Adotta una Mandragora

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view post Posted on 18/10/2022, 11:35
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Per richiesta di proroga la scadenza è posticipata al 21 Ottobre, 23.59

Ci avviamo verso la fine dell'evento, tante sorprese ancora per tutti, forza!

 
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view post Posted on 19/10/2022, 01:42
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L
e parole della Professoressa Fiachran precedettero il repentino cambio di atmosfera che si ebbe all'interno della serra… le luci delle candele mutarono in un colore violetto, molto rilassante, e il mio naso venne inebriato da un odore che mi fece tornare con la mente a casa, dentro al bosco in cui avevo passato tutta la mia infanzia. I miei occhi erano come ipnotizzati dalla figura della donna, che aveva preso a raccontarci una vecchia leggenda sulla Mandragora. Ci illustrò infatti come si diceva fosse nata la pianta, e di come ci fossero varie versioni della stessa… tutte però con il medesimo epilogo, ovvero un sentimento di grande dolore. Conoscevo già quella leggenda e tutte le varie speculazioni inerenti alla vera nascita della Mandragora, ma ogni volta che le sentivo era come ricevere un pugno allo stomaco. Sapere che una pianta nascesse tramite sentimenti tanto tristi era davvero toccante. La luce delle candele mutò nuovamente, irrorando la Serra con i colori vividi e sgargianti del fuoco. La donna continuò la sua spiegazione parlandoci degli usi che gli Egizi compivano sulle Mandragore, e di resti che vennero trovati niente meno che nella tomba di un faraone. Tutto quello che riuscivo a carpire dalla spiegazione della Professoressa finiva dritto dritto nei miei appunti, che sapevo già avrei tenuto gelosamente da quel giorno. Prendere parte ad una lezione così particolare mi aveva dato modo di scoprire molte più cose rispetto a quelle che potevo apprendere in classe da una singola lezione scolastica, e tutto ciò mi fece continuare ad ascoltare la donna con estremo interesse. Finite anche le spiegazioni sulla Mandragora e il mondo babbano, la Professoressa Fiachran ci introdusse ad una parte pratica. A quelle parole sgranai gli occhi contenta, non vedendo l'ora di sapere cosa aveva preparato per noi. Mentre un assistente della donna mi porse una boccetta di vetro, mi accorsi che le pergamene fluttuanti avevano preso a riempirsi di indicazioni per poter effettuare la prova pratica che la donna iniziò subito ad illustrarci. Ci svelò la prima creazione, ovvero un unguento in grado di rendere la pelle vellutata e donarci energia istantanea. Non male. Ascoltai con attenzione la spiegazione della docente, cercando di scrivere tutto sui miei appunti. Seguirono numerosi passaggi da fare, fino a quando la donna non si ricordò di dirci che durante la preparazione dovevamo pensare ad una persona amata, o a noi qual ora non l'avessimo. In quel momento mi sentì tremendamente piccola, visto che non avevo nessuna immagine nella testa da collegare all'amore… decisi quindi di soffermarmi su di me e su quello che volevo diventare, proprio come aveva suggerito la Professoressa. Finite le spiegazioni, si cominciò a levare nella Serra un leggero brusio per via dell'inizio della prova pratica. Non volevo certo rimanere indietro, presi quindi velocemente un mortaio e ci rovesciai dentro qualche foglia di Mandragora essiccata. Da ciò che aveva detto la Fiachran, se avessimo voluto ottenere un profumo più dolce avremmo dovuto pestare soprattutto petali e fiori, e la mia intenzione era proprio quella. Osservai le ceste in vimini che erano sopra il tavolo, soffermandomi ad osservare con meraviglia la moltitudine di colori che si trovava al loro interno. Corrucciai l'espressione, titubante su quale fiore o petalo optare. Decisi, con non poca difficoltà, di prendere diverse varianti di petali di Rosa. Abbondai con i petali rossi, per poi aggiungerne qualcuno rosa. Trovavo quella particolare fragranza molto delicata, era perfetta per creare un unguento! Cominciai a pestare i petali nel mortaio aiutandomi con un pestello, stando attenta che la polvere triturata delle foglie di Mandragora si amalgamassero bene a quella dei petali di Rosa. Non appena fui abbastanza soddisfatta del risultato, posizionai un imbuto sulla bocca del mio recipiente. Con estrema attenzione cercai di versare tutto all'interno della bottiglietta in vetro… l'ultima cosa che avrei voluto era rendere vano il lavoro degli ultimi minuti facendolo cadere a terra! Finito anche quel passaggio allungai il braccio per afferrare una caraffa di acqua bollente che avevo proprio davanti agli occhi. Con la stessa premura versai l'acqua calda all'interno della boccetta, prendendo poi un cucchiaino dal lungo manico per mescolare. Si iniziava già a sentire il dolce e delicato profumo fuoriuscire dalla bocca dell'ampolla… per ora stava andando tutto bene. Il prossimo step era chiudere con il tappo in sughero e agitare la bottiglietta per qualche minuto, così iniziai. Lo feci senza esagerare, guardandomi intorno curiosa per capire come stessero andando le altre persone con la creazione del loro unguento. Seguendo le direttive della Professoressa Fiachran, cominciai anche a soffermarmi a pensare alla persona che ero e, soprattutto, a quella che volevo diventare. Il mio sogno era sicuramente diventare una strega abile e con un gran bagaglio culturale. Volevo diventare un po' come mia madre: intelligente, forte e affascinante. Il braccio destro continuava ad agitare la boccetta e al suo interno la polvere di petali e foglie cominciò sempre di più ad amalgamarsi con l'acqua calda che avevo aggiunto, donando un bellissimo color rosa pastello al liquido. Quando i cinque minuti terminarono appoggiai la bottiglietta di fronte a me, sul tavolo. Non volevo berla già in quel momento, preferivo di gran lunga tenerla da parte in modo da poterla usare nei prossimi giorni. Decisi quindi di infilarla nel cesto, che avevo precedentemente messo a terra in mezzo alle gambe, insieme alle creme. Facendo attenzione la posizionai in modo che non cadesse, poi rimasi seduta ad attendere il continuo di quella magica lezione.

Lilith Bennet
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view post Posted on 21/10/2022, 12:55
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Nemo me impune lacessit Nessuno mi aggredisce impunemente.

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Memory MacWood
Tassorosso | 12 anni | II anno |

QTeqC6a
Serra Una volta lasciata andare la pallina, in realtà Memory non si curò più molto del suo destino. Udì Gwen chiedere qualcosa e ascoltò le risposte di Helena e di Emma, trovando particolarmente curiosi i loro aneddoti. La fece ridere, l’immagine dei Maghi che svenivano. Oh, non che si credesse più furba di loro, era solo che il momento di dissotterrare la sua non era ancora arrivato.
Non aggiunse nulla sull’argomento, perché erano lì per una lezione e giudicò superfluo informarle di ciò che l’aveva tenuta attaccata alle pagine del libro di testo da quando lo aveva acquistato a Diagon Alley. Semplicemente si lasciò prendere dalle risa alla faccia di Gwen che realizzava di doverci avere a che fare:
«Coraggio Cara, sarai di sicuro una brava mamma» Ma poi aggiunse, per un attimo impetuosamente sarcastica: «Finchè non smetterà di strillare per sempre, dimostrando a Juliet risposte utili…»
Un lieve vagito le arrivò alle orecchie, attirando lo sguardo sulle foglie che facevano capolino dai vasi preparati sul grosso tronco e la ragazzina ebbe un moto di compassione. Non si stava riferendo alle povere creaturine verdi, quanto piuttosto a…
Non fece in tempo a terminare i suoi pensieri, che con la coda dell’occhio colse dei movimenti dalla parte di Helena. La vide con le mani ai capelli e si pentì: «Non intendevo qualcosa di così terribile… Io, ecco… in fondo non sono ancora morte…»
Per fortuna un’altra brevissima pausa fu concessa e Memory ne approfittò per comporre un bel piatto di pasticci dolci alla Mandragora da servire al resto della combriccola, mentre per lei prese un’altra tazzina di quel buonissimo tè che aveva scoperto prima. Raccolse di nuovo le idee, assaporando l’aroma che si sprigionava da ogni voluta di fumo. C’era qualcosa nell’aria che mandava la sua mente sulle altalene..
Quando ripresero posto, agli odori dolci e speziati cominciarono ad aggiungersi gli effetti delle luci delle candele a modulare i raggi del sole a seconda dei toni dell’insegnante.
Era tutto così affascinante. Tutta quell’atmosfera cangiante rendeva la ragazzina troppo volubile; euforica e a tratti pungente; attenta e a volte persa a fantasticare sui volti degli sconosciuti che stavano nella sala; energica ad ogni sorso di tè e rilassata e distesa ogni volta che i profumi delle creme si mescolavano sotto il suo naso.
Si ritrovò a disegnare ghirigori e ali battenti e gocce sulla pergamena sulla quale fino a poco prima aveva preso appunti. Era acqua, era pioggia, erano gocce di rugiada… In realtà erano lacrime, quelle di cui stava parlando la Fiachran. Tutto quello che riguardava l’essenza della Mandragora le sembrò poter essere ricondotto alle lacrime. All’improvviso sentì una forte attrazione. Si tese con il busto, quel poco che bastava; allungò d’istinto la mano ad accarezzare il vaso che le stava davanti, nel tentativo di trasmettere tutta la sua sincera comprensione. In quel momento erano lacrime di malessere, ma con il loro aiuto le avrebbero mutate in lacrime di conforto.

