «Almeno stavolta non dobbiamo preoccuparci dei babbani» aggiunse spostando poi lo sguardo verso Ariel. «Bonsoir, mon amie!» trillò entusiasta. Ricordò quella passata bevuta alla Testa di Porco, dove assieme ad altri coetanei avevano finito per bere come se non ci fosse un domani. Fu il turno di Aiden che gli parve già piuttosto sverso. «Una bella strimpellata ci sarebbe stata questa sera» commentò con un sorriso, mimando con i polpastrelli il pizzicare le corde di una chitarra invisibile, in memoria del loro incontro canoro per le strade di Hogsmeade. Volse lo sguardo a Nieve, indeciso se presentarla per educazione, ma giudicò più appropriato lasciarla muoversi come preferiva - quella maschera, dopotutto, non era certo facesse parte dell'abito.
Esaltato dalle bevande riportanti la firma del noto Chef Gautier, il guardiacaccia ordinò uno Chaporouge. Impugnò lo scenografico berretto rosso che fungeva da calice a richiamo dell’omonima creatura, dunque sbarrò le iridi cilestrine non appena al liquore nero di ribes, mirtilli ed uva passa si interpose un sentore di pagine ingiallite, Tè ed una nota dolciastra difficilmente distinguibile.
'orco mannaro, come diamine era venuto in mente allo chef di aggiungere dell'Amortentia?!
Indugiò sul colore vermiglio dell'alcolico e su ciò che quell'ingrediente aveva lasciato emergere, infastidito dalle note olfattive personali ed avvertendo parallelamente la stimolazione della circolazione sangugna promessa. Lasciò scivolare lo sguardo su Nieve, non più tanto sicuro di aver fatto bene a proporle quello spostamento verso la massa.
Lucien Cravenmoore | Teacher | Keeper of Keys & Grounds of Hogwarts


Spostamento concordato con Nieve al piano bar. Interazione con Jisung, Ariel e Aiden.

Lucien acquista:
- Fango caldogelo maridese 7G
- Matita lestorimedio 7G
- Due Treccine "I colori dell'Africa" 2G
- Erborium Africae 7G
- Anatomia magica umana 10G
- Lampada anatomica 8G


Edited by Atonement. - 27/12/2021, 07:16
 
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view post Posted on 18/12/2021, 14:25
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Even if I played for another ten years, I wouldn’t lose interest.

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MarjorieLe era bastato ascoltare Gene Astrid per qualche minuto per rendersi conto che il libro in prossima uscita non faceva per lei. Il medimago era stato chiaro e il contenuto del volume le era sembrato interessante, solo troppo complesso per una ragazzina che sapeva praticamente nulla di Medimagia. In futuro, se avesse deciso di specializzarsi in quel campo, avrebbe potuto leggerlo ma al momento sarebbe stato controproducente. Si sarebbe quindi accontentata del volume di Xenophilius Adelphi, che aveva ritirato al sicuro nella borsa a tracolla assieme alla carinissima treccina africana dall'aspetto simile a quello dei braccialetti dell'amicizia.

Lasciato lo stand, Marjorie cominciò a girovagare per il giardino, senza una meta precisa in testa. Aveva ancora intenzione di incontrare i maridi ma aveva la sensazione che, se si fosse gettata nella vasca, non ne sarebbe più uscita. Cosa c'era di meglio di nuotare nelle profondità marine (per quanto artificiali) senza doversi preoccupare dell'assenza di ossigeno o dei possibili pericoli? Così, prima di fiondarsi su quello che era il suo vero bersaglio della serata, la piccola strega aveva deciso di guardarsi attentamente attorno in modo da non rischiare di perdersi nulla di interessante.

Il laghetto e la sua cascata attirarono presto la sua attenzione. Diverse persone si trovavano nella zona, a meditare o a svolgere degli strani esercizi sul terreno o sull'aria. Nonostante le sue brevi ma costanti escursioni nella Malmesbury babbana, Marjorie non aveva mai sentito mai parlare dello yoga. Non era sicura che facesse per lei ma, essendosi da poco ripromessa di mettersi a fare esercizio fisico, decise con riluttanza di provare ad unirsi al gruppo che seguiva le indicazioni di Abhaya Indivar e dei suoi collaboratori. Non prima di aver fatto altri acquisti, ovviamente: un pacchetto di incensi e uno di tisane furono presto ritirati nella sua borsa, mentre il piccolo Giardino Zen finì in un sacchetto che, con la dovuta cautela, posò accanto al tappetino da lei scelto per testare quella strana disciplina fisica chiamata yoga. Un po' era a disagio ad aver speso la maggior parte dei suoi risparmi ma era convinta che quegli ultimi acquisti le sarebbero stati utili per rilassarsi durante il periodo scolastico. I libri non sempre erano tutto.

Toltasi cuffia, giacca e scarponcini, li posò accanto al Giardino Zen e si preparò a seguire le indicazioni ringraziando il cielo che in quella zona non facesse particolarmente freddo. Magia, probabilmente. Con solo una maglia non troppo pesante, dei leggings e delle calze a coprirle i piedi non era sicura che avrebbe retto di fronte al freddo invernale. Il suo sguardo cadde brevemente su chi era intento a praticare lo yoga sospeso: una parte di lei avrebbe voluto unirsi a loro, doveva essere fantastico muoversi nell'aria, ma non aveva il coraggio di chiedere a qualcuno di lanciare su di lei un incantesimo di levitazione. No, nell'aria avrebbe attirato troppa attenzione: prima avrebbe testato lo yoga tradizionale e, una volta che si fosse abituata a suoi esercizi, avrebbe potuto considerare di testare quello sospeso. Sempre che non si fosse stufata prima.

Marjorie Hastur
11 anni | Primo anno | Serpeverde | scheda


Acquisti:
- 10G | GIARDINO ZEN INDIVAR
- 10G | INCENSI “FIORDALISI DELLA PACE”
- 1G | INFUSI DELLE EMOZIONI (confezione mista)

Attualmente Marjorie si trova allo stand
Abhaya Indivar & l’importanza della meditazione per la salute
a testare esercizi di yoga. Disponibile per interazioni.

