Quando viene Dicembre, Missione C.R.E.P.A

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view post Posted on 5/3/2023, 20:39
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Il Fato

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Coventry, Gran Bretagna


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Nel salotto echeggia un chiacchiericcio piacevole, come di grande impegno e serietà, mentre le lancette dell’orologio a pendolo scandiscono il passare del tempo. Impersonare un altro individuo non è semplice, specie quando sei una ragazzina e ti viene chiesto di assimilare così tante informazioni in una frazione di tempo tanto ristretta. Di questo, i Ministeriali erano consapevoli, ma il rischio andava corso perché non ci sarebbero state altre occasioni di recuperare il carillon di Hespera.
Sotto la guida esperta di Rebecca, il primo passaggio vede Camille e le compagne immergersi nelle fredde profondità del pensatoio e imparare a giostrarsi nelle maglie di un ricordo. La sensazione è particolare, a tratti spiacevole. È come esistere e non esistere nello stesso tempo; sbirciare nella vita di qualcuno impunemente e indesideratamente. Sorge nell’immediato un pensiero: vorrei, a parti invertite, subire lo stesso tipo di invasione?
Eppure, conoscere le persone a loro assegnate sarebbe molto più difficile senza ciascuno degli episodi sottoposti all’attenzione delle ragazze. Certo, non basterà a cancellare la sensazione di disagio dovuta alla consapevolezza di giocare la parte dell’abusore, ma sarà sufficiente a rendere la recita più credibile —che è quel che si augurano per la serata ventura.
Quando è il momento della prova finale, Armie e Drew apprendono del tentativo messo in atto dalle ragazze e una scintilla di curiosità accende i loro sguardi. Apprezzano l’iniziativa perché dimostra intraprendenza ed è sicuramente una dote che farà loro comodo, sia durante l’esperienza ventura sia nel futuro. Dunque, lasciano loro il tempo di organizzarsi e di iniziare l’esibizione. Al loro fianco, con sguardo arguto, sta la bellissima Rebecca.
Assistere alla scena fornisce ai tre una panoramica del livello di comprensione che Camille, Vivienne, Phoebe e Helena hanno raggiunto dei quattro giovani che dovranno interpretare. Provano a collocare ciascuna delle studentesse alla festa che precede l’asta, sostanzialmente il momento in cui si gioca clou dell’azione —il punto in cui saranno messi alla prova
Armie, con la precisione che domina il suo essere tutto, non lascia che alcun dettaglio sfugga alla sua attenzione. Se si permettesse quel lusso, sa che potrebbe metterle a rischio ed è da lui che dipende in primis l’incolumità delle ragazze. A questo pensa intanto che segna mentalmente le sbavature delle giovani e valuta, invece, i punti di forza delle fasi di apprendimento. Sono sveglie ed è felice che il C.R.E.P.A. possa farsi vanto di affiliate di questo stampo.

A esibizione completata, Mr. Allister si solleva dalla sedia e scimmiotta l’incedere di un uomo dal portamento meno raffinato del suo, probabilmente dovuto a una corporatura più robusta, avvicinandosi a Vivienne e Helena che interpretano rispettivamente l’energica Joey Chapman e il volpesco Myron Pancras.
«Oh-oh! Buonasera, miei cari» s’introduce nella conversazione con poco garbo e un vocione da buontempone. «Pare che stasera ci siano meraviglie da tenere d’occhio. Ne ha sentito parlare, signor Pancras? Non mi dica di no. Non ci crederei mai! Lei è sempre aggiornato su tutto».
Armie finge di lisciarsi dei baffi che non ha. Da come ha parlato, è evidente che abbia origliato la conversazione con Joey. Sta abilmente aggirando l’ostacolo nel tentativo di cavargli un’informazione di bocca.
«Dalle mie parti, si dice che un buon informatore sa come trovare la sua fortuna in certi ambienti, se riesce a comprendere con chi stringere i giusti rapporti. Lei capisce che intendo, non è così, signorina?» E sorride a Vivienne con fare ammiccante. «Del resto, non tutti nascono con un talento come la giovane Chapman e chi non lo possiede deve arrangiarsi come può. Prendete me, per esempio. Se non fossi stato nobile di famiglia, avrei dovuto sudare per guadagnarmi un posto tra queste gentildonne e questi gentiluomini perché non so fare assolutamente nulla».
La persona che Mr. Allister sta interpretando è indiscutibilmente abile nell’arte della retorica. Dietro l’ultima risata all’apparenza genuina, i modi tutto fuorché affettati e la capacità di prendersi gioco di sé, ha saputo puntare su una debolezza di Myron che spetta a Helena cogliere in base allo studio che del suo soggetto è riuscita a fare.

Dopo Armie, è il tempo di Drew di muoversi. Con passo fatato, ancheggiando, raggiunge Phoebe ché ha appena terminato il discorso.
«Mi perdoni, signor Kershbaumer, se la importuno, ma sono rimasta impressionata dal suo intervento». La voce di Drew prova a farsi acuta, eppure fallisce per il tono troppo basso dell’uomo. Nonostante l'impegno, la riproduzione di donna che ne esce fuori è così caricaturale che trattenersi dal ridere è quasi impossibile. «A proposito, io sono Margaret Finch, moglie del Ministro austriaco Karl Winkler. Ho una passione per le aste e per le rarità del nostro mondo, così viaggio spesso per presenziare alle più… esclusive».
Dal battito delle ciglia, è facile comprendere le intenzioni civettuole della donna. Evidentemente, a queste occasioni mondane, il suo interesse esula dagli oggetti che può aggiudicarsi. Verrebbe da pensare che le sue collezioni includano più le persone che i pezzi di antiquariato —il che potrebbe essere un vantaggio per chiunque voglia accertarsi di avere un concorrente in meno per il carillon di Hespera.
«Posso essere così ardita da chiederle di essere il mio accompagnatore per l’asta?»

Rebecca si muove pressoché in contemporanea a Drew, rivolgendo le sue attenzioni a Camille. Maeko è un osso duro e la ministeriale crede che soltanto una donna possa mettere in difficoltà un’altra donna.
«Ci sono persone che proprio non sanno immaginare di non piacere». La voce di Rebecca è soffice come brezza e arriva alle spalle di Camille come a voler sorprendere Maeko. La donna finge di avere un bicchiere tra le mani. Ha un atteggiamento furbesco. Gli occhi vagano per il salotto, come se stesse scrutando tutta la sala e i convenuti alla ricerca di qualcosa di interessante. «Pancras è uno di quelli».
Come il soggetto interpretato da Mr. Allister, sembra che anche Rebecca abbia udito lo scambio di Maeko con Myron. I suoi modi, tuttavia, sono posati e dotati di una complicità bilanciata, tutta femminile, che non stona nel contesto. Il fatto che non cerchi il contatto visivo con Camille, inoltre, serve a mantenere la giusta distanza.
«Pancras fa così quando teme qualcuno e vuole distrarlo dall’asta» continua «perché c’è un oggetto che gli preme avere». Stavolta i suoi occhi si spostano, taglienti, in quelli di Camille. Hanno una profondità che quasi brucia. «Lo voglio anch’io, ma mi piace giocare ad armi pari». Tace il tempo di un respiro. «Kerschbaumer, invece, è solo un figlio di papà, ma scopa bene. Se vuoi passare una bella serata, potrebbe valerne la pena… dopo l’asta».
Rebecca si avvicina con un paio di passi rapidi, così tanto da sfiorare improvvisamente la punta del naso di Camille con la propria.
«O puoi venire con me, dopo l’asta».

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MAEKO HASEGAWA
Sfuggente, introversa, sospettosa. Non è incline ai rapporti sociali né ai rapporti umani in generale. Preferisce la solitudine e conduce una vita molto ritirata. Non ama avere bisogno degli altri e tende a tenere per sé i propri affari. Le sue relazioni si contano sulle dita di una mano, ma i contatti rimangono radi. Una delle poche amiche che si senta di chiamare tale è Joey Chapman.
Non è una persona che ama l'opulenza, ma non disdegna gli oggetti di valore. Ne possiede alcuni, presi alle aste che sono il suo debole. Ama, infatti, vincere e la sfida all'ultima offerta la entusiasma.
Il suo essere schiva porta spesso gli altri a credere che guardi dall'alto in basso le persone. Raramente parla con qualcuno di sua sponte e, quando sono gli altri a rivolgerle la parola, usa frasi brevi e taglienti —molto incisive— che mettono spesso l'interlocutore in difficoltà.
Veste sempre di nero. Non indossa mai gonne.

Ricordo
Maeko è in una minuscola libreria di Londra, dove vendono prime edizioni di libri spesso introvabili. Ha tra le mani una copia dalla copertina consunta, il cui titolo risulta illeggibile. Le dita lunghe e affusolate sfogliano le pagine con cura per non rovinarne la carta. Il proprietario della libreria si avvicina a lei per elogiare le caratteristiche del libro. Lei lo fulmina con lo sguardo.
«Non c'è bisogno di rendersi ridicolo in un luogo di così grande valore. Lo prendo».
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RICK KERSCHBAUMER
Narcisista, arrivista, incapace di provare empatia per gli altri. Ha bisogno di essere il centro dell'attenzione e di riceverne continuamente, anche a costo di ferire chi finisce per provare qualcosa per lui. Si lascia alle spalle una scia di accoliti adoranti —amici o amanti— per i quali prova un trasporto solo nella misura in cui vuole tenerli legati a sé.
Gli piace apparire, dunque è sempre ben vestito, di solito con abiti sartoriali. Frequenta in pubblico soltanto compagnie scelte, che non lo facciano "sfigurare", perché la vanità gli impedisce di prediligere la qualità sull'apparenza.
Ha moltissime conoscenze, nessuna vera amicizia, eppure è circondato da persone che gli sono dedite e che farebbero qualsiasi cosa per lui, sebbene provino una sorta di rapporto di amore e odio nei suoi confronti.
È incapace di resistere agli oggetti di valore. Partecipa alle aste per combattere la noia e compie acquisti per riempire il vuoto che sente dentro e del quale non si spiega la natura.
Per certi versi, sa essere spietato con chiunque si metta sul suo cammino e gli impedisca di raggiungere i suoi obiettivi.
In società, è amabile con tutti e non c'è esponente dell'alta borghesia che non lo conosca, anche solo di nome. Tutti lo trovano un bel ragazzo con modi garbati e altamente promettente. Il suo fascino ammaliante riesce, infatti, ad avere presa anche sugli sconosciuti.

Ricordo
La figura di un uomo vestito dabbene, con un alto cappello a cilindro e un frac della miglior fattura, cattura la sua attenzione, spingendolo ad affrettare il passo. Una meravigliosa carrozza trainata da Abraxas si allontana, lasciando lo sconosciuto a ridosso di una villa dalla quale provengono le note di un pianoforte e il vociare sommesso di un'adunata festante.
«Buonasera, Sir Waldergrave» saluta con tono formale, puntellato da un tocco di reverenza.
Quello si volta nella sua direzione e lo osserva con curiosità, tentando di riconoscerlo. Rick accenna un inchino in segno di rispetto e gli porge la mano.
«Sono Rick Kerschbauerm. Al vostro servizio!»
Un attimo dopo, Waldergrave sta stringendo la sua mano con vigore. «Oh, il giovane Kerschbauerm! Ho sentito molto parlare di voi. È un piacere conoscervi, figliolo!»
«L'onore è tutto mio, ve lo assicuro. Era tale il desiderio di conoscere l'esimio sir Waldergrave che perdonerete la mia insolenza di presentarmi in questo modo, cogliendovi di sorpresa non appena disceso dalla carrozza».
Le sue parole corronono come miele, vezzeggiando le orecchie del vecchio. Quello è stato l'inizio dei giochi. Una presentazione che gli ha fruttato parecchi galeoni, amicizie di alto rango e una posizione migliore in società.

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MYRON PANCRAS
Naturalmente gentile, esteta, ricco. È schiavo della bellezza in ogni sua forma. Ne rimane incantato come sotto l'effetto dell'Amortentia e l'immediata reazione è il bisogno di possederla. Che si tratti di una bella donna, di un oggetto di valore o di una situazione che rispecchia il culto dell'estetica, Myron passa all'azione ora con un inarrestabile corteggiamento, ora con l'apertura del portafoglio, ora con la sua immancabile partecipazione.
Ha una nomea discutibile nell'aristocrazia britannica, giacché viene visto come un parvenu. Nell'alta borghesia, invece, c'è qualche invidia e qualche dissapore circa il fatto che le sue smisurate possibilità economiche gli permettano di spadroneggiare alle aste.

Ricordo
Un banale giorno di sole può trasformarsi in un'incredibile opportunità, se giunge in un momento propizio. Quando il maggiordomo entra nello studio, annunciandogli che è stata indetta un'asta a Coventry, Myron converte la noia che lo ha assalito per tutta la mattinata in compiacimento. Riesce già ad immaginare l'ennesima vittoria e gli sguardi di disapprovazione dei membri dell'alta borghesia su di sé, dati dalla consapevolezza di essere rimasti indietro mentre lui prosegue con la sua scalata verso la vetta.
«Sei sempre molto prezioso, Peter. Ti ringrazio» risponde, rivolgendosi al maggiordomo. «Sappiamo qualche dettaglio in più?»
«Le mie fonti dicono che varrebbe la pena concentrarsi su un carillon molto antico e altrettanto prezioso, messo all'asta dalla famiglia Achard» confida con aria cospiratrice il servitore.
Un sorriso si apre sul bel volto del ragazzo. «Bene, Peter. Allora, il carillon sarà il prossimo oggetto della collezione» fa Myron con attitudine pensierosa. Poi, rivolge uno sguardo brillante che custodisce tacite promesse al maggiordomo. «Puoi andare adesso».
La porta si chiude. Myron si lascia andare ad un sospiro soddisfatto ad occhi chiusi e a un gemito, come di chi sia pronto ad accogliere un piacere carnale.
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JOEY CHAPMAN
Allegra, solare, divertente. Joey è l'emblema dell'energia e dell'espressione artistica. È, infatti, una curatrice d'arte e si assicura sempre che le mostre da lei gestite abbiano quel non so che in grado di distinguerle dalle altre. Per questo, ama aggiungere pezzi di antiquariato o moderni che mettano in luce le opere attraverso contrasti e richiami.
Il suo difetto principale sono gli scoppi d'ira, che proprio non riesce a controllare. Emergono, di solito, quando non riesce a ottenere quello che vuole. La ragione è probabilmente collegabile all'essere cresciuta in un ambiente privo di affetto, dove le uniche attenzioni ricevute erano quelle materiali. Ha, quindi, sviluppato un attaccamento alle cose che si è trasformato in prepotenza.
Ha molte conoscenze e altrettante amicizie, ma non sempre queste diventano gestibili nel lungo periodo proprio a causa del carattere imprevedibile di Joey.

Ricordo
«MALEDIZIONE!» L'urlo attraversa le fondamenta dell'edificio, scuotendo le pareti che sorreggono i quadri e terrorizzando la ragazza che guarda il viso paonazzo e gli occhi furenti di Joey. «NON POSSO TOLLERARLO!»
Tiene i pugni stretti tirati indietro rispetto ai fianchi e il busto piegato in avanti. È palesemente fuori di sé.
«Joey, può succedere che-» dice la collega in un tentativo di placare l’ira. dell’altra, ma viene presto interrotta.
«No, non può succedere. Quel quadro è mio. Ho pagato per averlo. Non m'importa del rimborso. Doveva essere qui stasera per la mostra e LO VOGLIO QUI».
Nel parlare, raggiunge decibel che nessun essere umano avrebbe creduto possibile uscissero da una creaturina dall'aspetto tanto dolce. Invece, sembra che il color fiamma dei suoi capelli rappresenti un monito a chiunque pensi di lei che non sia in grado combattere le sue battaglie. «Non ci può ripensare all'ultimo momento. Non è professionale. QUEL QUADRO MI APPARTIENE.»
Si riferisce alla decisione improvvisa dell'artista di non consegnare il dipinto per la mostra, nonostante gli accordi presi e le conseguenze legali che ne sarebbero derivate. Joey non riesce a tollerarlo, nonostante si tratti di un quadro marginale che può sostituire con un altro di quelli presenti nel magazzino della galleria. Nonostante riceverà un risarcimento, oltre al rimborso.
La collega rinuncia a calmarla. È palesemente una causa persa.
Joey, infatti, continua a strillare e a tirare oggetti per un'altra ora consecutiva.

Rieccomi, ragazze!
Vi chiedo scusa per il ritardo indecoroso, ma il real ha preteso la mia attenzione con più prepotenza del previsto. Ad ogni modo, mi impegnerò a mantenere un ritmo molto più costante da qui in poi.

Phoebe
Proroghe: 1/3
Assenze: 3/3

Camille
Proroghe: 3/3
Assenze: 3/3

Helena
Proroghe: 3/3
Assenze: 3/3

Vivienne
Proroghe: 2/3
Assenze: 3/3

Proroghe di gruppo: 5/5

Nel caso di ritardi, vi chiedo di comunicarmeli anzitempo via MP.

Per qualsiasi necessità e/o chiarimento, rimango a vostra disposizione.

Scadenza: 11 Marzo

 
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view post Posted on 10/3/2023, 15:09
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Phoebe Halliwell



ps: 206 pc: 135 pm: 160 pe: 17

I tre Ministeriali - Armie, Drew e Rebecca - sembrarono non dare il benché minimo indizio sulla buona riuscita - o meno - della scenetta che le quattro giovani attiviste avevano appena messo in pratica. La Corvonero non sapeva cosa pensare. Avevano cercato di studiare ogni più piccolo dettaglio. Avevano cercato di dare il massimo. Avevano cercato di portare avanti qualcosa di credibile; e in quel momento non c'era stato alcun segno concreto di essere riuscite a raggiungere l'obiettivo. La Seguace di Priscilla riconosceva, senza alcuna esitazione, quanto questo fosse essenziale, al fine di arrivare poi al vero scopo di tutto: recuperare il Carillon dell'Elfa Hespera. Non poté poi fare a meno di restare interdetta per qualche secondo. Cosa... Cosa avrebbe dovuto aspettarsi? Cosa avrebbero dovuto aspettarsi tutte loro? Era stato un fiasco? Oppure no?
Lo sguardo color nocciola prese a spaziare tra i Ministeriali presenti nel salotto di quell'appartamento ubicato a cittadina di Coventry. Phoebe voleva scovare un segnale - un segnale qualunque - da parte loro. Cosa pensavano di quanto era stato imbastito? Di quanto le quattro ragazze avevano imbastito? C'era qualcosa da affinare?
Questi pensieri avevano preso ad affollare la sua mente, mentre i tre Ministeriali facevano per ridurre le distanze con loro. L'affascinante Armie Allister si avvicinò ad Helena e a Vivienne. Qualche istante dopo, il simpatico Drew e la bellissima Rebecca raggiunsero Phoebe e Camille. Mentre Armie Allister e Rebecca mettevano alla prova - su versanti opposti, diciamo - Helena, Vivienne e Camille, la medesima cosa faceva Drew nei confronti della Corvonero. Era tutto così strano, stimolante, ma anche piuttosto divertente. Il Ministeriale, quello simpatico e assai goloso, in quel momento cominciò ad assumere alcuni comportamenti che si sarebbero potuti definire femminili. Iniziò ad impersonare una donna. Una donna anche piuttosto civettuola. Margaret Finch. Moglie del Ministro Austriaco Karl Winkler. Ascoltò le sue parole. Esaminò il suo modo di fare. Ogni dettaglio poteva essere importante. La situazione però aveva un che di comico. Ma Phoebe - ancora una volta - cercò di restare seria, sebbene questo le costasse un po' di fatica. *Rick* S'impose. *Tu... sei Rick* In che modo si sarebbe mosso quel giovane uomo straricco? Ad un primo impatto, poteva apparire molto semplice avere chiara la risposta a questo quesito. Il narcisismo era di certo l'aspetto fondante della sua personalità, ragion per cui sarebbe rimasto entusiasta dal fatto che il suo discorso era stato notato. Il suo ego si sarebbe gonfiato a non finire nel constatare che quelle sue parole avevano fatto presa. Ma soprattutto che avevano avuto modo di intrigare proprio la moglie del Ministro Austriaco Karl Winkler. Un personaggio in vista. Un personaggio degno di far parte della sua cerchia - tutto il contrario della giovane Maeko Hasegawa, la tipa che aveva osato poco prima ferire il suo orgoglio. Sguardo tagliente, penetrante. I meandri più reconditi dell'animo di Margaret non avevano alcun segreto per lui. Le labbra si mossero in un sorriso compiaciuto. Margaret - la donna che Drew interpretava - ci stava senza troppi problemi provando con Rick. E Rick non avrebbe potuto fare a meno di accogliere con piacere quelle avances. Dopotutto, Margaret era rimasta affascinata dal suo intervento; e forse, secondo Rick, la sua compagnia poteva valere la pena. Sbattendo le ciglia - e usando modi di parlare civettuoli, quella donna stava concedendo a se stessa l'occasione di tradire il marito - il Ministro Austriaco - proprio con il giovane e aitante Rick. Proprio con lui. Rick, d'altra parte, non era forse il genere di uomo che si sarebbe perso una tale occasione interessante. *Devi essere... Rick.* Nemmeno lui si sarebbe fatto troppi problemi a flirtare con lei. Quella donna non sembrava realmente interessata all'asta in sé, piuttosto al dopo. Quindi, in ogni caso, non avrebbe costituito un "problema" per Rick. Pur consapevole di non avere rivali - il giovane si sarebbe sentito in dovere di tenere d'occhio chi desiderava gli stessi oggetti a cui lui era interessato. Però, d'altro canto, forse non avrebbe visto quella donna come una vera e propria competitor durante l'asta: in quel momento, sarebbe stato sicuro di non doversela vedere con lei. - Ne sarei lieto, Madame Finch - Voce dolce come il miele. Sorriso pieno di malizia sulle labbra. Rick sarebbe stato il suo accompagnatore all'asta. Quel giorno, egli avrebbe agguantato gli articoli migliori, per poi chiudere in bellezza (insomma... meglio di così...) - Lei ha parlato di viaggi, di aste... esclusive. Ma... mi dica: in quali città ha trovato le aste più di suo gradimento? - Continuò - Ad ogni modo, sono certo che l'asta di quest'oggi diventerà la sua preferita. Se lo desidera, potrei farle da accompagnatore anche dopo. Così ne potremmo discutere in maniera approfondita - Si leggeva malizia in quelle parole. Non vi era alcun dubbio. Era chiaro ciò a cui si voleva alludere. Nel frattempo, però, Phoebe non aveva smesso un attimo di riflettere. Se avesse incontrato davvero quella donna all'asta - nei panni di Rick - avrebbe dovuto tenere conto delle informazioni ricavate da questa nuova prova - perché di questo si trattava, no? Margaret Finch - moglie del Ministro Austriaco Karl Winkler - era una donna civettuola. Viaggiava spesso ed era solita presenziare a svariate aste che si tenevano in giro per il mondo. E, a quanto pareva, lo faceva per avere "incontri interessanti" - più che per aggiudicarsi l'articolo d'antiquariato migliore: dunque, se quella donna si fosse presentata all'asta di quel giorno, non avrebbe costituito alcun problema, nel recupero del Carillon di Hespera. La Bronzo-Blù non riusciva a pensare all'altra ipotesi ovvia. C'era qualcosa che la portava a ritenere che - forse - Drew non avrebbe interpretato Margaret Finch. Non le era sembrato molto convincente. Era evidente che avesse fallito nel simulare la voce femminile di quella donna. La Halliwell a stento era riuscita a non ridere a causa della versione comica, caricaturale che ne era uscita. Sì, Drew non era stato convincente. Ma, in fondo, che ne poteva sapere Phoebe? Non era da escludere che, in questo suo giudizio ingenuo, si fosse lasciata convincere in maniera particolare proprio dal tono di voce, ancora un pochino basso - maschile - usato da lui.