Pozione «Che meraviglia! Si passa all’azione.» - pensò la ragazzina, cercando subito lo sguardo di Gwen per indirizzarle un gran sorriso.
Osservò gli assistenti distribuire l’occorrente, era stata proprio pensata ogni cosa e anche questa volta ci furono materiali sufficienti per ciascuno dei presenti. Memory attese di ricevere il suo cestino di ampolle e ingredienti:
«Sembra interessante questa preparazione, vero?» e se le altre Mandragirls avessero voluto, avrebbero potuto avvicinare i loro mortai e procedere scambiandosi consigli e accorgimenti. Anche se la pozione non sembrava particolarmente difficile, poteva essere divertente prepararla insieme.
Le candele fluttuanti accompagnarono quel momento con una luce che scaldava appena l’intensità dei raggi di sole a cui lasciarono maggior spazio. Il loro profumo dolciastro invece si spandeva ancora come quando appena accese, tenendo carica l’atmosfera.
«Eeeehi! Questo sembra ancora più interessante. E voi, a chi penserete quando sarà il momento di pestare e agitare?»
Ridacchiando con le sue amiche, allungò la mano e prese mortaio e pestello, per avvicinarli a sè, quindi lesse la pergamena più a portata d’occhio. Con un dito toccò i recipienti che contenevano gli ingredienti, a mano a mano che li scorreva sulla prescrizione, e lo stesso fece con gli strumenti indicati; tranne mortaio e pestello che teneva già con l’altra mano; saggiò ancora la temperatura dell’acqua, attraverso il vetro della brocca, mentre sussurrando continuava la lettura con i passaggi di preparazione.
Al di là delle risa e degli intriganti effetti, erano arrivati ad un momento della lezione inaspettato, ma che per Memory si rivelava una piacevolissima sorpresa. Preparare una pozione la faceva sempre sentire appagata; avere le mani impegnate, nel senso più proprio di questa espressione, la riempiva di soddisfazione. Perciò, finito di leggere, parlò ancora in direzione delle compagne, con un sorriso compiaciuto, fronte e sopracciglia distese: «Io ci sono, voi siete pronte?»
Prese una manciata di foglie secche, il loro verde come cristallizzato, e le avvicinò al naso per annusarne l’aroma. Ricordava quello del tè bevuto in giardino, ma la nota terrosa era più persistente. Le lasciò cadere a pioggia nel mortaio, iniziando già a romperle con la mano; si aiutò poi sfregando con l’altra, affinché anche la polvere finisse nel contenitore. Prese il pestello con la destra e iniziò a premere contro i pezzi di foglie. Dapprima i movimenti furono più diradati, in modo da ridurre poco per volta la dimensione dei pezzi e contemporaneamente contrastare la loro tendenza a risalire le pareti del mortaio: non voleva che si spargessero in giro sul piano. Quando furono di misura più contenuta, fu più facile tenerli verso il fondo e quindi le pestate si fecero più vicine. Si fermò e riscosse il recipiente, osservando bene la distribuzione delle diverse grandezze. Riprese a premere con energia e cercando di mantenere un ritmo regolare. Si fermò ancora e di nuovo scosse il mortaio. C’erano ancora degli ultimi pezzetti, forse dei punti più coriacei della pagina fogliare, perciò riprese il suo esercizio, con grinta, pazienza e accuratezza: le affiorarono immagini della donna che ai suoi occhi appariva spesso infaticabile. Si fermò per la terza volta e finalmente giudicò di aver raggiunto la grana desiderata: sottile a ricordare la delicatezza. Assorbì la nota di muschio e felci di bosco che le arrivò alle narici e che accompagnò il pensiero di parchi fitti di alberi. Il colore era divenuto più sabbiato e scuro. Allora attinse nuovamente al cestino, prendendo un misto di petali, che gettò nel mortaio, e mezzo pugnetto di fiori, che avvicinò al naso per apprezzarne il profumo dolce, ma anche un po' ambrato nell'insieme. Si sentì sulla strada giusta per realizzare la fragranza che le ricordava la persona a cui stava pensando.
Impugnò il coltello e uno per volta, ridusse in 4 o 6 pezzi i capolini, a seconda della loro grandezza; passò a staccare le campanelle di mughetto dal loro rametto fiorale; spezzettò con le dita infine le infiorescenze di lavanda, della quale tenne anche qualche piccola parte legnosa. Raccolse il mucchietto e lo aggiunse al contenuto del mortaio. Aggiustò la presa sul pestello e riprese a battere, schiacciando ma cercando di non essere troppo brusca, mescolando al contempo.
Terminata quell'operazione, il tutto aveva assunto un colore dorato e traslucente di rosa; poggiò il pestello sul legno del grosso tronco. A quel punto ricordava il passaggio, ma diede lo stesso una rapida occhiata alla pergamena prima di prendere la capiente boccetta in cui rovesciare la polvere. Prese l’imbuto e lo posizionò alla bocca del contenitore che avrebbe accolto la polvere. Si preparò con un meticoloso cipiglio: l’operazione di rovesciare una polvere medio-fine non sarebbe stata semplice; era sicura che i granelli più leggeri sarebbero voluti sfuggire volando in tutte le direzioni. Afferrò l’intera circonferenza del mortaio con entrambe le mani e si pose in modo da avere nel mezzo la boccetta sormontata dall’imbuto, tra il suo corpo e il mortaio che teneva tra le mani. Quindi in un solo colpo capovolse un contenitore al di sopra dell’altro, cercando di assicurarsi che il primo arrivasse rapidamente al di sotto dell’orlo del secondo. L'aroma adesso aveva un che di sapone ma anche di caramelle. Rimase in posizione tutto il tempo in cui vide scorrere il cordino di polvere e piccoli frammenti dal beccuccio dell’imbuto verso il fondo di vetro, ogni granello che scivolava velocissimo sugli altri, vicini e altrettanto in corsa, slittando sulle parti di diversa grandezza. Riflettevano i tratti differenti di un'unica personalità.
Quando si formò una piramide opacizzata dalla rifrazione, Memory rimise in piedi il mortaio e lo poggiò; pose al suo interno il pestello e li mise di lato: avevano assolto al loro compito. Sorrise visto che anche questo le ricordava i momenti in cui Lei rassettava mensole e tinello, nella graziosa cucina di Irvine.
Tastò ancora una volta il vetro della brocca. «È ancora calda!» - si sorprese, ma una breve occhiata all'insegnante che osservava ogni mago e strega passando e scambiando parola con ciascuno e si diede una risposta: probabilmente erano state incantate perché mantenessero la temperatura ottimale per tutto il tempo necessario. Avvolse l'impugnatura e versò con attenzione e senza fretta, finché il liquido non riempì la boccetta. Ormai i pensieri erano guidati dai sentimenti più profondi e immediatamente, ancor prima che la coscienza si accorgesse di saperlo, ricondusse il gorgoglìo al suono della Sua risata. Rise anche lei, tra sé e sé, avendo cura di non perdere d'occhio il limite del suo recipiente. Allora sollevò la brocca, raddrizzandola; la poggiò e chiese alle altre: «Vi serve ancora l'acqua che mi è rimasta?
Oh, posso chiedere se mi passi uno dei tappi, per favore?
»
Gentile, come Lei le raccomandava di essere: educata e impeccabile sempre e verso chiunque. Memory non sapeva se ne era sempre in grado, ma in cuor suo ci provava.
Con il tappo potè sigillare la boccetta, nella quale il liquido ancora chiaro, era diventato giallognolo; le particelle in sospensione vorticavano lievemente, a seguito delle tre mescolate in senso orario con il lungo cucchiaio impartite dalla ragazzina, ancora distinguibili.
Si fermò un istante e guardò alle sue compagne. Se qualcuna avesse avuto intoppi o dubbi, avrebbe provato ben volentieri ad essere d'aiuto per quel che poteva.
Anche quello forse derivava dai pensieri e dai ricordi della Sua disponibilità, che aveva innescato dedicando l'infuso.
I 5 minuti successivi avrebbero dovuto essere ininterrotti per l'ultimo passaggio. Prese in una posizione comoda la boccetta nel palmo e sistemò le dita; osservò i misuratori di tempo messi a disposizione e quando vide l'occasione prese ad agitare: erano partiti i 5 minuti, durante i quali si sarebbe lasciata cullare da ogni ricordo. Oh, non erano tutti belli, piuttosto in tutto quell'agitare le vennero in mente anche le volte, seppur poche, in cui l'aveva vista arrabbiarsi, per poi tornare ad abbracciarla forte come se finalmente dopo tanto cercare l'avesse ritrovata. Per lo più erano delle fugaci sgridate, che si, in qualche modo si era meritate. In ogni caso il bilancio rivelava quanto fossero in maggioranza gli attimi di bontà e amore.
Trascorso il tempo dovuto. Poggiò la boccetta sul piano e allo stesso modo le mani, prendendo un gran respiro. Giusto un istante per riaversi dalla piccola fatica.
All'interno della boccetta non si vedevano più pezzetti galleggianti: adesso sembrava un tutt'uno color lillà con guizzi d'oro. Non poteva sentirne il profumo, ma l'immagine le ricordava le dolci e lucide glasse delle torte preparate solo per la sua bambina.
Sentì un calore intenso alle guance, e non era solo per aver tanto agitato. Un groppo le stava al centro del petto, ma non era affatto tristezza. Afferrò la boccetta per stringerla a sé: appena finita quella lezione sarebbe corsa ad affidarla a Spuma perché la recapitasse a Georgia. Solo un pezzo di pergamena sarebbe stata la brevissima missiva:Ti voglio bene Mamma
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view post Posted on 21/10/2022, 18:32
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Primo del suo nome, Re degli Andali, dei Rhoynar e dei Primi Uomini, Lord dei Sette Regni e Protettore del Reame.

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"SuperQuark: Alla scoperta della Mandragora"


Inaspettatamente si sentì rassicurato dalle parole della concasata, che gli confermò di non essersi perso molto nonostante avesse saltato l'incontro in sala grande. Tirò un sospiro di sollievo mentre si ritagliava un po' di spazio di fianco a Jean, pronto ad ascoltare quello che la professoressa aveva da dire.
Alzando lo sguardo non poté fare a meno di notare il sorriso ed il saluto di una ragazza di Tassorosso. Istintivamente rispose al saluto agitando la mano e sorridendo a sua volta, salvo poi provare un leggero imbarazzo nel vedere la reazione della giovane. Mani al volto ed imbarazzo dilagante; uno scambio di persona era la soluzione più ovvia al fugace mistero.
D'altra parte, il volto della giovane non era nuovo a Jaehaerys.


Potrei sbagliarmi ma credo di aver già incontrato quella ragazza, a parte qui ad Hogwarts... Whisperwind!

Disse tra sé e sé, forse a voce un po' troppo alta, ma non abbastanza da farsi ascoltare da chi non si trovasse nelle sue immediate vicinanze.
Sayuri fu la prima cosa che gli venne in mente nel rimuginare sull'aspetto della ragazza, Whisperwind fu la seconda cosa. Helena Whisperwind: l'aveva conosciuta in occasione del compleanno di un amico di suo padre; dei cugini alla lontana disse sua madre. Di quella festa ricordava non molti dettaglia, ma sicuramente la ragazza dai tratti orientali e dal nome atipico, quasi quanto il suo, gli aveva lasciato un piacevole ricordo.
Che lei per prima si fosse ricordata di lui? Ma ciò non spiegava la reazione immediatamente successiva al saluto.
Fu il commento di Jean riguardo il cesto che avevano da poco raccolto a far si che la sua mente tornasse a concentrarsi sulla lezione che si stava svolgendo; come al solito la sua mente tendeva a divagare un po' troppo.


Penso proprio che tua mamma ne sarà felice, di solito questo genere di regali riesce sempre a fare colpo. Io non ho pensato a cosa potrei farci... magari c'è qualcosa di utile per i capelli. Ultimamente stanno diventando un po' indomabili.

Arrossì leggermente, dopo essersi reso conto di aver raccontato un dettaglio della sua routine che non condivideva troppo spesso. Non voleva passare per il tipico narcisista fissato sull'aspetto esteriore. Per la sua famiglia di parte Norvegese, i Berg, i capelli avevano un significato importante. Delineavano il carattere e la crescita dell'individuo, erano il simbolo di un retaggio passato, ma che restava forte nel sangue.

Sembra che la lezione stia per cominciare... anzi, sta per riprendere. Non credo che tutti qui siano in ritardo.

Cercò subito di distogliere l'attenzione dalle sue precedenti parole, riportando il focus sulla lezione, la quale si rivelò sin da subito interessante. Un excursus storico circa le leggende e gli avvenimenti che ruotavano attorno alle Mandragore. Alcuni degli eventi raccontati dalla professoressa non gli erano nuovi, altri aneddoti, invece, lo sorpresero genuinamente.
I rituali che venivano impiegati per la raccolta delle "strane piantine" erano gli argomenti che più l'avevano interessato. L'idea che le Mandragore fossero il frutto del tormento e della rinuncia degli esseri viventi un po' lo turbava, ma non si lasciò scalfire dal sentimento negativo.
L'inizio della parte pratica venne accompagnato da un'ulteriore rassicurazione da parte di Jean, che stava facendo il possibile per non far sentire Jaehaerys troppo spaesato. Il giovane si limitò a sorridere e ad annuire alle parole della sua compagna. I suoi occhi si posarono subito sulle istruzioni e sugli attrezzi necessari alla preparazione dell'infuso.
L'assenza di distillatori e filtri lo convinse subito riguardo la commestibilità dei materiali, pertanto diede inizio sin da subito all'assaggio degli ingredienti.
Come da istruzioni, le foglie di Mandragora avevano un sapore fresco, gli ricordava vagamente la menta, sebbene avesse un retrogusto più amaro ed intenso. Tendeva un po' a seccare il palato.
Non era abbastanza ferrato in materia al punto da distinguere i petali che erano stati preparati, ma con l'olfatto e l'assaggio arrivò ad un'organizzazione mentale adeguata per poter iniziare.


*I petali rossi hanno un sapore fruttato e dolce, mentre i verdi mi ricordano proprio lo zucchero; i gialli sono aspri, ma hanno un sapore più volatile, utile a pulire la bocca.*

Senza indugiare oltre afferrò mortaio e pestello ed iniziò a macinare le prime foglie di madragora, precedentemente fatte a pezzi. Non si stava preoccupando troppo delle quantità, le lezioni di pozioni gli avevano insegnato come le quantità potessero essere ingannevoli anche allo sguardo più attento. Quando la polvere raggiunse una quantità soddisfacente si fermò per controllare che la polvere fosse abbastanza fine. Aveva raggiunto una colorazione verdognola, tendente al grigiastro, segno che era il momento di aggiungere i petali, sia per dare colore, sia per insaporire.

*Troppo amaro e troppo intenso sono da evitare, più che rinvigorire atterrerebbero chiunque. Mi concentrerò sul bilanciamento, un sapore dolce capace di diventare un piacevole ricordo.*

Prese una manciata di petali rossi e gialli, corrispondenti a circa 1/3 delle foglie essiccate di mandragora. Non voleva che il sapore dell'ingrediente principale venisse coperto troppo; trattandosi di un infuso e non di una pozione vera e propria poteva giocare di più con le quantità e ciò lo rilassò non poco.
Pestare i petali era più difficile del previsto, tendevano a sminuzzarsi, ma con meno forza ed un lavoro più tecnico il risultato fu ottimo, almeno ai suoi occhi. La polvere risultava abbastanza omogenea, sebbene si notassero alcune discrepanze nella colorazione principalmente verdognola con chiazze arancioni. Dopo aver dato alcuni colpetti sul mortaio lo inclinò leggermente verso Jean, permettendole di vedere il risultato, allungando lo sguardo per poter vedere, invece, il risultato della concasata.


La mia non è male, sono abbastanza soddisfatto. Secondo i miei calcoli il risultato non dovrebbe essere né troppo amaro né troppo dolce. Perfettamente bilanciato.

Ghignò mentre avvicinò l'imbuto per versare tutto il contenuto del mortaio all'interno della boccetta. L'operazione fu abbastanza semplice, con un po' di attenzione riuscì a non sporcare il banco da lavoro. Infine iniziò a versare l'acqua calda di sorgente nella boccetta.

E adesso il tocco finale.

Prese una manciata 5 petali verdi e li gettò nella boccetta senza sminuzzarli o macinarli. Servivano unicamente a dare un po' di freschezza all'infuso, non voleva che incidessero eccessivamente sul sapore, li avrebbe rimossi a shakeraggio completo. Prese un cucchiaio e mescolò il tutto in senso orario per tre volte. Infine chiuse la boccetta ed iniziò ad agitarla: né troppo veloce, né troppo lentamente. Il suo moto era controllato e continuo, dopotutto avrebbe dovuto agitare il tutto per almeno 5 minuti. La professoressa aveva detto che in quella fase della preparazione era importante la parte emotiva per dare maggior efficacia all'infuso, eppure il giovane non sapeva bene a chi rivolgere i propri pensieri ed emozioni in quel momento, Probabilmente avrebbe finito col berlo lui, dopotutto l'aveva preparato pensando al suo gusto, senza considerare altre persone. Ma poteva non essere un errore, anche in caso avesse deciso di offrirlo a qualcuno. In fin dei conti avrebbe mostrato una parte di sé, come nella più classica delle conoscenze.
Passati i 5 minuti aprì la boccetta sigillata e con un cucchiaio rimosse i 5 petali verdi, i quali avevano leggermente perso di colore, conservando una certa lucentezza.
Il colore dell'infuso era di un verde chiaro, ispirava tranquillità, riflessione, mentre l'odore che emanava era caratterizzato da un odore fruttato con retrogusto leggermente amaro.


