Incalzato dal pericolo, Lucien ha ben poco tempo a disposizione per meditare sulla migliore linea d'azione. Molteplici problemi richiedono la sua attenzione, sembra impossibile fare fronte a tutti con la medesima prontezza.
Liberarsi dell'ingombrante sacca piena di tadfoal è indispensabile, ma la sua idea per metterla al sicuro non ottiene i risultati sperati: il Maride su cui vorrebbe fare affidamento, impegnato nella lotta contro la guardia, si muove repentinamente, sferzando l'acqua con la lunga coda nel tentativo di evitare le punte crudeli del tridente. La sacca non fa che scivolare dalla presa di Lucien per poi affondare, i suoi contorni via via inghiottiti dalla massa d'acqua dolce. Questo, tuttavia, sembra un inconveniente secondario, quando l'incolumità di Akhta e del suo compagno è messa a repentaglio.
Il primo incantesimo parte dalla bacchetta del mago sotto forma di un raggio azzurro pallido, il cui chiarore si diffonde per pochi istanti tra gli abissi. Va ad impattare contro alla spalla destra della guardia: qualche centimetro appena – un movimento di troppo di quel bersaglio mobile –, e l'avrebbe mancato. Un colore cinereo e privo di vita, distinguibile anche sull'incarnato così peculiare del Maride, si diffonde velocemente su tutta la parte destra del suo corpo, andando a paralizzargli metà del viso e del busto, oltre al braccio dominante. Presa alla sprovvista, la vittima contrae anche i muscoli liberi dall'incantesimo, e quel momento di esitazione serve al suo avversario per disarmarlo.
La seconda guardia, da poco avventatasi su Akhta, viene invece colpita in pieno dall'attacco di Lucien. Sotto l'effetto del Diminuendo, le sue dimensioni rimpiccioliscono a vista d'occhio, fino a lasciarla con un terzo della sua stazza originaria. Gli sforzi di Akhta, allora, riescono a strappare l'arma alla presa dell'altra; la frusta fluttua come un nero serpente davanti agli occhi spaesati e impotenti della guardia. Non le resta altra scelta se non fuggire.
Vedendosi da solo ed in evidente svantaggio, il Maride semi-pietrificato sceglie di darsi anch'egli alla fuga. Il suo nuoto è goffo ed incerto, perché anche una parte della coda è stata colpita dalla paralisi. In un primo momento l'amico di Akhta sembra valutare la possibilità di inseguirlo; tuttavia cambia presto idea, preferendo gettarsi a recuperare le uova di Ippocampo.
Veloce com'è iniziato, lo scontro sembra dunque essersi già esaurito; ma l'espressione di Akhta non è serena. La frusta le ha lasciato un evidente rossore sul braccio, più avanti lì si formerà un grosso livido; l'uovo però è ancora al sicuro nella sua presa, e questo sembra confortarla, perché vi avvolge intorno anche l'altro braccio, e non è chiaro se sia per offrirgli maggiore protezione o per aggrapparvisi come ad un'ancora di salvataggio.
L'altro Maride fa presto a tornare, le braccia forti appesantite dalla sacca di uova. Lucien si accorge allora che nemmeno lui non è uscito totalmente illeso dallo scontro, e infatti un taglio di traverso sul fianco grigiastro sanguina abbondantemente, andando a tingere l'acqua del suo colore scuro. Il Maride però non sembra farvi molto caso; confabula brevemente con Akhta, prima di rivolgersi a Lucien: tanto nei suoi occhi quanto in quelli dell'altra, l'uomo può leggere una preoccupazione che non gli dà ancora tregua.
«Grazie, amico Akhta buono. Uova rubate, maghi dà tanti soldi per loro, porta fortuna.» È questa, dunque, la spiegazione dell'intera vicenda; Lucien è andato vicino all'intuirla, pur non immaginando il valore che simili amuleti hanno tra chi non si fa scrupoli a porre fine all'esistenza di creature non ancora nate. Il semplice fatto di trasferire degli esseri marini in delle acque dolci è di una violenza crudele, e c'è da chiedersi come possano le uova, con la loro superficie apparentemente così fragile, essere sopravvissute all'ambiente non ideale: forse i bracconieri hanno collaudato dei metodi per farli arrivare ancora intatti allo scambio finale. Le domande che potrebbe porre sono tante, ma non altrettanto il tempo a disposizione: è evidente, infatti, che sia Akhta che il suo compagno hanno fretta di andarsene da lì. «Poco tempo, loro può tornare con altri. Piccoli salvi ora, torna da madre.» Un altro mistero che sarebbe interessante approfondire: che collegamenti possono esserci tra il lago di Hogwarts e altre acque esterne?
Proprio quando il Maride sembra aver concluso, Akhta lo tira per il braccio. Gli sussurra qualcosa, lanciando di tanto in tanto uno sguardo a Lucien. L'interprete, alla fine, si decide ad aggiungere: «Akhta vuole dire grazie, tu molto importante. Se può dare qualcosa per amicizia, tu dire. Akhta tanti gioielli belli e rari.» Le dita della Maride vanno a sfiorare le file di perle e pietre che le adornano il collo e il petto, in un gesto che ormai ha per loro un significato ben preciso, di amicizia e collaborazione. Un leggerissimo sorriso fiorisce allora sulle sue fattezze.