The Roaring 20's , Ballo d'Inverno 2022

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view post Posted on 23/1/2023, 10:34
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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Camille Donovan

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La danza dei criminali in fuga, gli scintillii provenienti dalle loro armi calde e fumanti, tutto si unisce alla perfezione con il saltello acrobatico di Zenzy e la sua corsa forsennata verso l’ignoto. Per un attimo sgrano gli occhi, sinceramente stupita nel vederlo prendere improvvisamente vita.
«Oh no, non farti prendere mi raccomando! Non ora che sei ad un passo dalla libertà!» gli grido dietro divertita. La vittima che scappa dai gangster – i suoi estorsori, violenti aguzzini –, ma riuscirà a raggiungere le forze dell’ordine prima che lo acchiappino? Dubito, ma tifo comunque per lui ed il coraggio che sta dimostrando.
Il suo gemello invece, quello che dimora sulla ghirlanda appesa di fianco al mio letto, rimarrà con me ancora a lungo: che gli piaccia o meno.
Se mi ha fatto dannare? Può darsi, ma alla fine si è fatto amare incondizionatamente.
«Giusto un filino!» rispondo in tono scherzoso. Il pollice e l’indice vanno quasi ad unirsi all’altezza del naso, lo sguardo ridotto ad una fessura per spiare attraverso quel minuscolo spazio «No, non è vero, in realtà è diventato la mascotte del dormitorio!» ritratto subito con fare convinto. I palmi si mettono in mostra, fendono l'aria per cancellare ciò che ho detto in precedenza «Nonostante le minacce e qualche bonario attentato nei miei confronti, credimi è riuscito a farsi parecchi amici il piccoletto!» persino Pinky, all’inizio esitante, ora si avvicina a lui spavalda per giocarci….a suo rischio e pericolo, ovviamente.
Il mistero s'infittisce, il collegamento con uno scoop per la Gazzetta sul momento mi confonde un po’. La scenografia sembra origliare la conversazione: la cinepresa prende un respiro, emana lievi fasci biancastri e le immagini mutano in un bagliore di flash. Abbracciano figure in abiti eleganti, un pubblico le elogia fino a perdere il fiato. Star dell’epoca sfilano su un red carpet, si godono la fama.
«Un cantante?» dico piano. La mia curiosità aumenta esponenzialmente, un sopracciglio guizza in alto per sottolinearlo. Il puzzle però comincia presto a prendere forma. «Sarò una tomba, promesso!» mimo una chiave che sera ermeticamente le labbra, la lancio poi con energia verso il Lago Nero. Accetto il pacchetto che mi porgi, si muove e questo m’intriga ancora di più. Chissà cos’hai architettato stavolta?
«Non l’hai rapito, vero?» chiedo con falso sospetto, accompagnando le parole con la parodia di un’espressione malfidata dipinta sul volto.
Con cautela rimuovo l’incarto, finché la scatola non diventa l’unica protagonista sulla scena. Appena la apro, il contenuto fa in fretta a rivelarsi. Gli Omini di Marzapane lottano per uscire, tre di loro ce la fanno per un soffio mentre gli altri arrancano leggermente. I loro corpicini scalpitanti lasciano intravedere qualcosa, approfitto dello spiraglio creatosi per recuperarlo e richiudo dentro i furfantelli zuccherosi rimasti.
«Voi verrete con me in Sala Comune, vi sconsiglio vivamente di seguire Zenzy!» gli ammonisco come una mamma fa con i figli.
Nella mano intanto stringo un contenitore sottile, la copertina colorata. Al di sotto di essa spunta qualcos'altro, ma mi ci concentrerò tra un attimo.
«Non ci posso credere!» la voce, incredula, è ancora bassa. Seppur felice, cerco di evitare eventuali orecchie indiscrete che carpiscano il segreto «Quindi sarebbe….» una pausa per assicurarmi che non ci sia nessuno vicino a noi «…il cd in anteprima l’autore è Mr Gingerbread, adesso il racconto assume un senso per me. Al solito non sei privo di risorse, sono a bocca aperta «È- è meraviglioso!» un semplice aggettivo, più di un grazie implicito in esso.
«Non vedo l’ora di ascoltarlo!
In una stanza ben protetta da un Muffliato, s’intende. Niente spoiler
non mi farò scoprire, terrò lontani gli impiccioni te l'ho giurato.
Le dita intanto sfiorano una superficie di fragile carta, la tengo con delicatezza per osservarla attentamente. Evidentemente manca ancora qualche tassello, un paio di spruzzate di colore per competere definitivamente il quadro.
«Oh e questi?» esibisco i due rettangoli di pergamena dorata, su di essi è impressa l’immagine di un Fwooper. Per un secondo sorrido istantaneamente pensando alla dolce Cassandra.

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view post Posted on 23/1/2023, 12:40
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SW8kZzO
Can’t repeat the past?
O
cchiolino ammiccante, sorrisetto da furfante e uno schiocco di dita... è tutto quello che mi occorre, forse ingenuamente, per interpretare l'assetto malavitoso della pièce in atto tra noi. Non l'hai rapito, mi chiedi. La risposta, nei miei gesti da gangster fasullo, è lampante. Lascio che il cinema magico rafforzi l'idea, mescolandomi alla band in fuga d'assalto tutto intorno. La scena è pronta a dissolversi, catturo già le note d'esordio di una sinfonia swing – un ritmo dapprima delicato, di giro di corde di chitarra, e l'attimo seguente più frenetico. I criminali che ci hanno pedinato, poveretti, sfidano il sortilegio in divenire – corrono, corrono via, inghiottiti dal fascio di luce delle cineprese. Un fischio ripetuto, allora, accompagna il nostro discorso; somiglia ad un'oca starnazzante, mi strappa in effetti l'ennesimo sorrisetto divertito: altro non è che la melodia di una tromba, ampliata fin da subito dal contrabbasso e da altri, meravigliosi strumenti. Ombre trapunte di storia, allora, sfilano in lungo e in largo, partecipando alla danza più movimentata degli Anni Venti.
Questo swing – incredibile – mi ricorda d'un tratto i brani di Emily Vannett, il modo in cui la cantautrice scivoli da un'espressione artistica all'altra, travolta dalla bramosia dei passi. Ho l'istinto di ballare, immediato. E mi sembra d'impazzire, all'idea d'aver sperato di chiudere gli occhi e svegliarmi all'indomani, mancando così questo ballo d'eccezione. Oh Penny, se solo sapessi...
«Quando ti danno fastidio, tu divorali.» Traumatico, questo commento. Se non fosse per l'allegria che sfuma in voce e in volto, mi prenderesti sicuramente per pazzo. Chissà, potrei esserlo. C'è qualcosa, nell'aria, che mi manda in visibilio, è una perdita di sensi che non trova giustifica – non ho bevuto neanche un goccio d'alcool, non ancora. Raggiungo il tuo fianco, appena distante, così da spostarmi dal turbinio cinematografico – i figuranti, elegantissimi, s'accingono a ballare tra noi, e la musica che zampilla dai grammofoni è sorprendente.
«Credimi, questi omini sono tutti commestibili. Il problema, un po' come le Cioccorane, è acciuffarli in tempo.» Sorrido, osservando la fuga disperata dell'esercito di pan di zenzero. In lungo e in largo, oltre le rive del lago, si aggirano rospi, gufi e asticelli... no, non aggiungo altro, è una serata che non merita di macchiarsi di sfumature macabre, anche se paradossali.
Mi concedo il privilegio di guardarti, Camille. È incantevole vederti aprire il regalo, in questo gioco chiaroscuro di stelle, riflessi d'onda e bagliori del passato. Diventa un angolo sospeso a mezz'aria, oltre il cinema.
«Proprio così, Donna Camilla.» Hai colto subito il punto, e non una volta ne sono stato in dubbio. Questo album, infatti, significa molto di più per me: il regalo, per te, è l'anticipo. Ho fatto di tutto per ottenere il disco in anteprima, il mondo magico ne sarà informato soltanto tra una, forse due settimane. Snocciolo poche informazioni, perché ci tengo. Il Profeta, poi, farà di più.
«Mr Gingerbread è letteralmente un omino di pan di zenzero, non scherzo. Proprio quello che canta in copertina sulla slitta, com'è buffo. Si è esibito nel villaggio di White Mermaid pochi giorni fa, credo vi sia qualcuno dietro che lo trasfiguri per magia. Il disco era in progetto da un po', l'annuncio... è un mistero ancora per tutti.» Questione di poco, neanche io – benché con un passo verso il futuro – prevedo il colpo di scena che Mr Gingerbread attuerà presso il Teatro Magico. Sembrerà una coincidenza, anche fortunata, ma i biglietti che stringi tra le mani facevano parte di un regalo che avevo considerato addietro.
«Forse ricorderai o hai sentito parlare del Fwooper d'Oro.» Lascio che l'etichetta addolcisca la voce, nella nota appassionata che sempre mi travolge.
«È il concorso musicale più famoso, si esibiscono i finalisti ed è una cerimonia straordinaria. Ho sempre voluto partecipare e ho colto l'occasione con la Gazzetta.» Sfilo via il cappello dalla testa a mo' di galanteria.
«Cosa ne dici, Donna Camilla. Mi farebbe l'onore d'accompagnarmi?» Già, l'accento è nuovamente marcato, forse anche troppo. Dovrei lavorarci, ne sono consapevole. Catturo infine un paio di maghi in arrivo, cappellini laccati d'oro in capo e una scia di fumo di sigaretta che insegue il cammino. Guai in arrivo?
o3HKNQo
the roaring 20s
Gatsby believed in the green light, the orgastic future that year by year recedes before us. It eluded us then, but that’s no matter: tomorrow we will run faster. [...] And then one fine morning —
So we beat on, boats against the current, borne back ceaselessly into the past.
Francis Scott Fitzgerald
 
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view post Posted on 23/1/2023, 18:52
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Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

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Draven Enrik Shaw
III° anno - Prefetto Serpeverde - Outfit