Ti va di assaggiarlo?

Disse rivolgendosi a Jean, che gli aveva fatto compagnia durante la preparazione.



Il corvo che tutto brama e di tutto si nutre.


Interazioni: Jean Grey
Menzioni: Helena S. Whisperwind
 
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view post Posted on 21/10/2022, 19:28
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Interazioni concordate

Susan Gwen Nieranth
Tassorosso | 15 anni | II anno

QezOQtz
Il racconto delle compagne, su come le mandragore avevano fatto svenire i loro parenti, contribuiva al timore crescente della Tassorosso. A quanto pare non era sufficiente stare per ricevere un neonato da accudire, c'era anche la possibilità di perdere i sensi durante i tentativi stessi di occuparsene. Bisognava aggiungere altro a quell'incubo? Ovviamente sì: le nozioni dell'insegnante erano così tante che la mano della Tassorosso non riusciva più a tenere il passo, aggiungendo ulteriore ansia a tutta quella che già stava accumulando. La considerazione successiva di Helena, con l'evidente finalità di voler sdrammatizzare la situazione, concesse un abbozzato sorriso sul volto di Gwen, che normalizzò quello che sembrava un disagio al crepuscolo. Essere in compagnia era un beneficio, sentire parlare il resto del gruppetto improvvisato era davvero di grande aiuto. Contribuì a quella distensione di nervi il cambio di atmosfera nella serra, apparentemente provocato dalle parole della professoressa Fiachran: era affascinante come la luce si adattava ai racconti sulle origini delle mandragore e sulle storie, ancora incerte, che incorniciavano quella pianta tanto fragile quanto letale.
Aveva quasi ritrovato il suo equilibrio, quando la professoressa iniziò a parlare di un unguento che avrebbero dovuto preparare sul momento. «Ah, dobbiamo prepararlo ora?» La sua era una domanda retorica, ma rivolta alle compagne di corso che le erano vicine. Non aveva portato l'occorrente per la realizzazione di qualcosa, forse era nello zaino-mandragora? Se non fosse stato per i discorsi delle altre, con i loro scambi di bigliettini, si sarebbe nuovamente persa nelle ansie che la sua testa creava ogni secondo. Rispose a Memory con quello che poteva apparire come un abbozzato disagio, ma che tentava di essere la replica di un sorriso, comunque utile per le sue inutili paure. Poco dopo, gli studenti più grandi consegnarono l'occorrente per la preparazione, e dalle pergamene incantate rivelarono tutta la ricetta. La Tassorosso sospirò per il sollievo e verificò che i suoi appunti corrispondessero alla procedura apparsa, confrontandosi con le compagne: «Acqua calda e sostanza vegetale, quindi si tratta di "infusione", giusto?» Confrontarsi con qualcuno era un sedativo più che efficace, inoltre si trattava di una preparazione veloce; anche se la stabilità ritrovata durò poco: l'insegnante aveva aggiunto che sarebbero stati loro stessi a decidere i diversi dosaggi. Nei suoi appunti infatti, così come sul testo della ricetta, non erano specificate le dosi degli ingredienti. Cosa avrebbe dovuto contare per tranquillizzarsi una volta per tutte? Come poteva sapere quanto sarebbe stato amaro o dolce? Poteva assaggiarlo nel mentre? Sarebbe bastata una quantità complessivamente adatta al contenitore? Oppure serviva dosare in base alla persona che avrebbe dovuto utilizzare il composto? Quest'ultimo era un altro punto dolente. Aveva scritto a chiare lettere che, oltre al profumo, uno degli elementi importanti per la tradizione della preparazione era il tenere bene a mente la persona alla quale dedicare l'infuso; altrimenti avrebbe dovuto concentrarsi su se stessa, su chi avrebbe voluto essere. Fu costretta a fermarsi per qualche istante, inspirò cercando di riflettere e cominciò a contare: *Uno.* La persona alla quale le sarebbe piaciuto ispirarsi o alla quale lo avrebbe regalarlo era probabilmente Thalia Moran; si sentiva costantemente in debito con lei, come se tutti i suoi tentativi di nascondere il suo stato sociale causassero la necessità di dover adempiere al dovere di rimettersi in pari con quel credito di sincerità, costantemente ricevuto dalla Caposcuola. *Due.* Allo stesso tempo però, un infuso atto a dare energia e giovamento a chi magari aveva una certa età, non era idoneo per la giovane Moran e Gwen già si preoccupava di cosa avrebbe potuto pensare dopo la sua ipotetica offerta. *Tre.* Scartò quindi questa prima ipotesi e andò oltre: Casey Bell; era sempre stata l'unica con la quale si sentiva tranquilla nel mostrare se stessa, certa di non ricevere mai alcun tipo di emarginazione. Il tempo aveva fatto incontrare la strada della Tassorosso e quella della Grifondoro e, scorrendo, il tempo stesso le aveva allontanate. *Quattro.* In questo modo la Nieranth vedeva la vita della Bell dalla stessa distanza con cui aveva osservato gli eventi in quella bizzarra festa ad Hogsmeade. Era come se stesse continuando a guardarla da una tribuna: le capitava di osservare le azioni che stava compiendo senza però sapere davvero cosa stesse pensando; vedeva scorrere quel tempo in maniera diversa e dal punto di vista di Gwen, la strada percorsa da Casey era ormai lontana. *Cinque.* Probabilmente non sarebbe riuscita a concentrarsi al punto da dedicare a lei quell'infuso, del quale avrebbe potuto fare la stessa ed identica considerazione sull'età fatta per Thalia – e pretesa dalla sua educazione – ma il ricordo di quella festa la portò inevitabilmente al pensiero della strana sostanza che aveva ricevuto da Eloise e al fatto che non si ricordava minimamente cosa fosse accaduto con il Prefetto Serpeverde, Daniel O'Hara; si era risvegliata con la testa sulla sua spalla ed una strana sensazione di benessere che non sapeva spiegarsi. *Sei.* Probabilmente era stato causato tutto dalla bevuta, non c'era altra spiegazione non doveva pensarci oltre. *Sette.* E non doveva dedicare di certo a lui una bevanda anti-età. *Otto.*
*Nove.*
La voce delle compagne si intromise in quel tentativo di distensione tramite conta, tra tutte Memory era alla ricerca di un tappo per la sua boccetta. Fu come svegliarsi da un incubo. *Dieci.* Porse uno dei tappi che aveva nei dintorni alla compagna, recuperando quel cenno di sorriso che non era riuscito a mostrare per intero poco prima. Dopo finalmente cominciò a pestare un'intera foglia essiccata di mandragora, divisa in tre parti, poi si guardò intorno osservando tutte le mandragirls, vicine di postazione in quel momento, e decise di aggiungere un petalo di fiore; avrebbe donato quel pizzico di dolcezza di cui aveva bisogno. Si concentrò esclusivamente sulla preparazione, cercando di pensare soltanto alla strega matura e capace che avrebbe voluto essere. Quando si ritenne soddisfatta della polvere ottenuta preparò l'imbuto, in modo da poter riempire la boccetta ordinatamente, senza sporcare il banco da lavoro che stavano utilizzando. Non restava che agitare per bene, prima di bere.

Adotta una mandragora
 
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view post Posted on 21/10/2022, 20:09
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Molti luoghi ha la tua anima, ivi alberga natura magnanima. Di coraggio e lealtà fanne bandiera, di Grifondoro potrai essere fiera!

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Juliet Little
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Serra Alzò la testa per vedere un ragazzo più grande prendere parola per rivolgersi a lei. Sapeva che non doveva fare domande, ma la curiosità era così lampante che non aveva ascoltato ciò che aveva detto la professoressa. Perché non rispondere subito alla sua domanda? Perché andare avanti con il discorso? Questo non capiva la quindicenne, la quale avrebbe poggiato la piuma sul banco come una battaglia silenziosa contro i più grandi che in qualche modo sviavano i loro discorsi passando ad altre cose. Non facevano altro che creare domande su domande. Perché tutti si dovevano comportare come i suoi genitori adottivi? Non bastavano loro? Conscia che l'attenzione fosse stata un poco smorzata, si rivolse alla sua concasata: «Allora che c'è scritto sul biglietto?» parlando a bassa voce mentre posizionava la mano sotto il mento per prendere una posizione che sarebbe stata considerata intellettuale. Poco prima aveva sorriso al ragazzo Corvonero (Edmund) come per ringraziarlo per non averla presa per pazza. Appena avrebbe incrociato il suo sguardo, lo avrebbe distolto subito come per sfuggire all'analisi approfondita del ragazzo. Prese la piuma per scrivere solo Salem e Shoa sul foglio, come per dire tutto e niente con quelle parole: quelle raccontavano una tragedia, simile tra loro, che non si sarebbe dovuta ripetere, ma che invece avvenivano quasi sempre, ma con nomi nuovi e diversi, così da sminuire la tragedia. Poggiò la piuma sul banco mentre la professoressa spiegava cosa ci fosse da fare dopo: preparare una pozione. *Ecco che ritorna pozioni in qualche modo* avrebbe pensato mentre alzava lo sguardo per cercare qualcosa davanti a lei, una testa bruna, che potesse in qualche modo attutire il dolore sordo che sentiva dentro: Oliver, un nome, una garanzia. Qualcosa sulla sua spalla attirò lo sguardo della ragazzina e pensò se sapesse che quel cosino proveniva da lei. Pensare che lo portasse ogni giorno con sé le fece abbassare la testa con un sorriso ebete sulla faccia. Sì riscosse quando gli altri si erano alzati per prendere tutto l'occorrente per preparare la pozione. Nelle sue mani in poco si trovarono, mortaio e pestello. Gli avrebbe appoggiato sul banco per consultare poi la ricetta della professoressa, ma trovò solo gli ingredient, nessun dato, nessun altro valore per preparare al meglio la pozione. Come poteva fare? Come doveva procedere? Sì sarebbe guardata attorno, mentre vedeva Memory prendere fiori e metterli dentro la boccetta. Un senso di disgusto si sarebbe fatta strada in Juliet, pensando a quanto fosse stata dura la vita con lei, lei che aveva preso smusonate avendo osato troppo. Un ricordo lontano: due uomini che le avevano fatto vedere quella strada oscura a cui anelava da tempo, ma per codardia sua, non aveva intrapreso, nonostante lo volesse. Mentre pensava a ciò le sue mani presero una manciata di foglie essiccate di mandragora e un fiore. Dove ci doveva essere il male, ma ci sarebbe stata anche una piccola parte di bene. Con maestria cercò di ottenere più polvere possibile e cercò un boccetta di vetro vuota e un imbuto sarebbe servito a mettere dentro quella polvere. Mentre versava pensava alle medicine babbane: quelle che guarivano da ogni malanno erano quelle più amare. Come si dice: la medicina è amara(?). Ecco perché aveva solo messo un fiore. Passò i cinque minuti a scuotere la boccetta dopo aver messo un po' di acqua calda. Ecco che pensò a quanto potesse essere ipocrita chi metteva più fiori: se fosse come la leggenda diceva, quelle lacrime non dovevano essere dimenticate ma anche mettere un fiore era come per non dimenticare qualcuno.

Era difficile trovare qualcosa di totalmente giusto.

La pozione era pronta, di colore marrone, simile al miele, ma più scuro.


«Non sono sicura del risultato, che ne pensi Emma?» si sarebbe rivolta alla sua compagna di banco mostrando la boccetta di vetro con la pozione preparata da lei. Non pensava di berla: quella lezione e le amiche l'avevamo tirata via dal suo guscio, non aveva bisogno di altri incentivi per continuare



Adotta una mandragora


Interazioni con Emma,

Menzioni a Memory e Oliver Brior e semi-interazione/menzione ad Edmund
 
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view post Posted on 21/10/2022, 21:48
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No rain, No flowers

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Helena S. Whisperwind
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Il Corvonero dai capelli argentei ricambiò il suo saluto con un sorriso e un gioviale gesto con la mano; da un lato fu una piacevole sorpresa per Hel sapere di non essere stata presa per una rincorbellita, dall'altro invece la sua reazione così naturale la fece sentire persino in colpa ripensando alla propria così teatrale, che probabilmente invece aveva fatto sentire lui, un rincorbellito. Non che ci fosse nulla di male nell'avere una svista, ma magari avrebbe cercato di chiarire il malinteso in un secondo momento. Inspirò profondamente per prendere quanta più aria e ossigeno possibile e cercò di calmarsi un po' guardandolo spostarsi verso la sua Prefetta.
Distratta dalle sue paturnie, quando Memory si rivolse a lei quasi giustificandosi per qualcosa riguardo un qualcos'altro ancora non morto, un'Helena piuttosto disorientata aggrottò le sopracciglia e portò le mani lontane dal viso. Non aveva la minima idea di che cosa stesse parlando. Si avvicinò sporgendosi col busto verso la concasata dagli occhi castani. Non voleva che i presenti sentissero certi discorsi, perciò il suo fu solo un sussurro: «Chi non è ancora morto?».
Il flusso-domanda risposta venne però presto interrotto dalla voce della professoressa, che riprese parola dopo una piccola pausa. Hel si affrettò ad afferrare la prima pergamena che le capitò a tiro, scrisse qualcosa in un angolo, strappò il pezzetto di carta e lo consegnò sottobanco alla compagna di stanza. Memory avrebbe poi trovato, con calligrafia distorta dalla fretta ma comunque comprensibilissima, tre semplici parole: dopo mi spieghi.
L'atmosfera che Miss Fiachran riuscì ad evocare con i giochi di luce delle candele e i suoi interessanti racconti dal sapore di epoche antiche e lontane, riuscì a far sciogliere, almeno in parte, la sensazione di imbarazzo in cui Hel si era trovata.
Trovò le leggende sull'origine della mandragora particolarmente intense, ma quella che la colpì più di tutte, per ovvi motivi, fu la storia relativa alle lacrime di un padre per la figlia perduta. Per quanto si sforzasse a non pensarci, sembrava che ogni occasione e situazione in cui si trovava fosse in qualche modo organizzata volontariamente per farla ritornare coi pensieri a quella brutta storia non ancora digerita. Era proprio lei, la figlia perduta? O la fantomatica sorellastra? Entrambe, forse, ma in modi decisamente diversi.
Mentre un po' si rifugiava nel suo mondo e un po' continuava l'ascolto delle spiegazioni della professoressa di erbologia, una voce piuttosto familiare la sorprese alle spalle rompendo quel flusso di pensieri e facendola sobbalzare sulla sedia.
«Per la barba di Merlino! ED! Vuoi farmi prendere un colpo!?» Espirò con forza, voltandosi verso l'amico. A parte lo spavento iniziale che non giovò al suo umore già vacillante, era comunque un piacere incontrarlo.
«Sì, l'ho scoperto...» incrociò per un attimo gli occhi del Corvonero, poi abbassò lo sguardo che si fece improvvisamente più cupo «Ma ne parliamo un'altra volta, okay?» Sfoderò un rassicurante mezzo sorriso per cercare di alleggerire il clima. Non voleva liquidarlo con velocità, ma obiettivamente non era il momento né la sede più adatta per parlargli delle sue faccende private.