 
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view post Posted on 19/12/2021, 11:12
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You can own the Earth and still, all you'll own is Earth until You can paint with all the colors of the wind

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Alice Wagner
Non sapeva esattamente cosa le fosse preso, ma appena aveva realizzato di doversi immergere dentro una vasca qualcosa nel suo cervello aveva urlato pericolo, regalandole tutte quelle adorabili sensazioni di terrore vissute ormai anni ed anni fa. Ovviamente non era colpa di Camille e del suo entusiasmo, ma di traumi ben più nascosti all'interno della Grifondoro, che non avevano mai visto la luce del giorno, nè il conforto di nessuno. Alice non ne era fiera, se ne vergognava e per questo non ne parlava facilmente. Anzi se poteva ignorava l'argomento, anche a costo di sembrare una sciocca. Era chiaro infatti che si stesse allontanando con una scusa che Camille non si era bevuta, ma in quel momento non le importava. Doveva semplicemente spostarsi fisicamente da quello che percepiva come minaccia. Il coraggio era la sua caratteristica principale era ciò che la definiva come Grifondoro, non riuscire ad affrontare una cosa di questo tipo faceva domandare a se stessa se fosse davvero meritevole di far parte di quella casata che tanto adorava. Fu più la saliva che inghiottì durante quel breve cambio di direzione che aria, quasi dimenticandosi di respirare. Non sapeva bene come controllarsi, non aveva mai avuto un gran controllo sulle sue emozioni e a volte, soprattutto in situazioni simili, esse esplodevano senza darle modo di capire come fare per gestirle. Per questo doveva sembrare piuttosto spaesata mentre raggiungeva il bar, quasi come se nemmeno lei sapesse dove stesse andando. Si mise a sedere, dimenticandosi della stanza piena di persone e di chiacchiericcio, ascoltando solo il battito del suo cuore che teneva premuto con una mano sul petto, appena appoggiata. Va tutto bene Alice, va tutto bene. Sei al sicuro. Se lo ripeteva mentalmente, quasi come fosse un mantra e sapeva che ad un certo punto i battiti sarebbero rallentati ed il sudore freddo sulla schiena si sarebbe asciugato. Doveva esser stata lì a sedere per diverso tempo perché quando avvertì la voce di Camille sobbalzò dal nulla, possibile che avesse già finito? Si voltò osservando il suo viso dispiaciuto, doveva proprio essersene accorta. Un sorriso gentile comparve sul volto di Alice, era un po' imbarazzata tanto che le gote presero a colorarsi appena di rosso << M-Ma ti pare...>> decise però di buttarla sullo scherzo, ignorando la faccenda quasi come se non fosse mai avvenuta. Le diede una gomitatina e le scompigliò i capelli in maniera amichevole e un po' dispettosa << Non importa Donovan, però mi devi proprio un drink ecco! >> una risatina sgusciò via dal petto che ora andava a tranquillizzarsi, andava tutto bene. Si voltò verso il cameriere scheletrico, annuendo al dire della Tassorosso << Ma sì anche per me! >> magari bere qualcosa l'avrebbe rilassata.
Gryffindor — 16 y.o — 3rd year — Prefect


Zona Bar > Interazioni con Camille :<31:
 
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view post Posted on 19/12/2021, 13:36
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Dark Wizards catcher | 28 y.o.| Irishman
s8F0ftH
Si preparò psicologicamente per ricevere un rifiuto secco da parte della ragazza, del resto quella non era stata la sua migliore performance in termini di abbordaggio, ma se non altro sarebbe stato un miracolo se non si fosse preso una borsettata sulle gengive come molte donne si apprestavano a compiere quando venivano offese o minacciate. Anche se alticcio per via del vino, Aiden vide la sorpresa della bionda, a scoppio ritardato però, e si ritrovò improvvisamente più gioviale quando lei accennò all’amicizia con Maurizio e al fatto che si ricordasse della sua origine e professione. Bene, non doveva più preoccuparsi della gaffes commessa, ma sorrise con maggiore entusiasmo.
«Mi hai beccato!» osò scherzare, alzando appena le mani in segno di resa, come se fosse lei l’Auror e lui un delinquente spacciato. «E tu conosci Jolene, giusto? Ho vaghi ricordi di quella serata alla pub, se non quelli che hanno preceduto il declino totale e generale, ma ricordo giusto giusto di averti intravista assieme a lei, Maurizio e Lucien al mio arrivo. Il mondo è proprio pic—»
La frase venne bruscamente interrotta quando il rumore inconfondibile di un vetro che andava in frantumi giunse alle sue orecchie e, a quel punto, scattarono una serie di emozioni che lo portarono a ricadere nell’incubo. L’esplosione dei vetri delle finestre di Hogsmeade, il primo segnale del Caos in arrivo, seguito dalle urla di chi si era ritrovato colto alla sprovvista; grida di terrore che lo circondavano, mentre lui e gli altri si erano gettati nella mischia per cercare di contenere la situazione, per trarre in salvo quanta più gente possibile, mentre la Profezia compiva - inevitabilmente - il proprio esordio. Ebbe la sensazione di sentirle, le schegge, proprio come allora, mentre lo sfregiavano e si conficcavano nella propria carne, strappandogli un brivido lungo la schiena; il cuore perse un battito, ma poi tornò a pompare vigoroso nel proprio petto come un tamburo di guerra, mandando in circolo l’adrenalina, tant’è che - in quel brevissimo lasso di tempo da quando aveva avvertito il rumore - ebbe l’istinto di far correre la mano verso l’impugnatura della propria bacchetta, celata agli occhi dei presenti per via della giacca che aveva indosso. I muscoli, però, si irrigidirono quando si sentì strattonare il braccio e avvolgere da due ben più esili dei suoi. Non si rese conto nell’immediato che era stata Ariel a compiere quel gesto, presumibilmente a seguito dell’improvviso spavento, ma si ritrovò a fissare il pavimento con i frammenti di vetro con gli occhi dilatati, il cervello palesemente andato in tilt. Non percepiva più la sensazione di leggerezza che l’alcol conferiva, semmai si sentì come se un masso gli fosse piombato addosso tra capo e collo, e i muscoli del proprio corpo vennero scossi da un fremito percettibile alla sola presenza al suo fianco, lanciando un messaggio inequivocabile: il trauma era tornato a galla e la paura e sofferenza erano tornati a fargli visita.
Le parole che la Giornalista pronunciò in seguito giunsero alle sue orecchie come ovattate, distanti, mentre lo sguardo vagava in cerca di una rassicurazione, che intuissero che si trattava solamente di un incidente, prima sui resti di vetro, poi su Jisung, lo scheletrico elefante e infine il campanello di persone attorno a loro; ebbe come il timore di trovarvi Cassandra in mezzo agli ospiti, ma non riuscendo a scorgerne i lineamenti, Weiss rilassò i muscoli e tornò a fissare Jisung.
«Non è niente…» riuscì solamente a dire, più a se stesso che all’altro o ad Ariel. Si schiarì la voce, mentre seguì i movimenti della ragazza che si apprestò ad aiutare Jisung con le vesti bagnate dal liquido rovesciato, sperando che nessuno dei due avanzassero domande sulla sua reazione. Sicuramente era stato meglio che fosse stata lei ad estrarre la bacchetta, anziché lui.
Si riscosse appena in tempo per sentire la domanda della Vinstav e ritrovare, in parte, un po’ del proprio autocontrollo. «Chiamami semplicemente Aiden… Sì, beh, sono arrivato al San Mungo già piuttosto sciolto. Per lo meno mi sarà più facile seguire la premiazione… Non so quanto durerà, perciò meglio armarsi di pazienza e trovare validi passatempi. Non trovate?» Si pizzicò distrattamente la barba sul mento. «Vi andrebbe qualcosa in particolare? Offro io il primo giro.»
Lui, di certo, bramava qualcosa di molto forte per cercare di eliminare ogni residuo del trauma appena rivissuto.
Offrì il proprio braccio da Ariel, stavolta con più galanteria, e non per un mero spavento, sperando che accettasse la propria cortesia. Dunque, che ella accettasse o meno, il rosso avrebbe accompagnato i due verso il bancone e fare il proprio ordine da condividere con loro. «Una bottiglia di Boom-Boulevardier, per favore, con tre bicchieri.» Rivolse un piccolo sorriso a due novelli compagni di bevuta. «Se non sono indiscreto nel chiedere, cosa vi ha spinto a venire all’evento? Io sono venuto principalmente per il rinfresco, con una buona dose di spintarella fuori dalla porta da parte di mio fratello.» Non appena il servizio venne concluso, Aiden fece gli onori stappando la bottiglia e riempiendo prima il bicchiere di Ariel e poi quello di Jisung, terminando con il proprio. «Alle cose belle!» esclamò, alzando il drink in un brindisi.
Pochi attimo dopo, quando ormai il fondo del bicchiere era stato raggiunto con una secca reclinazione del capo, che udì la voce di [Lucien] alle proprie spalle. Schioccò le labbra con aria deliziata, sia per il buon sapore dell’alcolico che per l’arrivo provvidenziale del buon vecchio Cravenmoore, per di più in compagnia di una ragazza [Nieve]. Non ebbe modo di scoprirne i lineamenti, ma aveva l'aria di una dell'alta borghesia a giudicare dall'abito, e aveva i capelli rossi. In circostanze normali l'alone di mistero lo avrebbe stimolato a cercare un'identità, o anche solo qualche indizio sulla persona che si stava riparando dietro la maschera, ma era come un deltaplano pronto a scendere in picchiata, non possedeva la solita lucidità per dedicarsi ad una piccola investigazione.
«Stasera è meglio bere e sei giunto proprio in tempo. Prendetevi un bicchiere anche voi, ce n’è per tutti.» propose, indicando la bottiglia appena iniziata.
Meglio annebbiare i sensi ed essere solari, piuttosto che vivere il presente con il retrogusto del terrore o del rimpianto.