Non avevano parlato molto del ballo; anzi, da che ricordava, c’era stata una sola e brevissima conversazione a riguardo, nella quale Draven si era affrettato a esporre il suo totale disgusto nei confronti di quel tipo di eventi e niente di più. A giudicare, però, dalla cura con cui si era vestita a tema, addirittura indossando quella che, quando le fu abbastanza vicino, si accorse essere solo una parrucca e non una nuova acconciatura, gli sembrò che per lei non fosse altrettanto. Forse le piaceva quella roba e non si era nemmeno posto in dubbio di saperlo, semplicemente perché aveva voluto ignorare il problema. Perché di un problema vero e proprio si trattava! Si sentiva fisicamente male in occasioni come quella, senza contare il trauma che si era ripetuto di anno in anno ricevendo più delusioni in circostanze come quella che in tutto il resto della sua vita. Se fosse riuscito con la sua vicinanza e l’aiuto dell’erba a non farsi venire un attacco di panico, sarebbe stato un miracolo, ma ciò non significava che fosse più facile stare lì. Tutt’altro: se, da una parte, i propri pensieri cercavano di ignorare le varie problematiche psicofisiche che l’ambiente gli provocava, dall’altra si accorse di stare ancora rimuginando su come farla pagare ad Alice per aver scatenato la sequenza di tristi eventi che lo avevano condotto fin lì e costretto in primis a cercare un palliativo per non morire d’ansia. Non era proprio la condizione tranquilla in cui un sedicenne sperava di passare la serata con la sua ragazza...
Incontrò di nuovo gli occhi di Megan e gli sembrò di vedere il velo, che di solito copriva le iridi dallo sguardo distaccato, sparire come le tende di un sipario; sospirò di sollievo e si sentì un po' meno nervoso. Qualsiasi conversazione avesse avuto con quell’uomo, si poteva dire chiusa e finita. Ed eccolo lì, il brillio zaffiro a cui, ormai, non riusciva più a fare a meno.

È per questo che non hai nemmeno provato a insistere quando ti ho detto che non ci volevo venire? Tanto i provvedimenti li avrò lo stesso, temo… - le rispose, scuotendo la testa e facendo un cenno con la mano come a dirle di lasciar perdere. Le avrebbe spiegato in un secondo momento cos’era accaduto, visto che nel petto gli premeva ancora il nervosismo per la questione. Non voleva più pensarci, dato che ormai il danno era fatto. A quel punto, poteva solo sperare di sopravvivere alla serata senza drammi e/o delusioni di sorta. Si sarebbe impegnato a ignorare contesto e persone solo per non rendere spiacevole anche a lei le circostanze.
Per cui, non esitò minimamente a sorridere ancora, alle sue parole seguenti. Per un attimo – indotto anche dai fantasmagorici effetti dell’erba del South Kensington – gli sembrò che tutti quei colori e quella musica irritante non fossero poi così fastidiosi se ci si trovava in mezzo lei. Rendeva bello anche l’Inferno. E quel rapporto di onestà e schiettezza che stavano costruendo, passo dopo passo, lo aiutava a sentirsi meno inadeguato al suo fianco. Addirittura, dimenticò dello stormo di Corvonero intorno a lei, per quel breve istante.

Sono felice di vederti con questo vestito. – le rispose, la voce bassa e melliflua, avvicinando le labbra a un suo orecchio per poterle bisbigliare quelle parole che, sperò, fossero state ascoltate solo da lei. Le posò, poi, sulla guancia un bacio casto, nonostante i pensieri che gli annebbiarono la mente in quel frangente.
Era sicuro, a quel punto, che sarebbe arrossita, perché il suo viso gli mostrava sempre quella reazione quando flirtava con lei, per cui dovette ricordarsi del contesto e deviare lo sguardo per impedirsi di saltarle addosso in mezzo ai suoi concasati. Si volse di lato e, se avesse incontrato lo sguardo di Edmund e del piccolo Serpeverde compagno di sventure di quidditch, li avrebbe salutati entrambi con un cenno del capo. Per un momento, pensò anche di sentirsi abbastanza fatto tranquillo da poter cogliere l’occasione di avere una conversazione, che era sicuro sarebbe risultata fruttuosa, con il portiere dei Westwind, ma le parole di Megan gli fecero riportare lo sguardo su di lei. Le annuì e le porse il braccio, distendendo le labbra nell’ennesimo sorriso quando poi accennò a quella che doveva essere l’evidenza della fattanza nei propri occhi.

A ognuno il suo veleno…? – commentò, divertito, aspettando che gli si accostasse e mettesse sotto braccio, prima di avviarsi verso lo stand da cui era venuto. Aveva già fatto i suoi acquisti e le accennò, mentre si incamminarono, di averli fatti come scusa per temporeggiare, per via dell’ansia di ritrovarsi in luoghi affollati. Aveva già avuto modo di parlare di quei suoi ‘problemi’ con Megan, ma continuava a non ritenerlo un argomento piacevole o facile da affrontare, per cui lanciò l’informazione velocemente; per fargliela sapere, sì, ma senza l’intento di soffermarsi a parlarne, e si affrettò a cambiare argomento per non doverla approfondire.

I tipi loschi ci fissano. Sembrano stiano fremendo all’idea di sentirsi soddisfatti dell’inutile lavoro per cui sono stati pagati. – disse, indicandole con un cenno del capo la direzione in cui i cosiddetti Newsboy si trovavano. Non li aveva notati finché Megan non glieli aveva indicati qualche istante prima; d’altronde, quando partecipava a quegli eventi, era già tanto se riusciva a guardare i visi della poca gente che conosceva. Quasi come richiamati da quello scambio di sguardi, i due giovani addetti ai lavori gli si avvicinarono.

Che tipo di legno viene usato per i bastoni delle Gelbsturm? – gli disse uno di loro, fissandolo così intensamente negli occhi da renderlo immediatamente nervoso.

Perché cazzo dovrei saperlo?! – ribatté Draven, mentre sul viso gli si formò una smorfia tale da convincere il ragazzo a rivolgersi a Megan. Pur di non dover incrociare di nuovo lo sguardo del Serpeverde, si spostò di lato, quasi a dargli le spalle e si focalizzò sulla ragazza.

© Esse | harrypotter.forumcommunity.net



Interazioni: Megan
Menzioni: Alice, Edmund, Damian, Derek
Posizione: Stand dei Tiri Vispi



Edited by Draven. - 23/1/2023, 23:23
 
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view post Posted on 23/1/2023, 20:39
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Eloise Lynch
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Location: tavolo rinfresco
Interaction: Alice, Mary, Horus
Mention: -
Non ha neanche il tempo di interrogare le ragazze, che Alice realizza i sogni di Eloise - osando là dove lei ha titubato. Così, si ritrova in bocca un succulento sapore di burro e salvia, un gusto forte, attenuato dalla neutralità del pane. Il boccone è troppo grosso, le sue guance sono pienissime - ed è per questo che al saluto di Horus risponde sollevando la mano destra, mentre la sinistra va a coprire la bocca. Sta ridendo: fatica a masticare, si sta quasi strozzando, ma l’iniziativa di Alice l’ha divertita e il sapore di quel Butterflap è davvero buono.
Quando riesce a ingoiare ha le lacrime agli occhi: un po’ per la fatica, un po’ per la stupidità della situazione. « È il cibo di Wagner che mi fa crescere così in fretta… » Risponde a Mary appena riesce a riprendersi. « Non pensavo che avrei rischiato di morire a così poca distanza dall’inizio della festa.» Spostando lo sguardo dalla mora in pizzi bianchi alla rossa in tailleur nero, dedica alla seconda un’occhiata di rimprovero troppo severa per essere realistica, che sparisce prima ancora che la giovane Grifondoro termini con le sue richieste.
« Un’adulta! » Fischia, investita di un’ammirazione e uno stupore esageratissimi. « Ecco perché è così piena di rughe! Carino da parte tua accompagnarla a questi eventi sociali, per farla sentire ancora… viva. » Ghigna, osservando divertita la reazione di Mary. Ci sono solo tre anni a dividerle, ma la differenza è sostanziale: la sua Battitrice di fiducia ha salutato definitivamente le aule di Hogwarts, detto addio agli obblighi della società scolastica, strappato i Mago che meritava. L’ultima volta che ne avevano parlato, Mary stava ancora decidendo quale strada intraprendere: chissà se qualcosa era cambiato. « Anche io ho un adulto con me, stasera. » Indica la folla alle sue spalle, dove Horus si confonde in mezzo a tanti volti conosciuti.
« Comunque, se questo bere di cui parlate è analcolico, non sarà difficile procurarselo. Per tutto il resto temo che bisognerà impegnarsi un po’ di più. » Fa una smorfia, sapendo di essere stata abbastanza criptica. La voce si sta diffondendo, si nota facilmente dalle reazioni indispettite della gente intorno al bar, così Eloise sputa il rospo. « Per gli alcolici c’è uno Speakeasy, ma nessuno sa dove sia. » Ha avvicinato il busto alle Grifondoro, e abbassato la voce per farsi sentire solo da loro. Ora, invece, torna a raddrizzarsi. Le sue sopracciglia sono sollevate e l’espressione sul suo viso è un presagio di pericolo. « Facciamo così: la prima coppia studente-adulto che lo trova sceglie il drink di quella che arriva seconda. » Si complimenta con se stessa, compiaciuta di quella trovata. Non sa se Mary e Alice abbiano intenzione di cogliere la sfida o se vogliano far altro; quello che conta è movimentare la ricerca, avere un incentivo stupido per un bene superiore. Ubriacarsi.
« Raggiungo il mio +1. Ci si vede allo Speakeasy. » Un occhiolino e uno sbuffo di fumo dell’Antispio: Eloise si dissolve nella folla, leggera com’è arrivata, una silfide giocherellona che ha concluso la sua prima missione.

Tornata con i piedi a terra, cammina verso il suo accompagnatore con la destrezza massima che i suoi tacchi le permettono. « Horus Sekhmeth, finalmente! » La vaga speranza di poter osservare Horus alla stessa altezza grazie all’aiutino della pralina Boccino-D’Oro si perde definitivamente. Questo, tuttavia, non le impedisce di giocherellare con il bavero della sua camicia, come una madre che prepara il figlio per il primo giorno di Hogwarts. « Mi piace questa svolta un po’ sciatta! » Si sporge poi in un mezzo abbraccio, il saluto amichevole di chi si sente a suo agio. Nonostante il look apparentemente trasandato, coglie un profumo leggero e delicato. « Allora, hai già notato la fregatura? » Quando scioglie l’abbraccio le attenzioni affettuose sono state sostituite dal solito ghigno furbesco, mentre le sue dita inanellate indicano la zona del bar. « Ci tocca partire alla ricerca degli alcolici subito, se vogliamo essere ubriachi entro mezzanotte. Tra l’altro, potrei aver sfidato Mary Granger e la mia amica Alice a chi arriva prima. Quindi: subito, prima di subito! » Gli porge il gomito, prendendo con la forza il ruolo di cavaliere, e inizia a camminare verso una direzione imprecisata.
Ha provato a raccogliere informazioni per la loro missione - l’esistenza dello Speakeasy, la sua probabile posizione, le attività ricreative che promette - ma non ha voluto farsi svelare i dettagli: il bello sta proprio lì, nel lasciarsi sorprendere da ciò che la serata vorrà offrire a quei due amici di vecchia data.

