abstinence, privata

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view post Posted on 16/10/2023, 22:51
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Ayumo Vanille
ps: 188/188 PC: 110/110 PM: 117/117 EXP: 25
bCj8RE2
Potevano essere la Sala Comune o la sua Casa Natale considerati un posto sicuro dove rifugiarsi?
Ayumo non li amava, non trovava in Hogwarts o nelle mura che la costituivano un posto dove si sentiva pienamente accolta e dopo la morte di Richard, neppure casa sua sembrava aver più quella funzione.
Era andata all’albero durante l’estate passata, quello dove lei e sue fratello si rifugiavano fuggendo dalle pressioni del mondo, forse quello era l’unico posto dove si sentiva protetta; dove poteva lasciarsi andare e piangere disperatamente per le scelte fatte.
Tutto rimaneva lì, quelle gocce amare che andavano a impregnare il terreno e la sua sofferenza.

« Non li considererei dei rifugi, non hanno quel significato.
Sono stati posti dove stare in stasi, non per scelta mia.
Difficile da spiegare come concetto, in entrambi i casi erano semplicemente quattro mura e non riuscivano in alcun modo ad alleviare la mia anima.
In certi casi avrei voluto fuggire via, d’altra parte non volevo aprirmi ad un mondo così crudele. »


Rifugio erano state le braccia dei suoi genitori durante il funerale del fratello, quelle erano state le uniche in grado di darle la giusta sensazione di protezione.
Erano un mondo caldo e accogliente, dove nessuno si permetteva di giudicare la sua debolezza e forse in tal senso – come era successo precedentemente – solo alla radura della sua infanzia riusciva ad attribuire quelle stesse caratteristiche.
Tutto il resto era freddo, distante e distaccato.
Ayumo ascoltò attentamente quello che lui aveva da attribuire alla notte, una visione diversa dalla sua eppure molto affascinante.
Le stava dando della sciocca sognatrice, in cerca di un mondo fantastico.
Era vero che ammirava ciò che la notte era in grado di suscitare, vi erano stati poeti e sommi scrittori che ne avevano decantato le innumerevoli doti.
Forse ci aveva preso nel dire che andava ricercando il Silenzio, ma non vi era il motivo corretto dietro.
La Tassorosso era diventata schiava dell’insonnia e col tempo aveva iniziato a provare sentimenti contrastanti nei confronti della notte, la andava cercando sperando di tornare a dormire e non svegliarsi in preda ad urla disperate; dall’altra parte odiava la quiete che era in grado di portare negli altri, mentre in lei non faceva altro che lasciare spazio ai suoi demoni per torturarla.
Poi vi era la voglia di autoinfliggersi una punizione.
Di confrontarsi costantemente, senza alcuna possibilità di perdonarsi, con quello che aveva fatto.
Prima della scomparsa di Richard ne amava ogni dettaglio, ora poteva dire che la trovava causa di un suo malessere eppure vedeva sempre in essa la cura di tutti i suoi mali.
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« Io nella notte vedo incubi e sensi di colpa, vorrei tornare a quel mondo onirico in cui tutto sembra possibile.
Vorrei trovare in essa la pace che vado cercando, eppure mi ritrovo solo a non dormire per paura di dover affrontare tutte quelle parti di me con cui non riesco a far pace.
Nel silenzio trovano spazio le mie ansie e paure, i miei tormenti.
La notte è divenuta compagna e causa di questo strazio interiore.
Sono cosciente di non essere in grado di dare una direzione alla mia vita e il buio attorno a me non fa altro che ricordarmelo.
Vi è del masochismo nella mia ricerca della notte, una dualità che anche in questo caso è difficile da analizzare.
Però mi piace il tuo modo di vedere le cose, vorrei essere quella sciocca sognatrice. »