Premio Agatha & Zacharias Chapman



Perdonate l'attesa.
Interazioni con Jisung, Ariel, Lucien e Niniska :flower: Sento odore di Angst...

Ordinazione:
1 x bottiglia di Boom-Boulevardier, perché non ci piace restare sobri.


Edited by Aiden Weiss - 19/12/2021, 19:43
 
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You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

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Non ha senso rimanere lì impalata, aspettando quello che, forse, è a tutti gli effetti un miracolo. In fondo, quella serata non le sta dimostrando altro se non la piega, tutt’altro che indefinita, che la sua vita ha preso. Un’esistenza parallela alle altre, vite che le scivolano incontro e lei schiva abilmente, quasi fosse un nuovo sport. Le riesce così facile, ormai, ricavare uno spazio proprio, che quasi teme di vedere qualcuno che glielo porti via; da una parte il timore di essere d’intralcio, dall’altro il desiderio di non essere del tutto invisibile. Quella che a tutti gli effetti è cominciata come una caccia nelle vesti del predatore, alla fine l’ha ridotta al ruolo di preda.
Vittima delle sue stesse insicurezze, effetto collaterale delle proprie paure.
Quando pensa che sia l’ora di fingere un malessere e convincere zia El a rientrare - dopo nemmeno trentacinque minuti dall’arrivo - ecco che un tocco leggero le sfiora la spalla e si trova a fare i conti con un volto familiare, che - è evidente - l’ha scambiata per qualcun altro.
«Temo di doverla deludere… signorina White.»
Sorride all’infermiera, con quell’espressione desolata dei casi come quello mista a una tristezza che proviene dall’interno, che poco o nulla ha a che vedere con il fresco fraintendimento.
«Spero però che la persona che cerca non sia troppo in ritardo.» mormora a mezza voce, per nascondere il proprio imbarazzo più che giustificare quello dell’altra.
Ha sempre pensato che la White, così giovane e brillante, fosse sprecata nel ruolo di Infermiera. Le sue cure erano sempre state precise e puntuali, condite di una dolcezza propria della persona che le impartiva. Un concetto che, a suo dire, doveva per forza avere a che fare con la sua professione. Come se facesse parte delle competenze tecniche e teoriche necessarie per curare mal di denti e riparare ossa rotte.
E' innegabile, in ogni caso, che quell'intervento provvidenziale l'abbia trascinata lontano da una spirale di pensieri particolarmente oscuri: un momento di luce, per così dire, in una distesa di tenebre.
Thalia J. Moran


Jolella, ti rilancio la palla ♥
Ninuzza :cry:
Chiedo scusa per il mostruoso ritardo, non sono stati giorni splendidi :rolleyes:
 