Inventario
Bacchetta (in tasca)

Bracciocchio (polso sx)
Bracciale "Snasi Fratelli" (polso sx)
Collana "Scaglie di Ashwinder"(al collo)
Anello "Tentacolo di Graphorn" (all'anulare sx)
Diadema di Veela

In borsa:

Fiala di Intruglio Confondente(x1)
Fiala di Pozione Mors Aparentis(x1)
Fiala di Pozione Rinvigorente(x1)

Nanosticca(x1)
Aerosticca(x1)
Polvere Buiopesto Peruviana(x1)
Sacchetto di Cioccoli Noccioli
Sacchetto di Piperille


Arsenale Magico
Prima Casse (Completa)

Seconda Classe (Completa, escluso Orcolevitas/Monstrum)

Terza Classe: (Completa, esclusi di Proibiti) + Commuto, Floriscus, Folium, Semen

Quarta Classe: Vegetatio

Ravenclaw Prefect | 17 y.o

code by Camille


 
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view post Posted on 11/3/2023, 18:15
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No rain, No flowers

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Helena S. Whisperwind
Tassorosso | 12 anni | I anno

Hel
Neanche il tempo di renderci conto o domandare come fosse andata la nostra messa in scena, che i Ministeriali si avvicinano ad ognuna di noi vestendo, idealmente, i panni di altri personaggi. La prova non è finita: io sono ancora Myron.
Rimando a dopo i pensieri, le domande, le reazioni, i commenti.
Sono Myron. Me lo ripeto mentalmente, mentre osservo mr. Allister avvicinarsi a me e Vivienne.
Per una qualche ragione lo immagino come un uomo di mezza età, con degli imponenti baffi grigi a tricheco, una grossa pancia che mette a dura prova i bottoni della camicia, un cilindro nero sulla testa rotonda e calva e un elegante bastone da passeggio.
Sembra che il fascino dell’uomo sia stato momentaneamente messo da parte, tanto che non sarebbe stato facile immaginare il signor Allister così diverso da come realmente appare, se la sua imitazione non fosse stata così convincente.
L’uomo, che nella mia testa ha preso il nome di mr. Roberts, sembra conoscere Myron, sia perché lo/mi chiama per cognome, sia perché aggiunge un dettaglio importante: “Lei è sempre aggiornato su tutto”.
Immagino che il giovane potrebbe sentirsi scocciato dell’interruzione di un uomo nel bel mezzo di una conversazione con una bella signorina, ma essendo un ragazzo gentile sono sicura che non lo darebbe a vedere.
Lancio a Joey/Viv uno sguardo eloquente, dedicandole un sorriso che vuole mettere la nostra conversazione in pausa per un attimo, per poi riprenderla in seguito. Rivolgo quindi lo sguardo al nuovo arrivato, nascondendo la malavoglia con l’affabile espressione di chi è pronto ad ascoltare.
Dunque, dato che l’uomo mi ha chiamata(o) per cognome, con molte probabilità anche Myron potrebbe conoscere il suo e così mi azzardo a pronunciarlo: «Buonasera, signor Roberts!»
Di sicuro non è un qualcosa che farei al party o all’asta, ovviamente, ma trattandosi di un’esercitazione penso possa essere concesso farlo e anzi, renda più realistica la scena.
È chiaro che il signor Roberts ha intenzione di sapere quale sia la mia preda, ma sarebbe più che sciocco palesarla senza alcun riguardo. Ci rifletto un attimo. Un gentiluomo baffuto potrebbe avere un certo interesse a prendersi cura dei suoi barbigi, perciò potrei provare a stuzzicare la sua attenzione con un oggetto che potrebbe essere in accordo coi suoi gusti.
«Ho sentito dire che verrà presentato un antico set da toelettatura maschile dei primi dell’Ottocento, in legno intarsiato con madreperla. Oltre alla rarità del set in sé, il valore risulterebbe oltre che triplicato dallo scrigno in legno che lo contiene: all’interno del coperchio infatti vi è un piccolo dipinto che si pensa possa essere attribuito a Rembrandt, raffigurante un primo bozzetto del Cerusico sul mare di nebbia.»
Non ho la minima idea di chi siano queste persone che ho nominato (ho vaghi ricordi di un manuale d’arte di mia madre), ma parlo con sicurezza e senza farmi notare lancio uno sguardo d’intesa a Vivienne -sperando che regga il mio gioco-, mentre subito annuisco alle mie stesse parole, compiaciuta nell’immaginare di possedere quel fittizio oggetto prezioso.
«Miss Chapman, se quella meraviglia dovesse diventare mia -e confido che questo possa accadere-, mi piacerebbe che fosse lei a valutare la paternità del dipinto.»
Guardo Viv negli occhi, riservandomi l’accortezza di abbassare il tono di voce in modo che le mie parole arrivino più a lei che a mr. Allister.
«Ovviamente, verrà adeguatamente ricompensata.» sorrido, allontanandomi un poco per lasciarle il tempo di comprendere le mie (di Myron, ovviamente) furbe intenzioni.
Mi rivolgo quindi di nuovo al gentiluomo, porgendogli il fianco e stavolta dedicando a lui un tono lieve.
«Rimanga tra noi, signore, ma il mio sogno proibito è la piccola scheggia dello Specchio delle Brame. Degli informatori mi hanno detto che con grandi probabilità verrà presentata a quest’asta. Mi sembra di aver capito però che sia stata adocchiata anche da quel simpatico uomo laggiù...» Indico Phoebe con un cenno del capo, presentandola ad Allister/signore baffuto come un avversario da sorvegliare attentamente.
In riferimento all’ultima frase dell’uomo, rifletto un attimo.
Non so se per Myron la questione del pervenu possa essere un nervo scoperto o semplicemente un dato di fatto, o persino un qualcosa sui cui addirittura ironizzare. Non mi sembra che nel file sia stato specificato, ma mi chiedo se effettivamente Myron sia nobile oppure no. Se sia un normale mago, ricco da sempre, o se lo sia diventato per un qualche motivo e sia entrato così a gamba tesa nell’ambiente dell’aristocrazia. E soprattutto: da dove vengono tutti i suoi soldi?
Voglio però dare a mr. Roberts del pane per i suoi denti. E sulla scia della sua risata mi aggancio con una leggerezza che vuole mascherare un tono vagamente sarcastico:
«Signor Roberts, non posso che concordare con lei. Io ad esempio ho una smisurata passione per la bellezza, in ogni sua forma. Se non fossi stato ricco avrei dovuto sudare per ottenerla, e invece…» sospiro e lascio intendere il resto, ironizzando su ciò che dovrebbe essere un nervo scoperto da proteggere e che invece cerco, presa da un guizzo di audacia, di portare sul tavolo con la stessa autoironia che ha caratterizzato il dialogo di Armie. «Ad ognuno la sua fortuna, no?» concludo infine, con un sorriso sornione.

PS: 139 | PC: 77 | PM: 96 | PE: 4.5
Inventario
Incantesimi
Bacchetta (in tasca)
Legno di Salice, Capello di Banshee e due Petali di Rosa Blu, 10 pollici, Elastica.

Spilla C.R.E.P.A. (appuntata all'interno della giacca, non visibile dall'esterno)

Diadema di Veela (sulla testa).
Un bellissimo diadema proveniente dal tesoro di una veela. Conferisce un fascino più prepotente nei confronti del nemico. Invocando il suo potere blocca l'avversario in quest per un turno. Utilizzabile una sola volta per quest.

Occamy Gonfiabile (nella borsa)
Un uovo di vetro trasparente che contiene la riproduzione di un Occamy. Ad un colpo di bacchetta l'uovo si schiude, l'Occamy di pezza spunta di colpo e si auto-gonfia fino a riempire l'intera stanza in cui si trova, raggiungendo un massimo di 20m di altezza e larghezza. Dopo due minuti si sgonfia e torna nel suo uovo, che si chiuderà di scatto fino alla prossima apertura. Ottimo per fare scherzi e creare scompiglio. In Quest blocca gli avversari per un turno.

Bracciale di perline colorate (al polso)
Può sembrare un semplice bracciale, ma se spezzato rilascerà una cascata di perline che faranno cadere chiunque sia vicino a voi.

Amuleto Homunculus (al collo)
Amuleto in grado di proteggere, esaudire i desideri o eventualmente attirare malocchio sui nemici. - in filo di caucciù e metallo, indossabile come collana o bracciale; al centro ha una sfera in vetro che contiene foglie di mandragora, petali violacei e radici essiccate. Richiama la leggenda dell'Homunculus, lo spirito domestico della mandragora che si dice possa offrire protezione, fortuna e desideri.
Prima classe: completa.

Seconda classe: Evanesco - Silencio - Muffliato - Expelliarmus.

Terza classe: Reparo.

 
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view post Posted on 11/3/2023, 19:29
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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Camille Donovan



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I tre Ministeriali, in un primo momento, non sembrano reagire ai nostri tentativi d’interpretazione. Come siamo andate? Le ore di prova avranno dato i loro frutti? Ci siamo sforzate ed impegnate abbastanza? Anziché darci un responso immediato i primi due si calano prontamente in nuovi panni, dirigendosi verso le mie compagne d’avventura. Mi domando quale sia il loro fine ultimo. Una nuova sfida? Non siamo riuscite a convincerli fino in fondo?
Distratta dalle improvvisazioni di Drew e di Armie, dalle mille domande che mi frullano in testa, non mi accorgo della presenza alle mie spalle.
Istintivamente sussulto.
È Rebecca, probabilmente cerca di mettermi alla prova come le altre. Maeko non approverebbe quello spingersi così oltre, la confidenza non è cosa per lei. Arriccio le labbra con disapprovazione, l’ascolto senza emettere un fiato. Il suo sguardo taglia il mio, ferisce perché è evidente che è volto a mettermi in difficoltà. Non mi azzardo ad abbassarlo, anzi le sopracciglia s’incurvano lievi per darmi un’aria severa. Maeko vuole uscire, punta a rimetterla al suo posto, ad allontanarla.
E poi l’impensabile, i nostri nasi si sfiorano e capisco che desidera instillare disagio.
O almeno, è ciò che percepisco.
Non mi sono mai trovata in una situazione del genere, non ho mai dovuto reagire a delle proposte così mirate. Così intime.
Sta davvero cercando di sedurre Maeko? Lei come risponderebbe a quel tipo di approccio così poco velato? Io non ne sarei capace, risulterei idiota ed impacciata, ma forse lei ci è addirittura abituata tanto da farne un’arte. Le sue movenze sensuali, unite al suo bell’aspetto, sarebbero in grado di suscitare qualcosa nella giovane aristocratica? Ho pochi secondi per riflettere, sul campo invece non avrò il lusso del tempo probabilmente. Deglutisco impercettibilmente, dopodiché decido in fretta di agire. Avances o meno la mia nuova identità la odierebbe per quell’invasione eccessiva degli spazi vitali, ma certamente non darebbe di matto nonostante l’aria comincerebbe a mancarle. Anzi, affilerebbe la lingua e cambierebbe le carte in tavola, vorrebbe vedere l’altro andarsene con la coda tra le gambe per partito preso.
Non doveva permettersi.
Per un secondo schiodo le iridi dalle sue, osservo il suo naso per poi tornare a fissarla intensamente con fare ammonitore. Sollevo l’indice destro e lo poggio sul suo mento, un modo implicito per ordinarle di non fare un solo passo in più.
«Perché dovrei venire con te dopo l’asta?» esordisco secca. Il tono è incisivo, voglio rigirare la situazione a mio favore.
Con il manico del coltello nella mano di Maeko.
«Pensi abbia bisogno di essere consolata?» la sfido, cercando di anticipare una sua eventuale risposta. È bene che sappia fin da subito che non sarò io la perdente lì dentro, quella che non avrà il coraggio di fare l’offerta più alta per l’oggetto più prezioso della collezione. Se ha intenzione di competere con me ha trovato pane per i suoi denti, può già mettersi l’animo in pace.
«Oppure vuoi semplicemente qualcuno che scaldi il tuo letto?» non c’è malizia, al contrario sono fredda.
Gelida come l’iceberg che respinge ed affonda il Titanic, l’orchestra che continua a suonare sarebbe la colonna sonora di quella piccola vittoria in caso.
«Un corpo con cui divertirti tra le lenzuola.» dico in un sussurro, ancora una volta privo di reale desiderio.
L’indice scende rapido, accarezza con leggerezza la gola fino a toccare lo sterno e preme.
Preme forte per spingerla indietro, allontanandola per non sentire più il suo opprimente respiro su di me.
Sulla pelle di Maeko.
«In ogni caso, tendo a mantenere le distanze….» infierisco sull’ultima parola, poi proseguo «….dagli amanti per una notte.» sottolineo il gesto con la frase completa, lasciando intendere che Maeko avrebbe accettato se solo fosse stata meno inopportuna.
Prima si bussa, si chiede permesso, infine si attende il via libera per entrare.

Inventario
Bacchetta (in tasca)

Heart-Attack (in borsa): È una scatolina di cartone a forma di cuore, facile anche da portare in tasca. All'apertura rilascia uno scoppio di coriandoli coloratissimi, a loro volta come cuoricini ritagliati; i coriandoli circonderanno chiunque sia vicino, creatura o umano, oscurando la visuale e bloccando per pochi minuti (un turno ongdr). Un elegante diversivo, utilizzabile una volta in Quest, dopodiché la scatola si ricarica da sé.

Maschera dell'Amor Celato (in borsa): Proveniente direttamente dal Carnevale di Venezia, l’oggetto è in preziosa ceramica. Si presenta come piccolo portachiavi, ad un colpo di bacchetta diventa una maschera più grande da indossare. Colui che la veste cambierà timbro della voce e risulterà completamente irriconoscibile agli occhi altrui, un'illusione lo farà apparire infatti come un enigmatico, perfetto sconosciuto. L'effetto dura dieci minuti (tre turni in Quest). Dopo l'utilizzo, la maschera torna portachiavi per un tempo di ricarica di un giorno.

Matita Lestorimedio (in borsa): Matita in legno di salice, decorata da una semplice scritta dorata che richiama il logo della Gazzetta del Profeta. All’estremità è dotata di una gomma molto delicata: se strofinata sulla pelle umana, può rimarginare – come cancellando – leggere ferite, ad es. piccoli tagli e scottature non estese (dito bruciato), abrasioni come sbucciature. Valida una volta in Quest / Eventi.

Candela Nutcracker (in borsa): L'intreccio profumato di ghirlanda natalizia, cespuglio farfallino, rametti di pino e di vischio; la nota arcigna del pungitopo, quella addolcita delle bacche rosse e l'essenza delle noci. Aroma fresco, dolce: evoca cinque soldatini-schiaccianoci, che risponderanno ai propri ordini (in Quest/Eventi due turni).

Collana "Scaglie di Ashwinder" (al collo): Creature notevolmente resistenti al fuoco, gli Ashwinder sono serpenti che nascono da fiamme magiche quando vengono lasciate bruciare senza sorveglianza. Sono creature poco offensive e pericolose, ma da non sottovalutare. Indossando questa collana, si amplifica la forza degli incantesimi di fuoco.
Arsenale Magico
Prima Casse (Completa)

Seconda Classe (Completa, incluso Orcolevitas/Monstrum)

Terza Classe: Reparo, Curo Venenum

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view post Posted on 11/3/2023, 21:58
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Vivienne Pierce



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Non fu per niente facile per rimanere concentrata sull’obiettivo. Era facile distrarsi e dimenticarsi che in quel momento non era Vivienne Pierce, soprattutto mentre guardava le sue compagne recitare e non partecipava attivamente all’azione. Ma ormai era ben decisa a partecipare all’asta e avrebbe dimostrato di esserne in grado. Una volta lì sarebbe stato tutto più complesso: a quel punto non ci sarebbe stata la possibilità di sbagliare - come magari poteva accadere ora -. Da una parte quel pensiero terrorizzava un po’ la Grifondoro, dall’altra quel brivido di paura la stava elettrizzando tantissimo. Sopratutto dopo essersi accorta che, dopo tutto, interpretare un personaggio diverso da se stessa era estremamente divertente.
Durante la loro “recita” nessuno dei Ministeriali fiatò. Viv non seppe come interpretare quella reazione. Forse anche in caso di errori imperdonabili non sarebbero state interrotte per vedere fino a dove sarebbero arrivate. Alla fine, quello che fecero alla fine della loro recita, fu completamente inaspettato. I tre, infatti, si avvicinano a loro con tutta l’intenzione di metterle alla prova. Viv capì subito che non poteva farsi sorprendere, doveva rimanere Joey Chapman. Tornò con lo sguardo su Helena/Myron, con la quale aveva appena finito di parlare, mentre Armie Allister si stava avvicinando a loro. Non fu per niente facile rimanere concentrati, vedendo l’affascinante uomo assumere una postura quasi grottesca, diversa da quella elegante mantenuta fin ora. Il lato positivo fu che diventò più facile per Vivienne non arrossire davanti allo sguardo di Armie. « Buonasera! » Rispose entusiasta, unendosi al saluto di Helena/Myron. Non sapeva bene quale personaggio stesse interpretando il ministeriale, inizialmente non seppe neanche se Joey poteva conoscerlo o meno. Ma vista l’indole aperta della Chapman, fu abbastanza convinta che il suo modo di porsi con lui sarebbe stato ugualmente aperto e solare. In un primo momento Vivienne ascoltò la conversazione dei due, concentrandosi per trovare un momento in cui partecipare: Joey non sembrava una che se ne stava zitta in disparte ad ascoltare. « Ah, quindi c’era un modo per scoprire quali sono i suoi obiettivi della serata! » Avrebbe commentato in risposta alle parole di Myron. La descrizione del set da toelettatura fu così precisa che Vivienne ebbe il dubbio che Helena parlasse di un oggetto reale. Lei non sapeva niente di arte, questo poteva essere un problema a cui doveva trovare una soluzione. Anche senza notare il suo sguardo eloquente nella sua direzione, Viv sarebbe comunque rimasta al gioco. « Ha usato la parola giusta: “se”. La cosa non sarà così scontata, giusto? » Alla fine della frase si rivolse stavolta ad Armie. Cercò di essere pungente, ma sempre mantenendo un tono divertito e un sorriso stampato in faccia. « La ricompensa include prestiti dalla sua collezione privata? » Il lavoro sembrava una cosa molto importante per Joey Chapman, dunque ogni occasione era buona per cercare di ottenere nuovi pezzi da esporre. Successivamente, Armie si rivolse direttamente a lei. Le sue parole sembravano un’allusione al suo avere le conoscenze giuste in quell’ambiente. Poteva avere senso, in quanto il file stesso sottolineava le numerose amicizie della ragazza. Rispondere a quella domanda non era banale: doveva chiedersi come Joey avrebbe interpretato quelle parole: come un complimento per il suo modo di lavorare? O la stava accusando di fare conoscenze solo per suo tornaconto personale? Forse si stava facendo troppe domande, Joey non sembrava una sulla difensiva, se le cose andavano per lei nel verso giusto perché avrebbe dovuto arrabbiarsi? « Oh, sicuro! Ma il vero segreto è non far arrabbiare le persone sbagliate. » Quelle parole le sembrarono un compromesso giusto, un mezzo segreto rivelato - l’uomo sembrava intenzionato a far sbilanciare entrambi su argomenti personali - ma una velata frecciatina a non far arrabbiare leo. « Non dica così, di sicuro sa come intrattenerci! » Avrebbe concluso, sorridendo di nuovo verso Armie.