– When you and I were forever wild | The crazy days, city lights –
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view post Posted on 23/1/2023, 23:56
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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Camille Donovan

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Nel fuggi fuggi di biscotti – che dovrei imparare davvero ad acchiappare come le cioccorane –, la tua conferma arriva illuminata dai bagliori delle cineprese. Lo ammetto, trovo estremamente affascinante l'idea di un Omino di Pan di Zenzero che si esibisce su un palcoscenico importante: animato o meno da un abile burattinaio.
La copertina del cd lo cattura già in una posa iconica, dev’essere un personaggio intrigante e di tutto rispetto a mio modesto parere.
Chissà come intrattiene il pubblico? Si mangerà la scena? Forse, per rispondere a queste domande – e tante altre –, non dovrò attendere molto.
«Il Fwooper d'Oro? Sì, ho letto più volte a riguardo sulla Gazzetta del Profeta.» ormai lo sai che non perdo un solo articolo della tua rubrica musicale. Il bello è che stavolta, invece di leggere soltanto, mi viene proposto di diventarne spettatrice diretta. Per un istante temo di essermi sbagliata, di non aver compreso ciò che hai detto.
«A-accompagnarti?» che sono sorpresa si capisce chiaramente, gli occhi il libro aperto da cui attingere l’emozione. Non ho mai immaginato – nemmeno nei sogni più vividi – di poter partecipare ad un evento simile, talmente esclusivo e irraggiungibile ai più. Da sola mi sentirei addirittura un pesce fuor d’acqua, ma con te.
Con te sento che sarà una splendida avventura da vivere a pieno, un’esperienza magica che ricorderemo a lungo e con gioia.
«Don Brior, è lei ad onorarmi.» la voce torna a quietarsi, un sorriso dolce si fa largo sul mio volto. Credo di averti lasciato abbastanza sulle spine, anche se in veste di Donna Camilla dovrei fare maggiormente la sostenuta. Ma con te mi è impossibile, è giusto che mi affretti a darti una meritata risposta «Ma certo. Certo che verrò con te! Preparati alle incursioni nei backstage l’ultima frase accompagnata dal classico ghigno furbetto. Infine, se me lo permetterai, ti cingo istintivamente in un abbraccio gentile. Per quanto tempo non lo so, non mi curo del suo scandire e nemmeno m’importa.
Ormai ho terminato le parole per dimostrarti la mia gratitudine.
Mentre sciogliamo il contatto, un rumore di passi irrompe prepotentemente. Sul momento non ci faccio caso, ma poi si fa sempre più insistente. Insiste finché, davanti a noi, spuntano due siluette con indosso cappelli dorati. Due giovani che mi ricordano i tizi con cui confabulava Abigail all’ingresso.
«Guarda Leo, due nuovi clienti!» esordisce il primo, un ragazzo alto con occhi azzurri e acquosi, i capelli neri piuttosto arruffati. Gli incisivi frontali sporgono leggermente rendendolo simile ad un castoro, una peluria lanuginosa – definiamoli baffi – spunta sul labbro superiore.
«Oh sì Max, vediamo se sono degni!» replica il secondo, un ragazzo più basso e tarchiato, capelli ricci e biondi, occhi nocciola che ci scrutano bramosi.
«Chi ha inventato il Boccino d’Oro, sostituendolo al Golden Snidget?» chiede Max.
«Che cosa?» sono genuinamente basita, non capisco dove vogliono andare a parare. Cerco il tuo sguardo, sperando di trovare l’origine di quest’assurda follia o comunque un appiglio per uscirne indenni.
«Suvvia, avete capito benissimo!» insiste Leo.
«E va bene, se rispondiamo ci lasciate in pace?» spero con tutto il cuore di sì.
«Come se non fossimo mai esistiti!» ci rassicura Max
«Dunque…» non è facile, ma ringrazio di aver fatto scorta di libri a tema Quidditch per il torneo. Oltre alle lezioni di Volo, ovviamente. Mi accosto prima al tuo orecchio per un consulto, ti affido in anticipo l’eventuale soluzione. Una volta messi d’accordo, azzardo rendendo pubblica ai due loschi individui l’opzione definitiva «Bowman Wright butto lì, la faccia una maschera d’incertezza. Le labbra leggermente arricciate in una smorfia che denota la più totale insicurezza.
«Din-din-din, abbiamo i vincitori!» cantilena Leo, dal taschino della camicia estrae qualcosa e ce lo porge senza troppe cerimonie. Si tratta di un cartoncino bianco, con impresse lettere d’orate.
«Occhio alle scale quando arrivate alla rimessa, si scivola!» stavolta sono coordinarti, si esprimono all’unisono. Le loro figure si allontanano, svanendo oltre la struttura che accoglie il cinema.
Sul cartoncino, infatti, sono riportate le istruzioni su come raggiungere uno speakeasy nascosto proprio lì.
«Che dici? Andiamo a curiosare?» a sottolineare l’invito ti porgo il braccio, pronta a correre incontro a qualsiasi cosa ci aspetti alla rimessa delle barche.
In fondo, che rischi possiamo correre?

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view post Posted on 24/1/2023, 19:56
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• Damian Byrne - 11 y/o - Slytherin - Scheda

Annuì alla risposta del suo coetaneo, toccandosi in seguito il cappello con entrambe le braccia come a sistemarlo sulla testa e farlo risaltare, dicendo «Strano? Secondo me è il più elegante, sta benissimo con il resto», per poi sorridere e mostrarsi meglio nella sua interezza. Si trovava pienamente a suo agio in quel completo così diverso dal suo solito stile, e che doveva essere più un costume per una festa a tema che un vero completo formale, ma a Damian non importava più di tanto, fosse stato per lui non avrebbe avuto problemi a sfoggiare gli stessi vestiti per altre occasioni; non aveva nemmeno notato gli altri costumi dei partecipanti, se non quello dei ragazzi presenti in quell’area. Sogghignò incrociando le braccia in seguito alle parole di Edmund, che gli aveva servito qualche spunto per alzarsi un po’ l’autostima.

«Certo che l’ho finito, e anche consegnato! Sicuramente sarà da O, mi è uscito veramente bene e ho anche scritto qualcosa in più... ma è top secret!» esordì, pienamente sicuro di sé. Cercava di stimolare la curiosità del suo compagno in modo da alimentare un po’ di sana competizione, visto che apparentemente era l’unico modo conosciuto da Damian per coltivare i rapporti. Forse stimolando gli altri e attirando le luci su di lui si sarebbero accorti che non era da sottovalutare e che meritava di essere seguito e ammirato esattamente come lui si vedeva ogni giorno.

Incrociò di sfuggita lo sguardo di Draven e rispose al cenno del ragazzo con un mezzo sorriso e un cenno speculare con la mano, ma notando subito che non sarebbe stato un buon momento per unirsi alla conversazione e ancora vittima di quel lieve timore verso i suoi compagni di casa più grandi - a nulla serviva essere compagni di Quidditch, anche se per poco tempo - che ancora non lo aveva lasciato stare tornò presto su Edmund, per proseguire.

«Sicuramente anche gli altri compiti saranno andati bene, e-» venne interrotto da un rapido gesto del suo compagno, che lo tirò a sé. Fu colto di sorpresa, anche se non l’avrebbe mai ammesso, e ascoltò con attenzione le parole di Edmund. «Beh, perché no? Se non vi dà fastidio avere un rivale a bordo, è un modo simpatico per passare il tempo. Che posto è? E perché è segreto?» rispose dopo, mantenendo la voce bassa in modo che la loro conversazione potesse rimanere privata. Si stava rapidamente incuriosendo, e in poco tempo tante ipotesi gli si formarono in testa; voleva essere il primo a trovarlo, così finalmente si sarebbe potuto vantare di un vero primato. «Chi sono gli altri partecipanti alla ricerca?» aggiunse, mosso dalla curiosità e anche desideroso di allargare il suo cerchio sociale; forse poteva essere la volta buona per conoscere qualcuno in un contesto leggermente diverso da quello scolastico.

Attese infine impaziente la risposta di Edmund, guardandosi intorno per controllare che nessuno li stesse ascoltando e cercando di capire dove poteva essere quel “luogo segreto” e se fossero presenti indizi evidenti a prova della sua esistenza.


Interazioni: Edmund
Menzioni: Draven
Luogo: Pressi del bar

• Drown out the voices in the air
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You can own the Earth and still, all you'll own is Earth until You can paint with all the colors of the wind

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Alice Wagner- Gryffindor

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La menzione al Quidditch le fece tornare su un certo nervoso, già gli avvenimenti stavano sfuggendo lor dalle mani, taluna sfiga non s'era mai vista, qualcuno doveva avergli fatto il malocchio, ci mancava solo essere perculata da Mary. Le lanciò un'occhiata irritata, anche se come al solito guardando il suo faccino non riusciva a rimanere arrabbiata troppo a lungo.

Ehy vacci piano Grenger. Ho ancora il dente avvelenato.

Lasciò però che i nervi le si scrollassero di dosso, trasportata dalla musica jazz che penetrava nella pelle, come ossigeno nelle vene. Era incredibilmente rinfrescante. Fece fare una giravolta a Mary, osservando la sorpresa che si dipingeva sul suo volto e sorridendo per le sue parole. Non poteva esserci risposta migliore, dopotutto dopo un bel drink avrebbero potuto anche scatenarsi in pista. Fu in quel frangente che lo scambio di sguardi con Jean non sembrò passare inosservato. Fu lungo ed intenso ed Alice non si scostò immediatamente come sembrò fare la Corvonero. Era proprio curiosa di sapere perché sembrasse quasi evitarla. Rimase a guardare in quella direzione per qualche istante, finché Mary non la bacchettò con l'indice della mano. Alice ridacchiò con fare malandrino, l'aveva colta in pieno.