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view post Posted on 19/12/2021, 22:08
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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20211208-180440
L’atmosfera piano piano si distese. La leggerezza e la spensieratezza nei gesti e nella voce di Alice la rassicurarono, affievolendo notevolmente i sensi di colpa e ridandole il suo solito buonumore. Bere qualcosa avrebbe fatto il resto. La serata era lunga e avevano di che festeggiare. Con il volto raggiante tornò a sostenere il suo sguardo «Sono felice di vederti sorridere di nuovo! Ammetto di essermi preoccupata prima…» era sincera. Anche le sue labbra s’incurvarono in un’espressione allegra e malandrina. La prossima volta avrebbe prestato più attenzione. Molto spesso dava le sue azioni per scontate, ma non sempre esse possono andare a genio a qualcuno. «Se mai partirò nuovamente come un bolide impazzito fermami! Ti autorizzo a prendermi di peso e trascinarmi via! Non scherzo!» si fece un pelino più seria, mentre con un rapido movimento risistemava una ciocca scompigliata dietro l’orecchio. Alla fine stavano legando e lei, qualsiasi fosse il motivo che aveva spinto la Grifondoro ad allontanarsi tanto di fretta, non l'avrebbe mai giudicata, mai.
Lo schele-cameriere tornò dopo poco con le loro ordinazioni, accompagnato da un macabro clic-cloc delle giunture ossee. «Questi..cosi (?) mi affascinano e inquietano allo stesso tempo…» disse appena vennero lasciate sole, congedate con una smorfia creepy da parte dello strambo essere. «T'immagini l'effetto scenico che avrebbero ad una festa di Halloween?» le sembravano decisamente più adatti a quel tipo di ricorrenza.
«Bando alle ciance, alla tua socia! Che Godric sia con te in questa nuova grandiosa avventura!» sollevò il bicchiere in direzione dell'amica proponendo un brindisi. Appena portò il liquido lattiginoso alla bocca, un aroma speziato e dolce allo stesso tempo le carezzò piacevolmente il palato. La respirazione si fece più regolare, come se i polmoni avessero assunto dei calmanti. L'effetto magico del drink si fece sentire, favorendo decisamente la circolazione dell'ossigeno. Ispirò ed espirò profondamente, assaporando quell’insolita boccata d’aria prima di proseguire.
«Dimmi un po'!» esordì con un tono vagamente canzonatorio «Che effetto fa portare la spilla? Con pregi e difetti ovviamente…» era sinceramente curiosa, non aveva ancora avuto modo di chiederlo ufficialmente. Lei aveva un complicato rapporto di amore e odio, ma ne andava fiera era una grande soddisfazione personale. Sperava però di non deludere le aspettative, nonostante fosse passato già diverso tempo ancora stava sul chi vive. Temeva costantemente di fare un passo falso, di non essere all'altezza. Il supporto di Thalia e Gwen sicuramente la spronava, le hanno fatto da guida nei primi passi. In un certo senso le prendeva in esempio, soprattutto sul comportamento da adottare nei confronti dei primini. Anche lei era stata una novellina, per cui sapeva quanto fosse importante avere una figura di riferimento all'inizio, qualcuno di rassicurante che accogliesse le nuove leve facendoli sentire accettati, li facesse sentire a casa. E quella era solo una fetta dell'enorme torta delle responsabilità. Anche se le ronde ad esempio potevano risultare persino piacevoli, soprattutto quando il turno prevedeva le torri. Il panorama notturno che offrono è meraviglioso, ogni tanto si soffermava ad osservare le stelle dalle finestre arcuate.

20211208-180454


| Camille Donovan | Hufflepuff Prefect | 14 y.o | Outfit








zona bar --> Interazione con Alice :<31:
 
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view post Posted on 20/12/2021, 17:35
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Kim Jisung - 김 지성
‹ Mago Adulto‹ 25‹ Foto

evento1
Sei un cretino! Sei un cretino! Kim Jisung sei un cretino! Ogni volta che muoveva un passo finiva per combinare un disastro. La cosa comica era che lui ci metteva sempre la massima attenzione nelle cose e nonostante questo finiva per fare le sue impareggiabili figure di castagna. Era un idiota impenitente.
Per fortuna i danni sembravano contenuti. La giovane donna seduta al bar non sembrava scossa per l'accaduto, anzi non si era scomposta di un millimetro. Sebbene lui continuasse a scusarsi come un fesso gli fece capire che quello era stato solo un piccolo incidente di poco conto, un diversivo che poteva essere archiviato con un rapido gesto della sua bacchetta.
"Ti ringrazio molto, purtroppo sono un po' maldestro. Mi chiamo Jisung."
Il suo maglione rosso era tornato asciutto e di un colore accettabile cosa che lo fece sentire più o meno a suo agio. Non aggiunse altro ma fece un leggero inchino quando la ragazza lo invitò a raggiungerli con la mano. Si guardò intorno trecento volte prima di muoversi e questa volta riuscì ad arrivare indenne a destinazione.
"Un bicchiere di Boom-Boulevardier non si rifiuta mai!"
In realtà non era sua abitudine rifiutare di bere in ogni caso, purché fosse di un tasso alcolico accettabile. Era al settimo cielo. Tutto stava andando alla grande, a parte il piccolo scontro con lo scheletro. Jane gli aveva fatto dono di un invito a quell'evento a San Mungo, molto speciale per uno come lui che voleva diventare un Medimago. Aveva conosciuto casualmente Aiden mentre entrambi cercavano qualcuno con cui alzare un po' il gomito. Era stato soccorso da una splendida ragazza seduta al tavolo del bar che il suo nuovo amico dai capelli rossi sembrava conoscere piuttosto bene. Sembrava simpatica, così alla prima occhiata. Stava quasi per chiederle il nome quando udì una voce inconfondibile alle sue spalle. Il timbro, l'intonazione, l'accento, non poteva sbagliare: era Lucien.
"Siamo anche liberi di bere qualcosa di più serio, no?"
Ridacchiò mentre si voltava alla ricerca del viso del suo amico di scuola. La vita era proprio strana. Per quanto Jisung si sforzasse di non crederlo, era davvero così. Tanti anni passati insieme a scuola e solo ora erano riusciti a conoscersi davvero. Aveva detto a Lucien delle cose che non aveva confessato mai a nessuno, neppure a suo cugino SeoJoon quando aveva vissuto in Corea del Sud. Avevano avuto subito un buon rapporto sebbene l'ex Corvonero non fosse riuscito ad aprirsi completamente con lui. Non riusciva a spiegarlo ma c'era qualcosa che lo frenava, come un campanello d'allarme nella sua testa. Nonostante il legame di sangue, aveva deciso di dar retta al suo istinto e tenersi dentro i suoi segreti più profondi e imbarazzanti.
Osservò Lucien mentre salutava i suoi compagni di bevute. A quanto pare li conosceva entrambi. Ma come faceva a conoscere tutti? A essere così tremendamente popolare? Era come se si portasse dietro un'aura di magia che andava ben oltre il fatto di essere un mago.
Ops! Preso da tutto il resto non si era reso conto che l'amico era accompagnato da una ragazza. Fantastico! L'aveva cercata con gli occhi da quando era arrivato per ringraziarla ma alla fine se la trovava davanti nel modo più inaspettato. Finalmente avrebbe potuto salutare Ja...
Ehi! Ma non era Jane la ragazza insieme a Lucien. Possibile che fosse andato a quell'evento mondano con al braccio un'altra donna dopo quello che era successo in quel pub babbano? Per uno come Jisung era assurdo anche solo pensarlo. Ma quante donne aveva Lucien? Possibile che i suoi giochi non riguardassero una ragazza sola ma svariate? Era colpito! Per la miseria se era colpito!
Si spostò leggermente per osservarla nella sua totalità e vide che era rossa, fiammante come quelle automobili non incantate su cui sbavano tanto i Babbani. Come si chiamavano? Le Ferruzzi? Non ricordava il nome. Ma dove l'aveva pescata quella ragazza?
Cercò di fare il disinvolto ma nel momento di appoggiare il gomito sul tavolo occupato dalla ragazza bionda andò a vuoto e finì rovinosamente con la testa sul tavolo. Per fortuna non erano ancora arrivati i bicchieri e la bottiglia.
"STO BENE!"
Era talmente stordito dalla botta che finì per usare un tono di voce anomalo per i suoi standard di cortesia.
Nel giro di cinque minuti era riuscito a inanellare due figure di castagna senza nemmeno passare dal Via. Almeno a tenere la bocca chiusa! Se non avesse palesato il suo passo falso con quell'esclamazione magari nemmeno se ne sarebbero accorti, ma era un imbranato seriale.
E , per fortuna, era ancora sobrio.


