Pensava di essere stata furba, e invece il suo turno all'asta era durato forse pochi secondi. Al contrario suo, la gente non sembrava tanto concentrata sul quanto puntare ma piuttosto sul puntare e basta. Forse anche per Vivienne era arrivato il momento di agire direttamente. Successe tutto molto in fretta, le offerte stavano continuando a salire quando la Grifondoro vide dei piccoli bagliori rossi uscire dal Carillon. Li riconobbe immediatamente, in testa subito il ricordo della prima volta in cui li aveva visti, aveva 11 anni e non sapeva nulla del mondo della magia. Questo significava che qualcuna di loro era in pericolo? Non realizzò che il segnale provenisse dall’interno del carillon e che questo non aveva molto senso, ma non c’era tempo per pensarci. Forse Rebecca fu addirittura più veloce di lei a fare due più due, in quanto balzò giù dalla sedia più velocemente di quello che ci si sarebbe aspettato da un'anziana signora. Quella fu l'ultima immagine che riuscì a vedere, prima che il fumo conquistasse tutto. Da lì in poi per un po' furono tutte sensazioni: la mano di Rebecca che la stringeva e la trascinava via di lì, il dolce solletivo dei suoi capelli sulle spalle che le fece realizzare che l’effetto della Polisucco stava iniziando a svanire, il rumore insopportabile che le perforava i timpani e il freddo contatto con l'acqua comparsa chissà da dove e che rallentava i suoi movimenti. In quel trambusto non si era accorta di quale via avesse preso, inizialmente pensava che Rebecca l'avrebbe trascinata verso l'uscita, ma quando finalmente il fumo iniziò a diradarsi, si accorse che le cose non stavano così. Intanto non si erano dirette verso l’uscita ma, come effettivamente le aveva urlato la donna, erano corse verso il Carillon. Ma la cosa più grave fu il vedere la situazione di Rebecca, immobilizzata e in seguito colpita dal battitore l’asta. Vivienne riuscì a malapena a trattenere un urlo di orrore per quella situazione. Istintivamente la mano corse a recuperare la bacchetta, tanto ormai le coperture erano compromesse e la situazione disperata, non c’era più bisogno di comportarsi bene. Come poter aiutare Rebecca? Il corpo del battitore d’asta era protetto da quello della ministeriale, sarebbe stato troppo difficile colpirlo senza rischiare di colpire anche lei. L’unica possibilità era la colpire la mano che a sua volta lui aveva usato per colpire Rebecca. Nel caso non fosse stata alla sua portata, avrebbe ruotato quel minimo per averla sotto tiro. Avrebbe poi caricato il braccio all’indietro, velocemente ma anche stando attenta a non superare con la mano l’altezza del naso. « EX- » Appena la mano fosse stata in posizione avrebbe iniziato a pronunciare la formula, con voce ferma e mente concentrata. « -PELLIARMUS! » Avrebbe poi finito, distendendo il braccio verso la mano del battitore d’asta, in modo da finire di pronunciare la formula nel momento in cui la bacchetta fosse stata puntata verso la mano del suo avversario. Nella sua testa era chiaro il suo obiettivo, quell’uomo doveva finire disarmato, intanto per evitare che Rebecca fosse colpita ancora. E magari, quest’ultima avrebbe avuto anche un occasione per liberarsi dalla sua morsa. Ma non era finita qui. Ormai avevano fatto tanto, doveva andare fino in fondo; il Carillon andava recuperato. Prese un bel respiro e, tenendo conto di come l’acqua avrebbe impedito i suoi movimenti, si iniziò a muovere in direzione dell’oggetto. La mano sinistra (quella non impegnata dalla bacchetta) si sarebbe allungata in avanti, per cercare di agguantare il Carillon il prima possibile, il suo sguardo sarebbe stato attento ad eventuali pericoli in avvicinamento.
L'energumeno aveva tra le mani una mazza chiodata; e in quel momento iniziò ad agitarla in ogni direzione, da tutte le parti, quasi come se cercasse in maniera forsennata di colpire una minaccia invisibile. Doveva aver notato qualcosa. La presenza della Corvonero e del Ministeriale era saltata fuori. Solo a quel punto Phoebe si rese conto che all'omone potevano non essere sfuggite le tracce di sangue, quelle dovute alla ferita che ancora pulsava, sul pavimento. Dannazione, fu il pensiero che fece in quell'istante. In seguito, qualche attimo dopo aver scagliato il Confundo, si accorse che l'energumeno aveva esitato e rallentato i suoi movimenti. L'incantesimo era andato in porto. Ma non nella sua forma più forte. La magia della Corvonero doveva ancora affinarsi, sì. Doveva essere accaduto per questa ragione. In quell'istante, Mr Allister si tolse il mantello, rivelando così, in maniera inconfutabile, la propria presenza, e quella della Corvonero. Bisognava agire. Lucis Ambitus. Phoebe conosceva quella magia. un fascio di luce psichedelico avrebbe dovuto avvolgere il tizio. Avrebbe dovuto confonderlo e rendergli difficile stare in piedi, per via delle gambe traballanti. La Bronzo-Blù sapeva che, con molta probabilità, il bestione avrebbe avuto difficoltà anche a vedere i loro movimenti: confidava su questo. Serviva però qualche altro incantesimo per rincarare la dose. L'Erede di Priscilla doveva pensare a come agire. Occorreva un incantesimo per bloccare ancora di più quella minaccia; e al tempo stesso per farle male. Si formò subito nella mente della giovane l'immagine dell'energumeno (con un'ulteriore e chiara difficoltà a muoversi). Quella scena si sarebbe potuta ottenere con un incanto Impedimenta. Sì. Un Impedimenta. Phoebe afferrò meglio la bacchetta con la mano destra, posizionò il rispettivo polso sulla spalla opposta. - IMM... - Iniziò. La mano stringe forte la bacchetta; l'accento era posto sulla prima sillaba. Mosse poi il braccio dominante attuando un movimento piuttosto ampio, dalla propria spalla sinistra.. - ...Pedimen... - ..a quella destra. Sulla quale lasciò poggiato il polso. Infine puntò il catalizzatore verso l'obiettivo. - ...tAA! - L'accento era posto sull'ultima sillaba. Ora il tizio si sarebbe ritrovato ad avere problemi a muoversi. Toccava attivarsi per provare a sferrare subito un secondo attacco. Magari qualche sortilegio per scaraventare all'indietro, e in maniera rapida, l'omaccione. Phoebe lo immaginò volare all'indietro e cadere lungo disteso sul pavimento del corridoio, che lui stava cercando di proteggere. Il braccio dominante prese quasi ad avvolgere il collo, la mano si poggiò sulla spalla opposta. L'arto ora era fermo. - Everte - A quel punto arrivò la voce. Poi il braccio venne mosso velocamente. Si estese così, in questo modo, verso il tizio. E tutto questo mentre veniva enunciata la seconda parte della formula magica: - Statim! - Se ogni cosa fosse andata per il verso giusto, ora l'omone sarebbe volato indietro per poi impattare contro il pavimento. Facendosi anche molto male.