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| 24 yrs – cursebreaker – Tempio |
PS 331 PC 253 PM 300 EXP 89 Non aggiungo altro al tuo sussurro.
Già tu sei il sole.
Mi si arriccia un angolo della bocca in un sorriso sardonico mentre camminiamo in silenzio. Ti percepisco al mio fianco, Sitra, e percepisco il tuo profumo. Scaccio con ostinazione dubbi e supposizioni, ma quel senso di tradimento continua ad articolarsi dentro di me, si agita come una serpe. Ripenso al tuo sopracciglio alzato, ripenso alla tua mano che scivola via, al tuo sguardo fiero, al tuo sorriso ironico. Corrugo la fronte quel tanto che basta per non permetterti di notare il turbamento che sto tenendo a bada sebbene io continui a chiedermi se sei sempre stata così.
Così… diversa? O forse lo sei sempre stata ed io non ti ho mai vista davvero?
Socchiudo gli occhi alla luce del sole mentre svoltiamo al di fuori della via del suq ed entriamo nella strada principale che ci condurrà al tempio di cui vedo in lontananza le punte degli obelischi, gli stendardi rossi e percepisco il familiare colpo al cuore che mi toglie il respiro. Mi sento sempre così, quando arrivo al tempio; stavolta, però, non è per devozione che perdo un battito, ma per un tremito di paura nell’affrontare mia nonna la cui ira ed orgoglio la rendono, in effetti, la più grande Erede di Sekhmet. L’ho sempre fronteggiata a testa alta, ma so di aver sottovalutato quest’assurdità del matrimonio combinato. La stanchezza di Sitra, poi, ha avvallato il pensiero che nella mia assenza questa cosa sia diventata un’ossessione, un delirio fanatico sfuggito al suo stesso controllo.
Il Tempio, maestoso, ci si spalanca davanti come la bocca famelica della leonessa cui è dedicato. Sul fronte di un bianco splendente, la facciata è interamente decorata da scene in cui Amenophis III, il Faraone che ha fatto edificare questo Tempio e che più di tutti ha amato la Dea, uccide Apopi per permettere ad Amon Ra il suo viaggio attraverso la barca solare, Mesektet. In un’altra scena, il Faraone, personificando il Dio, offre birra tinta di ocra rossa, spacciata per sangue, per placare lo sterminio degli uomini che Sekhmet ha compiuto per ordine di suo Padre.
Due obelischi fiancheggiano l’ingresso come guardie armate; risalgono verso il cielo, dove i falchi si posano per garantire che l’umanità non torni a tramare verso Amon-Ra.
Mi volto verso Sitra ma non mi stupisco della sua scelta. Non mi aspettavo che entrasse, un po’ perché me lo hanno già detto i suoi occhi stanchi, un po’ perché è chiaro che sia ferita dall’atteggiamento delle Alte Sacerdotesse e della Sacerdotessa Madre circa il suo compito.
Il compito di convincermi.
Annuisco e basta, in fondo lo capisco e, del resto, sono abituato ad affrontare da solo tutto ciò che mi riguarda. Mi sfioro distrattamente l’orecchino al lobo sinistro mentre mi porto una mano al collo. Dal colletto della maglia prendo il ciondolo con l’Ankh e lo stringo, in un gesto scaramantico.
« Va bene. » La saluto così, con troppa freddezza nella mia voce perché il mio cuore è ancora macchiato dal sospetto che mi ha generato la sua confessione.
Guardo le sue spalle mentre si allontana, l’acciaio dei miei occhi si perde, per l’ultima volta, su i suoi capelli illuminati dal sole e ne vengono ammorbiditi solo per un secondo.
Ho percepito, nel suo avvertimento velato, la premessa di qualcosa che, una volta incontrata Meresankh, cambierà tutto e il me che sta entrando ora non sarà più lo stesso.
Lo stomaco si stringe in una dolorosa fitta mentre prendo l’ultimo respiro, prima di immergermi al cospetto di Colei che è Terribile e Grande.
Attraverso il dromos, il viale di sfingi che precede le varie stanze prima di giungere al sancta sanctorum. Sento dietro la mia schiena i visi degli Dei voltati verso di me, il Ba dei miei antenati seguirmi a colpi d’ali, mentre proseguo verso il peristilio decorato con colonne che recano il volto della Dea Hator. Le sue decine di volti mi guardano in silenzio quando raggiungo la Sala Ipostila. Qui mi fermo, mi trattengo un istante pregando Nut, immobile in una stanza scura che rappresenta la palude primordiale dove l’Uomo è nato. Il profumo della mirra e di incenso mi pizzicano il naso. Lascio che la luce morente, che scivola in raggi attraverso le feritoie in alto, mi illumini il viso. Assorbo, come un fiore, gli ultimi raggi morenti, invocando Amon con tutto il mio Ib che trema.
Respiro.
Il Vestibolo mi fa sempre mancare il fiato, per quanto io conosca questo Tempio come le mie tasche.
Nel lungo corridoio illuminato da una serie di candele, le statue di Sekhmet mi accolgono, scrutano il mio cammino, ascoltano i miei passi rispettosi e silenti.
Cammino a testa alta, gli occhi fissi sul dipinto davanti a me, al di sopra dell’entrata per il Naos, interdetta alla maggior parte delle persone.
I colori sgargianti dell’affresco sono un capolavoro di arte e Magia.