Ahm. La cosa è che--

Ma per fortuna perfortuuuuna la bella Eloise era arrivata a tagliarle fuori il discorso. Lo avrebbe affrontato volentieri in seguito, una volta ubriaca magari. Era impossibile rimanere seri in presenza della Lynch e al tempo stesso non coinvolti in qualcosa di losco. Quando si avvicinò a loro in maniera furtiva, Alice era convinta che avrebbe finito per tentar di spacciar loro qualcosa. Qualcosa da sballo. Come quello strano muffin mesi addietro, al party illegale. E invece no. Era una sfida.

Ah-Ha! E va bene Lynch, ci offrirai da bere proprio lì allora!

Le strizzò l'occhio, divertita da quel prospetto di serata, che sembrava farsi sempre più interessante. Sentiva la gola secca, ma non era niente in confronto alla sensazione che s'impossessò del suo stomaco pochi secondi dopo.
Al bancone infatti parvero avvicinarsi due figure che non avrebbe mai e poi mai pensato di vedere insieme. Lyvie e Vivienne, a braccetto. A braccetto? EH? Cosa si era persa esattamente? Un pugno entrò dritto nel suo stomaco, facendole quasi perdere il respiro. Perché mai quelle due erano insieme? Perché Viv sembrava divertirsi?
Il suo corpo agì prima che il cervello potesse elaborare correttamente le informazioni. Prese Mary per mano, quasi sovrappensiero, come se in qualche modo avesse bisogno della forza che poteva darle, avvicinandosi al gruppetto che pareva far festa. Guardò Vivienne dritta negli occhi, c'era dolore, tanto dolore, sofferenza e solitudine. Perché aveva deciso di voltarle le spalle in quel modo, addirittura diventando amica del nemico? Avrebbe voluto dirle tante cose, che le mancava, che non aveva senso stare ad Hogwarts senza di lei, che non sapeva esattamente cosa le aveva fatto di male per essere stata allontanata in quel modo, ma tutto, tutto quello che pensava era bloccato da una rete di rabbia dalla quale riusciva a stento a divincolarsi. Avvertì il divampare del fuoco fin dentro il torace, il sapore amaro della delusione affiorare sulla punta della lingua.

E quindi hai deciso eh, Pierce, quali compagnie frequentare. Sei proprio un'ipocrita sai? Piantala di fingere, ormai non ti crede più nessuno. Sei un ammasso di bugie.

Il coltello voleva, tenuto dalla parte del manico e affondato lievemente nella carne dell'altra. Ma allora perché sembrava squarciare la sua di pelle? Voleva ferirla per sputarle addosso la sua sofferenza, la sua rabbia, la sua mancanza eppure quelle parole non la fecero sentire meglio. Avvertì come un nodo in gola, non riusciva nemmeno più a guardarla. Gli occhi sembravano punzecchiarle. Doveva andarsene di lì, non riusciva a reggere quella situazione ridicola. Si avvicinò a Mary per sussurrare un "andiamocene di qui." Dirette verso il bar segreto o altro non le importava, sapeva solo di dover mettere a tacere quel vortice interno.

code by Vivienne ©



Luogo : Rinfresco/Pista da ballo
Interazioni con: Mary e Eloise, Viv 💔
Menzioni: Lyvie, Jean
 
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Di sole e di gatti

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Gin si stava appuntando il fazzoletto con su scritto “Non so bene” al maglione con una vistosa spilla a forma di pavone che aveva trovato nella sua tasca e che era uno dei lasciti di un qualche lavoretto di bigiotteria con cui si dilettava , quando all’improvviso la festa esplose.

Se prima c’erano solo alcune persone che gironzolavano per il giardino, ora, rialzando lo sguardo, Amelia Gin potè vedere che le persone si erano almeno decuplicate. Certo, loro stavano al bar e quello era di certo il posto in cui tutti tendevano a riversarsi non appena arrivati alle feste. Succedeva la stessa, identica, cosa alle feste babbane! Sorrise mentalmente all’idea di cosa avrebbero detto tutti quei maghi in erba se avesse espresso quel pensiero ad alta voce ma Gin, stranamente, in quel momento non lo fece. Si ritrovò solo a sorridere, divertita, mentre osservava Edmund cercare di fare, un po’ impacciato, un complimento a Jean. Le piaceva quel compagno, si sentiva a suo agio in sua compagnia, probabilmente perché non era troppo serioso, come molti altri, e sembrava una persona senza secondi fini. Lo stava ancora osservando, ancora persa nel suo mondo, quando lo sentì rivolgersi a lei.

«Amelia, c’è una che guarda continuamente da questa parte, secondo me ti conosce… Tu sai chi è quella con quel vestito coi pantaloni? Una Serpeverde credo…»

Gin si girò verso il punto indicato dal compagno. «Sì certo. È Lyvie. Lavoriamo insieme al Testa di Porco. A proposito non sei mai venuto a trovarmi, ancora! Anche se, adesso che ci penso, non so se ci puoi venire…» fece spallucce, come a chiudere la questione.

In quel momento Lyvie sembrava assorta in una conversazione con qualcuno, una ragazza che Gin non conosceva. Non riusciva a capire se Lyvie ci si stava trovando bene o se invece fosse in una di quelle situazioni da cui si vuole uscire. Non la conosceva così bene, ma le stava simpatica. Decise quindi che si sarebbe avvicinata a lei per salutarla ed eventualmente per toglierla d'impaccio. Del resto era un po’ di tempo che non la vedeva e avrebbe colto l’occasione per aggiornarla sul locale, se ne avesse avuto modo e, inoltre, dai Corvonero si stava succedendo un bel via vai di persone che andavano a salutare Megan o altri concasati, e Gin si stava innervosendo per l'inazione. Un ragazzo grande in particolare sembrava avere infastidito Megan parecchio, e Gin lo guardò, quasi stupita: «Che strano quel tipo…» disse senza dare troppo peso alle sue parole, una volta che il tipo se ne fu andato. Prima di avviarsi verso Lyvie, sentì Derek rispondere alla domanda di Ed e alla sua considerazione sul bar segreto.

«Grazie Amelia, ma qui non ne vedo. Non è per ciò che potrebbero servire, c'è una zona nascosta. E' nostro preciso dovere trovarla. Andiamo a vedere se troviamo questo bar?»

«Concordo, non c’è niente di meglio di una bella caccia al tesoro!» esclamò Gin, aggiungendo subito dopo, «vediamo se qualcuno qui sa qualcosa. Arrivo subito» e, detto questo, lasciò i suoi compagni per avviarsi verso Lyvie che la stava salutando più in là, con l'intenzione di chiedere anche a loro.

Mentre iniziava a spostarsi vide avvicinarsi ad Edmund un altro ragazzo, più o meno della sua età, e uno più grande che sembrava sfrecciare verso il loro gruppo ma che, di sicuro, non stava cercando lei. Anche Lyvie non sembrava destinata a restare sola con la ragazza bionda, perché venne raggiunta, probabilmente, da una sua amica, visto il modo in cui si era avvicinata a lei. Anche in quel caso, Gin non sapeva chi fosse ma il suo sguardo cadde su un oggetto che aveva in mano la nuova arrivata. Sembrava un piccolo biglietto dorato e quando captò dei brandelli di frase, tra cui «So…. segreto», intuì che doveva trattarsi del misterioso bar.

«Ciao Lyvie» esordì, dunque, ormai giunta nei pressi del trio, «ciao anche a voi. Io sono Gin e sto cercando un bar segreto, ti spiace se do una sbirciata a questo?» continuò con un sorriso realmente incuriosito, e senza secondi fini. Senza attendere una risposta, afferrò il biglietto dalla mano alla ragazza appena arrivata, gli diede una occhiata veloce e glielo porse indietro, riflettendo solo in quel momento che il suo gesto poteva non essere stato molto cortese. «Scusami, certe volte non so cosa mi prenda! Quando sono in missione non riesco a trattenermi» disse rivolta alla ragazza, arrossendo leggermente e stupendosi per quel flusso di parole, abbastanza inconsueto per lei.




Menzioni: Lucas, Damien, Draven
Interazioni: Edmund, Megan, Derek, Jean, Lyvie, Vivienne, Emily
Interazione con Emily concordata
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MENTIONS: Alice, Mary, Horus, Lucas, Vivienne, Lyvie, Draven, Damian e credo basta