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Un repentino cambio dell'illuminazione della sala fece nuovamente focalizzare la tassina sulle parole della docente. Mentre ascoltava con attenzione, divertita, racconti degli egizi fattoni e dei Babbani sedicenti maghi, accompagnava la scrittura con qualche annusata di uno o dell'altro contenuto delle boccette che aveva poc'anzi ricevuto in omaggio in un grazioso cesto di vimini. Fece sprofondare più volte l'indice sulla superficie del morbido sacchetto di fango terroso, la cui consistenza era particolarmente utile come antistress, seppur non particolarmente appetibile per via della sua origine di fermentazione e compostaggio di foglie. Arricciò il naso, immaginando di doversi spalmare quella roba sul viso o sul corpo. Il regalo era sicuramente un pensiero davvero carino, anche se a dire la verità non aveva idea di come farne utilizzo. Magari più tardi, se se lo fosse ricordato, avrebbe chiesto qualche informazioni in più alle amiche più grandi o direttamente alla professoressa.
Ringraziò lo studente che le porse il materiale necessario per preparare l'infuso alla mandragora e si rimboccò le maniche del mantello fin sopra gli avambracci, pronta per darsi da fare. La lezione di Erbologia si stava trasformando così in una specie di lezione di Pozioni. Dopotutto, per come la vedeva lei, le due materie non erano poi così distanti, un po' come la chimica e la biologia di cui si occupava sua madre. Forse (?).
Scosse il capo e si concentrò nuovamente sulla preparazione, leggendo con attenzione le indicazioni e sorridendo appena allo sguardo malizioso di Miss Fiachran. Probabilmente lo scopo era quello di preparare l'infuso per una persona amata, ma Helena, che di amore ancora non sapeva granché, decise che invece l'avrebbe preparato... «Per mia zia Juls, che è un'esperta e appassionata di cosmesi da sempre. Sono sicura che apprezzerà! E voi invece? Alla persona amata?» Rispose a Memory e ridacchiò con lei, rilanciando languida la domanda alle altre ragazze.
Pestò con decisione ma delicatezza alcune foglie essiccate di mandragora, facendo in modo di ottenere una polverina non eccessivamente fine. Di questa ne utilizzò giusto un pizzico, abbondando poi con l'aggiunta di petali e fiori, scegliendo soltanto i più freschi. Zia Juls era una di quelle persone che si faceva riconoscere da lontano per la sua energia luminosa e il suo inconfondibile profumo sofisticato, dolce ed intenso. E fu proprio a questo a cui Hel si ispirò nella creazione del suo infuso.
Una volta rovesciata la polvere e l'acqua calda in una boccetta di vetro, diede una rapida mescolata con una lunga bacchetta di cristallo, sigillò il piccolo contenitore e iniziò ad agitare, tenendo conto mentalmente del tempo necessario. 1...2...3...4...5...6...

🍃 Adotta una mandragora 🍃


Interazioni: Memory, Edmund
Menzioni: Jaehaerys, generiche
 
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view post Posted on 22/10/2022, 00:04
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Ognuno di noi è una luna: ha un lato oscuro che non mostra mai a nessuno.

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Emma Cornelia Green
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Serre All'interno delle serre, dove si stava tenendo la lezione di Erbologia sulle Mandragore: la Grifondoro stava cominciando a sentirsi pian piano a suo agio. Qualcosa di poco peso, lanciato da Memory, atterrò sui capelli di Emma. La strega tastò la cute per capire cosa le fosse arrivato, scoprendo così che si trattava semplicemente di una pallina di carta, ma sembrava esserci qualcosa al suo interno. La Grifondoro aprì la carta e lesse il contenuto cercando di non farsi vedere dall'insegnante, l'inchiostro recitava testuali parole: "se funziona su quella, allora è davvero ottimo!". La piuma della Tassorosso indicò una strega tra i presenti che erano stati invitati che Emma non aveva mai visto, ed effettivamente il suo viso era accompagnato da un bel po' di rughe. Guardò in direzione di Mem - per quella forse ci vorrebbe un miracolo, altro che crema. Era stata perfida? Può darsi. Juliet voleva sapere cosa ci fosse scritto sul pezzetto di pergamena, così Emma glielo passò - attenzione a non farti vedere dalla Fiachran - le suggerì - non vorrei ci rimproverasse davanti a tutti. Che figura avrebbero fatto poi? Soprattutto lei davanti ad Oliver. Si sentì arrossire ripensando a poco prima, quando il Grifondoro aveva ricambiato il suo saluto con un sorriso.
L'odore di terra aveva qualcosa di familiare, probabilmente perché abitava in una casa nel bosco, e sentiva sempre quell'odore, vivendo a stretto contatto con la natura che l'aveva da sempre circondata. La strega vide volteggiare accanto a lei una candela e si scostò i capelli con la paura che questi potessero prendere fuoco a causa di un contatto involontario con la piccola fiamma.
La professoressa prese di nuovo la parola, cominciando a parlare della leggenda legata alle Mandragore. Emma l'aveva già sentita, suo zio le raccontava sempre un sacco di storie, sin da bambina, ne aveva sentite davvero tante uscire dalla bocca di Cam; e quella che l'insegnante stava raccontando in quel momento, era sempre stata una delle sue preferite: strano a dirsi, visto che aveva una trama abbastanza triste che qualcuno avrebbe potuto considerare anche deprimente, ma la Grifondoro aveva sin da piccola una strana preferenza per le storie drammatiche, tristi o paurose. In effetti chi la conosceva bene, sapeva perfettamente che la maggior parte dei libri che possedeva narravano di racconti dell'orrore, o di storie che ad altri ragazzini della sua età potrebbero probabilmente risultare lugubri o poco interessanti. La storia parlava di persone che erano state condannate a morte per impiccagione anche se erano innocenti: dalle loro lacrime avrebbero quindi avuto origine le Mandragore in tutto il loro orrore. Anche la caccia alle streghe era un argomento di cui Emma aveva sentito parlare e di cui aveva letto molto, ma era sicura che tutti sapessero di quel capitolo della storia che aveva segnato la perdita di tantissime vite legate al mondo magico. A quanto pare esisteva una versione un po' differente sull'origine di quelle piante infernali; la professoressa Fiachran aveva parlato di alcune varianti, come quella che diceva che le mandragore potrebbero essere nate anche dalle lacrime di un padre per una figlia perduta, o da quelle di una coppia di amanti con un amore impossibile. La cosa in comune era che la loro nascita avveniva appunto dalle lacrime, non c'erano varianti su questo. L'insegnante continuò a parlare di credenze popolari riguardanti la particolare pianta, ogni nazione ne aveva una diversa, e alcune di queste risultarono davvero interessanti per Emma. Gli occhi della strega si illuminarono quando finalmente la professoressa parlò di una parte pratica, finalmente si passava all'azione. A quanto pare si… - rispose a Gwen - sembra proprio che dobbiamo prepararne una. La Grifondoro era una che preferiva molto di più la pratica alla teoria: quest'ultima finiva quasi sempre per annoiarla. Emma prese una delle boccette in vetro che gli assistenti della professoressa stavano distribuendo: davanti agli studenti era stato messo tutto l'occorrente per la pozione che la giovane insegnante propose loro di preparare, spiegando accuratamente tutti i passaggi per facilitarli nell'impresa.

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Preparazione La strega prese un paio di foglie di mandragora, erano evidentemente essiccate, come richiedeva la procedura.
"Ah, dimenticavo… La tradizione vuole che, mentre si prepara questo unguento, si pensi intensamente alla persona amata".
Le parole dell'insegnante echeggiarono nella sua testa, ed Emma, in un movimento quasi inconsulto, virò lo sguardo verso Oliver.
Riportò gli occhi sul tavolo, una sensazione strana si impadronì del suo petto, come quando si fa fatica a respirare; una specie di ansia che non riusciva a controllare. Doveva concentrarsi sul compito da svolgere, e se pensava ad Oliver non sarebbe riuscita a concentrarsi nemmeno per sogno, quindi decise che avrebbe riposto i suoi pensieri su Cam: la Fiachran aveva detto che si poteva pensare anche ad una persona alla quale si vorrebbe relegare l'unguento, così si focalizzò su suo zio, che avrebbe adorato quel regalo. La Grifondoro cominciò a pestare le foglie con il mortaio fino a quando non raggiunse una polverina, dopodiché la introdusse nella boccetta di vetro con fare meticoloso, aiutandosi con un imbuto. Inserì al suo interno anche l'acqua calda di sorgente, così venne a crearsi un infuso. Emma provò a pensare a suo zio, l'uomo che l'aveva cresciuta e a cui voleva un gran bene, ma il suo cervello non ne voleva sapere. Probabilmente erano state le parole dell'insegnante a suggestionare la sua mente, o la presenza stessa del Grifondoro: così Emma non riuscì proprio ad evitare di pensare ad Oliver. Alla sua voce calda, il suo odore. Prese una manciata di petali e li aggiunse agli altri ingredienti dopo averli pestati. Rammentò quella volta in cui Oliver l'aveva attirata a sé per ballare: si trovavano da Evviva lo Zufolo, era il periodo natalizio. Avvertì di nuovo quella sensazione opprimente nel petto, aggiunse altri petali nella totale distrazione di quel ricordo. Lui era speciale, non c'era nessun altro al mondo che le suscitava quelle sensazioni. Quelle emozioni. Avvertì l'impulso di posare ancora una volta lo sguardo su di lui per un istante, solo un breve, ma prezioso istante; prima di chiudere bene la boccetta. La agitò per cinque minuti, stretta bene nella mano sinistra. Cosa ne avrebbe fatto del contenuto ancora non lo aveva deciso.
La voce di Juliet catturò la sua attenzione per un momento - penso possa andare, vediamo che ne pensa la professoressa - sentenziò mostrando il suo intruglio alla concasata - speriamo di aver fatto un buon lavoro.
Si avvicinò a Gwen, le sembrava in difficoltà. Lo sguardo della Tassorosso sembrava preoccupato - ti serve una mano? - ripensando ai pensieri che aveva avuto lei stessa durante la sua preparazione, immaginò che anche Gwen potesse essere in difficoltà per qualcuno - dimmi un po'... - cominciò a dire - ...a chi stai pensando? - chiese con un sorrisetto sfacciato stampato sulla faccia.

Adotta una mandragora




Menzioni per Olly♡
Interazioni con Mem, Jul e Gwen♡

Chiedo scusa per aver sforato l'orario, ma ci tenevo a non saltare il turno :cry2:
 
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view post Posted on 24/10/2022, 02:09
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Castello di Hogwarts
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Serre di Erbologia
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Prof. Mìreen Fiachran
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Con la luce soffusa delle candele profumate tutte intorno in volo a mezz'aria, l'atmosfera delle Serre di Erbologia appariva a tratti mistica. Sfumava in colori opalescenti negli sbuffi delle teiere e delle brocche che puntellavano il lungo tavolo da lavoro, formando così un gioco di luci e di ombre. Potevano procedere tutti nel migliore modo possibile, seguendo le pergamene stregate nelle vicinanze e l'aiuto degli assistenti. Proprio cogliendo il commento di Edmund, infatti, uno degli studenti più grandi consigliò di lasciarsi trasportare dall'intenzione, un po' come una ricetta culinaria: d'altronde, aggiunse con gentilezza, non si trattava affatto di una pozione, ma di una bevanda più semplice e di gran lunga personale. Mìreen, invece, passò tra una postazione e l'altra, talvolta guidando i partecipanti verso i punti in sospeso, altre aiutando il processo con colpetti di bacchetta, il più delle volte semplicemente offrendo commenti cordiali e pieni di entusiasmo. Salutò con un sorrisetto mesto anche il collega, il Professor Cravenmoore, ringraziandolo comunque per aver fatto un salto alla lezione e promettendogli di lasciare una piantina di mandragora tutta per lui, qualora avesse voluto poi ritirarla e adottarla a sua volta.
Appena ebbero finito tutti, Mìreen lasciò il tempo per provare o meno la bevanda. Già scorgeva volti ad un tratto sveglissimi, talvolta anche buffi. Così tornò nel suo ruolo per continuare quella lezione speciale. Agitò la propria bacchetta e una grande pergamena ingiallita dal tempo si sollevò e srotolò alle sue spalle, rivelandosi una cartina geografica del mondo.