san_mungo2
‹ PS: 160 ‹ PC: 110 ‹ PM: 110 ‹ EXP: 23



Proseguono le ben educate frivolezze con Ariel e Aiden.
Saluti a Lucien e figura di castagna con Nieve e tutto il resto della truppa.
 
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view post Posted on 21/12/2021, 12:18
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"Gran Sacerdote del Tempio della Pizza"

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Ariel Vinstav, journalist; a 24 y.o. banshee Spare some words?aurora-giving-in-to-the-love-video
Ariel non era una persona ingenua per quanto infantile potesse apparire nel suo modo stravagante di muoversi ed esprimersi, ma al momento era già tanto se aveva deciso di piantare i piedi per terra e non darsi alla smaterializzazione verso casa, lontano dalla sgradevole sensazione di gelo e angoscia che la permanenza al San Mungo le trasmetteva: insomma, che quello fosse un tentativo di "abbordaggio" non l'aveva per nulla capito, complice forse quell'assunto mai ammesso ad anima viva di avere la testa soltanto per Jolene White da un anno buono.
Per lo stesso motivo che la portava a non riuscire ad interpretare nessuno dei modi affabili di Aiden come mosso da secondi fini, non si accorse nemmeno del suo iniziale panico al rumore dei vetri rotti da Jisung: come biasimarla del resto? La Giornalista aveva sussultato sul posto e si era arpionata alla giacca dell'Auror per mantenere la calma.
Erano tutti con i nervi a fior di pelle, chi per un motivo e chi per un altro.
Per questo li seguì alla cieca verso lo scheletro in frac più vicino, mentre si teneva impegnata sistemando la tracolla del lavoro e inguainando nuovamente la bacchetta.
«Ariel. Ariel Vinstav. »
Si presentò ad entrambi, cercando di sorridere e non far trapelare la tensione crescente.
Il Branchiflore non sembrava essere bastato.
«Non credo sia il caso mi dia ad alcolici del genere mentre sono in servizio.»
Accettò il braccio di Aiden di buon grado, mentre con la mano libera sollevava il cartellino della Gazzetta del Profeta: sopra il suo nome "Ariel A. Vinstav - Giornalista e Fotografo" , esattamente sotto il simbolo della testata, era riportata una foto identificativa in movimento della francese intenta a sorridere a trentadue denti e fare ciao ciao con la mano all'obbiettivo.
«Prenderei une Rêverie con un po' meno eau de mémoire del solito, per piacere.»
Ordinò un'alternativa per se stessa, conscia di come non fosse professionale né particolarmente conveniente per il suo stato emotivo attuale bere qualcosa come il Boom-Boulevardier che l'avrebbe resa reattiva, energica e fin troppo attenta per i suoi gusti.
Nel momento del brindisi che accettò di buon grado, aveva giusto fatto in tempo a lanciare un'occhiata a Jisung, pronta a distrarsi una volta per tutta intavolando una discussione, quando con la coda dell'occhio intravedette Lucien, accompagnato da una figura a lei sconosciuta.
Complice il loro legame d'infanzia, si permise di reagire d'istinto al suo saluto con un non-filtrato
«J'aimerais tellement ramper sous un rocher et m'endormir éternellement.» letteralmente "Vorrei trascinarmi fin sotto una pietra e dormire per sempre". L'accento francese era tornato evidente nella voce, assieme ad una stanchezza di fondo che lo sguardo faceva già trapelare.
«Ci sono altri colleghi o sei venuto qui per far vedere a tutti quanto sei bello, Luce?» Si permise persino lo sfottò, nonostante le persone attorno a loro: erano in confidenza abbastanza da sapere che Lucien avrebbe compreso la battuta e avrebbe risposto a tono, senza prendersela.
Sotto sotto, ovviamente, sperava che con la scusa il Guardiacaccia l'avrebbe informata della presenza di Jolene. Lei si che avrebbe aiutato il suo umore.
«Signorina.» Sollevò il flute anche alla volta di Nieve, per lei irriconoscibile, senza permettersi di calcare con presentazioni e domande indiscrete: un segno evidente di come non stesse benissimo, visto quanto invadente aveva dimostrato di saper essere.
«Signor Jisung, sicuro di non volere anche lei un Rêverie?»
La mano si era stretta di scatto attorno alla base del flute all'ennesimo suono improvviso scatenato dall'aspirante medico. Era un bene fosse in servizio o sarebbe stata meno controllata e avrebbe rischiato di lanciare analcolici addosso a tutti per lo spavento.
✕ schema role by psiche

\ Ariel è nella zona bar a bere un Rêverie.
Interazioni con Aiden, Jisung, Lucien e cenno di saluto a Nieve con la maschera di 50 sfumature.

 
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view post Posted on 22/12/2021, 11:14
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Even if I played for another ten years, I wouldn’t lose interest.

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MarjorieFare yoga si era rivelato più interessante del previsto. Mentre seguiva le indicazioni con attenzione, lasciando che la sua mente si rilassasse e il suo corpo lavorasse, Marjorie quasi non si accorse del tempo che passava. Fu solo dopo una buona mezz'ora di esercizi che la piccola strega si ricordò del reale motivo per cui aveva deciso di partecipare a quella serata: i maridi. Un po' dispiaciuta di dover interrompere l'attività in corso senza aver avuto l'occasione di provare lo yoga sospeso, Marjorie si ripromise di informarsi meglio su quella disciplina: negli ultimi minuti, lo yoga magico si era dimostrato l'esercizio fisico più adatto a lei. Sarebbe stata una buona idea proseguirlo anche a Hogwarts.