Inventario
Becchetta (in tasca)

Pochette La pochette possiede una chiusura in ottone decorato a sbalzo e una piccola tracolla di stoffa o catenina d'ottone. All'interno è stato praticato un incantesimo di Estensione Irriconoscibile. Disponibile in varie fantasie. Misure: 30-35 cm c.a. di larghezza, 20 cm c.a. di altezza. Southampton, 1912 d.C. Copia. [Possibilità di contenere fino a 4 oggetti di medie dimensioni]

Carillon “Canto della Manticora” Nota per essere una pericolosissima creatura greca con la testa d'uomo, il corpo di leone e la coda di scorpione, si ritiene che essa canticchi dolcemente mentre divora la sua preda. Questo speciale carillon, se attivato, crea una barriera che funge come un'onda d’urto contro tutti gli incantesimi offensivi (tranne i proibiti) per un solo turno. Usabile 1 volta per Quest. (Nella pochette)

Sale Evanescente Boccette di sale colorato; lanciato, si espande come una nube che fa sparire immediatamente nel vuoto tutti gli oggetti non incantati di piccole e medie dimensioni, nell'arco di cinque metri. Dopo un'ora, gli oggetti ricompariranno. Non funziona su porte né su esseri viventi. Un utilizzo. (Nella pochette)

Detonatori Abbindolanti Sono piccoli oggetti dotati di zampette ondeggianti e di un corpo costituito da un bulboso clacson che, se lasciati cadere a terra, scappano via velocemente facendo un rumore assordante, seguito da una notevole fuoriuscita di fumo. Ottimo diversivo in caso di fuga. Distraggono l'avversario per 1 turno. (Nella pochette)

Nanosticca La nanosticca ti farà diventare alto poco più di 30 cm. (Non modifica la forza fisica/magica del pg, diminuisce solo le proporzioni del corpo. Dura un solo turno) (Nella pochette)

Catena della notte Collana viola scuro che rende il corpo più leggero e dona agilità nei movimenti, durante la notte si nota molto nell'oscurità. (al collo)

Bracciale "Snasi Fratelli" Gli snasi sono creature rinomatamente attratte da tutto ciò che luccica. Questo bracciale è stato creato seguendo i riti degli antichi maghi che traevano la forza e l’essenza delle creature sfruttando le loro ossa e membra per creare elaborati artefatti. La particolarità che lo caratterizza è che il bracciale è montato unendo tutti i più piccoli ossicini di due snasi fratelli, indossandolo si aumenta la propria audacia e fortuna. (al polso)

Bustino di Morgana Rigido e resistente agli urti, impreziosito da fili d'oro e crine di Unicorno che lo rendono elegante. Favorisce la concentrazione e protegge dai veleni. (Indossato)

Arsenale Magico
Prima Classe (Completa)
Seconda Classe (Completa)


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view post Posted on 30/3/2023, 11:00
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Il Fato

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Coventry, Gran Bretagna


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I granelli di sabbia, nell’immaginaria clessidra che scandisce il passare del tempo nella mente delle ragazze, cascano dall’alto incessantemente. Nulla ne perturba il moto costante. D’un tratto, però, un applauso si leva nel salotto e la quiete cessa, sostituita dallo scroscio delle mani che si uniscono tra loro.
In un certo senso, il cambio di rotta è paralizzante perché non era previsto, non con questo impeto. A guardare i sorrisi sui volti di Mr Allister, Drew e Rebecca invece, sembra proprio che il momento presente sia perfettamente in linea con il copione della giornata. E, a pensarci bene, è un’ottima notizia che l’esercitazione delle ragazze si sia conclusa con successo visto quello che li aspetta di lì a breve. Perché è questo che significa l’applauso, no? Che hanno avuto successo…
«Molto meglio». A parlare per primo è Mr Allister, la posa nuovamente composta, pronto a dare qualche dettaglio in più sull’esito della prova. «Nella prima parte dell’esercitazione, probabilmente perché faticavate a immaginare uno scenario di interazione reale e insieme a interpretare il “personaggio” a voi assegnato, c’è stata un po’ di confusione. Diciamo che avete evidenziato un po’ troppo alcune caratteristiche delle persone dei file: la rabbia di Joey Chapman, l’essere schiva e tagliente di Maeko Hasegawa e così vale anche per Myron Pancras e Rich Kerschbaumer che sanno muoversi con molta accuratezza nei contesti sociali, senza passare indiscriminatamente da un piatto all’altro come se fossero a una sagra di paese. Dovete ricordare che questi sono eventi per poche persone scelte e che le esagerazioni vanno contenute, mentre a prevalere è una certa etichetta. E tutti quattro e questi giovani lo sanno perché sono cresciuti in simili contesti, ne conoscono le dinamiche e sono consapevoli che l'apparenza è tutto. Uno sbaglio e il loro presente e futuro può cambiare radicalmente, in positivo ma anche e soprattutto in negativo. In questo ambiente sono tutti pronti a cogliere un tuo sbaglio e ad approfittare dell'occasione che si viene a creare a loro favore».
È Rebecca a intervenire a questo punto: «Ad esempio, Camille, sei stata molto brava a interpretare i tratti di spigolosità di Maeko rispetto alle mie avançes. Sei stata tagliente al punto giusto senza esagerare, errore che magari avevi commesso nell’esercitazione con le tue compagne» afferma con aria soddisfatta. «Tutti e tre noi —con un gesto della mano indica se stressa, Mr Allister e Drew— abbiamo avuto modo di interagire con i soggetti prima di proporveli. In particolare, io mi sono interfacciata con Maeko e ti assicuro che è proprio questo il genere di atteggiamento che la caratterizza in questi contesti. Sa essere molto sottile quando ha la consapevolezza di doversi trattenere, ma per questo non meno venefica nella sua apparente moderazione. Quindi, sei stata molto brava».
«Anche Phoebe è stata in gamba» subentra prontamente Drew, strizzando un occhio complice in direzione della studentessa. «Ad essere onesto, penso che sia stata bravissima sia quando ha preso in mano la situazione con quel discorso improvvisato —Mr Allister e Rebecca annuiscono in segno di approvazione— sia nel gestire le moine della moglie del Ministro austriaco che ho interpretato. Ha annusato un’opportunità, l’ha colta e ha continuato a gestirla con molta padronanza. Sono fiero di lei!»
Mr Allister non è tipo da tanti complimenti e, in un certo senso, non apprezza il fatto che i suoi colleghi si stiano profondendo in tante manfrine. Non vuole che le ragazze abbassino la guardia. Certo è che, messo alle strette, non può assumersi l’incarico di lasciare le ultime due studentesse nel dubbio di essere state da meno rispetto alle compagne.
«Siete andate bene anche voi» dice, schiarendosi la voce. «Avete mostrato una bella intesa e tenuto testa al borioso aristocratico che voleva a tutti i costi rivalersi con i suoi modi ostentati. Ottimo anche il rimando alle origini non nobili come forma di autoironia, molto da Pancras, e l’entusiasmo Champmaniano sempre sul filo del “non si sa mai come mi può girare”. Voi due potreste essere un’accoppiata interessante e potreste darvi manforte durante la serata… Il che potrebbe stimolare anche l’avvicinamento della Hasegawa. La gente potrebbe pensare che Maeko non sia d’accordo a vedere la sua amica in compagnia di un tipo come Pancras. Questo vi permetterebbe di interagire e di tenervi reciprocamente informate».
L’espressione riflessiva di Armie viene fugata dalle conferme dei colleghi, che sorreggono la sua tesi. A questo punto del gioco, sembra che tutti i tasselli siano pronti a incastrarsi.
«Bene… Direi che siamo pronti alle danze. Seguitemi al piano di sopra! Lì, berrete la pozione polisucco e indosserete gli abiti per l’evento pre-asta e per l’asta. Dopodiché raggiungeremo Armie e Drew al piano di sotto e ci organizzeremo per il viaggio».

A fare strada è Rebecca. La sua figura longilinea anticipa il corteo lungo la scalinata che conduce al primo piano dello squisito appartamento di Coventry. La carta da parati ha un particolare richiamo a piante magiche stilizzate, che rendono l’ambiente elegante e interessante. Viene da chiedersi se in questa casa non abiti un esperto botanico e se abbia fatto delle scoperte importanti per il mondo magico.
Nemmeno il tempo di riflettere troppo a lungo sulla questione che l’ultimo gradino è stato raggiunto e un andito si apre allo sguardo, consentendo l’accesso ad alcune camere. Rebecca conduce il gruppo verso la più grande. Al suo interno, uno spazioso letto matrimoniale sulla cui trapunta ecrù sono disposti alcuni eleganti abiti, ciascuno accompagnato da un'etichetta con il nome della persona che dovrà indossarlo e abbinato al relativo paio di scarpe.
«Adesso, arriva la parte peggiore. Alla vostra età, suppongo che nessuno di voi abbia ancora avuto a che fare con la polisucco, o almeno così mi auguro. Vi anticipo che non sarà un’esperienza piacevole né per il vostro palato né per il vostro corpo. Ecco perché a scuola la fanno apprendere un po’ più in là nel piano di studi. Dovete bere più che potete: questo renderà l’effetto della trasformazione più duraturo. E vi prego di trattenervi dal vomitare perché, altrimenti, sarete costrette a berla di nuovo proprio per la storia della durata della trasformazione. Il bagno è di là».
Con un gesto della mano, indica le porta socchiusa che svetta sulla parete sinistra della stanza. Certo, la presentazione non è delle migliori, ma in effetti Rebecca non può essere più sincera di così. Sulla toeletta al suo fianco, invero, che è a sua volta sovrastata da uno specchio, fanno (non proprio bella) mostra di sé quattro bicchieri contenenti una soluzione densa di un verde molto scuro che tutto dice fuorché “bevimi”. L’invito, ciononostante, è rivolto alle fanciulle e non c’è scorciatoia che tenga. Dovranno ingerirne il più possibile per affrontare le fasi successive della missione.

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MAEKO HASEGAWA (x)
Sfuggente, introversa, sospettosa. Non è incline ai rapporti sociali né ai rapporti umani in generale. Preferisce la solitudine e conduce una vita molto ritirata. Non ama avere bisogno degli altri e tende a tenere per sé i propri affari. Le sue relazioni si contano sulle dita di una mano, ma i contatti rimangono radi. Una delle poche amiche che si senta di chiamare tale è Joey Chapman.
Non è una persona che ama l'opulenza, ma non disdegna gli oggetti di valore. Ne possiede alcuni, presi alle aste che sono il suo debole. Ama, infatti, vincere e la sfida all'ultima offerta la entusiasma.
Il suo essere schiva porta spesso gli altri a credere che guardi dall'alto in basso le persone. Raramente parla con qualcuno di sua sponte e, quando sono gli altri a rivolgerle la parola, usa frasi brevi e taglienti —molto incisive— che mettono spesso l'interlocutore in difficoltà.
Veste sempre di nero. Non indossa mai gonne.

Ricordo
Maeko è in una minuscola libreria di Londra, dove vendono prime edizioni di libri spesso introvabili. Ha tra le mani una copia dalla copertina consunta, il cui titolo risulta illeggibile. Le dita lunghe e affusolate sfogliano le pagine con cura per non rovinarne la carta. Il proprietario della libreria si avvicina a lei per elogiare le caratteristiche del libro. Lei lo fulmina con lo sguardo.
«Non c'è bisogno di rendersi ridicolo in un luogo di così grande valore. Lo prendo».
DtZMexB
RICK KERSCHBAUMER (x)
Narcisista, arrivista, incapace di provare empatia per gli altri. Ha bisogno di essere il centro dell'attenzione e di riceverne continuamente, anche a costo di ferire chi finisce per provare qualcosa per lui. Si lascia alle spalle una scia di accoliti adoranti —amici o amanti— per i quali prova un trasporto solo nella misura in cui vuole tenerli legati a sé.
Gli piace apparire, dunque è sempre ben vestito, di solito con abiti sartoriali. Frequenta in pubblico soltanto compagnie scelte, che non lo facciano "sfigurare", perché la vanità gli impedisce di prediligere la qualità sull'apparenza.
Ha moltissime conoscenze, nessuna vera amicizia, eppure è circondato da persone che gli sono dedite e che farebbero qualsiasi cosa per lui, sebbene provino una sorta di rapporto di amore e odio nei suoi confronti.
È incapace di resistere agli oggetti di valore. Partecipa alle aste per combattere la noia e compie acquisti per riempire il vuoto che sente dentro e del quale non si spiega la natura.
Per certi versi, sa essere spietato con chiunque si metta sul suo cammino e gli impedisca di raggiungere i suoi obiettivi.
In società, è amabile con tutti e non c'è esponente dell'alta borghesia che non lo conosca, anche solo di nome. Tutti lo trovano un bel ragazzo con modi garbati e altamente promettente. Il suo fascino ammaliante riesce, infatti, ad avere presa anche sugli sconosciuti.

Ricordo
La figura di un uomo vestito dabbene, con un alto cappello a cilindro e un frac della miglior fattura, cattura la sua attenzione, spingendolo ad affrettare il passo. Una meravigliosa carrozza trainata da Abraxas si allontana, lasciando lo sconosciuto a ridosso di una villa dalla quale provengono le note di un pianoforte e il vociare sommesso di un'adunata festante.
«Buonasera, Sir Waldergrave» saluta con tono formale, puntellato da un tocco di reverenza.
Quello si volta nella sua direzione e lo osserva con curiosità, tentando di riconoscerlo. Rick accenna un inchino in segno di rispetto e gli porge la mano.
«Sono Rick Kerschbauerm. Al vostro servizio!»
Un attimo dopo, Waldergrave sta stringendo la sua mano con vigore. «Oh, il giovane Kerschbauerm! Ho sentito molto parlare di voi. È un piacere conoscervi, figliolo!»
«L'onore è tutto mio, ve lo assicuro. Era tale il desiderio di conoscere l'esimio sir Waldergrave che perdonerete la mia insolenza di presentarmi in questo modo, cogliendovi di sorpresa non appena disceso dalla carrozza».
Le sue parole corronono come miele, vezzeggiando le orecchie del vecchio. Quello è stato l'inizio dei giochi. Una presentazione che gli ha fruttato parecchi galeoni, amicizie di alto rango e una posizione migliore in società.

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MYRON PANCRAS (x)
Naturalmente gentile, esteta, ricco. È schiavo della bellezza in ogni sua forma. Ne rimane incantato come sotto l'effetto dell'Amortentia e l'immediata reazione è il bisogno di possederla. Che si tratti di una bella donna, di un oggetto di valore o di una situazione che rispecchia il culto dell'estetica, Myron passa all'azione ora con un inarrestabile corteggiamento, ora con l'apertura del portafoglio, ora con la sua immancabile partecipazione.
Ha una nomea discutibile nell'aristocrazia britannica, giacché viene visto come un parvenu. Nell'alta borghesia, invece, c'è qualche invidia e qualche dissapore circa il fatto che le sue smisurate possibilità economiche gli permettano di spadroneggiare alle aste.

Ricordo
Un banale giorno di sole può trasformarsi in un'incredibile opportunità, se giunge in un momento propizio. Quando il maggiordomo entra nello studio, annunciandogli che è stata indetta un'asta a Coventry, Myron converte la noia che lo ha assalito per tutta la mattinata in compiacimento. Riesce già ad immaginare l'ennesima vittoria e gli sguardi di disapprovazione dei membri dell'alta borghesia su di sé, dati dalla consapevolezza di essere rimasti indietro mentre lui prosegue con la sua scalata verso la vetta.
«Sei sempre molto prezioso, Peter. Ti ringrazio» risponde, rivolgendosi al maggiordomo. «Sappiamo qualche dettaglio in più?»
«Le mie fonti dicono che varrebbe la pena concentrarsi su un carillon molto antico e altrettanto prezioso, messo all'asta dalla famiglia Achard» confida con aria cospiratrice il servitore.
Un sorriso si apre sul bel volto del ragazzo. «Bene, Peter. Allora, il carillon sarà il prossimo oggetto della collezione» fa Myron con attitudine pensierosa. Poi, rivolge uno sguardo brillante che custodisce tacite promesse al maggiordomo. «Puoi andare adesso».
La porta si chiude. Myron si lascia andare ad un sospiro soddisfatto ad occhi chiusi e a un gemito, come di chi sia pronto ad accogliere un piacere carnale.
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JOEY CHAPMAN (x)
Allegra, solare, divertente. Joey è l'emblema dell'energia e dell'espressione artistica. È, infatti, una curatrice d'arte e si assicura sempre che le mostre da lei gestite abbiano quel non so che in grado di distinguerle dalle altre. Per questo, ama aggiungere pezzi di antiquariato o moderni che mettano in luce le opere attraverso contrasti e richiami.
Il suo difetto principale sono gli scoppi d'ira, che proprio non riesce a controllare. Emergono, di solito, quando non riesce a ottenere quello che vuole. La ragione è probabilmente collegabile all'essere cresciuta in un ambiente privo di affetto, dove le uniche attenzioni ricevute erano quelle materiali. Ha, quindi, sviluppato un attaccamento alle cose che si è trasformato in prepotenza.
Ha molte conoscenze e altrettante amicizie, ma non sempre queste diventano gestibili nel lungo periodo proprio a causa del carattere imprevedibile di Joey.

Ricordo
«MALEDIZIONE!» L'urlo attraversa le fondamenta dell'edificio, scuotendo le pareti che sorreggono i quadri e terrorizzando la ragazza che guarda il viso paonazzo e gli occhi furenti di Joey. «NON POSSO TOLLERARLO!»
Tiene i pugni stretti tirati indietro rispetto ai fianchi e il busto piegato in avanti. È palesemente fuori di sé.
«Joey, può succedere che-» dice la collega in un tentativo di placare l’ira. dell’altra, ma viene presto interrotta.
«No, non può succedere. Quel quadro è mio. Ho pagato per averlo. Non m'importa del rimborso. Doveva essere qui stasera per la mostra e LO VOGLIO QUI».
Nel parlare, raggiunge decibel che nessun essere umano avrebbe creduto possibile uscissero da una creaturina dall'aspetto tanto dolce. Invece, sembra che il color fiamma dei suoi capelli rappresenti un monito a chiunque pensi di lei che non sia in grado combattere le sue battaglie. «Non ci può ripensare all'ultimo momento. Non è professionale. QUEL QUADRO MI APPARTIENE.»
Si riferisce alla decisione improvvisa dell'artista di non consegnare il dipinto per la mostra, nonostante gli accordi presi e le conseguenze legali che ne sarebbero derivate. Joey non riesce a tollerarlo, nonostante si tratti di un quadro marginale che può sostituire con un altro di quelli presenti nel magazzino della galleria. Nonostante riceverà un risarcimento, oltre al rimborso.
La collega rinuncia a calmarla. È palesemente una causa persa.
Joey, infatti, continua a strillare e a tirare oggetti per un'altra ora consecutiva.

Buongiorno, ragazze!
Prova Polisucco: ciascuna di voi dovrà descrivere dettagliatamente l'esperienza del proprio personaggio con la trasformazione data dalla polisucco, compresi gli eventuali effetti collaterali come nausea, vomito, difficoltà a finire la pozione. Tutto ciò che conosciamo tramite film e libri, insomma, renderà più credibile questo passaggio. Ricordatevi che è un bel tassello da aggiungere al background del vostro personaggio, quindi divertitevi a giocarlo. Descrivete anche la reazione nel vedervi e nel sentirvi in un corpo diverso dal vostro, basandovi sullo specchio che ho posto sopra la toeletta.
Accanto al nome di ciascuno dei vostri personaggi, inoltre, trovate già l'outfit scelto per l'evento. Potete posizionarvi davanti al vestito che trovate sul letto (etichettato per l'occasione) e iniziare a vestirvi, se ritenete che il vostro PG si senta già pronto, oppure possiamo rimandare questa fase al prossimo post. Lascio libertà a voi. In ogni caso, fermatevi a questo e non andate oltre.

Phoebe
Proroghe: 1/3
Assenze: 3/3

Camille
Proroghe: 3/3
Assenze: 3/3

Helena
Proroghe: 3/3
Assenze: 3/3

Vivienne
Proroghe: 2/3
Assenze: 3/3

Proroghe di gruppo: 5/5

Nel caso di ritardi, vi chiedo di comunicarmeli anzitempo via MP.

Per qualsiasi necessità e/o chiarimento, rimango a vostra disposizione.

Scadenza: 5 Aprile

 
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view post Posted on 15/4/2023, 16:33
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Phoebe Halliwell