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Erano riproduzioni di mandragore nel mondo in esemplari decisamente diversi. Erano in più punti e si animavano come desiderose di strapparsi dalla carta e dall'inchiostro: non appena Mìreen chiamò il nome di ciascuna specie, le mandragore si ingrandivano per svelare ogni dettaglio più nitidamente.
«La descrizione iniziale della mandragora si rapporta alla maggior parte delle piante, le più diffuse nel mondo magico, ma ci sono delle differenze in esemplari alquanto “rari e particolari” che possiamo trovare solo in determinate regioni. In effetti, sono vere e proprie specie di mandragora, è fallito qualsiasi tentativo di impiantarli in territori differenti. La prima è la mandragora artica, ha una colorazione bluastra-turchese e la troviamo solo in luoghi freddi come la Groenlandia, dove le basse temperature permettono ancora la vita anche se in modo estremo. Tali condizioni influiscono sulla crescita delle mandragore dando loro una singolare colorazione azzurrina, ma sono anche più magre per il minor nutrimento disponibile, le foglie sono fitte per raccogliere più luce solare possibile considerato quanta poca ne hanno all'anno. Ma non saranno mai secche come sono invece le mandragore delle steppe asiatiche, dove il terreno è così povero che solo gli arbusti sopravvivono. Infatti in questi luoghi le mandragore perdono la loro tipica forma di nani cicciottelli per quella più sottile, le radici sono molto più lunghe nel tentativo di coprire una zona più vasta ove raccogliere nutrienti.» Le prime due riproduzioni si rimpicciolirono subito dopo. La bacchetta scivolava sicura e delicata sulla mappa cartacea così da continuare a indicare i luoghi dove crescevano le differenti mandragore, mentre in contemporanea l'immagine davanti ai partecipanti cambiava seguendo le parole della docente.
«Confrontando quest'ultima con la mandragora desertica, vi accorgerete che siano l'esatto opposto. La specie desertica si avvicina più alle dimensioni delle piante grasse, tali piante hanno una dimensione maggiore e corteccia più spessa per immagazzinare quanta più acqua possibile e resistere alle alte temperature. La mandragora orientale, infine, ha foglie sottili che ricordano un po’ le canne di bambù, sono molto più pericolose perché crescono nella loro stessa zona e possono essere scambiate per giovani canne appena germogliate. Le radici sono corte, poiché si limitano ai nutrienti presenti nel primo strato di terra, mentre quelli in profondità vengono già assorbiti dalle lunghe radici delle canne loro competitori principali. Infine abbiamo la mandragora amazzonica, già dal nome si capisce dove possiamo trovarla. Ha le foglie più carnose per resistere ai periodi di siccità alternati a quelli piovosi, infatti il corpo è viscido, trovandosi per lungo tempo immerso nel fango. Ha una consistenza quasi spugnosa e un po’ molliccia. Non ha bisogno di radici profonde, poiché nel fango trova tutto il nutrimento di cui ha bisogno e lo immagazzina per i periodi aridi.» Aveva studiato parecchio per trovare quelle specie differenti, aiutata anche da una sua amica botanica, ma alla fine non poteva che esser soddisfatta del suo lavoro. Era facile pensare che la mandragora appartenesse soltanto ai territori britannici, durante il corso scolastico si considerava la specie più vicina (anche per una questione di necessità), ma la conoscenza delle mandragore nel mondo era una parte fondamentale nel mondo magico. Lasciò il tempo di mirare le differenze delle piantine, appellandone alcune vere e proprie che aveva potuto ottenere per l'occasione: i vasetti passarono da un punto all'altro del tavolo, tutte le mandragore erano in uno stato dormiente, ma si muovevano appena in terreno, sabbia, fango e altre tipologie di terra. Mìreen chiese gentilmente di non sfiorarle.

Poco dopo le piantine tornarono sul tavolo alle sue spalle, così poté riprendere. Camminò verso l'altro punto del tavolo, fino a raggiungere una parte più libera delle Serre di Erbologia. La sala era estesa per magia, era evidente, in effetti formava una zona circolare occupata da altri due tavoli: il primo traboccava di quelli che apparivano come pezzetti di stoffa, tutti coloratissimi e di più misure; il secondo invece era pieno di sacchetti di terriccio, coltelli e pugnali d'argento. Mìreen si fermò all'esatto centro.
«Ancora un po' di attenzione, questa parte vi lascerà sorpresi. Nell’Europa del Nord si racconta di molti bizzarri rituali magici con la mandragora, soprattutto in occasione di matrimoni e riti di fecondità. Uno di questi utilizza l'olio estratto da mandragora con cui cospargersi il corpo la prima notte di nozze come elemento propiziatorio per fertilità e ricchezza. Nelle zone fredde della Russia, in passato, dalle foglie della mandragora si otteneva un succo che induceva un abbassamento delle inibizioni sfociando in comportamenti a volte non voluti e di cui spesso neanche ci si ricordava, per questo se ne vietò l’uso.» Mìreen continuò a parlare, indicando le zone da lei nominate sulla cartina, in modo da dare ai presenti un’idea più concreta su dove provenissero le credenze di cui stava raccontando. Passò rapidamente all'Africa, spostando il mappamondo a mezz'aria. «Un nome significativo per la mandragora è quello attribuito nell'Arabia e nella fede preislamica, cioè abu ‘lruh, “signore del respiro vitale” o “signore dello spirito”, a indicare la carica spirituale della mandragora e probabilmente la sua identificazione con una divinità. Con l’avvento dell’Islam, una religione di stampo babbano, il nome diventa Tufah al-jinn, “mele del demonio”, poi cambiato in Baydal-jinn, “candela del diavolo”. Questo valore negativo attribuito dagli Arabi alla mandragora si ritrova in una formula per la preparazione di un veleno a base di radici decomposte della pianta che fino a non troppo tempo fa girava voce si trovasse proprio da Magie Sinister, a Nocturn Alley. Potrei continuare per moltissimo tempo, le leggende nel mondo magico e non solo sono davvero numerose. Ne avete sentite abbastanza per oggi, passando in un giro in più paesi. Ci soffermiamo invece su due rituali che possiamo svolgere insieme.»
Con un sorriso indicò i tavoli accanto.
«Realizzeremo due amuleti, uno per favorire sonno e sogni, l'altro per respingere oppure... attenzione, anche attirare il malocchio verso i propri nemici! Potete dividervi, seguendo prima l'uno o l'altro rituale, dietro i tavoli troverete tante altre postazioni di lavoro. Prima di procedere, però, ascoltate bene.»


Rituale del Sonno e del Sogno
Si pose accanto al primo tavolo, sul quale c'erano tantissimi pezzi di stoffa naturale di diverso colore, alcuni a tinta unita, altri con sfumature e forme di ogni tipo, dalle geometriche alle fantasiose. In altre ceste vi erano invece pezzetti e schegge di diversa dimensione di quelle che si potevano intuire essere mandragore tagliuzzate. Più strumenti da cucito come aghi e cotone erano sparpagliati. Una pergamena si dischiuse di fronte tutti loro, mostrando alcune indicazioni man mano che Mìreen parlava.
«Il primo è il Rituale del Sonno e del Sogno. Spostiamoci verso il Sud Europa, in Grecia. Afrodite, la dea dell’Amore, era chiamata Mandragoritis proprio per le sue proprietà afrodisiache, ma quelle che tutt'ora interessano il popolo greco sono soporifere. Credevano che il solo odorare la mandragora inducesse al sonno, per questo ancora oggi i Greci creano dei sacchetti in stoffa con dentro pezzetti della radice tagliuzzata, che poi infilano sotto il cuscino per addormentarsi prima e garantirsi un buon riposo. Si dice che per favorire il sonno e i sogni occorra utilizzare stoffe colorate e personali. Ho tagliato un po’ di radici di mandragora da utilizzare per il prossimo laboratorio: creeremo qualche “richiama sonno” di cui ho appena parlato. Ogni tessuto è stato riciclato da scarti di vario tipo, tende, lenzuoli, vecchi abiti dismessi e donati, tutti raccolti dai nostri Elfi Domestici qui al Castello. Naturalmente sono stati ringraziati e ricompensati adeguatamente.» Il suo volto si girò verso Oliver che naturalmente era stato reso partecipe di quell’idea e del possibile coinvolgimento di quelle meravigliose creature, tanto difese dal C.r.e.p.a. a cui lei stessa era iscritta. Un sorriso le sfuggì quando ricordò la loro gioia nell’indossare comodi e caldi maglioncini colorati con una simpatica mandragora cucita sopra, in previsione del freddo di inizio autunno.
«Sono quasi certa che conosciate tutti l'Incantesimo Ago Impnetio, sfruttatelo per stregare gli aghi che avete sul tavolo e cucire così i tessuti scelti. Guidate i movimenti con la magia per aggiungere poi i frammenti di radice di mandragora all'interno, infine chiudete il sacchetto completamente. Potete anche farlo senza magia, l'importante è che nel momento dell'ultima cucitura pronunciate la seguente formula: Somnum faveo, somnium appello, la traduzione latina dal greco è pressoché perfetta: "Favorisco il sonno, reclamo il sogno". Chi lo desidera, può aggiungere nel sacchetto altri petali come lavanda, valeriana, gelsomino e giglio della pace, trovate tutto nei cestini vicini.» Mostrò loro come fare e creò rapidamente due sacchettini da mettere sotto il cuscino, uno per sé e uno per il fratello che tanto stava aiutando in quell'occasione. Non appena sigillati dalla stoffa, i sacchetti curiosamente lasciarono un gridolino squillante, come un carillon appena chiuso.

Rituale dell'Homunculus
Si spostò sul secondo tavolo, molto più semplice rispetto al primo: sullo stesso vi erano tanti pezzi di radice essiccata, strumenti da lavoro come pugnali, coltelli e taglierini d'argento, infine brocche di vino e di acqua purificata. Nel frattempo, le candele in volo si unirono più strettamente nella forma di un cerchio.
«Una cosa che accomuna tutte queste credenze nel mondo, magico o meno, è l’utilizzo della mandragora come talismano. Si credeva che anche solo portando addosso la radice essiccata, meglio se intagliata con fattezze umanoidi, questa potesse infondere le sue molteplici virtù e il suo potenziale magico per svariati scopi: protezione contro il malocchio e gli spiriti maligni, afrodisiaco per chi voleva trovare l’amore o avere il coraggio di dichiararsi, custode del desiderio più importante. Si tratta dell'amuleto Homunculus, vi leggo l'estratto più importante dell'articolo meraviglioso della Gazzetta.» Dopo aver recuperato una copia dal tavolo, si schiarì la voce per concludere rapidamente. «L’Homunculus, così si chiamava lo spirito domestico evocato, solitamente offriva protezione e fortuna a chi lo desiderava. Oppure, se il padrone lo preferiva, poteva anche gettare il malocchio sui nemici. Si narrava che l’Homunculus esaudisse massimo tre desideri, dopodiché tornava dormiente finché qualcun’altro non la ridestava. La radice veniva trattata con tutto rispetto: veniva vestita, adagiata in un cofanetto come fosse una comoda culla, lavata con vino e acqua e, ad ogni pasto, le si serviva cibo e bevande. Guai a dimenticarsi qualche passaggio, se non si faceva tutto questo le radici gridavano.» Poggiando via il giornale subito dopo, tornò ai partecipanti.
«Se desiderate creare un amuleto in grado di proteggere, esaudire i desideri o chissà, forse anche attirare malocchio sui nemici, il procedimento è lo stesso: intagliate la radice in fattezze umane con gli strumenti affilati, poi bagnatela con acqua e con il vino, simbolo di sangue e di vita. Mentre svolgete quest'ultimo passaggio, prima di asciugare la radice, dite: "Nata dal sangue, custode del sangue". In latino, come leggerete nelle pergamene attorno, la formula è "Ex sanguine, sanguine custodit". Successivamente aggiungeremo anello e cordino così da poter subito indossarlo. Non cercate la perfezione poiché le nostre mandragore non solo delle modelle, lasciatevi trascinare dalla creazione e che sia la radice stessa a dirvi come intagliarla… Evitate di tagliarvi, i miei assistenti possono aiutarvi. Potete procedere prima con l'uno, poi con l'altro rituale o sceglierne soltanto uno. Vi lascio un po' di tempo, poi concluderemo la nostra lezione con il travaso.»
Non era spaventata o preoccupata che potesse succedere qualche incidente, c’erano i suoi colleghi in caso di bisogno, ma soprattutto aveva scelto apposta i più bravi nella sua materia dell’ultimo anno, così da evitare qualsiasi rischio.
Code • Oliver


Abbiamo concluso la parte "Mandragore nel mondo", alla fine potete considerare i due rituali e portare con voi tutti gli oggetti realizzati.

Per chi è a 3 assenze raggiunte, questo è l'ultimo richiamo per poter partecipare.