Tonight I just want to be surrounded by friends


Per quanto affiatati fossero i Westwind, a un occhio esterno potevano certamente sembrare un gruppo un po' strano. Come se qualcuno avesse estratto delle carte casuali da un cappello di mille caratteri diversi e le avesse messe una di fianco all'altra. Erano diversissimi, tutti quanti, eppure erano riusciti a unirsi e ad andare più che d'accordo. Fino a qualche tempo prima non avrebbe mai nemmeno sperato di avere così tanti punti di riferimento tra le mura di Hogwarts, tanto meno con età così diverse dalla sua. E invece, la vita l'aveva stupita.
Alzò le spalle e scosse la testa quando Amelia chiese l'utilità del fazzoletto che aveva in mano. Ne aveva visto altri in giro nel tragitto fino al bar, dovevano essere in vendita da qualche parte in giardino. Ma già girava con un libro in mano, che non sapeva dove mettere, di certo non avrebbe fatto acquisti, almeno fino al termine della serata. Se non si fosse voltata per rispondere alla giovane amica, forse Jean si sarebbe persa quello sguardo. Alice l'aveva vista. L'aveva guardata. Le aveva fatto l'occhiolino. Chiuse gli occhi un istante, colpita da una pesante fitta allo stomaco - o giù di lì -, per poi riaprirli e posarli di nuovo sulla Rossa. Bastò quel fugace occhietto strizzato a risvegliare tutti gli istinti che si era ripromessa di tenere a bada quella sera. Distolse lo sguardo per poi riportarlo su di lei, a più riprese, ma più la guardava più capiva di non doverlo fare. Non voleva evitarla, e vederla non la faceva soffrire così tanto, ma non voleva assolutamente che a quel ballo succedesse nulla. Ogni azione, anche minima, avrebbe potuto turbare ulteriormente il precarissimo equilibrio emotivo in cui si trovava in quel momento, e la compagnia di Alice anziché alleggerirla avrebbe potuto peggiorare la situazione. Eppure, quell'occhiolino... Se prima vederla in compagnia di quella ragazza l'aveva fatta ingelosire, ora con un minuscolo ma potentissimo gesto Alice era riuscita a riagganciarla all'amo, facendola sentire importante, considerata, desiderata. Ma erano tutte idiozie. Desiderava Jean come probabilmente desiderava quella ragazza e chissà chi altro. Com'era normale che fosse, tra l'altro. Come avrebbe dovuto fare Jean stessa per salvaguardarsi. E così avrebbe provato a fare. Staccò definitivamente gli occhi da Alice, richiamata dal chiacchiericcio attorno a sé. «È messo benissimo, stai tranquillo» sorrise a Ed, constatando che il ricciolino sembrava essersi impegnato parecchio per risultare bello ed elegante quella sera. Si ripromise di farlo sentire tale a più riprese durante la serata: un'anima come la sua meritava che i suoi sforzi venissero riconosciuti. «Scusate, perché cercate un bar segreto? Cosa ci dovete fare di preciso? Se è un bar segreto non è che ci sono i cartelli, dobbiamo scoprirlo noi dov’è, ma tanto ce n’è uno anche lì.» Per poco Jean non sputò un polmone. Era incredibile come quel ragazzino riuscisse sempre, sempre a spiazzarla in quel modo. La risposta di Derek, poi, fu la ciliegina. Una caccia al tesoro. Un mistero da svelare. Perfetto. Edmund non avrebbe mai detto di no a un'avventura bronzoblù.
Si voltò a osservare e ascoltare il suo capitano. Derek parve essersi arreso a un succo di frutta, nell'attesa che l'allegra brigata decidesse di raggiungere effettivamente il famigerato bar segreto. Che poi esistesse davvero, non era dato saperlo. Jean portò alle labbra il suo drink alla frutta, invitando Derek a un brindisi analcolico, sorridendogli. Vederlo sorridere era un evento piuttosto raro, ma poteva dire di averlo visto più sorridente di recente, a partire dal suo compleanno. Sperava che quella serata potesse essere una buona occasione per chiacchierare con lui, per saperne di più sul suo concasato, che emanava mistero e solitudine a ogni movimento. Forse conoscerlo meglio avrebbe anche aiutato a spiegare cosa in particolare di lui la attirasse così tanto. Al di là dell'altezza e dell'aspetto, certamente. Ma c'era dell'altro, qualcosa di nascosto che non riusciva a cogliere. O forse era proprio il fatto stesso di non riuscire a coglierlo a intrigarla così tanto. Che casino.
Nel frattempo Megan stava proseguendo la sua chiacchierata con il belloccio che era passato a trovarla. Belloccio che le fece un cenno di saluto sia quando Megan la nominò sia poco prima di andarsene. Annuì all'amica quando le spiegò chi fosse, anche se l'aveva già capito. Continuava a stupirsi del fatto che in quella scuola fossero praticamente tutti belli. All'improvviso un ragazzo mai visto prima si bloccò di fronte a Megan. La caposcuola non sembrò affatto gradire la sua presenza. Poté notare il suo irrigidimento e il suo fastidio, e anche udirlo dalle parole taglienti e nette che gli riservò. *Ma chi è sto coglione?* fu il primo pensiero che le venne in mente: era arrivato, aveva detto due scemenze ed era stato cacciato via. In futuro avrebbe chiesto delucidazioni a Megan, ma quello non era il momento. Avrebbe voluto chiederle come si sentisse, ma prima che potesse agire, eccolo che arrivò lui. Draven Shaw. *Eccallà, addio Meg*. Era certa che sarebbe arrivato, prima o poi. L'amica lo accolse, e poi si girò verso di lei bisbigliandole che li avrebbe raggiunti dopo. Sospirò, rassegnata, ma contenta per lei: era palese che la sua assenza l'avesse un minimo turbata, e il fatto che lui l'avesse raggiunta era un segnale molto positivo. Sperava, però, che Megan avrebbe mantenuto la parola e sarebbe davvero tornata. Quella serata prometteva guai, e avrebbe sicuramente avuto bisogno del suo conforto per uscirne sana. Avesse potuto bere, almeno!
Quando si voltò nuovamente verso i compagni, decisa a incalzarli a darsi una mossa per levarsi da quel cavolo di bar inutile, le si fermò il cuore per un attimo. Alice teneva per mano la sua dama, e incazzata come solo lei sapeva fare aveva raggiunto a passo svelto quella che riconobbe come Vivienne, che stava insieme a una ragazza che non riconosceva. Non riuscì a sentire le parole, e forse fu un bene, ma non serviva un genio per capire che nell'atteggiamento aggressivo di Alice ci fosse un fondo di gelosia. Che fosse di natura romantica o di amicizia, non poteva saperlo. Provò a capire, a mettere insieme qualche pezzo, ma il puzzle non prendeva forma. Alcie era gelosa di Vivienne perché stava con un'altra, mentre teneva per mano un'altra donna e dopo aver fatto l'occhiolino alla ragazza con cui aveva fatto sesso negli spogliatoi non molto tempo prima. La reazione più normale per Jean, forse, sarebbe stata incazzarsi a sua volta con Alice. E invece. Vederla così accesa, accaldata, arrabbiata, piena di energie e fuoco dentro ebbe il solo effetto di accendere anche il fuoco dentro di lei. Avrebbe soltanto voluto raggiungerla, staccarle la presa dalla mano, cacciare via tutte quante e farla sua direttamente sul pavimento. E percepì un accenno di movimento nelle gambe, che per un istante parvero voler assecondare i suoi pensieri, ma si fermò. Non era solo il fuoco dell'eccitazione a bruciarle dentro, ma anche e soprattutto quello della gelosia, che sembrava essere passato poco prima. Non aveva intenzione di prendere a pugni nessuno, non quella sera almeno, per cui si obbligò a distogliere lo sguardo dalla caciara e riportarlo sui compagni, dove vide pure una faccia nuova tra gli amici di Ed. Trovò subito un porto sicuro nello sguardo di Derek. Guardarlo la rasserenava, la faceva sentire al sicuro, per motivi che non riusciva a individuare. Però dovevano andarsene di lì, alla svelta, tipo subito immediatamente. O chissà quali danni avrebbe potuto combinare. «Andiamo a cercare questo bar segreto? Eddai!» urlò trattenendo gli improperi, rivolta verso Derek, che certamente avrebbe accettato il suo invito. Amelia era andata a cercare informazioni, pregò che tornasse con delle risposte e anche in fretta. Altrimenti, avrebbe preso Derek e chiunque avesse voluto seguirli - o anche solo Derek, che pareva il più affidabile lì in mezzo - e li avrebbe portati comunque via. Lontano dal dramma, sperava.



© Esse



Edited by Jean Grey. - 25/1/2023, 17:26
 
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Vivienne accettò. Aveva accettato quella sua faccia da schiaffi che le sorridevano prendendola in giro, ignorando la maniera in cui l'aveva sempre trattata. Pensò che fosse pazza, ma da un lato la cosa non poté che farle piacere. Allora era così che ci si sentiva, ad essere gentili e spontanei con qualcuno. Quella era una delle poche occasioni in cui aveva rivolto un sorriso flebile ma sincero alla controparte, ora che insieme giungevano al rinfresco. Vivenne le sorrise sinceramente, sembrava felice. La Serpina - invece - non sapeva proprio come definire le sensazioni che stava provando al momento. Non vi indugiò affatto.
« Non sono disperata! Anzi, avevo ragione, vedi che riusciamo anche a non litigare? »

« Già canti vittoria? » domandò retoricamente, squadrandola da capo a piedi con fare piuttosto superiore.
Lyvie si conosceva: non sarebbe stato semplice guadagnare la sua fiducia. Tuttavia, per quella sera le avrebbe dato una traballante chance. Chissà, magari l'avrebbe fatta ricredere completamente sul suo conto. Chissà, forse sarebbe passata sopra quella disastrosa pozione che lei e la sua amichetta le avevano rovinato, tanto tempo addietro.
Erano al rinfresco. Lyvie perse di vista Emily nel momento in cui le iridi verdi si concentrarono sul viso della bionda avanti a sé, ansiosa di conoscere la sua risposta. E se avessero davvero litigato? Avrebbe pagato in galeoni profumatamente per conoscere il perché.
« Cioè, ovviamente non siamo insieme, ma perché lei… aveva da fare con un’altra ragazza, dovevano andare al ballo insieme. »

« Ah. Ed è per questo che non ti guarda nemmeno in faccia? Davvero strano. » il sarcasmo della mora vinse ancora una volta, ora che si poggiava con un gomito al bancone del bar e piegava un po' il capo di lato mentre la osservava con occhi inevitabilmente curiosi.
« Comunque, se la conoscessi, magari riusciresti ad andare d’accordo anche con lei! »

« Preferirei baciare un Troll. » rispose secca mentre roteava le iridi al soffitto con fare spazientito, sfilandosi la giacca a rivelare il panciotto e camicia abbinati a tutto il completo.
Già era tanto che si era ritrovata a dare una chance a Vivienne, quella sera, ora doveva preoccuparsi anche di fare amicizia con Alice?
Troppo da sopportare.

« Mi ispira, lo prendo anch'io. » in realtà, non aveva nemmeno letto gli ingredienti, né gli effetti dell'Hogsmeade Lampon. Decise di fidarsi di Vivienne, seguendola a ruota nella scelta.
E col drink alla mano, senza ancora assaggiarlo, trascinò la bionda con sé verso il gruppo di studenti che si era formato poco più avanti. Quello che voleva fare era scambiare solo due chiacchiere con Gin, che affiancava altri due primini - Edmund e Damian - che però non conosceva ancora bene: sapeva solo che uno dei due era un suo concasato.

« Ciao. » si limitò a salutare entrambi con un cenno della mano, un po' distante, sorvolando le presentazioni che avrebbe rimandato a un secondo momento, ora che Gin si stava avvicinando a loro. Anche perché i due primini sembravano intenti a parlare in maniera un po' losca tra di loro, cosa che le fece assottigliare lo sguardo di conseguenza. Che stavano tramando?
D'un tratto Emily entrò nel proprio campo visivo nuovamente, facendola sussultare un po' dalla sorpresa. Accennò qualcosa su un posto segreto, posto su cui anche lei aveva avuto qualche pensiero incuriosito. Ovviamente, avrebbe voluto trovarlo. Ora Emily ci era riuscita per entrambe, meglio ancora. Non pensò nemmeno minimamente che potesse essere una balla, fidandosi così ciecamente del suo tono di voce.