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Un glorioso scroscio di applausi si levò. E questo, non poté che indicare una cosa soltanto. Era appena arrivata la conferma tanto agognata. Le giovani attiviste ce l'avevano fatta: erano riuscite ad essere convincenti. Dal canto suo, la Corvonero non aveva smesso un attimo di rimuginare su quanto emerso durante quella seconda prova. Aveva ipotizzato, con una certa sicurezza, che Rick Kerschbaumer - il giovane uomo che doveva impersonare - avrebbe di certo colto l'occasione. Carpe diem, era una delle sue politiche preferite. Tanto più, se la ricompensa sarebbe stata - dal suo punto di vista - rappresentata da un po' di sano divertimento. Ma soprattutto, se questo gli avrebbe portato ulteriore notorietà. Ad un uomo così non sarebbe mai bastato. C'erano ottime probabilità che, in una circostanza come quella, il giovane Kerschbaumer avrebbe considerato il divertimento - dovuto alla compagnia di quella donna - ma anche il fatto che lei, in quanto moglie del Ministro Austriaco, avrebbe potuto - soddisfatta ed appagata dalla sua compagnia - mettere una buona parola su di lui con il marito. E questo - forse - gli avrebbe concesso di avere una chance in più di emergere ancora una volta. E lontano anche dal territorio britannico. Ad ogni modo, se quella donna si fosse presentata all'asta di quel giorno, non sarebbe stata un problema nel recupero del Carillon della dolce elfa Hespera. Era importante tenerne conto: fu a quel punto, che si formò il pensiero - nella mente della giovane Seguace di Priscilla - di doverne parlare con le altre - e... magari sì, l'avrebbe fatto più tardi. Ci teneva davvero tanto a metterle al corrente delle intenzioni di quella donna. La presenza di Margaret Finch - al party e all'asta - non era da escludere (come, in fondo, anche la possibilità che lei fosse un personaggio di spicco davvero esistente).
Phoebe si sentì davvero fiera. Fiera di come le cose stavano andando. Fiera di come erano state in grado di superare questo enorme scoglio. Le parole di Archie, Rebecca e Drew - soprattutto quelle di quest'ultimo - non fecero altro che inorgoglire anche lei. Da ciò che disse l'uomo, non mancò di trasparire in maniera evidente un certo orgoglio. In tutta risposta, la Halliwell si sentì felice. Il cuore era ricolmo di gioia. Ma, per quanto la felicità fosse tanta, Phoebe era pur sempre consapevole di non dover abbassare la guardia. Per nessuna ragione.
Si scoprì ad annuire. Le sembrò di aver ben inteso, in quel perciso istante, in cosa - lei e le altre - erano andate bene; e in cosa invece avevano sbagliato ed erano state carenti. A quel punto, il tutto le parve chiaro. Avevano esagerato. Aveva esagerato. Promise così a se stessa di non sbagliare. Non ancora. Non durante il pre-asta, né durante l'asta.
Qualche minuto dopo, insieme alle altre, Phoebe si ritrovò a seguire Rebecca, la Ministeriale, fino al piano di sopra. Si accorse, soltanto in quel momento, di quanto quell'appartamento fosse davvero particolare, elegante. Le immagini di alcune piante magiche sulla carta da parati abbellivano le pareti. Quelle quattro mura appartenevano forse ad un amante dell'Erbologia? Salito l'ultimo gradino della scalinata, finì nel mezzo di un andito; quel corridoio mbrava condurre a diverse camere. La Ministeriale invitò le ragazze a raggiungere quella più grande. Facendo il suo ingresso all'interno della camera, la Halliwell individuò presto un grande letto matrimoniale, sulla cui trapunta color ecrù erano adagiati alcuni abiti. Erano i vestiti che avrebbero dovuto indossare. Si voltò verso Rebecca. Ascoltò con attenzione le sue indicazioni. Alla parete sinistra, una porta socchiusa dava l'accesso ad un bagno. Sulla toeletta, accanto alla Ministeriale, erano stati lasciati quattro bicchieri contenenti la Pozione Polisucco: e, a quanto pareva, non sarebbe stato facile ingerire quel composto. Quanto poteva essere difficile, però? Le indicazioni erano chiare, ma c'era una cosa che tormentava la Corvonero. - Ehm, mi scusi... Quindi noi saremo Rick, Myron, Maeko e Joey - Si rivolse a Rebecca - ...E loro, che fine hanno fatto? Dove si trovano... adesso? - Non si aspettava una risposta: erano forse questioni che non le riguardavano, però lei non riuscì ad esimersi dal chiedere che fine - i tre Ministeriali - avessero fatto fare a quelle quattro figure dell'elité britannica. Prese ad accorciare le distanze con il letto. Si scoprì ad ammirare gli abiti. Erano di un'eleganza unica: parevano quasi scintillare nella loro fattura pregiata. Ciascuno di loro però portava un'etichetta, su cui vi era scritto il nome di chi avrebbe dovuto indossarlo. Camille, Helena, Vivienne. Phoebe, questo recitava la targhetta di uno di quegli abiti. Era un completo maschile di classe. L'attenzione della Corvonero ne fu subito catturata. Una giacca scura. Una camicia bianca, candida. Un papillon nero. Un fazzoletto di stoffa bianca già piegato. Una fascia nera. Pantaloni dello stesso colore della giacca. E un paio di eleganti scarpe scure, sul pavimento, a ridosso del bordo del letto. La mano destra prese a sfiorare il tessuto della giacca, era soffice. Phoebe, ecco, sì, quelli erano i pezzi che lei avrebbe dovuto indossare. - Hey, ragazze... - Riprese a parlare. Si rivolse alle sue tre compagne di missione. - Prima... Drew... Durante la prova, ha interpretato Margaret Finch. La moglie del Ministro Austriaco, Karl Winkler. - Proseguì. Quei nomi non le dicevano nulla: non era particolarmente informata sulla politica estera, né sulle personalità estere di rilievo. - È possibile che sia una persona davvero esistente. Da quel che ho capito, è una donna che viaggia spesso, per prendere parte ad un'infinità di aste, in tutto il mondo. Il suo interesse principale, però, non sono le aste, quanto piuttosto... beh, capito? - Inarcò un sopracciglio. Cercò nelle altre un segno d'intesa. Volle capire se avevano compreso quello che intendeva. - Ho creduto doveste saperlo. Insomma... Nel caso sarete voi, ad interagire con lei. C'è il Carillon di Hespera, da recuperare; ma, appunto, quella donna non sarà un problema, in questo. In ogni caso... - Continuò - Sembra che ci dobbiamo preparare - Sollevò appena il bavero della camicia. - Abiti e Pozione Polisucco - Da come il tutto era stato descritto, in particolare quello strano composto, forse era la cosa meno piacevole. Phoebe avrebbe sperimentato - dopo la Passaporta - anche la Pozione Polisucco: certo. E la sola idea appariva intrigante, tuttavia le parole di Rebecca le avevano fatto credere che poteva non essere un'esperienza così affascinante, così incantevole, come ci si sarebbe aspettato. Ma fino a che punto? Fino a che punto lei sarebbe riuscita a sopportare tutto quanto? Quello era il momento di provare la Pozione. Si diresse verso la toeletta, prese in mano il bicchiere che Rebecca aveva indicato per lei. Ne osservò con disgusto il contenuto: era un'insolita soluzione densa di colore verde scuro. L'aspetto faceva davvero schifo. Somigliava a del vomito, sì... del vomito. Sul serio dovevano bere quella roba? Non c'era un altro modo... meno vomitevole... per trasformarsi in una persona? In una persona specifica? Esitò. La Polisucco non sembrava per nulla invitante. Puzzava parecchio. Sospirò. Chiuse gli occhi per poi riaprirli. Guardò il suo riflesso allo specchio sopra la toeletta. In risposta, trovò uno sguardo allarmato. Si tappò il naso con la mancina. Cercò di farsi forza. Così, si avvicinò il bicchiere alle labbra e prese un sorso. Nel preciso istante in cui, quella sbobba prese a sfiorare le labbra e a far pizzicare il palato, una leggera sensazione di nausea s'impadronì di lei. Tossì. La Pozione Polisucco, non solo aveva un aspetto e un odore orribili, ma anche il sapore non era da meno. Vomitevole, come poche altre cose, portava quasi al bisogno di rimettere. Questo però non avrebbe dovuto impedire di continuare a bere - possibilmente senza vomitare. Bisognava bere tutta quella schifezza: ne andava delle tempistiche della sua efficacia, così aveva detto Rebecca. Questo, fu il pensiero che spinse la Bronzo-Blù a proseguire. Rabbrividì. Un brivido freddo corse lungo la schiena. Non voleva che quella missione fallisse; in cuor suo, ne aveva anche paura. Eppure, era ancora più terrorizzata dalla prospettiva di poterne essere proprio lei, la causa. Non se lo sarebbe mai perdonato. La presa sul bicchiere si fece più forte. La mano strinse ancora di più. Si tappò di nuovo il naso. Riportò il bicchiere alle labbra, prese un altro sorso, deglutì, provò di nuovo a tollerare quell'orribile sapore. Questa volta cercò di bere, per quanto fosse difficile, più pozione possibile: questo fino a quando la nausea non divenne più insopportabile. Lo stomaco era in subbuglio. Il corpo si ribellava con tutto se stesso. Il bisogno di rimettere si fece più forte. Il bicchiere - ormai quasi vuoto - venne posato sulla toeletta. Phoebe si resse al ripiano. Il cuore batteva forte. Provò a rilassarsi. Doveva vincere contro l'impellente bisogno di correre in bagno per vomitare. Riprese a guardare il suo riflesso allo specchio. Lo sguardo, che aveva incrociato poco prima, ora pareva ancora più allarmato. Occhi lucidi. Fronte aggrottata. La ragazza che aveva di fronte a sé non aveva alcuna intenzione di tornare a bere. Posò una mano all'altezza del ventre, mentre l'altra con il dorso copriva la bocca. No, non se la sentiva di continuare. Era troppo per lei. Ma, se non avesse bevuto tutta la Pozione, avrebbe messo a rischio la missione. E, per evitarlo, sarebbe stata costretta a bere di nuovo quella soluzione nauseante. Riprese in mano il bicchiere e cercò di bere il composto fino all'ultima goccia, provando a reprimere i conati di vomito ad ogni deglutizione. Solo quando lasciò di nuovo il bicchiere sulla toeletta, facendolo sbattere sul ripiano, si ritrovò di nuovo a reggersi su di esso. Le gambe parvero cedere. Il respiro si fece irregolare. Il cuore riprese a battere all'impazzata: le parve di aver corso per miglia e miglia, e di non essere riuscita ancora a raggiungere la meta. Le sembrò quasi come se il suo corpo si stesse gonfiando, come se si stesse ribellando a quella trasformazione. Osservò il bicchiere poggiato sulla toeletta. Il suo sguardo poi venne catturato dalle mani, posate lì accanto. Non era stata solo una sensazione: si stava davvero gonfiando. Le mani si erano arrossate ed esibivano alcuni grossi rigonfiamenti sulla pelle. Stavano prendendo una forma diversa da quella solita. Ora avevano un aspetto a metà strada tra quello originario e quello nuovo. Il dorso si allargava, le dita si allungavano. Sollevò lo sguardo. Ciò che i suoi occhi ebbero modo di incrociare allo specchio, questa volta, fu un volto deformato. Non era più quello di Phoebe Halliwell. Lo ricordava vagamente, per alcuni piccoli tratti. Incorniciato da corti capelli castani, appariva un volto allungato dalla pelle diafana. Sguardo truce. Zigomi alti. Guance incavate. Mascella volitiva. Lentamente, gli aspetti che ricordavano il volto di Phoebe svanirono. Piano piano, la ragazza non aveva più di fronte a sé il proprio viso, ma quello di un aitante - forse un po' ombroso - giovane uomo dell'aristocrazia britannica. Si portò le mani sul volto. Si tastò le guance. Stentava a riconoscersi. Era davvero diventata... Rick Kerschbaumer. Rimase come paralizzata. Anche le sue mani avevano un aspetto diverso. Parevano più grandi, le dite appena più affusolate. Le guardò per qualche secondo. Sì, con la magia si poteva fare pressoché qualunque cosa. Sorrise. Si portò poi una mano tra i capelli. Non erano più lunghi, adesso erano corti. Ed erano appena più scuri. Si allontanò appena dalla toeletta consentendo allo specchio di inquadrare in maniera totale il corpo. Collo appena allungato. Spalle cadenti. Fisico snello e slanciato. Era così strano avere un aspetto diverso.
Dopo la trasformazione, era stato il turno della vestizione. Superati i parecchi imbarazzi dovuti alla situazione, la Halliwell aveva ora indosso parte del completo. Camicia. Pantaloni. Fascia. Scarpe. Mancavano la giacca, il fazzoletto e il papillon. Sollevò il colletto della camicia e prese in mano il papillon. Lo fece stringere sul collo, sopra il colletto della camicia -che prontamente abbassò subito dopo. Poi indossò la giacca. Era così strano indossare quel completo, indossare un capo d'abbigliamento così diverso dai suoi soliti. Dentro la tasca sinistra, infine, inserì il fazzoletto. Era pronta. Sorrise divertita.

Inventario
Bacchetta (in tasca)

Bracciocchio (polso sx)
Bracciale "Snasi Fratelli" (polso sx)
Collana "Scaglie di Ashwinder"(al collo)
Anello "Tentacolo di Graphorn" (all'anulare sx)
Diadema di Veela

In borsa:

Fiala di Intruglio Confondente(x1)
Fiala di Pozione Mors Aparentis(x1)
Fiala di Pozione Rinvigorente(x1)

Nanosticca(x1)
Aerosticca(x1)
Polvere Buiopesto Peruviana(x1)
Sacchetto di Cioccoli Noccioli
Sacchetto di Piperille


Arsenale Magico
Prima Casse (Completa)

Seconda Classe (Completa, escluso Orcolevitas/Monstrum)

Terza Classe: (Completa, esclusi di Proibiti) + Commuto, Floriscus, Folium, Semen

Quarta Classe: Vegetatio

Ravenclaw Prefect | 17 y.o

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Proroga di gruppo concessa dal Master.
 
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view post Posted on 15/4/2023, 19:04
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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Camille Donovan



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A quanto pare ci siamo riuscite, la prova si è conclusa positivamente per tutte noi. A dimostrazione di ciò, gli applausi ed i complimenti dei ministeriali ci investono come una dolce melodia. Questione di finezze, di ammorbidire un po’ alcuni tratti dominanti del carattere che abbiamo frainteso. Dettegli che se non curati, o dati per scontati, potrebbero ritorcersi contro di noi in ogni momento al party. Aver oltrepassato questo piccolo traguardo però non implica abbassare la guardia, è proprio ora che siamo chiamate a dare il meglio di noi stesse e Rebecca ce lo ricorda. Ci invita a seguirla al piano superiore, dove di lì a breve ci trasformeremo in quelle figure viste finora solo nelle foto inserite nei dossier.
Un brivido mi solca la schiena al pensiero, se da un lato può sembrare ludico come recarsi ad una festa di Carnevale, dall’altro crea un certo turbamento entrare così a gamba tesa nella vita di qualcun altro e prenderne il posto senza permesso. Tali pensieri mi trapassano rapidi la mente mentre imbocchiamo le scale, a riscuotermi e a riportarmi con i piedi per terra è Viv
«Concordo.» rispondo seria. Può suonare banale, ma non lo sarà «Magari possiamo incontrarci in luoghi comuni e più o meno tranquilli, in un angolo appartato del buffet oppure alla toilette ad esempio.» butto lì come proposta. La parte difficile sarà comunicarci il quando, far intendere che siamo in possesso d’informazioni utili e c’è urgenza di rivelarle alle altre.
Annuisco decisa anche alle parole di Phoebe, facendole intendere di aver compreso e che vi presterò la dovuta attenzione in caso si presentasse. Infine prendo atto delle ultime istruzioni che ci fornisce la nostra accompagnatrice, con la chiara intenzione di eseguirle alla lettera.
Accetto quindi il bicchiere di Polisucco destinato a me e che mi viene gentilmente porto, storcendo il naso per il disgustoso odore che emana. Non è poi così entusiasmante l’idea d’ingerire qualcosa di verdognolo come il fango, soprattutto dopo le premesse poco lusinghiere di Rebecca. Ora, davanti a quel mobile da toeletta, resta una sola cosa da fare.
«Alla salute!» faccio eco a Viv.
Tre, due, uno, caliamo questa maschera.
Mi faccio coraggio, occludo le narici pinzandole con prepotenza tra il pollice e l’indice, nella speranza di limitare i danni. Porto la pozione alle labbra, già al primo sorso rischio di vomitare anche l’anima. L’effetto collaterale preannunciato, mio malgrado, si palesa immediatamente, senza concedermi del tempo per prepararmi psicologicamente. Finisco di deglutire con fatica, con la stessa testardaggine con cui proverei ad indossare dei jeans troppo stretti. Mi trattengo il più possibile dal rimettere, attendo che il violento conato passi serrando i denti e nel mentre rifletto su come affrontare il passo successivo.
Sono codarda se l’unico desiderio che ho è vuotarla nello scarico del vicino bagno? Oppure annaffiarci qualche pianta sparsa per la casa? Probabilmente sì, lo ammetto senza vergogna. Sono convinta che andando avanti sarà peggio, non so se reggerò, ma mi auguro di cuore di sì.
Per quanto la prova sia dura non devo mollare, non è da me.
Un respiro profondo e ne assimilo un secondo sorso – ben più abbondante –, il corpo si ribella capriccioso con ogni sua fibra. Mi piego in due, la mancina istintivamente agguanta la superficie lignea in cerca di un sostegno fisico, le nocche sbiancano di conseguenza. La destra invece stringe con urgenza il bicchiere in modo da tenerlo dritto, onde evitare di rovesciare la pozione in caso di spasmi involontari. Non voglio espellerne nemmeno una goccia, significherebbe prolungare il calvario più del necessario.
Di tutt’altra opinione è il mio stomaco, che si contorce senza tregua come un gomitolo ingarbugliato di vermicoli.
“Devi resistere, inutile che ti ribelli”, gli rispondo piccata.
Un altro sorso e un altro ancora, con lo stesso ritmo il ventre è come se venisse colpito da una serie di ganci da boxeur e io, nell’angolo, subisco la sconfitta in silenzio e con le lacrime a pungolare per sgorgare. Infine come un’oasi nel deserto finalmente vedo il fondo, vitreo e leggermente appannato dall’alone appiccicoso che lo incrosta. L’ultimo sforzo mi ripaga, almeno lo spero vivamente. Piano piano la nausea diminuisce fino a svanire, dando spazio ad uno strano formicolio che pervade ogni lembo di pelle. Non è doloroso, ma mi chiedo comunque se una delle conseguenze dell’intruglio sia lo scuoiamento, una vera e propria muta, giusto per aggiungere altro sadismo al gioco. Le forme del petto e dei fianchi intanto si riplasmano, lo percepisco da come gli abiti mi calzano diversamente e, per un istante, mi crea un pizzico di disagio. La testa e la nuca formicolano, segno che i capelli ridefiniscono la loro lunghezza. Comincio ad immaginare il nuovo aspetto, a riflettere su come apparirò agli occhi degli altri.
Sollevo lo sguardo, lo fisso come chiodi nello specchio davanti a me per scoprire il risultato. Il riflesso che vedo non mi appartiene, non solitamente: la pelle è più pallida, i lineamenti sono più affilati, il volto è incorniciato da una setosa chioma corvina. Curiose, le dita sfiorano delicatamente la mandibola, cercano di capire se sono sempre io quella all’interno di quell’involucro di carne ed ossa. Giocherellano con una ciocca ribelle, per abituarsi al nuovo taglio ed al colore così cupo. La caratteristica peculiare, però, sono gli occhi leggermente a mandorla.
«Oh Merlino!» mi lascio sfuggire, uno slancio di pura incredulità si fa largo nella mia voce. Interpretare un’estranea è già di per sé destabilizzante, spogliarsi della propria personalità in favore di una nuova – oltretutto agli antipodi rispetto alla mia – non è facile. Non si tratta stupidamente di travestirsi, di mettersi una parrucca e qualcosa di sgargiante, ma assumere concretamente l’aspetto di un’altra persona ed è semplicemente scioccante. Ora sono Maeko, o almeno un suo perfetto clone che fingerà di essere lei senza lasciare dubbi all’interlocutore. La responsabilità di non farmi scoprire si fa più pressante, dovrò essere brava a trarre in inganno. Ancora sovrappensiero, stacco le iridi dal vetro dello specchio e poggio il bicchiere ormai vuoto sul ripiano. Prendo confidenza con Maeko, cerco di abituarmi a lei, al non essere me stessa per un giorno – ed al turbinio di sensazioni contrastanti che ciò mi provoca – mentre lascio spazio alle mie compagne e mi dirigo verso il letto. Con tutta onestà non so se in futuro accetterò ancora d’ingurgitare la Polisucco, lo spaesamento – questo è termine giusto – che sto provando grida di no, l’unica soluzione sarebbe mettermi alle strette ed obbligarmi con la forza. Oppure potrebbe assuefarmi se ne scopro il lato divertente, chi può saperlo. Qualcuno ne ha mai abusato fino a dimenticare chi fosse? Domande sciocche che mi pongo e faccio in fretta ad ignorare.
Lì, sulla coperta ecrù, mi attende il vestito scelto per la serata. Nero, un colore che normalmente non mi si addice, preferisco le tonalità calde, che fanno risaltare il rosa acceso delle guance. In compenso dona alle sfumature diafane di Maeko, rende giustizia al sua alterigia.
In un paio di minuti lo infilo, con le dita assottiglio eventuali pieghe ed eccomi qui, pronta a partire.

Inventario
Bacchetta (in tasca)

Heart-Attack (in borsa): È una scatolina di cartone a forma di cuore, facile anche da portare in tasca. All'apertura rilascia uno scoppio di coriandoli coloratissimi, a loro volta come cuoricini ritagliati; i coriandoli circonderanno chiunque sia vicino, creatura o umano, oscurando la visuale e bloccando per pochi minuti (un turno ongdr). Un elegante diversivo, utilizzabile una volta in Quest, dopodiché la scatola si ricarica da sé.

Maschera dell'Amor Celato (in borsa): Proveniente direttamente dal Carnevale di Venezia, l’oggetto è in preziosa ceramica. Si presenta come piccolo portachiavi, ad un colpo di bacchetta diventa una maschera più grande da indossare. Colui che la veste cambierà timbro della voce e risulterà completamente irriconoscibile agli occhi altrui, un'illusione lo farà apparire infatti come un enigmatico, perfetto sconosciuto. L'effetto dura dieci minuti (tre turni in Quest). Dopo l'utilizzo, la maschera torna portachiavi per un tempo di ricarica di un giorno.

Matita Lestorimedio (in borsa): Matita in legno di salice, decorata da una semplice scritta dorata che richiama il logo della Gazzetta del Profeta. All’estremità è dotata di una gomma molto delicata: se strofinata sulla pelle umana, può rimarginare – come cancellando – leggere ferite, ad es. piccoli tagli e scottature non estese (dito bruciato), abrasioni come sbucciature. Valida una volta in Quest / Eventi.

Candela Nutcracker (in borsa): L'intreccio profumato di ghirlanda natalizia, cespuglio farfallino, rametti di pino e di vischio; la nota arcigna del pungitopo, quella addolcita delle bacche rosse e l'essenza delle noci. Aroma fresco, dolce: evoca cinque soldatini-schiaccianoci, che risponderanno ai propri ordini (in Quest/Eventi due turni).