Prossima scadenza: 6 Novembre, 23.59


Lilith Bennet
Assenze 1/3
Juliet Little
Assenze //
Emma Green
Assenze //
Oliver Brior
Assenze 1/3
Emily Danton
Assenze 2/3
Rose Attwood
Assenze 3/3
Vivienne Pierce
Assenze 3/3
Aquileia Goodheart
Assenze 2/3
Lucien Cravenmoore
Assenze //
Jane Read
Assenze 2/3
Camille Donovan
Assenze 1/3
Helena Whisperwind
Assenze //
Susan G. Nieranth
Assenze //
Memory MacWood
Assenze //
Jean Grey
Assenze 1/3
Phoebe Halliwell
Assenze //
Edmund Knight
Assenze //
Jaehaerys E. Blackfyre
Assenze 1/3
 
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view post Posted on 25/10/2022, 13:56
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Jean Grey, Prefetto Corvonero - 16 anni - divertitaGli occhi di Jean si posarono un momento sulla boccetta di Jae, che aveva assunto una colorazione verde chiaro, particolarmente invitante. Se non avesse saputo cosa c'era dentro, avrebbe subito pensato a qualcosa a base di mela. Il compagno si offrì di farglielo assaggiare. «Perché no, sembra buono. Grazie!» Prese due contenitori piccolini dal materiale fornito all'inizio della lezione e invitò l'amico a versarne un po' per uno. Propose un piccolo brindisi, avvicinando il suo improvvisato bicchiere a quello di Jae, e poi bevve. Era proprio come aveva previsto lui, né troppo dolce né troppo amaro, fresco, quasi fruttato ma con qualche nota amara a bilanciare il tutto. Non riuscì però a capire se avesse sortito qualche effetto. «Tu senti qualcosa? Ti senti diverso?» In ogni caso, la bevanda aveva un buon sapore ed era stato piacevole condividere quel momento.
La lezione riprese poco dopo, con un altro bel pacchetto di informazioni. La prof doveva aver preparato quella lezione con molta cura e dedizione, era evidente la sua passione per la materia. Iniziò un'accurata panoramica delle diverse varianti di Mandragore in giro per il mondo. Era straordinario riflettere su come la natura si adattasse in modo così perfetto alle condizioni di vita... piante che si sviluppavano in modo così diverso per sopravvivere laddove il terrero e le condizioni atmosferiche glielo rendevano più complesso. Jean prese appunti su ogni parola al meglio che potè. Oltre che sulla natura, continuava a riflettere su quanto quella materia le risultasse interessante, nonostante all'inizio non nutrisse alcun tipo di interesse neppure remoto sull'argomento, sulle piante e sulla natura in generale. Beh, si disse, tanto valeva assecondare le inclinazioni che stavano emergendo.
Dopo quella bella spiegazione, la professoressa si incamminò verso due tavoli con del materiale sopra. Era arrivato il momento di analizzare i rituali di cui aveva accennato poco prima. Jean ascoltò la spiegazione, curiosa. Era una persona molto analitica, scettica, faticava a credere nei miti o nelle superstizioni, per cui le parole della Fiachran la fecero sorridere a più riprese. Avrebbero dovuto, o meglio, potuto realizzare due amuleti, uno per il Rituale del Sonno e del Sogno e l'altro per il Rituale dell'Homunculus. Jean apprezzava le attività manuali, ma di certo non il cucito. A mano o con ago incantato, non avrebbe cucito nessun sacchetto. E in ogni caso non aveva alcun problema a dormire bene. Saltò a piè pari il primo bancone e si buttò sul secondo: avrebbe provato a intagliare una radice al meglio delle sue possibilità. Non vide subito dove fosse andato Jae, l'avrebbe in ogni caso raggiunto terminata l'opera. Chissà, magari prima o poi le sarebbe servito attirare il malocchio su qualcuno... Prese posto al bordo del tavolo, afferrò una radice, un coltello e iniziò. La professoressa aveva detto di non cercare la perfezione, di lasciarsi guidare dalla radice stessa. Avrebbe provato solamente a ricreare la figura stilizzata di una persona in miniatura, senza piedi, senza mani, orecchie o alcuna sporgenza o appendice. Trovava certi tipi di attività manuali molto rilassanti, e quel genere di lavoro le ricordava la lavorazione del legno che aveva visto, e persino provato qualche volta, a casa degli amici babbani nel suo quartiere. Non ricordava se fosse a casa di Connor o di qualcun altro, ma il ricordo era comunque vivido. Mosse il coltello nella parte alta della radice prima sulla destra, poi sulla sinistra, per cercare di creare una sfera che fungesse da testa. Quando riuscì a ottenere una forma pressoché accettabile, passò alle braccia: invece di dare la forma al busto, avrebbe intagliato le braccia lasciando la parte rimanente al centro a fare da busto. Tagliò fino a ottenere due specie di stecchette un po' arrotondate sui lati, che potevano ricordare delle braccine. Stessa cosa fece per le gambe, lasciando le estremità inferiori tondeggianti. Posò il coltello e osservò la sua "opera". Non era bella, non era ben fatta, ma si poteva intuire una forma di un corpo. Il passo successivo sarebbe stato lavarla e pronunciare la formula. Spostandosi poco di lato, dove avrebbe potuto versare liquidi senza far danno, prese una brocca con dell'acqua e iniziò a versarla pian piano sopra la radice, rigirandosela tra le mani per bagnarla in ogni sua parte. Successivamente fece lo stesso con il vino. Guardò la radice zuppa, le gocce rosse che colavano sul tavolo. Rilesse le istruzioni, e pronunciò la formula: «Ex sanguine, sanguine custodit». Tecnicamente aveva fatto tutto, rimaneva solo da asciugarla e trasformarla in un pendente. Con un panno cercò di tamponare tutte le gocce e i liquidi superficiali, rimase comunque un po' umida, data la sua natura di radice. Prese l'anellino, ci legò il cordino e poi ci attaccò il suo piccolo talismano, mettendoselo subito attorno al collo. Era soddisfatta del suo lavoro, e felice di non essere stata obbligata a cucine alcunché. Prima di tornare al suo posto, si avvicinò al centro tra i due tavoli, pronta a intercettare Jae non appena avesse terminato anche lui. «Beh, cos'hai fatto tu? Guarda, io ho creato questa specie di omino stilizzato. Non è molto bello, vero?» sorrise, mostrandogli con la mano il suo nuovo talismano. Alla fine si stava divertendo, e la stanchezza iniziale pian piano stava svandendo lasciando posto all'entusiasmo.


Interazione con Jaehaerys

 
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view post Posted on 1/11/2022, 16:39
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The North remembers. ♥

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Mentre ancora si stavano recando all’ingresso della Serra una studentessa (Helena) - Tassorosso, a giudicare dalla divisa - si era avvicinata al francese chiedendogli come avesse trascorso le vacanze estive. Le dedicò un sorriso fugace mentre come durante il precedente ballo invernale Jane si ritrovò a pensare che Lucien riuscisse davvero ad essere un ottimo docente a giudicare da come gli si rivolgevano gli studenti del castello. Tuttavia, non colse subito il riferimento del proprio coinvolgimento riguardo la fantomatica consegna, ma la gomitata e lo sguardo eloquente del francese le fecero connettere la discussione con un regalo che aveva ricevuto poco tempo prima. « Oh! Ehm… certamente! » Si ritrovò a rispondere con una lieve indecisione, figlia dell’imbarazzo che non esitò a farla arrossire lievemente. Avrebbe atteso che la studentessa si allontanasse prima di avvicinarsi a Lucien e sussurrare sottovoce parole cariche di una curiosità che aveva presto velocemente il posto dell’imbarazzo. « Poi mi spiegherai quanto e soprattutto come sono correlati i tuoi studenti alla bambola che ora si trova nel mio appartamento… professor Cravenmoore. » Strinse la mano al docente mentre il divertimento illuminava il suo volto, pronta a proseguire all’interno della serra.

Il breve momento dedicato ai trattamenti di bellezza a base di Mandragora sembrava aver presto raggiunto la sua conclusione, e Mireen aveva presto ripreso le fila del discorso virando verso la parte più peverelliana della lezione, dedicata alla storia sull’origine delle Mandragore e alla leggenda che vi aleggiava intorno. Jane aveva ripreso a scrivere gli appunti con ordine sul foglio di pergamena davanti a sé, prestando attenzione a non perdere nemmeno un dettaglio: non aveva dubbi che la docente di Erbologia fosse molto preparata sull’argomento, ma non per questo rimase meno stupita sulle sue ampie conoscenze sulla materia in questione. Quando le parole di Mireen menzionarono le proprietà psicoattive della Mandragora e i suoi utilizzi meno canonici nell’Antico Egitto, non riuscì a trattenere uno sguardo di sfuggita verso Lucien, chiedendosi incuriosita se le foglie della Mandragora che si sarebbe portato nella capanna a fine lezione avrebbero finito per annoverarsi tra gli ingredienti delle sue preparazioni.
La spiegazione subì un’improvvisa interruzione, e Mireen richiamò l’attenzione dei partecipanti mentre nuove boccette, ceste e caraffe prendevano posto sul tavolo: l’ora degli appunti era finita ed era giunto il momento di fare invece che ascoltare. Mentre la docente decantava gli effetti benefici dell’unguento che dovevano preparare, Jane stava già leggendo con attenzione la pergamena che riportava i singoli passaggi da eseguire, cercando di cogliere le possibili insidie. Una preparazione semplice a primo impatto, ma avendo pensato immediatamente a Isabel come destinataria del suo unguento - la cugina avrebbe voluto partecipare alla lezione, ma era stata trattenuta al Ministero all’ultimo minuto - doveva accertarsi di non compiere alcun errore. Dopo aver macinato con attenzione le foglie di Mandragora, andando ad ottenere una polvere finissima dalle svariate sfumature verde scuro, andò ad aggiungervi una consistente quantità di petali e fiori - nel caso di Isabel, era sempre meglio abbondare con la dolcezza. Di tanto in tanto lanciava un’occhiata in direzione di Lucien, seduto accanto a lei e intento a compiere le sue medesime azioni. Giunto il momento in cui bisognava dedicare i propri pensieri al ricevente dell’unguento, si concentrò sul legame che la univa alla cugina, costruito in pochi recenti anni ma con le radici che si approfondivano in un passato di cui non poteva avere memoria. Terminato il procedimento, appoggiò la boccetta di vetro sul tavolo, ammirando per qualche istante le sfumature multicolore che i petali andavano a creare al suo interno. Un’altra boccetta prese posto nel suo campo visivo, accompagnata dai sussurri di Lucien al suo orecchio: mentre ascoltava le motivazioni dietro la necessità dell’allontanamento del francese si ritrovò ad annuire comprensiva - le aveva già menzionato le problematiche che gli Ippogrifi avevano creato negli ultimi giorni, le allusioni nelle ultime parole pronte a far scattare il suo sguardo verso gli studenti nelle vicinanze, soprattutto un giovane Corvonero (Edmund), temendo che avessero sentito più di quanto sarebbe stato consono. « A dopo, allora. Cerca di non stancarti troppo. » Avrebbe sussurrato l’ultima parte del saluto nell’orecchio del francese, prestando più attenzione di quest’ultimo nella possibilità che raggiungessero le persone più sbagliate.

Ancora con la boccetta regalatele da Lucien nel suo campo visivo e le guance leggermente arrossate, la sua attenzione venne presto richiamata da Mireen e dalla ripresa della lezione, questa volta pronta a focalizzarsi sulle varie sottospecie più rare di Mandragora presenti nel mondo. Lo sguardo affascinato dell’ex corvonero scivolò da un disegno all’altro cercando di cogliere ogni minimo particolare: concluso anche quel capitolo, la Fiachran si spostò in un’altra zona della serra, facendo segno ai partecipanti di avvicinarsi.
Era giunto il momento più esoterico della lezione, come precedentemente annunciato: Jane si ritrovò a sentirsi più attratta verso l’amuleto che prometteva di favorire il sonno - l’aspetto che forse le interessava maggiormente a causa dell’insonnia che nei primi mesi dell’anno era stata sua compagna costante. Per quanto riguardava la parte dei sogni, un brivido di diffidenza scese velocemente lungo la sua schiena facendola tremare impercettibilmente: il confine tra sogno e incubo era una linea sottilissima e che facilmente poteva essere sorpassata senza accorgersene, e da tempo la porta verde oliva non si era presentata ai loro appuntamenti notturni. Se possibile, preferiva continuare la nuova tradizione degli incontri mancati. Decise quindi che avrebbe regalato l’amuleto a Grace, che spesso condivideva con lei i solchi violacei sotto gli occhi e non solo a causa dei turni di notte. Si avvicinò quindi al primo tavolo, approfittando di passare accanto a Mireen per farle i complimenti a voce, stringendole fugacemente il braccio. « E’ tutto strepitoso… sei davvero una docente fantastica! » Corredò i complimenti con un sorriso sincero, per poi dedicarsi alla creazione del primo amuleto. Scelse una stoffa color amaranto, morbida e liscia come la seta al tatto, costellata da quelle che sembravano piccole riproduzioni di Pesci Ninfea di una gradazione più chiara. Estrasse la bacchetta, puntando poi l’elce in direzione dell’ago e castando l’incanto richiesto. « Ago Impnetio! » Creata la struttura base del sacchetto - i punti leggermente storti, poiché un conto era cucire pezzi di stoffa, un altro era ricucire le persone - vi aggiunse all’interno i frammenti di radice di Mandragora, insieme a piccoli ciuffi di lavanda e petali di gelsomino. Conclusa la composizione, prestando attenzione a pronunciare la formula indicata da Mireen mentre dava gli ultimi punti. « Somnum faveo, somnium appello. »
Quando giunse però il momento del rituale dell’Homunculus, l’entusiasmo che l’aveva animata fino a quell’istante subì un calo repentino di consistenza, e valutando se provare o meno l’unguento rivitalizzante creato poco prima - e che Lucien le aveva consigliato di conservare per il loro incontro a fine giornata - decise di limitarsi a osservare gli altri partecipanti alle prese con l’intaglio delle radici. Ne approfittò quindi per avvicinarsi ad Oliver, sperando di non essere di troppo disturbo a lui e alle persone che lo circondavano. « Ciao Oliver! » Un sorriso gentile le avrebbe illuminato il volto mentre si fermava accanto alla sua postazione. « Come stai? Come ti sta sembrando questa lezione? La professoressa Fiachran è davvero notevole, vero? » Avrebbe poi notato Aquileia nelle vicinanze, accennando quindi un saluto in sua direzione. « Anche se i miei ricordi mi confermano che la professoressa Goodheart non aveva nulla da invidiarle, mi pare. Ciao Aquileia! »
jane read | 20 y.o. | healer


Interazioni: Lucien, Mireen, Oliver & Aquileia
Menzioni: Helena, Edmund
 
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view post Posted on 2/11/2022, 20:48
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No rain, No flowers

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Helena S. Whisperwind
Mandragirl | Tassorosso | 12 anni | I anno | Outfit

qllvPCI
Le candele si libravano dolcemente in volo, creando insieme ai gorgoglii delle teiere un’atmosfera accogliente e rilassata. Hel saggiò cauta il suo preparato, notando con soddisfazione che il sapore dolce, fiorito e fruttato, aveva una nota decisa e amarognola sul finale, quel tanto necessario per far sì che potesse essere preso sul serio e non scambiato per banale infuso alla rosa canina. Zia Juls l’avrebbe sicuramente apprezzato, perciò lo ripose con cura insieme ai cosmetici, all’interno del suo zainetto.
Nella serra, c'era chi ancora agitava le boccette, chi si spalmava creme, chi chiacchierava, chi ascoltava in silenzio, chi sembrava perso nel suo mondo e poi c'era Helena, che si guardava attorno, curiosa.