Dopo essersi rimessa cuffia, giacca e scarponcini, la strega undicenne lasciò il tappetino e tornò a vagare per il giardino, decidendo di fare una veloce tappa allo stand della Gazzetta del Profeta prima di dirigersi alla tanto agognata vasca. La matita che veniva offerta nella bancarella la attirò subito: possedere qualcosa in grado di rimarginare ferite, per quanto non troppo profonde, sarebbe stato l'ideale durante le lezioni più pratiche come Erbologia, Pozioni e Volo. Ok, forse Volo era rimovibile dall'elenco: se fosse caduta dalla scopa (come facevano i suoi compagni ad adorare svolazzare in bilico su un pezzo di legno non l'avrebbe mai capito) si sarebbe guadagnata ben più di una piccola ferita.

Scoprire che la matita era riservata solo agli abbonati la depresse un poco, almeno fino a quando non si informò sullo stato della sua richiesta di abbonamento. Poche ore prima di partire da Hogwarts, Marjorie aveva infatti mandato il suo gufo al giornale, con una richiesta di abbonamento e i galeoni necessari. Non credeva che la sua richiesta sarebbe stata accettata fino al giorno dopo, invece il suo nome era già nell'elenco degli abbonati. Evidentemente, Noctus doveva essere riuscito a beccare chiunque fosse il responsabile delle procedure di abbonamento prima dell'orario di chiusura dell'ufficio. Avrebbe dovuto premiarlo.

Un sorriso sulle labbra e una nuova matita nella borsa, la bambina lasciò quindi lo stand e, attenta a non rovinare il giardinetto zen che aveva ancora nel sacchetto, si diresse finalmente verso la vasca dei maridi... finendo anche lì per fare un piccolo acquisto. *Possedere qualcosa efficace contro il freddo è d'obbligo!* Cercò di consolarsi, nel tentativo di autoconvincersi che tutti i suoi acquisti avevano un senso e non aveva semplicemente ceduto alla tentazione. Il fatto che il suo portafoglio si fosse praticamente svuotato sembrava però dire ben altro.

MarideLasciata la sua borsa e il suo giardino zen nell'apposita area, Marjorie si cambiò, indossando la tuta impermeabile fornita dalla Società Magica di Immersioni. Dopo aver atteso che un addetto del San Mungo le lanciasse un incantesimo Testabolla, la piccola si immerse con cautela nella vasca. Una volta nell'acqua, si affrettò ad unirsi al gruppetto composto da un interprete e alcuni maridi. Facendo del suo meglio per superare la sua naturale timidezza e non mostrare troppo la curiosità che provava nei confronti di quelle creature e del loro aspetto, la bambina cominciò a fare alcune domande. Sentire l'interprete tradurre le sue parole nella strana ma melodiosa lingua dei maridi e sentire le creature rispondere nella stessa le fece battere forte il cuore. Doveva essere fantastico poter comunicare con entità così differenti senza aver bisogno di qualcuno che traducesse ogni parola. Più i minuti passavano, più la tentazione di imparare il maridese si faceva forte in lei. Non era sicura che, una volta rientrata nell'abituale vita di Hogwarts, quel desiderio sarebbe rimasto ma la piccola cominciava a pensare che Cura della Creature Magiche si sarebbe rivelata una materia decisamente interessante. Era un vero peccato che avrebbe dovuto aspettare il terzo anno per iniziare a frequentarla.

Marjorie Hastur
11 anni | Primo anno | Serpeverde | scheda


Acquisti:
- 7G | MATITA LESTORIMEDIO
- 7G | FANGO CALDOGELO MARIDESE

Attualmente Marjorie si trova nella vasca di
Garrett Richardson, il Maride Levi & la comunità di Maridi di Inverness
a sguazzare coi maridi. Disponibile per interazioni.



Ok, ultima tappa prima della sala conferenze. Se qualcuno si trovasse nella vasca si senta libero di intercettare Marjorie. Altrimenti presto vi raggiungo nella zona bar. *^^*
P.S. Se continua così la mia pg da grande rischia di diventare una Magizoologa. :ihih:
 
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view post Posted on 22/12/2021, 12:35
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We are all immortal until proven otherwise

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CASEY BELL
17 ANNI • OUTFIT
CAPOSCUOLA
Annuì senza pensarci due volte. Pronta a fare lo slalom fra le persone con piattini colmi di tartine e bicchieri dal contenuto frizzantino, si attaccò a Gwen, le diede il braccio e si recò con lei presso la zona bar.
«Quindi ti è piaciuto? Intendo il racconto del tipo sull'operazione. Non è che mi diventi medimago?» Le lanciò un sorrisetto. «Mi farebbe comodo, sai? Per tutte le volte che mi spaccherò il cranio a Nocturn Alley confrontandomi con clienti poco diplomatici.» Lei piuttosto che lavorare in ospedale sarebbe rimasta volentieri da Magie Sinister.
La zona bar offriva un vasto assortimento di cocktail dai nomi e dagli ingredienti assurdi che le fecero scintillare gli occhi. I camerieri scheletrici per poco non le fecero prendere un colpo, ma alla fine dei conti era una simpatica trovata. Se solo Aberforth non si fosse risparmiato con l'inventiva e non facesse costantemente annegare il Testa di Porco nella burrobirra e nel whisky incendiario avrebbe potuto fare una fortuna, pensò. Di tanto in tanto, la sua testa volava al vecchio Silente. Quando si erano separati la cassa della locanda non custodiva molti galeoni.
Prima di notare qualsiasi cosa o chiunque fra i tavolini e il bancone, appiccicò gli occhi al menù.
«Non ho molta fame, ammetto. Ma tu prendi quello che desideri. Io ti accompagno con un drink.» Alzò lo sguardo e grattandosi incerta il mento fece la sua ordinazione a uno scheletro.
«Ehm... vorrei un Boom-Boulevardier...? Grazie.»


Scusa il ritardo, Sugy, ho avuto delle settimane pessime. Siamo nella zona bar, non così vicine al capannello di Jisung e gli altri.
 
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view post Posted on 22/12/2021, 14:06
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entropia.