Le pupille vermiglie di Sekhmet Divoratrice mi stringono la gola mentre, in apnea, giungo alla grande statua in diorite più grande di tutte, dove, sul suo trono, Ella siede col disco solare sul suo capo.
Respiro.
Da lì, lo sguardo della Terribile mi giudica; la sua imponente figura è illuminata dai riverberi rossi delle fiamme che, ai suoi lati, ardono perenni da duemila anni in grandi conche di metallo e si riflettono su tutta la stanza.
I suoi occhi non sono vacui, ma sono pieni di cauto furore, carezzati dalle ombre scarlatte come il sangue che ha versato e che verserà se non sarà placata e sfamata.
Respiro.
Davanti a Lei, poggio il ginocchio sinistro a terra accompagnando il movimento con la curvatura rigida della schiena; le mani parallele giungono anch'esse sul freddo pavimento, i palmi premono. Abbasso il capo e le mie dita tastano la pietra, quasi volessero assorbire la forza che chiedo a Sekhmet di donarmi affinché io possa affrontare mia nonna e tutto ciò che mi attende.
Mi inchino, ma non mi prostro: è così che la Dea vuole, non schiavi, ma comandanti; non deboli, ma guerrieri. I suoi soldati.
E la mia voce risuona, bassa e roca, all’interno del Tempio, in armonia nel silenzio, tra i mille divini occhi di roccia, neri come la notte senza stelle.
Io saluto te,
O Possente,
Nel nome mio di Horus
Che risponderà per te
Nel Duat.
Signora della Distruzione
Nella terra dei Due Leoni
Che sono la tua casa,
Nel nido del falco,
I tuoi nemici sono abbattuti
dalla Tua fiamma.
O Divoratrice
Il tuo ka vivente
È il ba di Ra, tuo dio augusto.
Signora delle Due Terre,
Che il Regno sia unito per te.
I viventi e tutti gli dei
Sotto la tua soggezione,
Gioiscono al tuo splendore
Quando non vi è più il tuo furore.
Nel nome del tuo Occhio
Che è nel tuo disco
Quando tu appari in gloria.
Nel tuo ka,
Nel nome del sangue
Posandosi in asheru,
Grande Hathor
L’Uomo declina per mano
della tua forma Sekhmeth.
O Terribile,
Ra ha garantito il tuo potere
fra tutti gli déi.
Grande è la tua collera
Soggezione è dei rekhyt.
Mi inchino a te,
Che Amon Ra plachi
La tua Ira
E tu possa vivere nel mio ka
Che Osiride attende
nel Duat.[testo composto con una crasi degli inni presenti
ne Il Libro dei Morti e nei Testi delle Piramidi,
Papiri di Leida (XIX dinastia), cap. 6 e vari.]
– Tell me would you kill to prove you're right –
Abilità – I°, II°, III° no Fattoriam: ✓ – IV°: ✓ Proibiti Colossum – V°: ✓ Proibiti Stupeficium – VI°: ✓ Proibiti Perstringo – I° Chiara: Atlantis Cage – Smaterializzazione; – Abilità Runica; – Animagus Esperto; | Equipaggiamento ▸ ANELLO DIFENSIVO: Pezzo unico. Pietre: Acquamarina. Protegge da danni fisici e incantesimi. Anche dall'Avada Kedavra ma poi si spezza. [1xQuest] (usato come orecchino) ▸ PIETRA PER BACCHETTA: Una pietra sconosciuta che amplifica la potenza del mago. ▸ ANELLO DELLA GORGONE: Se utilizzato contro un avversario umano blocca totalmente o parzialmente i suoi movimenti per 1 turno, non pietrificandolo. ▸ PUGNALE NORMANNO: Argento lavorato, pulizia in linee, disegno essenziale. [Tasca posteriore] ▸ SACCHETTA MEDIEVALE: All'interno è stato praticato un Incantesimo Estensivo Irriconoscibile [x5 oggetti medi][+3 PC +1PM][Agganciata alla cintura] All'interno:
– Generi di viaggio. – Mantello della resistenza: Protegge dalle fiamme. [+8PC] – Guanti Sostegno del Paladino: Guanti ignifughi, impermeabili, resistenti all'acido, alle basi, al freddo... Proteggono le mani da tutti gli elementi naturali e da colpi fisici. – Artiglio di Fenice: Usato come ciondolo protegge parzialmente dalle ferite. [1xQuest] – Polvere Buiopesto Peruviana: Permette, se lanciata in aria, di far calare l'oscurità a proprio piacimento. Ottimo se usata come diversivo prima di una fuga. [x2] ▸ RUNA HAGALAZ DELLA SEPARAZIONE: Utilizzabile in Quest, una volta ogni 5 turni. Rende l'utilizzatore in grado di creare uno o più proiettili di vento, che possono essere scagliati contro i nemici, e provocano gli stessi danni di un proiettile babbano di piccole dimensioni. In alternativa, può essere utilizzata per creare un "muro" invisibile e impenetrabile, della durata di un turno; in questo secondo caso, però, la runa avrà bisogno di sette turni per ricaricarsi. Ad ogni utilizzo, tuttavia, l'evocatore ha un contraccolpo al mana e alla salute pari al 2% del mana e della salute totale, che persisterà fino alla fine della quest. [incastonata in un anello, dito medio sx] |
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Se non ho veramente summonato Sekhmet componendo sto inno è da ride