« Che aspettiamo? » così le domandò, sentendo l'adrenalina ribollirle dentro. Un'avventura, finalmente si sarebbe davvero divertita.
Ma fu Gin a smorzare tutto quell'entusiasmo, mettendosi tra le due Serpine come una ficcanaso. Come biasimarla? Non aveva notato il bigliettino della concasata, per cui sollevò le sopracciglia dalla sorpresa quando Gin glielo sfilò dalla mano. Per un attimo cercò lo sguardo di Vivienne.

« Beh? Dove si trova? » chiese a bassa voce sia ad Emily che a Gin in quel momento, cercando di non farsi sentire da altre persone. Il posto segreto era chiamato così perché - probabilmente - doveva rimanere tale.
Fu quando cercò nuovamente la Grifondoro con gli occhi che si rese conto della presenza di Alice. Era giunta come una pazza furiosa vicino a loro, sputando veleno contro Vivienne. E ciò le diede conferma che, sì, avevano litigato di brutto. Alice sembrava tutt'uno con i suoi capelli, cosa che per poco non la fece ridere. Almeno fino al momento in cui non si rese conto di aver incassato qualche insulto pure lei. Deglutì quel colpo.

« Chi ti credi di essere?! » partì in quarta Lyvie, sentendosi ferita nell'animo. Alice non la conosceva, non aveva il diritto di parlare come se fossero state qualcosa, qualunque cosa.
Il sorriso che aveva avuto fino a quel momento sparì, lasciando spazio all'incazzatura che solo Alice Wagner sapeva regalarle. Lei e quei suoi modi da drama queen che le stavano tremendamente sui coglioni. Aggrottò le sopracciglia in un'espressione accigliata, bloccandosi da quel mezzo passo che aveva fatto verso di lei, sul posto. Non gliel'avrebbe data vinta, nonostante la voglia di metterle le mani addosso che aveva volutamente frenato. Dovevano litigare? Non l'avrebbero fatto lì, com'era già successo. Avevano delle questioni in sospeso? Sicuramente.

« Sei patetica, Wagner. Fatti una doccia fredda che ti serve. » sputò velenosa la Serpeverde, guardandola in cagnesco ora che le gote si erano arrossate notevolmente, ora che Alice sembrava volersi ritirare con la sua controparte. Era incredibile l'effetto che le faceva, proprio non riusciva a reggere quei suoi modi impulsivi e totalmente fuoriluogo.
E, sì, un po' si sentì a disagio anche per Vivienne.
Cos'era successo di tanto grave da portarla a reagire così?
Lyvie non era sicura di poterlo sapere.



f8GeGxW



Menzioni: Mary
Interazioni: Vivienne, Gin, Edmund, Damian, Emily, Alice
Zona: bar/rinfresco

 
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Edmund Artemis Knight
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La risposta di Amelia arrivò presto, accompagnata da un invito che, se da un lato era più che naturale, visto che spesso anche lui aveva invitato qualche suo compagno di casa ad andare a trovarlo al negozio del Quidditch, d'altro canto era piuttosto bizzarro considerato il luogo ove si sarebbero dovuti incontrare: il Testa di porco. Edmund non conosceva per esperienza diretta quel luogo ma, come si usa dire, la fama lo precedeva: il Corvonero lo sapeva essere un locale un po' losco, un po' sporco, non troppo sicuro e frequentato da tipi non del tutto a posto, quanto bastava perché quell'invito lo mettesse vagamente a disagio. Ovviamente gli sarebbe dispiaciuto deludere la concasata ma la sola idea di ritrovarsi tra maghi oscuri che avrebbero potuto rapirlo in qualunque momento, o tra ubriaconi su di giri e fuori controllo, non lo metteva propriamente a suo agio; da quello che dicevano i genitori ci andava sempre zio Nigel con i suoi amici, e zio Nigel era sempre ubriaco marcio. Lui, invece, non si sarebbe mai ubriacato, mai e poi mai, quelle cose facevano male e mandavano fuori di testa, si sa!
A ben pensarci era pure strano che Amelia ci lavorasse, chissà perché lavorava proprio in quel posto; non aveva paura che la aggredissero o che gli vomitassero addosso? La Serpeverde, Lyvie, tra non molto l'avrebbe detta potenzialmente adatta a quel posto, ma Amelia non gli sembrava proprio tipo da quel luogo. Chissà, avrebbe dovuto chiederglielo, in un secondo momento magari.

Fortunatamente Edmund non dovette inventarsi chissà cosa e ci pensò la coetanea a trovare la soluzione, alludendo al fatto che non sapeva se ci potesse andare. Il ragazzino non poté che annuire, non riuscendo a celare un'espressione dubbiosa e preoccupata.


«Mmmh, non so... Non credo nemmeno io di poterci venire, quello è un locale un po' da grandi... Forse quando sarò più grande anch'io, forse...»

Amelia poi si allontanò in direzione delle due ragazze, Lyvie e la Grifondoro, Edmund invece, dopo un timido saluto in loro direzione, si rigirò a confabulare con Damian il quale, come era il suo solito, si stava vantando di tutto il vantabile: performance eccellenti, compiti sempre finiti in prestezza, e salvataggio delle sorti di Hogwarts, annientamento dei draghi incluso.
Damian sembrava aver capito che Edmund era terribilmente curioso e che non avrebbe smesso di tormentarsi e tormentarlo fintanto che non avesse compreso appieno il significato di ogni singola parola pronunciata; da par suo, Edmund, aveva capito i giochetti del Serpeverde e quindi, se il più delle volte faceva seguire un fuoco di fila di domande a ogni asserzione del coetaneo, talvolta riusciva a captare che Damian stava semplicemente millantando, e in quei casi provava così a dissimulare indifferenza, sorvolando su quanto sentito, facendo finta non gli interessasse e passando oltre.
Se quella volta si dovette proprio a questo il poco peso dato alle parole
top - secret, o alla scena che si presentò non troppo distante da lui, sarebbe stato difficile a dirsi. Certo che Edmund non poté non rimanere stupito e perplesso quando vide il prefetto Shaw, che poco prima aveva salutato con un cenno veloce della mano, allontanarsi barcollante insieme a Megan. Così come non riuscì a trattenere alcune parole di commento tornando poi a rispondere al primino.

«ecco chi era allora! Che furbo!
Cosa? Un rivale? Ma no, mica sei un Grifondoro tu!»


Edmund inizialmente rise, ma lo stomaco, immediatamente, gli si contorse inspiegabilmente, mutando la risata in un singhiozzo poco convinto.

«Ma che domande fai! Se è segreto, come faccio a saperlo? Nessuno lo sa, dobbiamo scoprirlo!»

Terminato di bisbigliare, per rispondere all'ultima domanda, tornò anche lui a parlare al consueto tono di voce affinché fosse se sentito anche dagli altri Corvonero.

«Gli altri partecipanti sono tutti quelli che ti batteranno quando ti deciderai a giocare a Quidditch! Quello è Derek, il capitano, quella è Jean una delle due prefette, e quella... »

continuò guardandosi attorno e volgendo lo sguardo in direzione di Amelia

«ecco, e poi Amelia l'altra battitrice, che però alcuni chiamano anche Gin. Ma non Jean come Jean, solo Gin! Quindi lei è Gin e lei è Jean.»

La perfetta dizione londinese di Edmund permetteva di apprezzare la differenza tra la pronuncia più strascicata del nome della prefetta e quella più secca della primina, anche se, proseguendo nel discorso era stato inevitabile velocizzare le parole, riducendo sempre più queste sottili differenze.

«Sai perché Derek ha scelto loro due come battitrici? Così quando urla Gin si girano tutte e due senza doverle chiamare entrambe!»

spiegò con naturalezza allargando le braccia.

«E poi c'è Megan, la cercatrice che però è andata via perché deve avere un nuovo fidanzatino, comunque meglio se ci muoviamo con la missione sennò qui viene notte...
Andiamo di là?»


Edmund si guardò un ultima volta attorno, e si avviò verso una zona particolarmente affollata, anche se un po' defilata rispetto all'area dell'incipiente rissa, immancabile tra una verde-argento e una rosso-oro. Proseguì accertandosi che Damian lo seguisse e si avvicinò a due ceffi dall'aria tutt'altro che raccomandabile che tuttavia avevano un cappello dorato perlomeno. Si schiarì la voce come per parlare, però si arrestò subito, incerto su come iniziare il discorso. Si girò quindi verso Damian e con un cenno del capo indicò verso di loro; magari lui avrebbe potuto avere qualche idea su come intavolare il discorso.