Collana "Scaglie di Ashwinder" (al collo): Creature notevolmente resistenti al fuoco, gli Ashwinder sono serpenti che nascono da fiamme magiche quando vengono lasciate bruciare senza sorveglianza. Sono creature poco offensive e pericolose, ma da non sottovalutare. Indossando questa collana, si amplifica la forza degli incantesimi di fuoco.
Arsenale Magico
Prima Casse (Completa)

Seconda Classe (Completa, incluso Orcolevitas/Monstrum)

Terza Classe: Reparo, Curo Venenum

Hufflepuff Prefect | 15 y.o

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Proroga di gruppo concessa dal Master :flower:
 
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view post Posted on 15/4/2023, 20:14
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Vivienne Pierce



ps: 169 pc: 88 pm: 123 pe: 10.5

Finalmente, dopo un tempo che le sembrò infinito, la loro prova si concluse con un applauso. Vivienne si accorse solo in quel momento di quanto i suoi muscoli fossero tesi, così il rilassò e si concesse un sorriso. Ascoltò con attenzione le considerazioni dei tre adulti, riconoscendo che le loro osservazioni erano tutte corrette e che le potevano essere di grande aiuto per interpretare la parte. La verità era che riuscire a impersonare un estraneo con solo poche ore di anticipo non era per niente banale; se voleva fare le cose per bene non doveva distrarsi neanche per un secondo. Vivienne oscillava tra l’entusiasmo più assoluto - era divertente fingere di essere un’altra persona - al terrore di venire scoperta, di fatto stavano rubando l’identità di tre persone ignare di tutto. Quando Armie si rivolse a lei, ascoltò attentamente, pronta ad assorbire le sue parole come una spugna. Dopo il suo commento riguardo alla sua accoppiata con Myron/Helena, Viv girò lo sguardo verso quest’ultima, rivolgendole un piccolo cenno di assenso con il capo, come a suggellare quella nuova alleanza. Quando furono avvisate che era ora di andarsi a preparare, Viv sentì un brivido freddo lungo la schiena, stava veramente per succedere. Seguì Rebecca su per le scale, osservando estasiata le decorazioni floreali lungo le pareti. Chissà di chi era quella casa così finemente decorata? Forse qualcuno che sarebbe venuto all’asta con loro? Per quanto fosse un pensiero interessante, Viv si rimproverò per la distrazione, la sua testa doveva essere concentrata su Joey Chapman e sul Carillon. « Mr. Allister ha ragione, dobbiamo aggiornarci di tanto in tanto, ma dobbiamo essere discrete. Facciamo come ha detto lui, troviamo delle scuse per interagire tra noi, magari dovremmo trovare qualche messaggio in codice. » Bisbigliò alle altre, mentre continuava a salire i gradini. A pensarci bene sembrava un gioco di spie, e in effetti lo era, solo che oltre ad essere infiltrati, erano anche sotto copertura. Gli occhi di Vivienne furono subito attirati dai tessuti appoggiati sul letto, due maschili e due femminili, sembravano tutti belli e di qualità. Intanto ascoltava le informazioni di Phoebe, tutto era importante considerato quello che dovevano fare. « Secondo me la cosa più difficile sarà capire chi dobbiamo far finta di conoscere e chi no. » Ma i loro discorsi furono quando Rebecca cominciò a parlare. Le sue parole non riuscirono ad incoraggiarla come previsto. Cioè, l'idea di usare la pozione Polisucco era emozionante, ma non aveva pensato che potesse essere una cosa dolorosa. Si morse il labbro mentre si girava verso le proprie compagne. Nel suo sguardo traspariva un po' di preoccupazione, voleva vedere se era l'unica ad averla. Comunque non avrebbe detto nulla: aveva detto sì e non era da lei rimangiarsi la parola data. Aspettò la fine del discorso della donna prima di incamminarsi verso il bagno. I quattro bicchieri erano lì ad attenderle. L'aspetto non era invitante per nulla, se il sapore rispecchiava quell'apparenza, non sarebbe stato facile mandare giù la pozione. Aspettò che Rebecca le passasse il suo bicchiere - ci mancava solo che bevesse quello sbagliato - e lo prese in mano. In un primo momento fu tentata di portarlo al naso per analizzarne l’odore, ma a metà strada cambiò idea: se poi avesse scoperto che anche questo fosse disgustoso, sarebbe stato tutto ancora più difficile. « Alla salute? » Cercò di ironizzare, alzando leggermente il bicchiere a mo' di brindisi. Intanto si guardò intorno, notando che le sue compagne sembravano più o meno nella sua stessa situazione, stavano cercando il coraggio per mandare giù quell’intruglio. Con la mano libera si tappò il naso, con la destra avvicinò il bicchiere alla bocca e bevve. Considerata la quantità abbondante di liquido, Vivienne cercò di buttar giù tutto quello che poteva. Ma al secondo sorso allontanò il bicchiere dalla bocca. Nonostante avesse cercato di ingoiare prima ancora di sentire il sapore del liquido, il disgusto fu così immediato che non potè essere evitato. Non sapeva neanche a cosa poterlo paragonare perché non aveva mai bevuto niente di simile. Ebbe il desiderio di bere qualsiasi altra cosa per eliminare quel sapore dalla sua bocca. In un secondo quella sensazione diventò nausea e voglia di vomitare. La mano che fino a quel momento era occupata a tapparsi le narici corse a coprire la bocca, cercando di contenere il conato di vomito che risentiva su per la gola. No, non poteva vomitare. Con un coraggio che non credeva di possedere bloccò il conato ingoiando tutto quello che stava tornando su. Vivienne voleva finire il prima possibile, ma il suo corpo non ce la faceva ad accettare quel liquido in grandi quantità. Riuscì a stento a bere un altro sorso. Tra un sorso e l’altro doveva costantemente ingoiare saliva per bloccare i conati di vomito. Un altro sorso ancora. Viv vide il contenuto del bicchiere più che dimezzato e fu lì che ritrovò la motivazione per andare avanti. Le mancava solo un ultimo sforzo. Le servirono altri due giri e altrettante lotte contro il vomito prima di riuscire a svuotare il bicchiere. Il senso di trionfo per avercela fatta non riuscì a sconfiggere la nausea che intanto aveva raggiunto livelli importanti. Lo sguardo cadde sul lavandino, sarebbe bastato avvicinarsi e sporgersi verso il basso, era sicura che il resto sarebbe venuto da se e quella sensazione sarebbe sparita. Ma sapeva che non poteva farlo. Appoggiò il bicchiere sulla prima superficie a portata di mano, strinse a pugno le mani e continuò ad ingoiare saliva. Poi qualcosa accadde e sentì il suo corpo in fermento. Qualcosa dentro di lei stava combattendo, non era doloroso, era più un formicolio diffuso che riusciva a sentire dalla testa alla punta dei piedi. Si guardò le mani e le vide deformarsi davanti ai loro occhi. Non riuscì a trattenere un gemito spaventato mentre si guardava intorno. Così constatò di non essere l’unica in quella condizione. La pelle delle sue compagne di avventura sembrava ribollire, mentre crescevano in altezza, i capelli si accorciavano e cambiavano colore. Stava succedendo la stessa cosa anche a lei? Con la mano andò a tastarli, constatando che avevano perso la loro lunghezza, la frangetta era sparita. Improvvisamente si sentì diversa, come se l’avessero costretta ad indossare un costume ingombrante con cui non sapeva muoversi. Si posizionò davanti al primo specchio che riuscì a trovare e vide i grandi occhi di Joey Chapman che la stavano fissando. Mosse un braccio, constatando che fosse proprio lei la ragazza dai capelli rossi che vedeva allo specchio. Brividi di eccitazione la percorsero, si era davvero trasformata in un’altra persona! Dimenticò la responsabilità e la paura: quello che stava vivendo era un figata pazzesca! Iniziò a muovere spalle e braccia, come a voler sciogliere i muscoli, accompagnandoli a movimenti rotatori della testa. Voleva prendere coscienza del suo nuovo corpo, essere in grado di controllarlo. Ancora una volta si guardò le mani, ora completamente trasformate. Era così strano che una cosa così standard come le dita potessero cambiare così tanto da persona a persona. Spostò gli occhi sulle compagne, anche loro ormai trasformate. Fu strano pensare di essere sempre in compagnia di Helena, Phoebe e Camille, sembrava piuttosto che tre estranei avessero preso il loro posto. « È tutto così assurdo! » Si lasciò sfuggire, mentre metteva una mano tra i suoi nuovi capelli. Seguendo le indicazioni di Rebecca si diresse verso il letto, dove quattro cartellini indicavano i quattro diversi abiti. Il suo era meraviglioso, i colori freddi della gonna avrebbero creato un contrasto perfetto con la sua capigliatura rosso fuoco. Ormai impaziente iniziò a vestirsi. Fu strano iniziare a spogliarsi sapendo che il corpo che aveva non era veramente il suo. La turbò pensare di star violando l’intimità di una persona. Cercando di non guardarsi intorno si vestì in fretta. Il cuore prese a batterle forte, ora le cose stavano per diventare serie.

Inventario
Becchetta (in tasca)

Pochette La pochette possiede una chiusura in ottone decorato a sbalzo e una piccola tracolla di stoffa o catenina d'ottone. All'interno è stato praticato un incantesimo di Estensione Irriconoscibile. Disponibile in varie fantasie. Misure: 30-35 cm c.a. di larghezza, 20 cm c.a. di altezza. Southampton, 1912 d.C. Copia. [Possibilità di contenere fino a 4 oggetti di medie dimensioni]

Carillon “Canto della Manticora” Nota per essere una pericolosissima creatura greca con la testa d'uomo, il corpo di leone e la coda di scorpione, si ritiene che essa canticchi dolcemente mentre divora la sua preda. Questo speciale carillon, se attivato, crea una barriera che funge come un'onda d’urto contro tutti gli incantesimi offensivi (tranne i proibiti) per un solo turno. Usabile 1 volta per Quest. (Nella pochette)

Sale Evanescente Boccette di sale colorato; lanciato, si espande come una nube che fa sparire immediatamente nel vuoto tutti gli oggetti non incantati di piccole e medie dimensioni, nell'arco di cinque metri. Dopo un'ora, gli oggetti ricompariranno. Non funziona su porte né su esseri viventi. Un utilizzo. (Nella pochette)

Detonatori Abbindolanti Sono piccoli oggetti dotati di zampette ondeggianti e di un corpo costituito da un bulboso clacson che, se lasciati cadere a terra, scappano via velocemente facendo un rumore assordante, seguito da una notevole fuoriuscita di fumo. Ottimo diversivo in caso di fuga. Distraggono l'avversario per 1 turno. (Nella pochette)

Nanosticca La nanosticca ti farà diventare alto poco più di 30 cm. (Non modifica la forza fisica/magica del pg, diminuisce solo le proporzioni del corpo. Dura un solo turno) (Nella pochette)

Catena della notte Collana viola scuro che rende il corpo più leggero e dona agilità nei movimenti, durante la notte si nota molto nell'oscurità. (al collo)

Bracciale "Snasi Fratelli" Gli snasi sono creature rinomatamente attratte da tutto ciò che luccica. Questo bracciale è stato creato seguendo i riti degli antichi maghi che traevano la forza e l’essenza delle creature sfruttando le loro ossa e membra per creare elaborati artefatti. La particolarità che lo caratterizza è che il bracciale è montato unendo tutti i più piccoli ossicini di due snasi fratelli, indossandolo si aumenta la propria audacia e fortuna. (al polso)

Bustino di Morgana Rigido e resistente agli urti, impreziosito da fili d'oro e crine di Unicorno che lo rendono elegante. Favorisce la concentrazione e protegge dai veleni. (Indossato)

Arsenale Magico
Prima Classe (Completa)
Seconda Classe (Completa)


Gryffindor Prefect | 15 y.o

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No rain, No flowers

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Helena S. Whisperwind
Tassorosso | 12 anni | I anno

Hel
Nel momento in cui lo scroscio di mani che battono pervade la stanza, e i sorrisi di Allister, Drew, e Rebecca ci osservano con soddisfazione, la tensione si scioglie e l’atmosfera si fa rassicurante.
Abbiamo superato un primo importante gradino: rilasso le spalle ed espiro sollevata, incrociando gli sguardi delle ragazze ed esprimendo col mio ammirazione e gioia.
Mr. Allister poi prende improvvisamente parola. Ascolto con attenzione perché inizia a spiegarci come comportarci, cosa evitare, a cosa fare attenzione.
“Sii discreta, mostrati elegante, resta composta ed evita gli eccessi” mi ripeto, mentalmente. Rifletto sulle parole del giovane ministeriale. Dopotutto oltre la questione del carillon di Hespera ho un’altra grossa, grossissima responsabilità: la sorte e la reputazione di Myron Pancras. Non ci avevo pensato prima e me ne rendo conto soltanto ora. Non posso permettermi di buttare all’aria la sua vita sociale e la sua reputazione comportandomi come una persona ineducata e maldestra: “uno sbaglio e il loro presente e futuro può cambiare radicalmente”.
Ascolto poi le parole positive che Rebecca e Drew rivolgono rispettivamente a Camille e Phoebe e annuisco unendomi ai complimenti a loro riservati.
Sulla mia interpretazione e su quella di Vivienne, arriva poi il commento di Armie, che ascolto con estrema attenzione e che mi porta ben presto a rivolgere alla Grifondoro un occhiolino in segno di intesa. Joey potrebbe essere un’interessante alleata, lo appunto mentalmente.

Concluse le ultime considerazioni e segnalazioni, veniamo catapultate direttamente verso lo step successivo, sicuramente il più impattante da un punto di vista sensoriale ed emotivo: la Polisucco e la trasformazione.
Seguiamo Rebecca su per le scale, dove una particolare carta da parati mi incanta e mi fa venire voglia di averne una simile in casa. Apro bocca per condividere il mio apprezzamento ma Vivienne, fortunatamente, mi anticipa. «Hai ragione, Viv, dovremmo. Un possibile messaggio in codice, per intendere che abbiamo bisogno di parlare in privato o che abbiamo scoperto qualcosa di interessante, potrebbe essere “Posso offrirle da bere?”» La prima cosa che mi era venuta in mente, tanto per restare a tema Polisucco. «La zona del rinfresco potrebbe essere un comodo punto d’incontro per tenerci aggiornate».
Una volta dentro la stanza da letto, mi dirigo senza pensarci troppo verso il primo abito maschile che mi capita a tiro, casualmente proprio quello che porta sull’etichetta il nome di Myron Pancras. Lancio uno sguardo ammirato al meraviglioso vestito destinato a Joey e torno ad osservare quello che sarà il mio. Sfioro la bella cravatta di seta color argento, dello stesso tessuto del gilet. È davvero molto elegante e di ottima manifattura, decisamente perfetto per una persona che non bada a spese.
Ascolto le considerazioni di Phoebe riguardo una certa Margaret Finch, moglie del Ministro Austriaco Karl Winkler, e anche qui annuisco con un mezzo sorriso, captando il significato di quel sopracciglio inarcato.
Le parole di Rebecca però mi riportano bruscamente coi piedi per terra e preannunciano l’avvicinarsi di un momento cruciale e di sicuro poco piacevole. Seguo la sua mano con lo sguardo e mi avvicino alla toeletta su cui sono posati quattro bicchieri contenenti un liquido denso e dal pessimo aspetto.
Deglutisco, quasi già percependo il saporaccio di quello strano intruglio. Titubante, afferro con la lentezza di un bradipo il bicchiere a me destinato, facendolo poi incontrare con quelli delle altre ragazze: «Alla salute!».
Guardo Rebecca con espressione languida, quasi a chiedere aiuto, poi osservo il liquido verde scuro. Probabilmente l’acquitrino dello stagno più putrescente della contea non sarebbe comunque stato così disgustoso. E mentre mi chiedo cosa mai potrebbe esserci dentro per conferirgli un aspetto e un odore così repellenti, lo avvicino alle labbra e in velocità ingurgito un grande sorso, senza aspettare a trovare la risposta.
Al solo contatto della pozione con la punta della lingua il mio stomaco si lamenta, obbligandomi a portare il busto in avanti in un atto involontario e disgustato. Sento quel saporaccio che mi ha invaso la bocca e l’ha resa amara, diffondersi giù fino alle mie interiora e farle vibrare, come impazzite. “Come posso sentire un sapore nello stomaco?” mi domando, nauseata. Osservo il bicchiere e con grande delusione noto che ne restano ancora due terzi.
«Ma chi me l’ha fatto fare…» mormoro tra me e me, non tanto perché lo penso davvero (so bene quanto sia importante recuperare quel carillon e voglio assolutamente aiutare Hespera), quanto piuttosto per “godere” della funzione catartica della lamentela.
Forza.
Mi tappo il naso, come facevo da bambina quando tosse e influenza non mi facevano dormire e mia madre mi obbligava -giustamente- a ingurgitare dello sciroppo per calmare i sintomi. Osservo la Polisucco e rimpiango quel sapore di lampone e banana e quell’innocente colore beige-grigiastro, che all’epoca mi sembravano quanto di più disgustoso potessi mai assumere.
“Ah! Dolce, giovane Helenina, cosa ti toccherà fare!”
Sorrido mesta alla me del passato e decido di riprendere in mano la situazione, riavvicinando il bicchiere alle labbra con la mano libera.
Col naso tappato, smetto di respirare. Probabilmente sarà l’istinto di sopravvivenza ad obbligarmi a cercare aria con la bocca e sarà lì che dovrà auto-fregarmi e ingurgitare quello schifo. E via, un altro grande sorso. Libero il naso subito dopo, ma lo faccio troppo velocemente e percepisco chiaramente il retrogusto amaro, aspro, putrido, indecente della pozione. Mi lascio andare atterrando seduta sul bordo del letto, con un’espressione contorta e lacrimante. Sento il liquido denso risalire lungo l’esofago. È lì, sta per venire fuori.
Non farei in tempo a correre al bagno perciò afferro la prima cosa che mi capita a tiro -un vaso di fiori, forse- e porto l’estremità alla bocca.
Lo stomaco si contorce in uno spasmo e io strizzo gli occhi per non vedere quello schifo.
NO!
Fermati.
Rilassati.
Puoi controllarlo.
Come quella volta con Casey, quando hai ingurgitato una manciata di Gelatine TuttiGusti+1 convinta fossero deliziosi bonbon e invece le ultime sapevano di pepe nero e uovo marcio.
Respira.
Mi dò qualche secondo per calmare l’istinto e riapro gli occhi. Miracolosamente il bicchiere è intatto e contiene ancora un terzo della pozione. “Non stai bevendo un intruglio di fango, alghe, capelli e insetti morti, è una cioccolata calda. Ed è verde perché è aromatizzata alla menta.” Riprendo la bevanda demoniaca “Cioccolata alla menta”.
Tappo nuovamente il naso e procedo con l’ultimo round dell’auto-tortura.
“Menta e cioccolato!”
Di nuovo, sale un conato, possibilmente più forte del primo.
«NO!»
Mi tappo la bocca e mentre lo sento nella gola, deglutisco con forza e con un balzo scatto in avanti, in piedi. Mossa azzardata, che mi porta un forte giramento di testa, ma si rivela utile per il mio scopo e il peggio sembra essere passato e finalmente sono riuscita a bere tutta la Polisucco a me destinata.
Inizio a sentire qualcosa cambiare nel mio corpo. È come se la mia pelle, i muscoli, gli organi e ogni tessuto fossero di cera in ebollizione, in movimento. Il mio corpo sta cambiando. E pian piano lo stomaco inizia a non bruciare più e a calmarsi.
Non è un dolore, è un fastidio, poi improvvisamente dolore, fastidio, poi solo strano.
Osservo le mie mani farsi più grandi, mentre delle vene robuste si fanno evidenti sui dorsi, fiere, pulsanti e piene di vita. Sento i capelli tornare indietro, accorciarsi, come se mi rientrassero dentro il cranio o come se il tempo scorresse al contrario alla velocità della luce. Le gambe iniziano ad ingrossarsi e allungarsi, così come il busto, mentre il petto si asciuga e le spalle si allargano.
Improvvisamente, tutto si ferma.
Con le mie nuove mani tasto il mio nuovo corpo. C’è, è pronto, è vivo.
Sono curiosissima ma quasi ho paura di vedermi, di vedere la mia nuova pelle, le iridi desaturate e un pomo ingombrante al centro del mio collo. Eppure, tastando il mio nuovo corpo, tutto sembra così forte e tonico, esattamente come e dove dovrebbe essere.
Faccio capolino nello specchio: vedere al posto di una lentigginosa dodicenne con gli occhi brillanti, un giovane ragazzo alto, affascinante e che mi fissa stupito, mi fa quasi impressione. Mi sfioro la fronte, il naso, gli zigomi. Sento le mie dita, sono reale. Osservarmi mi imbarazza quasi. È pazzesco! Ma sono io. Ora sono Myron. Sono davvero, Myron.
Faccio due passi, mi osservo da lontano, osservo la stanza e Rebecca con occhi nuovi. Assumo una postura elegante, quella del giovane che ho visto nel Pensatoio. Mi riavvicino allo specchio e mi osservo di nuovo, cercando di cogliere ogni piccolo particolare del nuovo me.
Avrò ancora la voce di Helena? O l'aria, facendo vibrare le corde vocali di Myron, produrrà un timbro tutto nuovo? Nel dubbio, inizio a vestirmi in silenzio, cercando con lo sguardo le altre ragazze, ormai donne, e uomo. Dopo un primo shock iniziale, man mano prendo confidenza col mio nuovo corpo e la mia nuova identità, sentendomi sempre più fiducioso e sicuro di me. Dopotutto, sono Myron Pancras.

PS: 139 | PC: 77 | PM: 96 | PE: 4.5
Inventario
Incantesimi
Bacchetta (in tasca)
Legno di Salice, Capello di Banshee e due Petali di Rosa Blu, 10 pollici, Elastica.

Spilla C.R.E.P.A. (appuntata all'interno della giacca, non visibile dall'esterno)

Diadema di Veela (sulla testa).
Un bellissimo diadema proveniente dal tesoro di una veela. Conferisce un fascino più prepotente nei confronti del nemico. Invocando il suo potere blocca l'avversario in quest per un turno. Utilizzabile una sola volta per quest.

Occamy Gonfiabile (nella borsa)
Un uovo di vetro trasparente che contiene la riproduzione di un Occamy. Ad un colpo di bacchetta l'uovo si schiude, l'Occamy di pezza spunta di colpo e si auto-gonfia fino a riempire l'intera stanza in cui si trova, raggiungendo un massimo di 20m di altezza e larghezza. Dopo due minuti si sgonfia e torna nel suo uovo, che si chiuderà di scatto fino alla prossima apertura. Ottimo per fare scherzi e creare scompiglio. In Quest blocca gli avversari per un turno.

Bracciale di perline colorate (al polso)
Può sembrare un semplice bracciale, ma se spezzato rilascerà una cascata di perline che faranno cadere chiunque sia vicino a voi.

Amuleto Homunculus (al collo)
Amuleto in grado di proteggere, esaudire i desideri o eventualmente attirare malocchio sui nemici. - in filo di caucciù e metallo, indossabile come collana o bracciale; al centro ha una sfera in vetro che contiene foglie di mandragora, petali violacei e radici essiccate. Richiama la leggenda dell'Homunculus, lo spirito domestico della mandragora che si dice possa offrire protezione, fortuna e desideri.
Prima classe: completa.

Seconda classe: Evanesco - Silencio - Muffliato - Expelliarmus.

Terza classe: Reparo.



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view post Posted on 11/5/2023, 19:47
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Il Fato

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Coventry, Gran Bretagna


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La densità del fango scivola lentamente dal bicchiere alla bocca delle studentesse e, poco a poco, la trasformazione ha inizio. La sensazione è sgradevole, come soffocare nel proprio corpo e sottoporlo a una tortura immeritata. A quale scopo, poi? Appropriarsi di un’identità che non è la propria? Violarlo al punto da cambiare la sua materia e chiedergli di farsi altro da com’è naturalmente?
Per certi versi, si potrebbe dire che la Pozione Polisucco sia un abominio. Stravolge l’ordine delle cose, permette alle persone di spingersi ai limiti estremi dell’inganno, pretende un sacrificio —uno per uno. Perché, se è vero che il clone deve esistere e muoversi nel mondo reale per raggiungere il suo scopo, la versione originale deve momentaneamente sparire.
Allora, la domanda di Phoebe è legittima. Cosa ne è stato dei veri Maeko, Rick, Myron e Joey? Dove sono finiti e come mai i tre ministeriali sembrano preoccuparsi soltanto dei possibili inghippi durante la serata, ma non di una possibile apparizione dei veri protagonisti della scena? Cosa ne hanno fatto?
È una domanda inquietante da porsi, specie per delle ragazzine lontane da scuola e da casa propria, che hanno appena ingurgitato una poltiglia puzzolente e verdognola e hanno visto la propria pelle ribollire. Rebecca, sfruttando lo shock del momento dovuto alla trasformazione e alla vestizione, si prende la liberà di bypassare il quesito. Ritiene che ci sia già troppa carne al fuoco senza condividere altri dettagli: come dice Armie, meno sanno e meglio è. Sono state chiamate solo come supporto per il recupero del carillon del resto e nient’altro.
«Mi complimento con tutte voi per non aver fatto ricorso al bagno e aver finito tutta la pozione. Ho visto persone molto più grandi di voi avere meno fegato e decisamente meno stomaco».
Rebecca parla quando le quattro hanno ormai assunto i panni dei cloni. Li osserva con attenzione. Qualcuno ha già avuto cura di assumere l’atteggiamento della persona assegnata. Qualcun altro sta ancora prendendo familiarità con il nuovo corpo.
Muoversi in un guscio così diverso, d’altra parte, non è semplice. Phoebe, Camille, Helena e Vivienne notano subito qualche problema di equilibrio. I piedi sembrano non rispondere perfettamente agli ordini del cervello e il capo continua a sorprenderle con qualche vertigine. Soprattutto le due che si trovano a vestire i panni di un uomo faticano a gestire le braccia, che sembrano troppo lunghe e pesanti rispetto agli arti snelli cui sono abituate.
«Avete adesso l’aspetto di Maeko, Myron, Rick e Joey ma non la voce. Probabilmente non ricorderete molto di quanto avete visto, quindi faremo un breve passaggio nel Pensatoio al piano di sotto. Non c’è modo, in ogni caso, di darvi la loro stessa identica voce, quindi dovrete sforzarvi di emularla e, se qualcuno dovesse chiedervi qualcosa in merito, trovate una scusa plausibile. Un mal di gola, uno zuccotto andato a male o quello che vi viene in mente». Una breve pausa. «Ora, torniamo dagli altri».