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6a6d123ba62c3791612da336c216b7fc
f0ybEGj
Isn't it scary to be so close to be dead at such a young age
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Chiacchierare con Lucien è piacevole e mi ricorda che, dopotutto, sono umana anch'io.
Dopo i lunghi mesi di isolamento che ho trascorso a Villa dei Gigli, intervallati da incontri poco raccomandabili per il reperimento di un temporaneo nirvana, è quasi elettrizzante tornare a comportarsi da persona civile. Sebbene fatichi a prenderne consapevolezza, è entusiasmo quello che provo mentre, al fianco del mio accompagnatore, abbandono la sala della mostra anatomica e mi incammino verso i lidi inesplorati offerti dall'organizzazione del San Mungo.
Non si tratta di una soluzione perfetta, sia chiaro. Ogni qualvolta il pensiero volge all'incontro con Thalia, una scossa elettrica mi fa sobbalzare e un vuoto all'altezza dello stomaco mi ricorda che la mia migliore amica non mi ha riconosciuta. In queste occasioni, la conversazione tende a languire per le lunghe pause che ho bisogno di concedermi. Lucien, però, non me lo fa pesare e, dopo poco, io ritorno a stuzzicarlo.
Nell'istante in cui raggiungiamo il bar, sono troppo impegnata ad apprendere le peculiarità di ciascuna bevanda per curarmi troppo delle persone presenti nei dintorni. La mia attenzione cade e resta sull'Oeufs de Mordeuse: tre shottini per attraversare il caos e, infine, uscirne illesi.
Avvicino alle labbra rubino il primo bicchiere e lo bevo, immune alle preoccupazioni. Poi, è tempo del secondo e, infine, del terzo. La scelta è priva di ogni criterio, certo, e me ne accorgo non appena la disperazione e la rabbia s'intrecciano tra loro. È una sensazione a me nota, identica a ciò che ho provato nell'ingresso di Villa dei Gigli. A occhi chiusi, rivedo me stessa scattare in direzione di Grimilde con il desiderio furioso di provocarle lo stesso dolore che le sue azioni hanno cagionato a me. Per un attimo, nel presente, stringo i pugni e serro la mascella, colta dallo stesso desiderio distruttivo ma in assenza di un colpevole da punire. Poi, un flutto fresco s'infrange sul mio io e sfoca le immagini che non sono ancora pronta a elaborate.
Espiro, inconsapevole di aver trattenuto il fiato. E rilasso i muscoli di spalle e braccia, ora di nuovo in me. Il vociare di sottofondo torna a solleticarmi i timpani e faccio appena in tempo a cogliere l'ultima battuta di Lucien, ricordandomi finalmente anche di lui.
È tutto così precario nella mia vita, rifletto mentre mi volto in direzione del giovane e delle persone con le quali sta interloquendo. Un attimo prima esisti e l'attimo dopo ti ho dimenticato.
«Buonasera» dico con accento islandese spiccato e i modi sensuali di cui Astaroth sarebbe fiera. Riconosco sia Ariel che Aiden, ma non il giovane che sembra intrattenersi con loro. Alla prima, rivolgo un lieve cenno di assenso in risposta alla sua menzione. Dopodiché, schiudo la bocca per le presentazioni: «Il mio nome è Ỳma. Piacere di conoscervi!»

Da dietro la maschera, intimamente, sorrido della mia posizione di vantaggio.
a sudden, powerful, almost overwhelming desire
L u s t
of something you know is bad for you


Interazione indiretta con Lucien, Ariel, Aiden e Jisung (Nieve non vede la botta di faccia sul tavolo, perché stava bevendo).
 
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view post Posted on 22/12/2021, 15:23
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𝑤𝑒'𝑟𝑒 𝑎𝑙𝑙 𝑚𝑎𝑑 𝘩𝑒𝑟𝑒

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12 anni • studentessa • I anno • Serpeverde • Scheda


Non era proprio da lei fare tardi a certi eventi. Era venuta a conoscenza dell'evento al San Mungo grazie al suo abbonamento alla Gazzetta e, sentendo alcuni studenti parlare della possibilità di andarci, aveva cominciato a valutare seriamente l'idea di andarci. Lyvie era un tipetto abbastanza curioso e, soprattutto se in compagnia, non si sarebbe mai fatta problemi nel sgattaiolare da Hogwarts alla ricerca di nuove avventure. D'altro canto, purtroppo la compagnia non era tra le più piacevoli del mondo, però aveva deciso di dare il beneficio del dubbio a certi rapporti che aveva sviluppato nel suo percorso ad Hogwarts. Forse qualcosa sarebbe cambiato, forse no. Ma non l'avrebbe mai saputo se non si fosse presentata quella sera.
Sfortunatamente per lei, proprio quella sera fece tardi. Forse era stato a causa della scelta dei vestiti da indossare, forse era stato un sonnellino pomeridiano, chi lo sa? Chi è che fa cominciare eventi del genere alle 17.30 del pomeriggio, in ogni caso? Solo un pazzo, ecco chi.
La Passaporta aiutò la giovane Serpeverde che, dopo aver afferrato la mano di uno dei minuti scheletri in frac, si ritrovò in men che non si dica - con i pensieri decisamente scombussolati - ai piedi del cancello di legno bianco del San Mungo. Nonostante la confusione a causa del brusco viaggio, si rese conto che era arrivata tre quarti d'ora dopo l'inizio della festa. Sospirò la moretta, passandosi una mano fra i capelli ondulati e corti per ravvivarli e aggiustarli un po', pronta a fare la fila per acquistare il biglietto d'ingresso. Doveva incontrare Camille - primina come lei che aveva conosciuto mesi prima -, probabilmente era presente anche Alice, e così le cercò in giro di conseguenza; ben presto, si rese conto del fatto che quasi sicuramente si trovavano già nel pieno dell'evento.
Si ritrovò ben presto nel giardino del San Mungo, decorato appositamente per Natale. Il prato era ben curato, tutti quei gingilli natalizi non poterono che saltare all'occhio di Lyvie, che si guardò attorno con fare curioso. Avrebbe tanto voluto fotografare con gli occhi, per imprimere ancor meglio nella propria mente tale visione. C'erano tanti stand, uno più interessante dell'altro e - immediatamente - l'attenzione della Serpina si spostò su quest'ultimi. Tutti riguardavano le medicine magiche, c'era addirittura una vasca in cui era possibile interagire con i maridi. Fu proprio lì che notò un viso conosciuto, una Serpeverde del suo stesso anno - Marjorie - con cui non aveva ancora mai interagito.
E ben presto finì per riempirsi le tasche di oggetti, spendacciona com'era: aveva acquistato una Matita Lestorimedio, un volume "Erborium Africae" di Xenophilius Adelphi, un Giardino Zen Indivar, gli Incensi "Fiordalisi della pace"; a tutto ciò, si aggiunsero anche "Anatomia magica umana" di Frank Tenner e una Lampada Anatomica, che acquistò in uno stand a parte, stand che non le fece affatto impressione. Beh, forse solo un pochino, ma almeno era stato talmente interessante da portarla ad acquistare tutto. O questa era solo una scusa per giustificare le sue mani bucate?
Perché non suggellare tutto quello shopping sfrenato con un bel drink dissetante? Ovviamente, doveva essere analcolico. Ora che ci pensava, non aveva ancora visto Camille e Alice da nessuna parte. Quando finalmente riuscì ad adocchiarle proprio nei pressi del bar, era ormai passata più di un'ora dall'inizio dell'evento. Così si avvicinò alle due, rivolgendo un'occhiata eloquente ad Alice - con cui non aveva mai avuto un ottimo rapporto - e un sorriso leggero alla Tassorosso. Erano splendide entrambe.