PS: 110 | PC: 56 | PM: 51 | PE: 3.5
Giuls || © harrypotter.it






Interazioni: Amelia, Damian
Menzioni: Lyvie, Vivienne, Derek, Jean, Megan, Draven, Rissa
 
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Horus Ra Sekhmeth
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Location: di fianco la pista da ballo
Interaction: Eloise
Mention: Emily-ma-Horus-non-lo-sa
Si insinua nella mia pelle come una puntura d’insetto.
È un brivido che parte dalla nuca e scivola come un rivolo freddo lungo tutta la spina dorsale. Non riesco ad identificare chi o cosa l’abbia provocato, ma è come se mi sentissi osservato, come una sensazione già provata in passato. Volto lo sguardo dietro di me, con la fronte aggrottata per quel lieve senso di smarrimento che mi coglie impreparato. Intorno a me, però, tante facce sconosciute, uno stormo di piume e paillettes dorate, e, con la coda dell’occhio, così tante teste da far girare la testa anche al più socievole degli esseri umani. Colgo solo un lampo rosso scuro tra le tante chiome castane e bionde, ma ancora prima che possa soffermarmici, ancor prima che il dubbio possa intrufolarsi nello stomaco e minare l’unica certezza che mi ha convinto a partecipare a questo ballo, la voce di Eloise mi distrae.
Eccolo, il trionfo di piume.
Le sorrido divertito mentre si allontana da due ragazze che non ho mai visto. La osservo divertito svicolare tra la folla su dei tacchi che mai mi sarei aspettato indossasse, ma sono felice di vederla.
« Crudele da parte tua denudare uno Fwooper solo per fartici un cappotto. » La prendo in giro, mentre lei fa lo stesso e premurosamente mi sistema il bavero della camicia. Poi l’abbraccio, ricambiando la sua stretta.
« Ciao El. » Le dico con affetto. La sua presenza mi rassicura, non lo ammetterei mai, ma anche se per ora questo ballo non è male, vedere un volto amico mi aiuta a superare i timori che mi hanno sempre tenuto lontano da Hogwarts; e quei due infami di Ned e Isabella lo sapevano benissimo, quando hanno compiuto il loro piano.
« Sì ho saputo. » Faccio una smorfia, infilandomi le mani in tasca e separandomi da lei. Il suo visetto da volpe assume la solita espressione di furberia che ho imparato ad apprezzare così tanto. Le rispondo con un bagliore negli occhi, scoprendo i denti in un sorriso ferino. Non ho idea di chi siano Mary ed Alice, ma a prescindere quando l’alcol chiama, noi rispondiamo con solerzia.
« Da quello che mi hanno detto delle fonti… » Le fonti, in realtà, sono un gruppo di studenti che hanno rivelato a voce molto alta l’esistenza di un luogo segreto. « … dobbiamo trovare due loschi figuri che ci diano l’accesso. E, strano ma vero, quei loschi figuri non siamo noi! » C’è una punta di giocosa indignazione nella mia voce e infilo il braccio attorno al suo gomito. Trovare i loschi figuri, tuttavia, sembra essere un’impresa piuttosto ardua. Nonostante il suo cipiglio da cavaliere, le indico una direzione a caso, verso la pista da ballo, con la stessa verve di un marinaio che avvista terra.
« Forza, mia prode. Alla conquista. » Ghigno, mentre avanziamo con una certa malagrazia verso meta ignota. Poi mi ricordo, improvvisamente, della scusa con cui mi ha condotto lì. Mi fermo quasi di botto.
« Ah! Mi stavo quasi dimenticando… » Dal taschino della camicia estraggo un sacchetto di tela che le faccio tintinnare davanti al nasino coperto di lentiggini. Incredibile come in un corpicino così esile si nasconda un’abile strozzina.
« Tieni, con tanto di interessi. »
Le lancio il sacchetto dove all’interno ci sono ben venti Galeoni a fronte dei dodici che le dovevo.
Mi ripeto ogni volta che non devo scommettere con lei, perché puntualmente perdo, ma è troppo divertente quando ci ritroviamo tutti e quattro al tavolo di un pub, con una fresca birra, e partiamo in voli pindarici e scommesse astruse.
« E comunque i Pride hanno fatto fallo. »
Stavolta sono io a offrirle il braccio, ma pochi passi e due tizi, un ragazzo e una ragazza, ci si parano davanti. Indossano dei completi perfettamente identici.
« Io sono Jessie. » Dice lei, con atonia.
« E io sono James. » Continua lui.
« Buon pro vi faccia…? » Guardo in tralice Eloise. Anche senza quella stramba presentazione, non ci vuole una scienza per capire che abbiamo trovato i loschi figuri.
« Tu. » Mi apostrofa lei, ed alzo un sopracciglio in risposta.
« Chi ha vinto il finale di campionato di tre anni fa: Ballycastle Bats o Appleby Arrows? »
Spalanco la bocca inorridito. Ricordo perfettamente la mia indignazione a quella partita, quando quel rincoglionito dell’arbitro ha concesso il rigore agli Arrows. Il gol da venticinque punti ha permesso loro la vittoria, nonostante i Bats abbiano poi preso il Boccino.
Incrocio le braccia, punto nell’onore. Eloise, di fianco a me, se la starà ridendo: sa che tifo i Bats e non ho ancora superato quel disonore. Lei, tra l’altro, tifa i Kenmare e durante i derby mi rifiuto di scommettere con quel diavoletto dalla chioma fulva: porterei sicuramente sfiga ai Bats.
« Cos’è, uno scherzo? » Ribatto. Mi costa da morire ammettere la verità.
« Nient’affatto. » Risponde il ragazzo, tirandosi fuori dal bavero della giacca due tesserine nere, bordate di oro. Prima che le nasconda di nuovo, faccio in tempo a leggere “Speakeasy”.
« Appleby… » Dico così piano che forse nemmeno la mia amica riesce a sentirmi. Poi mi schiarisco la voce, riluttante.
« Appleby Arrows. » Ringhio, offeso, stringendo di più le braccia al petto.
La stronza annuisce.
« Cosa successe durante la partita divenuta storica tra i Falmouth Falcons e le Holyhead Arpies? »
Questa volta è lo strambo ragazzo a rivolgersi ad Eloise.
Sono molto indignato sul fatto che a me sia capitata una domanda insidiosa, e a lei nemmeno un piccolo, minuscolo smacco.

– Tell me would you kill to prove you're right –
Code © HorusDON'T copy



Ogni citazione a fatti o persone è puramente casuale. :secret:
Trasferiti 20 Galeoni dal conto di Horus al conto di Eloise.Aggiornato :fru:
 
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view post Posted on 27/1/2023, 00:00
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Ocean eyes.

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MEGAN M. HAVEN
V yr. | Ravenclaw Head Girl |outfit
Where? Speakeasy
INTERACTIONS: Draven
MENTIONS: Casey, Corvonero

I don't want to live in the past anymore,
so let me restart.


Pochi passi. Qualche metro di distanza a separarla dal bar ormai lasciato alle spalle e Megan si ritrovò dinanzi al gazebo riservato alle specialità inedite dei Tiri Vispi. Uno sguardo veloce mentre si faceva spazio tra gli studenti lungo il tavolo con la merce esposta, per poi chiedere, una volta arrivato il suo turno, quanto trovasse di più interessante e utile da acquistare.
«Buonasera, prenderei una Sigaretta Anti-spio, due Fazzbook e un Orologio Giusto Ma Sbagliato. Non ho bisogno che li teniate per me, ho abbastanza spazio» agitò la borsetta davanti al commesso di turno e attese.
«I tipi loschi ci fissano. Sembrano stiano fremendo all’idea di sentirsi soddisfatti dell’inutile lavoro per cui sono stati pagati.» Draven la costrinse a voltarsi, sorrise divertita e lanciò un’occhiata in direzione dei due senza, però, avere modo di vederli avvicinare.
Venne distratta dal commesso a cui allungò i galeoni necessari per poi afferrare tra i guanti il sacchetto e infilarlo nella pochette. Così, si voltò nello stesso istante in cui il Serpeverde aveva rivolto agli uomini un'affermazione colorita. Megan non ne fu sorpresa, ormai era abituata a quel suo modo di fare e, sebbene riuscisse a farle storcere il naso ogni volta, alla fine aveva finito per accettarlo.
«Cosa?» chiese rivolgendo loro lo sguardo.
«Signorina chiedevamo semplicemente quale tipologia di legno viene usato per la Gelbstrum, nulla più» rispose uno.
«Se volete avere accesso allo Speakeasy, dovete darci la giusta risposta sennò sarà una serata piuttosto triste» continuò l’altro.
Megan guardò per un breve istante Draven poi tornò sui due tipi con il Newsboy.
«Certo che non lo sai, nessuno lo sa. Dico bene?» piegò leggermente la testa da un lato. «Considerando la velocità della Gelbstrum e la sua struttura, potrebbe essere stata fabbricata con legno di Castagno, che è estremamente resistente sia all'umidità che agli agenti atmosferici, inoltre noto per la sua leggerezza. Anche il Frassino è un legno papabile, data la durevolezza e la facilità con cui si lavora» incrociò le braccia al petto. «Per quanto sia estremamente curioso non essere a conoscenza di questa caratteristica, il che mi porta a pensare che sia irrilevante oppure talmente importante tanto da non poter essere rivelata, sappiamo che questa scopa è famosa per la saggina: donata dai giganti e legata con tre grandi spaghi ricavati tramite una particolare stoffa fornita dalle valchirie ma c’è anche chi presume siano loro capelli. Ha un temperamento piuttosto iracondo e tende a produrre una fastidiosa nube gialla se si frena bruscamente» concluse. Megan aveva assaggiato quella fastidiosa polvere e il ricordo di quei frammenti tra i denti le procurò un moto di disgusto.
«Ora indicateci dove è lo Speakeasy, per favore» distese le labbra chiuse in un sorriso compiaciuto. Una perfetta faccia da schiaffi, alcuni avrebbero detto; provocatoria quanto basta da renderla, ai più, tremendamente fastidiosa e saccente.
«Oh, beh» rispose in sincronia la coppia di sconosciuti, togliendosi il cappello e piegando il busto in un leggero inchino. Uno dei due estrasse dal taschino un biglietto porgendolo alla Corvonero, tra il dito indice e il medio, senza aggiungere alcuna parola; l’altro, le regalò un ghigno, quasi fosse scocciato di concedere lei quell’informazione.
Megan in risposta le restituì la stessa smorfia, afferrando il pezzo di carta e avvicinandosi a Draven. La mano libera cercò la sua, facendosi spazio qualora egli glielo avesse concesso.
«Direi che abbiamo ciò che ci serve, o meglio… Mi serve, visto che non puoi bere» rivolse lui un sorriso ludico, poi si avvicinò appena all’orecchio e continuò in un sussurro: «Almeno non qui».


Raggiungere lo Speakeasy non fu difficile, il tragitto, però, le costò qualche ricordo che avrebbe evitato di rivivere almeno in quel momento di spensieratezza. La rimessa delle barche, wow! si lasciò sfuggire una smorfia. Nonostante la musica e l’atmosfera, per quei pochi secondi che non riuscì a controllare, le parve solamente di sentire il tintinnio delle barche smosse dal vento, il buio e Lei.

«O con me, o contro di me, Megan»
«se hai un minimo di buon cuore lasciami da sola e non parliamoci mai più.»