La grande cartina geografica che apparve alle spalle della professoressa raffigurava le varie tipologie di mandragore. Con la piuma nella destra, iniziò a prendere appunti a gran velocità, immaginando per ogni tipologia il suo habitat, il suo aspetto e le sue particolarità. Quando poi poté vederle dal vivo, si avvicinò loro per poterle osservare per benino da vicino, prestando estrema attenzione all’evitamento di ogni contatto. In quel momento la domanda sorse spontanea e venne pronunciata quasi sovrappensiero: «Se nella prossima vita doveste rinascere Mandragore… quale vorreste essere?». Si rivolse alle compagne di corso, senza prendersi troppo sul serio. «Io quella artica, adoro quell’azzurrino!». Rivolse un pensiero alla mandragora amazzonica, sul malgrado viscidina e molliccia.

Si soffermò un attimo a riflettere riguardo l'abbassamento delle inibizioni provocato dall’assunzione di succo di foglie di mandragora, chiedendosi che diavolo combinavano i russi delle zone più fredde. Si rivolse alle sue vicine di posto, Memory e Gwen, e iniziò a raccontare, sottovoce, in un momento di pausa di Miss Fiachran: «Quando frequentavo la scuola babbana, avevo un professore, Mr. Dimitrov, di origine russa. Insegnava educazione fisica ed era un tipo molto buffo ma alla mano. Ora che ci penso, mi è capitato almeno due o tre volte di incontrarlo il fine settimana mentre girava per la città, urlante e saltellante, come se non fosse in sé. L’ho persino visto parlare con un lampione e minacciarlo di spegnerlo…» sorrise divertita ricordando la reazione della madre, che per non farla assistere ad una scena così patetica l’aveva portata via di corsa, indignata. «Mi hanno raccontato di averlo visto anche seduto a cavallo di una panchina, ad urlare “Vola, furia!”, mentre con una mano si reggeva per non cadere e con l’altra roteava la cintura dei pantaloni come un lazo!» Imitò il gesto con il braccio destro e portò la mano sinistra alla bocca per soffocare una risata. «Che imbarazzo poi quando il padre di Frances lo svergognò all’assemblea scolastica, poverino. Da quella volta non l’ho più visto. Non era nemmeno male come insegnante, peccato…»
Che fosse un mago anche lui? “Naaah. Forse era solo un tipo particolare. Non credo che i babbani dei giorni nostri conoscono o utilizzano 'cose' che li rendono disinibiti...”. Si trovò a pensare. Giàh. Beata gioventù.


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«Un amuleto per favorire sonno e sogni, bello! Mem, lo facciamo insieme?»
Memory annuì e insieme si sporsero verso il tavolo in cui erano ordinatamente disposti i materiali da utilizzare. Con una rapida occhiata verso i colorati contenuti dei cestini, Hel scelse alcuni petali di valeriana, giglio, un fiorellino di gelsomino e abbondante lavanda, un pezzo di stoffa blu notte in fantasia con delicati motivi floreali azzurri-lilla-violacei, un ago, del filo e quello che sarebbe stato il nucleo, un bel pezzo di frammento di radice di mandragora dalla forma tondeggiante. Con la sua fidata in legno di salice, evocò l’incanto Ago Impnetio puntando la bacchetta contro l’ago, muovendola poi con delicatezza per mimare il movimento del rammendo. Prima di giungere al termine osservò la compagna di stanza per vedere a che punto fosse arrivata. «Sei pronta? Al mio tre! Uno…due…tre! Somnum faveo, somnium appello.» pronunciarono in coro, infondendo la loro personalissima benedizione ai curiosi manufatti. I sacchetti fecero loro eco, dando così ufficiale conclusione al primo rituale. Helena osservò il sacchetto di Mem e non poté esimersi dal commentare: «Caspita, ti è venuto proprio bene!» le fece un occhiolino, ammirata.

Al secondo tavolo gli oggetti presenti comunicavano un’atmosfera più seria e vagamente sinistra. Ascoltò le intriganti spiegazioni di Miss Fiachran e non ebbe alcun dubbio sul fatto che il suo amuleto sarebbe stato creato per lei stessa, per protezione, buon auspicio, coraggio per la sfera sentimentale e tutte quelle fortune di cui la professoressa aveva appena parlato. «Voi per chi lo fate?» Chiese a Gwen, Memory, Emma e Juliet. «Io lo farò per me stessa. Dopotutto non ho nessuno a cui voler mandare il malocchio.» Seguì comunque il procedimento con attenzione per assicurarsi di ricordarlo, in caso ne avesse avuto bisogno in seguito.
Stavolta scelse un frammento di mandragora dalla forma allungata, romboidale. Accostò la punta dell’affilata lama di un coltellino d’argento alla radice e con delicatezza tracciò delle linee per delineare il contorno. Con un’altra lama scavò e rimosse il materiale in eccesso, concentrandosi per benino nel dare forma a braccia e gambe, facendo attenzione in primis a non tagliarsi e in secundis a non andare troppo a fondo con le limatura per evitare che braccia e gambe si staccassero del tutto. Dopo svariati minuti di lavoro manuale posò l’artefatto e lo osservò per un attimo. Aveva un aspetto picassiano: un braccio più lungo dell’altro, una gamba leggermente più cicciotta e la testa decisamente sproporzionata, ma nel complesso poteva ritenersi più che soddisfatta. Si era impegnata persino a segnare delle linee ondulate per rappresentare i capelli, che aveva lasciato lunghi come i suoi. Attese che un altro studente terminò con la brocca dell’acqua e poi ne versò un po’ sulla piccola radice, irrorandola poi con del vino rosso.
«Ex sanguine, sanguine custodit» pronunciò, prendendo sul serio il rituale e accompagnandolo con un buffetto alla sua creazione. Con un panno di cotone poi asciugò il liquido in eccesso in modo che l'homunculus non fosse grondante, poi con un piccolo anello di metallo e un cordino diede forma ad una collana grezza.
«Che ne pensi, Mem?» Sorrise, sperando in una risposta sincera. Non poteva certo definirsi bello, ma in qualche modo era sicura che a quel frammento di radice andasse bene restare così, perciò non volle lavorarlo ulteriormente.

🍃 Adotta una mandragora 🍃


Interazioni concordate
 
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view post Posted on 4/11/2022, 13:09
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Per richiesta di proroga la scadenza è posticipata al 09 Novembre, 23.59