Sapeva che avrebbe suscitato tante domande nell’altro, perché doveva esserci così tanto tormento in lei?
Non vi avrebbe mai dato risposta, non in quel caso o in quel momento.
Sarebbe dovuto trascorrere altro tempo e si sarebbe dovuta costruire una salda fiducia, ora non vi era altro che un accenno di conoscenza, certamente sembravano due anime affini; ma la Tassorosso non poteva vedere altro che quello.
Si stupì di sé stessa, era stata in grado di ammettere di essere in una fase di disperazione pura, era la prima volta che ne parlava ad alta voce che metteva in frase le sensazioni.
Forse, sempre il tempo, sarebbe arrivata anche a parlare nello specifico di quelle emozioni, sviscerandole.
Poggiò le mani sulla ringhiera della torre.
Il sole riluceva dei colori dell’oro e del rame, mischiandosi assieme a colorando ogni cosa che stava al di sotto.
Decise di dare la schiena a quel panorama, preferendo nuovamente trovare il contatto con il volto del Caposcuola.
In questo caso, favorita dalla luce stessa, poteva coglierne i dettagli più significativi e osservare anche i più piccoli cambiamenti.
Ascoltò l’ultima parola che gli uscì dalla bocca rapita, decise di cedere anche a lei al gioco della sovrainterpretazione, di scavare a fondo ad un significato di una parola – soprattutto in questo caso – che era già complessa di suo.
Il vuoto era un concetto difficile in partenza, vi era sicuramente una voglia di fuggire di fondo che anche lei condivideva eppure si andava oltre al semplice distaccarsi dagli altri e non farsi notare.
Lei detestava le attenzioni, ma le piaceva rimanere sullo sfondo delle cose e osservare gli altri.
Il Grifondoro sembrava non condividere lo stesso.

« Se ricerchi il vuoto perché non decidi di abbracciarne la forma ultima? La morte è esemplificazione di tale concetto.
Non vi è niente dopo di essa, sempre che non si voglia mettere di mezzo la religione e in quel caso me ne tiro fuori. »


Parole gelide in questo caso, indelicate sicuramente.
Erano scivolate dai suoi pensieri, non si era fermata a riflettere su quali emozioni avrebbero suscitato nell’altro.
Accompagnò le ultime parole facendo spallucce, lei non sapeva ancora bene in che modo affrontare determinate situazioni. Si era sempre identificata come credente, aveva sempre venerato le divinità che sua madre le aveva fatto conoscere.
Eppure vi era qualcosa che non combaciava più, non riusciva ad avere fede.
Non riusciva più nemmeno a credere a concetti come la reincarnazione a cui da più giovane era stata tanto affezionata.
Sapeva esservi qualcosa, ma non riusciva ad affidarsi completamente e nella sua riluttanza aveva incominciato a non cercare più quel tipo di contatto.
Tornò al presente, schiarendosi le idee.
Non era giusto nei confronti del Grifondoro, era stata crudele.
Da quale pulpito poteva venire una domanda del genere? Chi era lei per arrogarsi un tale diritto?
Si mise una mano davanti alla faccia, a nascondere un evidente imbarazzo e vergogna.

« Lascia stare le ultime parole.
Non so come mi sia saltato in mente e ho lasciato uscire la frase prima di processarla adeguatamente.
Scusa. »


Le avrebbe accettate?
La Morte è la Curva della Strada,
Morire è solo Non Essere Visto.
 
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view post Posted on 23/10/2023, 10:23
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Too many thoughts
Benché vada totalmente contro i miei principi, non appena ho pronunziato la parola vuoto ho trovato in me un forte desiderio di estrinsecare questa tendenza.
E' molto difficile parlarne, tanto quanto credere che vi sia qualcuno disposto ad ascoltare. Nessuno vuole tirare in ballo il tristo mietitore, tantomeno quando si tratta di gioventù. Tantomeno quando si va alla sua spietata ricerca.
Mi ritrovo a stringere fra i pugni la ringhiera del parapetto, e fra le ciglia nere il pallino rosso del sole che viene inghiottito con una mostruosa celerità dalla foresta e dalle montagne all'orizzonte. L'arancio è ancora uno sprazzo che brilla in lontananza, ma l'indaco e l'azzurro si proiettano su di esso con tale ferocia da non promettergli scampo.
Ayumo mi sconvolge. Devo trattenermi con forza alla ringhiera per permettermi di sbrigliare le emozioni che mi gravitano nello stomaco e tentare di riconoscerle.
La facilità con cui ne parla. La fluidità con cui espone il suo dolore, l'accettazione totale della disillusione che ne raffreddano i toni. Senza badare al tatto, senza costringersi a rabbrividire di fronte all'idea della morte spontanea. Non trovo ragione nelle mie emozioni se non considerando un'attrattiva nei confronti della depressione e della rassegnazione. Nel profondo nutro il desiderio di una totale libertà di espressione in tale ambito.
Lei parla la mia stessa lingua, e per quanto ciò possa essere rivoltare moralmente, mi sento sollevato. Mi sento meno solo.