Il percorso inverso è altrettanto affascinante ma per versi differenti. Scendere le scale richiede a ognuna delle studentesse —tra abiti, nuove fattezze e necessità di prende familiarità con il corpo— molta più attenzione del previsto. Quindi, qualche inciampo e un’imprecazione qui e lì creano un’atmosfera interessante attorno al quartetto che segue Rebecca.
Giunte al piano terra, Drew e Mr. Allister si trovano esattamente nello stesso punto in cui erano qualche minuto prima, intenti in una conversazione fitta che fanno presto a sciogliere quando il corteo si mostra ai loro occhi. Sorrisi di muta approvazione sui loro volti.
«Bene. Direi che siamo pronti» è l’unica affermazione che si concede Mr. Allister prima di annuire in direzione di Drew e dare ufficialmente inizio alle danze.

Dal momento in cui il comando del Capo dell’Ufficio per il Reinserimento degli Elfi Domestici è stato emesso all’istante della partenza passa un tempo indefinito, durante il quale sembra accadere tutto e niente. Il Pensatoio viene messo a disposizione delle giovani per un eventuale ripasso, nuove figure attraversano l’appartamento raccogliendo plichi, fogli e sussurrando informazioni a Mr. Allister, che ascolta e ribatte con pacatezza. Viene servito un pranzo frugale: qualche sandwiches alla buona, una dozzina di tortini ripieni, verdure arrosto e patatine. Poi, d’un tratto, le accompagnano all’esterno nell’oscurità crepuscolare di un primo pomeriggio d’inverno — l’approdo, un cortile interno molto appartato.
«Qui le vostre strade si separano. Ricordate che vi conoscete di fama, tranne Maeko e Joey che hanno un rapporto di amicizia». Le parole di Armie anticipano l’inizio dell’avventura. «È tempo di raggiungere il luogo dove si terrà la festa che precede l’asta. Ciascuno di voi, o meglio di chi interpretate, raggiungerà la location in modo differente. Maeko si smaterializzerà con Rebecca, dopodiché le verrà dato un Mantello dell’Invisibilità per avvicinarsi da sola. Il mantello dovrà essere riposto in questa borsetta —alla fu Camille viene porta una pochette geometrica nera, in cui sembra impossibile far entrare una bacchetta, figurarsi un intero mantello— cui è stato applicato un incantesimo estensivo irriconoscibile. Rick giungerà con una carrozza trainata da cavalli alati. Joey farà un’entrata scenica con una fenice —lo sguardo corre a Vivienne come a dirle che si curerà di indirizzarla perché non corra alcun rischio— e Myron, ovviamente, sarà a bordo di uno degli ultimi modelli babbani di automobile volante».
Le indicazioni sembrano chiare. La verità, però, è che Armie ha dato alle giovani poco o nulla per comprendere come muoversi nell’imminente futuro. E il futuro, d’un tratto, sembra più spaventoso e caotico del previsto.

Rick Kerschbaumer se ne sta accomodato su una lussuosa carrozza laccata di nero. Gli interni sono tappezzati di un fine velluto blu con ricami in argento. Alle finestre, tendine della medesima tonalità.
Quando Drew ha condotto Phoebe al veicolo, due Etone le hanno dato il benvenuto con la loro maestosità e la promessa di rendere il suo arrivo alla festa trionfale. Ora, sembra davvero complesso interpretare un personaggio del genere ed essere così esposta all’attenzione di una fetta di comunità magica della quale non si conoscono etichetta ed intrighi. Eppure non c’è altra via per portare a termine la missione.
Drew l’ha aiutata a salire i gradini, ha raccomandato il lacchè di mostrarsi all’altezza della situazione e di tenersi pronto a eventuali fughe al termine dell’asta. Dopodiché, le ha augurato buona fortuna e ha lasciato che la carrozza partisse. Nessuna anticipazione su cosa l’aspetti alla fine del viaggio, nessun consiglio. Sembra confidi in lei e nelle sue capacità.
Oltre il vetro del finestrino, Coventry si fa presto piccola e, con essa, i suoi palazzi e le sue case. Il volo è quieto, ma dura più del previsto perché l’evento si tiene in un’incantevole villa immersa nel verde —e nel lusso— ai margini della campagna londinese. Lì dove sembra che i nobili possano concedersi qualsiasi cosa, anche gli eccessi.
L’atterraggio è perfetto, privo di scossoni. Phoebe può sentire immediatamente intensificarsi i suoni che prima le erano giunti come sussurri: la musica, il chiacchiericcio, le risate. Ne nota l’affettazione. Non ha tempo, però, di trarre conclusioni, perché la portiera si spalanca e la scaletta si snoda magicamente fino al pavimento. Diverse paia di occhi stanno già puntate su di lui e sul calesse: alcuni sembrano in attesa di una rivelazione, altri semplicemente curiosi di sapere cos’ha in serbo per loro Rich Kershbaumer.

Maeko Hasegawa appare ai margini di un sentiero di campagna, cupo e alberato, con un forte schiocco a farle da seguito. La sensazione della smaterializzazione non è piacevole, ma la sua utilità è innegabile. Al suo fianco, Rebecca nella sua forma più smagliante.
«Tieni» fa presto a dire, porgendo a Camille un mantello di foggia setosa e dalla trama inintelliggibile —non in così poco tempo, di certo. «Devi indossarlo e farti strada fino a quella villa laggiù» continua e con la mano indica il grande polo lucente a diversi metri dal punto in cui si trovano. «Rimani sotto il mantello e oltrepassa il cancello aperto. C’è un incantesimo protettivo che permette soltanto agli invitati di passare, ma siccome hai l’invito di Maeko non ci saranno problemi. Togli in mantello a metà del vialetto che conduce verso la villa, ma solo se sei sicura che nessuno possa vederti. A quel punto, dirigiti verso l’ingresso e dai il via alle danze. Ricorda di camminare come Maeko, passo marziale ed elegante, spalle dritte e postura composta»».
I consigli di Rebecca sono preziosi. La donna non vuole lasciare nulla al caso, né far credere alle ragazze che siano abbandonate a loro stesse. L’esercitazione, le ore passate insieme, il loro ruolo: tutto è servito a prepararle per questo momento —per il successo della missione. Nessuno ha dimenticato che sono studentesse.
«Noi saremo lì con voi. Ci faremo riconoscere. Ora devo andare.»
Uno schiocco. La solitudine.

Joey Chapman e Armie Allister si scrutano. Sul trespolo alle spalle dell’uomo, il profilo austero di una fenice dal piumaggio rosso. Di tutte le apparizioni, sicuramente quella che dovrà affrontare Vivienne è la più complicata giacché richiede di confrontarsi con creature la cui lealtà è sovrana. La ragazza, d’altra parte, non è che una sconosciuta.
«La creatura che vedi alle mie spalle è una fenice, ma immagino che tu lo sappia o l’abbia capito». Armie è gentile e un sorriso fa capolino sul suo viso affascinante. «È stata salvata da un’elfa domestica che viveva in una famiglia purosangue dove le creature magiche, come qualsiasi cosa che non fosse umano e di sangue puro, erano viste inferiori. Questa fenice aveva commesso l’errore di non essere sufficientemente bella da poter essere esibita come un cimelio davanti ad amici e conoscenti. Almeno secondo gli standard di quella famiglia. Da quando è stata salvata, serve il nostro ufficio e…» Mr. Allister china leggermente il capo. Sembra assalito da un moto di timidezza che riesce a stento a contenere, ma fa presto a ricomporsi. «Diciamo che si è affezionata a me. Per questo, potrà aiutarci oggi nella missione. Devi solo fidarti di lei e di me, è chiaro».
Sembra più facile a dirsi che a farsi. È vero che, per chi non ha mai avuto a che fare con creature di questo genere, subentra la naturale fascinazione della novità. Lo è altrettanto non essere del tutto propensi all’idea di venire trasportati a peso morto in alto sui cieli inglesi, appesi per le mani —o per la collottola?— alle zampe di un rapace.
«Pensi di farcela? Perché, se la risposta è sì, ti basterà alzare le braccia in alto e chiederò a Berenice di prendersi cura di te.»

Myron Pancras a bordo di una Jaguard volante non sarebbe un’assurdità, se al posto guida non fosse seduta un’adolescente prelevata da Hogwarts di domenica mattina. Che abbia familiarità o meno con i mezzi di trasporto babbani, potrà sicuramente dire di aver vissuto un’esperienza con i fiocchi ai suoi compagni di casata.
«Bene, Helena. Scusami per il ritardo!» Rebecca le rivolge un sorriso amichevole, seduta al posto guida. Rapida, tenta di darsi una sistemata ai capelli —l’andirivieni a suon di smaterializzazioni sembra averle trasmesso la preoccupazione di essere in disordine. In realtà, è bellissima come sempre. «Partiamo dalle cose importanti: non dovrai guidare la macchina. Con il Ministero abbiamo trovato il modo per farla volare da sola fino alla villa. Quindi, rilassati. Ti abbiamo messa al posto guida semplicemente perché è importante che Myron scenda da lì. È questo che si aspetta il pubblico. E ti assicuro che in molti si stanno attardando fuori dalla villa solo per vedere il grande arrivo di Myron Pancras».
Non vuole mettere pressione a Helena. Desidera solo prepararla e assicurarsi che giunga a destinazione pronta a recitare la parte. Come ha fatto con Camille, è sicura che un incentivo in più sulla linea di inizio possa fare la differenza e spera che i suoi colleghi stiano facendo lo stesso.
Un rombo improvviso avvisa che la macchina è stata attivata e il lieve tremore che segue ne dà conferma. Poco dopo, l’auto si avvia e Rebecca preme un pulsante posto sul cruscotto.
«Ricorda che alcuni ti amano, ma alcuni ti disprezzano perché non apparterrai mai all’aristocrazia vera —quella di nascita. Però, a Myron non interessa fintantoché può raggiungere ciascuno dei risultati che si è posto e sbatterlo in faccia a chi continua a rifiutarlo». Il paesaggio oltre i vetri oscurati è ininfluente rispetto alla missione che li attende tutti. «Come ho già detto a Camille, noi saremo con voi alla festa. Se necessario, ci faremo riconoscere e interverremo in vostro supporto. Altrimenti, lavoreremo per assicurarci di sgombrare il più possibile il campo verso la presa del carillon. Intesi?» Non è una vera domanda, perché poco dopo aggiunge: «Adesso devo lasciarti. La villa è lì e io ho una Polisucco da bere. In bocca al Mannaro!»
Uno skioc più tardi è sparita e l’auto ha cominciato a discendere in velocità, rombando più del dovuto e sterzando per azzardare una curva larga. L’atterraggio è tutto fuorché aggraziato sull’acciottolato del vialetto, ma la macchina non rallenta. Sgommando, raggiunge l’ingresso della villa, speronando senza tregua il modesto calesse di un borghesotto in ascesa.
Quando finalmente la corsa termina, Helena non può che fare una constatazione. Rebecca aveva ragione: lo stanno aspettando.

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MAEKO HASEGAWA (x)
Sfuggente, introversa, sospettosa. Non è incline ai rapporti sociali né ai rapporti umani in generale. Preferisce la solitudine e conduce una vita molto ritirata. Non ama avere bisogno degli altri e tende a tenere per sé i propri affari. Le sue relazioni si contano sulle dita di una mano, ma i contatti rimangono radi. Una delle poche amiche che si senta di chiamare tale è Joey Chapman.
Non è una persona che ama l'opulenza, ma non disdegna gli oggetti di valore. Ne possiede alcuni, presi alle aste che sono il suo debole. Ama, infatti, vincere e la sfida all'ultima offerta la entusiasma.
Il suo essere schiva porta spesso gli altri a credere che guardi dall'alto in basso le persone. Raramente parla con qualcuno di sua sponte e, quando sono gli altri a rivolgerle la parola, usa frasi brevi e taglienti —molto incisive— che mettono spesso l'interlocutore in difficoltà.
Veste sempre di nero. Non indossa mai gonne.

Ricordo
Maeko è in una minuscola libreria di Londra, dove vendono prime edizioni di libri spesso introvabili. Ha tra le mani una copia dalla copertina consunta, il cui titolo risulta illeggibile. Le dita lunghe e affusolate sfogliano le pagine con cura per non rovinarne la carta. Il proprietario della libreria si avvicina a lei per elogiare le caratteristiche del libro. Lei lo fulmina con lo sguardo.
«Non c'è bisogno di rendersi ridicolo in un luogo di così grande valore. Lo prendo».
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RICK KERSCHBAUMER (x)
Narcisista, arrivista, incapace di provare empatia per gli altri. Ha bisogno di essere il centro dell'attenzione e di riceverne continuamente, anche a costo di ferire chi finisce per provare qualcosa per lui. Si lascia alle spalle una scia di accoliti adoranti —amici o amanti— per i quali prova un trasporto solo nella misura in cui vuole tenerli legati a sé.
Gli piace apparire, dunque è sempre ben vestito, di solito con abiti sartoriali. Frequenta in pubblico soltanto compagnie scelte, che non lo facciano "sfigurare", perché la vanità gli impedisce di prediligere la qualità sull'apparenza.
Ha moltissime conoscenze, nessuna vera amicizia, eppure è circondato da persone che gli sono dedite e che farebbero qualsiasi cosa per lui, sebbene provino una sorta di rapporto di amore e odio nei suoi confronti.
È incapace di resistere agli oggetti di valore. Partecipa alle aste per combattere la noia e compie acquisti per riempire il vuoto che sente dentro e del quale non si spiega la natura.
Per certi versi, sa essere spietato con chiunque si metta sul suo cammino e gli impedisca di raggiungere i suoi obiettivi.
In società, è amabile con tutti e non c'è esponente dell'alta borghesia che non lo conosca, anche solo di nome. Tutti lo trovano un bel ragazzo con modi garbati e altamente promettente. Il suo fascino ammaliante riesce, infatti, ad avere presa anche sugli sconosciuti.

Ricordo
La figura di un uomo vestito dabbene, con un alto cappello a cilindro e un frac della miglior fattura, cattura la sua attenzione, spingendolo ad affrettare il passo. Una meravigliosa carrozza trainata da Abraxas si allontana, lasciando lo sconosciuto a ridosso di una villa dalla quale provengono le note di un pianoforte e il vociare sommesso di un'adunata festante.
«Buonasera, Sir Waldergrave» saluta con tono formale, puntellato da un tocco di reverenza.
Quello si volta nella sua direzione e lo osserva con curiosità, tentando di riconoscerlo. Rick accenna un inchino in segno di rispetto e gli porge la mano.
«Sono Rick Kerschbauerm. Al vostro servizio!»
Un attimo dopo, Waldergrave sta stringendo la sua mano con vigore. «Oh, il giovane Kerschbauerm! Ho sentito molto parlare di voi. È un piacere conoscervi, figliolo!»
«L'onore è tutto mio, ve lo assicuro. Era tale il desiderio di conoscere l'esimio sir Waldergrave che perdonerete la mia insolenza di presentarmi in questo modo, cogliendovi di sorpresa non appena disceso dalla carrozza».
Le sue parole corronono come miele, vezzeggiando le orecchie del vecchio. Quello è stato l'inizio dei giochi. Una presentazione che gli ha fruttato parecchi galeoni, amicizie di alto rango e una posizione migliore in società.

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MYRON PANCRAS (x)
Naturalmente gentile, esteta, ricco. È schiavo della bellezza in ogni sua forma. Ne rimane incantato come sotto l'effetto dell'Amortentia e l'immediata reazione è il bisogno di possederla. Che si tratti di una bella donna, di un oggetto di valore o di una situazione che rispecchia il culto dell'estetica, Myron passa all'azione ora con un inarrestabile corteggiamento, ora con l'apertura del portafoglio, ora con la sua immancabile partecipazione.
Ha una nomea discutibile nell'aristocrazia britannica, giacché viene visto come un parvenu. Nell'alta borghesia, invece, c'è qualche invidia e qualche dissapore circa il fatto che le sue smisurate possibilità economiche gli permettano di spadroneggiare alle aste.

Ricordo
Un banale giorno di sole può trasformarsi in un'incredibile opportunità, se giunge in un momento propizio. Quando il maggiordomo entra nello studio, annunciandogli che è stata indetta un'asta a Coventry, Myron converte la noia che lo ha assalito per tutta la mattinata in compiacimento. Riesce già ad immaginare l'ennesima vittoria e gli sguardi di disapprovazione dei membri dell'alta borghesia su di sé, dati dalla consapevolezza di essere rimasti indietro mentre lui prosegue con la sua scalata verso la vetta.
«Sei sempre molto prezioso, Peter. Ti ringrazio» risponde, rivolgendosi al maggiordomo. «Sappiamo qualche dettaglio in più?»
«Le mie fonti dicono che varrebbe la pena concentrarsi su un carillon molto antico e altrettanto prezioso, messo all'asta dalla famiglia Achard» confida con aria cospiratrice il servitore.
Un sorriso si apre sul bel volto del ragazzo. «Bene, Peter. Allora, il carillon sarà il prossimo oggetto della collezione» fa Myron con attitudine pensierosa. Poi, rivolge uno sguardo brillante che custodisce tacite promesse al maggiordomo. «Puoi andare adesso».
La porta si chiude. Myron si lascia andare ad un sospiro soddisfatto ad occhi chiusi e a un gemito, come di chi sia pronto ad accogliere un piacere carnale.
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JOEY CHAPMAN (x)
Allegra, solare, divertente. Joey è l'emblema dell'energia e dell'espressione artistica. È, infatti, una curatrice d'arte e si assicura sempre che le mostre da lei gestite abbiano quel non so che in grado di distinguerle dalle altre. Per questo, ama aggiungere pezzi di antiquariato o moderni che mettano in luce le opere attraverso contrasti e richiami.
Il suo difetto principale sono gli scoppi d'ira, che proprio non riesce a controllare. Emergono, di solito, quando non riesce a ottenere quello che vuole. La ragione è probabilmente collegabile all'essere cresciuta in un ambiente privo di affetto, dove le uniche attenzioni ricevute erano quelle materiali. Ha, quindi, sviluppato un attaccamento alle cose che si è trasformato in prepotenza.
Ha molte conoscenze e altrettante amicizie, ma non sempre queste diventano gestibili nel lungo periodo proprio a causa del carattere imprevedibile di Joey.

Ricordo
«MALEDIZIONE!» L'urlo attraversa le fondamenta dell'edificio, scuotendo le pareti che sorreggono i quadri e terrorizzando la ragazza che guarda il viso paonazzo e gli occhi furenti di Joey. «NON POSSO TOLLERARLO!»
Tiene i pugni stretti tirati indietro rispetto ai fianchi e il busto piegato in avanti. È palesemente fuori di sé.
«Joey, può succedere che-» dice la collega in un tentativo di placare l’ira. dell’altra, ma viene presto interrotta.
«No, non può succedere. Quel quadro è mio. Ho pagato per averlo. Non m'importa del rimborso. Doveva essere qui stasera per la mostra e LO VOGLIO QUI».
Nel parlare, raggiunge decibel che nessun essere umano avrebbe creduto possibile uscissero da una creaturina dall'aspetto tanto dolce. Invece, sembra che il color fiamma dei suoi capelli rappresenti un monito a chiunque pensi di lei che non sia in grado combattere le sue battaglie. «Non ci può ripensare all'ultimo momento. Non è professionale. QUEL QUADRO MI APPARTIENE.»
Si riferisce alla decisione improvvisa dell'artista di non consegnare il dipinto per la mostra, nonostante gli accordi presi e le conseguenze legali che ne sarebbero derivate. Joey non riesce a tollerarlo, nonostante si tratti di un quadro marginale che può sostituire con un altro di quelli presenti nel magazzino della galleria. Nonostante riceverà un risarcimento, oltre al rimborso.
La collega rinuncia a calmarla. È palesemente una causa persa.
Joey, infatti, continua a strillare e a tirare oggetti per un'altra ora consecutiva.

Vi faccio i miei complimenti per come avete descritto la trasformazione con la Polisucco. I vostri post erano intensi, credibili e molto belli. Bravissime!

Phoebe
Proroghe: 1/3
Assenze: 3/3

Camille
Proroghe: 3/3
Assenze: 3/3

Helena
Proroghe: 3/3
Assenze: 3/3

Vivienne
Proroghe: 2/3
Assenze: 3/3

Proroghe di gruppo: 4/5

Nel caso di ritardi, vi chiedo di comunicarmeli anzitempo via MP.

Per qualsiasi necessità e/o chiarimento, rimango a vostra disposizione.