Dai ragazzi, resistete... mancano 2 turni e finisce l'evento! XD

 
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view post Posted on 8/11/2022, 18:48
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Oliver Brior
il pianto della mandragola è fatale a chiunque lo ascolti
M
andragora – una parola, un mondo intero. Man mano che la lezione s'addentrava in risvolti versatili, di certo singolari, Oliver scoprì d'essere profondamente sorpreso. Aveva già affrontato il programma scolastico sulla pianta magica in questione, ricordava che fosse stato uno degli argomenti d'esame orale; ingenuamente, allora, aveva creduto fino ad allora d'esserne assolutamente informato.
Appassionato all'Erbologia com'era da sempre, l'incontro accademico continuò a risaltare una e più aspettative, tutte insieme oltre ogni possibile immaginazione. La Professoressa Fiachran, per giunta, stava andando alla grande: il modo in cui collegava un tema all'altro, il modo in cui la voce cadenzava le giuste pause, perfino il modo in cui realizzava tensione e colpi di scena, ogni dettaglio appariva studiato a menadito. Oliver aveva già affrontato lezioni extra-scolastiche, un po' topo da biblioteca quale era sempre stato – l'approfondimento sulla Trasfigurazione Animata, l'analisi delle costellazioni, stelle e pianeti all'equinozio d'Inverno, e così via. Memorie, quelle, che non avrebbe potuto dimenticare e che, in qualche modo, aveva creduto irripetibili. Il simposio sulla mandragora, tuttavia, riuscì a fargli cambiare idea fin dalle battute d'esordio. Le stesse Serre d'Erbologie, che gli erano oramai familiari, mutavano aspetto, intrecciandosi ai sortilegi sospesi a mezz'aria – candele, pergamene incantate, mappamondo e tanto, tanto altro ancora. Per lui, poco ma sicuro, era uno spettacolo. Mentre la Docente illustrava le proprietà esoteriche della mandragora, Oliver non poté fare a meno di volgere l'attenzione verso Aquileia Goodheart. Ovunque fosse seduta, l'avrebbe raggiunta con un sorriso carico di significato – di gentilezza, di affetto, soprattutto di gratitudine. Il pollice verde che sentiva d'aver ottenuto negli anni, infatti, dipendeva in parte proprio dall'altra: la talea di cespuglio farfallino, i funghi dormienti, tutto puntellava ricordi d'esperienze senza confronto.
Dedicò uno sguardo rapido lungo il tavolo, incontrando volti familiari in una e più postazioni. Era contento, ad esempio, di scorgere alcuni concasati alla lezione, già immaginava il momento in cui – davanti il caminetto comune – avrebbero potuto commentare insieme. Scovò la figura della Dottoressa Read, e rispose al saluto con un cenno del capo e un sorriso vivace – in cuor proprio aveva sperato che potesse presenziare all'iniziativa, l'idea di una collaborazione per la rubrica di medimagia del giornale zampillò subito dopo.
Oliver non era il solo, in ogni caso, a vivere l'esperienza tanto intensamente; l'Asticello si crogiolava, infatti, nella ghiotta possibilità d'arrampicarsi lungo un rametto dopo l'altro. Il tavolo da lavoro ospitava una serra in miniatura che avrebbe fatto gola ad ogni creatura boschiva, come dargli torto?
Per di più, oramai l'aveva assodato, il piccoletto aveva trovato una nuova amica. La voce di Camille, accanto, risvegliava in Oliver ricordi preziosi.
«Al prossimo Natale organizzeremo una battaglia di neve, segnalo.» Commentò così, in richiamo all'ultima avventura che entrambi avevano vissuto – fuochi d'artificio, stelle dorate, battaglioni di soldati alla rinfusa. Confidava di ripetere qualcosa di così speciale anche quell'anno. Il rametto di lavanda che la Tassina gli passò poco dopo, invece, gli riscaldò improvvisamente il cuore – la bellezza dei piccoli gesti, d'altronde, gli era sempre stata cara. Lo accettò con un sorriso sinceramente colpito, l'espressione d'apprezzamento sul volto. Lo sollevò appena, così da catturarne il profumo finché l'Asticello non cercò di avvinghiarsi lungo lo stelo con le dita pensili. Oliver tolse il rametto in fiore da ogni visuale prima che potesse spezzarsi. Si affrettò a riporlo nel taschino della divisa, proprio dove l'Asticello era stato fino ad allora. In effetti, la creaturina si scosse in un tremito che coinvolse le foglie sulla testa, in segno di protesta.
«È meraviglioso, grazie.» Commentò così, la mano tuttora sul taschino.
«Sembra essere stato un viaggio incantevole, non sapevo tra l'altro che avessi parenti francesi. Sai, anche mia nonna Adeline è nata in Francia, oramai però vive in Irlanda da tempo. Passi spesso le vacanze estive lì?»
Era genuinamente incuriosito. Si volse poi verso l'altra Prefetto Corvonero.
«E tu, Phoebe, hai fatto qualcosa di particolare per l'Estate?»
Le pause tra una spiegazione e l'altra dell'Insegnante rappresentavano l'occasione perfetta per qualche scambio di conversazione – gli piaceva essere parte del gruppetto improvvisato, in effetti. Viveva un'atmosfera già serena.
Infuso Guizzante alla Mandragora ■ La lezione, allora, poté proseguire con altri collegamenti di rilievo – leggende, simbologie, origini della mandragora. Si appassionò ancor più di quanto non avesse fatto fino ad allora, affascinato dalle nozioni che la Prof. Fiachran snocciolava magistralmente. Il mappamondo, sospeso in volo, lo aiutava a focalizzare uno e più punti geografici – fantasie di pergamena, di magia trasfigurativa. Sapeva che la mandragora avesse una specie anche non prettamente magica, mai avrebbe immaginato però potesse essere tanto gettonata nel corrispettivo babbano. Il mistero che aleggiava intorno alla pianta, in effetti, crebbe notevolmente – in Europa, in Oriente, in più luoghi. La mandragora aveva lasciato il segno, in termini di cultura, di erbologia e di stregoneria. Aveva letto l'articolo della Gazzetta così tante volte, tra l'altro, da aver memorizzato le parti salienti – Camille aveva svolto un lavoro magistrale. A suo parere, si trattava di un vero e proprio saggio accademico, che lui aveva recuperato dal giornale, ripiegato con cura e sistemato tra le pagine di taccuino (un fiore di calendula ne individuava il segno).
«È stato difficile raccogliere tutte le informazioni sulla mandragora? Intendo...» Si rivolse alla stessa Camille con un sorriso, recuperando la brocca d'acqua più vicina per preparare l'infuso. Le indicazioni gli ricordarono i momenti in cui sua madre e zia Adele illustravano con passione come cucinare le famosissime torte rustiche (un segreto, quello, che né lui né altri in famiglia avevano ancora scovato). «A meno che la Fiachran non si sia reincarnata in te, è stato un lavoraccio. Un giorno mi svelerai i tuoi segreti» scherzò.
Nel frattempo, si dedicò all'infuso in modo scandito: recuperò diverse foglie di mandragora, il colore verde brillante lo rimandò indietro al tempo in cui lui e Fred – suo concasato – si erano beccati strilletti acutissimi delle piante; le sminuzzò rapidamente nel mortaio, con l'ausilio degli strumenti intorno, e vi aggiunse infine più petali – il gusto dolce, in effetti, lo attirava maggiormente. Amalgamato com'era, il composto gli appariva come una di quelle creme che avevano appena ricevuto in dono. Il colorito non prometteva benissimo, avrebbe dovuto ammetterlo, e l'aggiunta dell'acqua altro non fece che rendere tutto più fangoso. Il profumo, invece, era delizioso – l'essenza della terra bagnata, del bosco e della natura libera. Prof. Fiachran aveva sottolineato il legame con l'affetto più prezioso, e lui... lui aveva più persone nel proprio cuore. Il volto di chi aveva lasciato un segno, infatti, fece breccia fugacemente: il tempo di richiudere l'infuso in ampolla e di scuoterlo come indicato.
Che fosse stato subito o più tardi, l'avrebbe provato di certo.
Rituale del Sonno e del Sogno ■Se avesse dovuto descrivere la mandragora, l'avrebbe fatto a malincuore in poche, utili frasi: una pianta incantevole, piuttosto buffa, con proprietà curative e magiche e la propensione ad essere più fastidiosa di Pix il Poltergeist. Non avrebbe saputo elencarne differenze né analogie con... una, due, tre, così tante specie nel mondo magico. La spiegazione successiva, infatti, lo lasciò completamente di stucco – e forse l'Asticello, tornato alla ribalta, appariva d'idea simile. Scrutavano entrambi – occhi di smeraldo e di foglie – le diverse tipologie di mandragora, i cui vasetti sospesi a mezz'aria trotterellavano lungo i partecipanti. Respinse la tentazione di sfiorarle, soprattutto la mandragora amazzonica. Conquistò l'attenzione di Oliver per la forma rotondetta, tanto singolare: ricordava il bulbo del proprio pugnacio prima che crescesse a dismisura, quasi con le stesse radici grassottelle e filamentose. Le foglie, ben più carnose, lo spinsero follemente a chiedersi se fossero... commestibili. Una domanda, forse sciocca, che non tenne per sé. Condivise con Camille e Phoebe, in un sussurro.
«Secondo voi c'è qualcuno, in Amazzonia, che sappia cucinare le foglie di mandragora? Potrebbero esserci delle chewing-gum speciali, un po' come quelle di drago di Zonko.» ...che lui non aveva mai provato, ma che Penny aveva ben pensato di sfruttare come giustifica (fasulla, s'intendeva) per ogni lezione scolastica saltata. Si ripromise di non interrompere più la lezione, aveva già attirato un paio di occhiatacce. Con il favore del sortilegio Ago Impnetio, poté realizzare a sua volta uno dei curiosi "richiama-sogno", così in voga nella cultura greca. Nonostante tutto lo invitasse verso il secondo rituale, di gran lunga più macabro e singolare, gli piaceva l'idea di avere tanti souvenir – un po' come ricordo della lezione, certamente, ma anche perché non avrebbe rifiutato affatto l'ennesimo tentativo di contrastare l'insonnia. La stoffa che poté scegliere, allora, risultò ben più colorata del solito: una toppa di maglione color cioccolato, con linee dorate e una fila di bottoni d'ocra. Riuscì a cucire tutto a colpi di bacchetta soltanto al secondo tentativo, distratto com'era dal ricordo di zia Brigitte. Era lei, infatti, l'appassionata di ago, cucito e moda magica in famiglia, un'altra presenza che non vedeva da tempo. Mai avrebbe creduto che la lezione potesse trasformarsi in un tour di memorie personali.
«Somnum fave, no... fava.» Sollevò lo sguardo verso le altre.
«Ha detto fave?» *Faveo*, colse poco dopo tutto intorno. Con un cenno del capo, a mo' di ringraziamento passeggero, riprese con la formula corretta. Somnum faveo, somnium appello. C'era un ché d'esoterico, nella pratica.
Vi aggiunse un petalo di giglio della pace proprio al centro, inserendo alcuni bottoni in superficie per unire le stoffe variopinte. Somigliava più ad una tasca strappata, la forma allungata verso il basso e l'estremità destra più larga.
«Rituale dell'Homunculus.» Si rivolse di nuovo verso le amiche.
«Ci spetta un bicchiere di vino alla mandragora, alla fine?»
Code • Unconsoled


Super, lunghissimo recupero *aiut
Tutto meraviglioso, grande Prof Ladì (recupero l'ultimo rituale al prossimo giro).

Interazioni: Camille, Phoebe
Menzioni: Leia, Jane, varie
 
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view post Posted on 9/11/2022, 12:40
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«And the only solution was to stand and fight» Merlino ballerino!

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L'atmosfera di Hogwarts, come sempre, le riempiva il cuore di gioia. Insieme ai volti degli studenti, quell'ambiente risultava sempre così in contrasto con quello frenetico e marziale del Quartier Generale. Amava il suo ufficio, e la sua funzione, ma gli anni da Docente e Capocasa avevano lasciato un segno profondo di gioia in Leia, che non l'avrebbe mai più abbandonata, e ogni volta che vi pensava, la ragazza non poteva fare a meno di provare gratitudine per aver conosciuto un ambiente così bello, in cui si poteva respirare sempre voglia di un futuro lontano dagli orrori del mondo magico.
Ricambiando il saluto del piccolo Corvonero (Edmund), gli rispose che no, non aveva visto suo papà, ma si ricordava di lui forse per qualche visita che aveva fatto al ministero con suo padre. Tuttavia non lo trattenne oltremodo: il piccolo sembrava oltre che timido anche desideroso di ritrovare i suoi compagni, per cui lo salutò con un sorriso per rivolgersi verso Oliver.
Rivedere l'ex-caposcuola fu per Leia un'esplosione di gioia. Sorrise, arrossendo piuttosto visibilmente ascoltando le parole di Oliver, sinceramente lusingata.
«Vedo che non hai perso la tua proverbiale galanteria, Oliver» rispose, ponendogli una mano sul braccio in segno d'affetto. Nel frattempo, rivolgendosi verso la giovane studentessa che era con lui, le strinse la mano presentandosi. «Ciao, Camille, sono Aquileia. Mi fa piacere conoscerti!» proferì. «E grazie per il bentornato! Sì, essere qui è davvero un'emozione unica e che mi mancava. Non sono solita dirlo apertamente, ma qui ho lasciato un pezzo di cuore. E poi con tutti questi complimenti non posso che sentirmi la benvenuta» scherzò, gioiosa e grata. Si voltò poi verso l'altra ragazzina, sopraggiunta nel frattempo verso il gruppetto. Sicuramente era amica dei giovani, anche se in quel momento a Leia non sovveniva il suo nome e non era sicura di ricordarsi bene il suo viso - gli anni di Hogwarts erano stati belli ma iniziavano a essere distanti, e molti studenti erano passati nella sua aula. «Ciao, Phoebe! Aquileia, piacere di conoscerti» le rispose, gentile.
Sentendo che la lezione stava per cominciare, Leia salutò i ragazzi, ripromettendosi di ritrovarli più tardi dopo il laboratorio. Prese posto piuttosto vicino alle retrovie - era ospite dell'evento, ma era pur sempre un'adulta, e preferiva lasciare le file davanti ai giovani studenti anima della scuola. Mentre la spiegazione iniziava, Leia si prese tempo sia per ritrovare nozioni e concetti che ormai le erano familiari da dopo la sua esperienza come docente, sia per osservare la giovane nuova professoressa. Da un lato si sentiva divertita di (ri)trovarsi, questa volta, dalla parte dei discenti. Le sembrava di essere tornata quella giovane pivellina bronzo-blu, con la differenza che questa volta era vestita da essere umano - e non sempre piena di sabbia e polvere dopo le corse verso la radura di Cura - e che questa professoressa era decisamente più brava e molto, molto meno noiosa di quella vecchia carampana del professor Scrooge. La ragazza appariva molto appassionata, oltre che competente, e Leia si ritrovò a sorridere di stima ascoltando la minuzia e la perizia con cui snocciolava l'argomento della lezione. La cura con cui era stato organizzato l'evento d'altro canto trasmetteva in toto la sua passione. Era felice che gli studenti potessero beneficiare di una presenza del genere e sorrise di cuore a quel pensiero.
La spiegazione procedeva fluida e la ragazza ripercorse insieme alla professoressa la leggenda della nascita della mandragora, rispolverando le nozioni su cui a suo tempo si era documentata e godendosi la spiegazione, in attesa di cominciare le attività.

INFUSO GUIZZANTE ALLA MANDRAGORA | *Merlino ballerino. Speriamo di non far esplodere mezza serra*. Leia si stava preoccupando fin troppo, in realtà quel preparato era ampiamente dentro le sue possibilità, ma la preoccupazione di fare qualche macello l'aveva sempre accompagnata quando si trattava anche solo lontanamente di pozioni o cose simili. Tuttavia si cimentò curiosa nella preparazione dell'ottimo infuso. Sussultò solo per un momento, nel sentire la professoressa che - giustamente, come da regola di preparazione di quella formula - consigliava di pensare intensamente alla persona amata. Un paio di occhi verdazzurri fecero capolino nella mente della ragazza, ma Leia decise di orientare le sue intenzioni verso qualcuno che apparteneva al suo presente, a cui poter eventualmente anche fare dono di quel buon infuso. *Beh, Iri, penso che tu sarai contenta di provarlo*. Leia si focalizzò sul viso e sul sorriso della sua esuberante sorella, su quei riccioloni biondi e sulle infinite volte in cui l'aveva fatta dannare ma anche ridere. Sminuzzando le radici, aggiunse quanti più petali poteva: Iridia infatti adorava i profumi e i sapori decisi al limite dell'esagerazione. Già in questa fase Leia invece doveva fare uno sforzo per non allontanarsi troppo dal tavolo: il profumo era buonissimo, ma era davvero forte per lei. Tuttavia portò avanti la preparazione, assaporandone comunque il profumo forte sì, ma gradevole, per poi chiudere l'ampollina e scuoterla seguendo le indicazioni della docente.
RITUALE DEL SONNO E DEL SOGNO | *Ecco una cosa che di sicuro mi risulterà utile*. Leia era abituata ormai a sottostare agli orari quanto mai singolari del Quartier Generale, ciononostante le volte in cui il sonno faceva fatica a raggiungerla si erano moltiplicate. Non che la cosa le dispiacesse - faceva parte della scelta di vita che aveva fatto. Tuttavia riconosceva l'importanza del salvaguardarsi, anche in dettagli a cui di primo acchito non pensava mai. La ragazza scelse per il suo sacchettino una stoffa di un colore tenue, leggera e non troppo grande. Incantare l'ago non fu difficile, e la ragazza colse l'occasione per rilassarsi nello svolgere una delle attività manuali che più preferiva per rilassarsi. All'ultima cucitura, pronunciò ben scandite ma a voce non alta le parole indicate dall'insegnante: «Somnum faveo, somnium appello».
Soddisfatta della piccola creazione e ancor più soddisfatta di come si stava evolvendo la giornata, Leia si guardò intorno curiosa di osservare i volti delle altre persone, e proprio in quel momento vide Jane da lontano. Le si avvicinò, sorridendole. «Ciao, Jane! Grazie, sei davvero gentilissima. Ma vedo che la professoressa ricopre egregiamente il suo ruolo!» le rispose, dando voce ai suoi pensieri di poco prima. «Come stai? Ti trovo sempre splendida!». Leia si sarebbe fermata volentieri a conversare con la giovane, qualora ce ne fosse stato il tempo. Dopodiché, avrebbe riportato la sua attenzione verso le attività, ma non prima di aver cercato tra la folla di nuovo Oliver - il tempo per salutarsi prima era stato fin troppo breve, e aveva voglia di sapere come stesse il giovane che era stato suo compagno di avventure nella casata rosso-oro.




Interazioni con: Phoebe, Oliver, Camille, Jane
Menzione: Mìreen.

Chiedo davvero venia se il post sembra sbrigativo. Non volevo perdere il turno ma il real mi ha assorbita con il rientro a lavoro dopo l'infortunio! Procederò con più struttura.
Complimentissimi comunque per ciò che state creando!!!
 
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63 replies since 10/9/2022, 18:52   2948 views
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