«Sono cosciente di non essere in grado di dare una direzione alla mia vita e il buio attorno a me non fa altro che ricordarmelo. Vi è del masochismo nella mia ricerca della notte, una dualità che anche in questo caso è difficile da analizzare. Però mi piace il tuo modo di vedere le cose, vorrei essere quella sciocca sognatrice.»
«Non intendevo questo.» Sono pronto a rimangiarmi ogni cosa. «Non credevo che anche per te fosse un tormento.»
Provo a concretizzare di fronte ai miei occhi le paure di Ayumo. Incubi e sensi di colpa che si trasformano in demoni del sonno, paralisi che strozzano e schiacciano contro la rete del letto. Mi risulta facile rivivere le mie esperienze, come se mi stessi godendo un film dall'esterno, tramite le sue parole, anche se probabilmente il mio e il suo vissuto non combaciano alla perfezione.
Masochismo. Il piacere del dolore, sguazzare nella sua comoda realtà perché si fatica a vedere altro. Si fatica a credere di avere possibilità altre; di essere, banalmente, felice.
Non so cosa dirle. Penso che lei abbia già detto tutto e che abbia persino parlato per me. Mugugnare un "mi dispiace" spezzerebbe il sottile filo argenteo che sento collegarsi tra di noi.
«Si può essere sognatori anche quando si va alla ricerca del dolore» dico semplicemente, forse senza nemmeno coglierne il significato.

«Se ricerchi il vuoto perché non decidi di abbracciarne la forma ultima? La morte è esemplificazione di tale concetto. Non vi è niente dopo di essa, sempre che non si voglia mettere di mezzo la religione e in quel caso me ne tiro fuori.»
Lo fa guardandomi negli occhi: chiedermi perché non mi sia ancora ammazzato. Non lo fa con intento provocatorio, non lo fa suonare come un invito o un insulto disprezzante. La sua è pura astrazione. E' la voce del suo intelletto che parla.
Schiudo le labbra, non perché mi senta offeso, ma perché l'atteggiamento in sé di Ayumo mi risulta raro se non unico. Il suo coprirsi il volto e scusarsi ne è per me la prova.
«Non farlo» le intimo, col desiderio che continui. «Non scusarti.» Guardo fra le fessure delle sue dita, in cerca del contatto coi suoi occhi —e il suo pentacolo— sperando di allargare le falangi.
«Ho cercato di farlo più volte. E altre sembrava che anch'essa mi cercasse e bramasse ricevermi.»
Mi viene da sorridere, quasi. Come se ammetterlo mi desse una forza impareggiabile con niente. Una macabra euforia mi coglie sconquassandomi dall'interno.
«Ma c'è sempre qualcosa che mi trattiene» puntualizzo. Deviare lo sguardo diventa necessità impellente, chiedendomi perché questo faccia ancor più male del resto. Mi rispondo che il vuoto sembra un'ancora di salvezza quando la mente è sovraffollata di pensieri e visioni.