Scadenza: 17 Maggio



Edited by MasterHogwarts - 19/6/2023, 13:38
 
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view post Posted on 17/5/2023, 18:45
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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Camille Donovan



ps: 178 pc: 103 pm: 108 pe: 9

«È stata dura non cedere alla tentazione, lo ammetto.» imbarazzata, mormoro in risposta alla Ministeriale. Lo stomaco mi odierà a vita per ciò che gli ho fatto passare, poveretto. L’equilibrio, oltretutto, è ancora precario a causa del cambio di proporzioni corporee improvviso. Seguire la donna al piano di sotto risulta più complicato del normale, per non cadere mi reggo con prontezza al corrimano. Rimango aggrappata alla sue superficie lungo tutto il percorso per avere sostegno, evitando il peggio quando inciampo come un bambino che inizia a capire come si mette un piede avanti ad un altro.
«Oh, per Merlino!» sibilo a denti stretti. Come se non bastasse persino l’abito mi rende impacciata e goffa, mi sembra di essere miracolata quando scopro di star per scendere l’ultimo gradino. Internamente esulto per questo piccolo traguardo. Ma tutto ciò, per quanto sia problematico, perde rilevanza appena ci riuniamo ad Armie e Drew, stiamo davvero per entrare in azione ed è elettrizzante. Una scossa d’eccitamento che mi fa sorridere, le labbra si sollevano leggermente in una posa sghemba.
Proprio perché a breve affronteremo la parte più difficile e rischiosa non sottovaluto niente quindi, così come anticipato da Rebecca, approfitto del tempo morto davanti a noi per un ripasso. Stavolta, oltre ai gesti e alle espressioni, cerco di carpire dai ricordi di Maeko il suo timbro vocale azzardando poi qualche prova. Arrochisco o rendo il tono più stridulo, calibrandolo finché ottengo un risultato decente e più o meno definitivo. Insomma, che possa anche solo minimamente avvicinarsi all’originale per non destare sospetti.
«Mi crederanno se dico di soffrire di raucedine?» butto lì la domanda, sul volto compare una smorfia d’incertezza. La prima scusa papabile che mi è saltata in mente, su due piedi non saprei trovare di meglio senza essere scoperta in effetti. Rendo partecipi della mia “esibizione” anche le altre in cerca di opinioni, dopodiché aggiungo «A voi come sta andando?» sono curiosa di sentire le loro “imitazioni”, promettendo di dare consigli e giudizi altrettanto sinceri e accorati.
Ad interrompermi è l’arrivo di diverse vivande, segno che è ora di pranzo. Sgranocchio qualche patatina ed un sandwich, una dose di cibo sufficiente a placare il borbottio dello stomaco che continua la sua protesta.

Usciamo all’aria aperta, il crepuscolo ci accoglie con le tinte del cielo che tendono a scurirsi gradualmente fino alla totale oscurità. Le nostre strade stanno per dividersi, ognuna dovrà fare il suo ingresso e la sua parte per recuperare con successo il carillon. Hespera conta su di noi.
Afferro gentilmente la borsetta, accompagnando il gesto con un deciso cenno d’assenso, in modo da far intendere ad Armie di aver compreso perfettamente ogni singola parola. Presto attenzione agli ultimi dettagli, dopodiché approfitto dello spazio messomi a disposizione dall’estensione magica per portare con me anche gli oggetti che ho selezionato ad Hogwarts, ognuno con la necessità di restare ben celato a persone indesiderate.
«Buona fortuna, ragazze!» gli ultimi movimenti, chiudo l’accessorio incantato e alzando lo sguardo mi rivolgo così alle mie compagne «Ci vediamo là.» concludo, concedendo un occhiolino d’incoraggiamento. La speranza di rincontrarsi presto e senza troppi intoppi al party.
Adesso mi affido a Rebecca, mi lascio trasportare da lei a destinazione.

Adoro la materializzazione, ma stavolta mi lascia più scombussolata del solito. Sarà l’ansia, saranno ancora gli effetti residui della pozione, non so spiegarlo con esattezza. Inspiro profondamente, l’aria pulita di campagna mi colma i polmoni e io ne sono felice perché mi aiuta a distendere i nervi capricciosi.
La voce di Rebecca carezza le orecchie, portando con se alcune importanti raccomandazioni. Con lo sguardo seguo la sua mano, prendo mentalmente nota dei punti di riferimento che indica in modo da rispettare le tempistiche e i luoghi in cui agire.
«D’accordo, tutto chiaro.» la rassicuro dissipando ogni dubbio, se mai ne avesse qualcuno «Posso farcela!» devo.
Ora sono sola, ma il sostegno dei compagni d’avventura comunque non mi abbandona.
Non posso deluderli.
Appena l’altra scompare indosso il mantello, ne saggio giocosamente la setosità con i polpastrelli. Un altro respiro profondo e mi sento pronta ad eseguire alla lettera il piano che mi è stato illustrato, dunque vado.
Da un lato mi diverte non essere vista, ha uno strano sapore di libertà, sporcato dal mistero e dal pensiero di fare tutto ciò che si desidera all’insaputa degli altri. Non ho mai sperimentato nulla di simile, mi piace.
Ben avvolta e nascosta comincio ad impostare immediatamente la camminata: marziale, come il carattere spigoloso di Maeko. Testa alta, drizzo la schiena, le spalle si allargano per dare severità ed eleganza al portamento. Durante il percorso seguo i consigli e provo a rendere i movimenti naturali, passo cadenzato, regolare e fluido come se fosse un’abitudine consolidata negli anni. Devo assolutamente evitare di farlo apparire forzato o qualcosa di completamente estraneo al mio modo di fare, anche se in realtà dista milioni di anni luce dal mio essere.
Supero il cancello e a metà del vialetto, una volta sicura di non aver nessuno attorno, tolgo tranquillamente il mantello e lo infilo nella pochette.
Sei Maeko, non dimenticarlo.
Senza scompormi di un millimetro, mantenendo l’atteggiamento studiato con cura prima con i Ministeriali e poi sotto l’ala protettiva dell’invisibilità, mi dirigo all’ingresso della Villa.

Inventario
Bacchetta (in tasca)

Heart-Attack (trasferita nella pochette datale da Armie): È una scatolina di cartone a forma di cuore, facile anche da portare in tasca. All'apertura rilascia uno scoppio di coriandoli coloratissimi, a loro volta come cuoricini ritagliati; i coriandoli circonderanno chiunque sia vicino, creatura o umano, oscurando la visuale e bloccando per pochi minuti (un turno ongdr). Un elegante diversivo, utilizzabile una volta in Quest, dopodiché la scatola si ricarica da sé.

Maschera dell'Amor Celato (trasferita nella pochette datale da Armie): Proveniente direttamente dal Carnevale di Venezia, l’oggetto è in preziosa ceramica. Si presenta come piccolo portachiavi, ad un colpo di bacchetta diventa una maschera più grande da indossare. Colui che la veste cambierà timbro della voce e risulterà completamente irriconoscibile agli occhi altrui, un'illusione lo farà apparire infatti come un enigmatico, perfetto sconosciuto. L'effetto dura dieci minuti (tre turni in Quest). Dopo l'utilizzo, la maschera torna portachiavi per un tempo di ricarica di un giorno.

Matita Lestorimedio (trasferita nella pochette datale da Armie): Matita in legno di salice, decorata da una semplice scritta dorata che richiama il logo della Gazzetta del Profeta. All’estremità è dotata di una gomma molto delicata: se strofinata sulla pelle umana, può rimarginare – come cancellando – leggere ferite, ad es. piccoli tagli e scottature non estese (dito bruciato), abrasioni come sbucciature. Valida una volta in Quest / Eventi.

Candela Nutcracker (trasferita nella pochette datale da Armie): L'intreccio profumato di ghirlanda natalizia, cespuglio farfallino, rametti di pino e di vischio; la nota arcigna del pungitopo, quella addolcita delle bacche rosse e l'essenza delle noci. Aroma fresco, dolce: evoca cinque soldatini-schiaccianoci, che risponderanno ai propri ordini (in Quest/Eventi due turni).

Collana "Scaglie di Ashwinder" (al collo): Creature notevolmente resistenti al fuoco, gli Ashwinder sono serpenti che nascono da fiamme magiche quando vengono lasciate bruciare senza sorveglianza. Sono creature poco offensive e pericolose, ma da non sottovalutare. Indossando questa collana, si amplifica la forza degli incantesimi di fuoco.
Arsenale Magico
Prima Casse (Completa)

Seconda Classe (Completa, incluso Orcolevitas/Monstrum)

Terza Classe: Reparo, Curo Venenum

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view post Posted on 17/5/2023, 22:24
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Vivienne Pierce



ps: 169 pc: 88 pm: 123 pe: 10.5

Una volta indossato l'abito, Vivienne cercò uno specchio per osservare l'effetto finale. Le sembrò ancora strano non vedersi davanti allo specchio, e vedere invece una sorridente Joey Chapman che la fissava. Continuare a pensarci l'avrebbe aiutata ad abituarsi, o almeno lo sperava. C’era anche da lavorare sul controllo del corpo, doveva fare i conti con una diversa lunghezza delle gambe che la costringeva a rimodulare i suoi passi. Era ancora davanti allo specchio quando Rebecca ricominciò a parlare. Non aveva ancora provato a parlare da quando era avvenuta la trasformazione, ma dalle parole della donna suppose che aveva mantenuto la sua voce. «Prova, prova.» Sottovoce - per non disturbare - verificò la sua ipotesi. In effetti la sua voce non era cambiata di una virgola. Subito pensò ad una possibile scusa per giustificarla davanti agli altri invitati all’asta. Di sicuro per lei sarebbe stato più facile che per Helena e Phoebe, ma doveva comunque pensare a qualcosa in anticipo, non era molto brava ad improvvisare. Segui Rebecca giù per le scale, che si rivelarono piuttosto difficili da scendere: come per la camminata, non fu facile calibrare il passo e scendere in modo fluido. Viv rimase per tutto il tempo ben attaccata al corrimano (che ad un certo punto la salvò dal cadere dopo aver saltato uno scalino).
Ad attenderle di sotto c’erano Drew e Mr. Allister, che sembrarono soddisfatti del loro aspetto. Insieme a loro, il pensatoio ed un nuovo spuntino. Fu subito chiaro che il momento clou si stava avvicinando, si riusciva ad intuire dal clima concitato che si venne a creare, ben diverso dal silenzio che aveva permesso loro di concentrarsi e provare. Bisognava ultimare tutto in tempo, molte persone arrivavano e se ne andavano rapidamente, e intanto loro provavano per l’ennesima volta il loro personaggio. Mentre aspettava il suo turno al pensatoio, cercò un angolo tranquillo della stanza - trovava ancora un po’ imbarazzante fare le prove davanti ad altri - e riprovò ancora una volta le movenze di Joey: dovevano essere fluide e sicure di sé (non molto simili alla sue, goffe e insicure). In effetti acquisire un po’ di fiducia in se stessa non poteva che esserle utile in ogni caso. Fu in quel momento le venne in mente un’idea per giustificare la sua voce: Joey sembrava una tipa disposta a correre rischi, quindi poteva sembrare plausibile che avesse accettato di provare in esclusiva qualche qualche nuovo sofisticato dolcetto creato nei laboratori di Zonko.
Nel Pensatoio si concentrò ancora di più sulle movenze, tentando di replicarle e memorizzarle. Avrebbe provato all'infinito pur di ottenere un risultato perfetto, ma era anche consapevole che non poteva prendere ostaggio il pensatoio per sempre, anche le sue compagne dovevano provare. «Beh, se non ti credono, Maeko lancerà uno sguardo così assassino che li costringerà a ricredersi, no?» Scherzò con Camille, un po' grata di non dover interpretare un personaggio così schivo e pungente, sarebbe stato troppo lontano dal suo carattere.

Dopo un tempo che sembrò infinito, vennero portate nel cortile, dove Mr. Allister le avvisò che sarebbero state accompagnate alla festa in quattro modi diversi. Quando sentì il nome di Joey associato a Fenice, quasi perse un battito. Per un attimo pensó di aver capito male, ma non ebbe il coraggio di fare domande, avrebbe capito tutto quando fosse arrivato il momento. «In bocca al lupo, ci vediamo alla festa!» Si congedò con le altre, prima di seguire Mr. Allister. Rimanere da sola con lui la imbarazzò un po', solo il pensiero che lui stesse vedendo Joey e non lei stessa riuscì a tranquillizzarla un po'. La visione della Fenice la fece rimanere letteralmente a bocca aperta. Non ne aveva mai vista una dal vivo, la conosceva di fama (già nel mondo babbano le aveva sentite nominare) e aveva visto varie foto e illustrazioni, ma in nessun modo queste riuscirono a prepararla a tale magnificenza. Emanava una fierezza signorile che intimorì Vivienne, tanto che si fermò alcuni passi prima di Mr. Allister, non se la sentiva di avvicinarsi troppo alla creatura. Allo stupore iniziale, si aggiunse quello per la storia peculiare di quella Fenice; non era abbastanza bella? Per Vivienne era una delle cose più belle che avesse mai visto in vita sua. «Ma è meravigliosa!» Il suo tonò era contemporaneamente contrariato - per il passato della fenice - ed estasiato. E le sorprese non erano finite, non solo aveva avuto l’opportunità di vedere una Fenice ma, per un attimo, le sembrò di vedere l’imperturbabile Mr. Allister… imbarazzato? Fu solo un attimo, tanto che Vivienne non riuscì a capire se si fosse immaginata tutto, ma se così fosse, non avrebbe fatto altro che renderlo ancora più affascinante agli occhi della bionda: non solo bello ed elegante, ma anche sensibile. Persa tra quei pensieri ascoltò solo distrattamente le parole seguenti dell’uomo e, quando se ne accorse, non fu troppo sicura di aver capito tutto. Doveva fidarsi di loro, quello era chiaro «Sì, certo che mi fido!» Rispose subito dopo. Ma temette di aver perso qualcosa, perché quell’alzare le mani in alto non aveva molto senso… che cosa significava? In effetti non le era chiaro fin dall’inizio che cosa significava arrivare con la Fenice, insomma, non era così grande da essere cavalcata. «Ma… mh… come farà la Fenice a portarmi?» Ci pensò prima di parlare, non voleva fare una figuraccia chiedendo qualcosa di troppo ovvio, ma alla fine il dubbio le aveva attanagliato lo stomaco, voleva chiarirsi il prima possibile. Comunque si sarebbe fidata e, se Mr. Allister le aveva detto di alzare le braccia, lei lo avrebbe fatto. Si mise a tracolla la pochette che fino a quel momento aveva tenuto in mano, alzò entrambe le braccia in alto, e attese.

Inventario
Becchetta (in tasca)

Pochette La pochette possiede una chiusura in ottone decorato a sbalzo e una piccola tracolla di stoffa o catenina d'ottone. All'interno è stato praticato un incantesimo di Estensione Irriconoscibile. Disponibile in varie fantasie. Misure: 30-35 cm c.a. di larghezza, 20 cm c.a. di altezza. Southampton, 1912 d.C. Copia. [Possibilità di contenere fino a 4 oggetti di medie dimensioni]

Carillon “Canto della Manticora” Nota per essere una pericolosissima creatura greca con la testa d'uomo, il corpo di leone e la coda di scorpione, si ritiene che essa canticchi dolcemente mentre divora la sua preda. Questo speciale carillon, se attivato, crea una barriera che funge come un'onda d’urto contro tutti gli incantesimi offensivi (tranne i proibiti) per un solo turno. Usabile 1 volta per Quest. (Nella pochette)

Sale Evanescente Boccette di sale colorato; lanciato, si espande come una nube che fa sparire immediatamente nel vuoto tutti gli oggetti non incantati di piccole e medie dimensioni, nell'arco di cinque metri. Dopo un'ora, gli oggetti ricompariranno. Non funziona su porte né su esseri viventi. Un utilizzo. (Nella pochette)

Detonatori Abbindolanti Sono piccoli oggetti dotati di zampette ondeggianti e di un corpo costituito da un bulboso clacson che, se lasciati cadere a terra, scappano via velocemente facendo un rumore assordante, seguito da una notevole fuoriuscita di fumo. Ottimo diversivo in caso di fuga. Distraggono l'avversario per 1 turno. (Nella pochette)

Nanosticca La nanosticca ti farà diventare alto poco più di 30 cm. (Non modifica la forza fisica/magica del pg, diminuisce solo le proporzioni del corpo. Dura un solo turno) (Nella pochette)

Catena della notte Collana viola scuro che rende il corpo più leggero e dona agilità nei movimenti, durante la notte si nota molto nell'oscurità. (al collo)

Bracciale "Snasi Fratelli" Gli snasi sono creature rinomatamente attratte da tutto ciò che luccica. Questo bracciale è stato creato seguendo i riti degli antichi maghi che traevano la forza e l’essenza delle creature sfruttando le loro ossa e membra per creare elaborati artefatti. La particolarità che lo caratterizza è che il bracciale è montato unendo tutti i più piccoli ossicini di due snasi fratelli, indossandolo si aumenta la propria audacia e fortuna. (al polso)

Bustino di Morgana Rigido e resistente agli urti, impreziosito da fili d'oro e crine di Unicorno che lo rendono elegante. Favorisce la concentrazione e protegge dai veleni. (Indossato)

Arsenale Magico
Prima Classe (Completa)
Seconda Classe (Completa)


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view post Posted on 17/5/2023, 22:49
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Phoebe Halliwell



ps: 206 pc: 135 pm: 160 pe: 17

La risposta al quesito che aveva posto decise di non arrivare. Fu la conferma a quanto la Corvonero aveva già avuto modo di ipotizzare. Vi erano alcune questioni di cui loro quattro non dovevano essere messe al corrente. Averne tuttavia la certezza costrinse Phoebe a riconsiderare in parte l'intera faccenda. Sapeva che - quanto erano state chiamate a fare quel giorno - non era una missione semplice. Eppure era consapevole che - il fatto di essere all'oscuro di alcune questioni - potesse minare la missione. Forse però - essere al corrente, o meno, di dove si trovavano i veri Rick, Myron, Joey e Maeko - non avrebbe avuto alcuna vera e propria ripercussione su quanto loro quattro dovevano portare a termine. Anzi - in maniera paradossale - sembrava quasi che Rebecca ritenesse che, meno sapessero, meglio sarebbe stato. Per quanto la Bronzo-Blù si chiedesse quali altre cose i tre Ministeriali tenevano loro nascoste, si rendeva conto - malgrado fosse diventato difficile - di doversi fidare. Era innegabile che stesse iniziando ad avere qualche dubbio. In fondo, non sarebbe stato per loro più semplice svolgere quella missione - se avessero saputo ogni cosa? Ogni dettaglio? Phoebe cercò di sistemarsi tutto l'occorrente - fiale di pozioni, gioielli e quant'altro - in maniera tale che il tutto rimanesse nascosto nel nuovo abbigliamento che indossava. L'incertezza - in maniera inevitabile - si era fatta sentire. L'animo lottava contro tutti quei dubbi - così da permettere alla Seguace di Priscilla di potersi fidare. E questo, era l'unica cosa che restava da fare. Non rimaneva altro che seguire quelle pochissime informazioni fornite - e improvvisare nei limiti di quanto si sapeva. No, Phoebe non si sentiva ancora pronta. Ma era arrivato il momento. Il momento di raggiungere gli altri al piano di sotto. Muoversi con il nuovo corpo, il corpo di Rick Kerschbaumer, iniziò a provocare in lei una strana sensazione. Il busto era un pochino più massiccio. Le braccia e le gambe erano più lunghe; i piedi più grandi. Non era facile comandare quel corpo. Mantenere una certa postura. Guidare precisi movimenti. Simulare la gestualità tipica della giovane personalità assegnata. No, non era per nulla semplice. L'Erede di Priscilla ora si trovava a scendere - con qualche difficoltà - la scalinata fino al piano di sotto. Nel farlo - di tanto in tanto - le pareva quasi di perdere il controllo delle azioni. Allo stesso tempo, però, s'imponeva di tentare ogni cosa per abituarsi a quel nuovo ed insolito involucro. Quando si sentì più sicura della buona riuscita di questi tentativi, cercò di studiare la postura. Le spalle e la schiena subito si raddrizzarono. Postura regale. Al piano inferiore - ad accogliere il quartetto, guidato da Rebecca, vi erano Armie e Drew (che smisero di confabulare in loro presenza). Le ragazze però non trovarono in quella stanza soltanto loro. Persone - mai viste prima - facevano avanti e indietro per il salotto. C'era chi raccoglieva plichi e fogli. C'era anche chi si avvicinava ad Armie Allister e gli sussurrava qualcosa. Chissà cosa! Non ci fu il tempo per rimuginare più di tanto su questo. Arrivò presto per la Bronzo-Blù il turno di usare - per la seconda volta - il Pensatoio. La scena si presentò uguale in ogni più piccolo dettaglio. La carrozza trainata da meravigliosi e imponenti cavalli alati giunse nei pressi di una villa maestosa. Dal veicolo - poco dopo - scese un signorotto in frac e con un alto cilindro per cappello. L'anziano venne presto raggiunto da un giovane uomo. Il suo modo di parlare - e di approcciarsi al vecchio - era dolce come il miele. L'ntento era evidente: abbindolare l'interlocutore. Il focus doveva essere la figura del giovane. Eleganza. Savoir-faire. Voce dolce come il miele. Una certa capacità di conquistare le altre persone. Terminato il ricordo - la Corvonero venne come sbalzata di nuovo all'indietro. La voce di Rick risuonava nella mente. E doveva restare. Doveva rimanere impressa. Di certo, questo avrebbe reso più facile replicarla - e nella maniera più fedele possibile. Ad ogni modo, tutto ciò non eliminava l'ovvia difficoltà insita nel simulare la voce di qualcun altro. Una voce diversa dalla propria. Una voce che apparteneva al genere opposto. Una voce che doveva essere accompagnata anche da certi modi di fare, così estranei magari da chi provava a metterli in atto. - Rick Kerschbaumer. L'inimitabile Rick Kerschbaumer... - Phoebe provò a modulare la voce. Passò da un tono grave ad uno appena più acuto. Doveva simulare quella del giovane uomo. - il migliore... Il migliore di tutti.. - La dolcezza baciava le parole. Sì... La voce era molto vicina a quella originale. O almeno; era così che parve alla Bronzo-Blù. Un sopracciglio si sollevò alle parole di Camille e Vivienne. Un sorriso poi si delineò sulle labbra. L'immagine descritta dalla Grifondoro apparve divertente; e parecchio. Però sfumò presto. I pensieri che, fino a poco prima, avevano tormentato la Corvonero tornarono. Sarebbe riuscita ad essere convincente nei panni di Rick? Quale scusa avrebbe potuto usare per giustificare la voce - se fosse apparsa strana? Qualche minuto dopo, tutto questo ebbe modo di placarsi. Un leggero languorino annunciò l'arrivo del momento del pranzo. Un pranzo frugale. Phoebe si servì. Un sandwich. Due tortini ripieni. Una piccola porzione di verdure arrosto e patatine. Tutti i quesiti - balenati nella sua mente - si erano dunque assopiti. Rimasero così fino che lei non dovette spostarsi al cortile interno. Quel luogo era appartato, avvolto da un particolare clima vespertino - quello tipico di un primo pomeriggio invernale. Sospirò. Da lì, si sarebbero divise. Avrebbero raggiunto il luogo della festa pre-asta in modalità differenti. Camille/Maeko si sarebbe smaterializzata, insieme a Rebecca. In seguito avrebbe ricevuto un Mantello dell'Invisibilità. Oh, un mantello che rende... invisibili? Phoebe non aveva alcuna idea che esistessero oggetti del genere. Vivienne/Joey sarebbe arrivata con una Fenice. Sì, una Fenice. La sua, sarebbe stata un'entrata scenica. Come quella di Helena/Myron. Uno degli ultimi modelli babbani di automobile volante (proprio così!) l'avrebbe condotta fino al luogo di interesse. E... E Phoebe? In che modo sarebbe arrivata al pre-asta? Mediante una carrozza trainata da meravigliosi cavalli alati; era così strano anche solo poterlo pensare. Alla sola idea - la Halliwell ne era come affascinata. Come poteva non esserlo? Le parole di Camille la destarono da questi pensieri. «Buona fortuna, ragazze!» - Beh... Che la fortuna sia dalla nostra. Ne abbiamo bisogno! - Replicò a Camille. Quelle parole erano rivolte a tutte e tre. - A dopo, ragazze! -. Si separò dalle altre - come da indicazioni.
Drew l'accompagnò sino alla carrozza. Presto si stagliarono - di fronte a lei - le figure maestose di due stupendi e possenti cavalli alati, dal manto color castagna. Questa visione la paralizzò. Il cuore ebbe un sussulto. La presenza di quelle creature magiche era suggestiva. Faceva quasi paura; ma al tempo stesso invogliava ad accorciare le distanze con loro. Erano lì. Sì. Proprio lì. Nella loro magnificenza. Phoebe si trovò divisa tra due spinte diverse - ma opposte. Una parte dentro di lei le suggeriva di dover temere di avvicinarsi. Meritavano un approccio rispettoso e reverenziale. Lei ne sarebbe stata in grado? L'altra parte però spingeva affinché facesse qualche passo verso di loro. Avrebbe potuto direttamente approssimarsi di più alla carrozza, sì. Eppure, l'istinto - in quei secondi d'incertezza - la portò ad indugiare sui due animali fantastici. Si fece coraggio e avanzò con cautela. Era quasi un privilegio. Non appena si sentì più sicura di sè, si scoprì ad allungare il braccio dominante. Voleva per poter carezzare dolcemente - all'altezza del collo - uno dei due. Sentiva di voler prendere confidenza con loro - prima di partire.
Poco dopo seguì Drew sino alla portiera della carrozza. Aiutata dal Ministeriale, salì sul veicolo. - La ringrazio - Rispose. - Buona fortuna anche a lei - A quanto aveva capito, anche i tre Ministeriali avrebbero preso parte al tutto nei panni di qualcun altro. La portiera poi si chiuse. Fine velluto blù - con ricami d'argento - tappezzava gli interni del veicolo. Era tutto così elegante. La carrozza subito partì; e iniziò a prendere quota. Phoebe - vicina al finestrino - decise di scostare la tendina blù e argento. Voleva godersi il panorama. Il veicolo si lasciava alle spalle Coventry. Case e palazzi si riducevano sempre più - oltre del vetro. Il viaggio era tranquillo. Nessuno scossone pareva renderlo turbolento. Sembrava andare tutto liscio. Lentamente la cittadina prese a lasciare il posto alla tipica campagna inglese. Il verde cominciò a regnare. Forse la meta era vicina? D'un tratto la carrozza iniziò la discesa. Phoebe si appoggiò al sedile con la schiena. Il successivo atterraggio - nei pressi di una grandiosa villa immersa nel verde della campagna - risultò piacevole. Il veicolo avanzò un po' per poi frenare dolcemente. I suoni, la musica e le risate più vicini ed udibili. Sì, era arrivata. La portiera si spalancò. Una piccola scalinata si sciolse. Bisognava scendere dalla carrozza. Gli occhi erano rivolti nella sua direzione. Un'infinità di persone pareva in attesa. Un brivido corse lungo la schiena. Non aver ricevuto alcuna indicazione finale - insieme al fatto di avere gli sguardi puntati su di sé - era una cosa che non la rassicurava affatto. Tossicchiò. Doveva mettere a tacere il panico - che ora investiva ogni fibra del suo essere. Si sistemò meglio la giacca per poi scendere dal veicolo. Era giunto il momento di entrare davvero in scena. Si voltò verso il cocchiere. Forse Rick Kerschbaumer gli si sarebbe rivolto - al fine di rammentargli, senza troppi giri di parole, di eseguire quanto lui gli aveva ordinato di fare. Aspettarlo lì - fino alla fine di tutto - magari? - Non vorrei ripeterle come siamo rimasti - Nel parlare cercò di imitare la voce maschile di Rick - il giovane uomo che doveva impersonare. Il tono era deciso, quasi sussurrato, e al contempo sbrigativo: non ammetteva repliche. Dopodiché - con passo austero, elegante - si avvicinò alla calca. Che i giochi avessero inizio.