Megan camminava dritta senza rivolgere lo sguardo verso Draven, il turbamento l’aveva scossa tanto da non rendersi conto di avergli stretto la mano con più forza. Questi esigui attimi di assenza le costarono anche una spallata che, date le fattezze dello studente Tassorosso, con la quale si scontrò, la fece indietreggiare di riflesso per non cadere a terra.
«Fai attenzione!» le aveva detto quest’ultimo con un tono aspro e lo sguardo corrucciato. Megan non si sforzò nemmeno di rispondere e lo seguì solamente per un istante tornando poi a guardare avanti. «Sto bene, sto bene. Ero solo... Distratta» scosse la testa e sorrise a Draven per tranquillizzarlo.
«Bene, il biglietto dice esattamente di prendere questa scalinata» continuò subito dopo, fermandosi un solo secondo a ridosso degli scalini aspettando la conferma di lui per proseguire.
Una volta scese le scale ad accoglierli l'imponente bancone di legno e giunta a ridosso di quest’ultimo ordinò due bicchieri di Whisky. Nello studiare quel piccolo angolo appartato, Megan non vide nessuno dei Corvonero presenti e curiosa si chiese cosa li avesse intrattenuti. Con un movimento rapido, nell’attesa, lasciò le dita tamburellare sulla superficie a ritmo di musica, liberandosi definitivamente dall’inquietudine provata poco prima di entrare in quel luogo.
«Divano?» domandò. «Sappi che arriveranno anche gli altri e dovrai costringerti alla socializzazione.» Il labbro si piegò verso l’esterno e gli occhioni blu, sotto la luce soffusa, sembravano essere più grandi e profondi.

© Esse



Megan acquista:
1x Sigaretta Anti-spio;
2x Fazzbook;
1x Orologio Giusto Ma Sbagliato.

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view post Posted on 27/1/2023, 12:37
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AND STILL, WE STANDCosa cazzo ho appena detto.

Mi sto dirigendo verso la pista con il braccio intorno alla vita di Nieve. Sono rigido e non riesco a scrollarmi di dosso la tensione che lo scontro ha generato.
Ho detto che Nieve ha attraccato? Potevo inventarmi una risposta migliore, una più seria, una più piccata, che non mi avrebbe messo nella condizione di imbarazzo in cui mi trovo adesso.
Faccio fatica a voltarmi verso Nieve. Adesso crederà che io ho una cotta per lei, che ci spero. È così? L'idea mi contorce la bocca dello stomaco. Perché? Non lo so. Semplicemente credo che tutto mi faccia schifo al punto che la possibilità di ricominciare tutto da capo mi urta e mi appesantisce il cuore.
Io volevo solo aiutarla, ma probabilmente l'ho fatto male. E ho rovinato anche questo strano rapporto che si era creato fra noi.
«Scusa, ma il tuo amico si meritava molto di peggio, e tu di essere valorizzata» tento di aggiustare il tiro. «Pensi quello che pensi.»
I miei occhi scrutano la folla, ancora incassati sotto la linea severa delle sopracciglia nere. Farla sentire apprezzata mi era sembrata la cosa migliore che potessi fare. Per risollevarla, perché volevo che sapesse di avere un sostegno in mezzo alla moltitudine di idioti che sparlano e la evitano. Forse perché questo è ciò che vorrei io, e fingo si tratti di empatia quando invece cerco di trarre da questo strano rapporto quello che io vorrei.
Lei ci tenta. Mi porta a ballare, si avvinghia a me, mi rilascia e mi invita a lasciarmi andare. Io sono una lastra di marmo, specialmente ora che sono ritornato nella mia bolla di pensieri e le luci delle decorazioni diventano sempre più fioche. Specialmente ora che, voltatomi indietro per tornare a Nieve, vedo nei pressi del bar prima quel ragazzo, poi Scott e infine Megan.
Sapevo che non sarebbe stato indolore, ma non avrei mai potuto credere che uscire allo scoperto potesse fare così male.
Nieve mi si para davanti. Naso contro naso. Ho le sue braccia attorno al collo e l'unica cosa che riesco a fare è pensare. Pensare, pensare, pensare, e pensare infine di voler trovare un modo per schiacciare tutti questi pensieri, pensando.
Lascia andare tutto, lascialo andare, non ha più importanza, lascialo andare.
«Come diamine fai? Io mi sento un'idiota.» Sbuffo una risata fuori dalla bocca con tanto nervosismo. Provo a imitare la ballerina provetta che si è rivelata in Nieve, ma la verità è, che allampanato e secco come sono, sembro un palo con le gambe. Perlopiù ballare è stupido. Perché stiamo ballando?
Mi porto le mani al volto mentre lei mi gira attorno. Ho le guance rosse e mi viene da ridere per l'imbarazzo. Su, forza, anche questo fa parte del divertirsi. Ti stai divertendo, sì? Ma sì, fatti prendere per il culo in pista. Tanto dopo le vacanze di Natale nessuno se lo ricorderà più.
Comincio a sciogliermi, a ritrovare il motivo per cui ho scelto di essere lì con lei: passare un momento felice, leggero e dare a entrambi la possibilità di inalare un po' di aria fresca spalleggiandoci.
Ancora una volta me la ritrovo pelle contro pelle, e il respiro mi si mozza in gola mentre tento di non scivolare all'ennesimo passo fiacco.
«Qualcuno ci sta maledicendo proprio ora»
«Tu dici?» guardo dove le sue ciglia indicano.
«Credo che tu debba concederle almeno un ballo o diventerò uno dei prossimi fantasmi della scuola».
«Naah. Sei perfettamente in grado di non permetterglielo.»
Mi fa quasi ridere il fatto che Jessica sia gelosa. In un certo senso era ciò che volevo ottenere, ma più per vendicare le maldicenze sulla mia compagna. Per la verità mi fa più ridere il fatto che, essendo lì con Nieve, abbia fatto ingelosire qualcuno di cui non mi è importato nulla, quando una minuscola, annichilita, dimenticata parte di me vorrebbe fare ingelosire qualcun altro.
«Non mi interessa niente di lei, mi sta sulle palle. Non voglio una storia, men che meno con lei.»
Ormai più spensierato, prendo l'iniziativa e invito Nieve a fare una giravolta. Non so come si balla questa merda antiquata, ma mi sembra opportuno far terminare il tutto con un casquè. Passo un braccio attorno alla sua vita e la tengo, una gamba dietro per sostenerla ulteriormente. Una mossa un po' impacciata, incoraggiata da un'alzata di sopracciglia impertinente. Nieve saprà prevederla evitando di cascare considerata la sua prontezza di riflessi.
«E poi, posso dire con certezza che è più gelosa di te che di me. Se ti sparla vuole essere come te. I sentimenti sono sempre profondamente egoisti. Lei ora vorrebbe essere qui, sotto i riflettori e notata, proprio come lo sei tu.»
Mi stacco e comincio a roteare le braccia una attorno all'altra emulando una mossa stupida da discoteca. Facendo finta di divertirmi.
«Per continuare a fare il pagliaccio devo bere qualcosa. Dicono che ci sia un posto segreto per l'alcol. Ti va?»


Interazioni: Nieve.
Menzioni: Horus, Scott e Megan.

 
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view post Posted on 27/1/2023, 15:32
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• Damian Byrne - 11 y/o - Slytherin - Scheda

In poco tempo quella zona aveva attirato moltissimi nuovi partecipanti, che tra una conoscenza e l’altra avevano riempito il bar con chiacchiere, sguardi, movimenti e rumori. Sembrava si conoscessero tutti tra di loro, chi più e chi meno, e Damian non poté evitare di provare una punta di gelosia nel vedere gli altri ragazzi intenti a coltivare i propri rapporti sociali. è vero, di certo gran parte erano semplici conoscenze, ma si trattava comunque di un passo in più rispetto allo stato sociale del primino, che invece a stento aveva conosciuto qualcuno.

Prese un respiro veloce in modo da non far trasparire quel velo di negatività che gli era passato per la testa e sfoggiò un bel sorrisetto per rispondere a tutte quelle persone che in breve tempo lo avevano salutato. «Damian, piacere.» rispose a tutti brevemente, vedendoli quasi tutti intenti in qualche altra conversazione o pensiero che annebbiava i loro occhi. Pazienza, pensò, non che mi interessassero. Non erano passati neanche 5 minuti e già cercava di giustificare la sua piccola delusione nel non essere ancora riuscito ad interessare tutti i presenti e prendere il centro dell’attenzione; eppure era ben consapevole di essere solo l’ennesimo primino arrivato, eppure si sentiva ben speciale e soprattutto degno dell’attenzione di tutti.

Il suo flusso di pensieri venne presto interrotto da Edmund, che lo riportò alla realtà con le sue parole «Ah sì? Beh questo lo vedremo, ero un fuoriclasse quando facevo le gare di nuoto, quindi starei attento fossi in voi!» rispose con tono scherzoso. Eh già, il Quidditch. Preferiva non pensarci in quel momento, probabilmente sarebbe sceso in campo di lì a poco e nonostante la voglia di primeggiare e vincere, era abbastanza nervoso. Voleva assolutamente dimostrare il suo valore in campo e gli mancava terribilmente l’adrenalina prima e durante una competizione sportiva, e sperava che il Quidditch gli avrebbe ridato le stesse sensazioni.

Annuì alla domanda di Edmund e senza guardarsi troppo intorno lo seguì nella direzione in cui si stava dirigendo il suo compagno. Ignorando totalmente i presenti, osservò la scena e vedendo l’altro in difficoltà, prese la parola. Non sapeva nemmeno lui cosa stavano facendo, ma riuscì ad inventarsi qualcosa e disse «Cerchiamo il posto segreto» disse secco, andando dritto al punto. Non aveva senso girarci intorno e perdere altro tempo. Attese quindi una qualche reazione da parte dei due.

«Quando è stato creato il Quidditch?» chiese infine uno dei due, dopo averli squadrati per bene. Damian assunse un’espressione confusa: una domanda sul Quidditch? Forse era un messaggio in codice, oppure un test. Ripensò alle lezioni svolte e a quello che era stato detto, e infine rispose. «Nell’undicesimo secolo» disse, attendendo poi impaziente la reazione dei due. Annuirono e passarono ad Edmund un biglietto, per poi allontanarsi senza dire nulla. Damian guardò il suo compagno, che appena ricevuto il biglietto lo aprì. «Allora? Cosa c’è scritto?» chiese Damian impaziente.


Interazioni: Edmund
Menzioni: Amelia, Lyvie, Jean
Luogo: Pressi del bar

• Drown out the voices in the air
Leaving the ones that never cared
Picking the pieces up and building to the sky •


 
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