 
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view post Posted on 29/10/2023, 20:04
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Ayumo Vanille
ps: 188/188 PC: 110/110 PM: 117/117 EXP: 25
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Si rendeva conto di aver toccato alcuni argomenti con cui già in solitudine era difficile trattare; aveva sconfinato su emozioni veramente complesse da analizzare e approfondire.
Era stato inevitabile, le parole erano fuggite fuori dalla sua bocca con una facilità che solitamente non le apparteneva; preferiva tenersi dentro quello che realmente pensava e rispondere analizzando quello che gli altri cercavano in lei.
Forse era stato l’inizio della giornata stessa a dettare quello stato d’animo, anche con i ragazzini stessi si era comportata in maniera opposta a quella che avrebbe adottato un tempo.
Rimaneva chiaro però che aveva sconfinato, era stata indelicata e nel risponderle il ragazzo le aveva dato spiegazioni che non le spettavano.
Sciolse la presa dal suo viso, specchiandosi negli occhi color foresta dell’altro e sospirando pesantemente, come a voler liberare i polmoni da un peso interiore.
Ayumo però si sente compresa dall’altro ed è qualcosa che non provava da molto tempo, forse con qualche amico del primo anno che infine le aveva voltato le spalle.
Certo con Richard aveva provato lo stesso, ma era differente in quel caso, vi era un legame di sangue che influiva in maniera chiara ed era inutile pensare di poter costruire qualcosa che potesse anche minimamente avvicinarsi.
Era però sollevata dalla rassicurazione dell’altro, non vi era semplice compassione della sua situazione, quanto più un’accettazione di qualcosa che era personale a tal punto da non essere compreso.

« Si può essere sognatori anche quando si va alla ricerca del dolore. »

Una frase semplice ma che entra come una freccia nel petto della Tassorosso e la scuote.
Lei si era fermata al primo passo, arresa al fatto che l’oscurità e la proibizione della felicità fossero tutto ciò che il mondo le riservava, andando a toglierle la possibilità di sperare.
Ma Casey le aveva appena mostrato un’alternativa che lei aveva semplicemente ignorato nel corso del tempo.
Limpida le appariva davanti a lei, non aveva forse la possibilità di scelta in tutto ciò? Alla fine, come aveva deciso di non ribellarsi agli eventi, ora non poteva scegliere di stare bene almeno rifugiandosi tra quei sogni dolorosi?

« Scioccamente credo di aver rinunciato ai sogni, arrendendomi solo al dolore. »

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Una conferma di aver errato per così tanto tempo, aver vagato come lei stessa aveva ammesso prima, senza meta e semplicemente in balia di qualsiasi cosa si fosse presentata.
Rinnegando il più delle volte il bene, sicura di meritarsi solo il male.
Ascoltava quella confessione, quella richiesta di non farsi carico anche in questo caso di colpe per non essersi trattenuta e frenata.
Si sentì accettata per ciò che era, qualcuno di rotto dentro che alle volte non riusciva a mantenere insieme tutti i pezzi.
Osservò il sorriso che si era formato sul volto del ragazzo, in contrapposizione con un argomento così triste; la Vecchia che prima o poi arriva per prendere qualcheduno.
Ayumo non riusciva a comprendere che cosa si provava, nonostante tutto il dolore a cui si era sottoposta; lei non aveva mai cercato il rifugio nella morte, trovandola per lei una scappatoia sin troppo semplice.
Era insita in lei quella sofferenza, una punizione eterna forse più semplicemente maschera della sua codardia interiore.
Coglieva l’ironia della situazione, la contraddizione che Casey stava cercando di esprimere.

« Ma c’è sempre qualcosa che mi trattiene. »

Vi era una ricerca, lui stesso lo stava ammettendo.
Sembrava però esserci qualcheduno, forse il Fato oppure lui stesso, che non voleva proseguire in quel percorso.
La Tassorosso percepiva un freno che non gli permetteva di proseguire, qualche affetto? Qualcosa sicuramente di profondo e privato; se lo sentiva.

« Non posso dirmi che lieta se qualcosa, infine, si sia messa in mezzo. Non saremmo qui a parlare altrimenti.
Se è veramente ciò che desideri prima o poi il Fato ti accontenterà.
O meglio, riuscirai a raggiungerlo.
Fossi in te, mi chiederei se di fondo non sia proprio tu a tirare il freno all’ultimo.
Trovando in quella disperazione, un attaccamento alla vita che in altri casi non sembra esserci. »
La Morte è la Curva della Strada,
Morire è solo Non Essere Visto.
 
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17 replies since 8/3/2023, 10:30   423 views
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