Myron Pancras
Helena S. Whisperwind | Tassorosso | 12 anni | I anno
Sulla Jaguar, durante il volo, ho provato per l’ennesima volta a parlare come Myron, a riprodurre il suo timbro di voce, ad assumere il suo atteggiamento muovendo testa, collo, spalle e mani.
Mi sono di nuovo accertata che tutti gli oggetti che avevo portato -e in particolare la mia Bacchetta- fossero al sicuro e con me, celati dal tessuto prezioso dell’abito elegante. Affermativo.
Ho provato a modulare il respiro per calmarmi e mantenere un atteggiamento pacato, ma non è stato per nulla facile, considerando la velocità e la grandiosa assurdità di quello che mi stava succedendo. Ho riso, ho urlato, ho parlato da sola, su quella macchina.
Ho visto un panorama mozzafiato, ho più volte avuto paura di morire, ma alla fine, eccomi. Sono sana e salva e sono arrivata a destinazione.
No. Sono sano e salvo e sono arrivato a destinazione. Sono Myron. Helena va messa da parte, per essere lui.
Probabilmente questa esperienza mi causerà qualche disturbo di personalità, ma sarà una questione che affronterò in seguito. Sogghino e apro la portiera. Che le danze abbiano inizio.
Nel notare gli sguardi del pubblico, non posso che ripensare alle parole di Rebecca. Scendere da quella macchina da paura (sia in senso buono che in senso negativo) e trovare le loro facce colme di interesse e stupore mi fa sentire come una star di Hollywood all’arrivo sul red carpet. Una forte scarica di adrenalina mi attraversa il corpo e non posso che goderne.
Se all’esterno la mia espressione resta impassibile, in cuor mio sono più che meravigliato nel notare il grandioso sfarzo del palazzo.
Ben presto l’ammirazione si tramuta però in disappunto. Chissà quanti altri oggetti avranno rubato, gli Achard, per potersi permettere tanta ricchezza. Chissà quali imbrogli, cattiverie e ingiustizie, dietro tutto questo. Chissà quante altre storie, come quella di Hespera.
I miei pensieri tuttavia vengono presto fermati dal sopraggiungere di una giovane donna, che si accosta a me e mi prende a braccetto: diamine!
E ora, LEI CHI È?
La donna che sto frequentando ultimamente? Una vecchia fiamma? Mia sorella? Una delle tante donne con cui mi è capitato di intrattenermi o l’amore della mia vita? Un'amica fedele o una tipa che mi ronza attorno nonostante a me, di lei, non importa nulla?
Sospiro, ma per fortuna prima che qualsiasi parola possa essere pronunciata, lei continua a parlare. La osservo con uno sguardo mite, mentre la mia mente viaggia e cerca di capire che fare.
Ragioniamo:
"Speravo venissi" significa che con questa persona non parlo da un po', non è aggiornata sulle mie intenzioni e probabilmente non mi conosce nemmeno tanto da sapere che un'asta del genere non me la sarei persa per nulla al mondo.
Per quale motivo non sarei dovuto venire?
"Non sarebbe stato lo stesso senza di te". Ci tiene a me, mi vuole bene. O è cotta. Sì, decisamente è una delle mie conquiste. Ma non una di quelle più intime.
"Dimmi cos’è che hai puntato e ti aiuterò a capire se ci sono avversari che devi temere in sala."Perché così servile? Oh, sì, è cotta di me. O è cotta o vuole fregarmi il mio oggetto preferito da sotto al naso.
Mi chiedo se anche le mie compagne si stiano già districando tra interazioni con sconosciuti e invadenze generali.
Prendo tempo, cerco di osservare la reazione delle persone nel vedermi con lei, di captare qualsiasi emozione, positiva, negativa, di stupore, di sdegno, di invidia, di gioia, di ironia.
Non è semplice, ma qualsiasi cenno può essere importante.
Dò un colpo di tosse, per cercare di schiarirmi la voce e renderla pronta al dialogo. È arrivato il momento di mettere in pratica tutto ciò che ho e che abbiamo fatto finora, e di agire, per davvero.
«A dire la verità, non ho ancora deciso quale sarà il prossimo oggetto della mia collezione»Mi dimostro sicuro, ma resto sul vago; continuo a camminare con la ragazza a braccetto, a passi lenti e con atteggiamento guardingo che cerco di mascherare con una neutra serenità. Con la mano del braccio libero, sfioro delicatamente l’Amuleto Homunculus nella speranza che, come si dice, possa davvero offrire protezione, fortuna e desideri e assistermi in questa grande avventura.
«Ma...» Nel frattempo, posso provare a sfruttare questa conoscenza per avvantaggiarmi nell'asta.
Perché no?
Mi guardo attorno. Non appena mi trovo in un'area meno in vista, cerco di sfruttare un momento di distrazione generale e, celati dalla protezione di due maestose colonne di marmo, spingo la ragazza indietro di uno o due passi, con deciso garbo, guidandola con le mie mani sui suoi avambracci. Non so chi sia, perciò preferisco andarci cauto ed evitare sguardi indiscreti.
«Dato che ti sei gentilmente offerta...» mi sporgo verso di lei, sforzandomi a mantenere un timbro di voce basso e caldo
«...che ne diresti se facessimo un giro per captare i desideri dei presenti?»Se è cotta di me, non dovrebbe aver problemi a farmi un favore e le verrà naturale volermi aiutare.
La guardo fisso negli occhi, come poco prima ho guardato Rebecca e come non mi dispiacerebbe se qualcuno guardasse me.
«Ci rivediamo verso la fine del party e decidiamo il da farsi».Un mezzo sorriso, con l'intenzione di essere quanto più persuasivo possibile.
Potrei essermi dato la zappa ai piedi. O i piedi potrebbero stare bene ed essersi liberati dalla palla, almeno per un po'. Oppure, con un po' di fortuna, potrei aver persino trovato una valida alleata.
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