« Lo so, ma non è da me fare tardi. » si scusò in quella maniera, grattandosi la base del collo in maniera quasi imbarazzata. Si rivolse poi al barista scheletrico: « Prendo lo stesso. » disse infine, approfittando del drink gratuito fornito dal biglietto stesso.
Stavolta sorrise anche ad Alice, poggiandosi con un gomito sulla superficie piana del bar in una posizione decisamente più comoda, rivolgendosi così ad entrambe.

« Tutto bene? Penso di aver prosciugato tutti gli stand. Ho fatto tardi anche per quello. »


PS: 114 • PM: 58 • PC: 56 • EXP: 5






Lyvie si aggiunge a Camille e Alice al bar :fru:
Menzione a Marjorie, unisciti :angel:


Lista degli acquisti qui sotto:
SPOILER (clicca per visualizzare)1 biglietto d'ingresso 5G
1 Matita Lestorimedio 7G
1 "Erborium Africae", di Xenophilius Adelphi 7G
1 Giardino Zen Indivar 10G
1 Incensi "Fiordalisi della pace" 10G
1 "Anatomia magica umana" di Frank Tenner 10G
1 Lampada Anatomica (a forma di teschio) 8G

Spesa totale: 57G :flower:


 
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view post Posted on 22/12/2021, 17:38
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You can own the Earth and still, all you'll own is Earth until You can paint with all the colors of the wind

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Alice Wagner
Appena il liquido freddo le scese in gola, avvertì come una sorta di tranquillità prendere il possesso di sè, il proprio respiro prendeva a regolarizzarsi e di conseguenza a distendere i nervi che non si era nemmeno resa conto di tenere in allerta. Cosa cavolo avevano messo dentro quella roba? Era almeno legale? In realtà non le importava, perché stava tornando a sentirsi se stessa e tutti quei pensieri bui che si erano accumulati nella sua mente iniziarono a volar via, come durante una giornata di primavera. Camille aveva un fare molto allegro ed Alice la considerava semplicemente un esserino adorabile in grado di mostrare il suo buon cuore a tutti. Era davvero felice di aver legato anche se non era una che dava una grande dimostrazione affettiva, i suoi gesti a volte anche se scherzosi nascondevano stima e affetto, Alice non amava essere troppo appiccicosa, ma ciò non significava che non tenesse ai suoi amici. Tornò a sorriderle, ridacchiando a tratti per le parole della Tassorosso, sollevando il bicchiere e premendolo contro il suo in segno di brindisi << Sai a volte mi chiedo dove prendi tutte quelle energie, saresti capace di coinvolgere un morto lo giuro--- >> nonostante il livello di confidenza che sembravano star sviluppando, Alice non era ancora pronta a parlare di ciò che poco prima l'aveva oscurata, preferiva non pensarci, cambiare argomento e tornare a godersi la serata. Dopotutto erano lì per brindare alla sua nomina, un'occasione gioiosa e allegra << Ah forse uno dei camerieri ti sta adocchiando per la tua troppa vitalità, attenta eh! >> e scoppiò a ridere dandole una gomitatina complice. Non poteva di certo esimersi da una presa in giro ogni tanto << Ah Godric, spero sia orgoglioso del mio percorso. >> sospirò pensierosa, quella del fondatore di Hogwarts era una figura che ammirava moltissimo e sulla quale aveva ampiamente sproloquiato in una pergamena di storia della magia. Pev doveva essersi rivoltato nella tomba nel letto dopo averlo letto. Chi si poteva aspettare che una fannullona come lei potesse interessarsi alla storia? << Mh, devo dire che a volte non mi riconosco...>> ridacchiò cercando di spiegarsi meglio, avvicinandosi con il busto al bancone, provando quindi a gesticolare la scena << L'altro ieri c'erano due studentelli che facevano battaglia di palle di neve in cortile e ho lottato contro l'urgenza di unirmi a loro...>> insomma come si faceva ad essere prefetti seri con la sua fedina penale? Non era facile trovare un equilibrio e spesso Alice faticava tra dovere e piacere << Però a volte, ci sono cose che mi piacciono. Tipo aiutare gli studenti in difficoltà....o fare le ronde di notte. >> gli occhi chiari si illuminarono mentre ci pensava, essere una guida, qualcuno su cui poter contare era quello che l'aveva convinta più di tutto nell'accettare la nomina. Bevve un altro sorso del suo drink e per fortuna doveva sembrare assolutamente rilassata quando nel loro campo visivo sembrò avvicinarsi Lyvie. Alice aveva un'espressione perplessa sul volto, ma che stava venendo proprio nella loro direzione? Le due si erano detestate incontrate qualche tempo fa ormai in diverse occasioni, nessuna delle quali particolarmente piacevoli. Non si sopportavano granché e Alice proprio non riusciva a capire il nesso, finché non estese il quadretto alla Tassa che sedeva al suo fianco. Camille, ma certo! Doveva essersi messa d'accordo con la Serpeverde qualche tempo prima, evitando saggiamente di farle sapere nulla. Alice lanciò un'occhiata fulminante alla Tassina, con un dolcissimo "Ti ammazzo Donovan" sottinteso tra le righe. L'altra intanto si era avvicinata e gli occhi chiari di Alice avevano puntato nei suoi per qualche secondo, non era stata un'occhiata cattiva e in qualche modo Alice ne era rimasta sorpresa. Il suo modo di comportarsi sembrava meno acido, che stesse tramando qualcosa? Non si fidava ma non avrebbe detto nulla per ora se non un << Synfenir >> sollevando il bicchiere in segno di saluto, cercando di celare il momento di disagio con una luuuunga sorsata. A volte succedevano cose davvero sorprendenti al mondo.
Gryffindor — 16 y.o — 3rd year — Prefect


Zona Bar > Interazioni con Camille e Lyvie :<31:
 
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93 replies since 4/12/2021, 15:49   4573 views
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