Inventario
Bacchetta (in tasca)

Bracciocchio (polso sx)
Bracciale "Snasi Fratelli" (polso sx)
Collana "Scaglie di Ashwinder"(al collo)
Anello "Tentacolo di Graphorn" (all'anulare sx)
Diadema di Veela

In borsa:

Fiala di Intruglio Confondente(x1)
Fiala di Pozione Mors Aparentis(x1)
Fiala di Pozione Rinvigorente(x1)

Nanosticca(x1)
Aerosticca(x1)
Polvere Buiopesto Peruviana(x1)
Sacchetto di Cioccoli Noccioli
Sacchetto di Piperille


Arsenale Magico
Prima Casse (Completa)

Seconda Classe (Completa, escluso Orcolevitas/Monstrum)

Terza Classe: (Completa, esclusi di Proibiti) + Commuto, Floriscus, Folium, Semen

Quarta Classe: Vegetatio

Ravenclaw Prefect | 17 y.o

code by Camille


*la breve descrizione dei cavalli alati è desunta dalla descrizione che se ne fa in diversi siti, spero possa andare bene **
 
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view post Posted on 13/7/2023, 16:54
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Il Fato

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Villa Achard


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L’ingresso della villa apre il suo sfarzo agli ospiti e li accoglie con un benvenuto da togliere il fiato. Infinite distese di marmo italiano sulle tonalità del bianco e del nero si alternano in un gioco di eleganze studiate. A illuminare il percorso verso l’interno, candelabri a rovescio celati sotto un pavimento incantato per sembrare trasparente. Ad ogni avventore che giunga sull’uscio della magione, viene assegnato un fuoco fatuo con il compito di guidarlo nel corso della serata e impedirgli che perda la via nel dedalo di stanze e corridoi che compongono le svariale ale della residenza.
L’arrivo delle studentesse avviene nel seguente ordine: dapprima Rick a bordo della fastosa carrozza trainata da cavalli alata; a seguire Maeko che, grazie all’assistenza di un cespuglio intagliato geometricamente, è riuscita a liberarsi del mantello dell’invisibilità senza essere vista (o così sembrerebbe); infine Myron Pancras sull’auto babbana incantata per permettergli di mantenere il suo incorreggibile tocco di stile.
È con un certo distacco dagli altri che Joey Chapman fa la sua incantevole apparizione. La sua fiducia, infatti, l’ha ben ripagata: con una delicatezza che non ci si aspetterebbe da una creatura dotata di artigli, la fenice ha spiccato il volo e ha stretto i suoi polsi dolcemente, prima di dare un colpo d’ali e portarla con sé nella vastità del cielo. Vedere Londra dalla prospettiva privilegiata di chi è protetto dal buio e riesce a volare di una liberà difficile da sperimentare in altro modo è un’esperienza difficile da dimenticare. Sopra Vivienne, le sfumature vermiglie della creatura.

«Signor Kerschbaumer! Che piacere incontrarla qui!»
A farsi avanti, poco prima che il lungo corridoio si apra nell’opulento ingresso di proprietà degli Achard, un uomo sui sessanta. Ha folti baffi grigi con le estremità rivolte all’insù, un cilindro nero sulla testa capelluta e un monocolo che gli conferisce un’aria interessante.
«La sua presenza era molto attesa, del resto» aggiunge con sussiego, accennando un segno di rispetto con il capo. «Sembra che gli Achard abbiano intenzione di dare motivo agli invitati di non dimenticare la serata. Si parla di oggetti di grandissimo valore, storico ma soprattutto magico». La sua espressione è pensosa. Dal modo in cui parla, sembrerebbe che ci sia una pregressa conoscenza tra lui e Rick. Ma è davvero così? «Non trovate sospetto che vogliano disfarsene? Sono curioso di conoscere il vostro parere».
Ed eccoli, infine, arrivare nell’anticamera.

Il percorso di Maeko è lineare, diretto, non conosce intralci. Nessuno le si accosta —probabilmente perché il suo atteggiamento non lascia ben sperare nell’esito di un approccio—, così recupera in breve tempo la distanza che la separa da Rick e lo supera. Del discorso con lo sconosciuto coglie soltanto il riferimento al valore degli articoli oggetto dell’asta.
È la prima a raggiungere l’anticamera rispetto alle compagne di avventura. Si trova in un ambiente dai soffitti incredibilmente alti, sopra i quali fate si esibiscono in coreografie ammalianti. A fissarle troppo a lungo, si rischia di perdere la connessione con la realtà. Ai lati della sala, grandi finestre con vetri istoriati sui quali figure di centauri, sirene e ippogrifi fanno bella mostra di sé a beneficio degli invitati.
Il fuoco fatuo che brilla accanto alla spalla di Maeko sospira, invitandola a proseguire. Così, la precede attraversando l’anticamera in direzione di un arco velato oltre il quale l’aspetta l’ignoto. Prima ancora che possa decidere di seguirlo, qualcosa —o, per meglio dire, qualcuno— le urta la spalla.
Pochi secondi di silenzio, due occhi innaturalmente gialli. «Hasegawa, anche tu qui!» È la voce di una donna giovane dalla pelle immacolata a sorprenderla. Il sorriso sul viso non riesce del tutto a mascherare l’astio nella sua voce. «C’è qualcos’altro che intendi aggiungere alla tua collezione, rubacchiando come solo tu sai fare?»
L’accusa è intrisa di una meschinità che non fa sconti. Nemmeno si cura di abbassare la voce, quella. Alcune teste si girano nella direzione delle due.

Un sorriso splendente sulla bocca di una ragazza raggiante accoglie Myron non appena la macchina riparte automaticamente alla sua discesa. Prima che qualsiasi parola possa essere detta, il giovane si sente prendere a braccetto con intimità.
«Speravo venissi!» La voce di lei è un soffio complice. «Non sarebbe stato lo stesso senza di te» continua, incurante dell’ambientazione.
Avere accanto qualcuno già dai primi istanti potrebbe essere un vantaggio per essere guidati all’interno delle dinamiche di gioco, ma anche un grande colpo di sfortuna: gestire conoscenze delle quali non si sa nulla ha il potenziale di diventare complicato, senza considerare che la giovane potrebbe presto rivelarsi una palla al piede.
«Dimmi cos’è che hai puntato e ti aiuterò a capire se ci sono avversari che devi temere in sala.»

L’atterraggio di Joey Champan è leggiadro e attira l’attenzione del presenti. Di bocche spalancate per la meraviglia ce ne sono almeno quante arricciate per l’invidia. Si sa, l’eleganza e la capacità di differenziarsi non sempre si affiancano alla gioia del pubblico.
La fortuna di Joey rispetto ai suoi colleghi di avventura è di non essere disturbata da lungo il percorso. Forse per ragioni connesse al suo temperamento o forse per un mero colpo di fortuna, la Chapman attraversa corridoio e anticamera con disinvoltura in compagnia del suo fuoco fatuo e presto si ritrova nella sala dove si svolge parte della festa. Non può ancora saperlo —e con lei gli altri—, ma l’evento è stato organizzato in modo da interessare diversi spicchi della dimora che si sviluppano in tematiche diverse.
La stanza in cui ha fatto ingresso Joey è luminosa e ariosa, già occupata da un numero discreto di invitati. Tuttavia, non se ne percepisce l’ingombro per via delle dimensioni dell’ambiente. Le pareti sono ricoperte di grandi quadri che richiamano uno stile moderno —sia espositivo che pittorico— con figure in movimento che giocano a mescolarsi con i colori delle cornici. Disseminati per la stanza, tavolini slanciati con calici di champagne rosa e piccoli paralumi a scopo eminentemente decorativo.
Poco dopo essere entrata nella sala, Joey ha modo di udire uno stralcio di conversazione tra due signore di mezza età.
«Ho l’impressione che gli Achard abbiano qualcosa in mente stasera…»
«Cosa intendi, cara?»
«Salterà qualche testa, te lo dico io.»

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MAEKO HASEGAWA (x)
Sfuggente, introversa, sospettosa. Non è incline ai rapporti sociali né ai rapporti umani in generale. Preferisce la solitudine e conduce una vita molto ritirata. Non ama avere bisogno degli altri e tende a tenere per sé i propri affari. Le sue relazioni si contano sulle dita di una mano, ma i contatti rimangono radi. Una delle poche amiche che si senta di chiamare tale è Joey Chapman.
Non è una persona che ama l'opulenza, ma non disdegna gli oggetti di valore. Ne possiede alcuni, presi alle aste che sono il suo debole. Ama, infatti, vincere e la sfida all'ultima offerta la entusiasma.
Il suo essere schiva porta spesso gli altri a credere che guardi dall'alto in basso le persone. Raramente parla con qualcuno di sua sponte e, quando sono gli altri a rivolgerle la parola, usa frasi brevi e taglienti —molto incisive— che mettono spesso l'interlocutore in difficoltà.
Veste sempre di nero. Non indossa mai gonne.

Ricordo
Maeko è in una minuscola libreria di Londra, dove vendono prime edizioni di libri spesso introvabili. Ha tra le mani una copia dalla copertina consunta, il cui titolo risulta illeggibile. Le dita lunghe e affusolate sfogliano le pagine con cura per non rovinarne la carta. Il proprietario della libreria si avvicina a lei per elogiare le caratteristiche del libro. Lei lo fulmina con lo sguardo.
«Non c'è bisogno di rendersi ridicolo in un luogo di così grande valore. Lo prendo».
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RICK KERSCHBAUMER (x)
Narcisista, arrivista, incapace di provare empatia per gli altri. Ha bisogno di essere il centro dell'attenzione e di riceverne continuamente, anche a costo di ferire chi finisce per provare qualcosa per lui. Si lascia alle spalle una scia di accoliti adoranti —amici o amanti— per i quali prova un trasporto solo nella misura in cui vuole tenerli legati a sé.
Gli piace apparire, dunque è sempre ben vestito, di solito con abiti sartoriali. Frequenta in pubblico soltanto compagnie scelte, che non lo facciano "sfigurare", perché la vanità gli impedisce di prediligere la qualità sull'apparenza.
Ha moltissime conoscenze, nessuna vera amicizia, eppure è circondato da persone che gli sono dedite e che farebbero qualsiasi cosa per lui, sebbene provino una sorta di rapporto di amore e odio nei suoi confronti.
È incapace di resistere agli oggetti di valore. Partecipa alle aste per combattere la noia e compie acquisti per riempire il vuoto che sente dentro e del quale non si spiega la natura.
Per certi versi, sa essere spietato con chiunque si metta sul suo cammino e gli impedisca di raggiungere i suoi obiettivi.
In società, è amabile con tutti e non c'è esponente dell'alta borghesia che non lo conosca, anche solo di nome. Tutti lo trovano un bel ragazzo con modi garbati e altamente promettente. Il suo fascino ammaliante riesce, infatti, ad avere presa anche sugli sconosciuti.

Ricordo
La figura di un uomo vestito dabbene, con un alto cappello a cilindro e un frac della miglior fattura, cattura la sua attenzione, spingendolo ad affrettare il passo. Una meravigliosa carrozza trainata da Abraxas si allontana, lasciando lo sconosciuto a ridosso di una villa dalla quale provengono le note di un pianoforte e il vociare sommesso di un'adunata festante.
«Buonasera, Sir Waldergrave» saluta con tono formale, puntellato da un tocco di reverenza.
Quello si volta nella sua direzione e lo osserva con curiosità, tentando di riconoscerlo. Rick accenna un inchino in segno di rispetto e gli porge la mano.
«Sono Rick Kerschbauerm. Al vostro servizio!»
Un attimo dopo, Waldergrave sta stringendo la sua mano con vigore. «Oh, il giovane Kerschbauerm! Ho sentito molto parlare di voi. È un piacere conoscervi, figliolo!»
«L'onore è tutto mio, ve lo assicuro. Era tale il desiderio di conoscere l'esimio sir Waldergrave che perdonerete la mia insolenza di presentarmi in questo modo, cogliendovi di sorpresa non appena disceso dalla carrozza».
Le sue parole corronono come miele, vezzeggiando le orecchie del vecchio. Quello è stato l'inizio dei giochi. Una presentazione che gli ha fruttato parecchi galeoni, amicizie di alto rango e una posizione migliore in società.

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MYRON PANCRAS (x)
Naturalmente gentile, esteta, ricco. È schiavo della bellezza in ogni sua forma. Ne rimane incantato come sotto l'effetto dell'Amortentia e l'immediata reazione è il bisogno di possederla. Che si tratti di una bella donna, di un oggetto di valore o di una situazione che rispecchia il culto dell'estetica, Myron passa all'azione ora con un inarrestabile corteggiamento, ora con l'apertura del portafoglio, ora con la sua immancabile partecipazione.
Ha una nomea discutibile nell'aristocrazia britannica, giacché viene visto come un parvenu. Nell'alta borghesia, invece, c'è qualche invidia e qualche dissapore circa il fatto che le sue smisurate possibilità economiche gli permettano di spadroneggiare alle aste.

Ricordo
Un banale giorno di sole può trasformarsi in un'incredibile opportunità, se giunge in un momento propizio. Quando il maggiordomo entra nello studio, annunciandogli che è stata indetta un'asta a Coventry, Myron converte la noia che lo ha assalito per tutta la mattinata in compiacimento. Riesce già ad immaginare l'ennesima vittoria e gli sguardi di disapprovazione dei membri dell'alta borghesia su di sé, dati dalla consapevolezza di essere rimasti indietro mentre lui prosegue con la sua scalata verso la vetta.
«Sei sempre molto prezioso, Peter. Ti ringrazio» risponde, rivolgendosi al maggiordomo. «Sappiamo qualche dettaglio in più?»
«Le mie fonti dicono che varrebbe la pena concentrarsi su un carillon molto antico e altrettanto prezioso, messo all'asta dalla famiglia Achard» confida con aria cospiratrice il servitore.
Un sorriso si apre sul bel volto del ragazzo. «Bene, Peter. Allora, il carillon sarà il prossimo oggetto della collezione» fa Myron con attitudine pensierosa. Poi, rivolge uno sguardo brillante che custodisce tacite promesse al maggiordomo. «Puoi andare adesso».
La porta si chiude. Myron si lascia andare ad un sospiro soddisfatto ad occhi chiusi e a un gemito, come di chi sia pronto ad accogliere un piacere carnale.
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JOEY CHAPMAN (x)
Allegra, solare, divertente. Joey è l'emblema dell'energia e dell'espressione artistica. È, infatti, una curatrice d'arte e si assicura sempre che le mostre da lei gestite abbiano quel non so che in grado di distinguerle dalle altre. Per questo, ama aggiungere pezzi di antiquariato o moderni che mettano in luce le opere attraverso contrasti e richiami.
Il suo difetto principale sono gli scoppi d'ira, che proprio non riesce a controllare. Emergono, di solito, quando non riesce a ottenere quello che vuole. La ragione è probabilmente collegabile all'essere cresciuta in un ambiente privo di affetto, dove le uniche attenzioni ricevute erano quelle materiali. Ha, quindi, sviluppato un attaccamento alle cose che si è trasformato in prepotenza.
Ha molte conoscenze e altrettante amicizie, ma non sempre queste diventano gestibili nel lungo periodo proprio a causa del carattere imprevedibile di Joey.

Ricordo
«MALEDIZIONE!» L'urlo attraversa le fondamenta dell'edificio, scuotendo le pareti che sorreggono i quadri e terrorizzando la ragazza che guarda il viso paonazzo e gli occhi furenti di Joey. «NON POSSO TOLLERARLO!»
Tiene i pugni stretti tirati indietro rispetto ai fianchi e il busto piegato in avanti. È palesemente fuori di sé.
«Joey, può succedere che-» dice la collega in un tentativo di placare l’ira. dell’altra, ma viene presto interrotta.
«No, non può succedere. Quel quadro è mio. Ho pagato per averlo. Non m'importa del rimborso. Doveva essere qui stasera per la mostra e LO VOGLIO QUI».
Nel parlare, raggiunge decibel che nessun essere umano avrebbe creduto possibile uscissero da una creaturina dall'aspetto tanto dolce. Invece, sembra che il color fiamma dei suoi capelli rappresenti un monito a chiunque pensi di lei che non sia in grado combattere le sue battaglie. «Non ci può ripensare all'ultimo momento. Non è professionale. QUEL QUADRO MI APPARTIENE.»
Si riferisce alla decisione improvvisa dell'artista di non consegnare il dipinto per la mostra, nonostante gli accordi presi e le conseguenze legali che ne sarebbero derivate. Joey non riesce a tollerarlo, nonostante si tratti di un quadro marginale che può sostituire con un altro di quelli presenti nel magazzino della galleria. Nonostante riceverà un risarcimento, oltre al rimborso.
La collega rinuncia a calmarla. È palesemente una causa persa.
Joey, infatti, continua a strillare e a tirare oggetti per un'altra ora consecutiva.

Vi consiglio di leggere le parti di tutte per trarre quante più informazioni possibili su ciò che accade e sull'ambientazione.

Phoebe
Proroghe: 1/3
Assenze: 3/3

Camille
Proroghe: 3/3
Assenze: 3/3

Helena
Proroghe: 3/3
Assenze: 2/3

Vivienne
Proroghe: 2/3
Assenze: 3/3

Proroghe di gruppo: 4/5

Nel caso di ritardi, vi chiedo di comunicarmeli anzitempo via MP.

Per qualsiasi necessità e/o chiarimento, rimango a vostra disposizione.

Scadenza: 20 Luglio



Edited by MasterHogwarts - 4/8/2023, 17:28
 
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